mercoledì 30 aprile 2008

Il marcio su Roma


Trasferta a Roma che non poteva andare peggio. Tra torme di tassisti festanti e squadristi sulle scale del Campidoglio, Alemanno e' il nuovo sindaco di Roma, fascetta nera. Non so spiegare cosa ho provato guardando quelle immagini degli scomposti festeggiamenti intorno a Marc'Aurelio, ben raccontati da Concita De Gregorio. Vorrei sapere cosa ha provato Ruttelli, mentre i suoi amici si affrettavano sui giornali e sul web a montare il caso della Sinistra Arcobaleno, che come inzialmiente genialmente spiegato della solita Binetti avrebbe pugnalato alle spalle l'ex sindaco e organizzato scientificamente il voto disgiunto Zingaretti-Alemanno. Il che e' ovviamente una boiata pazzesca, come confermato da un ragazzo arcobalenato che uscendo da un seggio a Roma centro dove ha faticosamente votato Ruttelli, mi dice: "annamosene che qui c'e' 'na puzza pazzesca, anche cor naso tappato". Ha infatti vinto Alemanno perche' nessuno ne puo' piu' del solito riciclo, di uno che e' stato sindaco 15 anni fa mentre nel frattempo il mondo e la citta' cambiavano. Di uno che oggi e' amico dei gay, ieri diceva che i Dico sono un'attentato alla famiglia tradizionale. Di uno che sforna la piu' grande idiozia in merito di sicurezza della storia, il famoso braccialetto. Di chi e' stato radicale e oggi ha portato in Parlamento la mia amica Binetti e con lei il suo stuolo di lecchini e baciapile Vaticani. Semplicemente non ne puo' piu' di queste cose. Qualcuno si e' turato per l'ennesima volta il naso, per altri la puzza e' stata troppo forte. Questo e semplicemente questo significano quei 60000 voti di differenza fra l'ottimo Zingaretti e Ruttelli a Roma citta'. Significano che, come dicevo gia' dopo il 13 Aprile, la fantomatica rincorsa al centro e' fallita e destinata a fallire, e che i voti si conquistano non correndo dietro al voto cattolico, che non esiste, ma con coerenza, convinzione, serieta'. Come ha mostrato Zingaretti. Ma ormai e' tardi, abbiamo dato il nord alla Lega, il sud a Lombardo, Roma ai Fascisti e l'Italia alla Fenice. Pare almeno che Uolterueltroni abbia festeggiato tutta la notte la vittoria nel ballottaggio a Vicenza (guarda caso anche la' guidata non da una rincorsa al centro bigotto, ma dalla promessa di un referendum sulla base militare). E probabilmente anche la sconfitta di Bondi a Massa.
Abbiamo perso, ora si tratta di ricominciare, di costruire la casa sulla roccia, anziche' sulla sabbia scivolosa su cui la frenesia degli eventi ha suggerito di costruire. E' cominciata la resa dei conti nel PD, probabilmente per ottenere solo un rimescolo delle carte: via le solite facce, dentro altre delle solite facce. E se invece non ci prendessimo questo tempo per fare del PD quello che doveva e puo' ancora essere: un partito davvero democratico, aperto al merito, alle idee, alle capacita'. Scriveva ieri Emidio Picariello:

Io sono paranoico e mi piace arrivare in tempo agli appuntamenti. Per questo voglio, esigo e pretendo che il Partito Democratico crei visibilità per una nuova generazione politica da portare in Parlamento, da candidare alle Primarie, da candidare alla Presidenza del Consiglio. Abbiamo 5 anni, abbiamo tutto il tempo, per prendere il treno, per preparare la cena, per non arrivare tardi a questo appuntamento. Abbiamo tutto il tempo per far emergere figure credibili e preparate, per far fiorire una nuova classe dirigente per questo Paese.
Abbiamo perso. Abbiamo perso non per colpa di Veltroni, è troppo facile prendere un dirigente, fargli governare - questa parola mi ricorda un'espressione di mio nonno contadino: "vado a governare gli animali" - un partito per sei mesi e poi dire che è sua la colpa della sconfitta. La colpa della sconfitta è di una sinistra che non è più tale abbastanza, che non è abbastanza riformista, che non si rinnova con la necessaria velocità. La colpa della sconfitta è nostra, di tutti noi, che accettiamo che sempre le stesse persone ci rappresentino e non facciamo nulla perché questo cambi. A Roma qualcosa hanno fatto. I romani hanno dato un segnale preciso e incontrovertibile. Vogliamo una nuova classe dirigente. La pretendiamo e la meritiamo. Non votiamo il sindaco che era sindaco negli anni 90. Sono passati vent'anni, il mondo è cambiato, il Paese è cambiato, che cambino anche i governanti. Facciamo che da questa sconfitta nasca il fiore di una vera nuova stagione, fatta di passioni nuove, di facce nuove, di idee nuove.

Non vorrei portasse sfiga, ma si puo' fare davvero, ma si puo' fare davvero. Intanto il marcio su Roma continua con Schifani presidente del Senato: il suo discorso e' stato quanto di piu' viscido si possa concepire, con quei riferimenti a Borsellino e Falcone detti da lui, e con un paio di lapsus da far tremare i polsi (e.g. congiura internazionale invece di congiuntura). Pianto e stridore di denti.

domenica 27 aprile 2008

Perfetta Letizia


Quando si dice un sindaco santo. Mentre su "Il Giornale" si preparano le prime leggi razziali del nuovo governo neofascista (vietiamo agli immigrati di comprare case e terreni, consiglia la delirante lettura), mentre la cassazione prova a impedire i matrimoni misti, nella patria del poverello d'Assisi si scacciano i mendicanti dal centro della citta' e dalle scale delle chiese. A parte notare che un signore piuttosto in intimita' col santo di Assisi scaccio' i mercanti e non i mendicanti, categorie non solo in apparenza diverse, spicca la pia volonta' del primo cittadino FI di far provare ai piu' bisognosi la perfetta letizia di cui parlava il Santo (vedi sotto). E purtroppo e' proprio Firenze ad aver fatto scuola.

[...] E durando questo modo di parlare bene due miglia, frate Leone con grande ammirazione il domandò, e disse: "Padre, io ti prego dalla parte di Dio, che tu mi dica ove è perfetta letizia". E santo Francesco gli rispuose. "Quando noi giugneremo a Santa Maria degli Angeli, così bagnati per la piova e agghiacciati per lo freddo e infangati di loto e afflitti di fame, e picchieremo la porta del luogo, e '1 portinaio verrà adirato e dirà: "Chi siete voi?" e noi diremo: "Noi siamo due de' vostri frati" e colui dirà: "Voi non dite vero: anzi siete due ribaldi, che andate ingannando il mondo e rubando le limosine de' poveri; andate via", e non ci aprirà, e faracci stare di fuori alla neve e all'acqua, col freddo e colla fame, infino alla notte; allora, se noi tante ingiurie e tanta crudeltà e tanti commiati sosterremo pazientemente sanza turbazione e sanza mormorazione, e penseremo umilemente e caritativamente che quel portinaio veracemente ci cognosca e che Iddio il faccia parlare contra noi, o frate Leone, scrivi che ivi è perfetta letizia [...].

venerdì 25 aprile 2008

Reazioni al voto

Ormai a due settimane dalla chiusura delle urne, le reazioni ai risultati elettorali da destra e dall'estrema destra a confronto:



e le sensazioni di Zoro che sotto il palco a Roma alla chiusura della campagna elettorale gia' presagiva il disastro:



Durissimo "lavorare" il 25 Aprile...

Vaffabis


Si replica. Visto il successo del primo vaffaday, Grillo ha chiamto a raccolta nelle piazze italiane per un secondo appuntamento. Questa volta il tema e' l'informazione in Italia; ancora una volta i quesiti referendari proposti saranno tre, e ancora una volta l'appuntamento sara' in moltissime citta'. Dei toni e dei modi apocalittici e populisti di Grillo abbiamo gia' detto, dei fondati dubbi sulle proposte della precedente iniziativa - peraltro poi confermati nei fatti dallo stesso Grillo - pure. Almeno stavolta le tre richieste sono tutte condivisibili, anche se dubito potranno cambiare veramente le cose nell'ambito dell'informazione, uno dei temi piu' delicati in assoluto e specialmente in Italia, dove il mostruoso conflitto di interesse della Fenice lo rende ancora piu' drammatico. Vediamo velocemente le tre proposte, tenendo conto che un'analisi ben piu' approfondita e condivisibile si puo' trovare qui:

  • abolizione dei finanziamenti pubblici all'editoria: i finanziamenti pubblici all'editoria furono concepiti per garantire la possibilita' per tutti le voci di farsi sentire senza dover dipendere da chi poteva metterci i soldi. Nella pratica pero', questi soldi servono per finanziare i gruppi che ne farebbero benissimo a meno o giornalacci di partito che nessuno sano di mente si sognerebbe di leggersi ogni giorno. In pratica si sono ridotti a un obolo della politica verso se stessa, verso i soliti amici, o per tenersi buono qualche pericoloso scribacchino.
  • abolizione dell'ordine dei giornalisti: il discorso sugli ordini professionali in genere sarebbe lungo, ma certo e' che alcuni sono ancora piu' inutili di altri, e non sono giustificabili neppure in base alla funzione teorica degli ordini professionali di certificare la qualità del servizio o prodotto fornito dai propri membri. Che se nel caso di un medico puo' avere un senso, entro certi limiti e modalita' drammaticamente superate dalla pratica, per i giornalisti no. Senza contare che gli ordini professionali si sono ormai trasformati in una lobby di pressione e di auto-protezione, che nel caso dei giornalisti limita invece di favorire il pluralismo.
  • abolizione della legge Gasparri: una delle leggi vergogna del precedente governo Berlusconi che non ha bisogno di commenti. Il governo Prodi non e' riuscito nella bagarre delle sue anime ad approvare la riforma Gentiloni prima della caduta, e adesso ce la ritroviamo tale a quale. La sua eventuale abrogazione via referendum creerebbe un vuoto legislativo che il nuovo governo dovrebbe subito colmare, tuttavia sicuramente con una legge ancora peggiore.
Comunque sia, nonostante i modi distruttivi e pericolosamente qualunquisti (basti il nome "vaffaday"), ogni iniziativa tesa a coinvolgere i cittadini a intervenire direttamente nel dibattito politico con gli strumenti che hanno a disposizione - il voto, lo sciopero, il referendum popolare - va senz'altro guardata con favore e attenzione, e mai troppo sbrigativamente come i nostri politici e i nostri giornali, evidentemente intimoriti, stanno facendo. Bisognerebbe piuttosto parlarne ed evidenziare le contraddizioni, gli eccessi, le false generalizzazioni. E invece tutto quello che trovo sui giornali on line di oggi e' una surreale e pretestuosa contrapposizione fra le piazze di Grillo e quelle delle commemorazioni del 25 Aprile, come se entrambe, a modo loro , non fossero la' per chiedere un paese piu' libero e piu' giusto. A tutti, in tutte le piazze, buon 25 Aprile. Ora e sempre resistenza.

giovedì 24 aprile 2008

Oltre il ponte


Tempi duri per l'antifascismo in Italia. Dal sindaco che vieta di suonare Bella Ciao ad Alghero (peccato che in Germania non festeggino la fine della loro occupazione dell'Italia, poteva essere una buona occasione per visitare Alghero e cantare un po'), dal governo che vuole riscrivere i libri di storia, da sempre piu' parti si vuole dimenticare la lotta e al sacrificio di chi non ha smesso di sperare in un mondo e in un'Italia migliore, di chi ci ha riscattato dalla vergogna del fascismo e ci ha regalato la Costituzione. Domani e' la festa di tutti. Ha detto ieri Veltroni: "Il 25 Aprile è la festa di tutti gli italiani, per ricordare il giorno in cui è stata restituita la libertà di dire ciò che si pensa, la libertà di votare, la libertà di stare in un partito, di fare un sindacato e di essere ebrei senza finire in un campo di sterminio. Non ci deve essere nessun italiano che considera questo giorno altro che una festa di tutti gli italiani, la festa della Liberazione".
Per non dimenticare, non confondere e non inquinare la memoria della storia e la lezione per le generazioni a venire, aderisco all'appello dell'ANPI, vergognosamente attaccato da "Il Giornale" del futuro Presidente del Consiglio nel quadro delle manovre della destra per cancellare dall'anima nazionale la resistenza antifascista:

Difendiamo i valori di libertà e giustizia, solidarietà e pace che hanno animato la lotta di Liberazione e sui quali si fonda la Costituzione della RepubblicaQuando i primi partigiani scelsero la via della lotta e salirono sulle montagne per combattere il nazifascismo, rischiarono e spesso offrirono la loro vita per affermare i principi stessi sui quali costruire la convivenza civile: la libertà, l'uguaglianza, la giustizia, la democrazia.
Il prezzo pagato fu altissimo: decine di migliaia di partigiani uccisi, feroci rappresaglie contro la popolazione civile che sosteneva il movimento di Liberazione, oltre 40 mila tra cittadini e lavoratori deportati nei campi di concentramento, eccidi, come a Cefalonia, di soldati che rifiutarono di consegnarsi ai tedeschi, 600 mila internati in Germania, 87 mila militari caduti nella guerra di Liberazione.
Da quella lotta che vide combattere fianco a fianco uomini e donne, operai e intellettuali, contadini e liberi professionisti di diversa fede politica e religiosa, nacque la nostra Costituzione.
Una Costituzione ancora attuale e vitale, fra le più avanzate tra quelle esistenti, non a caso difesa dalla stragrande maggioranza dei cittadini italiani nel referendum del giugno 2006, quando si cercò di snaturarne la sostanza e i valori.
Ma a sessant'anni dal 1° gennaio 1948, da quando essa entrò in vigore, l'Italia sta correndo nuovi pericoli. Emergono sempre più i rischi per la tenuta del sistema democratico, come evidenti si manifestano le difficoltà per il suo indispensabile rinnovamento.
Permangono, d'altro canto, i tentativi di sminuire e infangare la storia della Resistenza, cercando di equiparare i "repubblichini", sostenitori dei nazisti, ai partigiani e ai combattenti degli eserciti alleati. Un modo per intaccare le ragioni fondanti della nostra Repubblica.
Per questi motivi, per difendere nuovamente le conquiste della democrazia, il 25 APRILE ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE assume il valore di una ricorrenza non formale.
Nel ricordo dei Caduti ci rivolgiamo ai giovani, ai democratici, agli antifascisti, per una mobilitazione straordinaria in tutto il Paese.
Il 25 aprile è oggi una data più viva che mai, in grado di unire tutti gli italiani attorno ai valori della democrazia.

Confederazione Italiana fra le Associazioni Combattentistiche e Partigiane
Fondazione Corpo Volontari della Libertà (CVL)
ANPI-FIAP-FIVL-ANPPIA-ANED-ANEI-ANFIM
PD-PRC-SDI-PdCI-Sd-Verdi-Italia dei Valori-MRE
CGIL-CISL-UIL-ARCI-ACLI-Centro Puecher
Comitato Permanente Antifascista contro il Terrorismo per la Difesa dell'Ordine Repubblicano


Perche' alla faccia di ogni revisionismo e faciloneria, come spiegava il commissario Kim al comandante Ferreira nel "Sentiero dei Nidi Di Ragno" di Italo Calvino, di qua e di la' non erano, non sono e non potranno mai essere tutti uguali, sono "la stessa cosa ma tutto il contrario. Perché qui si è nel giusto, là nello sbagliato. Qua si risolve qualcosa, là ci si ribadisce la catena".
La canzone che regala il titolo al post e' del 1959, testo nientepopodimenoche Italo Calvino e musica di Sergio Liberovici, recentemente riproposta dai MCR e Moni Ovadia nella versione arrangiata "alla irlandese" riproposta qua sotto.




E vorrei che quei nostri pensieri
quelle nostre speranze di allora
rivivessero in quel che tu speri
o ragazza color dell'aurora.



E Domenica per evitare a Roma di svegliarsi con un sindaco fascista, saro' nella capitale a supportare il voto per Rutelli sindaco. Guarda te che tocca fare.

Isteria


Mentre il Papa negli States si scontra con le usanze locali, oggi a San Giovanni Rotondo scene da idolatria collettiva. A nulla vale l'estremo tentativo di Don Zauker di arginare il delirio della folla, ansiosa di adorare i resti mummificati del frate cappuccino con tanto di maschera al silicone che neanche i seni della Marini. A nulla vale la sua nuova hit San Pio, scaricabile anche in mp3.

Il popolo, vedendo che Mosè tardava a scendere dalla montagna, si affollò intorno ad Aronne e gli disse: «Facci un dio che cammini alla nostra testa, perché a quel Mosè, l'uomo che ci ha fatti uscire dal paese d'Egitto, non sappiamo che cosa sia accaduto». Aronne rispose loro: «Togliete i pendenti d'oro che hanno agli orecchi le vostre mogli e le vostre figlie e portateli a me». Tutto il popolo tolse i pendenti che ciascuno aveva agli orecchi e li portò ad Aronne. Egli li ricevette dalle loro mani e li fece fondere in una forma e ne ottenne un vitello di metallo fuso. Allora dissero: «Ecco il tuo Dio, o Israele, colui che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto!». Ciò vedendo, Aronne costruì un altare davanti al vitello e proclamò: «Domani sarà festa in onore del Signore». Il giorno dopo si alzarono presto, offrirono olocausti e presentarono sacrifici di comunione. Il popolo sedette per mangiare e bere, poi si alzò per darsi al divertimento.

