Con la Testa da un'altra parte
nell'ombra delle cose
l'amore che verrà
le partenze e poi le attese
tutto è già qui
anche se non si vede
tutto è già qui e non si lascia dire...
l'amore che verrà
le partenze e poi le attese
tutto è già qui
anche se non si vede
tutto è già qui e non si lascia dire...
Fuga precipitosa dall'ufficio stasera: ho in tasca un biglietto per il concerto di Gianmaria Testa al Prinzregententheather. Scappo che ancora non e' chiaro se il voto finale sulla finanziaria ci sara' in serata oppure domani. Dopo lo scivolone di ieri proprio sulla borsa di Dottorato qualche preoccupazione c'e', seppure il Biscione abbia gia' fatto marcia indietro con la spalla dolorante sulla spallata. Insomma, c'e' la voglia di lasciarsi andare alle note di Gianmaria, e un po' di tensioni per le sorti del governo.
Ma bastano le prime note, la voce calda di Testa e quel suo piegarsi sulla chitarra come fosse una semplice estensione della sua spalla a metter da parte il Senato. Il concerto e' bellissimo, bravi i musicisti (applauso a scena aperta su un assolo di... valigia), emozionante come sempre e piu' sciolto del solito il cantautore-capostazione di Cuneo. Le musicalita' sono intense e lievi assieme, dolci di una delicatezza malinconica, ma capace di leggere la bellezza nelle cose piu' semplici.
La serata e' incentrata sull'ultimo concept-album sui migranti, ed e' curioso ascoltarlo da emigrante proprio in terra di Germania. "Eppure lo sapevamo anche noi l'amaro del partire": lo sappiamo ancora, anche se si parte con prospettive e motivazioni assai diverse.
"Tutto è già qui e non si lascia dire", ma la serata qualche chiave di lettura in piu' me la suggerisce, con una musica e una voce capace di avvologerti e scaldarti.
Tornato a casa apro, prosaisticamente, un browser: la Finanziaria e' approvata, i Diniani votano ma lasciano l'Unione. Class action, criteri sensati di stabilizzazione del precariato nella pubblica amministrazione, tetto ai salari dei manager pubblici, le misure gia' approvate del decreto fiscale e altro ancora. Buone cose, ma come lo stesso Dini sottolinea nel suo discorso, bisogna fare di piu'. Solo che poi ne conclude la necessita' di uscire dall'Unione, mossa che puo' servire solo a riconsegnare il paese a una destra che si e' gia' dimostrata capace di portarlo sull'orlo del baratro. Chissa' se andandosene lascera', almeno, la porta aperta e una manciata di polvere di gesso...
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