giovedì 31 maggio 2007

Stiamo per essere "medusati"


Impossibile. Non lo capiscono. Forse navigano a vista perche' su una zattera alla deriva loro ci sono gia', e vorrebbero mandarci anche il PD prima ancora che veda la luce.
Nonostante le parole di Prodi dopo i risultati elettorali, ieri ancora litigi, scaramucce e miopia politica in abbondanza. Ovviamente a Ruttelli e Fassino "l'intervista di Prodi non e' piaciuta, enfatizza la debolezza". Qualcuno spieghi loro che la debolezza sono le divisioni, i bisticci, le poltrone, le spartizioni. Non le parole di Prodi che le mettono in evidenza per spingere a superarle.

Volevano toglierci l'assemblea eletta con una grande partecipazione democratica. Vogliono lottizzare il PD, e decidere loro cosa e' giusto e cosa no. Vogliono scegliere loro il leader e le linee politiche. Vogliono sempre discutere in piazza, peraltro oramai nemmeno sui contenuti, ma su chi e' il capo e chi ce l'ha (o la spara) piu' grossa. Vannino Chiti avverte: "Se noi pensiamo che la nostra gente si tenga insieme e trovi entusiasmo per il Partito democratico perché si fa la discussione soltanto sul leader, credo che rischiamo molto". E infatti hanno rischiato di fare naufragio e di essere "medusati" gia' alla prima riunione dei 45 saggi. Che ha tristemente gia' dimostrato di essere solo una marionetta nelle mani dei soliti noti, anche perche' e' fatto praticamente solo dai soliti soliti noti.
Solo la convinzione di Prodi e' riuscita a salvare in extremis la costituente del 14 ottobre, ma compare, anche se continuo a non capire perche', un segretario, eletto non piu' insieme all'assemblea dalla gente ma dalla costituente stessa. Piu' l'idea, ancora vaga, di fare un partito federale per aumentare il piu' possibile la partecipazione dal basso. Vediamo.

Insomma, quasi niente di nuovo sul fronte Democratico, e quasi nulla positivo. E allora urge rilanciare le belle iniziative di Roberto Giachetti del pulmino "Salite a bordo", che girera' l'Italia per far uscire il PD dagli organigrammi di partito e mischiarsi tra la gente, e per l'elezione di un comitato ombra di 10 uomini e 10 donne sotto i 40 anni per il PD mediante primarie telematiche. Un modo per ribadire che il PD deve essere democratico davvero, partire dal basso, senza cooptazione e senza i modi della vecchia politica. Qui trovate una bella intervista a Giachetti prima della partenza del pulmino. E' tempo di muoverci noi con determinazione, di "scendere in campo" e mettere in fermento gli oligarchi spersi sulla loro zattera alla deriva. Vediamo di mostrargli la direzione giusta. Correte ad accogliere il pulmino, a candidarvi on line e il 10-11 giugno a votare i membri del comitato.

PS. non c'entra nulla, ma stasera da Santoro trasmetteranno il documentario della BBC su prelati e pedofilia. La CEI gia' grida allo scandalo. Come sempre. Perche' non andare da Santoro e spiegare il proprio punto di vista invece di fare tutto questo strepito? Perche' convincere sempre tutti che c'e' qualcosa da nascondere? Oltretutto poco furbi, stanno facendo una pubblicita' assurda al documentario. Si vogliono "medusare" anche loro.

mercoledì 30 maggio 2007

The day after: il delirio e le idee chiare


The day after: nella maggioranza continua la discussione e lo scarica barile sulle "colpe" del risultato elettore alle amministrative, mentre l'opposizione delira di un governo Marini e di un rimpasto dopo la presunta "bastonata" elettorale.

In quanto a deliri, si capisce subito che Rutelli e' uno scafato, e che sa leggere bene la realta'. La colpa di tutto, ci spiega, e' del Partito Democratico, che tra parentesi ancora non c'e'. Occorre subito un leader per dare un segnale forte agli elettori, e linee politiche chiare. Perche' mai aspettare la democratica elezione della costituente, che probabilmente sarebbe davvero un fatto nuovo e un segnale troppo forte per gli elettori stufi della solita politica delle oligarchie? Bisogna levare l'ICI, e tagliare le tasse ai poveretti del nord che puntano i piedi. Seguire l'emozione e la sensazione del momento, cavalcare l'onda. Occorre navigare a vista perche' a sognare lontano vengono spesso le vertigini.

Meno pessimo, ma non troppo distante, Fassino. E via via gli altri, che vogliono chissa' perche' e a fare cosa, una guida politica accanto a Prodi. Non sto a ripetere il mio punto di vista, gia' espresso ieri. Vi segnalo invece la risposta di Prodi a tutto questo ciarpame in un'intervista a Repubblica. Seria, determinata, responsabile e lucida. E peraltro perfettamente in linea con quanto dicevo ieri. Leggetevela.

... Non si governa sull'oggi, non si governa sulle emozioni. Ho piantato una vite che deve dare i suoi frutti. C'è bisogno di tempo. Se qualcuno vuole seminare un po' d'erba e poi falciarla subito, faccia pure. Io non ho vinto le primarie e poi le elezioni del 2006 per fare una politica di corto respiro...
Siamo d'accordo.

martedì 29 maggio 2007

Le elezioni non sono una scienza esatta


Arrivano i risultati delle amministrative, e come sempre tutti hanno vinto, nessuno ha perso, qualcuno sente le campane. Ma come per la statistica, con i risultati delle amministrative si puo' dimostrare qualunque cosa, soprattutto quando come in questo caso non dimostrano niente.

Il Manifesto apre dicendo che "La spallata berlusconiana non c'è stata, ma
il risultato del nascente Partito democratico è pessimo". Qualcuno spieghi che se il PD ancora non c'e', e' come dire che la Juve l'hanno prossimo fara' pena perche' quest'anno era in B.
Per Il Giornale "il nord ha gia' licenziato Prodi" (e la giusta causa?), e apre una questione settentrionale. Si vede che se lo sviluppo al sud e' troppo lento, al nord si sono resi conto che sono troppo ricchi.
Per Calderoli il risultato delle urne "ha svelato l'inganno del 9 aprile dell'anno scorso. Adesso non ci sono più solo dei sondaggi che dimostrano che il centrosinistra non è una maggioranza, ci sono dei numeri". Le elezioni politiche evidentemente per la Lega sono solo un sondaggio.
Per Schifani "la spallata al centrosinistra e' in arrivo", Polito nota che "di spallata non si puo' parlare ma di ginocchiata si'", mentre per Bossi "la bastonata al Governo e' arrivata". Insomma, quando il gioco si fa duro i duri inziano a giocare.
'Dove c'e' la Lega c'è garanzia di vittoria'' dice il leghista Maroni, senza sottolineare pero' che dove c'e' Barilla c'e' casa.
Berlusconi prima promette che sarebbe salito al colle in caso di vittoria, cercando disperatamente di chiamare i suoi alle urne dando una chiave di lettura nazionale alla consultazione, poi oggi ci ripensa per evitare la figuraccia.

Nella maggioranza il caos e' totale. Per alcuni e' sconfitta, per altri pari e patta (pur giocando fuori casa), per altri e' un campanello di allarme. Per Massimo Donadi, capogruppo di Italia dei Valori alla Camera, la colpa della sconfitta e' della tasse e dei valori non condivisi nella coalizione. Come dire, promettere il taglio delle tasse e dire sempre signorsi' al capo della coalizione. Che abbia sbagliato schieramento? Per il senatore De Gregorio il governo è ostaggio della sinistra radicale, e paga lo slittamento a sinistra. Per Fassino invece ha pesato quello che ha detto Montezemolo, mentre per Castagnetti la colpa e' dei cattolici, che hanno montato un'onda dopo i DICO. Tutto e il contrario di tutto. Sollievo e preoccupazione.

