lunedì 31 dicembre 2007

Benazir e la speranza dalle donne


A pochi giorni dall'assassinio di Benazir Bhutto, riporto l'editoriale di Vittorio Zucconi apparso su Repubblica di 2 giorni fa. Perche', come diceva padre Vannucci, solo le donne possono "pacificare la terra, conciliare i fratelli nemici, cancellare Caino e far risorgere Abele".

Era stata una donna di colore, Condoleezza Rice, la figlia vittoriosa di una doppia minorità, di genere e di razza, ad architettare il ritorno di Benazir Bhutto in Pakistan per rendere presentabile l´orrido generale Musharraf. Ed è quindi una sconfitta spaventosa per tutte le donne, quell´assassinio, che ha riaffermato ancora una volta una delle più semplici verità universali: è nello status delle donne, nella loro importanza e nella loro autorità che si misurano con precisione infallibile il grado di maturità reale di una nazione e dunque la forza di una democrazia non soltanto rituale.
Proprio perché Benazir Bhutto non era una santa né una Giovanna d´Arco senza macchia, ma l´erede di una famiglia che è stata paragonata ai Kennedy per il potere, la ricchezza e la fama niente affatto cristallina, la sua uccisione libera il campo d´osservazione da ogni pretesa di eccezionalità, riducendolo alla sua essenza: chiunque l´abbia uccisa, al Qaeda, i servizi segreti pachistani, i clan rivali, ha visto, correttamente, in lei e soppresso molto più di una nemica politica o di un´insidia grave al potere della cricca Musharraf. Ci ha visto una donna, il detonatore "soft" che avrebbe potuto far saltare la struttura sociale che regge l´arcaica e malsana impalcatura civile di un Islam non riformato, incardinato su un´Arabia Saudita dove alle donne è ancora negato addirittura il semplice diritto di voto. Se fosse stata la setta di Osama bin Laden, il terrorista che si crede prima di ogni altra cosa il custode dell´Islam minacciato dalla secolarizzazione relativista e pagana che viene da Ovest, la morte di Benazir Bhutto sarebbe perfettamente spiegabile con l´incubo che la visione di quella signora, musulmana ma istruita dalle suore di Gesù e Maria a Karachi, laureata negli Usa a Radcliffe e Harvard e poi in Gran Bretagna a Oxford, rappresenta per i neo con islamici e per il loro progetto di riportare la Umma, la comunità dei fedeli, depurata da eresie e devianze, al dominio del mondo. Mentre l´Occidente guarda rabbrividendo all´uranio, al plutonio, ai gas letali e alle armi biologiche come agli strumenti della propria possibile Apocalisse, è la donna l´arma di distruzione di massa che i regimi integralisti guardano con orrore. Nessun esercito straniero potrebbe far saltare la mullocrazia iraniana o la ipocrita oligarchia della Casa di Saud in Arabia come una generazione di donne istruite, indipendenti, forti e, si sarebbe detto un tempo, "liberate". Persino nell´Afghanistan formalmente «democratizzato», i burqa gettati al vento per la gioia delle telecamere, sono trionfalmente tornati, perché i governi passano, ma i padri, i mariti, i fratelli, rimangono. L´immensa fatica e la penosa resistenza che le società europee e americane hanno opposto e ancora oppongono alla presenza non ornamentale e non forzosa delle donne in politica, compresi quegli Stati Uniti dove l´avversione alla "antipatica" Hillary Clinton nasconde l´allergia al pensiero di una femmina "Comandante in Capo", hanno cominciato a frantumarsi in nazioni importanti. Una "cancelliera tedesca" sulla poltrona che fu di Otto Bismarck come una "Madame Presidente" nello studio del generale De Gaulle non avrebbero fatto e non fanno più scandalo, come non fecero scandalo la Thatcher o la Meir. Ma è nella società dove il maschilismo universale si incastra con il presunto dogma religioso che il muro resta insuperabile. Il caso della Bhutto avrebbe potuto far rivivere, senza questo muro dottrinale, gli eventi nelle Filippine, nazione assai poco accusabile di "femminismo"nei primi anni ‘80, quando la Casa Bianca cercò di togliersi l´imbarazzo di un altro alleato impresentabile come Ferdinand Marcos, mandandogli con la propria benedizione Ninoy Aquino, leader del dissenso in esilio. Aquino fu prontamente assassinato dai sicari di Marcos, ma una donna, la vedova, Cory Aquino, seppe raccoglierne il mantello e promuovere la rivoluzione pacifica che spazzò via i Marcos. Non soltanto il suo essere donna non fu handicap. Al contrario, in una società dove il matriarcato soppresso e represso regge la vita di tutti, maschi e femmine seppero riconoscersi in lei e vederla come una promessa, anziché una minaccia alla struttura sociale, prima che al potere politico. Nell´universo musulmano nonostante il formidabile sviluppo di nazioni come l´Indonesia e la Malaysia, il tabù della donna resta implacabile, forse inchiodato, secondo molti studiosi, a quell´editto (5, 59: 709) del Profeta nel quale Mohammed commenta critico la elevazione di una donna sul trono dei Persiani: «Un popolo governato da una donna non potrà mai vincere». Naturalmente non è necessario convertirsi all´Islam, unirsi a pellegrinaggi alla Mecca o frequentare una madrassa pachistana per trovare la sostanza, se non la forma, di questo editto anti femminile, e basta guardarsi in casa per vederlo tenacemente applicato o aggirato con umilianti trovate pubblicitaria. Anche negli effimeri regni del «socialismo reale», dietro le donne simbolo, fuse nei bronzi alla compagna partigiana o nei tazebao per la gloriosa guardia rossa, il potere è sempre rimasto ben stretto nel pugno degli uomini, inclusa quella Cina dove le due donne più celebri del XX secolo, la crudele vedova di Mao e la rapace moglie di Ciang Kaishek brillano come esempi terrificanti nella memoria popolare. Si può tuttavia sperare legittimamente che nella Cina dell´ingordo sviluppo, nell´India del progresso più diffuso (dove già una donna Hindu fu primo ministro, la signora Ghandi), nel Giappone più formalmente democratico ma sempre implacabilmente maschio, il tabù della «donna sul trono» imposto all´Islam dal Profeta cada. Ma nella galassia musulmana, nonostante la fatica di qualche rara femminista riformista e di giuristi che dissentono dall´interpretazione di quell´editto, la condizione politica delle donne è l´espressione diretta della loro condizione sociale, non un´assurdità tenace come in nazione europee dove la dissonanza fra il ruolo delle donne nella vita economica e il loro ruolo nella vita politica è ormai stridente. La morte di Benazir Bhutto serve a ricordare che dietro tutte le costituzioni, le promesse, i discorsi, i regimi che cadono e quelli più graditi che vengono eretti per sostituirli, la misura autentica del progresso e della democratizzazione di quelle nazioni verrà dalle loro donne, non dai discorsi, dalle faide o dalle vendette dei loro uomini.

giovedì 27 dicembre 2007

60 e non li dimostra


Il 27 Dicembre 1947 veniva promulgata da Enrico De Nicola la Costituzione Italiana e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica. 60 anni e non li dimostra: quando la scorro, mi sembra cosi' bella che penso che il mio campanilismo mi fa sembrare (quasi) tutto bellissimo. Peccato che la sua applicazione non sia, ancora, cosi' bella. A questo proposito riporto le parole di Piero Calamandrei agli studenti milanesi, pronunciate nel 1955 ma cosi' attuali ancora oggi. Tanti auguri Costituzione, tanti auguri agli italiani.