Esodo 32,1-6

mercoledì 23 aprile 2008

Dolorose riduzioni del personale


Mentre attendiamo fiduciosi la cordata promessa per salvare Alitalia, la burla ai danni dei lavoratori dell'azienda e' tragica: siamo passati dalla cordata salvatutto al cappio delle "dolorose riduzioni di personale" nel batter di ciglia di un'elezione. E se ieri parlavamo di una politica che educa e che sa assumersi le proprie responsabilita', comincia il balletto dello scaricabarile tra Berlusconi e i sindacati sulla colpa della fuga di AirFrance dalla trattativa: tra chi chiedeva le stelle e chi ha usato la turbativa di mercato per raggranellare voti e' una bella lotta. Chi si professa liberista ha fatto sfumare la vendita della compagnia per biechi fini elettorali, e a chi è accusato di statalismo è stato impedito di vendere un'impresa di cui tutti, almeno a parole, vogliono disfarsi da 20 anni. Il tutto nel paese dei campanili e delle torri di controllo, con 100 aeroporti contro i 30 della Francia perche' ogni paesetto vuole il suo, e da sempre i governi regalano finanziamenti, autorizzazioni e incentivi come coriandoli, senza nemmeno porsi la domanda se un numero cosi' alto di scali pregiudichi la possibilita' per il Paese nel suo complesso di dotarsi di una adeguata connettivita' intercontinentale.
Contineremo quindi a versare il nostro obolo miliardario per sanare i debiti di una compagnia di sindacalisti senza vergogna, di facchini che mettono le mani nelle nostre valigie e bloccano i nastri trasportatori, dei dipendenti piu' coccolati e dei dirigenti piu' incompetenti d'Europa. Continueremo a goderci i paladini dell’identità nazionale con i soldi degli italiani, che dimostrano nei fatti come mai nei confronti dei capitali esteri la nostra sia oramai diventata un'economia di rigetto più che di attrazione. Continueremo a goderci i liberisti a parole, che poi invocano dazi e l'autarchia. Continueremo a goderci gli eroi del federalismo fiscale che per godersi l'hub padano verso il nulla vanno a bussare alla cassa Romana dei 300 milioni di euro (nostri). Oppure affideremo il tutto ai Russi, almeno sara' piu' economico mandare con un volo diretto i giornalisti non allineati in Siberia. Invece di una mitragliata, un bel volo diretto sola andata.

martedì 22 aprile 2008

Nord e Sud


Nel dopo elezioni si sono succedute le dotte interpretazioni del voto, le analisi approfondite, i dibattiti e tua culpa tipici di queste occasione. Tutti pero' sono stati d'accordo su un punto: che il PD non ha saputo proprio parlare alla gente del nord. E la questione settentrionale e' divampata, arrivando su Repubblica ad auspicare addirittura un PD del nord, entita' separata non si sa bene come in relazione con l'assetto gia' federalista del nuovo partito. Una proposta simile, per ora fortunatamente accantonata, presupponeva il riconoscere, incentivare e baloccare il bisogno di autonomia delle regioni settentrionali, inseguendo le destre e la lega su questi temi, appiattendo il dibattito e dando unicamente corda alle spinte centrifughe da ogni lato. Come se non bastassero le strutture federali gia' previste dal PD per minimizzare l'impatto centralista nelle decisioni e nelle strutture regionali e locali, se non bastassero le primarie per scongiurare le cooptazioni Romane sulle candidature, come se delle strutture dirigenti decenti non abbiano mostrato gia' in passato e nelle scorse elezioni che in molte regioni del nord il PD c'e' e guadagna consenso.
Comunque sia, questo acceso dibattito sul nord sta, a mio modo di vedere, facendo perdere di vista quale sia il vero nodo territoriale e geografico irrisolto dell'Italia: l'irrisolta, anzi negli anni aggravata, questione meridionale che rappresenta la vera spaccatura nella nostra storia unitaria. Ed e' questa che ha generato negli ultimi due decenni una reazione di rigetto nel Nord, che si e' visto lentamente diventare una miniera di denaro da convogliare nel buco nero di molte amministrazioni del sud. Scriveva qualche giorno fa Marco Simoni:

Il problema dell'Italia e’ il Sud, non è il Nord. E’ il Sud ostaggio della criminalità, sono le tecniche di governo da signorotti feudali meridionali che sono state importate nella gestione delle università e dello Stato, è il Sud dove non si può aprire un negozio o un’impresa neanche ad averci i soldi, è il Sud dove vengono umiliate centinaia di migliaia di intelligenze, opportunità e possibilità ogni giorno, oppresse da una rete di potere che pare invincibile.
E’ il Sud il problema. Il Nord sta bene, ha i problemi qualsiasi di un mondo sviluppato, vota un po’ più a destra e da qualche parte a sinistra (quando ha una classe dirigente decente, come Piemonte, Liguria), ed ha sacche di alienazione post-industriale a cui la Lega dà un senso di appartenenza e comunità cavalcandone le paure, che sono paure tipiche della globalizzazione: l’immigrato, il cinese, il diverso. Paure che aumentano all’aumentare del reddito, ma che ovviamente riguardano anche gli operai che sentono una maggiore precarietà.
Se il Sud fosse un posto meno disperato, anche queste pressioni del Nord sarebbero meno forti. Ci sarebbero più soldi, ci sarebbe più civiltà. Basta con questa storia che il Nord è il problema, andate piuttosto a cercare un lavoro a Vibo Valentia.

Se da una parte e' sacrosanto riconoscere al nord il diritto di verificare e di pretendere che le risorse provenienti dalle loro regioni siano utilizzate in modo efficiente e mirato e per promuovere sviluppo, se e' necessario pretendere che i beneficiari di queste risorse siano davvero responsabili del loro uso e consapevoli della loro non illimitatezza, e' tuttavia essenziale non perdere di vista il problema vero. Che e' al Sud, con le sue amministrazioni clientelari, con una rete di potere alternativa e in contrapposizione a quella dello stato a tutti i livelli, che pare impossibile da abbattere e superare, con una gestione scellerata e irresponsabile delle risorse, delle persone, del territorio. Questa e' la questione irrisolta e intoccata dall'unita' d'Italia ad oggi, di cui nell'altra meta' della penisola in tempo di crisi globale si e' necessariamente cominciato a non poter sopportare e finanziare. E' tuttavia quella la questione che va analizzata, capita e risolta. Non fermandosi alle spinte centrifughe da essa provocate. E allora ben venga un federalismo fiscale capace di responsabilizzare gli amministratori del sud, pur senza ignorare il divario di sviluppo purtroppo ancora presente nelle diverse parti della penisola, per cercare di colmarlo a poco a poco. Ben venga un autonomia capace di focalizzare gli interventi su certi settori alle esigenze diverse del territorio, pur mantendo un contatto costante con ogni periferia e tutelando l'unita' indissolubile del paese. Ben venga un partito a struttura federale capace di individuare le migliori risorse sul territorio e valorizzarle, mettendo in campo amministrazioni decenti non perche' fatte di amici di amici ma perche' formate da persone capaci e non sottratte alle loro responsabilita'. Ben venga una autonomia solidale, ma inseguire la lega sui fucili beceri e sulla sacralita' del Po vuol dire ridursi a una strategia del disperato capace solo di inseguire in un terreno sconosciuto e profondamente ingiusto, egoista e miope.

lunedì 21 aprile 2008

Prima candelina


Inaspettatamente, questo blog soffia oggi sulla sua prima candelina. Nato nell'attesa di qualche ora di osservazione sulle Ande Cilene un anno fa, piu' per gioco e per prova che per convinzione, si e' preso una parte non trascurabile del mio (poco) tempo libero, mi ha gentilmente "costretto" a tenere gli occhi un po' piu' aperti del solito, e facendomi da valvola di sfogo ha pian piano assunto una conformazione ben definita. Molte sono le cose che ho imparato, le cose che ho scoperto e che altrimenti mi sarebbero sfuggite, le persone con cui sono entrato o rientrato in contatto, non solo in rete ma sicuramente grazie al blog. E in un anno piu' di 16800 curiosi sono passati di qua, sinceramente qualcosa di totalmente inaspettato. Mentre mi domando cosa mai li porti da queste parti, faccio i miei auguri a Beffatotale.

domenica 20 aprile 2008

Strategia della tensione


Siamo tornati dove eravamo. Ai mostri rumeni strupratutto in prima pagina, ovviamente sorvolando sugli stessi e piu' numeori crimini identici commessi da italiani e spesso neanche denunciati, agli egiziani con due pesi e due misure, al tentativo neanche malcelato di creare tensione e paura per cavalcarla a fini elettorali e di controllo. Insomma, una strategia della tensione de'noantri, magari anche ispirata a quella messa su dall'amministrazione Bush su scala planetaria e di cui ci parlava ieri Giulietto Chiesa alla presentazione di Zero a Monaco. Siamo tornati a usare i ROM quando e come servono, ovvero come capro espiatorio, oppure al massimo per attaccare i propri manifesti elettorali fuori tempo. L'importante e' far mettere i sacchi di sabbia alle finestre, e al massimo dire alla televisione che il nuovo anno portera' una trasformazione. E poco importa se i reati sono aumentati sotto il governo Berlusconi, e' troppo bello, facile e scontato dire che la sinistra non fa niente per la sicurezza e lascia le frontiere spalancate all'invasione dei barbari, perche' se si e' incapaci di dare speranza e prospettiva l'alternativa e' seminare paura. E' qui che abbiamo perso, ed e' qui che bisogna lavorare. Senza seguire la destra in questo delirio xenofobo e populista. La soluzione a un problema cosi' complesso non puo' essere unico e semplice come il pugno duro e la tolleranza zero. Ho paura che senza giustizia sociale, recupero delle aree di degrado urbano, dialogo e comprensione dell'altro otteniamo solo l'ansia generalizzata che ci vogliono inculcare.

venerdì 18 aprile 2008

Viva noi e gli occhi aperti

Silvio c’è… ma a me me lo puppa!
... che poi hanno poco da prendere in giro tutti questi stranieri, con quell'aria di superiorita' e il sorriso sotto i baffi. Oltretutto qualcuno, tipo il russo di stamani in metro, non e' che proprio ha parecchio da ridere. Senza contare che poi, soprattutto i tedeschi, appena spunta il sole sono tutti in coda per venire a passarle da noi le vacanze: come farebbero senza Rimini e il GardaSee? E mentre loro discutono della scollacciatura di Angela, noi ci teniamo la Fenice che gia' si gongola con Putin e il bagaglino (ma non e' ancora Prodi il primo ministro in carica?), ci teniamo la Lega che chiede il federalismo fiscale e poi abolisce definitivamente e indiscriminatamente l'unica tassa davvero locale: l'ICI. Per non parlare degli effetti per nulla redistributivi, ovviamente, di una tale manovra. Ci teniamo la cordata italiana che gia' si e' dileguata, e ci mettiamo in mani russe. Ci teniamo la violenza e l'intolleranza fascista e razzista che rialza la testa. Ci teniamo un'opposizione che nel frattempo litiga gia' per i posti in un fantasmagorico "governo ombra", senza sapere che all'obra e' inutile cercare posti al sole. Con gli alleati che prima si impegnano a fare gruppi parlamentare unici, e poi invece mandano tutto a monte, forti di un buon risultato elettorale, per 1.000.000 di euro l'anno e un paio di idennita' di segretario di presidenza, anche se loro sono il partito piu' coerente in circolazione.
Ci teniamo tutto questo e ci prepariamo a Bondi ministro dell'istruzione, con le sue poesie al posto di Leopardi e della Resistenza nei programmi; alla paura generalizzata e alle ronde per le strade; allo sperpero per infrastrutture utili solo come spot elettorali; al successo incontrastato degli interessi coorporativi, all'inciucio tra banche e massoneria; alle bastonate e ai cpt per chi cerca un rifugio dal naufragio e invece si trova suo malgrado capro espiatorio; al precariato come regola, e le tutele come miraggio; all'accumulo di chi ha, e al prosciugamento di chi aveva meno; al lecchinaggio selvaggio degli alti prelati, e alla sistematica inadepienza ai basilari dettami evangelici; alla distruzione sistematica dell'indipendenza della magistratura, al proliferare di cavilli ad personam; a un'informazione asservita al potente e al padrone. Ci prepariamo a tutto questo, a pianto e a stridore di denti. Con le maniche rimboccate. Ma comunque sia a me, a noi, Silvio ce lo puppa. Viva l'Italia. L'Italia con gli occhi aperti nella notte triste, l'Italia che resiste. L'Italia meta' giardino e meta' galera, l'Italia tutta intera.

giovedì 17 aprile 2008

Ricominciare


Il seminatore, quando semina, ha negli occhi il fulgore di Giugno, e va verso quello mentre la nebbia gli vela lo sguardo.
Primo Mazzolari

Mi scuso per questo post di pancia, nato dopo una notte terribile passata a sognare di prendermi cura di Christian Vieri, diventato improvvisamente intontito e non autosufficiente dopo un colpo alla testa. Non so perche' Vieri, ma ci trovo una metafora triste e agghiacciante di questa Italia di oggi. Dove mentre la Fenice, "leader dello schieramento a noi avverso", incontra i giornalisti dopo la vittoria elettorale battendo sui soliti temi di 15 anni a questa parte (abolizione dell'ICI per premiare i ricchi; distruzione della scuola pubblica grazie alla tre I: inefficienza, inettitudine, ignoranza; grandi opere inutili, come un ponte sullo stretto piu' sismico d'Europa per sperperare un po' di tesoretto etc etc etc), mentre si gongola del suo successo spacciandosi per un saggio che ha una risposta a tutti i problemi filosofici, mentre la Lega comincia gia' i suoi ricatti, dalle nostre parti si prova a ricominciare. Effettivamente il sole splende ancora, e la fine del mondo non e' ancora arrivata. Se vogliamo cambiare questo paese un passo alla volta, conviene organizzarsi che questi minacciano di tornare indietro a grandi falcate.
Il risultato delle elezioni parla chiaro su un punto. Il primo passo gia' e' stato fatto: la sinistra crede nel progetto del PD, o almeno sa che e' intorno a quello che si puo' costruire davvero la possibilita' di un riformismo vero e di sinistra nel paese. Certo, c'e' lo scontento piu' che giustificato per alcune decisioni discutibili su candidature, strategie, cerchiobottismo. Ma questo scontento credo che abbia sicure possibilita' di essere trasformato in lievito di cambiamento e di miglioramento. Resta pero' da convincere qualcuno di quelli che ha dato fiducia allo "schieramento a noi avverso", senza aspettare che si convincano per il disastro in cui questi signori lasceranno l'Italia. E dubito che il metodo della coperta da tirare, ora al centro ora a sinistra, ora in Vaticano ora all'arcigay, sia quello vincente. Il metodo vincente e' quello della chiarezza del progetto, del dialogo fra posizioni diverse ma non dell'equivalenze di tutte. Il metodo vincente e' quello non dell'essere moderati per non scontentare nessuno, ma quello di un riformismo coerente, che non vuole far finta di ignorare problemi e contraddizioni. Dice Diego Bianchi alias Zoro, affrontando la nodoso questione del rinnovo della classe dirigente: "Abbiamo perso noi che abbiamo votato PD, l'unico partito composto di elettori di sinistra rappresentati da troppi deputati di centro". E' vero, eppure non e' servito a conquistare un solo voto da quella parte. E allora smettiamo di pensare alle strade sicure e gia' battute, ma cominciamo a cambiare davvero, a fare quello che la paura e i tempi brevi ci hanno impedito di fare: primarie vere, elezioni vere dei gruppi dirigenti, laboratori aperti per discutere e programmare dal basso, dare ruolo e importanza alle migliaia di circoli aperti sul territorio per ripartire dalla base, dalla gente. Per lanciare quell'offensiva culturale di cui anche Uolter ha parlato dopo la sconfiotta. Per riportare la speranza a tutti quelli che l'hanno persa, e hanno votato la risposta immediata alla paura, allo smarrimento. Diceva ieri Mario Berlanda: "Qualcuno potrà risponderti che il pullman, per arrivare, aveva bisogno di solide ruote su cui camminare. Ha torto. Per arrivare all'obiettivo, occorreva volare. E per volare non servivano ruote, ma ali. E adesso? Se tu avessi vinto, probabilmente io me ne sarei andato dal partito nel quale sono appena entrato, con il sollievo di non dover invecchiare berlusconiano, ma anche per il disgusto, nel vedere trionfare dentro al partito - ancora una volta - la retorica e le facce di sempre. Invece hai perso. Abbiamo preso. E quindi, almeno per ora, sto qui. Per vedere se è la volta buona in cui si gira pagina davvero. Si può fare."
E a mostrare la strada ci pensa come sempre Romano Prodi, una persona seria capace di guardare sempre piu' avanti degli altri, dall'Ulivo in poi, che abbiamo lasciato passare per una iattura per il paese in questa campagna elettorale: "Ho preso una decisione molto chiara, molto semplice, molto ferma e molto coerente: non mi sono presentato alle elezioni perchè ritenevo e ritengo sia necessaria una nuova leva, un nuovo gruppo dirigente per portare avanti la crescita ed il rafforzamento del Pd. Una scelta coerente esige scelte coerenti successive". Ricominciamo, mentre loro distruggono bisogna costruire. E ha ragione Cosimo, come sempre bisogna ripartire dall'educazione, dal confronto, dall'ascolto. Non solo dei ragazzi forse, ma di tutti quelli che cercano delle risposte, o forse che si fanno ancora delle domande. Non per insegnare ma per trovarle insieme queste soluzioni. Dicevano Don Milani e suoi ragazzi di Barbiana in lettera a una professoressa che hanno "imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia". Senza pretendere di dare risposte immediate, assolute. Ricette manichee che hanno fallito nella storia e nel disastro recente di una sinistra piu' legata alle bandiere e alla difesa di certi interessi che a un mutamento vero. Danilo Dolci ci esortava a ricordare che "la costruzione di un nuovo mondo non puo' essere che una nostra conquista, frutto di precisa fatica, paziente sacrificio, sapiente organizzazione, indispensabile pressione: e senza pretendere di fare la rivoluzione, ogni rivoluzione, tutta la rivoluzione in tre giorni". Rimbocchiamoci le maniche, con il fulgore di Giugno negli occhi, nonostante la nebbia di questi giorni. Per non sperecarci. Si puo' fare? O sono solo parole?

mercoledì 16 aprile 2008

Si puo' fare, di piu'


Ricevo da Nicolo', e volentieri pubblico, una dettagliata analisi dei risultati elettorali che trovo coincidere sostanzialmente con la mia, che pero' ho scritto molto di piu' di pancia. Qui ragioniamo un po' di piu'.

Dopo qualche ora di meditazione e analisi dei risultati elettorali, condivido alcune riflessioni sul significato del voto di domenica e lunedì.

1. Per la quinta volta in 15 anni, circa 10 milioni di italiani hanno chiesto a Silvio Berlusconi di guidare il paese. Credo sia giunto il momento di finirla con il ritornello autocommiserevole ed indignato “ma che popolo di stupidi che siamo” che sento ripetere da molti in queste ore. La scelta di affidarsi al leader del PdL non è niente di più e niente di meno che lo specchio fedele dell’Italia di oggi. In questo senso, è semplicemente irrazionale e tafazzista consolarsi dicendo che gli Italiani non capiscono nulla e sono lobotomizzati dalla televisione. Invece, chiediamoci perché da 15 anni Berlusconi sia l’unico esponente politico che riesce a intercettare desideri e consensi degli Italiani. Ecco qualche spunto in tal senso:

  • La logica di proporre la delega in bianco all’uomo carismatico e vincente è più attraente del chiedere a una popolazione vessata da decenni di disequazione tra trasse e servizi di credere ancora ad uno Stato da costruire insieme, rinunciando ciascuno a qualcosa a vantaggio della collettività.

  • Le coalizioni guidate dal Cav. sono in genere caratterizzate da un pensiero debole: se il PD è stato definito da più parti (anche con una certa protervia intellettuale) partito “post-ideologico”, Forza Italia/PdL sono partiti “anti-ideologici”, e proprio per questo piacciono alle casalinghe siciliane e agli imprenditori lombardi. Quel poco di ideologico che c’era nel centro-destra è stato espulso (Casini) o fagocitato (AN).

