Il ponte
Marco Polo descrive un ponte, pietra per pietra. «Ma quale è la pietra che sostiene il ponte?» chiede Kublai Kan. «Il ponte non è sostenuto da questa o quella pietra» risponde Marco «ma dalla linea dell’arco che esse formano». Kublai Kan rimane silenzioso, riflettendo. Poi soggiunge: «Perché mi parli delle pietre? E’ solo dell’arco che m’importa». Polo risponde: «Senza pietre non c’è arco».
Italo Calvino, Le città invisibili
Italo Calvino, Le città invisibili
Perche' votare, e votare PD? In questi giorni sto parlando con molti amici. Per confrontarmi con il loro punto di vista, e gia' che ci sono per cercare di convincere i famosi 5 indecisi che ci ha raccomandato Uolter. Per ora sono a 4 e mezzo, ma mi ha colpito il gran numero di persone che nauseata dagli esiti della scorsa legislatura, dai toni e dai temi della campagna elettorale che la destra ha imposto e proposto, dall'inerzia del paese nei confronti di un cambiamento vero e profondo, ha deciso di non esercitare il proprio diritto di voto, a dire la loro sulla gestione del bene di tutti. Io credo che questa sia la rovina maggiore e l'eredita' peggiore di questi anni di Berlusconismo e di governi deboli e incapaci di reggere saldamente il timone. Credo non ci sia niente di peggiore che sostituire in una persona la volonta' di contribuire con il proprio voto alla costruzione del bene comune, con una consapevolezza di inutilita' e di disillusione. Eppure sento, sempre piu' forte, spirare un'aria nuova. E per contribuire nel mio piccolo a far si' che possa gonfiare al piu' presto le vele italiane, ho deciso di scrivere, da qua al 12 Aprile, una serie di post con qualche buona ragione per andare a votare, e votare PD.
Si comincia dal ponte. Perche' il ponte (non quello di Messina...) e' una delle urgenze maggiori per la societa' italiana. Una societa' che ha bisogno di lavorare per unire e non per dividere. Che ha bisogno come non mai di mettere in comunicazione e in confronto fra loro le diverse anime che la compongono, anime che finora si sono solamente arroccate, ognuno dietro la sua trincea, a difesa dei loro privilegi di casta o corporazione. Che sono state capaci soltanto di urlarsi addosso e di cospargersi vicendevolmente di pomodori, di insulti, di raggirarsi a vicenda. Spinte da una destra che in questi anni non ha fatto altro che soffiare sul fuoco del particolarismo e dell'egoismo, sull'idea che insieme si puo' solo affondare, si salvi chi puo'. Con il risultato che mentre chi puo' cerca la propria scialuppa, l'acqua nella stiva si alza sempre piu' velocemente. Citava qualche tempo fa in un bel post Kkarl una chiarissima frase di Adriano Sofri a Giuliano Ferrara, che sta portando avanti una campagna esemplare di questo modo di intendere la politica a cui accennavo: "… tuttavia, anche se avessi ragione, hai torto. Perché hai eccitato e guadagnato applausi di una parte e rabbia di un’altra. Le parti sono rimaste quelle di prima: solo più distanti e più impazienti". Come piu' distanti e impazienti, chiuse e in difesa, sono da decenni le posizioni diverse in Italia su ogni tema: sociale, economico, etico, e addirittura tecnico in tempi di mondiali o di finali di coppa. In questa situazione, terribile e prossima al tracollo, e' nato, finalmente, un partito nuovo. Un partito ponte, fatto di coerenza e di mediazione. Fatto di incontro fra le grandi tradizioni riformiste e progressiste del nostro paese, quella cattolica e quella socialista, che si sono finalmente incontrate e accasate in uno spazio condiviso. Ognuno con le proprie radici e i propri bagagli, ma con la voglia di aprirli e condividerli con chi su molti punti ha una visione comune, mentre su altri ha un'angolazione diversa. Per raggiungere un progetto di sintesi culturale, politica e fattiva che risponda alle esigenze di una società plurale, e da troppo tempo contrapposta. Un partito ponte tra un passato fatto di campanili e trincee e un futuro di dialogo e di crescita; un partito ponte da corporazioni di particolarismi a una societa' feconda. Capace di pensare e progettare, basta leggersi il programma, un paese piu' omogeneo e piu' giusto, dove favoritismi, corruzione e privilegi lascino il posto a una vera redistribuzione delle risorse e della ricchezza, al primato del merito e delle pari opportunita' per tutti. Un partito che e' stato assediato fin dal suo nascere dal tentativo, non riuscito, di lacerare le sue anime cosi' faticosamente, e fecondamente, riunite con un dibattito sulla laicita' posto su un piano unicamente e aspramente conflittuale, soffiando su venti di filopapismo e anticlericalismo sollevati ad arte da una parte e dall'altra dal Family Day in poi. Eppure il PD ha resistito e sta resistendo, convinto che la negoziabilita' dei valori, come ha detto Rosy Bindi, sia la garanzia della loro fecondita' nella storia. Convinto che laicita' non significa negare l'altro e le sue convinzioni, ma trovare un fecondo dialogo fra anime diverse, comprendendo le realta' e i problemi da ogni punto di vista, senza pregiudizi e verita' assolute dietro cui mascherarsi per ignorare i problemi e la complessita' della realta'. Convinto che candidare operai e imprenditori, cattolici e atei, non sia una contraddizione ma una ricchezza. Perche' l'arco e' fatto di pietre.
A dimostrazione di quanto sia molto piu' difficile costruire ponti che distruggerli, l'immagine quassu' del ponte di Mostar, preso a cannonate proprio perche' simbolo dell'alleanza tra due mondi che si volevano ad ogni costo separare. Tutta la guerra nell ex-Jugoslavia e' stata in generale la dimostrazione del risultato di una politica che mira a dividere, di come sia troppo piu' facile abbattere e mettere le persone l'una contro l'altra che gettare ponti e confronti. Diceva invece Danilo Dolci in una splendida poesia che "Rivoluzione è incontrarsi con sapiente pazienza". Ecco, appunto. Una rivoluzione vera si puo' fare. Si deve fare. Anche per questo Domenica andro' a votare, e votero' PD. (1-continua)
Si comincia dal ponte. Perche' il ponte (non quello di Messina...) e' una delle urgenze maggiori per la societa' italiana. Una societa' che ha bisogno di lavorare per unire e non per dividere. Che ha bisogno come non mai di mettere in comunicazione e in confronto fra loro le diverse anime che la compongono, anime che finora si sono solamente arroccate, ognuno dietro la sua trincea, a difesa dei loro privilegi di casta o corporazione. Che sono state capaci soltanto di urlarsi addosso e di cospargersi vicendevolmente di pomodori, di insulti, di raggirarsi a vicenda. Spinte da una destra che in questi anni non ha fatto altro che soffiare sul fuoco del particolarismo e dell'egoismo, sull'idea che insieme si puo' solo affondare, si salvi chi puo'. Con il risultato che mentre chi puo' cerca la propria scialuppa, l'acqua nella stiva si alza sempre piu' velocemente. Citava qualche tempo fa in un bel post Kkarl una chiarissima frase di Adriano Sofri a Giuliano Ferrara, che sta portando avanti una campagna esemplare di questo modo di intendere la politica a cui accennavo: "… tuttavia, anche se avessi ragione, hai torto. Perché hai eccitato e guadagnato applausi di una parte e rabbia di un’altra. Le parti sono rimaste quelle di prima: solo più distanti e più impazienti". Come piu' distanti e impazienti, chiuse e in difesa, sono da decenni le posizioni diverse in Italia su ogni tema: sociale, economico, etico, e addirittura tecnico in tempi di mondiali o di finali di coppa. In questa situazione, terribile e prossima al tracollo, e' nato, finalmente, un partito nuovo. Un partito ponte, fatto di coerenza e di mediazione. Fatto di incontro fra le grandi tradizioni riformiste e progressiste del nostro paese, quella cattolica e quella socialista, che si sono finalmente incontrate e accasate in uno spazio condiviso. Ognuno con le proprie radici e i propri bagagli, ma con la voglia di aprirli e condividerli con chi su molti punti ha una visione comune, mentre su altri ha un'angolazione diversa. Per raggiungere un progetto di sintesi culturale, politica e fattiva che risponda alle esigenze di una società plurale, e da troppo tempo contrapposta. Un partito ponte tra un passato fatto di campanili e trincee e un futuro di dialogo e di crescita; un partito ponte da corporazioni di particolarismi a una societa' feconda. Capace di pensare e progettare, basta leggersi il programma, un paese piu' omogeneo e piu' giusto, dove favoritismi, corruzione e privilegi lascino il posto a una vera redistribuzione delle risorse e della ricchezza, al primato del merito e delle pari opportunita' per tutti. Un partito che e' stato assediato fin dal suo nascere dal tentativo, non riuscito, di lacerare le sue anime cosi' faticosamente, e fecondamente, riunite con un dibattito sulla laicita' posto su un piano unicamente e aspramente conflittuale, soffiando su venti di filopapismo e anticlericalismo sollevati ad arte da una parte e dall'altra dal Family Day in poi. Eppure il PD ha resistito e sta resistendo, convinto che la negoziabilita' dei valori, come ha detto Rosy Bindi, sia la garanzia della loro fecondita' nella storia. Convinto che laicita' non significa negare l'altro e le sue convinzioni, ma trovare un fecondo dialogo fra anime diverse, comprendendo le realta' e i problemi da ogni punto di vista, senza pregiudizi e verita' assolute dietro cui mascherarsi per ignorare i problemi e la complessita' della realta'. Convinto che candidare operai e imprenditori, cattolici e atei, non sia una contraddizione ma una ricchezza. Perche' l'arco e' fatto di pietre.
A dimostrazione di quanto sia molto piu' difficile costruire ponti che distruggerli, l'immagine quassu' del ponte di Mostar, preso a cannonate proprio perche' simbolo dell'alleanza tra due mondi che si volevano ad ogni costo separare. Tutta la guerra nell ex-Jugoslavia e' stata in generale la dimostrazione del risultato di una politica che mira a dividere, di come sia troppo piu' facile abbattere e mettere le persone l'una contro l'altra che gettare ponti e confronti. Diceva invece Danilo Dolci in una splendida poesia che "Rivoluzione è incontrarsi con sapiente pazienza". Ecco, appunto. Una rivoluzione vera si puo' fare. Si deve fare. Anche per questo Domenica andro' a votare, e votero' PD. (1-continua)
5 commenti:
Molto efficace l'immagine del ponte per spiegare la strategia delle scelte di Uolter (purtroppo spesso banalizzato con l'immagine del "ma anche" che ha un indubbio impatto cabarettistico...). E molto tempestiva l'idea di spronare gli elettori al voto, visto l'aria che tira.. http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=4368&ID_sezione=&sezione=
Attendo i prossimi post!
Io son i' mezzo...?
No, e' un amico che vota PD solo al senato (!!). Veramente non ancora capito se posso metterti nei punti a favore o no! Direi ancora no... ;-)!
ero i mezzo...
Beh, due mezzi fa un intero! Ma ti sei deciso?
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