Primomaggio
Mio padre aveva un lavoro
Col suo lavoro si sentiva sicuro
Peccato che non si sia accorto
Che stava arrivando arrivando il futuro. (Carlo Fava)
Oggi e' il Primo Maggio. E' la festa dei lavoratori. E' anche una festa d'Italia, una "Repubblica fondata sul lavoro". Annualmente cidovrebbe ricordare l'impegno del movimento sindacale ed i traguardi raggiunti in campo economico e sociale dai lavoratori.
Ma oggi, all'alba del XXI secolo, la festa dei lavoratori fa sorridere (o piangere, a seconda dei punti di vista): il lavoratore e' una razza in estinzione, dovrebbe stare negli zoo. Oggi ci sono gli "uomini flessibili". Qualcuno dovrebbe spiegarlo a quelli del concertone, delle bandiere rosse, azzurre e compagnia, che stanno difendendo per lo piu' una razza di privilegiati. Quelli col contratto vero, con i diritti veri. Con le ferie e la malattia. Gli uomini flessibili, bonta' loro, non hanno certezze, solidita', assistenza, diritti, visibilita'. Hanno solo rischio, incertezza, promesse dei sindacati e dei candidati alle elezioni di turno.
Vabbe', mi direte, non esageriamo. In fondo essere dinamici e' un bene. E chi e' più preparato, più formato, più meritevole, più giovane ha la strada spianata! La flessibilità dovrebbe essere il sue elemento naturale. Come la giungla per la tigre. Certo, come no. L'Istat infatti ci dice che in Italia, e in Europa solo in Italia, nel 2005 il tasso di occupazione per i giovani tra i 20 e 29 anni era inversamente proporzionale al tasso di istruzione. Ovvero, tra i disoccupati erano il doppio quelli con titolo di studio superiore alla laurea che quelli con la licenza media.
E' evidente che c'e' qualcosa che non va. Che l'Italia non e' un paese fondato sul lavoro. E' un paese fondato sul precariato dei giovani, senza diritti, senza futuro e pagati con paghe insulse, a cui naturalmente detrarre le tasse necessarie per le pensioni dei vecchietti di oggi. Giovani che andranno in pensione con il 35% del loro stipendio già misero, perché non ci saranno più soldi per le loro di pensioni. Per avere un quadro più completo della situazione vi consiglio caldamente di leggere il il pamphlet, pubblicato on-line, scritto da Federico Mello e intitolato "L’Italia spiegata a mio nonno".
“L’Italia spiegata a mio nonno” ci racconta perché questa generazione non ha la possibilità di diventare adulta. Perche' per noi giovani in Italia non c'e' posto. Non c'e' posto nella politica: nel Parlamento italiano gli under 35 sono sei su novecentoquarantacinque, con una rappresentanza dello 0,7%. Gli elettori under 35 sono però quasi quattordici milioni, pari al 27,5% dell’elettorato complessivo. Non c'e' posto nella ricerca, nell'università: i professori universitari con meno di 35 anni in Italia sono 9, in Francia il 12%. La bocciofila e' al potere. E' ora di un'inversione, di una GenerazioneU.
Ma nel frattempo non c'e' posto neanche per me. L'Italia dopo aver investito su di me durante i miei 21 anni di studio, mi ha chiuso la porta e mi ha gentilmente fatto notare che aveva scherzato, per me non c'e' posto, non servbo. Ringrazio la Germania che mi ha accolto e i contribuenti italiani per il diploma di maturità' classica, la laurea in fisica e il dottorato in astronomia da loro gentilmente sponsorizzati.
Buon Primo Maggio a tutti, e che San Precario ci assista.
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