giovedì 30 settembre 2010
Peggio che Prodi
Qui le panzane di Berlusconi ieri alla Camera per la fiducia. Qui lo sbraco di Di Pietro, e qui il discorso di Bersani: la differenza fra un'opposizione che urla e sbraita su un'unico tema senza portare a nulla (e a tratti decisamente imbarazzante), e una argomentata e ficcante, che affronta la controparte in modo serio e sui temi che riguardano tutti. E questo e' il commento di Francesco Costa fatto quando gia' era chiaro che Silvio avrebbe avuto la fiducia:
Siccome è scontato che il governo avrà la fiducia della Camera, ed è scontato che ce l’avrà in misura mai così larga, passiamo direttamente alla sintetica analisi. I finiani la voteranno perché al momento decisivo non sono mancati mai, e giustamente: si chiama logoramento per un motivo. Il terzo polo non esiste e il voto di oggi ne è la dimostrazione plastica: chissà che ne diranno quelli che per settimane ne hanno favoleggiato sui giornali. Ora Berlusconi dovrà paradossalmente gestire una maggioranza molto più grande di quella che aveva prima. Ma sarà anche una maggioranza più debole, e il premier dovrà decidere se concordare ogni passo con i finiani oppure con cespugli e cespuglietti, con Nucara, con Lombardo e con Calearo. Buona fortuna.
Intanto mentre tutti seguivano quello che accadeva alla Camera, al Senato viene approvato e rimandato alla Camera il famigerato DDL 1167, detto anche, non a caso, “legge porcata sul lavoro”. Il testo, gia' bocciato da Napolitano e riproposto con modifiche risibili, prevede che il datoro di lavoro possa proporre ai propri dipendenti un contratto non piu' soggetto al contratto nazionale e alla contrattazione collettiva. Eventuali vertenze successive verranno giudicate da un arbitro che dovra' basarsi sul contratto privato e non piu' su quello collettivo: una mazzata per i diritti dei lavoratori. Ma noi siamo qui a parlare di Porci, di case a Montecarlo e di futuristi ricattatori....
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mercoledì 29 settembre 2010
I "100 luoghi" a Firenze
Io ho partecipato all'assemblea di Sant'Jacopino, in cui e' stato presentato il nuovo progetto di riassetto della piazza. L'impressione della serata non e' stata toppo positiva: nonostante le buone intenzione della presentazione, il consigliere comunale Massimo Fratini ha fatto fatica a gestire i piu' nervosi e porsi in ascolto delle opinioni dei cittadini (dalle piu' strane e poco condivisibili come piu' macchine e piu' aree per cani a suggerimenti molto intelligenti sia di impostazione e di ottica nel riassetto della piazza sia di merito), e i tecnici comunali presenti non si sono dimostrati in grado di gestire le richieste di chiarimenti da parte dei presenti. L'impressione e' stata quella di un progetto che verra' lasciato in ogni caso cosi' com'e', ed e' prevalsa la voglia di far prevalere l'aspetto mediatico dell'evento: la conta dei presenti, la foto finale, l'istant report via web da mandare tassativamente entro le 23:30 a Palazzo Vecchio. Anche se qualcuno faceva notare che le istanze emerse, come il necessario cambio di prospettiva per la piazza da sodo di traffico a punto di aggregazione, fossero state banalizzate o per nulla recepite dalla sintesi, e che la discussione limitata alla piazza senza una discussione piu' ampia della viabilita' della zona fosse abbastanza poco utile. Resta il fatto che al termine della serata vari capanelli delle circa 150 persone intervenute si sono trattenute in piazza a discutere delle proposte di pedonalizzazione di questa piuttosto che dell'altra strada, di cassonetti interrati, e di dimensioni della rotonda per permettere all'autobus di girare. Almeno un risultato e' stato raggiunto...
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martedì 28 settembre 2010
Molto rumore, molto onore
Cosi' Wittgenstein commenta il molto rumore sulla battutaccia di ieri di Bossi, unico argomento su cui si e' dibattuto in giornata. Peccato che gli spunti non mancassero: la lettera di Napolitano ad Adro, la compravendita ignobile di Parlamentari da parte della maggioranza e cosi' via. Il solito fumo negli occhi per non vedere le cose serie, come la nota vicenda della casa di Montecarlo.
