sabato 27 dicembre 2008

Evasioni


Ieri ascoltavo con stupore il radio giornale annunciare il grande successo della lotta all'evasione fiscale nel 2008: sarebbero infatti un record le entrate nei primi 11 mesi dell'anno che volge al termine, raggiungendo quota 2,3 miliardi di euro, un +46 per cento rispetto allo stesso periodo del 2007. E tutto questo nonostante l'impegno e gli strumenti previsti dal governo Prodi fossero stati prontamente cancellati dal nuovo Governo. Oggi pero' si scopre che era tutto un bluff, as usual. I dati erano quelli del 2007. Sono senza pudore.

giovedì 25 dicembre 2008

Natale 2008



Santinella quanto manca all'alba?

lunedì 22 dicembre 2008

Chico Mendes Vive!


20 anni fa Francisco Alves Mendes Filho, detto Chico, veniva ucciso davanti alla porta di casa dai fratelli Alves da Silva, precedenti proprietari del seringal Cachoeira. Il lungo processo che segui' per l'individuazione dei mandanti porto', nonostante le resistenze delle oligarchie e le loro connessioni politiche, alla condanna a 19 anni di reclusione come mandante per Darly Alves da Silva, proprietario terriero e allevatore locale, con il quale Chico si era scontrato più volte. La condanna fu poi annullata nel 1992 dalla corte d'appello, ma come lo sparo a Chico, dopo l'omicidio scoppiò in faccia al mondo il problema della deforestazione in Amazzonia. Così la storia di Chico Mendes comincia, a partire dall'alba della sua attività in difesa dei seringueiros, i "raccoglitori di gomma", gente che viveva nella foresta da oltre cent'anni, in una vita di sussistenza serena garantita dalla raccolta di lattice e di noci Brasiliane e altre attività pienamente sostenibili.
Alle prime avvisaglie di aggressione alla foresta, Chico, estrattore di caucciù fin dalla nascita, formò un'unione dei seringueiros portandoli a battersi contro la devastazione e per creare aree protette, "riserve estrattive" gestite da comunità locali. Dedicò praticamente tutta la sua vita alla difesa dei lavoratori e dei popoli della foresta. Partecipò alla fondazione del Sindacato dei Lavoratori Rurali di Brasiléia e Xapuri, oltre a collaborare con l'attuale presidente brasiliano Lula da Silva alla fondazione del Partito dei Lavoratori dell’Acre e del Consiglio Nazionale degli estrattori di caucciù.
Nella sua lotta riunì il lavoro sindacale, la difesa della foresta e la militanza partigiana. Il suo lavoro fu riconosciuto internazionalmente, essendo stato premiato varie volte, anche dall’ONU, che nel 1987 lo ha riconosciuto come uno dei maggiori difensori della natura.
Attraverso la sua lotta per l’inserimento di riserve estrattive, Chico univa la difesa della foresta con la riforma agraria rivendicata dagli estrattori di caucciù, andando contro i grandi interessi dei latifondisti e della UDR (Unione Democratica Ruralista). Chico Mendes, aveva appena compiuto 44 anni il 15 dicembre 1988, una settimana prima di essere assassinato.



venerdì 19 dicembre 2008

Presto e Bene


La mozione presentata da 10 membri (Giovanni Bachelet, Mario Adinolfi, Olga Bertolino, Cristina Comencini, Pier Giorgio Gawronski, Teresa Marzocchi, Martina Simonini, Luca Sofri, Nando Dalla Chiesa e Giulio Santagata) alla Direzione Nazionale del PD questo pomeriggio, la stessa in cui Latorre e Bassolino si arrampicavano sugli specchi, e Veltroni invocava cambiamento chiedendo soltanto maggiori poteri per se'.

È un momento difficile per il Partito Democratico e per il suo progetto. Le sue difficoltà si riassumono nella distanza fra le intenzioni di rinnovamento, democrazia, partecipazione alla base del progetto originario ed effettiva costruzione del partito dalle primarie del 2007 ad oggi.
Chiediamo che oggi il PD riparta da quelle intenzioni, offrendo ai propri elettori garanzie capaci di ricostruire un rapporto fortemente compromesso: le persone affezionate alle sorti della sinistra in Italia si sentono travolte e spaesate e percepiscono come sempre piú ampia la distanza tra fiducia accordata un anno fa e immagine attuale del partito: apatico, inefficace, governato da egoismi e dissensi personali e di corrente.
Non è questo il PD per il quale hanno votato, non è quello che doveva e deve essere. Il PD non deve essere un cappello di rinnovamento appoggiato su strutture, meccanismi e politiche ereditate da altri partiti, altre storie, altri tempi. Non deve essere un organismo ancora centralista e sempre meno democratico. Non deve essere la ripetizione di schemi anacronistici e perdenti. Se oggi c’è una questione morale nel PD, è quella di far bene, democraticamente, una politica di sinistra, raccogliendo il consenso degli elettori grazie a un progetto efficace e vincente: è la cattiva politica ad alimentare la corruzione, è quella buona a tenerla lontana.
Per queste ragioni:
  • Chiediamo una discussione sull’attuale governo del partito, attualmente affidato a due soli organismi (coordinamento e governo ombra) integralmente nominati dal segretario, però sulla base di spartizioni ed equilibri correntizi.
  • Chiediamo che sia rivalutata e utilizzata l’assemblea; e che eventuali modifiche allo statuto siano comunque discusse solo attraverso l’assemblea.
  • Chiediamo la democrazia interna, l’organizzazione e l’avviamento di strutture intermedie e territoriali.
  • Chiediamo, cioè, che siano rispettati statuto e codice etico del PD, spesso violati o ignorati: organi (come questo) convocati senza ordine del giorno, in orari spesso insostenibili; conflitti d’interesse piccoli e grandi.
  • Chiediamo che sulla prossima scadenza elettorale –le europee– la volontà di rinnovamento e di costruzione di una nuova classe dirigente passi attraverso due scelte chiare e visibili:
    • Mantenere le preferenze, rifiutando qualunque modifica all’attuale legge elettorale tale da limitare la scelta dei candidati da parte dei cittadini.
    • Evitare pensionamenti eccellenti selezionando candidati giovani sulla base di competenze e capacità da mettere alla prova della politica europea
  • Chiediamo che il PD resti fedele alla scelta delle primarie, che rinneghi le sventate marce indietro delle ultime settimane, garantendo forza e legittimazione popolare ai propri leader e candidati.

In nome di questa legittimazione chiediamo a Walter Veltroni che trovino in lui condivisione e garanzia le nostre richieste, comuni ai molti che in questi mesi hanno cercato invano di riconoscere nell’immagine pubblica del PD e nelle sue scelte il progetto in cui hanno creduto e tuttora vogliono credere.

Si puo' fare? Io sto con i 10. Peccato sia finita cosi'.

Ricambio Generazionale

Trovato finalmente nella riunione di oggi della Direzione Nazionale del PD il nuovo segretario: per risolvere la crisi serve una figura gggiovane, fresca e autorevole...



Sfreccia, impenna, esclama porco dito, io rimango abbrustolito dalle fiamme espulse dalla petomarmitta : motociclo o motocarrozzetta, sgomma inchioda va a manetta, fa cagare addosso i matusa e il governo. Lui le stordisce con le fiale puzzolenti, poi li subissa di cingomma nei capelli e li finisce sputazzando il riso colla penna Bic.

Finalmente vera opposizione, altro che Di Pietro...

giovedì 18 dicembre 2008

Lettera aperta al Ministro Ombra



Insieme ai compagni del Circolo Sez. PD Monaco di Baviera abbiamo scritto una lettera aperta al Ministro Ombra dell'Universita' e Ricerca e ai vertici del partito a Roma, a seguito del recente dibattito suilla riforma dell'Universita' e dell'atteggiamento tenuto dal PD. Visto che il ministro vero non ci ascolta, proviamo con quello ombra.

Nell'ambito delle attività del gruppo Università, Ricerca e Tempo Libero del Circolo PD Sezione di Monaco di Baviera abbiamo discusso con altri ricercatori italiani che lavorano a Monaco e dintorni i contenuti di recenti iniziative legislative che interessano l'università, in particolare il disegno di legge Gelmini-Tremonti su "valorizzazione del merito e qualità del sistema universitario e della ricerca". Tale disegno di legge contiene molte misure a nostro parere molto deleterie, mischiate però a provvedimenti che potrebbero essere in linea di principio positivi. Con questo breve documento vorremmo quindi attirare l'attenzione sulle misure che, secondo noi, andrebbero contrastate con decisione informando l'opinione pubblica della loro reale portata, e individuare invece gli aspetti potenzialmente positivi che possono essere migliorati. Abbiamo infatti letto sui giornali sconcertanti dichiarazioni di esponenti del PD al riguardo, che ci sembra non abbiano assolutamente colto né quanto di sbagliato né quanto di buono sia presente nella bozza in discussione.

Nonostante l'intento più volte propagandato sia quello di contrastare il cosiddetto "potere dei baroni", molti dei provvedimenti previsti dal disegno di legge vanno in realtà nella direzione opposta. Ad esempio il nuovo sistema di scelta delle commissioni dei concorsi restringe l'elettorato sia attivo che passivo ai soli professori ordinari e straordinari (Art.1, commi 4 e 5). Questo vuol dire che le commissioni dei concorsi a qualsiasi livello (professore di prima fascia, di seconda fascia, ricercatore) saranno composte esclusivamente da professori ordinari, con l'unica eventuale eccezione della possibilità dell'università che emette il bando di nominare un professore associato nelle commissioni dei concorsi da ricercatore. Questo è un peggioramento rispetto alla situazione attuale, in cui le commissioni per concorsi di seconda fascia e per ricercatori sono miste (3 ordinari + 2 associati per il concorso di seconda fascia, 1 ordinario, 1 associato e un ricercatore per quelle da ricercatore) e l'elettorato attivo è garantito a tutti (ognuno nell'ambito della propria categoria). È evidente che in questo modo si aumenta il potere decisionale dei professori ordinari a scapito delle altre figure. Ancora più incomprensibile è il comma 8bis dell'Articolo 1, che prevede che "i professori che non usufruiscono del periodo di trattenimento in servizio di cui all'articolo 16, comma 1, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 503, conservano l'elettorato attivo e passivo ai fini della costituzione delle commissioni di valutazione comparativa per posti di professore e ricercatore universitario" fino al primo novembre successivo al compimento del settantaduesimo anno di età. Si consente quindi ai professori più vecchi che dovrebbero già essere in pensione, non solo di continuare l'attività accademica, ma anche di mantenere intatta la possibilità di decidere commissioni e assegnazioni di contratti e risorse, in chiara controtendenza rispetto a ciò che accade in altri paesi Europei e a quella politica di svecchiamento e ricambio tanto auspicata a parole da governo e opposizione.

La modifica al comma 3 dell'articolo 1, introdotta in Senato, risulta poi particolarmente peggiorativa rispetto al testo originale. A seguito di questa modifica, infatti, una quota non inferiore del 60 percento della somma disponibile per il reclutamento di nuovo personale viene destinata "all'assunzione di ricercatori a tempo indeterminato, nonché di contrattisti ai sensi dell'articolo 1, comma 14, della legge 4 Novembre 2005, n. 230". (la formulazione originaria prevedeva solo ricercatori a tempo indeterminato). L'emendamento del Senato, che introduce la possibilità di utilizzare quelle risorse anche per contratti a termine, alimenta da un lato l'odiosa precarietà che ben conosciamo, risultando dall'altro, terreno ancora più fertile per ricatti e baronie che a parole si vorrebbe combattere. È infatti molto più ricattabile un contrattista di un ricercatore stabile.

Un'altra cosa deprecabile di questo disegno di legge è che le spese previste per la sua attuazione vengono recuperate mediante tagli alle dotazioni di altri ministeri (e fin qui nulla di grave), però i tagli previsti al ministero dell'ambiente sono quasi esclusivamente limitati alla voce "Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell'ambiente" (quando sappiamo che invece moltri altri paesi riconoscono proprio in questo settore grandi potenzialità di sviluppo, anche della ricerca, e di crescita economica).

Vi sono nel decreto legge poi una serie di misure tendenzialmente inutili o superflue, quali l'articolo 1, comma 1 sulla possibilità di indire bandi di concorso solo in presenza di una garanzia di copertura finanziaria (in realtà questa norma già esiste, semplicemente non viene rispettata né fatta rispettare), o l'articolo 3bis sulla creazione di una anagrafe telematica del personale universitario (l'anagrafe dei docenti esiste già, è gestita dal CINECA, e ogni singolo docente ha la responsabilità di tenerla aggiornata con le informazioni sulla propria attività scientifica). Non si capisce la necessità di dedicare un articolo della legge per la creazione di una cosa che già esiste.

Potenzialmente positivo invece il fatto che gli scatti stipendiali e la partecipazione alle commissioni siano subordinate alla attività scientifica del docente (articolo 3ter). Bisogna però che i criteri di valutazione (che ancora non sono stati definiti) siano abbastanza stringenti, ad esempio considerare solo pubblicazioni scientifiche in riviste internazionali peer-reviewed con Impact Factor, oppure curatele di libri o riviste sempre a livello internazionale, escludendo lavori a mero livello nazionale o addirittura locale (annali e pubblicazioni interne). A questo proposito risultano abbastanza sconcertanti le dichiarazioni del ministro ombra dei Beni culturali, secondo cui in questo modo si premierebbero "...i docenti che pubblicano in fantasmatiche case editrici il risultato delle loro ricerche..." invece di "...dare consistente valore alla didattica. Gli studenti pagano l'onerosa retta per essere istruiti e non per il curriculum di presunta scientificità dei professori. (...) nel quasi cento per cento dei casi si tratta di pubblicazioni inutili, pretestuose e improvvisate a mero scopo carrieristico.". Invece di tali affermazioni perlomeno avventate sarebbe il caso di sfidare l'esecutivo sulla serietà dei criteri da utilizzare (le pubblicazioni su riviste internazionali sono un parametro normalmente utilizzato in tutto il mondo per valutare la bontà dell'attività scientifica), tenendo anche presente come un'attività didattica efficace e aggiornata non possa prescindere da un'attività di ricerca di eccellenza.

Anche le norme per il cosiddetto rientro dei cervelli (articolo 1bis) paiono più che sensate, anche se non è molto chiaro in cosa differiscono dalle norme attuali. Anche in questo caso risulta poco comprensibile la posizione del deputato PD Paolo Corsini che, in commissione esteri, ha contribuito a far bocciare questo articolo perchè "le disposizioni del provvedimento sembrano incoraggiare tecniche di aggiramento delle procedure concorsuali italiane, assai più rigorose di quelle previste all'estero, che consistono proprio nell'assunzione di ruoli di docenza in altri paesi, con l'effetto di incoraggiare ulteriormente il fenomeno della fuga di cervelli." Invece di tali esternazioni, difficilmente difendibili nella forma e nella sostanza, sarebbe più utile fare proposte per rendere più efficaci e meno burocratiche le procedure di rientro dei cervelli e di richiamo di studiosi stranieri. La cosiddetta "fuga dei cervelli", infatti, é di per sé un dato assolutamente incoraggiante, che dimostra la dinamicità e la competitività a livello internazionale dei ricercatori formatisi nelle Università italiane, e rappresenta piuttosto una risorsa per l'acquisizione di nuove competenze e contatti nei centri di eccellenza mondiali. Il problema é piuttosto l'assenza di un flusso inverso di ricercatori italiani e stranieri verso il nostro paese, a causa della scarsa competitività e appetibilità del nostro sistema di ricerca. A tal proposito, la norma introdotta nel DDL anticrisi (art. 17) che prevede di ridurre le aliquote delle imposte agli studiosi che arrivano in Italia, é sicuramente positiva, ma del tutto insufficiente in quanto sarebbero altre le condizioni da garantire a tali studiosi, in linea con quanto viene offerto negli altri paesi: la possibilità di crearsi un gruppo di ricerca autonomo, la certezza di avere accesso ai fondi necessari e costanti nel tempo se i risultati conseguiti risultano importanti e significativi, stipendi confrontabili con quelli percepiti nel resto d'Europa.

Ci auguriamo quindi che il PD possa finalmente fare chiare scelte di campo nel dibattito sulla gestione delle risorse da dedicare alla ricerca, avanzando proposte serie e profonde, criticando con decisione quelle proposte che vanno in direzione opposta. Proprio davanti al profilarsi di una crisi economica profonda in tutti i paesi industrializzati, é infatti giunto il momento di mostrare con chiarezza quale futuro la nostra classe dirigente immagina per il nostro paese.


Il Gruppo Università, Ricerca e Tempo Libero del Circolo PD "Sezione di Monaco di Baviera"

mercoledì 17 dicembre 2008

Quo usque tandem


A Napoli in manette 2 assessori, 2 ex assessori e 1 deputato del PD. Il sindaco Iervolino: "Siccome ho la testa dura, ho comunicato al mio segretario che non mi dimetto e che ho intenzione di andare avanti con il massimo rinnovamento strutturale per la giunta".
Veltroni commenta cosi' lo sfascio inesorabile del PD e le notizie che arrivano da Firenze, Basilicata, Napoli: "Questo non è il mio partito". Se non si ritrova il segretario, figuriamoci noi.
Intanto in Abruzzo le persone, pur di non votare PD (e non solo), non votano affatto, in misura mai vista. E non votano perché la credibilità di questo nuovo (nuovo?) partito è irrimediabilmente persa, almeno fino a quando non ci saranno facce e soprattutto modalita' diverse e democratiche davvero e profondamente diverse a tutti i livelli. Quo usque tandem?

martedì 16 dicembre 2008

Dal tramonto all'Alba


Le elezioni ragionali in Abruzzo per rimpiazzare Del Turco, presidente PD dimesso si dopo essere stato arrestato a seguito di un’indagine di tangenti, sono andate secondo il copione previsto da tutti, nonostante il rumore suscitato per il voto di scambio alla luce del sole. Affluenza che crolla del 15%, segno evidente di sfiducia assoluta nella possibilita' di riscatto di una politica sempre piu' distante e sempre piu' impegnata a curare i propri interessi: come se fossero mancati i motivi, anche Luciano D’Alfonso, segretario regionale del PD e sindaco di Pescara, è stato arrestato poche ore fa accusato di concussione, mentre a Roma si continua a negare che esista una questione morale nel PD. Netto il verdetto del 53% che e' andati a votare: il PD perde 13 punti, Di Pietro ne prende 8 e va al 15%: eppure qualcuno nel PD giura che la colpa sia della mancata alleanza con l'UDC (fermo al 5%) per andare con l'Italia dei Valori. In realta', come spiega Costa su Giornalettismo, "la cosa è andata bene a tutti, naturalmente: dato che si deve perdere, meglio perdere tutti piuttosto che rischiare che qualcuno vada benino e gli altri quindi vadano ancora peggio. Fossero andati da soli, Di Pietro, Veltroni e la sinistra, avrebbero avuto ognuno la responsabilità del proprio risultato. Oggi, invece, Di Pietro può dare la colpa a Veltroni, Veltroni può dare la colpa a Di Pietro, Ferrero può dare la colpa a Veltroni e Di Pietro. Che è quello che volevano tutti, il motivo per cui erano andati tutti insieme: poterla buttare in caciara un minuto dopo la chiusura delle urne".
Le cose non vanno meglio nell'avvicinamento alle primarie per le amministrative nel resto d'Italia: tra quello che accade a Suzzara (MN) e quello che continua a succedere a Firenze pare proprio che a parecchi nel PD e limitrofi le primarie vadano bene solo se a vincere e chi e' stato prescelto vicino ai caminetti di Roma, piuttosto che dai cittadini.
Per fortuna che in tanto grigiore, dopo il tramonto arriva l'Alba: la Parietti pronta a scendere in campo per la segreteria. Chissa' se anche in quel caso si parlera' di primarie truccate per raggiungere definitivamente il fondo...

domenica 14 dicembre 2008

Esportare la Democrazia

Attenzione che alla fine magari qualcuno la usa:

venerdì 12 dicembre 2008

Il piu' intelligente


Qui a Monaco nevica fitto da ieri. Tutto e' bianco e candido. Magari potesse nevicare anche sul Pidi', per ricominciare da capo su una pagina bianca invece di finire agonizzanti, stritolati tra oligarchie e personalismi. E il patatrack si rischia ormai di farlo anche a Firenze, dove le primarie per il nuovo sindaco sono ormai una telenovela. Dopo le intercettazioni sull'attuale giunta e l'assossere e candidato Cioni, tutto quello che si e' saputo fare per ridare fiducia agli elettori e' andare a chiedere a Roma cosa bisognava fare, alla faccia del partito federale. E a Roma si sono cambiate le regole in corsa: evidentemente un confronto vero tra 4 candidati nessuno dei quali ufficialmente appoggiato dal partito stava creando non pochi problemi ai poltronari che si trovavano a dover scegliere chi appoggiare senza un paracadute. A questo punto sono proprio contento di essere su un aereo che torna dal Cile il 1 Febbraio quando si dovrebbe votare.
Intanto via Wittgenstein si scopre perche' il PD non ha mai funzionato. Ce lo spiega il piu' intelligente di tutti (e anche il piu' comunista, come ci spiega Zoro). Mai cambiare idea su certe cose...

giovedì 11 dicembre 2008

Accidenti al meglio


Era in discussione ieri in Commissione Esteri della Camera il DL 180/08: "Disposizioni urgenti per il diritto allo studio, la valorizzazione del merito e la qualita' del sistema universitario". La stampa ha dato grande risalto al fatto che la Commissione ha respinto la proposta di parere favorevole del relatore della maggioranza. Fierissimo il Deputato Paolo Corsini del risultato ottenuto: "Grazie al voto contrario di Pd, delegazione Radicale e Italia dei valori abbiamo contestato la formulazione su uno dei punti più importanti del provvedimento: cioè il rientro dei cervelli dall'estero perché pur condividendo ovviamente il fine la norma otterrebbe esattamente l'obiettivo opposto, cioè l'allontanamento delle eccellenze dai nostri atenei". Evviva. Infatti se si va a vedere il dibattito in Commissione, come mi segnala Dado, Corsini invece di contestare le cose meno buone del decreto, si limita a additare la norma che facilita l'ingresso di cervelli dall'estero. Spiega infatti: "le disposizioni del provvedimento sembrano incoraggiare tecniche di aggiramento delle procedure concorsuali italiane, ASSAI PIU' RIGOROSE DI QUELLE PREVISTE ALL'ESTERO, che consistono proprio nell'assunzione di docenza in altri Paesi, con l'effetto di incoraggiare ulteriormente il fenomeno della fuga di cervelli". Rimango basito di fronte a tanta idiozia. Secondo Corsini una norma che favorisce l'ingresso nelle universita' italiane dei migliori docenti e ricercatori (una delle carenze piu' gravi del nostro sistema) avrebbe l'effetto opposto: tutti gli cervelli italiani scarsi andrebbero all'estero dove risaputamente assumono in barba ad ogni criterio meritocratico perche' hanno soldi da buttare, e starebbero la' almeno tre anni solo con la speranza di essere selezionati dal ministero e da una Universita' per il programma di rientro (che non si capisce ancora bene se e come sara' finanziato). Senza parole: ma dove li trovano? Insiste poi dicendo che il nuovo sistema di formazione delle commissione, tramite parziale sorteggio, secondo lui andrebbe a ledere "la professionalita' accademiche dei professori" piu' che le mafie e i favoritismi incrociati. Non spicca per acume anche Leoluca Orlando (Idv), che si trova in piena sintonia con il collega del PD.
Per fortuna almeno la destra qualche cosa buona nel DL ce lo mette, come vincolare almeno parte degli aumenti salariali dei professori a pubblicazioni su riviste internazionali. Peccato che anche su questo il PD trova da ridire: "Basta con la demagogia. Non è vero che questo governo fa la lotta ai baroni", dichiara Vincenzo Cerami, ministro ombra dei Beni culturali, che incalza: "La ministra Gelmini, piuttosto che premiare i docenti che pubblicano in fantasmatiche case editrici il risultato delle loro ricerche, dovrebbe dare consistente valore alla didattica, che ad oggi non costituisce alcun punteggio nell'ambito della carriera universitaria. Gli studenti pagano l'onerosa retta per essere istruiti e non per il curriculum di presunta scientificità dei professori. Ella deve sapere che nel quasi cento per cento dei casi si tratta di pubblicazioni inutili, pretestuose e improvvisate a mero scopo carrieristico. Temiamo che questo governo voglia dare l'impressione di cambiare molto senza, in realtà, cambiare niente". Andiamo bene davvero: le pubblicazioni internazionali non contano nulla, e per una formazione di eccellenza non serve la ricerca e l'aggiornamento continuo dei professori. Ma tanto si discute del nulla: il DL sara' stracciato dal governo appena convertito in legge come quello sulla scuola.

mercoledì 10 dicembre 2008

Liberi ed eguali in dignita' e diritti


La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani compie oggi 60 anni di vita. Messi per scritto e sottoscritti dalla Nazioni Unite solo dopo essere usciti dalla follia del secondo conflitto mondiale, i diritti inalienabili dell'uomo sono rimasti solo carta per troppi di quegli uomini che intendono tutelare. Eppure a volte e' proprio la carta ad alimentare la fiammella della speranza.

Preambolo

Considerato che il disconoscimento e il disprezzo dei diritti umani hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell'umanità, e che l'avvento di un mondo in cui gli esseri umani godano della libertà di parola e di credo e della libertà dal timore e dal bisogno è stato proclamato come la più alta aspirazione dell’uomo;
Considerato che è indispensabile che i diritti umani siano protetti da norme giuridiche, se si vuole evitare che l'uomo sia costretto a ricorrere, come ultima istanza, alla ribellione contro la tirannia e l'oppressione;
Considerato che è indispensabile promuovere lo sviluppo di rapporti amichevoli tra le Nazioni;
Considerato che i popoli delle Nazioni Unite hanno riaffermato nello Statuto la loro fede nei diritti umani fondamentali, nella dignità e nel valore della persona
umana, nell'uguaglianza dei diritti dell'uomo e della donna, ed hanno deciso di promuovere il progresso sociale e un miglior tenore di vita in una maggiore libertà;
Considerato che gli Stati membri si sono impegnati a perseguire, in cooperazione con le Nazioni Unite, il rispetto e l'osservanza universale dei diritti umani e delle libertà fondamentali;
Considerato che una concezione comune di questi diritti e di questa libertà è della massima importanza per la piena realizzazione di questi impegni;

L'ASSEMBLEA GENERALE proclama
la presente dichiarazione universale dei diritti umani come ideale comune da raggiungersi da tutti i popoli e da tutte le Nazioni, al fine che ogni individuo ed ogni organo della società, avendo costantemente presente questa Dichiarazione, si sforzi di promuovere, con l'insegnamento e l'educazione, il rispetto di questi diritti e di queste libertà e di garantirne, mediante misure progressive di carattere nazionale e internazionale, l'universale ed effettivo riconoscimento e rispetto tanto fra i popoli degli stessi Stati membri, quanto fra quelli dei territori sottoposti alla loro giurisdizione.

Articolo 1
Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.

Articolo 2
Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico o internazionale del paese o del territorio cui una persona appartiene, sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi limitazione di sovranità.