  • Gli Italiani sono sostanzialmente e irrimediabilmente NON di sinistra. Il che non significa essere di destra, perché la realtà è che chi vota e fa vincere SB spesso non ha neppure idea di cosa significhi essere di destra. Semplicemente sono capaci di definirsi politicamente solo per negazione, e sparita la DC e con essa il naso tappato di Montanelli il loro voto è andato univocamente nella direzione non di sinistra.

2. Confrontando i risultati del 2006 con quelli di oggi (sono passati solo due anni, un tempo decisamente breve) si possono poi fare alcune considerazioni:
  • Berlusconi e Fini non hanno aumentato il loro consenso in modo particolare. Hanno spostato qualcosa in qualche regione del sud, ma quello che ha fatto stravincere la coalizione è stato il raddoppio di consensi della Leganord: a questo proposito, so di ragazzi di 18/20 anni di Firenze che hanno scelto questo partito per il loro primo voto politico proprio perché esso rappresenta l’unica voce chiara e forte a favore del manganellismo e dell’allofobia.

  • Lo stesso discorso apparentemente vale per il PD, che bene o male conferma il dato dell”Ulivo” del 2006. Qui la novità importante è la scomparsa politica dell’area post-comunista. Sono “scomparsi” 2,5 milioni di elettori. Non credo affatto all’astensionismo di sinistra per mancanza di adeguata rappresentanza politica, credo invece che l’elettorato di sinistra abbia giudicato imbarazzante il comportamento dei propri leader nella scorsa legislatura ed abbia scelto un partito con vocazione di governo. Questo significa, se la matematica non è un opinione, che il PD ha completamente fallito al centro. I cattolici non hanno votato PD, preferendo il confortante simbolo crociato o l’altrettanto confortante (vedi sopra) delega in bianco.

3. Mi chiedo in queste ore se noi del PD potevamo fare di più. La risposta è sì. Ero e resto convinto che quella di Veltroni rappresentasse la proposta politica più appetibile e condivisibile, per forma e contenuti, di questa campagna elettorale, e se “solo” un italiano su 3 l’ha capito la colpa è di chi non è stato capace di veicolarla. Alla fine, bastava leggere i programmi per capire la serietà, la lungimiranza e la modernità del progetto politico del PD e per convincersi a dargli almeno una possibilità.
È mancata la capacità, anche per una oggettiva questione di tempo, di radicarsi tra la gente, di affrancarsi dall’immagine di “minestra riscaldata” che ci portiamo dietro e su cui il “principale esponente” ha giustamente calcato la mano. Per esperienza personale di questi mesi vissuti da “militante” posso dire che chi si è avvicinato al neonato PD, ai suoi circoli, ai suoi alle volte faticosi meccanismi di partecipazione diretta, anche solo per vivere da osservatore una riunione in cui non capiva quasi nulla, nella quasi totalità dei casi si è convinto della bontà del progetto non per la stima verso WV, Bindi o D’Alema ma per l’aria che ha respirato in prima persona. È il contrario della delega in bianco, e funziona solo se la gente è chiamata a partecipare davvero.
Mi chiedo quanto, nelle regioni in cui il PD ha fallito (ma in cui allo stesso aveva un compito ben più ostico di quello che avessimo noi in Toscana), questo meccanismo abbia ingranato davvero, o quanto invece il PD sia stato sentito dalle persone come un partito “romano”, lontano dai problemi locali, come l’ennesimo modo di riempire le liste magari con uno stile un po’ più accattivante di quello proposto da Romano Prodi due anni fa.

4. Infine, una breve riflessione sulla nuova conformazione parlamentare. Le urne ci lasciano due Camere terremotate, in cui sono scomparsi decine di gruppi parlamentari a favore di un bipolarismo fortemente tendente al bipartitismo secondo me più subìto che voluto dagli Italiani. A livello di efficienza parlamentare questo dato può indubbiamente avere aspetti positivi, come molti hanno già avuto modo di rilevare. Quel che sorprende e interroga è vedere sbiadita nel panorama parlamentare odierno la contrapposizione storica destra-sinistra, categorie che quasi non hanno più significato – per come lo abbiamo fino a qui inteso – non solo a livello ideologico ma neppure a livello politico. La geografia parlamentare che si sta delineando sembra piuttosto essere radiale, con formazioni moderate al “centro del cerchio” (PD, PDL, UDC) e formazioni più estremiste nei toni e nei contenuti al “bordo del cerchio” (Lega, IDV).
Sono stati spazzati via 100 (cento) parlamentari di sinistra a favore di uomini di DiPietro e di Bossi, che senza entrare nel dettaglio propongono un’idea completamente diversa dell’agire politico, a prescindere dalle singole posizioni.
In Senato avremo due partiti “maggioritari”, da 35-40%, un partito che sopravvive come ultimo baluardo delle concezioni politiche della prima repubblica e due “movimenti” nati come risposta estemporanea ad un problema sorto nel paese in modo circoscritto nello spazio (Lega per l’insoddisfazione del nord) o nel tempo (IDV per lo sdegno post manipulite).
Credo che sia corretto che una formazione politica che raggiunge a stento il 3 percento non debba essere rappresentata in Parlamento, ma sono anche convinto che esista nel concreto un’Italia di sinistra “radicale” dalla grande vitalità, costruttiva e creativa, che da oggi faticherà a individuare un proprio referente politico nelle istituzioni nazionali. Senza evocare i fantasmi della sinistra extraparlamentare degli anni 70, è un problema di cui dovremo farci carico negli anni che verranno.

martedì 15 aprile 2008

L'uovo e la gallina


Sto cercando di smaltire la sbronza. La disfatta e' epocale, non abbiamo guadagnato niente dal 2006, loro invece vanno al 50% senza un pezzo di destra e l'UDC. E' tornata la Fenice.
Ha vinto la paura, l'uovo oggi, la disillusione, il si salvi chi puo'. Ha perso la speranza, la gallina domani, il credere di poter fare un paese piu' leggero, moderno e piu' giusto. Non siamo stati capaci di comunicare che si poteva fare davvero, non solo vincere, ma un paese migliore, che si poteva cambiare insieme, vincendo l'inerzia al cambiamento e al nuovo.
E ora invece l'abbiamo consegnato a Bossi e alle armature padane. Ai paladini dell'intolleranza, della paura, dell'interesse di parte. Ai mafiosi, ai condoni, all'aiutati che Dio t'aiuta. A quelli che si sono fatti da soli, non importa con quali loschi mezzi, perche' e' l'unico modo in questo paese di furbi per emergere dalla merda. A quelli che vogliono riscrivere i libri di storia, che hanno gia' chiesto di "dare una regolata a quello che produce l'Unita'". L'abbiamo consegnato perche' non abbiamo saputo parlare a persone disperate e sfiduciate. L'ho detto ieri sera nel delirio e nella botta da sconfitta, ma vedo che sono in buona compagnia a pensarla cosi'. E' il trionfo dell'uovo sulla gallina. Della paura sulla speranza.

Ora dobbiamo almeno evitare di ricominciare a tirare la coperta troppo corta del PD da una parte e dall'altra. Tra Caruso e la Binetti. E' vero che siamo il partito piu' consistente, il piu' grande partito riformista che l'Italia abbia mai avuto. Che siamo una realta'. Ma adesso c'e' bisogno di convincere il paese che questa realta' e' in grado di guidarci oltre le rapide. E non solo dopo che 5 anni di governo scellerato hanno e avranno trasformato le rapide in una cascata, dopo che l'oggi non promette piu' neppure un ovetto. C'e' bisogno di far si' che questo sia un partito democratico davvero, dove sia possibile dire la propria, far valere le proprie idee se sono buone. Dove non decidono solo gli apparati, ma chi ha voglia di mettersi in gioco e i numeri per farlo bene. C'e' bisogno di far diventare il PD ancora di piu' un progetto serio, cominciando da dove per i tempi contingentati e la poca voglia di rischiare fino in fondo - anche da parte nostra - ci siamo fermati. Da dove abbiamo perso. Per curare profondamente quei problemi che hanno portato il berlusconismo di nuovo al potere, preoccuparci finalmente della causa oltre che dell'effetto: particolarismi esasperati, corporativismo, mafie, immobilismo, cavillismo, deresponsabilizzazione, miopia e sguardo solo sull'immediato, sull'uovo. Per ridare speranza anche a chi non ce l'ha piu', e non accontentarci di soffiare sul focherello di chi un pochino l'aveva conservata.

Sui giornali i commentatori danno come nota positiva il definitivo passaggio a un bipolarismo maturo, in cui sono spariti i partitini e solo 4/5 gruppi parlamentari siederanno in Parlamento. Che adesso siamo un paese (quasi) normale. Per quanto mi sforzi non riesco a vedere nella sparizione della Sinistra Arcobalenata una nota positiva. Almeno dovranno pensare a un progetto piu' serio e piu' stabile, ma invece le prime coltellate cominciano gia' a volare. Dalla loro disfatta, e dal travaso del loro elettorato nel voto utile al PD che invece dal centro non ha guadagnato nulla, arriva pero' una lezione: che con la Binetti e i baciapile non si sono guadagnato voti, si e' solo perso in credibilita' e organicita' della proposta. Se ne tenga conto.

Stasera mi rifiondo a una festa della birra. Sperando di non sentire piu' nulla. Al prossimo che mi dice "So, Berlusconi won again, how's that possible?" smetto di essere pacifista e gli mollo un destro. In fondo sono spariti anche loro, i pacifisti. Mi mettero' un cannone nel cortile.