Filippo Facci ha spiegato perfettamente uno dei drammi del quadro politico e culturale italiano: l’abbandono di ogni responsabilità di scelta nella gerarchia delle notizie da parte dei giornalisti. E così, tutti a discutere dei ruttini di Bossi.
Ieri, a metà pomeriggio, l’uscita di Bossi sull’SPQR (Sono Porci eccetera) registrava qualcosa come duecento lanci d’agenzia: reazioni, controreazioni, querele, denunce, sfide, richieste di scuse, indignazioni da Bruxelles, altre da Tor Bella Monaca, ministri del Pdl a precisare questo e quello, serie proposte di perizia psichiatrica, i giornalisti gasati perché anche per oggi (ieri) c’era l’ennesima cazzata da rilanciare, ingigantire, trasformare in caso con approfondimenti, ricostruzione dei precedenti, analisi dietrologiche: che dirà Silvio, che farà Giorgio? E Ballarò? Oddio, e Annozero? Questo mentre Bossi era a Lazzate, domenica sera, e a Lazzate è rimasto. Lui è ruota, noi i criceti.
mercoledì 22 settembre 2010
Allenati per la vita?
Un protocollo di intesa fra i Ministeri della (d)Istruzione e della Difesa ha portato all'attivazione di un corso teorico e pratico rivolto agli studenti della scuola secondaria superiore. Il corso si chiama "allenati per la vita", ed e' gia' stato sperimentato gli scorsi anno dalle scuole lombarde.
E cosa serve secondo i ministri Gelmini e La Russa per essere allenati per la vita? Il rispetto dell'altro, specie se diverso da noi? Lo spirio di servizio? La responsabilita' verso i beni comuni? Certo che no!
Dopo le lezioni teoriche “che possono essere inserite nell’attività scolastica di “Diritto e Costituzione” seguiranno corsi di primo soccorso, arrampicata, nuoto e salvataggio e “orienteering”, vale a dire sopravvivenza e senso di orientamento, (ma l’autore della circolare scrive orientiring, coniando un neologismo). Non solo, ma agli studenti si insegnerà a tirare con l’arco e a sparare con la pistola (ad aria compressa). E in più “percorsi ginnico-militari”.
La circolare prova a spiegare il perché bisogna insegnare la vita e la Costituzione a uno studente liceale facendolo sparare con una pistola ad aria compressa: “Le attività in argomento permettono di avvicinare, in modo innovativo e coinvolgente, il mondo della scuola alla forze armate, alla protezione civile, alla croce rossa e ai gruppi volontari del soccorso”. Non solo, sparare permettera' anche di "evidenziare l’importanza del benessere personale e della collettività attraverso il contrasto al “bullismo” grazie al lavoro di squadra che determina l’aumento dell’autostima individuale ed il senso di appartenenza ad un gruppo”. Almeno con una pistola ci si potra' fare giustizia da soli, evidentemente. Seguirà, a fine corso, “una gara pratica tra pattuglie di studenti”, probabilmente per selezionare i migliori per partecipare alle ronde padane.
Il tutto mentre non ci sono i soldi per insegnanti di sostegno, tempo pieno, supplenti. Ecco dove finiscono i soldi che risparmiano... libro e moschetto come ai vecchi tempi di Benito.
giovedì 16 settembre 2010
mercoledì 15 settembre 2010
La scuola di pochi
Ad Adro, nel bresciano, una scuola pubblica e' stata costruita tappezzata di simboli leghisti e intitolata a un defunto docente leghista. I crocifissi sono stati ben avvitati sui muri, e il maiale sara' servito per forza anche ai bambini islamici. Il comune non e' nuovo a pensate del genere, tempo fa aveva lasciato a digiuno alcuni bambini figli di immigrati perche' in ritardo coi pagamenti della retta scolastica.
Mentre il ministro dell'istruzione minimizza parlando di "folklore" e il sindaco si difende sostenendo che quello sia in realta' il "sole delle alpi" di celtica (forse) origine, qualcuno si domanda se la' nel nord sappiano cosa significa "simbolo" e si preoccupa che ormai in questo nostro paese ormai si siano persi tutti gli anticorpi attivati in vent'anni e faticosamente conservati fino ad oggi in epoca repubblicana. Perche' il fatto rivela tanto della cultura che lo sorregge: nessuno dopo il regime aveva osato far entrare dei simboli di una parte politica in una scuola pubblica, ed e' un'enormita' che al rappresentate di una comunita' sia potuto venire in mente, cosi' che i ministri della repubblica giustifichino e minimizzino. Per fortuna qualcuno si indigna, e sabato ad Adro ci sara' una manifestazione di protesta. Qualcuno ha anche scritto a Napolitano:
Signor Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano,
Lei è certamente a conoscenza della vicenda della scuola pubblica di Adro, in provincia di Brescia. All’inaugurazione della struttura, in coincidenza con l’apertura dell’anno scolastico, i cittadini e i rappresentanti delle istituzioni territoriali hanno potuto vedere per la prima volta i nuovi locali del plesso scolastico, primaria e secondaria inferiore, e con stupore constatare che dovunque, nei locali, sui banchi – dove i bambini e i ragazzi studieranno e assisteranno alle lezioni – nei bagni, sui vetri, perfino sullo zerbino all’ingresso, è stato inciso il simbolo del partito della Lega Nord, il cosiddetto Sole delle Alpi.
L’intera vicenda del nuovo complesso scolastico di Adro, presenta numerosi punti oscuri, a cominciare dalla decisione di intestare la scuola al docente universitario e parlamentare della Lega Nord, Gianfranco Miglio, la cui intera opera intellettuale non sembra paragonabile a quelle di personalità accademiche e scientifiche di altissima levatura che hanno contribuito al Sapere della Nazione e che per questo meritano l’onore dell’intestazione di una scuola o di un istituto dello Stato. Inoltre, secondo alcuni mezzi di informazione, il procedimento per l’intestazione sarebbe stato viziato da alcune irregolarità, come l’assenza della necessaria pronuncia del Consiglio d’Istituto.
Sono molti anche gli interrogativi su come si è addivenuti alla costruzione del nuovo complesso scolastico: diverse fonti giornalistiche raccontano che il costo della costruzione della scuola e degli arredi e beni strumentali, circa sei milioni di euro, sarebbe ricaduto su non meglio identificati “imprenditori locali e singoli cittadini entusiasti dell’iniziativa”; la quale però non sarebbe avvenuta per spirito di mecenatismo o di liberalità disinteressata, ma dietro oscure promesse di cambi di destinazione d’uso dei terreni su cui la scuola è costruita o altri in via di individuazione, con paventati mutui che starebbero per essere accesi da parte del comune per “l’acquisto di beni che precedentemente erano già suoi” e via discorrendo, in una vicenda dove i punti oscuri certamente non mancano.
Ma su queste e altre vicende gli organi preposti al controllo della legittimità e della legalità degli atti pubblici, così come i mezzi di informazione per la parte spettante all’opinione pubblica, non faranno mancare certamente la loro necessaria opera, e non è questo l’oggetto di questa lettera.
Il motivo invece risiede invece nella profonda inquietudine e nel malessere che coglie qualsiasi cittadino realmente democratico nel vedere nei locali di una scuola dello Stato la presenza diffusa, ossessiva, capillare, del simbolo di un partito politico molto ben identificato, la Lega Nord, inciso in tutto l’edificio, quasi a suggellare la titolarità della scuola stessa in capo al partito, in una sorta di proprietà privata partitica o di un farsesco copyright intellettuale.
Chi scrive ha appreso, proprio in una scuola pubblica come quella di Adro, che in una nazione democratica l’istruzione pubblica è compito fondamentale assegnato allo Stato che allo scopo assicura gli istituti di istruzione e li pone sotto la sua esclusiva tutela, sovrintende al loro funzionamento e assicura il bene primario dell’istruzione, che è libera e scevra da qualsiasi condizionamento. E’ di tutta evidenza, dunque, come la scuola di Adro, con la presenza del simbolo di un partito politico disseminato ovunque, leda irreparabilmente il principio costituzionale della libertà di insegnamento e della titolarità esclusiva dello stato democratico nell’istruzione pubblica dei suoi cittadini.