Ma e' chiaro che il voto amministrativo e' un voto soprattutto locale, e dipende fortemente dalle politiche dell'amministrazione uscente (penso anche a Verona, dove mi dicono che l'ex sindaco abbia fatto un disastro con Rom ed extracomunitari, e ora la gente si aspetta che "zingari e negri spariscano"). E' un voto leggibili con difficolta' in chiave nazionale, ma e' pur vero che la maggioranza un vuoto di consensi soprattutto al nord l'ha creato. Per Massimo Giannini la causa e' nella mancanza di una visione compatta e d'insieme della sinistra, che parla troppi linguaggi diversi. E che, aggiungo io, e' troppo legata agli alleati di minoranza per essere davvero radicale. Fa comunque bene Prodi a sottolineare che nonostante il segnale di sfiducia dell'astensione e la risalita delle destre, il lavoro del governo si misura al termine del mandato, e che il lavoro del governo "deve essere duro e serio, assumendosi i rischi". E' la strada giusta.

Due gli altri dati che ci vedo. Preoccupa l'astensione, soprattutto al Nord e soprattutto degli elettori dell'Ulivo. Impressionante quella nelle elezioni provinciali, che alla gente non interessano. Ma queste Province sono proprio utili, ora poi che grazie alla scorsa legislatura ne nascono nuove come funghi per garantire un po' di poltrone in piu'?
Poi la "questione settentrionale". Tutti, da Prodi, a Fassino a Mussi a dire che il nord e' una priorita'. Vorrei capire perche' e in che senso. Mentre Rutelli chiede un'immediata riduzione delle tasse, al riguardo sono, per una volta, d'accordo con Mastella (!!): "pensiamo a distribuire bene il tesoretto ai ceti popolari, tanto qualunque cosa fai per gli altri non serve mai niente".

lunedì 28 maggio 2007

Ciccia fresca cercasi


Impazza sul web la polemica sulla composizione del comitato promotore del PD di cui abbiamo gia' parlato. Con qualche novita'.

Gli Innovatori Europei scrivono a Prodi per far notare lo squilibrio anagrafico nella selezione dei membri del comitato. Luca Sofri propone di allargare a 55 membri e consiglia dieci nomi di under 40. E soprattutto, di quest'ultima iniziativa se ne comincia a parlare anche fuori dalla rete e dai blog, coi giornali che per una volta riportano i blog invece del contrario.

Al riguardo ho alcuni ma e pero' anch'io. Premesso che condivido in pieno la delusione per il tentativo di rappresentare tutti con una rosa troppo ampia, che poi non rappresenta soprattutto i giovani con nessun under 40, la mia preoccupazione e' comunque limitata. Si dovrebbe nelle intenzioni trattare solo di un comitato promotore, che deve appunto promuovere e traghettare il PD verso la costituente, e stabilire le regole per l'elezione di questa assemblea. Cominciamo a infuriarci se queste regole non saranno davvero democratiche, se "una testa un voto" era stato solo uno scherzo. Questo comitato dovrebbe poi essere davvero l'ultima espressione dei partiti che hanno formato il PD, con la sua rigida divisione in 3 gruppi, prodiani, DS e Margherita. Infuriamoci se non sara' l'ultima, ma si andra' avanti a lottizzare anche una volta nel PD vero, secondo gli schieramenti e le logiche legate a cio' che c'era prima.

Giusto, giustissimo far notare la mancanza di giovani; anche Parisi raccoglie, approva e si dice pronto a farsi da parte al posto di una giovane new-entry. Ma un pero' ce l'ha anche lui. Mette in guardia noi giovani dal pericolo della cooptazione, insito nella lista di nomi preparata da Sofri nell'appello. OneMoreBlog e' d'accordo, e fa notare come per i magnifici dieci sarebbe abbastanza impegnativo rappresentare convincentemente gli interessi e la voce degli under 35, senza una vera investitura dal basso. Di nuovo, e' vero che e' solo un comitato promotore, ma allora tanto vale aspettare la costituente, organizzarsi, preparare una, due, mille liste e la' davvero fare sentire la proprio voce, forti di un appoggio e di un'investitura veri. E' proprio quello che propone Mario Adinolfi, l'unico dei 10 che ha sentito un po' di puzza di bruciato in quella lista in calce all'appello che io avrei davvero evitato.

Per finire, parliamo della lista dei magnifici dieci. Premetto, di persona conosco solo 2 persone, che peraltro non voterei mai in un'elezione. Qualcuno lo leggo piu' o meno volentieri, qualcuno lo stimo piu' o meno. In generale, mi sembra principalmente gente che la' vuole arrivare, allo stesso modo degli oligarchi che critichiamo per il fortino che si sono conquistati, o peggio sponsorizzata dagli oligarchi stessi. Altri non li conosco proprio, e probabilmente sono i migliori e mi scuso con loro.

Ma serve aria piu' nuova di cosi', serve gente che non vuole arrivare, ma che vuole rimboccarsi le maniche. Serve gente nuova davvero, non il vecchio col vestito nuovo. Nuova non solo perche' ha meno primavere sulle spalle, ma perche' e' portatrice di idee e di atteggiamenti nuovi per portare avanti un sogno antico.

Aggiornamento (Mar 29-05-2007): Nasce il comitato ombra del partito democratico, 20 membri, 10 uomini e 10 donne, sotto i 40 anni, elettori dell'Ulivo. Una iniziativa davvero interessante. Correte a candidarvi e poi a votare il vostro candidato preferito.

domenica 27 maggio 2007

L'ICI, gli sprechi e Montezemolo


Qualcosa di strano sta accadendo in Italia. Una volta si facevano manifestazioni di piazza quando si voleva richiedere a gran voce qualcosa che non era nei piani di un governo, o quando si pensava che non avesse a cuore un determinato problema, o peggio quando faceva qualcosa che non veniva ritenuto giusto. Una volta si invitavano i politici a darsi da fare su un tema che non sembrava essere nella loro agenda, e al massimo si incitavano a fare di piu' e meglio quando qualcosa di buono ma ancora timido veniva fatto.

Adesso non piu'. Si scende in piazza per chiedere piu' attenzione alla famiglia all'unico governo con in programma politiche serie per la famiglia da decenni, subito dopo che ha rimesso in piedi l'Italia e prima di sapere cosa fara' passata la tempesta. Ci si sgola per denunciare gli sprechi della politica ad un governo che si' ha il record assoluto di sottosegretari anche per ragioni di legge elettorale, ma ha tagliato del 30% gli stipendi dei ministri e preme perche' il Parlamento, su cui non ha potere, faccia lo stesso. Vi rimando a un bel post della tribu' Pennarossa su Montezemolo, il populismo e i sepolcri imbiancati. E' vero, molti sono gli sprechi, si deve e si puo' fare molto di piu'. Ma una predica di tal genere da quel pulpito non si puo' accettare, fingendosi interessati all'Italia, ma precisando che gli industriali non pagheranno un solo euro in piu' di tasse. E soprattutto non si puo' accettare con quei toni, e cavalcando l'onda di approfonditi libri-inchiesta (ma inevitabilmente presi dalla foga) e dei soliti urlatori pronti a fare di tutta l'erba un fascio.

"E' tutto uno schifo, tutti a casa". Questo e' l'unico risultato che si ottiene. Basta vedere la bassa affluenza alle urne di questo fine settimana. E' il terreno giusto per il "Deus ex-machina" di turno che Montezemolo aspira a diventare, come il Berlusconi del dopo tangentopoli. Ma fortunatamente la situazione non e' la stessa. Anche se siamo giunti al punto che anche chi le idee ce le ha, cerca di attirare consenso non con politica seria e giustizia sociale, ma solleticando i portafogli. E allora un consiglio al governo, visto che e' lo sport nazionale, lo daro' anch'io: lasciamo stare l'ICI.

Si fa un gran parlare di abolire l'ICI, per cercare di inseguire Berlusconi sul suo terreno preferito della demagogia e del populismo. Lasciamolo perdere, gli italiani non sono tutti "coglioni" come l'ex presidente sostiene. Anziche' tagliare l'ICI, bisogna spiegare bene a tutti e una volta per tutti a cosa servono le tasse. Che se si vuole i servizi, come l’istruzione di base pubblica, la sanità per tutti, gli asili nido di quartiere e l’ambiente pulito, si deve per esempio scegliere di pagare più imposte degli americani che non hanno la sanità per tutti e le scuole gratis. In Italia la pressione fiscale e' al 42% del PIL. Ma non possiamo avere i servizi dei paesi Scandinavi (al 50%) con le tasse che si pagano in America (30%). Niente botte piena e moglie ubriaca. E che per pagare meno bisogna certamente tagliare sugli sprechi, ma soprattutto pagare tutti, cosa che forse la platea che applaudiva Montezemolo non vuole sentirsi ricordare. E che chi ha di piu', e' giusto che paghi di piu', come recita la nostra Costituzione.

Spieghiamo queste cose, e lasciamo l'ICI dov'e'. Sarebbe una mossa sbagliata: costosissima, non rilancia la crescita in alcun modo, e soprattutto avrebbe effetti distributivi addirittura negativi. Pensiamo ai bisogni veri. Spieghiamo piuttosto come stanno le cose per mettere in condizione tutti di scegliere avendo le carte in mano. Lasciando perdere il qualunquismo e la demagogia.

giovedì 24 maggio 2007

Qualcuno se n'e' accorto... un po' tardi


Sta per uscire il nuovo saggio del ministro dell'interno Giuliano Amato, insieme a Mauro Mare', "Il gioco delle pensioni, rien ne va plus?". Qualcuno si rende finalmente conto che sulle pensioni non si puo' piu' giocare, come dicevo qualche giorno fa. Non possiamo piu' far pagare ai sempre meno giovani attivi le pensioni di sempre piu' numerosi vecchietti asserragliati a difesa dei loro interessi, con la complicita' di sindacati e politici loro coetanei. Il libro uscira' il 31 Maggio. Intanto compare qualche presentazione e questa e' la presentazione sulla quarta di copertina:

Non resta molto tempo: ci stiamo avvicinando al «rien ne va plus» del gioco delle pensioni, nel quale, tra 10 anni, non solo non sarà più possibile puntare, ma nemmeno giocare. Garantire oggi, inscrivendoli in norme, diritti formali non implica purtroppo che la solidarietà intergenerazionale sarà assicurata. Se vi saranno ancora risorse finanziarie, dopo che le «giocate» dell’attuale generazione saranno giunte all’incasso, lo scambio tra generazioni potrà continuare; ma se si ridurranno, come molto plausibilmente accadrà, cosa ne sarà di quei diritti e di quei patti? La profonda mutazione demografica che ci porta verso una società con molti anziani e pochi giovani mina alla base i sistemi pensionistici a ripartizione attivati negli anni ’60, quelli cioè che sono basati sull’equilibrio del rapporto tra lavoratori attivi e pensionati e che scaricano il costo delle pensioni sulle generazioni successive. Sono sistemi che hanno richiesto implicitamente la definizione di un contratto sociale tra generazioni, i cui termini però sono sempre stati scritti dai beneficiari. E quando i governi hanno tentato di ridistribuire più equamente i costi hanno spesso incontrato difficoltà e ferme opposizioni, sì da vanificare gli sforzi fatti. Giuliano Amato e Mauro Marè tornano con appassionato impegno civile a sostenere, alla vigilia di riforme decisive, la necessità di un sistema pensionistico complementare a capitalizzazione, l’unico che non fa gravare sulle generazioni future il costo di qualsiasi aggiustamento o politica irresponsabile.

Magra consolazione che qualche quasi 70enne parli degli interessi di noi giovani, quando la nostra voce non possiamo (ancora) farla sentire. Una domanda sorge spontanea: ma Amato non poteva pensarci prima? Non e' stato forse capo del governo per ben due volte e piu' volte ministro della Repubblica?
Meglio tardi che mai?

mercoledì 23 maggio 2007

PD: si parte da 45 gatti in fila per tre


Mentre si discute di crisi della politica e dei partiti, tra qualche immancabile polemica nasce il comitato promotore dell'Assemblea Costituente del Parito Democratico.

Come sempre, stendere la lista e' stata cosa laboriosa, sofferta e calata dall'alto. Dai 30 di cui meta' donne siamo arrivati a 45 con solo 16 donne. Ovviamente di under 35 nemmeno l'ombra. Non ce la fanno proprio a non far proliferare le poltrone, come i 107 al governo che hanno battuto l'amaro record di uno dei governi Andreotti. E a non apparire sempre e solo come un oligarchia, quella di cui la gente e stufa.

D'accordo, e' solo il comitato promotore che dovrebbe traghettare l'embrione del partito fino alla costituente, ma l'inizio non e' troppo promettente. I 45 posti sono divisi in tre tronconi, DS, Margherita e Prodiani, 45 gatti in fila per tre, col reesto di pochi, troppo pochi.

Si e' detto della rappresentanza dei giovani e delle donne. Si parlava poi della rappresentanza della societa' civile, direi che sono piu' o meno solo in 7 su 45. Briciole. Compaiono anche quelli che saltano sulla barca all'ultimo momento come Del Turco e Follini. Che dichiara che il PD e' "la casa comune dei riformisti e dei moderati dove anche un centrista come me credo possa mettere radici". Non so cosa intenda lui per moderati, ma se la definizione e' la stessa della mia , spero che abbia sbagliato partito lui e non io.

Speriamo che il nuovo avanzi davvero con le elezioni della costituente. Con regole chiare e soprattutto democratiche, che diano spazio a tutti e non solo ai soliti noti.

Pubblicita' & Progresso


Oggi, a sorpresa, faro' pubblicita', ma un tipo che ha a che vedere col progresso.

I paesi in via di sviluppo sono flagellati da malattie infettive come tubercolosi, malaria, polmonite, diarrea, AIDS e HIV, in gran parte ormai debellate nei paesi industrializzati. Le morti da esse provocate sono milioni ogni anno, ma la mancanza di infrastutture, carenze logistiche e i costi dei trattamenti sono troppo elevati per le popolazioni di questi paesi.

Nel 1997 il Sudafrica, incapace di fronteggiare la situazione di emergenza sanitaria, pubblica il Medical Act, legge che rende le cure per le malattie infettive accessibili grazie alla produzione di farmaci generici, esenti dal pagamento dei brevetti all’interno del proprio territorio. Ma 39 case farmaceutiche, considerando questa presa di posizione come una lesione dei loro profitti, insorgono e fanno causa al governo sudafricano. La denuncia sarà ritirata solo nel 2001, grazie alle forti pressioni internazionali e di associazioni non governative. Da quell'anno i Paesi gravati da una situazione di emergenza sanitaria in grado di produrre farmaci hanno la facolta' di produrli con licenza obbligatoria, ossia con una momentanea sospensione dei diritti del detentore del brevetto. Tuttavia, nonostante l'accordo di Ginevra nel 2003, i paesi privi di industrie farmaceutiche hanno comunque grossi problemi a importare a basso costo farmaci da altri paesi.

Il 15 Maggio pero' la nota azienda farmaceutica tedesca Boehringer Ingelheim ha comunicato attraverso il suo sito che rinuncia ai brevetti sul suo farmaco anti-Hiv Nevirapina nei paesi in via di sviluppo. I brevetti sulla Nevirapina non saranno in vigore in questi paesi, dove si potra' produrre la versione generica del farmaco anti-Hiv senza costi aggiuntivi per diritti di brevetto o altre tasse.

L'azienda ha anche deciso di portare a 0,6 dollari il prezzo del farmaco da loro stessi prodotto sui mercati dei 78 paesi a basso reddito secondo la banca mondiale, e in altri 67 paesi tra Centro-Sud america ed Est Europa il prezzo del trattamento giornaliero verrà ridotto a 1,20 dollari americani, con uno sconto superiore al 90% rispetto al prezzo del trattamento nei paesi ad elevata industrializzazione.

Il Dr. Alessandro Bianchi (italiani all'estero, che strano!!), presidente del Comitato Direttivo della Boehringer ha spiegato che "i prezzi preferenziali sono l'unico modo in cui possiamo affrontare entrambi i bisogni della lotta all'AIDS: possiamo finanziare i costi della ricerca e dello sviluppo di trattamenti innovativi con i prezzi in vigore nei paesi industrializzati, e possiamo offrire medicinali a prezzi accessibili nei paesi poveri che altrimenti non potrebbero permetterseli. Inoltre per garantire ancora maggiore accesso alla Nevrapina, la Boeringher offre a ogni azienda prequalificata produttrice di medicinali nei paesi in via di sviluppo una liberatoria per i diritti di licenza. Il problema dei lbrevetti non sara' di impedimento per le persone piu' povere che hanno bisogno di cure."

Dopo quanto accaduto per la malaria, un altro esempio senz'altro da seguire, e un successo per le rivendicazioni di tutte le associazioni "no-global" che spingono da tempo in questa direzione. Un'altro mondo e' pian piano possibile.


martedì 22 maggio 2007

Babilonia


In Iraq anche oggi si paga un tributo di sangue. Una bomba e' esplosa in un mercato, venticinque morti, sessanta feriti, donne e bambini inclusi. Ogni giorno una notizia del genere, 5, 10, 40 morti che meritano solo qualche trafiletto sui giornali.

Secondo il sito "Iraq body count" l'esportazione della democrazia in Iraq sta costando circa 67000 vittime civili dal Gennaio 2003. Sono una media di 48 civili ogni giorno, nell'indifferenza dei media. E' come se 2 intere classi scolastiche fossero spazzate via ogni singolo giorno.

Intanto Bush chiede altre truppe alla Nato per le sue guerre illegali in Iraq e Afghanistan, visto che anche il Congresso gli volta le spalle.
Ma anche in caso di disimpegno americano, il paese rimane un campo di battaglia, dove si e' gia' scatenata la lotta non solo contro gli occupanti ma anche per la conquista del potere.

Come sempre, la violenza chiama solo violenza.

lunedì 21 maggio 2007

Tanto vi si ripiglia


Per rimanere al calcio, questa volta fuor di metafora, ieri la Fiorentina ha conquistato matematicamente un piazzamento in coppa UEFA. Un risultato insperato davvero a inizio stagione, quando la penalizzazione inflitta dal frettoloso processo di calciopoli aveva fatto partire i Viola da -15. Un'enormita', da scontare insieme ai 30 punti per la stagione precedente, che hanno portato alla perdita della Champion's League conquistata sul campo. "Tanto vi si ripiglia", cosi' recitava un bellissimo striscione apparso a inizio campionato, quando tutto sembrava davvero in salita.

Poi sappiamo quello che e' successo, con la giustizia ordinaria che smentisce il frettoloso processo sportivo riconoscendo non colpevole la Fiorentina e i suoi dirigenti, condannati inizialmente a seguito di accuse francamente traballanti.

Ma processi a parte, quest'anno abbiamo visto di nuovo una grande Fiorentina, diversa da quello dello scorso anno, piu' geometrica e piu' imprevedibile davanti grazie a Mutu. La miglior difesa del campionato, il terzo miglior attacco nonostante Toni a mezzo servizio. Senza penalizzazioni saremmo terzi, davanti a anche a Lazio e Milan, e sarebbe di nuovo Ciampionslig.

L'anno prossimo sara' una Fiorentina ancora diversa senza Toni la' davanti, vedremo chi Corvino portera' al suo posto e a puntellare centrocampo e difesa. Ma un applauso a tutti i ragazzi che questa stagione se la sono sudata, e specialmente a Prandelli, vero artefice delle due ultime grandi stagioni Viola.

domenica 20 maggio 2007

Ancora Autogol


L'emittente inglese BBC ha trasmesso nel 2006 un documentario su alcuni casi di pedofilia da parte di sacerdoti negli Stati Uniti, Irlanda, Regno Unito e Brasile, e del Crimen Sollicitationis, un documento, emesso dalla Congregazione per la dottrina della fede del Vaticano nel 1962, che fornirebbe istruzioni ai vescovi su come trattare i casi di sacerdoti pedofili. Il documentario si chiama "Sex Crimes and the Vatican", e in Italia se n'e' cominciato a parlare solo adesso perche' e' stato recentemente sottotitolato in Italiano da volenterosi e messo a disposizione sulla rete. La societa' che l'aveva acquistato per l'Italia ha infatti finora provato a venderlo senza successo alle televisioni nazionali , tutte troppo terrorizzate di fare uno sgarbo al Vaticano. E' poi notizia di oggi che Santoro e' intenzionato ad acquistarlo per la sua trasmissione, scatenando l'ostruzionismo dei vertici RAI e la solita serie di polemiche. Non volevo piu' parlare di Chiesa e Vaticano, ma sembra proprio che in questo periodo non se ne possa fare a meno visto il clima rovente.

L'Avvenire si e' affrettato a bollare il documentario come "infame calunnia", sostenendo, direi un po' forzatamente, che si rovisti nel bidone della spazzatura per trovare qualche lisca in decomposizione per l'invidia suscitata dal Family Day. L'articolo, linkato sopra, risponde convincentemente alle accuse secondo le quali il Crimen Sollecitationis era un documento segreto teso a nascondere eventuali casi di pedofilia, mostrando come due documenti vaticani siano distorti nel senso e usati in modo fuorviante per collegare la copertura degli abusi sui minori all'intervento diretto del Papa attuale. Tuttavia nulla si dice sui casi denunciati, e sui tentativi di fatto messi in atto per tenere nascosti il piu' possibile questi casi. Nello stesso documentario si fa notare anche che il Vaticano e' stato interpellato per rispondere su tali questioni, e abbia negato di voler rilasciare dichiarazioni in merito.

E' di qualche settimana fa poi la notizia di lettere di alcuni fedeli fiorentini alla Curia, che accusano l'ex-parroco di sevizie nei loro confronti avvenute anni fa e auspicano un intervento deciso nei confronti del sacerdote. A seguito delle accuse, nel settembre del 2005 il sacerdote era stato destinato ad un'altra parrocchia. Successivamente e' stato allontanato dalla diocesi al termine del processo da parte della Congregazione per la Fede, che ha deciso che il religioso non confessasse, non celebrasse la messa in pubblico, non assumesse incarichi ecclesiali e recitasse ogni giorno il Salmo 50 per cinque anni.

Nel caso fiorentino stranamente nessuna delle vittime si e' ancora rivolta alla giustizia ordinaria. Tuttavia non si comprende perche' a seguito delle pesanti accuse la Curia abbia inizialmente soltanto spostato il sacerdote in un altra parrocchia, cosi' come in altri casi testimoniati nel video della BBC, lasciando i potenziali pedofili a contatto con nuove potenziali, o purtroppo reali, vittime. Se il sacerdote fiorentino e' stato poi inibito per cinque anni, sara' pur stato riconosciuto colpevole dal Vaticano. Eppure e' stato solamente trasferito in luogo "segreto".

Nella confusione che ne deriva, non riesco allora a capire perche' il Vaticano stesso non sia in prima fila nel denunciare fermamente e limpidamente certe cose, per mostrare la propria volonta' di lottare contro questa piaga e per tutelare i minori stessi. Non capisco perche' non faccia sentire le proprie ragioni e la proprio voce, in modo da tutelarsi che non venga poi eventualmente manipolata o male interpretata. In particolar modo su un tema cosi' scottante e importante, dove npn ci si puo' permettere di negare trasparenza e confronto per poi accusare di infami ingiurie. Ancora silenzio.

In questo modo si presta solamente il fianco ad autogol che si potrebbero evitare. E ci hanno gia' scavalcato in classifica. Che salti la panchina?

sabato 19 maggio 2007

Predica

Vivi da avventuroso come fanno i santi, le cicogne,
vivi da prosciugato come fa l'erba nella siccita',
s'accuccia sottoterra per risorgere sotto l'acquazzone.
Vivi da polline sprecato un milione di volte
ai marciapiedi, ai sassi e una sola volta per caso nell'ovario.
Vivi da disertore di una guerra,
proclama i vinti non il vincitore,
brinda all'insurrezione dei bersagli.
Prendi a braccetto sorellina morte
che gia' t'avra' cercato qualche volta
di' che l'inviti al cinema, che danno la tua vita,
seduta alla tua destra,
dille di prepararsi
che passerai tu a prenderla a quell'ora.

Erri De Luca (da Solo Andata, Feltrinelli 2005)

venerdì 18 maggio 2007

Un c'e' piu' morale...

... meno male pero' che c'e' il signor Baiocchi, uno attento al "desain" e che difende la famiglia "tradizionale":



Domani hiking sulle Alpi bavaresi col grande capo, direi o bene bene o male male. Guarda che cosa tocca fare a noi precari! Appuntamento alle 7.00 puntuali "Ora Grande Capo" (rigorosamente da non sbagliarsi con l'ora di Citta' del Capo). Quando ho chiesto delucidazioni sul significato dell'Ora Grande Capo la risposta e' stata da brividi: "alle 7.01 e' gia' tardi".
Penso che non dormiro' per paura di saltare la sveglia...

giovedì 17 maggio 2007

Una candelina


Il 17 Maggio 2006 si insediava il governo attuale sotto la presidenza di Romano Prodi.

Il mio bilancio e' senza dubbio positivo. Nonostante ricatti, muri e capricci delle varie componenti di minoranza, l'Italia ha ritrovato competitività e sviluppo, e messo un minimo in ordine i conti pubblici in un tempo molto più rapido del previsto. Si e' data attenzione ai piu' deboli, preoccupandosi dell'equita' e della coesione sociale. Si e' fatta una lotta seria ai privilegi di casta, ai furbi e all'evasione fiscale. Si e' tornati ad avere una voce che conta in ambito internazionale, si e' usciti dall'Iraq. Si e' tolta di mezzo la Bossi-Fini, si e' preparato un disegno di legge sulle convivenze e uno sul conflitto di interessi, cercato di smarcare dalla politica la TV di stato. Si e' timidamente cominciato a intervenire su scuola, ricerca e precariato. Il governo ha preparato un dossier su quanto e' stato fatto in questo primo anno.

Io ci credo. Nonostante tutte i ricatti, i muri, i numeri risicatissimi, il governo sta facendo un lavoro serio. Qualche cosa e' stato dal mio punto di vista meno condivisibile, molto altro troppo timido. Troppo anziana la pattuglia di governo e troppo poche le donne. Ma la direzione e' quella giusta.

Ora pero' e si deve fare di piu'; se l'emergenza e' finita, si deve cominciare a costruire. A modellare un paese solidale, dove le qualita' vengano valorizzate, dove le baronie e i privilegi contino sempre meno. Dove i giovani e chi non ha abbstanza voce in capitolo cominci ad essere importante. Dove gli squilibri e le divisioni possano diminuire e smussarsi. Con ministri e partiti di maggioranza che non dicano piu' tutto e il contrario di tutto, e che magari non scendano piu' in piazza contro il governo, ma si mostrino almeno uniti e coesi anche se al di la' della voce ufficiale le discussioni e il confronto non mancano.

Non tutto e subito, ma avanti decisi sapendo quale e' la direzione. Per una volta voglio essere ottimista. Nonostante il Signor No.

mercoledì 16 maggio 2007

Lettera alla Chiesa Fiorentina

Poi la smetto, ma questa mi sembra una iniziativa molto bella. Testimonia che la Chiesa non e' solo quella che va sui giornali, mostra la strada giusta da percorrere per essere "lievito" e cercare di cambiare dal di dentro quello che crediamo abbia perso qualche binario. Stabilisce un confronto e uno scambio che non puo' che essere fecondo.

A seguito della "Lettera alla Chiesa Fiorentina", che vi invito caldamente a leggere e, se volete, firmare, il cardinale di Firenze Ennio Antonelli si e' fatto promotore di un incontro aperto con i firmatari della lettera, "nel corso del quale si porra' in ascolto e esprimera' le proprie convinzioni". L'incontro sara' il 24 Maggio ore 21.00 alla Fondazione Spazio reale di San Donnino. Inoltre il 28 Maggio, sempre alle 21.00, ci sara' all'Istituto Stensen un incontro pubblico organizzato sempre dai firmatari "Chiesa, cammini con l'uomo? Crisi e speranze della Chiesa del Concilio".

Mi sembra davvero il modo migliore per essere Chiesa veramente. Purtroppo sono un po' lontano, se qualcuno andra' e poi passa di qua, lo invito a lasciare i suoi commenti e le sue impressioni sulle due serate.

Ecco il testo:

Lettera alla Chiesa Fiorentina

Firenze, 8 Marzo 2007
Ci siamo ritrovati, uomini e donne della Chiesa fiorentina, per un passaparola intorno alla comune esigenza, come credenti e operatori pastorali, di esprimerci, in merito ad alcuni avvenimenti recenti, secondo il diritto/dovere dei laici di far conoscere il proprio parere, su aspetti che toccano la vita della chiesa (cfr. Lumen Gentium 37) e della società.
Sentiamo anzitutto la necessità, sulle tracce del Vaticano II e dell’esperienza fiorentina del sinodo diocesano di alcuni anni fa, di una effettiva ripresa del dialogo e del confronto nella comunità ecclesiale, in cui tutte le espressioni plurali della riflessione dei credenti possano esprimersi e i Pastori possano realizzare pienamente il loro ministero della sintesi.
Ci sollecita a questa richiesta il disagio da noi provato in questi mesi di fronte a vari e diversi interventi di esponenti della gerarchia ecclesiastica su temi e avvenimenti “eticamente sensibili”, di carattere pubblico o riferiti a persone.

Riteniamo che la proposta di dottrine e indicazioni morali debba essere accompagnata da riflessioni teologiche e atteggiamenti pastorali che abbiano a cuore la condivisione dei dolori e delle aspirazioni degli uomini contemporanei, riconoscano quanto di profondo e sincero c’è nelle scelte, talvolta travagliate, delle persone, in modo da testimoniare quello stile evangelico che richiama a farsi prossimo non per dettare regole “ma per infiammare il cuore dell’uomo mentre si conversa con lui lungo il suo cammino” (cfr. Lc 24,33).

In particolare riteniamo di proporre alla riflessione e al confronto i seguenti punti:

1. Il Concilio Vaticano II ha sottolineato la legittima autonomia delle realtà terrene e politiche. In una società come quella attuale, le disposizioni normative devono considerare la pluralità di posizioni dei cittadini: occorre rispettare i diritti di tutti per giungere a regole che garantiscano la libertà e la solidarietà tra le persone. Questo anche in materia di convivenze diverse dal matrimonio, tema sul quale sono presenti nella società orientamenti e scelte diverse.

2. La distinzione tra fede cristiana e scelte politiche è sottolineata non per separare ma per ricomporre, in modo mai definitivo, la radicalità del vangelo e la laicità dell’essere cittadini.Se la fede cristiana si riduce a una morale si priva della sua forza profetica. La tolleranza nei confronti delle opinioni altrui non nasce dalla debolezza della fede ma dalla sua sicurezza che non si impone attraverso la legge dello stato (cfr. Duquoc) Per questo non possiamo tacere la preoccupazione per interventi che chiedono alla politica e alle leggi di essere garanti dei valori cristiani come socialmente necessari e culturalmente unificanti. Questo ci sembra lesivo della laicità dello stato e della politica e pericoloso per l’autonomia e la significatività della fede religiosa.

3. Tanti hanno vissuto poi con vero e proprio sconcerto il fatto che sia stato negato il funerale cristiano a un credente che ha molto sofferto e alla sua famiglia. Quanto accaduto non ci sembra aver offerto una testimonianza adeguata allo stile evangelico e di fiducia nel mistero della misericordia accogliente di Dio.

Per questo riteniamo importante:

- creare nelle nostre comunità cristiane spazi di confronto e condivisione

- chiedere al Vescovo e ai Pastori della Chiesa fiorentina di accentuare nel loro ministero l’ascolto delle diverse esperienze e competenze di cui la Chiesa è ricca

- proporre a quanti guardano “dall’esterno” questa Chiesa di prestare attenzione alla pluralità di scelte e di esperienze che in essa vivono e che non possono essere ridotte ad un'unica voce.

