mercoledì 16 maggio 2007

Lettera alla Chiesa Fiorentina

Poi la smetto, ma questa mi sembra una iniziativa molto bella. Testimonia che la Chiesa non e' solo quella che va sui giornali, mostra la strada giusta da percorrere per essere "lievito" e cercare di cambiare dal di dentro quello che crediamo abbia perso qualche binario. Stabilisce un confronto e uno scambio che non puo' che essere fecondo.

A seguito della "Lettera alla Chiesa Fiorentina", che vi invito caldamente a leggere e, se volete, firmare, il cardinale di Firenze Ennio Antonelli si e' fatto promotore di un incontro aperto con i firmatari della lettera, "nel corso del quale si porra' in ascolto e esprimera' le proprie convinzioni". L'incontro sara' il 24 Maggio ore 21.00 alla Fondazione Spazio reale di San Donnino. Inoltre il 28 Maggio, sempre alle 21.00, ci sara' all'Istituto Stensen un incontro pubblico organizzato sempre dai firmatari "Chiesa, cammini con l'uomo? Crisi e speranze della Chiesa del Concilio".

Mi sembra davvero il modo migliore per essere Chiesa veramente. Purtroppo sono un po' lontano, se qualcuno andra' e poi passa di qua, lo invito a lasciare i suoi commenti e le sue impressioni sulle due serate.

Ecco il testo:

Lettera alla Chiesa Fiorentina

Firenze, 8 Marzo 2007
Ci siamo ritrovati, uomini e donne della Chiesa fiorentina, per un passaparola intorno alla comune esigenza, come credenti e operatori pastorali, di esprimerci, in merito ad alcuni avvenimenti recenti, secondo il diritto/dovere dei laici di far conoscere il proprio parere, su aspetti che toccano la vita della chiesa (cfr. Lumen Gentium 37) e della società.
Sentiamo anzitutto la necessità, sulle tracce del Vaticano II e dell’esperienza fiorentina del sinodo diocesano di alcuni anni fa, di una effettiva ripresa del dialogo e del confronto nella comunità ecclesiale, in cui tutte le espressioni plurali della riflessione dei credenti possano esprimersi e i Pastori possano realizzare pienamente il loro ministero della sintesi.
Ci sollecita a questa richiesta il disagio da noi provato in questi mesi di fronte a vari e diversi interventi di esponenti della gerarchia ecclesiastica su temi e avvenimenti “eticamente sensibili”, di carattere pubblico o riferiti a persone.

Riteniamo che la proposta di dottrine e indicazioni morali debba essere accompagnata da riflessioni teologiche e atteggiamenti pastorali che abbiano a cuore la condivisione dei dolori e delle aspirazioni degli uomini contemporanei, riconoscano quanto di profondo e sincero c’è nelle scelte, talvolta travagliate, delle persone, in modo da testimoniare quello stile evangelico che richiama a farsi prossimo non per dettare regole “ma per infiammare il cuore dell’uomo mentre si conversa con lui lungo il suo cammino” (cfr. Lc 24,33).

In particolare riteniamo di proporre alla riflessione e al confronto i seguenti punti:

1. Il Concilio Vaticano II ha sottolineato la legittima autonomia delle realtà terrene e politiche. In una società come quella attuale, le disposizioni normative devono considerare la pluralità di posizioni dei cittadini: occorre rispettare i diritti di tutti per giungere a regole che garantiscano la libertà e la solidarietà tra le persone. Questo anche in materia di convivenze diverse dal matrimonio, tema sul quale sono presenti nella società orientamenti e scelte diverse.

2. La distinzione tra fede cristiana e scelte politiche è sottolineata non per separare ma per ricomporre, in modo mai definitivo, la radicalità del vangelo e la laicità dell’essere cittadini.Se la fede cristiana si riduce a una morale si priva della sua forza profetica. La tolleranza nei confronti delle opinioni altrui non nasce dalla debolezza della fede ma dalla sua sicurezza che non si impone attraverso la legge dello stato (cfr. Duquoc) Per questo non possiamo tacere la preoccupazione per interventi che chiedono alla politica e alle leggi di essere garanti dei valori cristiani come socialmente necessari e culturalmente unificanti. Questo ci sembra lesivo della laicità dello stato e della politica e pericoloso per l’autonomia e la significatività della fede religiosa.

3. Tanti hanno vissuto poi con vero e proprio sconcerto il fatto che sia stato negato il funerale cristiano a un credente che ha molto sofferto e alla sua famiglia. Quanto accaduto non ci sembra aver offerto una testimonianza adeguata allo stile evangelico e di fiducia nel mistero della misericordia accogliente di Dio.

Per questo riteniamo importante:

- creare nelle nostre comunità cristiane spazi di confronto e condivisione

- chiedere al Vescovo e ai Pastori della Chiesa fiorentina di accentuare nel loro ministero l’ascolto delle diverse esperienze e competenze di cui la Chiesa è ricca

- proporre a quanti guardano “dall’esterno” questa Chiesa di prestare attenzione alla pluralità di scelte e di esperienze che in essa vivono e che non possono essere ridotte ad un'unica voce.

Pensiamo che in questa prospettiva si possa ancora affermare che “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini di oggi, dei poveri e soprattutto di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore” (Gaudium et Spes 1).

Nessun commento: