mercoledì 29 aprile 2009

Ciarpame senza pudore


Casini (Un Divorziato Cattolico) candida Emanuele Filiberto (Un Dandy Coronato) e Sgarbi (Un Delirante Cacacazzi) dopo aver impostato la campagna elettorale su "smettetela di litigare". Di Pietro candida se stesso anche se non andra' mai a Bruxelles, insieme a un manipolo di improbabili seguendo l'esempio fulgido di Silvio. Che pero' va oltre, ma oltre ogni limite, candidando senza pudore letteronze, ballerine, attricette, troniste, modelle e favorite varie. Per rassicurare tutti, il sultano fa sapere dall'harem di Arcore che l'operazione non e' volta a ricompensare le sue concubine, ma a garantire una quota rosa nelle liste del PDL al parlamento europeo. E conferma che si tratta di persone altamente qualificate, dal momento che hanno tutte seguito addirittura un corso tenuto da Mara Carfagna sui gusti sessu... ehm, sul lavoro del governo e sulle problematiche affrontate dal parlamento europeo. Mentre qualcuno giustamente si dispera scoprendo che i pomp... ehm, la devozione della figlia per il sultano e' stata vana e minaccia di darsi fuoco senza un seggio in Parlamento, sui giornali compaiono interviste, anche queste senza pudore, alla figlioccia (figlioccia?) diciottenne del sultano che preferisce candidarsi "alla Camera, al parlamento. Ci penserà Papi Silvio".
Unica voce indignata e' quella della moglie dl Sultano, che esasperata dichiara: "quello che emerge oggi attraverso il paravento delle curve e della bellezza femminile, e che è ancora più grave, è la sfrontatezza e la mancanza di ritegno del potere che offende la credibilità di tutte e questo va contro le donne in genere e soprattutto contro quelle che sono state sempre in prima linea e che ancora lo sono a tutela dei loro diritti". Qualcuno ha scritto che tutto questo è a sostegno del divertimento dell'imperatore. Condivido: quello che emerge dai giornali è un ciarpame senza pudore, tutto in nome del potere". Dopo la lettera di qualche tempo fa, Veronica scocca un secondo dardo contro il suo sposo birichino. Peccato che, come i milioni di elettori del PDL di Berlusconi in questo paese di nani e ballerine, non faccia poi seguire alle parole i fatti, restando poi al suo posto nel castello incantato che a parole disprezza. Papi puo' stare tranquillo, le piazzate della moglie fanno solo del bene alla sua immagine di vero macho italico, che lui smentisca invocando candidature maleodoranti e complotti della sinistra o meno.

Pandemia


Moriremo tutti. Mentre in America impazza la meningite, mentre 250 persone al giorno muoiono in Italia per il fumo, i media ci parlano solo di suini. E pensare che la volta scorsa ci eravamo cascati tutti come polli.
Sottoscrivo in pieno l'ottimo Pilger e i suoi strali contro gli allupisti, a cui ormai non credo piu'. Quando sara' la volta buona probabiulmente saro' tra i primi a cadere. Intanto mi pare l'ennesima presunta pandemia buona sola a risollevare le qeuotazioni delle societa' farmaceutiche in tempi di crisi. Per consolazione, visto che almeno stavolta si e' trovato l'untore, speriamo che almeno venga colpito per primo il Porcellum di Calderoli.

martedì 28 aprile 2009

Promessi sposi lampo

Da piccolo soffrivo di stitichezza. L'unico rimedio veramente efficace, alla faccia di purghe, clisteri e confetti vari, era la lettura di un brano dei Promessi Sposi da parte della mia sorella maggiore liceale mentre ero in seduta sul vasino. Effetto assicurato e altamente puzzolente, peggio delle piaghe di Don Rodrigo.
Dati i precedenti, non posso che apprezzare qeuesta fantastica versione musical in dieci minuti: preparate il vasino!

domenica 26 aprile 2009

Seconda candelina

Augusto dal Canada mi manda la foto della Beffa-mobile. Manca solo una F!


La prendo come regalo per la seconda candelina di BeffaTotale, che ha compiuto il secondo anno di vita pochi giorni fa, il 21 Aprile.

Finalmente

...una serata di soddisfazioni!



PS. La moglie romana pare sia meno soddisfatta!

sabato 25 aprile 2009

Condividere il 25 Aprile

Dopo aver ascoltato il discorso di Berlusconi a Onna in diretta integrale sul Cinegiornale Luce4, non posso che dare ragione per intero a Corrado:

Il trucco è nella frase "sacrificando la propria vita ad una causa già persa". Altro che distinzione fra la parte giusta e la sbagliata. Qui si sottintende che i partigiani abbiano fatto la Resistenza perché tanto gli alleati avevano già vinto, insomma che fossero gente che saliva sul carro dei vincitori, mentre i repubblichini, quelli si che erano eroi.. E così con la solita abilità del demagogo, si è annesso anche il 25 aprile. Riuscendo ad ammettere formalmente la Resistenza, ma dicendo ai suoi che i veri "buoni "erano i ragazzi di Salò.

Ora e sempre, Resistenza: e il 25 Aprile col cavolo che e' la festa di tutti. E' la festa di quelli dalla parte giusta.
Perché qui si è nel giusto, là nello sbagliato. Qua si risolve qualcosa, là ci si ribadisce la catena.

Buon 25 Aprile a tutti

venerdì 24 aprile 2009

Comprendere l'unione



Vent'anni. Seduto fra chi cita Roth e chi racconta esilaranti aneddoti di auto distrutte e "coabitanti" (indimenticabile il "che faccio, busso?"), ho guardato per tutta la sera volti e gesti davvero sorprendentemente simili a quelli con cui ho fatto un pezzo breve ma lunghissimo di strada, tra quei banchini presto diventati troppo piccoli della scuola Lavagnini. Tra l'accavallarsi di ricordi e la sorpresa per le strade diverse ma in qualche modo parallele intraprese da ognuno, lo stupore di scoprire come particolari dimenticati della propria infanzia avessero invece colpito qualcuno degli altri tanto da essere ancora capace a distanza di vent'anni di ricordare un gesto, una storia, un disegno.
Era da tempo che non mi divertivo cosi', che non mi sentivo unito in un modo cosi' speciale con cosi' tante persone intorno a un tavolo, anche se a rigore dovrebbero essere stati tutti praticamente degli estranei. Estranei che rivedrei presto volentieri. Indimenticabile la telefonata alla maestra, grazie al coraggio di Irene e alla tecnologia di Marco, e la prima occhiata alla faccia di ognuno dei vecchi compagni per scoprirla ancora cosi' simile a quella a cui ero abituato.
Mi scusera' Elena, ma la sua citazione di Roth e' cosi' a proposito che non posso fare a meno di riprenderla:

(…) Questo è il discorso che non tenni alla quarantacinquesima riunione degli ex allievi della scuola, un discorso rivolto a me stesso mascherato da discorso rivolto a loro. Cominciai a comporlo solo dopo la riunione, al buio, a letto, mentre cercavo di capire cosa mi avesse preso. Il tono - troppo meditabondo per la sala da ballo di un country club e per il genere di svago che la gente si sarebbe aspettata - non sembrava affatto sbagliato fra le tre e le sei del mattino, mentre mi sforzavo, nella mia sovreccitazione, di comprendere l’unione che c’era sotto la riunione, l’esperienza comune che ci aveva unito da ragazzi. Nonostante le diverse gradazioni in materia di stenti e privilegi, nonostante lo spreco di ansietà generato da una miscellanea straordinariamente sfumata di liti familiari (liti che, per fortuna, promettevano più infelicità di quanta ne producevano effettivamente), qualcosa di forte ci univa. E ci univa non soltanto per l’identità del luogo da dove venivamo, ma anche per quella del luogo dove volevamo andare, e per come ci saremmo arrivati. Avevamo nuovi mezzi e nuovi fini, nuove devozioni e nuove mire, nuovi visceri: una disinvoltura nuova, una minore agitazione di fronte alle esclusioni che volevano mantenere i gentili. E da quale contesto uscivano queste trasformazioni, da quale dramma storico, fiduciosamente recitato dai suoi piccoli protagonisti in aule scolastiche e cucine che non somigliavano affatto al grande teatro della vita? Tra quali elementi avveniva la collisione che produceva in noi la scintilla?

Philip Roth, Pastorale americana, Einaudi, p. 48



mercoledì 22 aprile 2009

Manifesti / 2: a volte ritornano

Imperdibile, dalla Fondazione Daje:


A grande richiesta qui anche il generatore di manifesti del PD, sempre da PaulTheWineGuy.
E qui trovate le liste del PD per le Europee: tra il dire e il fare c'e' di mezzo il PD. Vero e' che dall'altra parte c'e' pure chi fa peggio...

Meno coni per tutti


Una legge regionale Lombarda approvata ieri, di cui ancora sfugge l'interpretazione vera visto che e' scritta malissimo, vieterebbe la vendita di generi alimentari da asporto dopo l'una di notte "per evitare assembramenti". Il bello viene con la specifica: "I comuni [...] possono autorizzare, per la sola vendita, deroghe all'orario di apertura e di chiusura". Il gelato magari si potra' comprare, ma per mangiarlo la mattina dopo. Vietato anche consumare all'esterno dell'esercizio, tutti stretti davanti alla cassa. Non capiscono un cono. In realta' la legge pare sia voluta fortissimamente dalla Lega per colpire i venditori di kebab e altro cibo etnico, sgradito ai padanissimi celoduristi. Il risultato invece colpisce duramente anche gelatai, pasticceri notturni, pizzaioli al trancio, tutti italianissimi, e costringe a un delirante coprifuoco tutti i Lombardi: fanno un deserto e lo chiamano sicurezza. Questi della PDL, come dice Marcello, autore dell'emendamento che fa slittare dalle 24 alle 1 l'ora della zucca, dovrebbero cambiare nome al partito: perchè di libertà ne rosicchiano un tanto al trancio.

lunedì 20 aprile 2009

Fin che la barca va


Un mercantile turco, il Pinar, il 16 Aprile raccoglie a bordo a 25 miglia a sud di Lampedusa 154 migranti (tra cui 37 donne, due incinte, e una quarantina di minori) e un cadavere, di un'altra donna incinta, che andavano alla deriva su due barconi da 10 giorni. Le autorità della Valletta hanno coordinato le operazioni di soccorso e indicato alla nave porta container di fare rotta verso il porto più vicino, cioè Lampedusa. Ma le autorità italiane non hanno pero' autorizzano il Pinar a dirigere verso l'isola, accusando i Maltesi "di non assumersi le proprie responsabilità". Per 4 giorni i migranti e l'equipaggio del mercantile sono rimasti fermi al largo di Lampedusa vittime di un'incredibile ping pong: Italia e Malta hanno continuato ad accusarsi a vicenda e a scaricarsi la responsabilita' dei fatti sulla base di accordi non siglati dalle due parti in merito al contenimento dell'immigrazione clandestina e contrasti sulla delimitazione degli spazi marittimi nel Mediterraneo. Ping pong che e' andato avanti nella quasi indifferenza dei media e dell'opinione pubblica, gia' concentrati sul terremoto, e soprattutto sulla pelle delle 150 persone a bordo: niente coperte, niente acqua (per due giorni bevuta solo acqua di mare), condizioni igieniche al limite (anche il cadavere ormai in decomposizione era stato deposto in una scialuppa al traino). Nonostante l'intervento di due medici in elicottero, la situazione restava grave e molti non potevano essere curati a bordo. Finalmente ieri l'Italia cede, e autorizza il mercantile a dirigersi verso Porto Empedocle e ad attraccare. Non finiscono pero' le polemiche e il rimpallo della responsabilita' fra Roma e La Valletta: Maroni e' infuriato, mentre i maltesi parlano di "disguido tra amici".
Mi chiedo come si possono trovare delle parole per commentare un "disguido tra amici" che ha messo a repentaglio la vita di 150 persone che nessuno voleva, e che probabilmente spingera' qualunque nave incroci una carretta di disperati nelle acque del Canale di Sicilia a pensarci bene prima di salvare vite umane che potrebbero pero' mettere a repentaglio anche la propria.

