Proiettili vaganti
Sono reduce da una lezione di tedesco in cui ho cercato invano di spiegare (in tedesco, argh) come mai l'Italia sia la patria dei proiettili vaganti, sparati in corsa o deviati dai Sanpietrini. Nessuno ha capito nulla, gran parte per il mio tedesco, gran parte per la situazione ancora poco chiara riguardo a cosa sia successo veramente all'autogrill. Evidentemente ancora una volta si perde l'occasione di chiarire il prima possibile, senza reticenze, senza coprire chi ha sbagliato. Cercando, in nome dello spirito di corpo, di preservare la reputazione delle Polizia. Forse non ci si rende conto che proprio in questo modo le forze dell'orine perdono ulteriore fiducia, gia' incrinata dopo le macellerie messicane della Diaz, dopo Bolzaneto, dopo i pestaggi, dopo gli eccessi in cui troppe volte gli uomini in divisa si lasciano andare spinti, spero, dall'aggressivita' di chi si trovano di fronte. In un paese dove non riesce a partire neppure una commissione d'inchiesta sui gravissimi fatti di Genova. Forse non ci si rende conto che in questo modo si forniscono delle scuse a chi non aspetta altro per scatenare una vera e propria guerra contro le "divise blu". Pseudo-tifoserie di squadre diverse, finalmente unite contro il nuove nemico comune, contro il quale, piu' che contro la squadra con colori diversi, e' diventato evidentemente piu' facile trascinare e invasare altri in un ordinario pomeriggio di follia. Per meglio nascondersi nel mucchio e nell'impunita'.
"Ha prevalso la ragion di Stato. Irragionevole (facile dirlo, adesso, ma bisogna). Uno striscione a Parma ("La morte è uguale per tutti") era la più pacata risposta di una tribù in lutto. Che ha pensato questo: per un poliziotto ucciso da un tifoso si ferma il campionato, quando succede il contrario bastano il lutto al braccio dei giocatori e 10 minuti di ritardo." Cosi' Gianni Mura analizza perfettamente quanto e' stato recepito ieri negli stadi d'Italia. Cosa che non puo' giustificare in alcun modo la guerriglia contro le forze dell'ordine scatenatasi successivamente. Ma che andava compresa, prevista ed evitata, per non fornire alibi e occasioni.
Tutta l'erba e' un fascio, tutti i tifosi sono teppisti, tutti i poliziotti assassini. Questo e' quanto emerge da una parte dai giornali di oggi, dall'altra dai commenti dei tifosi nei siti degli appassionati di calcio. Evidentemente la realta' e' diversa. Ma per far tornare le cose a posto serve chiarezza sugli episodi grigi che coinvolgono chi chiarezza per mestiere dovrebbe farla, e rigore, non violenza, nel perseguire chi crede di agire nell'impunita'.
Si smetta ad esempio di proporre soltanto palliativi come lo stop di qualche settimana del campionato (magari solo di B) che non servono certo a impedire il ripetersi di questi deliri urbani. Si pensi piuttosto a garantire la certezza della pena per chi crede di essere intoccabile in mezzo a una curva, come accade ormai nel resto d'Europa. A spezzare davvero i rapporti mafiosi e ricattatori tra societa' di calcio e gruppi di tifosi organizzati, dove i soldi che girano hanno fatto diventare un vero e proprio mestiere fare l'ultra', con tanto di sparatorie e regolamenti di conti, dando deliri di onnipotenza a chi si sente capace di tenere in scacco societa' miliardarie. A chiarire situazioni poco chiare e ad ammettere gli sbagli anche dall'altra parte. Allora sara' forse possibile andare a vedersi una partita entrando in uno stadio senza avere l'impressione di andare al fronte.
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