venerdì 4 maggio 2007

Canzone del Maggio

Il 3 Maggio 1968 le autorita' francesi davano l'ordine di sgombrare l'occupata universita' della Sorbona, dando inizio agli scontri del Maggio francese.
De Andre' si ispira a quelle vicende nello splendido album "Storia di un impiegato", in cui dipinge un lucido affresco delle pulsioni di quegli anni, del tentativo di diminuire la distanza fra potere e societa', di rendere la societa' stessa migliore. Ne ricostruisce il fallimento, l'adeguamento e la rinuncia di molti, la degenerazione nel terrorismo degli anni di piombo.
Questa e' la splendida canzone di apertura, Canzone del Maggio, liberamente ispirata a uno dei canti degli studenti francesi, e ancora assolutamente attuale.



Per finire, una poesia scritta negli stessi anni da Danilo Dolci,
educatore, sociologo, animatore sociale e poeta triestino, ma vissuto per larga parte della sua vita in Sicilia. Con un augurio che le rivoluzioni, cosi' come le pensava Danilo, non possano cessare mai.


Chi si spaventa quando sente dire
"rivoluzione"
forse non ha capito.

Non è rivoluzione tirare una sassata in testa a uno sbirro,
sputare addosso a un poveraccio che ha messo una divisa
non sapendo come mangiare;
non è incendiare il municipio o le carte in catasto
per andare da stupidi in galera
rinforzando il nemico di pretesti.

Quando ci si agita per giungere al potere e non si arriva
non è rivoluzione, si è mancata;
se si giunge al potere e la sostanza dei rapporti rimane come prima,
rivoluzione tradita.

Rivoluzione è distinguere il buono già vivente,
sapendolo godere sani, senza rimorsi,
amore, riconoscersi con gioia.

Rivoluzione
è curare il curabile profondamente e presto,
è rendere ciascuno responsabile.

Rivoluzione è incontrarsi con sapiente pazienza
assumendo rapporti essenziali tra terra, cielo e uomini:
ostie sì, quando necessita, sfruttati no,
i dispersi atomi umani divengano nuovi organismi
e lottino nettando via ogni marcio, ogni mafia.

Da D.Dolci, Poema umano, Einaudi, Torino 1974.

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