La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove: perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile; bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica. È un po’ una malattia dei giovani l’indifferentismo. «La politica è una brutta cosa. Che me n’importa della politica?». Quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina che qualcheduno di voi conoscerà: di quei due emigranti, due contadini che traversano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca con delle onde altissime, che il piroscafo oscillava. E allora questo contadino impaurito domanda ad un marinaio: «Ma siamo in pericolo?» E questo dice: «Se continua questo mare tra mezz’ora il bastimento affonda». Allora lui corre nella stiva a svegiare il compagno. Dice: «Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare il bastimento affonda». Quello dice: «Che me ne importa? Unn’è mica mio!». Questo è l’indifferentismo alla politica.
È così bello, è così comodo! è vero? è così comodo! La libertà c’è, si vive in regime di libertà. C’è altre cose da fare che interessarsi alla politica! Eh, lo so anche io, ci sono… Il mondo è così bello vero? Ci sono tante belle cose da vedere, da godere, oltre che occuparsi della politica! E la politica non è una piacevole cosa. Però la libertà è come l’aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni e che io auguro a voi giovani di non sentire mai. E vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perchè questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, vigilare dando il proprio contributo alla vita politica…
Quindi voi giovani alla Costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come vostra; metterci dentro il vostro senso civico, la coscienza civica; rendersi conto (questa è una delle gioie della vita), rendersi conto che nessuno di noi nel mondo non è solo, non è solo che siamo in più, che siamo parte, parte di un tutto, un tutto nei limiti dell’Italia e del mondo. Ora io ho poco altro da dirvi. In questa Costituzione c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre gioie. Sono tutti sfociati qui in questi articoli; e, a sapere intendere, dietro questi articoli ci si sentono delle voci lontane…
E quando io leggo nell’art. 2: «l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica, sociale»; o quando leggo nell’art. 11: «L’Italia ripudia le guerre come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli», la patria italiana in mezzo alle altre patrie… ma questo è Mazzini! questa è la voce di Mazzini!
O quando io leggo nell’art. 8:«Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge», ma questo è Cavour!
O quando io leggo nell’art. 5: «La Repubblica una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali», ma questo è Cattaneo!
O quando nell’art. 52 io leggo a proposito delle forze armate: «l’ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica», esercito di popoli, ma questo è Garibaldi!
E quando leggo nell’art. 27: «Non è ammessa la pena di morte», ma questo è Beccaria! Grandi voci lontane, grandi nomi lontani…
Ma ci sono anche umili nomi, voci recenti! Quanto sangue, quanto dolore per arrivare a questa costituzione! Dietro ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, cha hanno dato la vita perché libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, è un testamento, è un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove fuorno impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione.

martedì 25 dicembre 2007

Natale 2007


Non credo proprio per nulla ai nostri Natali: anzi penso che sia una profanazione di ciò che veramente è il Natale significa.

Costellazioni di luminarie impazzano per città e paesi fino ad impedire la vista del cielo. Sono città senza cielo le nostre. Da molto tempo ormai!

E’ un mondo senza infanzia. Siamo tutti vecchi e storditi .Da noi non nasce più nessuno: non ci sono più bambini fra noi. Siamo tutti stanchi : tutta l’Europa è stanca: un mondo intero di bianchi, vecchi e stanchi.

Il solo bambino delle nostre case saresti tu, Gesù , ma sei un bambino di gesso!

Nulla più triste dei nostri presepi: in questo mondo dove nessuno più attende nessuno.

L’occidente non attende più nessuno, e tanto meno te: intendo il Gesù vero, quello che realmente non troverebbe un alloggio ad accoglierlo. Perché, per te, vero Uomo Dio, cioè per il Cristo vero, quello dei “beati voi poveri e guai a voi ricchi”; quello che dice “beati coloro che hanno fame e sete di giustizia ..”,per te, Gesù vero, non c’è posto nelle nostre case, nei nostri palazzi, neppure in certe chiese, anche se le tue insegne pendono da tutte le pareti...

Di te abbiamo fatto un Cristo innocuo: che non faccia male e non disturbi; un Cristo riscaldato; uno che sia secondo i gusti dominanti; divenuto proprietà di tutta una borghesia bianca e consumista.

Un Cristo appena ornamentale. Non un segno di cercare oltre, un segno che almeno una chiesa creda che attendiamo ancora…

Eppure tu vieni, Gesù; tu non puoi non venire…Vieni sempre, Gesù. E vieni per conto tuo, vieni perché vuoi venire .E’ così la legge dell’amore. E vieni non solo là dove fiorisce ancora un’umanità silenziosa e desolata, dove ci sono ancora bimbi che nascono; dove non si ammazza e non si esclude nessuno, pur nel poco che uno possiede ,e insieme si divide il pane.

Ma vieni anche fra noi, nelle nostre case così ingombre di cose inutili e così spiritualmente squallide.

Vieni anche nella casa del ricco, come sei entrato un giorno nella casa di Zaccheo ,che pure era un corrotto della ricchezza. Vieni come vita nuova, come il vino nuovo che fa esplodere i vecchi otri. Convinto di queste cose e certo che tu comunque non ci abbandoni, così mi sono messo a cantare un giorno:


Vieni di notte,

ma nel nostro cuore è sempre notte:

e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni in silenzio,

noi non sappiamo più cosa dirci:

e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni in solitudine,

ma ognuno di noi è sempre più solo:

e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni , figlio della pace,

noi ignoriamo cosa sia la pace:

e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni a consolarci,

noi siamo sempre più tristi:

e dunque vieni sempre , Signore.

Vieni a cercarci,

noi siamo sempre più perduti:

e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni tu che ci ami:

nessuno è in comunione col fratello

se prima non è con te, Signore.

Noi siamo tutti lontani, smarriti,

né sappiamo chi siamo, cosa vogliamo.

Vieni, Signore.

Vieni sempre, Signore.

David Maria Turoldo

lunedì 24 dicembre 2007

Bariona


Auguri di un felice Natale a tutti. Un altro mondo e' possibile. Sperando oltre ogni speranza.

E' venuto a dirti: lascia nascere il tuo bambino, soffrira', e' vero. Ma cio' non ti riguarda. Non avere pieta' delle sue sofferenze, non ne hai il diritto. Lui solo avra' da fare con esse e ne fara' proprio quello che vorra', poiche' e' libero. Anche se e' zoppo, anche se deve andare alla guerra e perdervi le sue gambe le sue braccia, anche se quella che ama lo tradira' sette volte, e' libero, libero di rallegrarsi eternamente della sua esistenza. Mi dicevi poco fa che Dio non puo' nulla contro la liberta' dell'uomo, ed e' vero. E allora dunque? Una liberta' nuova sta per innalzarsi verso il cielo come una grande pila di bronzo e tu avresti a cuore di impedire cio'? Il Cristo e' nato per tutti i bambini del mondo, Bariona, ed ogni volti che un bambino sta per nascere, il Cristo nascera' in lui e per lui, eternamente per farsi schernire con lui da tutti i dolori e per sfuggire in lui e per lui da tutti i dolori eterni. Viene a dire ai ciechi, ai disoccupati, ai mutilati e ai prigionieri di guerra: non dovete astenervi dal far nascere dei bambini. Poiche' persino per i ciechi e i disoccupati e per i prigionieri di guerra e per i mutilati c'e' della gioia.

J.P. Sartre, da Bariona o il figlio del tuono,
racconto di Natale per Cristiani e non credenti
sceneggiato per i compagni del campo di prigionia di Treviri,
dove era prigioniero di guerra, nel Natale 1940

venerdì 21 dicembre 2007

I confini e le idee


Ricevo, e come sempre volentieri pubblico (anche solo per il gusto di scrivere questa frase) l'editoriale comparso su Europa di Venerdi' di PinguinoRosso, al secolo Nicolo' Sbolci. In un momento di grande dibattito sulla presunta laicita' o bigottismo del PD, credo sia davvero importantissimo che ognuno prenda le sue valigie e porti del suo nel dibattito e nell'impostazione. Se ci si lamenta e basta, lasciando il campo a chi non ci piace, non abbiamo neanche piu' il diritto di essere delusi. Il PD e' ancora in buona parte un foglio bianco, vediamo di scriverlo nel modo migliore.

I trent’anni che ho alle spalle sono sufficienti per ricordare che dibattito culturale e qualità politica nel nostro paese hanno vissuto giorni migliori. Stritolati tra personalismi mediatici e barricate ideologiche spesso pretestuose e anacronistiche, molti italiani osservano impotenti e insofferenti da più di un decennio il succedersi di classi dirigenti di cui percepiscono più l’inclinazione ad asservire il potere al bene privato che il concreto servizio alla comunità, biasimandone arroganza, approssimazione e un certo grado di malcelata goffaggine. Complice poi l’attuale legislazione in materia elettorale, esecutivi e maggioranze si succedono senza smettere di ricordare assai da vicino le peggiori assemblee condominiali: un gran vocio di varia umanità, riunita per cercare di strappare qualche privilegio facendo equilibrismo sugli orpelli delle leggi vigenti.
Questa dolorosa realtà, di cui spesso e volentieri rimaniamo solo colpevoli (tele)spettatori, stride in modo forte e palese con l’esperienza di chi, provenendo da contesti diversi, si affaccia di questi tempi al mondo della politica militante e tenta una riflessione sulla odierna gestione della cosa pubblica.
Di fatto l’impegno nell’ambito dell’associazionismo cattolico, talvolta anche con ruoli di responsabilità all’interno della realtà ecclesiale, mi ha insegnato come sia possibile meritare e mantenere credibilità, rispetto e perfino affetto agendo con rettitudine e coerenza, trasparenza e umiltà; come la protervia non sia compatibile con una profonda e vera assunzione di responsabilità che nasca da una scelta di coscienza; come il bilancio di una vita, di un anno o di un giorno non potrà mai tornare se hai messo il tuo tornaconto personale davanti a quello degli altri.
Per tutto questo, unitamente alla convinzione che al di là delle circostanze ogni esperienza umana sia riproducibile ancorché estraniata dal suo contesto di appartenenza, non mi rassegno e ancora continuo a sperare in una politica diversa. Una politica che non sia da osservare seduti in poltrona, una politica da fare.
E così l’occasione che abbiamo adesso tutti noi, fondatori del Partito Democratico, è rilevante e difficilmente ripetibile: le due grandi tradizioni – costituenti prima e governanti poi – del nostro paese, quella cattolica e quella “democratica di sinistra” si incontrano finalmente in uno spazio condiviso, non affittato né rubato, con la voglia di varcare i confini dell’ideologia per entrare nel campo delle idee, della riflessione comune, della dialettica costruttiva; in cui ciascuno arriva con la propria valigia, la apre di fronte agli altri e tira fuori i libri che ha letto e i vestiti che si è messo, senza reticenze e senza illusioni.
Mi pare questa una sfida affascinante: sa di antico, di piazza e campanile, di un Italia molto più vicina alla gente di quanto oggi cercano di farci credere, che si alimenta di un retroterra socio-culturale veramente condiviso dal Carso a Pachino e fatto di manifestazioni e prime comunioni, sagre di paese comizi e processioni.
E’ coerenza e mediazione, moderazione e dedizione. È l’esercizio (finalmente!) di un laicato maturo, libero dalla schiavitù di integralismi confessionali ed ideologici, che sconfigga le proprie ansie di possesso ma sia anzi capace di rinunciare, condividere, di piegarsi senza rompersi mai, che si spenda per il concretamente possibile e per il bene di tutti.
Il partito che sta nascendo in questi mesi, oltre ad essere una oggettiva novità politica di rilievo europeo, ha la possibilità di essere tutto questo e molto di più. Ci sono in tale direzione evidenti e rincuoranti segnali: la volontà di rompere con un passato fatto di categorie politiche e parapolitiche oramai difficilmente contestualizzabili anche per chi le promuove (il PD sarà un partito di sinistra che guarda al centro, o un partito di centro che guarda a sinistra?), a favore finalmente di una stato sociale moderno, solidale e funzionale, incardinato su rispetto e confronto civile; l’urgenza, condivisa dai più, di recuperare il patrimonio culturale del paese, che appare oggi sbiadito e incimurrito ma quanto mai necessario per affrontare i complessi travagli del nostro mondo che interrogano l’uomo a qualunque fede o cultura appartenga; l’impegno a “promuovere politiche e pratiche ispirate dalla generosità”, ad elaborare contenuti che siano rispettosi delle provenienze di ciascuno, adottando – come detto il 2 settembre ad Assisi – “una visione delle identità che sia evolutiva, flessibile, inclusiva proprio nei confronti delle plurali tradizioni politiche e culturali che lo compongono”.
La strada è segnata. Prendiamo le nostre valigie e partiamo.

giovedì 20 dicembre 2007

Fiducia


Fisichella e D'Amico annunciano che dopo la fiducia non sosterranno piu' il governo. Mastella si frega le mani e pregusta la caduta. Ognuno tira l'acqua al suo mulino. Ricompaiono in finanziaria gli stipendi d'oro dei manager, la sorte delle comunita' montane passa alla regioni (anche di quelle sul mare), i soldi per le richieste dei camionisti vengono, come sempre, direttamente dalla ricerca. Che si sa, non produce niente e soprattutto non puo' ricattare nessuno. Se si fermano i ricercatori chi se ne accorge? I supermercati e le pompe di benzina restano piene. Il risultato sono 4,4 miliardi in piu' rispetto al testo uscito dal consiglio dei ministri. Tanto costano i ricatti e i particolarismi. Ma potrebbe essere peggio, potrebbero costare il ritorno della Fenice e il tracollo del paese. E' davvero l'interesse dei pochi che ricattano? Al 2008 l'ardua sentenza.

mercoledì 19 dicembre 2007

Svolte


Bruxelles e' fredda di questi tempi, ma il Belgio non lesina piacevoli sorprese. Sia Bruxelles che Bruges si sono lasciate apprezzare. Meno apprezzabile la drammatica tastiera da cui sto scrivendo, con le lettere disposte praticamente a caso. Invece al di sotto delle gia' basse aspettative la visita al Parlamento Europeo. Ho almeno scoperto perche' ci sono tre sedi di lavoro, Bruxelles, Strasburgo e Lussemburgo, e come sempre e' colpa dello sciovinismo Francese. Mi porto pero' a casa il termine "flessicurezza", geniale, di cui si discuteva in aula. E' gia' qualcosa. Senza contare la buona compagnia, qualche piacevole discussione sul PD, e la possibilita' di riallacciare i rapporti con un caro amico.
I giornali italiani arrivano fortunatamente anche qua, e prima di ammirare Magritte al Museo delle belle arti leggo che e' stata finalmente approvata la moratoria sulla pena di morte. Ancora tanti, troppi, i paesi contrari, 54, ma i 104 favotrevoli fanno capire che il vento sta cambiando. La moratoria non e' vincolante, ma certo portare qualcuno davanti al boia adesso avra' un significato diverso e costera' molto di piu' in termini di immagine.
E nel frattempo anche l'Europa fa un altro importante passo avanti. La cortina di ferro e' non solo caduta col muro di Berlino, ma adesso completamente spazzata via. I paesi "dell'altra parte" di quando ero bambino cominciano a entrare in Schengen, e stanotte spariranno i controlli fra Italia e Slovenia. Chi una volta era fuori, adesso diventa guardiano dei confini. Se i particolarismi vorrebbero oggi dividere molte zone d'Europa, compreso il Belgio, l'Unione riprende vita a Lisbona e si apre davvero all'est. Stanotte in Friuli si fa la storia, vediamo di non farla andare a ramengo di qui a poco.

domenica 16 dicembre 2007

Bruxelles, europa


Domani parto per Bruxelles, per un viaggio organizzato dall'associazione Input Firenze, su invito di Lapo Pistelli, parlamentare europeo. Tra una birra e un cioccolatino, vedro' di imparare anche qualcosa sul cuore dell'Europa unita. Sperando che pulsi.

venerdì 14 dicembre 2007

Buone notizie con preoccupazione


Dopo estenuanti trattative e compromessi, l'Europa riparte con la firma del Trattato di Lisbona, che va ad emendare e ampliare il trattato costitutivo dell'Unione. Siamo ancora lontani da una costituzione come (o sperabilmente migliore) di quella bocciata con i referendum del 2005, ma lentamente si passa a un voto a maggioranza qualificata su molte questioni importanti, anziche' l'unanimita', si cerca di darsi un portavoce comune in politica estera, si includono nel trattato alcuni diritti fondamentali dei cittadini. Si va dunque verso un'Europa piu' trasparente e piu' efficiente, anche se la strada e' molto lunga. Per sicurezza, lunedi' saro' a Bruxelles al Parlamento Europeo, e vedro' di capirci di piu' su questa firma.
Intanto l'Europa e' subito chiamata a una prova di unita' nella gestione della bomba a orologeria del Kosovo. Un'eventuale dichiarazione unilaterale d'indipendenza sostenuta da USA e Europa potreppe portare a un effetto domino di secessioni in Kurdistan, Cipro e Repubblica Serba di Bosnia e in molte altre aree e minoranze. Solo una trattativa diplomatica nell'ambito dell'ingresso di Bosnia e Serbia nell'UE appare la strada ancora da percorrere per evitare il riacuttizzarsi di odi e separazioni fomentate ad arte negli anni 90 e mai sopite nei Balcani occidentali.
Un'altra buona notizia, anche in vista del voto del 18 all'ONU sulla moratorio proposta dall'Italia: il New Jersey ha abolito la pena di morte, facendo salire a 14 gli stati USa dove il boia e' stato messo al bando. Anche negli altri 37 stati che ancora la prevedono vige comunque da Settembre un regime di moratoria di fatto delle esecuzioni. La Corte Suprema ha certificato infatti l'incostituzionalità del sistema dell'iniezione letale, l'unico ormai in vigore ovunque tranne che in Nebraska. Segnali incoraggianti in vista del voto ONU.

Orecchi a 3D


A volte si danno troppe cose per scontate. Il nostro cervello e' davvero favoloso. Mettetevi una cuffia e sentite questi test di registrazione Olofonica. Mitico, via Wittgenstein.

giovedì 13 dicembre 2007

Dovevo fare del cinema


Oggi ho provato a lavorare, ma non ho avuto modo. La TV mi ha reclamato per fare di me una star: 5 ore di riprese in un laboratorio dell'istituto adattato a studios. Da domani vendero' foto autografate sul blog. In realta' non erano la' per me, ma per un'intervista al grande capo. Hanno poi voluto filmare delle scene del gruppo al lavoro, in cui spiegare un po' di piu' i risultati della survey a cui lavoriamo e spiegare il meccanismo della selezione delle galassie piu' promettenti da osservare. Le riprese ovviamente sono fintissime, con ritrovati geniali e quasi artigianali per migliorare la luce, i colori e gli effetti dei fondali. Mi hanno incastrato promettendomi che non ci sarebbero volute piu' di un'ora, e ci abbiamo messo 5 ore. Filmando la stessa scena 15 volte da angoli, altezze e inquadrature diverse. Una noia mortale: qualcuno lo faccia sapere ai ragazzini che sognano solo di fare gli attori. Al confronto il portiere di notte e' un'eccitazione unica, anche se trovarsi per una volta dall'altra parte della macchina da presa e' stato senz'altro interessante. Il risultato immagino che sia un capolavoro della comicita' involontaria, soprattutto quando compaio in scena con i presunti risultati appena arrivati dal telescopio in formato cartaceo (!?). Non perdetevelo, a febbraio su 3sat. Preparo i popcorn.

mercoledì 12 dicembre 2007

L'arroganza della Fenice


Certo non ci si puo' distrarre un attimo in qualche convento (con tanto di campane a stormo alle 6.00 di mattina), che si ritrova l'Italia in ginocchio manco fosse il Cile, manco fosse uno dei paesi con la linea ferroviaria piu' capillare che trasporta tutto su gomma, peraltro meta' del tempo con camion scarichi.
Non fai in tempo a aprire il browser, che la Fenice e' indagata di nuovo. Stavolta per corruzione e voto di scambio. Praticamente l'aveva confessato a reti unificate. Ed e' stato cosi' arrogante da pensare che nessuno poteva resistere ai suoi soldi e alle sue promesse, che poteva dichiarare in TV che aveva espugnato palazzo Madama grazie a una compravendita e passare anche per il piu' furbo nel paese dei furbi. Meno male che qualcuno che conosce il significato di dignita' esiste ancora. "Facevo solo la corte". Certo, alzi la mano chi non ha mai usato la vecchia tecnica del libretto assegni e candidatura sicura invece di un mazzo di fiori...

domenica 9 dicembre 2007

Ritiro spirituale


Domani il capo ci porta qua, in ritiro di tre giorni in un bel monastero sulle rive del Chiemsee. L'obiettivo e' discutere delle linee di ricerca future del gruppo, cercando di evitare la crisi mistica e l'effetto grande fratello, visto che siamo tagliati fuori dal resto del mondo. Se invece mi vedete in TV, fatemelo sapere ed eliminatemi il prima possibile.

Un altro mondo e' possibile


Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse,
un virgulto germoglierà dalle sue radici.
Su di lui si poserà lo spirito del Signore,

spirito di sapienza e di intelligenza,
spirito di consiglio e di fortezza,

spirito di conoscenza e di timore del Signore.

Si compiacerà del timore del Signore.

Non giudicherà secondo le apparenze

e non prenderà decisioni per sentito dire;

ma giudicherà con giustizia i miseri

e prenderà decisioni eque per gli umili della terra.
La sua parola sarà una verga che percuoterà il violento;
con il soffio delle sue labbra ucciderà l'empio.

Fascia dei suoi lombi sarà la giustizia,

cintura dei suoi fianchi la fedeltà.

Il lupo dimorerà insieme con l'agnello,

la pantera si sdraierà accanto al capretto;
il vitello e il leoncello pascoleranno insieme
e un fanciullo li guiderà.

La vacca e l'orsa pascoleranno insieme;
si sdraieranno insieme i loro piccoli.

Il leone si ciberà di paglia, come il bue.

Il lattante si trastullerà sulla buca dell'aspide;
il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi.

Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno
in tutto il mio santo monte,
perché la saggezza del Signore riempirà il paese
come le acque ricoprono il mare.

Isaia 11,1-9

sabato 8 dicembre 2007

Si sta come d'autunno


1302 nel 2006, 719 nei primi 7 mesi del 2007. Si continua a morire sul lavoro, come sono in aumento infortuni e malattie professionali. Dopo l'ennesima strage, oggi tutti si battono il petto e esternano il loro sdegno, dalla politica a Confindustria, ai sindacati. Qualcuno pero' la coscienza sporca ce l'ha, non sono cifre da fatalita'. E' vero che le leggi ci sono. Il difficile come sempre e' farle applicare. Com'e' possibile che si lavorasse su turni di 12 ore con la minaccia di perdere altrimenti il posto, per giunta senza manutenzione? Dice Prodi: "Troppo spesso la logica del profitto mette in secondo piano il rispetto della persona umana prima ancora che i diritti dei lavoratori. Non si può morire di lavoro in un luogo dove tra l'altro si combatteva per non perdere il lavoro". Io invece oggi sto zitto, mi stringo alle 2000 famiglie che in 20 mesi hanno perso una persona cara mentre lavorava, e leggo Gennaro Carotenuto.

venerdì 7 dicembre 2007

Appesi al piccone


Il Governo sul pacchetto sicurezza si salva al Senato con il voto decisivo dei Senatori a vita, tra cui questa volta anche Cossiga. Niente male. A complicare le cose, oltre al solito Turigliatto, ci si mettono anche i teodem. Il motivo sarebbe la norma che fa riferimento al trattato di Amsterdam e che riguarda norme contro le discriminazioni razziali e sessuali, e che prevede condanne alla reclusione fino a tre anni. La Binetti vota contro, perche' sente puzza di omosessuali (mamma mia!) e pare perche' teme che la Chiesa sia citata in giudizio, dal momento che nega la possibilità di adozione alle coppie omosessuali. Nel caso sarebbe citato in giudizio anche lo Stato, sarebbe in buona compagnia. Certo e' che opinione non vuol dire discriminazione. A meno che la Binetti non pensi che il Vaticano sia effettivamente anche nei fatti omofobo e razzista, e invece di preoccuparsene cerchi di coprirlo. Turigliatto ero stato espulso da Rifondazione per un'astensione, vedremo se alla Binetti nel PD per caso succedera' qualcosa. Intanto il solito Mastella, appena sentito che si parlava di Chiesa, ha minacciato subito la crisi. Magari da piccino gli piaceva la storia di Pierino e il lupo. Il governo e' appeso al piccone.
Alla Binetti, opusdei e presunta paladina della vera fede, quella che fu dell'accoglienza e del rispetto, risponde Paola Concia, del coordinamento nazionale del Pd:

Paola Binetti, con il voto contrario alla norma contro l’omofobia, tradisce se stessa, tradisce questo Paese, non rispetta la Costituzione e, facendo valere un vincolo esterno più delle sue responsabilità di parlamentare, viene meno al suo mandato. E tradisce me e il mio grande sforzo di donna omosessuale che si è messa davvero in gioco per aprire un dialogo anche con lei oltre gli steccati, oltre le ideologie, oltre i muri invalicabili che rischiano di far arretrare questo paese ai tempi bui. Mi appello al mondo cattolico – prosegue - perché faccia sentire la sua voce. Mi appello al PD perché si batta con tutte le sue forze affinché quella norma alla Camera non venga stralciata perché non sarebbe da paese civile. Senza questa norma non sarebbe un Paese in cui noi omosessuali possiamo vivere perché considerati dei reietti. E chiedo a Paola Binetti di domandarsi fino in fondo se il Pd è il suo partito, visto che quello che tutti vogliamo è che questo partito sia il partito del rispetto e del dialogo tra diversi

giovedì 6 dicembre 2007

Natale a basso consumo


Bella iniziativa nella mia terra natia. Mi dicono da Firenze che sta arrivando a 900000 famiglie del Toscane una strenna natalizia a basso consumo. Si tratta del progetto P.I.L.A., Progetto Integrato Luce Acqua Ambiente, realizzato da Acea, Acque Publiacque, in collaborazione con tre importanti associazioni di volontariato (Anpas, Avis e Misericrodie) e patrocinato dalla regione Toscana. Il pacco contiene un kit composto da lampadine a basso consumo energetico e frangigetto da applicare ai rubinetti di casa per ottenere un risparmio di acqua ed energia. L’idea e' ovviamente diffondere la cultura del risparmio idrico ed energetico anche attraverso pratiche semplici ed alla portata di tutti, quali, appunto, l’uso delle lampadine a basso consumo ed il frangigetto, garantendo un guadagno non solo ambientale ma anche monetario. Il kit garantisce un risparmio complessivo annuale stimato in circa 50 euro a famiglia, corrispondenti a un risparmio energetico globale intorno a 520.000 tonnellate equivalenti di petrolio. Due gesti semplici, la sostituzione delle usuali lampadine a incandescenza con quelle a basso consumo e l'inserimento del frangiflutti nei rubinetti e nella doccia (che mescola aria all'acqua aumentandone la pressione a parita' di flusso) che possono portare una concreta diminuzione dei consumi di energia elettrica e delle risorsa idrica. Con il frangigetto, si taglia l´acqua consumata in casa, senza pesanti differenze di utilizzo: invece di 50 litri d'acqua per una doccia se ne consuma un terzo. Un risparmio per le tasche e per l'ambiente. Come sempre, almeno il portafoglio ci fa sentire stupido lo spreco.

mercoledì 5 dicembre 2007

Di lotta o di governo


Mentre a destra piu' che unirsi si litiga, procede invece a cauti ma produttivi passi il progetto dell'ex "cosa-rossa". Risultato piu' che positivo dei meccanismi di accorpamento innescati dalla nascita del PD. Oggi e' stato presentato il simbolo e il nome. Si chiamera' La Sinistra, l'Arcobaleno. Un richiamo esplicito nel segno grafico alla parola "sinistra", che tanto e' servito anche alla lista "A Sinistra per Veltroni" alle primarie del PD, ma niente falce e martello. Gia' qualche mugugno, ma pare che il simbolo sia solo provvisorio. Piu' che sul simbolo, e' invece il dibattito riguardo l'aspirazione del nuovo raggruppamento a farsi interessante. Bertinotti ieri ha auspicato un ritorno all'opposizione di Rifondazione, lasciando intendere che il governare all'interno di una larga coalizione rappresenta per un partito come Prc un'emorragia di consenso piu' che un'opportunita' di incidere sul paese e di far pesare le proprie istanze. Il doversi districare fra paletti e compromessi, fra alleati scomodi e bilanci in rosso, non vale per il presidente della Camera la possibilita' di lasciare il paese un po' piu' simile all'ideale che abbiamo in testa. E se l'Arcobaleno e' gia' oltre l'Unione, il Governo e' sempre piu' sul filo. Anche oggi battuto sulla sicurezza, e' l'unico al mondo ad essere tenuto in piedi dall'opposizione. Che non puo' permettersi, in piena resa dei conti, di soffiare in questo momento sul castello di carte.
Segnalo infine un'interessante riflessione di Domenico riguardo all'uso, o all'abuso, della consultazione diretta dei cittadini in questi ultimi tempi. Ormai anche la Chiesa ha scoperto lo strumento: il Vescovo di Pistoia ha indetto una sorta di primarie fra i fedeli della diocesi per la scelta del vicario. A breve il sondaggio allo stadio per la scelta del centravanti da schierare. La corsa alla partecipazione e' senz'altro un fatto positivo, ma stiamo attenti a non limitare alla consultazione il coinvolgimento dei cittadini. Partecipare non e' solo barrare una scheda, ma informazione, avere a cuore il bene comune, instaurare un confronto, cercare insieme soluzioni nuove e contribuire a realizzarle. Il rischio, dice Domenico, e' che la volonta' popolare sia utilizzata piu' che realizzata. E il risultato sarebbe disastroso.

martedì 4 dicembre 2007

Turn off Pechino


Con l'avvicinarsi dei giochi olimpici di Pechino 2008, le perplessità, riguardanti le condizioni politiche in cui si svolgeranno le prossime olimpiadi, ancora non sono state fugate.
Sul piano dei diritti umani non si sono ancora visti quei progressi, quelle riforme, che il governo cinese aveva promesso al Comitato Olimpico Internazionale (CIO) e all’opinione pubblica internazionale al momento dell’assegnazione dei giochi.
Recentemente, in una lettera aperta, 37 intellettuali cinesi hanno messo in dubbio la reale volontà di democrazia del regime cinese ed hanno ricordato che, senza una promozione dei diritti umani, gli slogan olimpici rischiano di tradire i loro ideali e lasciano un mondo “dove persone soffrono discriminazione, persecuzione politica e religiosa, mancanza di libertà, come anche povertà, genocidio e guerra”.
Organizzazioni internazionali come Amnesty International, Reporters sans Frontieres, Human Rights Watch, Information Safety and Freedom, hanno argomentato ampiamente la reale situazione, denunciando le violazioni sopra citate. Anche l'atteggiamento avuto dal governo cinese nel genocidio del Darfur, il sostegno economico alla giunta militare birmana, l'oppressione del popolo tibetano, il primato mondiale sulle esecuzioni capitali, il non riconoscimento dei diritti della comunità LGBT, il non intervento sui tanti abusi fatti agli animali, non lasciano presagire una reale volontà di concordia con le altre nazioni della terra. Questo, grazie anche all'atteggiamento “benevolo” di molti Paesi, interessati più che altro ai rapporti commerciali con il grande mercato cinese.
Fatte queste premesse, come è possibile partecipare a cuor leggero a quella che è ritenuta da tutti la principale festa dello sport e dell’umanità intera?

Per tutto questo noi lanciamo
la
campagna “Turn off Pechino 2008”
e proponiamo

se non ci sarà una reale "tregua olimpica" sull'informazione e su Internet (oggi censurati), sulle libertà fondamentali (oggi non garantite), e se non si percepiranno significativi interventi sui punti sopra citati, sotto il controllo di osservatori internazionali

di non partecipare all'evento, spegnendo la TV

Invitiamo tutti i bloggers ad aderire a questa campagna inserendo un commento sul blog "Turn Off Pechino 2008", dove si trova il testo completo dell'appello, rilanciando a loro volta questo post e mettendo il banner dell’iniziativa sul proprio blog.

Il protocollo e i Bamboccioni


Sul blog di Federico Mello e' pronta da scaricare la sua ultima fatica, "Il protocollo sul Welfare visto dai Bamboccioni". Dopo "L'Italia spiegata a mio nonno", diventata anche un libro su Strade Blu, ancora una volta un agile e utile ausilio per capire chi paga i conti di questo paese di figli di, e l'urgenza di rimettere in primo piano le esigenze sempre piu' drammatiche delle nuove generazioni. Piegati sotto il peso di un precariato senza diritti e senza ammortizzatori sociali e mal retribuito, della certezza di non avere una pensione, del dover anche pagare di tasca propria il costo esorbitante dello slittamento dell'innalzamento dell'eta' pensionabile dei nonni, i Bamboccioni non hanno ne' voce ne' speranza.
Un'analisi completa del protocollo sul welfare recentemente siglato tra governo e sindacati, in cui si e' scelto ancora una volta di investire denari e misure per difendere gli interessi dei nonni a spese dei giovani. Sempre piu' allo sbaraglio e per giunta sbeffeggiati dai nonni al potere.

Evidentemente scrivendo questo protocollo sul welfare, chi sta al potere ha scelto a cuor leggero la strada dello scontro generazionale, del bullismo dei nonni sui nipoti, in luogo di politiche lungimiranti. È un peccato, però, perché parliamo della vita di cittadini, e non dei vizi di alcuni Bamboccioni. È un peccato, perché mettere al centro del sistema Italia le nuove generazioni, sarebbe un gioco win-win, un gioco a somma non zero, un gioco nel quale, alla fine, vincerebbero tutti.

lunedì 3 dicembre 2007

Meduse


Il finale piu' bello tra i film visti di recente. Uno sguardo delicato su vita, amore, morte, amicizia, infanzia e ricordi, cosi' come accadono tutti i giorni. Al limite tra lirismo e assurdo, in una Tel Aviv tratteggiata finalmente senza retoriche etniche, incanta, stupisce e stuzzica. L'esordio alla regia di un'attrice e uno scrittore, parlano delle vita e di tutti noi dalle piccole cose, quelle che si possono fermare nell'obiettivo di una macchina fotografica o nei ricordi di un bambino. Con alcune sequenze veramente riuscite. Vado a cercare l'omino dei gelati...

domenica 2 dicembre 2007

Fiorentina, Venezuela e Dalai Lama


Un bel primo tempo di calcio vibrante tra Fiorentina e Inter. Peccato che il doppio vantaggio tagli poi gambe e morale agli uomini di Prandelli, al rientro dopo il grave lutto a cui ha ancora una volta partecipato l'intero stadio. A nuova dimostrazione del rapporto speciale creatosi tra la citta' e il tecnico. L'Inter e' comunque apparsa di un altro livello, nonostante la bella gara per larghi sprazzi della compagine gigliata. Bello poi il gesto a fine gara, con i complimenti agli avversari su un tappeto viola. Ennesima testimonianza della sportivita' che sta contraddistinguendo sempre di piu' la Fiorentina, e che stava anche per essere sanzionata tanto stona nel calcio di oggi. Siamo forse troppo avanti, considerando anche che il settore ospiti, privo degli interisti bloccati dal Viminale, era pieno di scolaresche invitate gratis dalla societa' viola. Prove tecniche di un calcio diverso.
Arrivano poi i risultati del referendum sulla modifica della costituzione in Bolivia, passato dai media in Italia come il tentativo di Chavez di rinforzare la sua "dittatura", ma piuttosto un tentativo di svolta di stampo socialista del suo Bolivarismo. Sconfitto di misura, stavolta pero' pare che il presidente Venezuelano abbia fatto il passo piu' lungo della gamba. Tuttavia la calma placida con cui e' stata accettata la sconfitta dimostra ancora una volta che la sua presidenza di tutto si tratta tranne che un'aspra dittatura. Due commenti interessanti al riguardo, di Tito Pulsinelli e di Gennaro Carotenuto.
Si vota anche in Russia, una sorta di elezione bulgara per il premier Putin in cui il campione di scacchi Kasparov si e' improvvisato leader dell'opposizione. Le violazioni e i brogli avrebbero superato i "limiti accettabili". Personalmente il tutto mi preoccupa moltissimo, per il popolo russo e per l'equilibrio internazionale.
Per finire, tiene poi banco il dibattito sulla visita in Italia del Dalai Lama, che a parole tutti vogliono, ma nessuno poi vuol vedere. Un ospite scomodo per chi vuol restare in buoni rapporti con il gigante Cinese, che se ha acquisito un potere contrattuale enorme per il suo boom economico non brilla certo per rispetto dei diritti e della dignita' della persona umana. Al riguardo, sottoscrivo in pieno il bel post di Francesco Costa per Pennarossa. Con tutti i distinguo per il Dalai Lama, stiamo perdendo per vigliaccheria l'ennesima occasione di mettere avanti il dialogo e la diplomazia alla logica delle armi e della violenza del piu' forte.

sabato 1 dicembre 2007

Quella tua fiducia totale


Mio nipote sta scrivendo con mia sorella la lettera a Babbo Natale. Un dubbio: "Ma babbo Natale parla anche altre lingue?" "Certo, tutte le lingue del mondo" "Come lo zio Giovanni?"
Temo che la mia insegnante di tedesco non sia propriamente d'accordo.

Culodritto... dammi ancora la mano,
anche se quello stringerla è solo un pretesto
per sentire quella tua fiducia totale
che nessuno mi ha dato o mi ha mai chiesto;
vola, vola tu, dov' io vorrei volare
verso un mondo dove è ancora tutto da fare
e dove è ancora tutto, o quasi tutto...
vola, vola tu, dov' io vorrei volare
verso un mondo dove è ancora tutto da fare
e dove è ancora tutto, o quasi tutto, da sbagliare...


venerdì 30 novembre 2007

Generazione P, Europa precaria


Ricevo una segnalazione di Generazione 1000 euro riguardo a un'iniziativa di Generazione P presso il Parlamento Europeo sulla regolamentazione del lavoro precario e temporaneo. Con una petizione da sottoscrivere. Il precariato e' un problema non solo italiano, ma globale. Se siamo tutti sulla stessa barca, e' ora di darci una mano a svuotare la stiva...

ciao a tutti! vi segnalo che dal 21 novembre scorso è attiva sul sito di Generation P (http://www.generation-p.dgbj.org/eng/) una petizione europea contro l’abuso di Lavoro Temporaneo in Europa, che chiede che vengano regolamentati su scala comunitaria la durata dei contratti a termine, lo stipendio minimo e le tutele/garanzie sociali per i “dipendenti atipici”.

la petizione è già stata sottoposta al Parlamento Europeo, sempre il 21 novembre scorso, da una rappresentanza di Generation P, il network che riunisce, attraverso la Rete, alcune associazioni/organizzazioni/community che si occupano di sensibilizzazione, denuncia e lotta al Precariato (Génération Précaire per la Francia, DGB-Jugend per la Germania, Fairwork e.V. e Germany Plattform Generation Praktikum per l’Austria, European Parliament Stagiaires Association per il Belgio e Generazione Mille Euro per l’Italia), e naturalmente ha bisogno di raccogliere quante più adesioni possibile per poter diventare in qualche modo “operativa”.
in Italia, sollecitati sull’argomento, i media non hanno dato alcuna risposta, quindi - tanto per cambiare - tocca arrangiarsi da soli col passaparola…

potete trovare:

- il testo della petizione

- il resoconto del dibattito al Parlamento Europeo del 21 novembre

- il form per sottoscrivere la petizione

sono sufficienti pochi secondi, e la speranza è ovviamente che i risultati possano essere migliori di quelli che ottenemmo noi l’anno scorso con la petizione al Ministro Damiano (del resto, quando non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire…).

grazie a tutti,
buona giornata e a presto
Antonio

giovedì 29 novembre 2007

Anzi no

Non sospirate più, donne. Non sospirate;/Da sempre gli uomini sono ingannatori./ Con un piede in due staffe,/ A nulla rimangono costanti. / Cessate dunque di lamentarvi così / E lasciateli andare. / Siate serene e felici / Mutando i vostri canti di dolore / in un gioioso trallallerollalà. (W. Shakespeare, Molto rumore per nulla)

Mi sciolgo, anzi no. Voleva dire che la rete, i circoli, la liberta': tutto come se fosse antani. Che qualcuno alla fine abbia protestato davvero? Ormai anche la Fenice e' alla frutta. Ma brematurata la supercazzola o scherziamo?

mercoledì 28 novembre 2007

Due popoli, una terra


Due i fatti positivi della conferenza che si e' aperta in Maryland: la presenza di tutti gli stati Arabi, inclusa la Siria ma con l'eccezione del solo Iran, e un'apertura maggiore del passato che traspare da parte di Israele nei confronti delle richieste Palestinesi. Eppure molti, forse ancora troppi, sono i problemi da sciogliere e i punti da discutere. Nonostante i giochi di simulazione distribuiti dai giornali e nelle scuole dei due paesi, la strada della pace sembra ancora decisamente in salita. L'amministrazione Bush con l'organizzazione del vertice cerca allo stesso tempo di rifarsi un'immagine dopo le avventure in Afghanistan e Iraq e di tutelare i suoi interessi nell'area, nel tentativo di disinnescare la polveriera piu' esplosiva del Medio Oriente. Ma sono arrivati puntuali i segni delle maggiore difficolta' e incognita da superare nel lungo processo di pace: Hamas, vincitrice delle elezioni e in pieno controllo della striscia di Gaza dopo la scissione di qualche mese fa, non invitata alla conferenza in quanto considerata dagli americani un'organizzazione terroristica, ha fatto sapere il suo dissenso a un accordo organizzando un'imponente manifestazione a Gaza, e ricordando che Abu Mazen non ha il mandato del popolo. I dissensi per altro non mancano neanche in Israele, dove si sono svolte manifestazioni per protestare contro il possibile arretramento delle posizioni del proprio governo. Ma nonostante ulteriori scontri che soltanto ieri hanno portato a una decina di morti nei territori occupati, e' giunta in serata la prima stretta di mano: Palestinesi e Israele si impegnano ad avviare immediati negoziati bilaterali "in buona fede" per raggiungere un accordo di pace che risolva tutti i problemi in sospeso entro il 2008, scadenza del mandato di Bush. Solo parole per il momento, che potrebbero pero' comunque avvicinare di qualche passettino le due parti. Resta infatti da risolvere i problema degli insediamenti Israeliani, delle centinaia di migliaia di profughi Palestinesi che ancora conservano le chiavi delle loro case che furono costretti ad abbandonare, dello status di Gerusalemme, simbolo imprescindibile per entrambi i popoli. Mentre si tratta, tra mille difficolta', anche per il Kossovo, mentre nel cuore dell'Europa unita pure il Belgio sembra sia sul punto di dividersi, ad Annapolis potrebbe almeno brillare un lumicino di speranza in direzione opposta. Magari piccolo, ma nel buio brillera' lo stesso.

martedì 27 novembre 2007

Spregio a Livorno



Nominato il nuovo Vescovo di Livorno. Sorpresa e sgomento nella citta': dal Vernacoliere, lo spregio di Papa Ratzinger alla citta' labronica.

Ottobre 2007: con un atto senza precedenti, Papa Benedetto XVI nomina un pisano vescovo di Livorno, dove il posto era vacante da dieci mesi e ben altre erano le candidature in gioco. Grande la sorpresa in tutti, specialmente per la notissima rivalità campanilistica fra la città dei Quattro Mori e quella della Torre pendente. E in tanti è forte anche l’impressione che il papa tedesco, frequente bersaglio della satira labronica, abbia così voluto sfottere a sua volta la città del Vernacoliere. Ed anche umiliarla, secondo altri, nella sua ex nomea di comunità rossa e mangiapreti. Poteva sottrarsi il Vernacoliere a tanta sfida? Poteva ignorare l’immediata attesa di tanti livornesi per un’adeguata nostra reazione? No di certo! Ed eccoci allora a satireggiare che…

Le prime barriate l’hanno fatte a norde, propio dalla parte di Pisa. Che è propio di lì che ‘r due dicembre deve arrivà ‘r novo vescovo di Livorno. Ma mia un vescovo qualunque! Un vescovo pisano! Roba che a dillo pare tutta un’invenzione, così tanto per ride’! E ‘nvece è tutto vero, potessi morì, è roba da piange’!
Sicché dé, i livornesi l’aspettano a bracci aperti! E generosi come sempre! Sulle barriate ‘nfatti c’è di tutto: reti del letto arrugginite, materassi rotti, armadi vecchi, televisori sfatti, batterie scàrie, sòcere che rompano ‘ ‘oglioni… tutta la roba ‘nzomma che di solito finisce per la strada accanto a’ ‘assonetti, così ora ‘un ciavranno più da ammattì nemmeno li spazzini!
Eppoi i posti di brocco! Ce n’è digià una decina, co’ portuali di guardia belli grossi, e come vedano quarcuno che arriva di lassù, deve tirà fori un doumento! Se putaàso c’è scritto nato a Pisa, lo rimandano addietro a gollettoni!
E questo sortanto per la periferia! In città poi, c’è un’aria pesa da morì! Saracinesche abbassate, atobussi fermi, scole chiuse, l’impiegati der Comune già fori alle dieci di mattina ‘nvece dell’undici, l’impiegati della Provincia che restano tutti ar barre senza nemmeno rifà capolino nell’uffici, i cani che i su’ padroni li portano a caà dappertutto come sempre ma ora anche dipiù davanti ar vescovado…
E dappertutto cortei di gente ‘mbervita che si sgola a urlà “Pisamerda”, “Ràzzinghe t’attacchi ar tramme”, “A messa cor pisano ‘un ci si viene più”...
No, mia per nulla, ma uno spregio peggio ‘r papa ‘un ce lo poteva fa’! Te lo ‘mmagini i livornesi ‘n chiesa che s’inginocchiano davanti a un vescovo di Pisa?!
Piuttosto, a buoritto davanti a un aiatollà! Che lui è arabo, n’importassai se quando dice Allà ni rispondi ‘r budello di tu’ ma’! Che difatti c’è già un fottìo di gristiani che si vogliano sbattezzà per doventà propio mussurmani! No perché ni garbi dipiù Maometto di Gesù, ma l’importante è ‘un dalla vinta a quello spregioso di Ràzzinghe! Che già è antepatio di suo con quella ghigna propio a tedesco ‘ndigesto, che a sentillo ragionà con quell’accento ti par di ritornà ar tempo della guerra, eppoi ora s’è messo co’ pisani…
Tanto parlano ammodino, anche loro! C’è un sacco di mamme hanno già ritirato i su’ bimbi dar catechismo perapposta, hanno paura che ora nelo ‘mparino in pisano! Ir su’ padrenostro presempio fa’ «Padrenostro che sei ne’ celi, gaò, o guarda un popoìno se ci dai ‘r nostro pane cotidiano senza fallo rincarà troppo, arrigaò, e già che ci sei mettici anche un popò di mortatella, gaò e arrigaò un’artra vorta!…»
Però sai, nelle proteste religiose ‘un si mai dove si va a finì! Che difatti, colla scusa d’esse’ doventati mussurmani, c’è gente che rincorre le sore per tromballe! Che spavento, poverine! Speciarmente quelle affriane! Una sorina tutta nera presempio l’hanno rinchiusa ‘n un cantino, un troiaio s’è aperto i pantaloni e n’ha detto sorella guardi vì, lei cià guardato e è doventata bianca! I preti poi, c’è chi rincorre anche loro per arzanni ‘r gonnellone! Lì però è perioloso! Se ‘ntoppi varche prete sviluppato bene, rischi di restacci male! Come ni dici che te rivòi l’ottopermille che n’hai dato colle tasse, è propio cor cazzo che te lo ridà!
E ‘nzomma la situazione è propio brutta, perfino la Madonna di Montinero è ‘mpenzierita! Dice dé, se arriva i pisani mi mangiano ‘r Bimbino! E dettofatto è ascesa dar quadro e s’è rimpiattata cor bimbo nelle grotte, ‘un vole corre’ rischi!
Menomale però c’è ‘r Sindao ha detto ora ci penza lui, ha mandato un messaggio urgente ar papa! Che difatti ir Primo Cittadino s’è affacciato ar Municipio, e a tutta vella gente sotto che tumurtuava n’ha urlato «Carma, livornesi! A nome di tutta la nostra civilissima città ho scritto ar papa per dinni di ripenzacci! N’ho detto: Santità…» E la folla in coro: «Ir budello di tu’ ma’!»