Cosa devono pensare i bambini e i ragazzi di Adro nel vedere la presenza del simbolo del partito politico di maggioranza relativa del paese nella loro scuola pubblica? Che la loro istruzione è sostenuta dal partito? Che possono studiare e sperare in un futuro migliore se seguiranno le indicazioni del partito che già adesso si sta occupando della loro formazione? E magari nel loro futuro sarà ancora una volta il partito a inserirli nel mondo del lavoro o per mettere su famiglia?
Il sindaco di Adro, già noto alle cronache per la recente decisione di sospendere il servizio mensa della stessa scuola per “punire” i genitori insolventi che non pagavano la retta”, in violazione totale della Convenzione per i diritti dell’Infanzia, ratificata anche dall’Italia di cui Adro fa ancora parte, fino a prova contraria, ha sostenuto, puerilmente, che quel simbolo non è quello della Lega Nord di cui il primo cittadino fa parte, ma quello di un sedicente simbolo tradizionale del luogo, indentificato come Sole delle Alpi, aggiungendo con ciò alla violazione democratica che si sta compiendo, l’offesa all’intelligenza di tutti i cittadini italiani, aderenti alla Lega Nord Compresa.
Questa iniziativa antidemocratica e degna di uno stato totalitario – i cui sinistri spettri provenienti dal nostro recente passato ancora aleggiano e sempre più spesso sembrano ritrovare, in iniziative sciagurate come questa, rinnovato vigore – è stata definita dal Ministro dell’Istruzione come semplice “folklore”, non trovando alcuna netta presa di distanza e meno che mai gli immediati provvedimenti commisurati alla gravità del fatto tesi a rimuovere la violazione costituzionale compiuta con questo sconsiderato e pericoloso gesto.
Un gesto che, in assenza di autorevoli e autentici interventi delle Autorità politiche e costituzionali che chiariscano i confini da non superare in una democrazia nell’uso e utilizzo di beni pubblici, potrebbe essere solo il primo in ordine di tempo, in un susseguirsi di ulteriori e gravi iniziative tese a politicizzare o privatizzare gli istituti di istruzione pubblici, dal cui corretto funzionamento ed esercizio dipende il futuro dei cittadini italiani e della democrazia di questo Paese.
E’ per questo che in qualità di Capo dello Stato e di rappresentante dell’Unità Nazionale, è necessario e urgente un pronunciamento del Presidente della Repubblica Italiana su questa triste e inaccettabile vicenda, affinché diventi comprensibile a tutti in cosa si sustanziano la democrazia e il concetto di bene pubblico, e cosa significhino realmente i principi costituzionali di eguaglianza dei cittadini e di libertà dell’insegnamento, che deve avvenire scevro da qualsivoglia condizionamento politico e sociale e libero da qualsiasi ingerenza o tentativo di usurpazione da parte di chiunque, cosicché gli organi preposti alla difesa della sovranità pubblica, a cominciare dal Ministro dell’Istruzione, possano trovare conforto e sostegno nelle parole della più alta autorità politica di questo Paese e agire per ripristinare il principio costituzionale e democratico violato e prevenire altre sconsiderate e antidemocratiche iniziative che lungi dall’essere “folkloristiche” sono gravi e pericolose e con l’istruzione pubblica non hanno niente a che fare.
Giovanni Franchini
martedì 14 settembre 2010
Giustificazioni
"Quello che è successo l'altroieri sera non doveva accadere, e la Libia si è scusata". Lo annuncia - nel corso del programma Mattino 5, a Canale 5 - il ministro dell'Interno, Roberto Maroni -. Immagino che abbiano scambiato il peschereccio per una nave che trasportava clandestini, ma con l'inchiesta che abbiamo aperto verificheremo cos'è accaduto"
Evidentemente ai clandestini le motovedette libiche con militari italiani a bordo sparano di proposito ad altezza uomo. Complimenti.
