venerdì 5 dicembre 2008

Energia: Tvemonti vs futuro


Con il decreto legge n.185/2008 il governo intende ridurre le detrazioni sugli investimenti nel settore del risparmio energetico. Ancora una volta il nostro governo mostra un'assoluta incapacità di guardare al futuro, come già dimostrato in occasione dei tagli alla ricerca. In un periodo di grave crisi energetica e ambientale, con molti paesi che stanno cercando di trasformare il problema in una ghiotta opportunità d'investimento, l'Italia decide di rinunciare a questa possibilità. Decide di arrendersi alla "tragedia dei commons", come si spiega in questo bell'articolo di Ugo Bardi, dimostrando di non saper far di meglio di una colonia di batteri nel gestire le risorse a sua disposizione. Non solo, mette anche i bastoni fra le ruote ai privati cittadini (e alle imprese) che vogliono, nel loro piccolo, contribuire alla salvaguardia dell'ambiente e nel contempo sostenere, con i loro investimenti, un settore economico che promette ottime prospettive di crescita.
Gli interventi sugli edifici che finora godevano della detrazione al 55% sono svariati. I miglioramenti possono riguardare i serramenti, l'isolamento (copertura e fondazioni), le pareti esterne, la scelta dei materiali (il legno per esempio è un ottimo isolante termoacustico) e, soprattutto, gli impianti solari.
Questi si distinguono in due categorie: il solare fotovoltaico e il solare termico. I pannelli fotovoltaici convertono l'energia solare in energia elettrica sfruttando l'effetto fotoelettrico e possono raggiungere efficienze che vanno oltre il 30%. Su piccola scala, tuttavia, sono molto più diffusi i pannelli termici. Questi permettono di sfruttare l'energia solare per accumulare calore da usare nelle applicazioni domestiche. Un ulteriore sviluppo di questa tecnica è il solare termodinamico, che si avvale di specchi per concentrare la luce solare e raggiungere temperature molto più alte, in modo da poter essere sfruttato anche per applicazioni industriali.
L'energia solare è la regina delle fonti rinnovabili, anche perché è di gran lunga la più abbondante. Sarebbe sufficiente catturare lo 0,02% della radiazione solare incidente per poter coprire il fabbisogno energetico attualmente fornito dai combustibili fossili e dal nucleare. E' chiaro che questo tipo di energia può essere maggiormente sfruttata dai paesi con maggiore insolazione. Paradossalmente, tuttavia, è la Germania la nazione che investe maggiormente a livello europeo. Il nostro paese è come sempre in ritardo (solo sesto), preceduto anche da nazioni climaticamente più sfavorite, come la Francia e l'Austria.
In uno scenario di questo tipo, risulta ancora più scellerata la decisione di Tvemonti di ridurre le agevolazioni per chi investe in questo settore.
Meno accessibile dell'energia solare, ma comunque discretamente abbondante, è l'energia eolica: il 5% dell'energia fornita dai venti del nostro pianeta coprirebbe il fabbisogno mondiale. E' chiaro tuttavia che questo tipo di fonte presenta dei problemi legati alla stabilità del vento e alla capacità delle turbine (stimata intorno al 20-40%). Le installazioni off-shore posso contenere queste limitazioni. La Danimarca riesce a coprire il 19% del proprio fabbisogno grazie ai moderni mulini a vento, mentre è di nuovo la Germania a guidare il ranking mondiale in termini di energia prodotta. Con i suoi 8600 km di coste, l'Italia avrebbe ottime possibilità in questo settore: anche qui tuttavia siamo in ritardo, solo al settimo posto.
Le altre fonti rinnovabili possono fornire un utile alternativa in alcune realtà locali, ma non possono essere considerati sufficienti, da sole, a coprire il fabbisogno. Tra queste citiamo:

  • l'energia geotermica: che sfrutta il calore proveniente dalla crosta terrestre (una fonte molto sfruttata dall'Islanda, che copre il 20% del fabbisogno grazie ai geyser);
  • l'energia del mare: che sfrutta i movimenti dei mari e degli oceani generati dalle forze mareali (è recentemente partito un esperimento italiano);
  • le biomasse: cioè i materiali biologici usati come combustibili (sfruttamento sostenibile delle foreste, biogas dai rifiuti o di origine animale);
  • l'energia idroelettrica: copre oltre il 15% del fabbisogno mondiale. Richiede profondi interventi a livello paesaggistico e spesso provoca modifiche agli ecosistemi. Nel nostro paese questo tipo di impianti è diffuso soprattutto nell'arco alpino, anche se il progressivo ritiro dei ghiacciai ne ha limitato fortemente la potenza e ha portato alla chiusura di alcuni di essi.
Se consideriamo le rinnovabili nel complesso, il nostro paese si colloca al quarto posto nell'Europa dei 15, anche se non mostra un trend di crescita rassicurante. L'Italia sembra insomma poco interessata ad investire in un settore che promette ottime possibilità di sviluppo. In questo contesto, la decisione di Tvemonti si dimostra poco lungimirante, così come lo fu, a suo tempo, la scelta di rinunciare al nucleare da fissione come fonte di energia. Il referendum votato nel novembre del 1987, quando il boato del disastro di Chernobyl (aprile 1986) era ancora forte, bloccò infatti le centrali allora in attività ma non ci ha impedito di continuare ad acquistare energia nucleare all'estero, soprattutto in Francia. Energia prodotta da impianti che si trovano a poche centinaia di chilometri dalle nostre frontiere. Inoltre, gli impianti nucleari inattivi, non sono necessariamente più sicuri, visto che resta comunque il problema dello smaltimento delle scorie. I progetti di riapertura delle centrali annunciati in campagna elettorali ora servono a poco, considerando anche i tempi tecnici (e burocratici) necessari a riavviare un programma fermo da più di vent'anni. Senza contare che anche l'Uranio e' tutt'altro che una risorsa infinita.
L'Europa come sempre va nella direzione opposta: nessuno costruisce più nuove centrali a fissione e si comincia ad investire nello studio del processo di fusione nucleare, lo stesso che alimenta il Sole e le altre stelle: la fusione di due atomi di idrogeno in uno di elio. I vantaggi sono enormi: il combustibile (l'idrogeno) è il più abbondante nell'universo, mentre il prodotto della reazione (l'elio) è un elemento estremamente stabile, che non dà problemi di radioattività come succede nelle centrali a fissione. Enormi però sono anche i problemi, primo fra tutti la necessità di confinare il combustibile, che deve raggiungere temperature dell'ordine dei milioni di gradi per scatenare la reazione. Diversi paesi (tra cui l'Unione Europea) stanno partecipando all'esperimento pilota ITER, con lo scopo di realizzare un reattore sperimentale in grado di produrre energia dal processo di fusione in maniera stabile. L'investimento è notevole, 10 miliardi di euro, e i tempi previsti per avere dei risultati applicabili sono lunghi, decine di anni. Anche l'Istituto di Fisica dei Plasmi qui a Monaco dall'altra parte della strada rispetto al mio ufficio lavora su un progetto simile, cercando di risolvere gli stessi problemi. Ma vale la pena di tentare: con la fusione nucleare il mondo potrebbe risolvere il problema dell'approvvigionamento energetico, con grandi conseguenza economiche e sociali. A meno che non rappresenti la via d'accesso a un nuovo ottovolante di esplosioni economiche e successive crisi come abbiamo visto negli ultimi secoli.

Grazie al mio fidato esperto di fonti energetiche per buona parte del post...

8 commenti:

Suro ha detto...

una panoramica piuttosto chiara. Mi permetto una correzione "I pannelli fotovoltaici convertono l'energia solare in energia elettrica sfruttando l'effetto fotoelettrico e possono raggiungere efficienze che vanno oltre il 30%" Attualmente in commercio esistono pannelli solari fino al 16% circa di efficienza massima. Oltre per ora è ricerca avanzata...

beffatotale ha detto...

Se non ci fossero gli ingegneri... non e' che invece ti hanno rifilato quelli vbecchi per il tuo tetto?

astromat ha detto...

In effetti 30% è il limite raggiunto finora in esperimenti di laboratorio. L'efficienza media dei pannelli sul mercato è attorno al 12%.

Anonimo ha detto...

Interessante prospetto sulle energie rinnovabili. Al cittadino comune comunque non interessano le percentuali di efficienza dei pannelli fotovoltaici, ma semmai il loro costo per metro quadrato, costo di installazione, e in quanti anni può riprendere l'investimento che ha fatto. Ti suggerisco un post con un esempio di una casa con 15-20 metri quadri a disposizione da destinare a pannelli situata a medie latitudini (Firenze). Puoi contare su una nutrita equipe di collaboratori.

beffatotale ha detto...

Vai Pancry, puoi lanciarti nel post!

Anonimo ha detto...

ok, entro il 2008!

beffatotale ha detto...

Grandissimo! Attendiamo fiduciosi!

Spinoza ha detto...

Alle efficienze attuali (intorno al 10%) ci vorrebbero tanti pannelli da coprire interamente la Sardegna per avere l'intero fabbisogno energetico italiano coperto.
Carlo Rubbia citato da Stella e Rizzo in "La deriva"