Continua qua...


martedì 9 dicembre 2008

Potrebbe piovere


I recenti sondaggi sulle elezioni europe danno il PD in crollo verticale, come facilmente prevedibile per un partito che non ha ancora deciso da che parte stare.
A Firenze si passa dalle imbarazzanti intercettazioni (che hanno svelato gli oscuri magheggi degli attuali amministratori PD decisi a passare sul parco di Castello per dar ragione agli interessi dei Ligresti e ai Della Valle), al sindaco ridicolmente incatenato davanti alla sede di Repubblica rea di aver reso noti questi stralci. Risponde cosi' Repubblica Firenze, dovendo spiegare cio' che in altri paesi e' ovvio: "Gli uomini politici italiani dovrebbero capire che il livello penale non è l'unico rilevante nella sfera pubblica. Esistono comportamenti, metodi, sistemi di relazione da piccola oligarchia che quando fanno parte dell'accertamento materiale di un'inchiesta giudiziaria - e non riguardano la sfera esclusivamente personale - interessano comunque la pubblica opinione, e il suo giudizio". Che forse anche un pizzico di stile qualche volta non guasterebbe. Eppure tutto il polverone pare suscitare, anziche' una svolta decisa e positiva nel dibattito e nell'atteggiamento degli amministratori coinvolti e non, solamente un'irrigidimento e la sospensione delle primarie. Si attende un candidato pilotato da Roma, come sempre e' successo, e al massimo uno dei 4 gia' in lizza (scelto anche lui non si sa bene di chi) per partecipare a delle primarie non piu' di partito ma di coalizione. Devo dire proprio il massimo che si poteva escogitare per far ritrovare la fiducia ai cittadini e agli elettori disorientati da favoritismi, clientelismi e oscure manovre oligarchiche non meglio chiarite.
Non gode di migliore salute il PD nazionale, tumefatto dalla telenovele tra dirigenti, incapacita' cronica di decidere, assoluta mancanza sia di un'opposizione rumorosa alla Di Pietro sia di una qualsivoglia capacita' di formulare proposte alternative a quelle scellerate del governo, col fantomatico governo ombra che dimostra ogni giorno di piu' la sua totale inutilita'. Mentre l'esecutivo si attira la collera di tutto il paese, il PD invece di calciare a porta vuota tace (qualcuno ha mai sentito una dichiarazione del ministro ombra dell'Universita' tranne quando ha contestato il governo di non aver obbedito abbastanza velocemente al Vaticano sulle scuole private?), o al massimo insiste sulle battaglie piu' vicine alla gran parte dei cittadini come quella per la vigilanza RAI e le tasse di SKY. E dire che il 28% dopo tutto questo, dopo le firme incorciate su manifesti europei diversi di Ruttelli e Fassino, dopo le telenovele di Villari e i pizzini di Latorre, dopo la Binetti su moschee e omosessuali, e' pure troppo. Mentre c'e' chi si esalta per il nuovo Obama dei Nuraghe (che effettivamente nelle sue recenti apparizioni e dalla Bignardi e da Fazio (1 e 2) ha fatto un figurone parlando chiaramente di cose che dovrebbero essere ovvie, ma con la naturalezza della persona seria che ci crede davvero), qui si dubita che il cambio di leader possa portare a qualche soluzione dell'attuale stato di emasse e di lotte fratricide. Al massimo una scossetta di adrenalina, ma si otterrebbe solo di bruciare anche il prossimo piccione: c'e' chi non aspetta altro che riniziare il tiro a un bersaglio nuovo.

sabato 6 dicembre 2008

Dobbiamo cercare dentro di noi


Augusto mi segnala la lezione di cattolicesimo e di dialogo interreligioso di Calderoli e della Moratti all'Arcivescovo Tettamanzi, da Repubblica:

Moschee, Calderoli attacca Tettamanzi "Ultimo baluardo del cattocomunismo"
Durissimo il commento del ministro alle parole dell' arcivescovo di Milano sul bisogno di "luoghi di preghiera" nei quartieri per chi appartiene a religioni diverse da quella cristiana, in particolare all'Islam: "In un momento in cui la Chiesa di Roma è tornata alla sua missione di guida spirituale e di salvaguardia delle tradizioni, abbandonando il piccolo cortile degli intrighi della politica italiana, spiace vedere che il cardinale Tettamanzi si pone come uno degli ultimi baluardi del cattocomunismo". L'attacco arriva dal ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, commentando le parole dell'arcivescovo di Milano sul bisogno di "luoghi di preghiera" nei quartieri per chi appartiene a religioni diverse da quella cristiana, in particolare all'Islam. "E la cosa - aggiunge Calderoli - è ancora più sorprendente e triste perchè un comunismo sconfitto dalla storia ritrova certi schemi di pensiero e certe tramontate bandiere ideologiche come il cattocomunismo proprio tra uomini di Chiesa".
Per parlare a favore della costruzione di nuove moschee per i musulmani, il cardinale Dionigi Tettamanzi aveva scelto venerdì sera la cornice più ufficiale che ci fosse: il tradizionale Discorso alla città pronunciato nella basilica di Sant'Ambrogio davanti a tutte le autorità.«Abbiamo bisogno di luoghi di preghiera in tutti i quartieri della città - aveva detto il capo della Chiesa ambrosiana - Ne hanno un bisogno ancora più urgente le persone che appartengono a religioni diverse da quella cristiana, in particolare l'Islam». Parole sulle quali si era già espressa, minimizzando il contenuto del monito, il sindaco Letizia Moratti: «Sua eminenza non ha parlato di moschee in modo specifico — commenta — E' giusto che ci siano luoghi di culto per chi vuole esprimere la propria fede, ma vanno prima di tutto cercati dentro di noi».
"Il cardinale Tettamanzi - attacca ancora Calderoli - non spende parole quando in Spagna si tolgono i crocifissi dalle scuole, ma si fa oggi paladino delle moschee. Non mi risulta che nelle sacre scritture ci siano riferimenti alla difesa dei diritti di chi considera le altre religioni un ostacolo da abbattere. E neppure che inviti ad accogliere presunti luoghi di religione che in realtà sono scuole di violenza. Noi diciamo sì ai luoghi di culto che siano controllati, ma diciamo no alle cattedrali del terrorismo".

Per chi volesse leggere qualcosa di piu' edificante, qui l'intervento completo di Tettamanzi che ha scatenato l'ira razzista di Calderoli. E pensare che anche al devotissimo Calderoli i mussulmani avrebbero qualcosa da insegnare.
Se la Letizia sta pensando di tenere dei seminari di esegesi alla facolta' di teologia, qualcuno oltretevere potrebbe invece candidare il gia' in odore di santita' Calderoli alla presidenza della CEI, giusto per far tacere anche quelle poche proteste a cui non si vuole dare ascolto. Di solito infatti al Governo i vescovi piacciono eccome. Mentre infatti hanno ignorato, quando non represso, le manifestazioni di centinaia di migliaia di giovani studenti, ricercatori e docenti, rifiutandosi di cambiare i provvedimenti che massacravano scuola e università pubblica tagliando soldi e risorse, è bastata una semplice minaccia di mobilitazione da parte delle scuole cattoliche private per far cambiare idea al governo e nel giro di pochissime ore. Evidentemente riescono ad ascoltare selettivamente solo le boiate.

venerdì 5 dicembre 2008

Energia: Tvemonti vs futuro


Con il decreto legge n.185/2008 il governo intende ridurre le detrazioni sugli investimenti nel settore del risparmio energetico. Ancora una volta il nostro governo mostra un'assoluta incapacità di guardare al futuro, come già dimostrato in occasione dei tagli alla ricerca. In un periodo di grave crisi energetica e ambientale, con molti paesi che stanno cercando di trasformare il problema in una ghiotta opportunità d'investimento, l'Italia decide di rinunciare a questa possibilità. Decide di arrendersi alla "tragedia dei commons", come si spiega in questo bell'articolo di Ugo Bardi, dimostrando di non saper far di meglio di una colonia di batteri nel gestire le risorse a sua disposizione. Non solo, mette anche i bastoni fra le ruote ai privati cittadini (e alle imprese) che vogliono, nel loro piccolo, contribuire alla salvaguardia dell'ambiente e nel contempo sostenere, con i loro investimenti, un settore economico che promette ottime prospettive di crescita.
Gli interventi sugli edifici che finora godevano della detrazione al 55% sono svariati. I miglioramenti possono riguardare i serramenti, l'isolamento (copertura e fondazioni), le pareti esterne, la scelta dei materiali (il legno per esempio è un ottimo isolante termoacustico) e, soprattutto, gli impianti solari.
Questi si distinguono in due categorie: il solare fotovoltaico e il solare termico. I pannelli fotovoltaici convertono l'energia solare in energia elettrica sfruttando l'effetto fotoelettrico e possono raggiungere efficienze che vanno oltre il 30%. Su piccola scala, tuttavia, sono molto più diffusi i pannelli termici. Questi permettono di sfruttare l'energia solare per accumulare calore da usare nelle applicazioni domestiche. Un ulteriore sviluppo di questa tecnica è il solare termodinamico, che si avvale di specchi per concentrare la luce solare e raggiungere temperature molto più alte, in modo da poter essere sfruttato anche per applicazioni industriali.
L'energia solare è la regina delle fonti rinnovabili, anche perché è di gran lunga la più abbondante. Sarebbe sufficiente catturare lo 0,02% della radiazione solare incidente per poter coprire il fabbisogno energetico attualmente fornito dai combustibili fossili e dal nucleare. E' chiaro che questo tipo di energia può essere maggiormente sfruttata dai paesi con maggiore insolazione. Paradossalmente, tuttavia, è la Germania la nazione che investe maggiormente a livello europeo. Il nostro paese è come sempre in ritardo (solo sesto), preceduto anche da nazioni climaticamente più sfavorite, come la Francia e l'Austria.
In uno scenario di questo tipo, risulta ancora più scellerata la decisione di Tvemonti di ridurre le agevolazioni per chi investe in questo settore.
Meno accessibile dell'energia solare, ma comunque discretamente abbondante, è l'energia eolica: il 5% dell'energia fornita dai venti del nostro pianeta coprirebbe il fabbisogno mondiale. E' chiaro tuttavia che questo tipo di fonte presenta dei problemi legati alla stabilità del vento e alla capacità delle turbine (stimata intorno al 20-40%). Le installazioni off-shore posso contenere queste limitazioni. La Danimarca riesce a coprire il 19% del proprio fabbisogno grazie ai moderni mulini a vento, mentre è di nuovo la Germania a guidare il ranking mondiale in termini di energia prodotta. Con i suoi 8600 km di coste, l'Italia avrebbe ottime possibilità in questo settore: anche qui tuttavia siamo in ritardo, solo al settimo posto.
Le altre fonti rinnovabili possono fornire un utile alternativa in alcune realtà locali, ma non possono essere considerati sufficienti, da sole, a coprire il fabbisogno. Tra queste citiamo:

  • l'energia geotermica: che sfrutta il calore proveniente dalla crosta terrestre (una fonte molto sfruttata dall'Islanda, che copre il 20% del fabbisogno grazie ai geyser);
  • l'energia del mare: che sfrutta i movimenti dei mari e degli oceani generati dalle forze mareali (è recentemente partito un esperimento italiano);
  • le biomasse: cioè i materiali biologici usati come combustibili (sfruttamento sostenibile delle foreste, biogas dai rifiuti o di origine animale);
  • l'energia idroelettrica: copre oltre il 15% del fabbisogno mondiale. Richiede profondi interventi a livello paesaggistico e spesso provoca modifiche agli ecosistemi. Nel nostro paese questo tipo di impianti è diffuso soprattutto nell'arco alpino, anche se il progressivo ritiro dei ghiacciai ne ha limitato fortemente la potenza e ha portato alla chiusura di alcuni di essi.
Se consideriamo le rinnovabili nel complesso, il nostro paese si colloca al quarto posto nell'Europa dei 15, anche se non mostra un trend di crescita rassicurante. L'Italia sembra insomma poco interessata ad investire in un settore che promette ottime possibilità di sviluppo. In questo contesto, la decisione di Tvemonti si dimostra poco lungimirante, così come lo fu, a suo tempo, la scelta di rinunciare al nucleare da fissione come fonte di energia. Il referendum votato nel novembre del 1987, quando il boato del disastro di Chernobyl (aprile 1986) era ancora forte, bloccò infatti le centrali allora in attività ma non ci ha impedito di continuare ad acquistare energia nucleare all'estero, soprattutto in Francia. Energia prodotta da impianti che si trovano a poche centinaia di chilometri dalle nostre frontiere. Inoltre, gli impianti nucleari inattivi, non sono necessariamente più sicuri, visto che resta comunque il problema dello smaltimento delle scorie. I progetti di riapertura delle centrali annunciati in campagna elettorali ora servono a poco, considerando anche i tempi tecnici (e burocratici) necessari a riavviare un programma fermo da più di vent'anni. Senza contare che anche l'Uranio e' tutt'altro che una risorsa infinita.
L'Europa come sempre va nella direzione opposta: nessuno costruisce più nuove centrali a fissione e si comincia ad investire nello studio del processo di fusione nucleare, lo stesso che alimenta il Sole e le altre stelle: la fusione di due atomi di idrogeno in uno di elio. I vantaggi sono enormi: il combustibile (l'idrogeno) è il più abbondante nell'universo, mentre il prodotto della reazione (l'elio) è un elemento estremamente stabile, che non dà problemi di radioattività come succede nelle centrali a fissione. Enormi però sono anche i problemi, primo fra tutti la necessità di confinare il combustibile, che deve raggiungere temperature dell'ordine dei milioni di gradi per scatenare la reazione. Diversi paesi (tra cui l'Unione Europea) stanno partecipando all'esperimento pilota ITER, con lo scopo di realizzare un reattore sperimentale in grado di produrre energia dal processo di fusione in maniera stabile. L'investimento è notevole, 10 miliardi di euro, e i tempi previsti per avere dei risultati applicabili sono lunghi, decine di anni. Anche l'Istituto di Fisica dei Plasmi qui a Monaco dall'altra parte della strada rispetto al mio ufficio lavora su un progetto simile, cercando di risolvere gli stessi problemi. Ma vale la pena di tentare: con la fusione nucleare il mondo potrebbe risolvere il problema dell'approvvigionamento energetico, con grandi conseguenza economiche e sociali. A meno che non rappresenti la via d'accesso a un nuovo ottovolante di esplosioni economiche e successive crisi come abbiamo visto negli ultimi secoli.

Grazie al mio fidato esperto di fonti energetiche per buona parte del post...

giovedì 4 dicembre 2008

Di travagli e firme


Ieri sera Marco Travaglio e' riuscito sorprendentemente a riempire fino all'orlo una sala da 500 posti qua a Monaco, con molte persone costrette a tornarsene a casa. In un evento organizzato dal locale Meet-up di Beppe Grillo (ebbene si', ci sono anche qua...), Travaglio ha sfoggiato per un paio di ore ininterrotte tutto il suo solito repertorio di dati, notizie, commento e brillante cabaret tipico delle sue apparizioni televisive e giornalistiche. Un bel riassunto della serata c'e' gia' qui su Der Pilger, quindi non mi soffermo a raccontare oltre: come al solito e' stato pungente e divertente, pur con la sua solita indisponente spocchia che lo contraddistingue. La parte migliore della serata e' stata senz'altro la catalogazione delle varie odiose tecniche utilizzate per cancellare i fatti importanti dal dibattito sui media (ignorarle parlando d'altro assolutamente inutile, trasformare il fatto in un'opinione aleatoria senza nessun "giornalista" dica mai quali sono i fatti oggettivi, passare dai fatti al piano dell'attacco personale per evitare di rispondere, deformare i fatti cambiando il significato delle parole "guerra"="missione di pace"). Tutti i metodi che vedo costantemente all'opera in una qualsiasi puntata di un TG italiano o di una trasmissione tipo AnnoZero, Ballaro' e simili. Maledette le rare e incaute volte che in patria tento l'impresa di vedermele senza arrabbiarmi di brutto. Il mitico panino del TG e' senz'altro il migliore (peggiore) esempio: 5 minuti di commenti piu' o meno idioti a una notizia che nessuno ha dato e mai dara'.
Due le cose che mi hanno turbato di piu' della serata. La prima e' l'aurea di mito che Travaglio si porta dietro, col la ressa a fine serata decisa a tutto pur di strappare una stretta di mano o una firma dal Giornalista con la G maiuscola. Segno tristissimo che purtroppo in Italia i giornalisti che cercano di fare il loro mestiere sono davvero troppo pochi. Peccato solo che il nostro su questo ci marci, facendosi il cavaliere senza macchia e senza paura che dice sempre e solo la Verita'. Poi pero' immancabilmente qualche fesseria la dice anche lui, come ieri quando parlando delle ordinanze dell'assessore fiorentino Cioni ha sparato una serie di inesattezze terribili in poche frasi...
L'altro turbamento viene dal Consolato, che dopo aver promesso un suo dipendente per raccogliere le firme per il referendum contro il Lodo Alfano (come mi dicono ha fatto nel passato in altre occasioni da Segni in su), ha ritirato la disponibilita' dopo precisi ordini da Roma. Evidentemente anche la manciate di firme da Monaco disturbano non poco, alla faccia di chi sostiene che sia un'impresa persa in partenza...

mercoledì 3 dicembre 2008

Cervelli on air


Ieri sera mi sono divertito un sacco. Insieme a Nico e Benedetta, due colleghi astronomi italiani "in fuga" a Monaco, siamo stati invitati a Radio Lora, l'unica radio libera di Monaco. Siamo stati intervistati per una mezzoretta sull'iniziativa del 14 Novembre in supporto della protesta in Italia per i tagli a Universita' e Ricerca, sulla lettera che abbiamo inviato al Ministro Gelmini (e che si puo' ancora sottoscrivere), e sulle nostre iniziative future in Baviera su questo tema. La trasmissione, "L'ora italiana", e' per fortuna tutta in italiano: un appuntamento mensile per tutti i nostri compatrioti a Monaco, pare discretamente seguito.
Armati di cuffie e microfoni che ci facevano sembrare davvero professionisti, abbiamo cercato di rispondere nel modo piu' chiaro possibile alle domande di Sonia e Dario, molto simpatici e disponibili a dare un po' di voce alla nostra iniziativa. Dopo l'articolo sul giornale, un film e una manciata di passaggi in radio comincio a prenderci gusto! Qui l'audio della trasmissione...

Misure anticrisi: pay-ecology


Dice che il governo ha riportato al 19% l'aliquota IVA alle pay-tv, che era al 10% da quanto il governo Dini volle fare un favore alla TelePiu' di Berlusconi, con voto decisivo di Bertinotti. Oggi Berlusconi non ha piu' pay-tv, quindi pensa bene di alzare l'aliquota al suo piu' pericoloso concorrente che lo sta facendo innervosire non poco. Sky tuona con spot contro il governo, il quale si vede inondata la casella postale di email di protesta (dimostrazione che i media l'opinione pubblica la smuovono eccome: solo una manciata di firme per l'appello contro l'emendamento della lega che vuol togliere le cure agli stranieri non in regola). La sinistra si straccia le vesti per una nuova e fondamentale bataglia dopo la commissione di vigilanza RAI, Berlusconi dice che e' una vergogna che la sinistra protesti per le imposte ai ricchi 4 milioni di cittadini possessori di abbonamenti Sky. Peccato che fatta da lui una cosa simile e' sbagliata comunque, ma ormai il conflitto di interessi e' una roba per stranieri e secchioni.
Quello che invece non dice ne' Berlusconi ne', ancor piu' gravemente, quasi nessuno a sinistra, e' che ristrutturare la propria casa secondo criteri ecologici per diminuire gli sprechi e usare energie rinnovabili e' oggi ancora piu' di ieri una cosa da ricchi, di quelli veri.
Come mi segnala Paolo, andatevi a leggere l'Art. 29 del decreto 28 novembre 2008 "recante misure urgenti per il SOSTEGNO a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anticrisi il quadro strategico nazionale" (mi è sembrato il caso di evidenziare la parola SOSTEGNO), e leggetevi bene almeno un paio di volte il comma 11, per finire in bellezza:

Art. 29
6. Le detrazioni di cui all’articolo 1, commi da 344 a 347, della legge 27 dicembre 2006, n.296, come prorogate dall’articolo 1, comma 20, della legge 28 dicembre 2007, n. 244, sono confermate, fermi restando i requisiti e le condizioni previste nelle norme sopra richiamate nonché nel decreto del Ministro dell’economia e delle finanze di concerto con il Ministro dello sviluppo economico 19 febbraio 2007, secondo le disposizioni del presente articolo.

7. Per le spese sostenute nei tre periodi d’imposta successivi a quello in corso al 31 dicembre 2007, i contribuenti inviano alla Agenzia delle entrate, esclusivamente in via telematica, anche mediante i soggetti di cui all’articolo 3, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, e successive modificazioni, apposita istanza per consentire il monitoraggio della spesa e la verifica del rispetto dei limiti di spesa complessivi pari a 82,7
milioni di euro per l’anno 2009, a 185,9 milioni di euro per l’anno 2010, e 314,8 milioni di euro per l’anno 2011. L’Agenzia delle entrate esamina le istanze secondo l’ordine cronologico di invio delle stesse e comunica, esclusivamente in via telematica, entro 30 giorni dalla ricezione dell’istanza, l’esito della verifica stessa agli interessati. La fruizione della detrazione è subordinata alla ricezione dell’assenso da parte della medesima Agenzia. L’assenso si intende non fornito decorsi 30 giorni dalla presentazione dell'istanza senza esplicita comunicazione di accoglimento da parte dell’Agenzia delle entrate.
8. Con provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle entrate, da emanare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto e da pubblicare sul sito Internet dell’Agenzia delle entrate è approvato il modello da utilizzare per presentare l’istanza di cui al comma 7, contenente tutti i dati necessari alla verifica dello stanziamento di cui al medesimo comma 7, ivi inclusa l’indicazione del numero di rate annuali in cui il contribuente sceglie di
ripartire la detrazione spettante.
9. Per le spese sostenute nel periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2007, l’istanza di cui al comma 7 è presentata a decorrere dal 15 gennaio 2009 e fino al 27 febbraio 2009. Per le spese sostenute nei due periodi d’imposta successivi, l’istanza è presentata a decorrere dal 1° giugno e fino al 31 dicembre di ciascun anno.

10. I contribuenti persone fisiche che, per le spese sostenute nell’anno 2008 per gli interventi di cui all’articolo 1, commi da 344 a 347, della citata legge n. 296 del 2006, non presentano l’istanza di cui al comma 7 o ricevono la comunicazione di diniego da parte dell’Agenzia delle entrate in ordine alla spettanza delle detrazioni di cui al comma 6, beneficiano di una detrazione dall’imposta lorda, fino a concorrenza del suo ammontare, pari al 36% delle spese sostenute, sino ad un importo massimo delle stesse pari a 48.000 euro per ciascun immobile,
da ripartire in 10 rate annuali di pari importo.
11. Con provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle entrate, da pubblicare sul sito Internet della medesima Agenzia è comunicato l’esaurimento degli stanziamenti di cui al comma 6.

In pratica, quanti anche nel 2008 appena trascorso abbiano deciso di ristrutturare casa, magari puntando un pò in alto delle proprie possibilita' ma certi di recuperare le spese per il risparmio energetico per una percentuale del 55% (in 10 anni), e che magari hanno basato il bilancio familiare proprio su questo, si ritrovano questa percentuale sicuramente calata al 36%. E questo finchè ci sono i fondi per coprire il rimborso. Le conseguenze sono ovvie: portafogli personale, famiglie incasinate, crisi nel settore dell'impiantistica, perdita di posti di lavoro, lavoro nero, nessun rispetto per l'ambiente. Mi sembranno ottimi sostegni, veramente ottimi. Questa poi della retroattività e' la cosa piu' grave. Da quando in qua si cambiano le regole nel corso di una partita?

martedì 2 dicembre 2008

Imparare a decidere


Questa cosa della collocazione del PD nel Parlamento Europeo era gia' stata cruciale al momento della nascita del PD, tanto che ad esempio Mussi se n'e' andato proprio per questa ragione. Poi e' stata messa abilmente sotto il tappeto gia' dalle primarie per il segretario. Improvvisamente, con la campagna elettorale alle porte, tutti si sono accorti che una posizione non c'era, e ognuno ha ripreso ad andare per conto suo. Addirittura Fassino firma il manifesto del PSE in veste di segretario DS, scatenando le ire degli ex-Margherita.
Forse sarebbe il caso di decidere PRIMA e non DOPO (come pare si voglia fare per lasciare ancora un po' la polvere sotto il tappeto) la collocazione di quelli che gli elettori andranno a votare. O almeno sarebbe il caso di dire che per ora ci sediamo da soli all'ultimo banco perche' e' piu' importante discutere non con chi si vota ma cosa si vota, invece di continuare a litigare sul niente. O forse servirebbe proprio, come suggerisce Federica Mogherini, "imparare a decidere", in questo come in molti casi:

Se c'e' una funzione che e' propria dei partiti (per quanto ricordo dei miei studi universitari) e' quella di comporre idee ed interessi e dar loro rappresentanza. Un partito dove convivano diverse linee politiche (seppure compatibili tra loro, cosa che non sempre e' nel nostro caso) non e' un partito, ma una coalizione. Ma io avevo capito che essere un partito a vocazione maggioritaria non significasse introiettare le contraddizioni di una coalizione, bensi' provare ad esercitarsi in quel difficile compito di sintesi politica che ti porta a scegliere, tra diverse opzioni, quella che piu' risponde alle esigenze del paese che indichi come prioritarie (nel nostro caso, di modernizzazione). Ma se non scegliamo, se non decidiamo, se non abbiamo una identita' (e dovrebbe pure essere facilmente comprensibile ed identificabile) ma due o centomila, non siamo un partito, non svolgiamo la funzione che ci e' stata assegnata (non dallo Spirito Santo o da Vespa ma da quelli che il 14 ottobre del 2007 ci hanno creduto, e magari ci credono ancora). [...] Sul PSE come su tutto il resto, dovremmo imparare a decidere. In modo normale, ordinario, sereno e per nulla drammatico. Un partito normale, fuori da questo strano paese, non ha bisogno ne' di congressi per decidere la propria linea su tutto, ne' di segretari chiamati a dire si' o no in splendida solitudine sull'universo mondo. Di solito, altrove, si istruisce la pratica, si discute, si decide - si vota negli organismi dirigenti, ed il risultato e' vincolante per tutto il partito, e chi lo rappresenta. E' un meccanismo che funziona meglio se esiste una pratica consolidata e trasparente, ovvero strutture di elaborazione politica stabili ed in stretto contatto con la complessita' del mondo la' fuori, ovviamente. Ma funziona anche altrove, dove i partiti non sono quelli tradizionali del '900 europeo.

Ecco, temo che per far dialogare in un modo un minimo costruttivo tutte quelle differenze (sociali, geografiche, economiche) che la destra mira a marcare, e per cavarne una sintesi operativa e utile, bisogna rimboccarsi le maniche e mettersi a lavorare costruttivamente e razionalmente. Non può essere un caminetto a farlo, ne' organismi costituenti di migliaia di delegati, e neppure le primarie a singhiozzo oggi si' che vinco facile, domani no perche' chissa', dopodomani vedremo. Serve imparare a decidere, e farlo in fretta, elaborare contenutui seri e alternativi invece di aspettare il prossimo evento mediatico di Veltroni o del Circo Massimo per ridare una peretta di entusiasmo ai militanti. E' chiedere troppo? O dobbiamo prendere anche noi casa in Svizzera? Io da parte mia anticipo che o il PD decide chiaramente da che parte sta, o almeno spiega in modo dettagliato quali sono le cose per cui si battera' e le sue priorita' in Europa, oppure io alle europee voto qualcun'altro.

lunedì 1 dicembre 2008

La moratoria Migliore


Monsignor Celestino Migliore, osservatore della Santa Sede presso l'Onu, ha espresso l'altro giorno parere fortemente sfavorevole a una iniziativa del governo francese per proporre una depenalizzazione del reato di omosessualità nei Paesi che ancora lo prevedono. "Gli stati che non riconoscono l'unione tra persone dello stesso sesso come 'matrimonio' - dice infatti Mons. Migliore - verranno messi alla gogna e fatti oggetto di pressioni". La tesi pare sia dunque che per evitare problemi per i paesi (e le istituzioni?) che non prevedono copmpleta parita' tra etero e omosessuali, e' preferibile che si continui a privare della libertà, torturare e uccidere milioni di persone in tutto il mondo. tralasciando il fatto (che evidentemente sfugge a chiunque entri in Vaticano) che riconoscere dei diritti e il fatto che una coppia abbia scelto di vivere insieme NON a equipararla a una coppia sposata, e' assolutamente incredibile che addirittura condannare le discriminazioni possa essere visto come primo passo verso questa tanto temuta equiparazione. Migliori insiste spiegando che la proposta francese e' "una dichiarazione di valore politico che aggiunge nuove categorie protette dalla discriminazione senza tener conto che, se adottate, esse creeranno nuove e implacabili discriminazioni". Pare quindi che lo stesso Migliori, per coerenza, voglia presentare una mozione per evitare di condannare il razzismo, dal momento che poi verrebbero discriminati tutti quelli stati che non lo condannano apertamente (tipo l'Italia), e una moratoria per abolire i coltelli, dal momento che la loro tolleranza potrebbe essere vista come un primo passo verso la liberalizzazione dell'accoltellamento.
Da Oltretevere insistono e spiegano: "Nessuno vuole difendere la pena di morte per gli omosessuali" afferma padre Federico Lombardi che ricorda come altri 150 paesi non abbiano aderito "ma la proposta cerca di introdurre una dichiarazione di valore politico che si puo' riflettere in meccanismi di controllo in forza dei quali ogni norma che non ponga esattamente sullo stesso piano ogni orientamento sessuale, puo' venire considerata contraria al rispetto dei diritti dell'uomo". Ecco scovato l'inghippo. Si teme semplicemente che la Chiesa sia messa fuorilegge dall'ONU... ma non era piu' semplice proporre una moratoria sul Vaticano e Migliori invece di sostenere discriminazioni tanto odiose?