Il lunedi' delle salme



La domenica delle salme non si udirono fucilate
il gas esilarante presidiava le strade.
La domenica delle salme si portò via tutti i pensieri
e le regine del tua culpa affollarono i parrucchieri...

... a tarda sera io e il mio illustre cugino De Andrade
eravamo gli ultimi cittadini liberi
di questa famosa città civile
perché avevamo un cannone nel cortile.

lunedì 14 aprile 2008

Election Day - Live


Giornata tesissima, inutile e vano il tentativo di lavorare. Parte la maratona elettorale

15.01: primi exit-poll, il distacco e' in media di tre/cinque punti. Ma le barre d'errore sono enormi, e praticamente ricalcano i sondaggi. I dati piu' importanti riguardano il crolla di SA, e il boom della Lega. Andiamo bene. PD primo partito, piu' di AN e FI insieme, che senza la Lega non va da nessuna parte. Ancora piu' tensione, si contera' fino alle ultime schede.

15.15: vado a fare la spesa in attesa dell'arrivo di una masnada di italiani a casa mia per seguire i risultati

16.00: partecipazione al voto sopra l'80%. Siamo sempre tra i primi al mondo, non pervenuto l'astensionismo di massa. Primo dato certo di questa giornata.

16.20: inizia a pulire casa mentre parte Rai1 su StreamerOne.

16:22: anche se i dati fossero questi, il Senato e' ingovernabile e la Lega pretendera' mari e monti. Si tornerebbe presto alle urne.

16:25: i primi dati reali del Senato parlano di una lega al 35% in certe sezioni lombarde.

16:42: leggo della presidente di seggio candidata al Senato a Siracusa e rimossa, delle matite copiative non copiative a Genevo, delle schede sparite a Palermo e si tranquillizza di star seguendo i risultati italiani e non tedeschi

16:45: ansia primi dati sul sito del ministero degli interni per il Senato. Ricordano la batosta di 2 anni fa dopo l'entusiasmo iniziale...

16:50: dopo un momentaneo sorpasso, il PD torna a inseguire sui primi dati del Senato. Siamo la'.

17.06: le prime proiezioni ancora piu' generose degli exit-poll per la Pdl. Realacci dal PD insiste che aspettera' i dati finali per fare qualunque commento. Beato lui. Vado a gettare l'immondizia per lo sconforto

17:22: appare gia' finta. Sono cominciati i commenti sugli errori del PD. Incredibile, hanno votato di nuovo la Fenice, anche con il bollo. Va a fare la torta

18:13: persa anche la Liguria, magro bottino. Al Senato praticamente solo Lega, PDL e PD. In alcune regioni la vecchia Casa della Liberta' con l'UDC e' quasi al 65%

18:23: inforna la torta e avvia le pratiche per la cittadinanza tedesca. Se trova chi sponsorizzava il voto utile al Senato per la Sinistra Arcobaleno ferma al 3.5% lo strozzo.

18:39: niente da fare, e' finita. La sinistra arcobalenata tracolla e il PD non ne trae voti. Stradominio PDL, Italia nel baratro. La maratona elettorale e' inutile, si mangera' da solo torta al cioccolato e castagnaccio. Altro che conta all'ultimo voto.

18:52: torniamo indietro di 7 anni. La lega in Lombardia e' al 25%. agghiacciante. Ma in che paese siamo?

18:54: mi si e' anche attaccata la torta al cioccolato. Beffa. Invita astrocat a portare piu' roba possibile che soffochiamo la disfatta nelle crepes.

19:16: Lazio in bilico sul 0.2%. SA potrebbe scomparire dal parlamento, incredibile. Meno male che si volevano contare.

19:31: c'e' scappato anche il morto... un vecchietto che ha visto uno scudo crociato ancora sulla scheda. Ma Ferrara quanti zerovirgola ha fatto?

19:50: qui abbiamo 5 bottiglie di vino per dimenticare... basteranno?

20:20: Veltroni si arrampica sugli specchi per trovare un bicchiere mezzo pieno, e spera in un governo normale per fare le riforme istituzionali. Rimarra' un sogno. Finita la prima bottiglia, ci sfoghiamo a freccette con la faccia di Berlusconi

20:25: Bertinotti fara' il militante. Di cosa? La SA non esiste piu'.

20:54: Astrocat ci dice: "Vorrei segnalare uno strano caso riguardante le elezioni comunali di Notaresco(TE). Oggi pomeriggio, attorno alle 18:00, il sito di Repubblica dava vincente il sindaco uscente Valter Catarra con circa l'80% dei voti. Il dato era evidenziato in rosso, quindi, come segnala il sito stesso, era un risultato ufficiale. Ma tutti sanno che lo spoglio per le Amministrative ci sara' solo domani ed infatti, piu' tardi, il dato e' sparito. Semplice errore o puzza di brogli?"

21:20: tra Schifani e Bonaiuti noi si fa finta di niente e si magna e si beve finche' si puo'

22:05: catatonici. Beffa.

22:13: mi rendo tragicamente conto di aver pagato il bollo due settimane fa. Beffa.

23:54: gli amici se ne vanno lasciando la casa come un campo di battaglia. Mi sforzo ma non riesco a non vederci l'Italia tra 5 anni, se ci sara' ancora un'Italia sola. Per non piangere cerco di preparare qualche risposta da dare ai colleghi stranieri domani. Ripensandoci forse lavoro da casa. Ho un vago senso di nausea, non so se sia il cibo e il vino o tutto il resto

23:56: cerco robe positive. La SA dovra' ricostruire da zero, e non puo' che essere un bene. Faranno un partito veramente unico, con qualche dirigente un po' piu' sveglio. Il PD potra' dedicarsi a diventare un partito vero, invece di essere una coperta un po' sfilacciata. Altre cose buone non ne trovo, nemmeno che serva da lezione: siamo tornati indietro di 7 anni come se non fosse successo niente. Perche' siamo riusciti a far passare Prodi e Padoa-Schioppa per cue mentecatti. Che nessuno provi a rimpiangerli quando saremo di nuovo col culo per terra, e stavolta assai prima di 5 anni.

23:59: se becco gli spocchiosio che non sono stati a votare perche' nessuno li rappresenta chiamo quello che ha preso a cinghiate in coda a un seggio il tipo con la suoneria di "meno male che Sirvio c'e'". Per non parlare di quelli del voto disgiunto

24:00: fine giornata, fine della speranza di fare un'Italia piu' leggera, piu' moderna, piu' unita, piu' giusta. Hanno vinto quelli dei particolarismi, dei privilegi, dello status quo, del razzismo e dell'intolleranza. Il socialismo, il comunismo, l'ambientalismo spariscono dal parlamento come realta' a se stanti. Se da una parte significa che il PD ha guardato nella direzione giusta, se e' vero anche che chi e' causa del suo mal..., e che dal 98 non mi e' ancora andata giu', mi sembra che mi abbiano tagliato un pezzetto. E' una svolta micidiale nel panorama politico italiano. Da quel che capisco tra i fumi dell'alcool, solo 5 partiti al Senato, solo qualcuno di piu' alla camera, di cui quasi la maggioranza autonomisti. Spariscono gli estremi, tranne la lega che infatti raccoglie tutto il voto borderline. E controllera' Berlusconi altro che Mastella, Dini e Turigliatto: sfasceranno quel che resta dell'Italia, della costituzione, dell'uguaglianza fra i cittadini.

Ha vinto la paura, ha perso la speranza.
Ha vinto Berlusconi. Ancora. Aiuto.

Non posso nemmeno scappare all'estero.
BeffaTotale.

domenica 13 aprile 2008

Al voto al voto


Finalmente ho votato. Dopo una campagna elettorale estenuante, l'auletta nella scuola elementare di mio nipote, oltre alla solita solennita' del momento, comunicava anche un senso di enorme liberazione. Da segnalare, almeno a Firenze, le nuove cabine elettorali in plastica, dello stesso materiale di cui erano fatte le orrende cartelline che ci davano le mamme alle scuole medie per l'armamentario di educazione tecnica. Solo che invece di essere bianchicce trasparenti sono di un grigio topo per fugare ogni dubbio di trasparenza e di lussurioso vedo/non vedo. Con tanto di tendina per evitare sguardi indiscreti al momento del tracciare la fatidica X. Visto l'appiccicaticcio sul fondo del pianale in lamierino su cui poggiare la scheda, temo che molti abbiano approfittato della insperata privacy per dedicarsi, ahime', all'igiene nasale. Alla faccia del voto col naso turato. Ma il momento non era solenne? Probabilmente a questo giro la liberazione ha dominato.
Pare che l'affluenza sia in calo, ma pensavo peggio. Vediamo. Continuo a credere a sperare che gli italiani siano migliori di come li vede e li spera il "principale esponente della coalizione a noi avversa". Oggi mi sento quasi, alla faccia di Moretti, di aver fiducia non solo nelle persone, ma anche nella maggioranza delle persone. Speriamo non mi passi domani con i primi exit poll.

sabato 12 aprile 2008

Beatitudini dell'elettore


Beato l'elettore che crede nella indispensabilità del suo voto,
perché in tal modo conferisce dignità alla vita politica.

Beato l'elettore che soffre per il malcostume sociale ed il dilagante clientelismo,
perché la sua indignazione costruirà una mentalità nuova.

Beato l'elettore che con mitezza esprime le sue convinzioni e ascolta con rispetto quelle degli altri,
perché erediterà la capacità di vivere per intero la sua cittadinanza.