Pensiamo che in questa prospettiva si possa ancora affermare che “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini di oggi, dei poveri e soprattutto di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore” (Gaudium et Spes 1).

martedì 15 maggio 2007

I cammelli al galoppo nella cruna dell'ago


Me ne sono andato in vacanza il piu' lontano possibile dalle due piazze del Family Day e da Roma. Ho cercato di non pensarci e di godermi il weekend. Ma poi ho comprato un giornale italiano. E ho letto.

Ho letto di un ignobile tentativo del capo dell'opposizione di strumentalizzare la piazza, sostenendo che chi e' cattolico non puo' essere di sinistra. Ho allora ripassato mentalmente tutto cio' che ho mai letto nei Vangeli, e non ho trovato nulla che fosse in un qualche contrasto con l'essere democratico, progressista, di sinistra e financo socialista. Ho scavato nella memoria nei cinque anni di governo delle destre e non ho trovato nel messaggio Cristiano niente del populismo, delle politiche egoiste e utilitaristiche, del clientelismo, del togliere a chi e' piu' in difficolta' per dare a chi gia' ha, di una visione del mondo basata sul potere e sul denaro. E mi sono confermato di stare dalla parte giusta. Anzi, un po' sono d'accordo. I cattolici non possono essere solo di sinistra. Devono essere molto di piu', perche' gli uomini non solo sono tutti uguali, sono tutti fratelli. Non solo e' giusto che tutti abbiano stessi diritti, dignita', possibilita', ma gli altri sono nostro prossimo, e ne siamo responsabili. "Da questo diranno che siete miei discepoli", non dalla bandierina che agitiamo. Tra le altre cose, Domenica il Papa ha detto che sia il comunismo che il liberismo hanno fallito. Probabile che i liberisti presenti in piazza questo particolare facciano finta di non averlo sentito.

Ho letto che era una manifestazione "contro" i Dico e non "per" qualcosa. Nonostante tutti alla vigilia avessero cercato di affermare il contrario, salvo poi essere smentiti dalle dichiarazioni dal palco degli organizzatori, dicendo che era "per" chiedere piu' politiche per la famiglia, curiosamente all'unico governo che negli ultimi 15 anni ne ha parlando e progettato davvero. Ho capito che la gente che e' andata in piazza e' stata strumentalizzata per guadagnarsi un'etichetta, per usare l'essere cattolico come una palizzata e un alibi per evitare il confronto e la sintesi tra posizioni diverse. Ho capito che i cattolici democratici e di sinistra stanno diventando ora piu' che mai scomodi al nuovo sodalizio fra gerarchie ecclesiastiche reazionarie e destra conservatrice. E che vogliono fare di tutto per far loro perdere credibilita' e sostegno.

Ho letto un editoriale molto bello di Eugenio Scalfari che vi invito senz'altro a leggere: "I cammelli al galoppo nella cruna dell'ago".

venerdì 11 maggio 2007

Due piazze, due famiglie?


Domani due piazze, due manifestazioni, due visioni diverse di famiglia?

L'errore più grave a mio giudizio è quello di creare una contrapposizione fittizia tra sedicenti modelli diversi. I problemi della famiglia, quella vera, non sono e non saranno certo conseguenza della richiesta di alcune tutele. Allargare non vuol dire minare. Basta guardarsi attorno e parlare con le giovani coppie, quelle vere, per capire che le ragioni profonde dell'insicurezza e instabilità attuale della coppia sono molto più legati ai fattori di precarietà sociale e lavorativa, dalla mancanza di prospettive a corto raggio per i giovani.
Ad esempio, come fanno due giovani con un contratto di ben un paio d'anni, magari all'estero, e uno di 6 mesi part-time, che vivono e lavorano a 800 Km di distanza, a mettere su senza problemi una famiglia e vivere felici e contenti?

Poi ovvio che non tutto e' un diritto e non tutto e' per tutti, e che le cose vanno fatte con criterio. Ma tra tutto e nulla c'e' qualcosa nel mezzo, e fare finta che i problemi non esistono non e' un sistema che di solito funziona per risolverli. Senza contare che il disegno di legge del Governo e' tutto tranne che un simil-matrimonio e un allargamento generalizzato di tutti i diritti di cui godono le coppie sposate. Prevede addirittura dei doveri specifici di mutua assistenza fra conviventi, e non prevede molte delle fandonie che si sentono in giro. Il testo proposto lo potete seguendo il link sopra, mentre il Ministero per le pari opportunita' ha preparato questa scheda.

Mi domando allora perche' si faccia tanto strepito negli ambienti sedicenti ultra-cattolici per Dico e simili, giudicati come serio pericolo per la famiglia, e si taccia di fronte al proliferare di contratti precari di ogni tipo, la mancanza di aiuti seri per la prima infanzia, asili nido assolutamente inadeguati alla necessita' etc etc etc. Questi sono i problemi che mettono in diffic
olta' i giovani che vogliono sposarsi, avere figli, fiducia nel futuro. Non certo avere l'alternativa dei Dico, che invece per altri non e' un'alternativa ma l'unica risorsa.

Come sempre, il silenzio e' quello che mi brucia di piu'.

giovedì 10 maggio 2007

I vecchietti terribili e i giovani tedeschi

Sta per entrare in vigore in Italia lo "scalone" Maroni-Tremonti che innalza l'eta' pensionabile. Molte le voci contrarie, il Governo pensa a un qualche intervento correttivo, pur mantenendo il principio dell'innalzamento inalterato.
Proprio oggi, a seguito di alcune dichiarazioni del ministro Padoa-Schioppa, Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani hanno fatto sapere che si opporranno a qualunque tentativo in questa direzione, e che "la revisione dei coefficienti e l'innalzamento dell'età pensionabile non sono all'ordine del giorno".
Fanno coro i sindacati. Il segretario confederale della Uil Domenico Proietti e' senz'altro "per tornare anche nel 2008 a 57 anni di età e 35 di contributi e perchè la scelta sull'età di pensionamento sia volontaria".

Sara' mica perche' i sindacati in Italia hanno gli iscritti piu' anziani d'Europa? Tanto le pensioni dei 57enni di oggi le paghiamo noi giovani, a loro che importa se di questo passo non ci saranno piu' soldi per le nostre di pensioni? Aumentare l’età di pensionamento, rivedere i coefficienti di trasformazione e investire nella previdenza complementare già oggi rappresenterebbe un esercizio di equità intergenerazionale perché consentirebbe di non far pesare tutto il peso dell’invecchiamento sulle generazioni giovani e future. Vi invito di nuovo a leggere l'illuminante pamphlet "L'Italia spiegata a mio nonno" per un quadro della (tragica) situazione.

Intanto qua in Germania, mentre il governo ha alzato l'eta' pensionabile da 65 a 67 (!!) anni, un gruppo di 10 giovani (il piu' vecchio ha 32 anni) parlamentari tedeschi di tutti gli schieramenti hanno presentato una proposta di modifica della Costituzione per garantire l'equita' intergenerazionale. Mello, sempre attento, aveva segnalato un articolo uscito in Italia su questa proposta.
I giovani deputati fanno notare che "i problemi correnti sono oggi spesso non risolti, ma semplicemente rimandati a domani con il loro carico aumentato. Nelle politiche ambientali e energetiche gli effetti irreversibili gia' raggiunti adesso saranno pagati per molto tempo, minando la base della vita delle nuove generazioni. Nella finanza pubblica mancano importanti investimenti nell'educazione e nella ricerca per finanziare invece i consumi e gli interessi immediati, producendo un indebitamento che riduce drasticamente le prospettive delle generazioni a venire. Il debito esplicito e implicito accumulato negli ultimi decenni nelle finanze pubbliche e nel sistema di sicurezza sociale fara' si' che le generazioni future perderanno la liberta' di organizzare in indipendenza la loro politica."
La loro proposta prevede l'introduzione di un articolo 20b nella Costituzione tedesca:

Lo stato deve considerare il princibio di sostenibilita' nelle sue azioni e proteggere gli interessi delle generazioni future
Oltre alla modifica dell'articolo 109:
La Federazioni e le regioni devono mantenere nella loro gestione finanziaria requisiti di complessivo equilibrio economico e calcolare e supportare il principio di sostenibilita' e gli interessi delle generazioni future.