venerdì 28 novembre 2008

Per tutto il resto c'e' SocialCard


E' arrivata la svolta redistibutiva del governo: la "Social Card" che consentira' ai piu' poveri di disporre di ben 1,40 euri al giorno prepagati su carta di credito. Vobin Hood Tvemonti colpisce ancora: in forma anonima (ma non bisogna esibirla la carta per pagare?) 1,3 milioni di individui per lo piu sopra i 65 anni potranno far fronte alla crisi scialando un caffe' al giorno con l'elemosina di stato. Tra l'altro, nota Macchianera, ma una "pover card" che va a chi ha redditi da pensione inferiori a 6000 euro lordi annui in un paese dove la pensione minima era stata portata anni fa a 551 euro al mese (cioè a 6600 euro all’anno) come fa a interessare 1.3 milioni di persone?
Come ha spiega ItaliaOggi la Social Card dovrebbe in realtà chiamarsi “Social Master Card”, dal momento che tutto quello che contiene e' solo un maxi-regalo di 7.5 milioni di Euro all’impresa multinazionale che gestirà materialmente l’elemosina di stato alle fasce più povere: la MasterCard. Tra l'altro l'altra idea anti-crisi del governo e' ancora peggio: "piuttosto che fare quel che tutti chiedono, ossia sostenere i redditi, promuovere un aumento di stipendi e salari non fosse altro per fare ripartire la domanda interna, Berlusconi vuol concedere un prestito di 5.000 euro alle famiglie numerose, al tasso del 4% da restituire, ovviamente, in cinque anni. Bersani l'altra sera al TG3 l’ha considerata una cosa folle. Ha solo detto che il Governo intende indebitare ulteriormente le famiglie: “le pare il momento?” ha aggiunto con un velo di ironia sul viso rivolto al giornalista e un certo sconcerto".
Meglio che niente si dira'. Vero, peccato pero' che sono riusciti anche a mettere un po' di razzismo nel pentolone demagogico di questa "pover card". Se le misure anti-crisi proposte dal Governo con la card per i più poveri sono infatti solo briciole che non possono in alcun modo parare gli effetti di questo epocale disastro economico, finanziario e sociale, la beffa è l’esclusione anche da queste briciole dei migranti ed anche dei cittadini comunitari. La carta sarà infatti destinata solamente ai cittadini italiani residenti, con l’esclusione quindi dei non cittadini contribuenti. Piu' in generale, il Dossier Statistico immigrazione 2008 segnala che a fronte di una contribuzione (escluso il dato previdenziale) da parte dei nuovi cittadini con permesso di soggiorno pari a circa 3.800.000 euro, la spesa dedicata ai migranti è pari a circa 1.000.000 di euro. E occhio a chi si lamenta, perche' potrebbe perdere punti sul suo permesso di soggiorno....

giovedì 27 novembre 2008

Across the lines



"Ho scritto questa canzone diversi anni fa, nella citta' dove sono cresciuta, Cleveland Ohio. Quando ero piccola c'e' sempre stata una segregazione netta fra bianchi e neri, fra i posti dove potevano stare e quello che potevano fare. E' incredibile pensare che oggi quello stesso stato ha votato in maggioranza per un presidente afroamericano. Significa che le cose possono cambiare, veramente"
Tracy Chapman, Postpalast Muenchen 26-11-08

Aggiornamento da Cantu'


A proposito di benvolenza verso gli stranieri, ci spostiamo dal Veneto alla Lombardia. Del numero verde anti-clandestino di Cantu' ne avevamo gia' parlato, avevamo gia' scritto al Sindaco che ci aveva gentilmente risposto, insistendo comunque nel relegare un problema complesso come l'immigrazione a una semplice questione di sicurezza e di decoro urbano. Ora il famoso numero verde e' finalemente attivo. Di seguito la lettera del Sindaco:

Carissima/o concittadina/o, il Governo Italiano, con il Decreto Legge n. 92/08, ha ampliato l’ambito d’azione dei Sindaci in materia di sicurezza urbana ed ha modificato le norme relative alle locazioni e alle cessioni in uso di beni immobili a immigrati irregolari, prevedendo sanzioni penali a carico dei proprietari e la confisca degli immobili stessi. Questa Amministrazione, in linea con tali innovazioni normative e con l‘obiettivo di assicurare una maggiore tutela sia agli stessi immigrati, molte volte sfruttati e costretti a vivere in condizioni intollerabili, sia alla collettivita' esposta alle conseguenze che queste situazioni di ingiustizia e squilibrio sociale sovente producono, si sta impegnando per attuare una politica di innalzamento del livello di sicurezza e di qualita' della vita urbana. E’ stato quindi istituito presso la Polizia Locale un apposito Ufficio - attivo il lunedi' ed il giovedi' dalle 9 alle 12, che risponde anche al numero verde 800.852.432 – al fine di agevolare chi desideri avere informazioni su questo tema o segnalare, di propria iniziativa, situazioni di degrado sociale relative ad affitti a persone irregolarmente presenti sul territorio.

Cantu', Settembre 2008 Tiziana Sala, Sindaco

Aggiornamento 17/12/2008: Mi dice Cosimo che il (un?) gruppo scout di Cantu' si sta dando da fare per tenere sempre occupato il numero verde anti-stranieri. Sono con voi, peccato che da qua i numeri verdi sono irraggiungibili.

mercoledì 26 novembre 2008

Purezza della razza in Veneto


Via Ordinanza Pazza, apprendiamo da "la Nuova di Venezia e Mestre" della nuova vergognosa ordinanza del sindaco Cappelletto del Comune di Mirano (VE):

MIRANO.
Stretta del Comune sugli stranieri che chiedono la residenza in città. Lunedì il sindaco Roberto Cappelletto ha firmato l’ordinanza che regola l’iscrizione anagrafica nel registro dei residenti. Si tratta della stessa ordinanza resa celebre a Cittadella dal sindaco leghista Massimo Bitonci. Mirano in realtà è andata oltre: ha alzato ulteriormente i parametri di calcolo del reddito indispensabile per risiedere in città e pure quelli per la metratura minima dell’alloggio, creando una vera e propria barriera contro l’ingresso di cittadini stranieri con disponibilità economiche normali. Per il vicesindaco leghista Alberto Semenzato: «Finalmente è possibile controllare lo status di chi risiede a Mirano».
Vediamo cosa cambia.
Da ieri per ottenere la residenza a Mirano è necessario avere un reddito minimo così calcolato: parametro di raffronto è l’importo dell’assegno sociale, previsto per quest’anno in 5.142,67 euro. L’ordinanza considera tale importo sufficiente per il soggiorno del solo richiedente. Per ogni familiare va aggiunta la metà dell’importo annuo dell’assegno sociale, cioè 2.571,33 euro. Inoltre, per il richiedente con due o più figli a carico con età inferiore a 14 anni, si calcola il doppio dell’importo annuo della pensione sociale (10.285,34 euro). Un’ipotetica famiglia di immigrati composta da padre, madre e due figli a carico, dovrà perciò dichiarare un reddito di almeno 12.856,67 euro annui per aver casa a Mirano. A Cittadella, la stessa ordinanza chiede allo stesso nucleo familiare un reddito minimo di 10.123,36 euro. La «Cappelletto-Semenzato» appare perciò più restrittiva della «Bitonci».
Ancor più sulle metrature minime richieste per l’alloggio di residenza, che non tiene conto di magazzini, garage, centrali termiche e altri locali non abitativi, alla stregua della legge regionale del 1996. Per un’unica persona sono richiesti 46 metri quadrati, per due persone 60, per tre 70, per quattro 85, per cinque 95 obbligatori: metà dei miranesi sarebbe fuori legge. Oltre le 5 persone i metri quadri devono essere almeno 110.
Nessuna novità invece per i cittadini italiani che intendano stabilire la propria residenza a Mirano: vale la legge già in vigore precedentemente. Scelte che fanno già discutere e accendono il confronto politico. «E’ solo razzismo istituzionale - attacca Luigi Gasparini, Sinistra Arcobaleno - scenderemo in piazza per far revocare questa porcheria».

Sarei, per capirsi, fuorilegge pure io qua in Germania. Vergogna. E pensare che ci dicono che l'emergenza e' finita: si continuano anche a alzare mani e parole per il colore della pelle. Magari gli stranieri cosi' benvoluti a Mirano e Cittadella possono pensare di chiamare i figli Benito e Rachele, almeno rimediano 1500 euro per mettersi in regola dai camerati della Basilicata.

Diritto alla salute per tutti


…." chi di questi ti sembra stato il prossimo di colui che fu ferito dai briganti ?" Quello rispose "chi ha avuto compassione e si è preso cura di lui" ed Egli disse "va e fa anche tu lo stesso"
(Vangelo secondo Luca)

L'Art. 32 della Costituzione Italiana sancisce come diritto fondamentale dell'individuo il diritto alla tutela della salute, non subordandola al possesso di alcun requisito (si parla di ‘individuo’ e non di ‘cittadino’ o altro) il riconoscimento del diritto alla salute e all’assistenza: “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. In particolare, il DL 286/ 98 all'art. 35 prevede la gratuità delle cure urgenti ed essenziali anche agli stranieri non iscritti al Servizio Sanitario Nazionale, anche se privi di permesso di soggiorno e di risorse economiche, e non prevede nessuna segnalazione, salvo i casi di obbligatorietà di referto come per i cittadini italiani.
La Lega Nord ha pero' recentemente presentato attraverso 5 Senatori (Bricolo, Rizzi, Mauro, Bodega, Mazzatorta, Vallardi) due emendamenti (prot. 39.305 e 39.306 contenuti nel pacchetto sicurezza in discussione al Senato), che prevedono rispettivamente la modifica del comma 4 e l’abrogazione del comma 5 dell’articolo 35 del Decreto Legislativo 286 del 1998 (Testo Unico sull’immigrazione), abolendo sia la gratuità della prestazione urgente ed essenziale agli stranieri irregolari, e introducendo inoltre l'obbligo per le autorità sanitarie di segnalarli all'autorità competente. Ne avevamo gia' parlato qua: pur tra mille difetti, croniche mancanze di finanziamento adeguato, cattiva gestioone delle poche risorse disponibili, il sistema sanitario Italiano ci e' invidiato in gran parte del mondo, dal momento che riconosce a tutti, senza eccezioni, il diritto a ricevere cure mediche adeguate. Esistono anche centri speciali (SPT) dove chi non ha documenti può andare a curarsi, ricevendo una tessera sanitaria rinnovabile di sei mesi. Oggi la Lega vuole mettere in discussione tutto questo, mettere i documenti davanti alla vita delle persone. Pochi giorni fa anche il Ministro Sacconi ha sottolineato come “il medico curante deve segnalare se il paziente è un irregolare. Se è clandestino deve essere segnalato per la sua situazione di clandestinità ed espulso".
E' l'ennesimo tassello di una politica inaccettabile, che favorisce la non visibilità di una parte della popolazione e viola i principi di solidarietà e di uguaglianza. La sua cancellazione impedirebbe di fatto l’accesso alle cure mediche degli immigrati irregolari, violando il principio universale del diritto alla salute, fortemente affermato dalla nostra Costituzione. Senza contare che l’attuazione di questa eventuale modifica normativa creerebbe una 'clandestinità sanitaria’ ovviamente pericolosa per l'individuo e per la collettività, alla faccia della tanto decantata sicurezza che i leghisti si vantano di difendere. Ma soprattutto pretenderebbe di costringere il medico ad andare contro le norme morali che regolano la sua professione, e di trasformarsi suo malgrado in delatore.
Scriveva Gustavo Zagrebelskj su La Repubblica gia' il 13.11.2007: "Per non essere "scoperto" nella sua posizione, l'irregolare che subisce minacce, violenze, taglieggiamenti non si rivolgerà al giudice; se vittima di un incidente cercherà di dileguarsi, piuttosto che essere accompagnato in ospedale; se ammalato, preferirà i rischi della malattia al ricovero, nel timore di una segnalazione all'Autorità; se ha figli, preferirà nasconderne l'esistenza e non inviarli a scuola; se resta incinta, preferira' abortire (presumibilmente in modo clandestino). In breve, lo straniero irregolare dei nostri giorni soggiace totalmente al potere di chi è più forte di lui. I diritti valgono a difendere dalle prepotenze dei piu' forti, ma non ha la possibilita' di farli valere: il diritto alla vita, alla sicurezza, alla salute, all'integrazione sociale, al lavoro, all'istruzione, alla maternità... Davvero, allora, la parola straniero, nel mondo di oggi, e' priva di significato discriminatorio?". Riporto di seguito l'appello della Società italiana di medicina delle migrazioni. Un altro appello si puo' firmare qua.

APPELLO DELLA SOCIETA ITALIANA DI MEDICINA DELLE MIGRAZIONI PER NON MODIFICARE L'ART 35 Dlgs 286/98

Nell'ambito della discussione in Senato del cosiddetto "Pacchetto Sicurezza" (atto 733), in commissione congiunta Giustizia ed Affari Costituzionali, è stato depositato da quattro senatori ed una senatrice della Lega Nord un emendamento che mina radicalmente uno dei principi base della politica sanitaria nei confronti dei cittadini stranieri nel nostro paese e cioè la garanzia di accessibilità ai servizi per la componente irregolare e clandestina. Sono previste due modifiche al comma 4 e comma 6, e l'abrogazione del comma 5 dell'articolo 35 del Decreto Legislativo 286 del 1998 (Testo Unico sull'immigrazione). Partiamo dal comma 5, la cui cancellazione è di estrema gravità: esso infatti attualmente prevede che "l'accesso alle strutture sanitarie (sia ospedaliere, sia territoriali) da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all'autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano". Questa disposizione normativa è presente nell'ordinamento italiano già dal 1995, attraverso l'art. 13, proposto da una vasta area della società civile, del decreto legge n. 489/95, più volte reiterato, voluto ed approvato dal centro destra anche con i voti della Lega. La "logica" della norma non è solo quella di "aiutare/curare l'immigrato irregolare" (per altro deontologicamente assolutamente corretta!) ma in particolare di tutelare la collettività come prevede l'articolo 32 della Costituzione; il rischio di segnalazione e/o denuncia contestuale alla prestazione sanitaria, creerebbe una barriera insormontabile per l'accesso e spingerebbe ad una "clandestinità sanitaria" pericolosa per l'individuo ma anche per la popolazione laddove possano esserci malattie trasmissibili. Ormai esiste una significativa documentazione sul tema, compresa la posizione della Federazione degli ordini dei medici italiani, di alcune Società scientifiche e dei Ministri della sanità europei che sottolineano l'indispensabilità di questa impostazione per garantire concretamente la salute per tutti (è assolutamente intuitivo come le malattie non facciano distinzione di etnia, status giuridico o colore della pelle). L'effetto della cancellazione di questo comma vanificherebbe il lavoro fatto negli ultimi 13 anni che ha prodotto importanti successi nell'ambito sanitario tra gli immigrati testimoniato ad esempio dalla riduzione dei tassi di Aids, dalla stabilizzazione di quelli relativi alla Tubercolosi, dalla riduzione degli esiti sfavorevoli negli indicatori materno infantili (basso peso alla nascita, mortalità perinatale e neonatale ...). E tutto questo con evidente effetto sul contenimento dei costi in quanto l'utilizzo tempestivo e appropriato dei servizi (quando non sia impedito da problemi di accessibilità) si dimostra non solo più efficace, ma anche più "efficiente" in termini di economia sanitaria.
La modifica al comma 4 introduce invece un rischio di discrezionalità che amplificherebbe la difficoltà di accesso facendo della "barriera economica" e dell'eventuale segnalazione (in netta contrapposizione al mandato costituzionale di "cure gratuite agli indigenti"), un possibile strumento di esclusione, forse compromettendo la stessa erogazione delle prestazioni. Il comma 6, sembra invece soltanto un aggiustamento rispetto al mutato quadro delle competenze sanitarie a seguito del processo di devoluzione.
Riteniamo pertanto inutile e dannoso il provvedimento perchè:

  • spingerà all'incistamento sociale, rendendo invisibile una popolazione che sfuggirà ad ogni forma di tutela sanitaria e di contatto sociale legittimo;
  • potrà produrre percorsi sanitari ed organizzazioni sanitarie parallele al di fuori dei sistemi di controllo e di verifica della sanità pubblica (rischio di aborti clandestini, gravidanze non tutelate, minori non assistiti, ...);
  • creerà condizioni di salute particolarmente gravi poiché gli stranieri non accederanno ai servizi se non in situazioni di urgenza indifferibile; avrà ripercussione sulla salute collettiva con il rischio di diffusione di eventuali focolai di malattie trasmissibili a causa dei ritardi negli interventi e la probabile irreperibilità dei destinatari di interventi di prevenzione;
  • produrrà un significativo aumento dei costi in quanto comunque le prestazioni di pronto soccorso dovranno essere garantite e le condizioni di arrivo saranno significativamente più gravi e necessiteranno di interventi più complessi e prolungati;
  • spingerà molti operatori ad una "obiezione di coscienza" per il primato di scelte etiche e deontologiche.

Riteniamo estremamente pericoloso il provvedimento poichè soprattutto in un momento di trasformazione sociale e di sofferenza economica, questo atto va ad intaccare il cosiddetto "capitale sociale" della società (contrasto tra italiani e stranieri, diritti negati e nascosti, radicale differenza nella vision dell'approccio professionale) che una significativa letteratura scientifica definisce condizione per una deriva nel conflitto sociale (le cui prime avvisaglie stiamo già vivendo negli ultimi tempi). Come medici ed operatori sanitari ci appelliamo perchè piuttosto che logiche di partito prevalga, alla luce delle evidenze tecnico scientifiche e di consolidate politiche sanitarie, un approccio intelligente e concreto di sanità pubblica come è già avvenuto nel 1995.

Il Consiglio di Presidenza della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni