mercoledì 28 novembre 2007

Due popoli, una terra


Due i fatti positivi della conferenza che si e' aperta in Maryland: la presenza di tutti gli stati Arabi, inclusa la Siria ma con l'eccezione del solo Iran, e un'apertura maggiore del passato che traspare da parte di Israele nei confronti delle richieste Palestinesi. Eppure molti, forse ancora troppi, sono i problemi da sciogliere e i punti da discutere. Nonostante i giochi di simulazione distribuiti dai giornali e nelle scuole dei due paesi, la strada della pace sembra ancora decisamente in salita. L'amministrazione Bush con l'organizzazione del vertice cerca allo stesso tempo di rifarsi un'immagine dopo le avventure in Afghanistan e Iraq e di tutelare i suoi interessi nell'area, nel tentativo di disinnescare la polveriera piu' esplosiva del Medio Oriente. Ma sono arrivati puntuali i segni delle maggiore difficolta' e incognita da superare nel lungo processo di pace: Hamas, vincitrice delle elezioni e in pieno controllo della striscia di Gaza dopo la scissione di qualche mese fa, non invitata alla conferenza in quanto considerata dagli americani un'organizzazione terroristica, ha fatto sapere il suo dissenso a un accordo organizzando un'imponente manifestazione a Gaza, e ricordando che Abu Mazen non ha il mandato del popolo. I dissensi per altro non mancano neanche in Israele, dove si sono svolte manifestazioni per protestare contro il possibile arretramento delle posizioni del proprio governo. Ma nonostante ulteriori scontri che soltanto ieri hanno portato a una decina di morti nei territori occupati, e' giunta in serata la prima stretta di mano: Palestinesi e Israele si impegnano ad avviare immediati negoziati bilaterali "in buona fede" per raggiungere un accordo di pace che risolva tutti i problemi in sospeso entro il 2008, scadenza del mandato di Bush. Solo parole per il momento, che potrebbero pero' comunque avvicinare di qualche passettino le due parti. Resta infatti da risolvere i problema degli insediamenti Israeliani, delle centinaia di migliaia di profughi Palestinesi che ancora conservano le chiavi delle loro case che furono costretti ad abbandonare, dello status di Gerusalemme, simbolo imprescindibile per entrambi i popoli. Mentre si tratta, tra mille difficolta', anche per il Kossovo, mentre nel cuore dell'Europa unita pure il Belgio sembra sia sul punto di dividersi, ad Annapolis potrebbe almeno brillare un lumicino di speranza in direzione opposta. Magari piccolo, ma nel buio brillera' lo stesso.

1 commento:

Anonimo ha detto...

"nonostante ulteriori scontri che soltanto ieri hanno portato a una decina di morti nei territori occupati"

più che scontri io direi omicidi israeliani.