Beato l'elettore che vota perché vuole la gente libera da ogni ingiustizia,
perché un'utopia condivisa può diventare realtà.

Beato l'elettore che paga di persona e prende a cuore i problemi della gente,
perché un Amore più grande lo sosterrà nelle sue fatiche.

Beato l'elettore che non svende il voto in cambio di "favori" e mantiene pura la sua coscienza,
perché anche in politica sarà capace di discernere il bene dal male.

Beato l'elettore che, votando, sceglie operatori di pace,
perché sarà riconosciuto costruttore del futuro della gente.

Beato l'elettore che vota secondo coscienza a costo di "scontentare" parenti, amici e mafiosi,
perché solo così contribuisce al bene di tutti.

Daniele Fortuna e don Pippo Curatola

venerdì 11 aprile 2008

Ultimo monito


Dopo aver guardato al perche' andare a votare, della novita' dirompente e del programma del PD, del partito ponte che e' stato banalizzato ingiustamente nel "ma anche" di chi non e' ne' carne ne' pesce, della leggerezza come centro del programma e dell'Italia che segnamo, siamo alle battute finali, a pochi minuti dalla chiusura della campagna elettorale. E piu' ci avviciniamo a Domenica , piu' sono convinto di votare PD, senza dovermi turare il naso o tappare il culo. E sono convinto che il PD vincera'. Non solo perche' dall'altra parte sono impresentabili, muffiti, mafiosi, e hanno gia' dimostrato di tenere solo ai propri interessi. Non solo perche' le promesse dell'ultim'ora non attaccano piu', e la gente sa che sono specchietti per le allodole (senza contare che tra l'ICI e i bolli, non son tutti polli). Non solo perche' l'inciucio e Veltrusconi sono una solenne panzana. Non solo perche' il povero e bistrattato Prodi date le condizioni non aveva fatto per nulla male. Ma perche' il PD e' una risposta seria, un cambiamanto vero, innovazione, opportunita'. Una politica del fare, e gia' sono pronti 12 disegni di legge sui 12 punti del programma, una politica della responsabilita'. E soprattutto un riformismo davvero possibile, sostenibile e solidale. Voltiamo pagina. Si puo' fare. Davvero. Buon voto a tutti!

giovedì 10 aprile 2008

Corresponsabili


“La Democrazia ha bisogno, più di qualunque altra forma di Governo, di cittadini attivi. Non sa che farsene di cittadini passivi, apatici, indifferenti, che si occupano soltanto dei propri affari e delegano agli altri il compito di occuparsi degli affari comuni. La democrazia vive e prospera solo se i suoi cittadini hanno a cuore le sorti della propria città come quella della propria casa, che della città è soltanto una parte”
Norberto Bobbio (da Elementi di Politica)

Domenica si vota. Votare per me e' bellissimo. E' uno dei pochi momenti in cui tutti i cittadini sono uguali. Tutti contano allo stesso modo. Tutti sono corresponsabili, con la loro scelta, delle scelte future del paese. Domenica ognuno voti per chi sente piu' vicino al suo sentire e alla sua speranza per un'Italia migliore, o quantomeno chi sente meno lontano. Perche' non votare e' inutile. L'eventuale bassa affluenza sara' discussa solo nelle poche ore che precedono le prime proiezioni, poi tutti cominceranno a contare le croci e si dimenticheranno di chi e' rimasto a casa. Che non avra' mandato alcun messaggio incisivo e mirato, non avra' cambiato niente. Andiamo a votare, anche con una legge elettorale indegna. Andiamo a votare, perche' non sono tutti uguali. Andiamo a votare, perche' altrimenti anche chi ha perso la speranza perde l'ultima cosa che gli resta, il diritto al mugugno. Via Ciwatube, un intervento Ermete Realacci a proposito:



Perche' chi non vota potrebbe essere corresponsabile dello sfascio verso cui potrebbe andare il paese. Potrebbe essere il peso morto della storia che si oppone a un cambiamento davvero radicale.



Chi vuole altri argomenti per uscire di casa Domenica, e magari su dove fare una croce, li trova qua e a seguire, nelle puntate precedenti. Buon 13 aprile, buon voto. (4-continua).

mercoledì 9 aprile 2008

Leggerezza


La leggerezza - dicono - è il dono di un breve distacco dalle cose, ma appena appena, come un camminare lieve sulle punte: sono quei dieci centimetri in più che danno tutta un'altra prospettiva [...] La leggerezza si associa con la precisione e la determinazione,non con la vaghezza e l'abbandono al caso.
Italo Calvino (Lezioni Americane)


Terza puntata del viaggio breve attraverso qualche buon motivo per andare a votare, e votare PD. Dopo i massimi sistemi (i ponti) e il sesso degli angeli (il vino nuovo), vaniamo alle cose serie: il programma. Perche' sebbene il programma elettorale sia sempre piu' spesso considerato come un libro dei sogni, almeno consente di capire da che parte si sogna. E in questo caso mi sembra che sia piuttosto chiaro, e piuttosto diverso dal sogno (incubo) della parte avversa. Il tutto e' discusso, con le sue luci e le sue ombre, in un post a parte a cui vi rimando. Senza contare che sono gia' state presentate 12 bozze di disegni di legge sui 12 punti principali del programma. Insisto pero' qui su un tema chiave della campagna elettorale del PD, a mio giudizio essenziale per far ripartire davvero l'Italia: la leggerezza.
Perche' per ripartire di slancio bisogna mettere da parte l'inerzia e l'attrito delle baronie e delle caste, i cavilli e i meandri della burocrazia, il blocco della mancata assunzione di responsabilita', il gorgo dell'incertezza e della precarieta'. Serve la leggerezza frutto di semplificazione, tempi certi, primato del merito, responsabilita' e tutela per i piu' esposti: tutti punti cardine del programma elettorale.
Cominciamo dalla semplificazione, da operare su piu' fronti. Semplificazione del sistema politico: il PD si e' gia' presentato da solo, con un unico gruppo parlamentare, un leader riconosciuto e scelto dalla base, un unico programma di governo; semplificazione legislativa: riduzione del numero delle leggi, riduzione dei tempi di approvazione dei provvedimenti, maggiore chiarezza nei documenti programmatici, a cominciare dalla finanziaria, ed e' gia' stata presentata una bozza di decreto in merito; semplificazione burocratica, visto che l'Italia è all'ultimo posto in Europa; semplificazione fiscale, per pagare meno e pagare tutti. Per fare dell'Italia non piu' il paese dei capponi e degli azzecca garbugli, ma un posto dove vivere sia piu' facile anche per chi non ha le amicizie giuste e le conoscenze giuste. Per dare a tutti le stesse possibilita'.
Abbiamo poi bisogno di una politica che prende delle decisioni e se ne assume la responsabilita', risponde delle conseguenze. Invece siamo in un paese dove lo scaricabarile e' lo sport nazionale. Nel programma del PD si legge invece la volonta' di andare dalla parte opposta, gia' nella decisione di governare da soli senza la possibilita' di trovare alibi negli alleati o nelle congiunzioni astrali. Abbiamo bisogno poi di dare questa responsabilita' a persone che se la meritano, non perche' vengono dall'ambiente giusto, o perche' hanno gli amici giusti, ma per il proprio talento e capacita'. E credo che i primi squarci di democrazia diretta intravisti nel PD, e previsti nei suoi regolamenti e manifesti, vadano esattamente in questa direzione.
E fondamentale per avere un paese veramente leggero e' la tutela di chi rimane piu' esposto da questa leggerezza: i bambini, i lavoratori flessibili, i giovani, le donne. E queste sono categorie centrali nel programma: sostegno alle donne, asili nido, contratti atipici che a parita' di lavoro devono essere meglio retribuiti di chi ha la sicurezza del posto fisso, e devono costare di piu' alla'azienda, salario minimo, favorire l'accesso al lavoro strabile, e molto di piu'. Tutte proposte articolate e credibili, non da libro dei sogni, dove c'e' subito un lavoro stabile e bellissimo per tutti. Ma una flexicurity che riconosca l'utlita' per lavoratori e imprese di un mondo del lavoro piu' dinamico, a patto che tutto cio' sia bilanciato da adeguate coperture e cuscinetti.
Un programma serio, e leggero al tempo stesso. Anche per questo Domenica andro' a votare, e votero' PD. (3-continua)

martedì 8 aprile 2008

Vino nuovo in otri nuovi


Nessuno cuce una stoffa di panno grezzo su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo squarcia il vecchio e si forma uno strappo peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri e si perdono vino e otri, ma vino nuovo in otri nuovi.
Marco 2, 21-22