Manifesti

Imperdibile il generatore di manifesti elettorali dell'UDC (quelli con Casini e la bambina) che infestano i muri d'Italia fatto da Paul the Wine Guy.
Per par condicio, prima che si scateni il fulmine della dirigenza RAI, niente male anche quello taroccato del PD sul caso Cofferati (via ciwati)

Wind of Change

Barack Obama ha riconosciuto l'importanza di alcune iniziative internazionali promosse da Cuba, come le missioni dei medici nei paesi dell'America Latina: "Sono programmi, ha sottolineato Obama, che possono avere in quei paesi più influenza rispetto al potere militare di Washington". Durante la conferenza stampa conclusiva del vertice delle Americhe, Obama ha anche ricordato come diversi presidenti latinoamericani gli abbiano segnalato proprio l'importanza del lavoro svolto dalle "migliaia di medici cubani" in alcuni stati del continente. Anche per questo Obama ha osservato che da parte di Washington potrebbe essere sbagliato "interagire" con l'America Latina solo sui fronti come "la lotta alla droga o contatti solo militari". In considerazione di ciò - ha detto Obama – "è importante" tener conto, che "per interagire nel continente americano, ma anche in altri luoghi del mondo, dobbiamo riconoscere che quello militare è solo un braccio del nostro potere: dobbiamo utilizzare quindi la nostra diplomazia e gli aiuti per lo sviluppo in modo più intelligente".

domenica 19 aprile 2009

Presidenti e Priorita'


"Bisogna vedere come sia potuto accadere che non siano state attivate indispensabili norme, che erano state tradotte in legge e chiedersi anche come non siano scattati i necessari controlli. Nessuno in questi casi nessuno dovrebbe chiudere gli occhi. Né chi vende, né chi acquista un immobile. Ma al di là delle responsabilità, bisogna decidere - ha sottolineato il presidente della Repubblica - cosa è possibile fare, affinché tutto ciò non accada mai più. E questo si può fare non con profezie o impossibili previsioni dei terremoti, ma rendendo sicuri gli edifici, anche quelli più antichi".

Il Presidente della Repubblica, Salvatore Napolitano

"Ben vengano le inchieste, ma per favore non perdiamo tempo, cerchiamo di impiegarlo sulla ricostruzione e non dietro a cose che ormai sono accadute.
Se qualcuno è colpevole, le responsabilità emergeranno ma, per favore, non riempiamo le pagine dei giornali di inchieste"

Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi

Come se servissero altre dimostrazioni che per il nostro emerito Presidente del Consiglio la legalita' non rappresenta niente di piu' che un optional, e le tragedie niente piu' che una passerella...

sabato 18 aprile 2009

Bacchette e Raiset

Mentre il Presidente del Consiglio fa le nomine della televisione di stato a casa sua, praticamente spostando un po' di suoi dipendenti e leccaculi vari da Mediaset a Raiset, ricomincia a soffiare nell'azienda di Viale Mazzini un vento Bulgaro. Un vento sospinto da chi ormai neppure si vergogna di minacciare pubblicamente i giornalisti come il suo amico Putin.



E le conseguenze sono tanto drammatiche quanto grottesche. Se il capo d'Italia dice ai terremotati "non ho la bacchetta magica", nessuno si scandalizza per la battuta. Se un mago col senso dello stato gliela fornisce, le lingue felpate delle vallette si srotolano come tappeti dopo una fase breve ma intensa di panico autentico. La misura e' colma: se tolgono Silvan dalla TV abbiamo un esercito di fans pronti a marciare sulla Rai per far sparire i leccaculo al grido di "Sim Sala Bim"

venerdì 17 aprile 2009

Evoluzione

Dalla Lega contro Roma ladrona...

... al ricatto di "bassa lega"


giovedì 16 aprile 2009

Colpa di Giuda


Dopo essermi letto la recensione di Mattia Carzaniga, che ringrazio per il prezioso consiglio, ieri sera sono andato a vedere "Tutta colpa di Giuda", ultima fatica di Davide Ferrario. Il nome e' gia' una garanzia, tempo fa mi era piaciuto tantissimo il documentario "La strada di Levi" che arrivo' a Monaco nell'ambito di una rassegna. Complice il ritorno in Italia, la via al buon cinema italiano e' molto piu' facile e fruttuosa. Il film e' piacevole, ben fatto e mai banale, e anzi suggerisce molto di piu' di quello che la regista teatrale del film crede di voler dire con il suo spettacolo. Eccezionale interpretazione dei veri detenuti del carcere di Torino dove il film è stato girato: il tutto probabilmente deve molto all´esperienza accumulata da Ferrario nel corso di una decina di anni in cui ha tenuto corsi di formazione professionale prima a San Vittore e poi alle Vallette. Dal momento che Mattia spiega nel suo post molto meglio di come potrei fare io perche' vale la pena andarlo a vedere, ve lo incollo qua:

Il più bel film italiano in circolazione è Tutta colpa di Giuda di Davide Ferrario. Non fidatevi del trailer, che lo fa passare per una commediola un po’ scema. Di commedia («con musica») si tratta, ma il tono è orgogliosamente sociale. Ferrario è un regista oltre che molto bravo anche molto onesto, per le cose che racconta e per il modo in cui lo fa. E la storia della regista teatrale (la stupenda Kasia Smutniak) che arriva al carcere delle Vallette di Torino per lavorare con un gruppo di carcerati a una versione “musical” della Passione di Cristo diventa l’occasione per parlare di libertà e giustizia (D’Alema non c’entra), e di fede (tra messa e messinscena), dei sogni che si scorgono a fatica nei pezzi di cielo dei cortili e di questo sistema che ci imprigiona, letteralmente. La speranza (vana) è in un mondo senza sofferenza, senza croce, senza carceri. Senza Giuda. Un film di sinistra, con tanta bella musica (Marlene Kuntz in testa), Luciana Littizzetto che si prende in giro nella parte di una suora acidina e un finale che vola: l’ultima cena sulle note di Passione (e quale canzone se no?). Perché, liberi o no, siamo tutti «in un soffio di vento che già finirà»…

mercoledì 15 aprile 2009

Dita


La Lega si oppone all'election day dichiarando che sarebbe incostituzionale: secondo i razzisti in armatura infatti "chi si rifiuta di ritirare la scheda per il referendum automaticamente viene annotato in appositi registri, rendendo cosi' palese l'espressione del suo voto, anche perche' il non voto e' una espressione di voto. Questo e' palesemente incostituzionale in quanto il voto deve essere libero e segreto". Peccato che il non voto non sia un'espressione di voto, tranne per chi vuole utilizzare il non raggiungimento del quorum per far fallire il referendum, e soprattutto peccato che allo stesso modo chi il 14 Giugno non si rechera' a votare verra' comunque registrato: anche il registrare gli elettori che si recano al seggio per impedire loro di votare due volte e' incostituzionale per Calderoli? Senza contare poi che votare il 21 giugno, quello si', sarebbe illegale. Mentre la Lega, lo stesso partito che bruciava tricolori e inneggiava alla disgregazione della Repubblica, si nasconde dietro il dito ahime' troppo piccolo della Costituzione nel tentativo di far fallire un referendum per loro (e forse per anche il paese) deleterio, il nuovo editto bulgaro nei confronti di AnnoZero si nasconde dietro il dito del rispetto per i morti. Vauro cacciato dal programma per "riequilibrarlo": sulla TV di stato tutto quello che non pende a destra va demolito. E pensare che ben altro dovrebbe fare scandalo, non certo le vignette di Vauro.

martedì 14 aprile 2009

Quando la terra trema...



... i topi ballano. Mentre i cinegiornali luce lodano le imprese del messia Silvio che ridona le dentiere alle vecchiette (sue coetanee) e restituisce la cecita' ai vedenti lucrando sul dramma di migliaia di persone, il governo non trova altri fondi da destinare ai terremotati che qualche spicciolo e quelli del 5 per mille, togliendoli per altro proprio a tutte quelle associazioni che in prima persona stanno facendo qualcosa di concreto nelle terre colpite dal sisma: un capolavoro. Cosi' si accusa gli sciacalli sbagliati, da Santoro ai badanti rumeni arrestati per puro pregiudizio razziale, e si chiudono un paio di occhi sulle nuove clamorose leggi "ad aziendam" del messia di Arcore. Massimo Giannini su Repubblica:

SEPOLTA dalle tragiche macerie del terremoto d'Abruzzo, un'altra legge ad personam, o per meglio dire ad aziendam, ha incassato silenziosamente il timbro del Parlamento. E' una norma che nasce all'ombra del conflitto d'interessi di Silvio Berlusconi: capo del governo e padrone di un impero mediatico. Tradisce una visione proprietaria del libero mercato: la regola generale al servizio di un'esigenza particolare. Sancisce una posizione gregaria delle autorità indipendenti: il "vigilante", debitamente sollecitato, obbedisce al "vigilato".
Mercoledì scorso il Senato ha approvato in via definitiva il cosiddetto decreto incentivi. Un pacchetto-omnibus nel quale c'è di tutto: dal raddoppio degli incentivi per l'auto ai bonus per gli elettrodomestici. Nel gigantesco garbuglio sono stati infilati un paio di articoli che prevedono "strumenti di difesa del controllo azionario delle società da manovre speculative", e introducono misure volte a prevenire "eventi di scalate ostili in una fase di mercato caratterizzato da corsi azionari molto al di sotto della media degli ultimi anni".
Nobile intenzione. Il legislatore, in piena crisi finanziaria, si preoccupa dei troppi "avvoltoi" stranieri che svolazzano sulla Borsa italiana. Vuole difendere almeno le spoglie dei pochi, grandi "campioni nazionali" rimasti su piazza: Eni ed Enel, Fiat e Telecom, Intesa e Unicredit. Con tre disposizioni specifiche. La prima prevede l'innalzamento dal 10 al 20% della quota di azioni proprie che ogni società può acquistare e detenere in portafoglio. La seconda prevede l'incremento fino al 5% annuo delle partecipazioni consentite a chi già possiede tra il 30 e il 50% di una Spa. La terza introduce la possibilità per la Consob di ridurre dal 2 all'1% la soglia valida ai fini dell'obbligo di comunicare alla Vigilanza l'avvenuto acquisto di un pacchetto azionario.
Non c'è male, per un governo che si professa liberale, anche se non più liberista. E nemmeno per un centrodestra che, fregandosene allegramente della cultura dell'Opa e della contendibilità delle aziende, ha già rimesso pesantemente in discussione la passivity rule, cioè quel complesso di regole volte a limitare le iniziative di contrasto consentite a una società su cui pende un'Offerta pubblica d'acquisto. In tempi di ferro, come dice Tremonti, ci si difende con tutti i mezzi. Ma il problema, nel caso di specie, non è solo questo: dietro la nuova crociata per salvare "l'italianità" si nasconde un interesse di bottega, molto più spicciolo: difendere Mediaset. Vediamo perché.
I titoli del Biscione, come la maggior parte del listino, soffrono da mesi e mesi un crollo verticale di valore. Al 31 dicembre 2007 un'azione Mediaset valeva 9,3 euro. Un anno dopo, a fine 2008, ne valeva 3,9. Attualmente staziona intorno ai 3,5 euro, con una capitalizzazione di circa 4,2 miliardi. Poco più di un terzo di due anni fa. Già a luglio dell'anno scorso Piersilvio Berlusconi denunciava: "Dall'inizio dell'anno abbiamo subito una perdita di valore del 41%". Anche il Cavaliere, ovviamente, è preoccupato.
L'8 ottobre 2008, in un'ormai leggendaria conferenza stampa, arringa le masse: "Abbiate fiducia, comprate azioni Eni, Enel e Mediaset". Nulla cambia, com'è ovvio, e un mese dopo il premier incurante delle polemiche insiste: "Le azioni di una società non possono mai valere meno di 20 volte gli utili prodotti". Tecnicamente non ha tutti i torti. Politicamente la sua posizione è indifendibile. Ma queste, per un "uomo del fare", sono questioni da legulei bizantini. Così, di fronte al progressivo tracollo della Borsa che nessuno riesce a fermare, il presidente del Consiglio e il suo inner circle usano tutte le armi a disposizione.
All'inizio del 2009 scattano i primi contatti riservati tra Gianni Letta e Lamberto Cardia, presidente della Consob. Il tema è: cosa si può fare per sostenere i corsi azionari e per evitare che qualche raider si faccia venire idee strane? In meno di un mese scatta una manovra di geometrica potenza. Ai primi di marzo, secondo un'indiscrezione raccolta a Piazza Affari, da Mediaset arriva agli uffici Consob una richiesta di parere sui limiti all'acquisto di azioni proprie. Il 12 marzo, in un'intervista al settimanale di famiglia, Panorama, Cardia fa il primo passo: "Serve una spinta in più per ritrovare la fiducia e ridare fiato alla Borsa - dice il presidente della Consob - il governo ha già fatto molto, però nella situazione attuale si può andare oltre... Si potrebbe, per un periodo prefissato e in tempi di crisi, dare la facoltà alle società quotate di comprare azioni proprie non più fino al 10 ma fino al 20%. Questo potrebbe servire a contrastare la volatilità e a rafforzare la presa sul capitale. Naturalmente tutte queste scelte spettano alla politica, governo e Parlamento. I miei sono solo contributi di pensiero".
Ben detto. Ma questo "contributo di pensiero" è esattamente il segnale che aspettano in casa Berlusconi. Nel giro di una settimana succedono due cose, per niente casuali. Il 17 marzo il cda Mediaset approva il bilancio 2008 ed esamina i primi tre mesi del 2009, che riflettono la crisi, tra una caduta del 12% dei ricavi pubblicitari a gennaio e un taglio dei dividendi, per la prima volta dopo sette anni, da 0,43 a 0,38 euro per azione. Nel comunicato finale, il Biscione comincia a mettere fieno in cascina e precisa che alla prossima assemblea sarà proposta la facoltà di "acquisire fino a un massimo di 118.122.756 azioni proprie, pari al 10% dell'attuale capitale sociale, in una o più volte, fino all'approvazione del bilancio 2009". Il 18 marzo due parlamentari del Pdl, Marco Milanese ed Enzo Raisi, presentano un emendamento al decreto incentivi, che prevede esattamente l'innalzamento dal 10 al 20% della quota di azioni proprie acquistabili da una singola azienda, l'incremento dei tetti per la cosiddetta Opa totalitaria e la riduzione dal 2 all'1% della soglia al di sopra della quale scatta l'obbligo di comunicazione. Ecco la norma ad aziendam.
Il blitzkrieg è scattato. Ha solo bisogno di una cornice presentabile sul piano etico e sostenibile sul piano politico. Alla prima esigenza provvede ancora Cardia, che il 19 marzo, in una prolusione alla Scuola Ufficiali carabinieri di Roma, chiude il cerchio: "E' di ieri la notizia della presentazione di un emendamento al decreto incentivi all'esame della Camera, che accoglie alcune proposte formulate dal presidente della Consob a titolo personale per sostenere le società quotate in un momento nel quale la grave depressione delle quotazioni potrebbe facilitare manovre speculative o ostili. Chi lavora in istituzioni pubbliche deve essere orgoglioso di lavorare al servizio della collettività...".
Alla seconda esigenza provvede lo stesso Berlusconi: il 31 marzo, in una dichiarazione a Radiocor, afferma pubblicamente che il governo punta ad aumentare il tetto per il possesso delle azioni proprie delle società quotate. E dichiara con assoluto candore di averne "parlato con il presidente della Consob", che si è detto "d'accordo su questa direzione". Nessuno lo nota, neanche i giornali specializzati. Ma è la smoking gun dell'ennesimo caso di conflitto di interessi.
Il resto è cronaca di questi ultimi giorni, con il Parlamento che approva definitivamente la norma ad aziendam. Nel silenzio assordante dei benpensanti. Si segnala una sola eccezione. Salvatore Bragantini, ex commissario Consob, in un commento nelle pagine interne del Corriere della Sera del 3 aprile scorso, critica giustamente il "decreto protezionista" corretto dagli emendamenti del Pdl, e si chiede: "Sarebbe interessante capire quale società potrà essere la vittima destinataria delle proposte". Ora lo sappiamo. Come temevamo, è la società del capo del governo.