giovedì 9 settembre 2010
Non ci credo
Nell’autunno caldo della protesta dei precari della scuola, il Ministro Maria Stellasenzacielo Gelmini ci spiega che uno dei punti di riferimento per la didattica italiana dovrebbe essere Mike Bongiorno. La dichiarazione è stata fatta ieri a Milano durante la presentazione della Fondazione Mike dedicata al presentatore scomparso un anno fa. Alla cerimonia, che si è tenuta a Palazzo Marino, c’era oltre al Ministro e al Sindaco Moratti, varie autorità tutto il Gotha televisivo: dai presidenti di Rai e Mediaset, Paolo Garimberti e Fedele Confalonieri, a Tom Mockridge Ad di Sky. Avrebbe detto il Ministro, ricordando Bongiorno:
Bisognerebbe ricordare lui, quando si studiano i principi della carte costituzionale. Mike dovrebbe stare nell’ora di educazione alla cittadinanza perché è stato un buon cittadino. Alla vigilia delle celebrazioni del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia la scuola deve ricordare Mike Bongiorno
Con buona pace della costituente! Infine, sarebbe arrivato un suggerimento al Ministro Gelmini da parte di Aldo Grasso, membro del comitato scientifico (!!) della Fondazione:
Nelle aule il ministro metta un videoregistratore per mostrare agli studenti il meglio della televisione.
Temo manchi veramente poco...
mercoledì 8 settembre 2010
Silenzio
Tacciono quasi tutti i media sull'omicidio di Angelo Vassallo, sindaco di Pellica nel Cilento (via Cosimo).
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Categorie: angelo vassallo, cosimo, giustizia, legalita', mafia
martedì 7 settembre 2010
De gustibus
Giovanni Fontana, sul suo Distanti Saluti, commenta cosi' il discorso di Fini a Mirabello, quello che e' piaciuto a tutti fuorche' a Berlusconi e che addirittura per qualcuno era piuttosto vicino al Lingotto Veltroniano:
Ieri notte ho sentito il discorso di Fini, e ho realizzato – una volta di più, ce ne fosse il bisogno – che io il mio Paese non lo capisco: perché non è soltanto il fatto che l’Italia è un Paese conservatore, come ho cercato di spiegarmi diverse volte, non basta.
Voglio dire: io sono una persona di sinistra, almeno nel senso in cui la sinistra è sempre stata intesa, e perciò è naturale che un discorso profondamente di destra – onorepatriaeffamiglia – come quello che ha fatto Fini a Mirabello non mi piaccia, per quanto ne risconosca la dignità politica: su immigrazione, legalità, ordem e conservação, dice cose completamente all’opposto di quella che è la mia cultura ideale di progressismo e vicinanza ai senza diritti.
Perciò io mi aspetterei che – dài, è ovvio – chi dice cose di sinistra dovrebbe piacere alla gente come me, Gianfranco Fini dovrebbe piacere alla gente di destra, e Silvio Berlusconi – per le ragioni che sappiamo tutti – non dovrebbe piacere a nessuno.
Invece Berlusconi piace a quelli di destra. Fini piace a quelli di sinistra. E la sinistra non piace a nessuno.
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venerdì 3 settembre 2010
Quagliarella sbanca il lotto!
L’inopinata cessione di Fabio Quagliarella ai gobbi, oltre alla vicenda degli zainetti scolastici ha un secondo corollario curioso.
Sulla ruota di Napoli è infatti puntualmente uscito l’ambo 27 e 71 che sembra sia stato giocato a Napoli da migliaia di persone.
Per i non esperti 27 era il numero di maglia del neo-gobbo e 71 può essere tradotto in italiano come “l’uomo deprecabile”. In napoletano “l’omm’e mm***a”.
Pubblicato da beffatotale alle 11:26 0 commenti
Categorie: calcio, geniale, napolitano, quagliarella
Indignazioni che non lo erano
Circola ormai da molti giorni una mobilitazione non indifferente contro la casa editrice Mondadori, accusata di conflitto di interesse e di essersi fatta confezionare una leggina per non pagare al fisco 350 milioni. Tutto nasce da un articolo di Massimo Giannini, vicedirettore di La Repubblica, apparso nel quotidiano il 19 agosto scorso, ma e' stato amplificato da una lettera di Vito Mancuso, che scrive appunto per Mondadori, che a quell'articolo ne ha tratto una crisi di coscienza (ma non lo sapeva prima chi era il padrone della Mondadori?), che l'ha portato a lasciare la casa editrice. Si tratta dell'ennesimo caso di conflitto di interesse? Ovviamente si', come quasi per ogni legge che venga approvata visto che il capo del Governo e' proprietario anche di quasi tutto. Si tratta di uno scandalo inaccettabile? Forse no.
Tutto comincia nel 1991 si fondono due aziende: la Arnoldo Mondadori Editore e la Arnoldo Mondadori Editore Finanziaria. Nello stesso anno viene contestata dall’Agenzie delle Entrate l’elusione di imposte per 200 miliardi: la fusione tra un’azienda in attivo ed un’altra in perdita pare venga sempre cotestata dal fisco, visto che la compensazione tra profitti (di un’azienda) e perdite (dell’altra) porti ad una indebita riduzione delle imposte da pagarsi da parte di quella in utile. Il discrimine, ciò che rendeva e rende perfettamente lecita una tale operazione è l’interesse economico (non fiscale) della fusione. Tuttavia in questo caso Mondadori riesce a dimostrare la rilevanza (e l’interesse) economica della fusione davanti a due Commissioni tributare sia in primo grado che in appello. Nel 2008, 17 ani dopo (!!), l’iter della contestazione non è ancora finito. Lo “stato” (che ha perso già due volte) ricorre in Cassazione, mentre la cifra che si contesta a Mondadori è lievitata a 350 milioni di euro grazie a interessi, indennità di mora e sanzioni. Nel 2010 accade ciò che Repubblica e Mancuso hanno dettagliatamente descritto: alle aziende che hanno già vinto in primo e in secondo grado, viede data la possibilità di chiudere la lite tributaria (prima del giudizio in Cassazione) con il pagamento del 5% del “contestato” iniziale. Nel caso di Mondadori 8,6 milioni di euro. 8,6 milioni di euro che secondo lo stato (attraverso due sentenze) non erano dovuti. Piu' che uno scandalo di evasione fiscale, pare piu' una storia di mala-giustizia, con un'azienda che preferisce pagare una cifra che le consenta di sfuggire ad una spada di Damocle. Come se mancassero gli scandali veri, e i conflitti di interesse ben piu' gravi di questo. Giulio Mozzi si dilunga ben piu' di cosi' nello spiegare perche' lo scandalo non sia poi uno scandalo.
Resta il fatto che tutte le anime candide che solo adesso si sono resi conto di chi sia il padrone di Mondadori e Einauido e si stracciano le vesti, avrebbero dovuto pensarci prima e seguire l'esempio di Mario Cardinali e del Vernacoliere.
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giovedì 2 settembre 2010
Dimissioni?
Monsignor Agostino Marchetto, Segretario del Pontificio consiglio dei migranti e degli itineranti, ha lasciato ieri il suo incarico. L’arcivescovo ha settanta anni ma, spiegano dal Vaticano, in quanto ex nunzio può chiedere di andare in pensione cinque anni in anticipo rispetto all'età canonica per gli altri vescovi.
Marchetto in questi anni è intervenuto più volte sulle politiche migratorie dell’Italia e di altri Paesi Ue, non risparmiando critiche molto dure, ad esempio riguardo ai respingimenti in mare o alle norme del pacchetto sicurezza. Nei giorni scorsi era intervenuto anche sui rimpatri dei rom avviati dal governo francese, sottolineando che non si può colpevolizzare un'intera popolazione per violazioni di legge commesse da alcuni. Fonti vaticane e le stesse dichiarazioni ufficiali del prelato negano ogni correlazione tra le dimissioni e le polemiche degli ultimi giorni, e sottolineano che l'arcivescovo aveva presentato da tempo le proprie dimissioni in vista del compimento dei 70 anni. La coincidenza fa comunque pensare, come fanno pensare le parole di Marchetto: "Ciascuno risponde a Dio, alla propria coscienza e alla chiesa delle sue posizioni. Io mi sono sentito in dovere di prendere certe posizioni, anche se non tutti erano d'accordo e ho incontrato le difficoltà che tutti conoscono". Le sue prese di posizioni erano state infatti spesso criticate non solo dai governi ma anche dagli stessi ambienti Vaticani, che sembrano avere piu' a cuore i buoni rapporti con i potenti di turno che le sorti dei migranti...
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