Continua la mia breve carrellata attraverso i principali motivi che mi spingono ad andare a votare Domenica e a votare per il PD. E questa seconda puntata parte da un tormentone: la novita' del PD. Questa benedetta novita' e' stata pubblicizzata e sbandierata da quando il PD era solo nell'aria, ancora tutto da costruire. E' stata spesa e consumata fino a farla apparire ormai stinta e spenta. Eppure la costruzione di un Partito Democratico dalla compartecipazione della solida storia del socialismo riformista e del cattolicesimo sociale e' stata un evento talmente innovatore da generare non solo un profondo cambiamento nello regione politica di diretta influenza, ma in tutto lo scacchiere politico. I DS e la Margherita hanno voluto rischiare, hanno voluto scommettere su un progetto che a molti e' sembrato destinato al fallimento. E invece oggi siamo qua a portare a compimento una rincorsa che sembrava solo assurdo immaginare: siamo qui perche' il PD ha saputo cogliere la spinta alla semplificazione del panorama politico, la voglia di unire gli sforzi per cambiare davvero. Ha saputo capire e stimolare la voglia di migliaia di persone, di giovani, di donne, spesso da sempre distanti dal mondo della politica, che hanno ritrovato un entusiasmo nuovo e hanno intravisto nel PD la possibilita' di avere un'occasione per portare il proprio contributo. Si temeva una fusione a freddo, una miscela dei vecchi apparati dei due partiti. Invece la grandissimo entusiasmo e la straordinaria partecipazione dei cittadini non solo alle primarie, ma anche alla formazione e alla vita dei circoli del partito in tutto il territorio, ha dimostrato che la novita' e la possibilita' del PD erano da tempo attese e necessarie. Certo, le pecche e le occasioni perse per fare ancora meglio non sono mancate. Non sempre si e' rimasti fedeli a quel "una testa un voto" che avrebbe dovuto guidare ogni decisione importante riguardante la struttura e la linea del partito a livello nazionale come locale. Non sempre i giovani e le donne, che mai cosi' numerosi sono presenti nelle liste, e sperabilmente ancora di piu' nel prossimo futuro, sono stati scelti con criteri chiari e percorsi condivisi. Ma intanto ci sono, e sono la' a testimoniare che finalmente sono considerati una risorsa e non un contentino. Finalmente il nuovo e' un valore: nel linguaggio, nella strategia, nelle persone, nel merito. Con le inevitabili (e magari qualcuna evitabile) contraddizioni che questo processo si porta dietro. Ma si e' finalmente capito che per rispondere alle esigenze di un mondo che sta cambiando velocemente come mai, che ci offre sfide, problematiche e questioni sempre piu' complesse e globali, le vecchie risposte della vecchia politica non erano piu' sufficienti. Che occorre versare il vino nuovo in otri nuovi. Che occorre fare del cambiamento, a volte anche radicale e doloroso, un valore e un punto di partenza. Che andare al governo da soli, con un unico gruppo parlamentare e un unico programma significa assumere per la prima volta le prrprie responsabilita' senza alibi, caso unico in questo paese dello scaricabarile. Significa poter determinare inequivocabilmente il successo o l’insuccesso della propria azione, senza la volonta' e la possibilita' di cercare alibi. Questa operazione ha scombussolato immediatamente tutto il panorama politico. Tutte le altre forze, dall'estrema sinistra alla destra, si sono dovute adeguare prima alla semplificazione dell'offerta introdotta dal PD, con la formazione della Sinistra Arcobaleno e del Pdl. Si sono dovute adeguare alla decisione del PD di formare coalizioni elettorale il piu' possibile omogenee, per evitare le spaccature e i ricatti che hanno condizionato l'operativita' di molti dei governi precedenti, specialmente di sinistra. Hanno provato a imitare, certo con molto minore successo e credibilita', la decisione di rinnovare pesantemente i volti e le esperienze dei propri rappresentanti e della propria classe dirigente, di introdurre stretti criteri etici per escludere chi nel passato non si e' dimostrato degno di ricevere in mandato un compito cosi' delicato.
La novita' del PD non si e' dunque dimostrata una novita' di plastica, fatta di nani, ballerine e lustrini come la discesa in campo del cavaliere 15 anni fa. Non si e' dimostrato un partito nuovo solo nella forma e nello sfondo azzurro, ma in realta' nato per non cambiare niente, mantenere le posizioni di privilegio e di potere acquisite e riciclare massoni, mafiosi e corrotti sopravvissuti o meno al terremoto di tangentopoli. E credo fermamente che la novita' del PD si dimostrera' capace di incidere, finalmente, in profondita' nella realta' italiana, di ridare speranza e fiducia nel futuro. Di sfruttare le risorse e le potenzialita' del paese non per gli interessi di pochi, ma per il bene di tutti. Anche per questo Domenica andro' a votare, e votero' PD. (2-continua)

Senza parole


Siccome l'argomentazione che visto lo stato inqualificabile dell'altra parte avversa non costituisce un motivo per votare, e votare il PD, questa non conta come puntata della piccola serie di post sul voto. Ma le dichiarazioni uscite oggi sulle agenzie sono assolutamente deliranti, irresponsabili e direi assolutamente folli, le riporto qua per futura memoria dei personaggi a cui abbiamo rischiato di affidare per la terza volta l'Italia. Che ormai consci della disfatta stanno facendo di tutto per solleticare i piu' biechi istinti del loro elettorato.

Comincia Alba Parietti, per darci col sorriso sulle labbra un motivo in piu' per votare PD:

15:53 Alba Parietti: "Offesa con Veltroni perché non mi ha candidato" "Non perdono a Veltroni di non aver candidato le donne della televisione. Mi sono offesa: se me lo avessero chiesto mi sarei candidata e avrei preso sicuramente più voti di tanti altri". Lo ha detto Alba Parietti.

Per fortuna che i socialisti hanno reclutato Milly D'Abbraccio, dopo che anche Mastella ha detto no. Passono tre minuti e il sorriso muore sulle labbra:
15:56 Berlusconi: "Esami di sanità mentale per i pubblici ministeri" "Il pubblico accusatore deve essere sottoposto periodicamente ad esami che ne attestino la sanità mentale". Lo ha detto il leader del Pdl, Silvio Berlusconi, nel corso di un comizio a Savona.

Cosi'. Una cosa di una gravita' incredibile. E nessuno si stupisce piu' ormai. E la sinistra e' noiosa, a far notare continuamente che siamo ormai al delirio:
14:03 Il Cavaliere: "La sinistra si incazza su tutto" "Dicono che io faccio troppe battute - dice Berlusconi - forse è vero, ma almeno non sono come quelli della sinistra che si incazzano su tutto".

A questo punto compare il galeotto Dell'Utri, che invece di farmi "incazzare", mi fa terrorizzare.

16:13 Dell'Utri: "Il mafioso Mangano? Un eroe"

"Il fattore Vittorio Mangano, condannato in primo grado all'ergastolo, è morto per causa mia", ha dichiarato il senatore Marcello Dell'Utri in un'intervista rilasciata a Klauscondicio, contenitore di approfondimento politico in onda su YouTube. Dell'Utri ha rivelato: "Mangano era ammalato di cancro quando è entrato in carcere ed è stato ripetutamente invitato a fare dichiarazioni contro di me e Berlusconi. Se lo avesse fatto, lo avrebbero scarcerato con lauti premi e si sarebbe salvato. E' un eroe, a modo suo".

16:16 Dell'Utri: "Se vinciamo, via dai libri di storia retorica Resistenza" "I libri di storia, ancora oggi condizionati dalla retorica della Resistenza, saranno revisionati, se dovessimo vincere le elezioni. Questo è un tema del quale ci occuperemo con particolare attenzione". Lo ha detto il senatore Marcello Dell'Utri in un'intervista rilasciata a Klauscondicio, contenitore di approfondimento politico in rete.

Davvero in Italia il 50% delle persone e' disposta ad affidare, non dico il paese, ma la propria bicicletta, a queste persone? Che dichiarano eroe un mafioso loro compare, che vogliono cancellare la Resistenza dai libri di Storia. Che dichiarano a gara che imbracceranno i fucili, e allo sdegno di chi fa notare la follia rispondono che si tratta di slogan goliardici, che i fucili hanno i tappi. Con un linguaggio, e relativa retrostante ideologia, che non puo' che portare alla definitiva perdita di cio' che rimane dello spirito civico e del senso dello Stato e delle istutizioni, dopo la terra bruciata lasciata da decenni di scandali, misteri, caste e televisioni spazzatura.
A quel punto della giornata Veltroni decide, giustamente, di provare a sottolineare ed arginare il degenero e l'eversione della campagna elettorale della destra, e scrive una lettera a Berlusconi invitandolo a impegnarsi a difendere, al governo o all'opposizione, l'unita' d'Italia, i principi fondamentali della Costituzione Repubblicana, la rinuncia alla violenza fisica e verbale, il rispetto dello Stato e della sua Storia. E mentre Bossi si stupisce che la sinistra non vuole che faccia il ministro (ma va!), mentre la Santanche' sostiene che la lettera di Veltroni e' la prova schiacciante del fantomatico inciuco dimostrando meno cervello di una gallina in brodo, Berlusconi cosi' reagisce alla lettera:
21:02 Berlusconi: "Irricevibile lettera eredi Pci" "La lettera di Veltroni è un altro effetto speciale che non possiamo accettare da lui perché non ha alcun titolo". E' quanto dice Silvio Berlusconi in conferenza stampa a Vicenza sostenendo che" Non può dare patenti di lealtà repubblicana l'erede del partito comunista". Il leader del Pdl ricorda di "aver già giurato ben tre volte fedeltà alla Costituzione al Quirinale".

Non ho piu' neanche la forza di argomentare che nessuno come un erede del PCI e della Resistenza puo' avere patenti di lealta' repubblicana. Non ho neanche la forza di capacitarmi che questi signori non hanno nessuna intenzione di assicurare i quattro punti a cui si riferiva Veltroni nella lettera. Che questi signori vogliono solo assicurare i loro interessi. Non ho piu' la forza di spiegare ai colleghi come sia possibile che gli italiani potrebbero eleggere per la terza volta un signore di 70 anni che li ha truffati gia' due volte e che si fa fotografare con due puttanoni rifatti. Neanche la vecchia scusa che l'italiano medio non puo' dire di no a chi gli offre figa e pallone per tutti regge piu'.