domenica 12 aprile 2009

Pasqua 2009: Nostro fratello Giuda


Giovedì santo 1958. Omelia di don Primo Mazzolari.

Miei cari fratelli, è proprio una scena d’agonia e di cenacolo. Fuori c’è tanto buio e piove. Nella nostra Chiesa, che è diventata il Cenacolo, non piove, non c’è buio, ma c’è una solitudine di cuori di cui forse il Signore porta il peso. C’è un nome, che torna tanto nella preghiera della Messa che sto celebrando in commemorazione del Cenacolo del Signore, un nome che fa’ spavento, il nome di Giuda, il Traditore. Un gruppo di vostri bambini rappresenta gli Apostoli; sono dodici. Quelli sono tutti innocenti, tutti buoni, non hanno ancora imparato a tradire e Dio voglia che non soltanto loro, ma che tutti i nostri figlioli non imparino a tradire il Signore. Chi tradisce il Signore, tradisce la propria anima, tradisce i fratelli, la propria coscienza, il proprio dovere e diventa un infelice. Io mi dimentico per un momento del Signore o meglio il Signore è presente nel riflesso del dolore di questo tradimento, che deve aver dato al cuore del
Signore una sofferenza sconfinata. Povero Giuda. Che cosa gli sia passato nell’anima io non lo so. E’ uno dei personaggi più misteriosi che noi troviamo nella Passione del Signore. Non cercherò neanche di spiegarvelo, mi accontento di domandarvi un po’ di pietà per il nostro
povero fratello Giuda.

Non vergognatevi di assumere questa fratellanza. Io non me ne vergogno, perché so quante volte ho tradito il Signore; e credo che nessuno di voi debba vergognarsi di lui. E chiamandolo fratello, noi siamo nel linguaggio del Signore. Quando ha ricevuto il bacio del tradimento, nel Getsemani, il Signore gli ha risposto con quelle parole che non dobbiamo dimenticare: «Amico, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo!». Amico! Questa parola che vi dice l’infinita tenerezza della carità del Signore, vi fa’ anche capire perché io l’ho chiamato in questo momento fratello.

Aveva detto nel Cenacolo non vi chiamerò servi ma amici. Gli Apostoli son diventati gli amici del Signore: buoni o no, generosi o no, fedeli o no, rimangono sempre gli amici. Noi possiamo tradire l’amicizia del Cristo, Cristo non tradisce mai noi, i suoi amici; anche quando non lo meritiamo, anche quando ci rivoltiamo contro di Lui, anche quando lo neghiamo, davanti ai suoi occhi e al suo cuore, noi siamo sempre gli amici del Signore.
Giuda è un amico del Signore anche nel momento in cui, baciandolo, consumava il tradimento del Maestro. Vi ho domandato: come mai un apostolo del Signore è finito come traditore? Conoscete voi, o miei cari fratelli, il mistero del male? Sapete dirmi come noi siamo diventati cattivi? Ricordatevi che nessuno di noi in un certo momento non ha scoperto dentro di sé il male. L’abbiamo visto crescere il male, non sappiamo neanche perché ci siamo abbandonati al male, perché siamo diventati dei bestemmiatori, dei negatori. Non sappiamo neanche perché abbiamo voltato le spalle a Cristo e alla Chiesa.
Ad un certo momento ecco, è venuto fuori il male, di dove è venuto fuori? Chi ce l’ha insegnato? Chi ci ha corrotto? Chi ci ha tolto l’innocenza? Chi ci ha tolto la fede? Chi ci ha tolto la capacità di credere nel bene, di amare il bene, di accettare il dovere, di affrontare la vita come una missione. Vedete, Giuda, fratello nostro!
Fratello in questa comune miseria e in questa sorpresa! Qualcheduno però, deve avere aiutato Giuda a diventare il Traditore. C’è una parola nel Vangelo, che non spiega il mistero del male di Giuda, ma che ce lo mette davanti in un modo impressionante: “Satana lo ha occupato”. Ha preso possesso di lui, qualcheduno deve avervelo introdotto.