Peccato che noi in Italia abbiamo solamente un parlamentare under 30.

mercoledì 9 maggio 2007

Auguri a tutti e un bel regalo


Oggi e' la festa dell'Europa! Il 9 Maggio 1950 infatti Robert Schuman presenta la Dichiarazione Schuman che porterà al Trattato CECA. Questa dichiarazione viene considerata essere l'inizio della creazione di quella che oggi è l'Unione Europea.

E per festeggiare, in attesa di una vera costituzione, fatta dai popoli e non dai governi, una bella notizia.

In base a un accordo annunciato il 26 marzo (dopo elezioni locali che si sono svolte all'inizio di quel mese), ieri il capo del partito Unionista protestante dell'Irlanda del Nord Pailsey ha prestato giuramento come Primo ministro dell'Ulster insieme Martin McGuinness, ex-comandante militare dell'Ira e numero due del Sinn Fein, il maggiore partito cattolico, che da nemico diventa il suo vice. Ministri cattolici e protestanti gestiranno in coabitazione l'Irlanda del Nord. Il tutto è avvenuto dopo trent'anni di una guerra civile strisciante che ha fatto più di tremila morti, e dopo che negli ultimi quattro anni e mezzo il governo di Londra aveva ripreso il controllo diretto della turbolenta regione. E' vero che in precedenza un primo tentativo di autogoverno congiunto era miseramente fallito, ma pare che questa volta ci siano le premesse per qualcosa di piu' duraturo.

martedì 8 maggio 2007

E' proprio una vertigine

Ho appena finito un libro davvero bello. E' un libro che parla d'amore. Intendiamoci, non e' una storia smelensa e pissera, ma e' quanto di meglio abbia recentemente letto, visto o ascoltato che parla di cosa e' l'Amore. Non di un amore, proprio dell'Amore.
L'ho scelto in biblioteca perche' di Maurizio Maggiani mi erano piaciuti molto sia "Il viaggiatore notturno", sia "Il coraggio del Pettirosso". Direi che sono stato di nuovo fortunato.

"E' stata una vertigine" è una storia davvero vorticosa , che attraversa tutta una vita nel ricordo, nella ricerca e nella consapevolezza dell’amore. È un amore sempre diverso, che cresce e cambia di capitolo in capitolo, di racconto in racconto. Perche' i vari capitoli sono quasi racconti a se' stanti, anche se una trama sottile li unisce fra loro.
E' l'Amore racchiuso in una canzone, l'amore per una figlia, tra un uomo e una donna. L'amore di una gatta, per una straniera solitaria, segnato dalle vicende politiche del tempo. Un amore raccontato attraverso le sensazioni, i luoghi, le passioni, la delusione e la tristezza che lo accompagnano. Insomma, un viaggio mai scontato attraverso l'Amore, quello che dice "vieni" e non "andiamo".

lunedì 7 maggio 2007

Le suffrage universelle a parlé


La Francia ha scelto. E ha scelto ancora la destra e il suo "poliziotto liberale".

Il risultato, atteso del resto, conferma l'andamento in Europa, dove con l'esclusione dell' Italia, Spagna e Inghilterra (dove pero' il New Labour credo sia tutto eccetto che un partito di sinistra, e la destra si prepara a vincere), in tutti gli altri principali paesi la sinistra non ce l'ha fatta alle ultime elezioni. In Germania, ad esempio, ha dovuto accordarsi con il centrodestra, mentre in Svezia ha addirittura perso dopo decenni di governo. Deve essere davvero l'eta' media che si alza nella Vecchia Europa. Effettivamente, nel giovane Sudamerica le sinistre sono tornate a vincere un po' ovunque.

Dunque anche la Francia ha scelto. Ha preferito essere "rassicurata" (!!) da chi promette più sicurezza, giudicando come adulti anche ragazzi di 16 anni recidivi e dotando i poliziotti di armi a “letalità ridotta”; da chi pensa di dimezzare la disoccupazione incentivando lavoratori e datori di lavoro a ricorrere di più agli straordinari e al precariato; da chi intende difendere l’identità nazionale ai danni del multiculturalismo. I punti fondanti della concezione del potere di Sarkozy sono, infatti, il ripristino della legalità ad ogni costo, anche attraverso la repressione poliziesca dei giovani delle banlieue (lasciando da parte ovviamente le ingiustizie sociali di un sistema che produce delinquenza), e una svolta economica di stampo liberista che vorrebbe lasciarsi alle spalle il poderoso Stato Sociale francese con tutte le sue conquiste. Più produzione e meno garanzie. Un film gia' visto ultimamente anche da queste parti.

La Francia ha scelto. Ha scelto l'uomo che non ha esitato a definire "racaille", cioè "feccia", i giovani delle banlieue in rivolta nell'autunno del 2005, contribuendo ad alzare drasticamente la tensione. Stando alle sue affermazioni, sono state "le umiliazioni subite da bambino" a farlo diventare l'uomo che è oggi. "Un uomo che fa paura", almeno cosi' me l'ha appena definito il mio collega francese, che ha passato la giornata di ieri sperando in un miracolo che non e' arrivato. E considerati i poteri davvero eccessivi del presidente nel sistema francese non c'e' da stare allegri.

Le suffrage universelle a parlé, “il suffragio universale ha parlato”

domenica 6 maggio 2007

La strada di Levi e la nuova Europa

Ieri pomeriggio mi sono tolto una bella soddisfazione. Sono andato a vedere un documentario italiano nell'ambito del Dokfest Monaco, una bella rassegna di documentari da tutto il mondo. All'ingresso una zelante addetta mi chiede se volevo la traduzione in tedesco. Mai stato cosi' fiero di essere italiano e di capire qualcosa senza traduzione mentre tutti intorno a me non capiscono niente senza la cuffietta. L'esatto opposto di quello che capita ogni giorno!

Il documentario tra l'altro era bellissimo. "La strada di Levi", del regista Davide Ferrario e Marco Belpoliti, e' un viaggio lungo il percorso di Primo Levi dopo la liberazione dal campo di Auschwitz, attraverso Polonia, Ucraina, Bielorussia, Moldova, Romania, Ungheria, Repubblica Ceca, Austria, Germania e Italia. La voce narrante, che riporta le impressione, la angosce e le speranze di Levi tratte dal suo libro "La Tregua", si mescola ai colori e alla gente di quelli stessi luoghi a 60 anni di distanza, con le loro preoccupazioni per il futuro e le contraddizioni del passato. Tra il disorientamento della gente dopo la caduta del comunismo e le rovine di Cernobyl, tra la polizia politica bielorussa e i neonazisti di Monaco. Tra risvegli identitari e rovine socialiste, tra nuovi emigranti e nuove speranze. Con la voce di Levi che indica spunti e chiavi di lettura sia della storia passata sia della realta' di quei luoghi e di quella gente.
E' un viaggio interessantissimo, in un Europa per larga parte gia' nell'Unione ma lontanissima da noi. In un momento storico particolare, in una nuova "tregua" tra la fine della guerra fredda e l'inizio di un nuovo imperialismo e di nuove contrapposizioni. Bellissime le musiche di Daniele Sepe.

Se vi capita, da non perdere.

venerdì 4 maggio 2007

Canzone del Maggio

Il 3 Maggio 1968 le autorita' francesi davano l'ordine di sgombrare l'occupata universita' della Sorbona, dando inizio agli scontri del Maggio francese.
De Andre' si ispira a quelle vicende nello splendido album "Storia di un impiegato", in cui dipinge un lucido affresco delle pulsioni di quegli anni, del tentativo di diminuire la distanza fra potere e societa', di rendere la societa' stessa migliore. Ne ricostruisce il fallimento, l'adeguamento e la rinuncia di molti, la degenerazione nel terrorismo degli anni di piombo.
Questa e' la splendida canzone di apertura, Canzone del Maggio, liberamente ispirata a uno dei canti degli studenti francesi, e ancora assolutamente attuale.