Quanta gente ha il mestiere di Satana: distruggere l’opera di Dio, desolare le coscienze, spargere il dubbio, insinuare l’incredulità, togliere la fiducia in Dio, cancellare il Dio dai cuori di tante creature. Questa è l’opera del male, è l’opera di Satana. Ha agito in Giuda e può agire anche dentro di noi se non stiamo attenti. Per questo il Signore aveva detto ai suoi Apostoli là nell’ orto degli ulivi, quando se li era chiamati vicini: “State svegli e pregate per
non entrare in tentazione”. E la tentazione è incominciata col denaro. Le mani che contano il denaro. Che cosa mi date? Che io ve lo metto nelle mani? E gli contarono trenta denari. Ma glieli hanno contati dopo che il Cristo era già stato arrestato e portato davanti al tribunale. Vedete il baratto!

L’amico, il maestro, colui che l’aveva scelto, che ne aveva fatto un Apostolo, colui che ci ha fatto un figliolo di Dio; che ci ha dato la dignità, la libertà, la grandezza dei figli di Dio. Ecco! Baratto! Trenta denari! Il piccolo guadagno. Vale poco una coscienza, o miei cari fratelli, trenta denari. E qualche volta anche ci vendiamo per meno di trenta denari. Ecco i nostri guadagni, per cui voi sentite catalogare Giuda come un pessimo affarista. C’è qualcheduno che crede di aver fatto un affare vendendo Cristo, rinnegando Cristo, mettendosi dalla parte dei nemici. Crede di aver guadagnato il posto, un po’ di lavoro, una certa stima, una certa considerazione, tra certi amici i quali godono di poter portare via il meglio che c’è nell’anima e nella coscienza di qualche loro compagno. Ecco vedete il guadagno? Trenta denari! Che cosa diventano questi trenta denari? Ad un certo momento voi vedete un uomo, Giuda, siamo nella giornata di domani, quando il Cristo sta per essere condannato a morte. Forse Lui non aveva immaginato che il suo tradimento arrivasse tanto lontano. Quando ha sentito il «crucifige», quando l’ha visto percosso a morte nell’atrio di Pilato, il traditore trova un gesto, un
grande gesto. Va’ dov’erano ancora radunati i capi del popolo, quelli che l’avevano comperato, quella da cui si era lasciato comperare. Ha in mano la borsa, prende i trenta denari, glieli butta, prendete, è il prezzo del sangue del Giusto. Una rivelazione di fede, aveva misurato
la gravità del suo misfatto. Non contavano più questi denari. Aveva fatto tanti calcoli, su questi denari. Il denaro.

Trenta denari. Che cosa importa della coscienza, che cosa importa essere cristiani? Che cosa ci importa di Dio? Dio non lo si vede, Dio non ci da’ da mangiare, Dio non ci fa’ divertire, Dio non da’ la ragione della nostra vita. I trenta denari. E non abbiamo la forza di tenerli nelle mani. E se ne vanno. Perché dove la coscienza non è tranquilla anche il denaro diventa un tormento. C’è un gesto, un gesto che denota una grandezza umana. Glieli butta là. Credete voi che quella gente capisca qualche cosa? Li raccoglie e dice: “Poiché hanno del sangue, li mettiamo in disparte. Compereremo un po’ di terra e ne faremo un cimitero per i forestieri che muoiono durante la Pasqua e le altre feste grandi del nostro popolo”. Così la scena si cambia, domani sera qui, quando si scoprirà la croce, voi vedrete che ci sono due patiboli, c’è la croce di cristo; c’è un albero, dove il traditore si è impiccato. Povero Giuda. Povero fratello nostro.

Il più grande dei peccati, non è quello di vendere il Cristo; è quello di disperare. Anche Pietro aveva negato il Maestro; e poi lo ha guardato e si è messo a piangere e il Signore lo ha ricollocato al suo posto: il suo vicario. Tutti gli Apostoli hanno abbandonato il Signore
e son tornati, e il Cristo ha perdonato loro e li ha ripresi con la stessa fiducia. Credete voi che non ci sarebbe stato posto anche per Giuda se avesse voluto, se si fosse portato ai piedi del calvario, se lo avesse guardato almeno a un angolo o a una svolta della strada della Via Crucis: la salvezza sarebbe arrivata anche per lui. Povero Giuda. Una croce e un albero di un impiccato. Dei chiodi e una corda. Provate a confrontare queste due fini. Voi mi direte: “Muore l’uno e
muore l’altro”. Io però vorrei domandarvi qual è la morte che voi eleggete, sulla croce come il Cristo, nella speranza del Cristo, o impiccati, disperati, senza niente davanti. Perdonatemi se questa sera che avrebbe dovuto essere di intimità, io vi ho portato delle considerazioni così dolorose, ma io voglio bene anche a Giuda, è mio fratello Giuda.

Pregherò per lui anche questa sera, perché io non giudico, io non condanno; dovrei giudicare me, dovrei condannare me. Io non posso non pensare che anche per Giuda la misericordia di Dio, questo abbraccio di carità, quella parola amico, che gli ha detto il Signore mentre lui lo baciava per tradirlo, io non posso pensare che questa parola non abbia fatto strada nel suo povero cuore. E forse l’ultimo momento, ricordando quella parola e l’accettazione del bacio, anche Giuda avrà
sentito che il Signore gli voleva ancora bene e lo riceveva tra i suoi di là. Forse il primo apostolo che è entrato insieme ai due ladroni. Un corteo che certamente pare che non faccia onore al figliolo di Dio, come qualcheduno lo concepisce, ma che è una grandezza della sua
misericordia. E adesso, che prima di riprendere la Messa, ripeterò il gesto di Cristo nell’ultima cena, lavando i nostri bambini che rappresentano gli Apostoli del Signore in mezzo a noi, baciando quei piedini innocenti, lasciate che io pensi per un momento al Giuda che ho dentro di me, al Giuda che forse anche voi avete dentro.

E lasciate che io domandi a Gesù, a Gesù che è in agonia, a Gesù che ci accetta come siamo, lasciate che io gli domandi, come grazia pasquale, di chiamarmi amico. La Pasqua è questa parola detta ad un povero Giuda come me, detta a dei poveri Giuda come voi. Questa è la gioia: che Cristo ci ama, che Cristo ci perdona, che Cristo non vuole che noi ci disperiamo. Anche quando noi ci rivolteremo tutti i momenti contro di Lui, anche quando lo bestemmieremo, anche quando rifiuteremo il Sacerdote all’ultimo momento della nostra vita, ricordatevi che per Lui noi saremo sempre gli amici.

mercoledì 8 aprile 2009

Ogni tanto una buona nuova


Il governo va sotto su un voto segreto relativo all'allungamento a 180 giorni della durata della detenzione degli immigrati nei CPT nell'ambito del pacchetta sicurezza. Hanno votato l’emendamento il Pd, l’Udc e diciassette deputati del Pdl. La Lega ha lasciato l'aula insultandosi con il Pdl, mentre come suggerisce Francesco sara' molto meno arrabbiata con i dieci deputati del partito di Antonio Di Pietro che si sono invece astenuti. Una rondine fa primavera? Dopo la rimozione delle ronde dal decreto, un'altra buona notizia. Vista la mala parata dovuta all'applicazione della democrazia, la destra torna all'antico, alla fiducia. La Russa: "Nessun passo indietro, metteremo la fiducia probabilmente lunedì 20 aprile. L'atteggiamento della sinistra ci costringe a un voto di fiducia che è figlio di un'inutile e sterile polemica". Evidentemente per il ministro opporsi alla politica razzista del governo e' sterile polemica: per chi non la pensa come lui c'e' l'appello di Sinistra Cristiana "Fermatevi prima che sia troppo tardi".

martedì 7 aprile 2009

Sciacallaggio


Mentre il TG1 riesce ad andare avanti per 2 minuti vantandosi dei dati degli ascolti grazie al terremoto (dopo aver praticamente ignorato, ad esempio, le 700 vittime migranti che nel solo mese di Marzo hanno perso la vita cercando di raggiungere la fortezza europa che evidentemente fanno meno share), piano piano si scopre che tra i veri sciacalli di questa tragedia la TV nazionale e' in buona compagnia.
In prima fila il gigante delle costruzioni italico del gruppo FIAT, Impregilo Spa, che ha costruito l'ospedale San Salvatore dell’Aquila. Una struttura sanitaria inaugurata nel 2000 in una zona notoriamente a elevato rischio sismico, ma danneggiata dal sisma al punto da essere dichiarata inagibile al 90 per cento. E si scopre anche che i problemi di agibilita' e di mancato rispetto delle norme antisismiche erano gia' venuti fuori nel 2005. L'Impregilo e' la stessa societa' pesantemente implicata nell'emergenza rifiuti in Campania, dato che gesdtiva dal 2000 lo smaltimento dei rifiuti a Napoli, che è riuscita a incrementare esponenazialmente le spese per i lavori della TAV con annessi danni ambientali, che ha recenetemente ottenuto una proroga di tre anni dei lavori sulla Salerno-Reggio Calabria con lo stanziamento di ulteriori fondi nonostante il fatto che i cantieri sono aperti dal 1997, che continua ad ottenere appalti dai governi italiani e all'estero, causando ovunque danni ambientali a non finire. Ed e' la stessa che ha ottenuto dal governo l'appalto per il Ponte di Messina e le nuovissime e fighissime centrali nucleari. Siamo in buone mani.
E a questo punto, sempre a proposito di sciacalli, non accorpare il referendum sarebbe criminale.

lunedì 6 aprile 2009

La terra trema


Mentre le cifre della tragedia in Abruzzo continuano a crescere, i giornalai speculano e il paese a rendersi conto di quello che e' successo, impazzano le polemiche per le "previsioni" basate su misure del Radon di Gioacchino Giampiero Giuliani, un tecnico dell’Istituto nazionale di astrofisica che lavora pero' come collaboratore presso i Laboratori del Gran Sasso dell’INFN, che sarebbero cadute inascoltate.
Dal momento che non sono un geologo, mi sono messo a cercare qualche informazione in piu'. Sono partito dal comunicato stampa dell INAF, ente che dovrebbe provvedere al mio sostentamento, e mi sono fermato al riassunto migliore che mette in ordine gli eventi, quello di Marco Cattaneo:

[...] In ordine cronologico, a quel che ho potuto ricostruire , il primo tra i recenti interventi di Gioacchino Giuliani è stato questo, su Donne Democratiche, il 24 marzo. Qui Giuliani dice: “Mi sento di poter tranquillizzare i miei concittadini, in quanto lo sciame sismico andrà scemando con la fine di marzo.”
Eppure pochi giorni dopo, domenica 29 marzo, lo stesso Giuliani (secondo la ricostruzione del “Corriere”), annuncia al sindaco di Sulmona che di lì a poche ore la città sarà colpita da un sisma devastante. Il sindaco, dal Congresso del PDL, è comprensibilmente turbato. Nella città abruzzese, raccontano i cronisti, la gente è in strada con coperte e materassi. E in effetti la notte di domenica 29 marzo un sisma c’è, ma è di magnitudo 4, e si inserisce normalmente nel contesto dello sciame sismico di bassa intensità che sta colpendo la regione ormai da mesi.
Pochi giorni dopo Guido Bertolaso denuncia l’accaduto, con parole forti, e Giuliani viene denunciato per “procurato allarme”.
Ieri notte, alle 3.32 ora italiana, il sisma di magnitudo 6,3 che sconvolge la parte appenninica dell’Abruzzo. E, nel giro di poche ore, la polemica in cui Bertolaso viene messo sotto accusa anche da alcune autorità (alle 14.26 la presidente della provincia dell’Aquila dichiarava: “Era una tragedia annunciata. L’allarme dei giorni scorsi è stato sottovalutato”).
E il diretto interessato, Giuliani, chiede le scuse di Bertolaso e immediatamente viene indicato da mezzo web come una specie di eroe nazionale inascoltato.
Io, che geologo non sono e fino a ieri ero convinto che non si potessero prevedere i terremoti, mi pongo un sacco di domande.
Come si spiega che il terremoto devastante previsto per domenica 29 marzo non sia avvenuto? Come si spiega che per il terremoto violento di questa notte non sia stato lanciato l’allarme dallo stesso Giuliani o dai suoi collaboratori? Giuliani spiega nelle interviste di oggi che il sisma era prevedibile, e che ieri sera lo vedeva anche dai sismografi. Perché non ha nuovamente lanciato l’allarme?
Si può dire “prevedere i terremoti”, se lo annuncio una settimana prima in un posto e invece succede una settimana dopo in un altro? Intendo dire: se si fosse dato retta al primo allarme si sarebbe evacuata Sulmona per un paio di giorni, immagino. Poi, tutti a casa. Il terremoto invece ha colpito più a nord, e una settimana dopo. Come si fa a dire che era una tragedia annunciata?
Lo sciame sismico in corso in Abruzzo è lì da mesi. Ma un episodio violento avrebbe potuto esserci oppure non esserci. Il 24 marzo, secondo lo stesso Giuliani, tutto si sarebbe esaurito entro pochi giorni…
Dalla cronaca, francamente, mi pare di capire che hanno ragione i geologi: non si possono prevedere i terremoti. Non con quel grado di certezza che permette di dire quanto saranno violenti e quando accadranno entro un ragionevole margine di approssimazione.
Peraltro le misure del radon, considerato un importante precursore sismico, sono allo studio da decenni. Su google scholar, il primo articolo che parla anche di radon tra i precursori sismici si intitola così: Earthquake prediction: a physical basis. Ha 270 citazioni, ed è uscito su “Science” nel 1973. Dunque non è che i geologi di tutto il mondo sono degli sprovveduti. Piuttosto non ritengono di avere ancora abbastanza informazioni dai precursori sismici per dire di poter prevedere i terremoti.
Davanti al disastro che ha colpito l’Abruzzo, però, a uno come me sono venute in mente anche altre domande, che invece non mi sembrano emergere con chiarezza. Come si è detto, il sisma abruzzese è stato di magnitudo 6,3. Lo scorso anno, a metà giugno, un forte sisma in Giappone ha provocato 13 morti, più di 350 feriti e circa 2000 persone hanno perso la casa. Ma era di magnitudo 7,2. Un confronto con i più recenti sismi italiani può dare un’idea: in Friuli, nel 1976, un sisma di magnitudo 6,4 ha provocato 989 morti; il terremoto dell’Irpinia del 1980, di magnitudo 6,9, ha provocato 2735 morti, 9000 feriti e 280.000 sfollati.
Paragonato al sisma dell’Abruzzo, quello di Iwate-Miyagi dello scorso anno ha liberato 30 volte più energia: com’è possibile che un terremoto molto più debole in Italia provochi molte più vittime e molti più senzatetto?
Credo che ce ne sia abbastanza per porsi domande serie sullo stato del patrimonio abitativo nazionale, sul grado di sicurezza dell’edilizia residenziale anche in zone notoriamente sismiche, quale è tutta la dorsale appenninica. E per chiedersi se non sia il caso di avviare un imponente intervento strutturale sul patrimonio edilizio del paese, prima di pensare a concedere l’ampliamento delle villette “fai-da-te”. Ho il dubbio, però, che queste domande non se le farà nessuno.
N.B. È peraltro singolare che in un paese a rischio sismico come l’Italia l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia sia nella situazione denunciata da Leonardo Coen nel suo blog o dallo stesso presidente dell’INGV, Enzo Boschi, in questa lettera al Governo del 1° ottobre scorso.

Aggiungo io che e' anche singolare che la Protezione Civile e Bertolaso fossero piu' impegnati nell'organizzazione del G8 alla Maddalena (sebbene le decisioni prese in queste sedi forse richiedano davvero interventi di protezione civile) e a vedersela con i tagli del governo che a monitorare le scosse. Si tagliasse meno il ramo su cui si e' seduti probabilmente in Italia le cose andrebbero meglio.
Ma lasciamo per un momento le polemiche da parte per farsi vicino alle famiglie private delle loro case e dei loro cari.

venerdì 3 aprile 2009

Accoglienza


L'Italia mi ha riaccolto tra scrosci di pioggia, fitte riunioni di lavoro (anche in trasferta a Padova), e l'imbarazzo di rispondere "Halooo?" al telefeno e di sorprendermi a sentire parlare italiano da chiunque mi circondi.
In treno ieri per Padova leggevo pero' che un'accoglienza ben peggiore e' stata riservata a molti altri. Sconvolgente la dimensione del disastro nel canale di Sicilia, dove centinaia di disperati sono annegati annegati, una tragedia immane passata tra il silenzio dei media solitamente molto attenti ai morti "italiani": ancora semi nel solco della nostra voglia di non guardare in faccia la realta'.
A Napoli un'immigrata clandestina, sfuggita alla guerra civile in Costa d'Avorio che le ha ucciso il marito, e' stata denunciata poco prima del parto e prima dell'entrata in vigore del decreto sicurezza, vendendosi impedito di vedere e di allattare il figlio appena nato: "Troviamo assurdo quello che ci è successo credevamo che l'Italia fosse un Paese ospitale". Anch'io. E invece a Roma si viaggia al ritmo di un'aggressione razzista al giorno, tanto che tra gli immigrati cresce la paura e la voglia di difendersi con le stesse armi. Invece sui giornali si leggono storie come questa, in cui la torre d'avorio degli elettori viene prima del dramma di persone che vengono a cercare aiuto qua da noi.
Ma forse la notizia peggiore arriva da Foggia, dove l'azienda dei trasporti pubblici ha predisposto una linea di autobus speciali per gli immigrati dal centro di accoglienza dei richiedenti asilo di Mezzanone, con mezzi e fermate separate da quelle degli italiani. Come in Alabama, 40 anni fa. Solo che ora gli Stati Uniti hanno un presidente di colore, e l'Italia il governo piu' razzista dal dopoguerra. L'emergenza continua.