Per finire, una poesia scritta negli stessi anni da Danilo Dolci,
educatore, sociologo, animatore sociale e poeta triestino, ma vissuto per larga parte della sua vita in Sicilia. Con un augurio che le rivoluzioni, cosi' come le pensava Danilo, non possano cessare mai.


Chi si spaventa quando sente dire
"rivoluzione"
forse non ha capito.

Non è rivoluzione tirare una sassata in testa a uno sbirro,
sputare addosso a un poveraccio che ha messo una divisa
non sapendo come mangiare;
non è incendiare il municipio o le carte in catasto
per andare da stupidi in galera
rinforzando il nemico di pretesti.

Quando ci si agita per giungere al potere e non si arriva
non è rivoluzione, si è mancata;
se si giunge al potere e la sostanza dei rapporti rimane come prima,
rivoluzione tradita.

Rivoluzione è distinguere il buono già vivente,
sapendolo godere sani, senza rimorsi,
amore, riconoscersi con gioia.

Rivoluzione
è curare il curabile profondamente e presto,
è rendere ciascuno responsabile.

Rivoluzione è incontrarsi con sapiente pazienza
assumendo rapporti essenziali tra terra, cielo e uomini:
ostie sì, quando necessita, sfruttati no,
i dispersi atomi umani divengano nuovi organismi
e lottino nettando via ogni marcio, ogni mafia.

Da D.Dolci, Poema umano, Einaudi, Torino 1974.

giovedì 3 maggio 2007

Referendum o non Referendum?


E' in corso una raccolta di firme per un referendum per abrogare parte della legge elettorale approvata nella scorsa legislatura, e definita dallo stesso proponente "una porcata". Direi che, detto questo, sull'attuale legge non c'e' nient'altro da aggiungere, se non che va cambiata il piu' rapidamente possibile.

Il problema allora qual e'? Che tutti, specialmente i piccoli partiti, cercano disperatamente di mantenersi il posto in Parlamento, cercando in ogni modo di evitare sbarramenti e maggioritari con ricatti e muri vari.

Nel frattempo, tra discussioni di bozze di riforma preparate dal ministro Chiti, dimissioni di membri della Corte Costituzionale e altre amenita', e' stato promosso un referendum abrogativo. Seguendo il link i tre quesiti sono spiegati nel dettaglio.

Dal momento che il referendum puo' essere solo abrogativo, quello che si cerca di fare e' di modificare l'impianto della legge gia' esistente in modo da assicurare alla lista che ottiene il maggior numero di voti un congruo premio di maggioranza e alzare lo sbarramento nei confronti dei partiti che hanno meno del 4% alla Camera e ben dell'8% al Senato. Il terzo quesito invece vuole eliminare la possibilita' di essere candidati in piu' circoscrizioni. In questo modo si va ad evitare che il "pluri-eletto" possa avere il potere, optando per uno piuttosto che un altro dei seggi in cui ha ottenuto la maggioranza, di scegliere di fatto chi mandare in Parlamento.

Premesso che il terzo quesito e' condivisibilissimo, non puo' purtroppo modificare la maggiore vergogna della legge vigente, ovvero che il cittadino col voto non abbia facolta' di scegliere i candidati ma soltanto la lista, e pertanto che i candidati siano cooptati e non eletti dai cittadini. Fatto a mio modo di vedere non grave, ma gravissimo.

Per quanto riguarda invece gli altri due quesiti, la sensazione e' che vadano a trasformare una legge elettorale pessima in una altrettanto bacata. Il fatto di assegnare il premio di maggioranza a una singola lista anziche' a una coalizione andra' senz'altro a premiare i partiti moderati e conservatori, storicamente riserva di voti certi in Italia, e di conseguenza facilitera' la convergenza verso il centro. Inoltre il muro dell'8% al Senato mi sembra sinceramente eccessivo, andando a penalizzare piu' del dovuto idee minoritarie ma con un supporto numerico di tutto rispetto. Se si andasse a votare, dico allora No No Si'.

Tuttavia non si risolverebbe il problema, e una nuova e buona legge elettorale e' davvero necessaria. Le idee sono molte, cosi' come i sistemi elettorali in uso negli altri paesi. Si vuol garantire la governabilita' con un sistema maggioritario a collegi uninominali, come in Inghilterra, ma storicamente in Italia i candidati non hanno un legame forte col territorio come accade invece ad esempio negli Stati Uniti, per cui questo sistema diventa un po' un'alchimia per garantire un sistema bipolare a larghe coalizioni e una maggioranza congrua al raggruppamento vincente. Altra idea e' il sistema francese a doppio turno, che presenta il vantaggio di far comunque sentire la voce di tutti, sebbene poi gli apparentamenti delle diverse liste si modificano a seconda dei risultati del primo turno anziche' dare vita a stabili e forti alleanze con comunioni di intenti. Il sistema di elezione nelle amministrazioni locali in Italia invece mi sembra eccessivo per il Parlamento, in quanto assegna una maggioranza artificiosa ben del 60%. Oppure si parla di ritorno al Mattarellum, una sorta di via di mezzo all'italiana tra sistema proporzionale e maggioritario, che non ha poi funzionato cosi' male, sebbene abbia le sue pecche, tra il '93 e il 2001. A patto pero' di aggiungerci primarie di circoscrizione per la scelta del candidato di ogni lista.

Insomma, le idee sono tante, ma nessuna e' perfetta. Quello che tutti fanno finta di dimenticare e' pero' che la legge elettorale dovrebbe essere scelta non perche' piu' conveniente a chi gia' c'e', ma perche' riesca a conciliare quanto piu' possibile la democrazia con la governabilita' del paese.

mercoledì 2 maggio 2007

Il comandamento nuovo e il silenzio assordante

E diceva loro: "Il sabato è stato fatto per l`uomo e non l`uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell`uomo è signore anche del sabato". (Mc 2,27)

Messico: il parlamento voto la legge sull'aborto, il vescovo di Citta' del Messico scomunica 46 deputati.
Roma: dal palco del "concertone" del Primo Maggio il presentatore critica la posizione della chiesa su eutanasia e contraccettivi. L'Osservatore Romano replica prontamente che si tratta di vili attacchi e terrorismo. I toni si alzano, eccessivi da una parte e senz'altro dall'altra, tra bossoli e attacchi personali.
Cosi' come recentemente su conviv
enze e omosessuali, la gerarchia ecclesiastica si sta pero' mostrando rigida e pronta solo al muro contro muro. Meno all'ascolto, alla comprensione, a guardare cio' che e' veramente importante, come un barbuto (forse) Signore aveva indicato qualche migliaio di anni fa.

Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: "Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?". Ed essa rispose: "Nessuno, Signore". E Gesù le disse: "Neanch`io ti condanno; e d`ora in poi non peccare più. (Gv 8,10-11)

Io credo che mai la Chiesa debba avere un messaggio negativo. Mai debba erigere muri, mettere paletti, discriminare e dividere, sostituirsi alla coscienza e imporre visioni del mondo. Io credo che la Chiesa serva per crescere insieme, per sentirsi fratelli, per avere sostegno e comprensione, per vedere il volto di Dio anche quando tutto sembra difficile, quando da soli non e' cosi' facile, per imparare ad accettare noi stessi perche' Dio ci ama come siamo. Questo e' lo spirito che traspare dai Vangeli, da un Messia venuto a dare compimento ad una legge fatta di 10 comandamenti tra cui ben 8 iniziano con un "non". Allora perche' si vuole dare un'immagine tutta diversa di quello che essere parte della Chiesa dovrebbe rappresentare per ciascuno di noi?

Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri (Gv 13,35)

Ma un'altra domanda mi brucia. Si spendono fiumi di inchiostro per questioni tutto sommato non centrali. Ma allora perche' il silenzio delle gerarchie su ingiustizia sociale, poverta', corruzione, falsi in bilancio, tutela dei lavoratori e dei giovani e' assordante?
Questo mi indigna piu' di tutto, piu' di tutto quello che un vescovo o un cardinale potra' mai dire: quello che non dice, che non predica sui tetti.


Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti.
(Mt 10,27)

Abbiamo bisogno di voce per i nuovi profeti.