giovedì 16 aprile 2009

Colpa di Giuda


Dopo essermi letto la recensione di Mattia Carzaniga, che ringrazio per il prezioso consiglio, ieri sera sono andato a vedere "Tutta colpa di Giuda", ultima fatica di Davide Ferrario. Il nome e' gia' una garanzia, tempo fa mi era piaciuto tantissimo il documentario "La strada di Levi" che arrivo' a Monaco nell'ambito di una rassegna. Complice il ritorno in Italia, la via al buon cinema italiano e' molto piu' facile e fruttuosa. Il film e' piacevole, ben fatto e mai banale, e anzi suggerisce molto di piu' di quello che la regista teatrale del film crede di voler dire con il suo spettacolo. Eccezionale interpretazione dei veri detenuti del carcere di Torino dove il film è stato girato: il tutto probabilmente deve molto all´esperienza accumulata da Ferrario nel corso di una decina di anni in cui ha tenuto corsi di formazione professionale prima a San Vittore e poi alle Vallette. Dal momento che Mattia spiega nel suo post molto meglio di come potrei fare io perche' vale la pena andarlo a vedere, ve lo incollo qua:

Il più bel film italiano in circolazione è Tutta colpa di Giuda di Davide Ferrario. Non fidatevi del trailer, che lo fa passare per una commediola un po’ scema. Di commedia («con musica») si tratta, ma il tono è orgogliosamente sociale. Ferrario è un regista oltre che molto bravo anche molto onesto, per le cose che racconta e per il modo in cui lo fa. E la storia della regista teatrale (la stupenda Kasia Smutniak) che arriva al carcere delle Vallette di Torino per lavorare con un gruppo di carcerati a una versione “musical” della Passione di Cristo diventa l’occasione per parlare di libertà e giustizia (D’Alema non c’entra), e di fede (tra messa e messinscena), dei sogni che si scorgono a fatica nei pezzi di cielo dei cortili e di questo sistema che ci imprigiona, letteralmente. La speranza (vana) è in un mondo senza sofferenza, senza croce, senza carceri. Senza Giuda. Un film di sinistra, con tanta bella musica (Marlene Kuntz in testa), Luciana Littizzetto che si prende in giro nella parte di una suora acidina e un finale che vola: l’ultima cena sulle note di Passione (e quale canzone se no?). Perché, liberi o no, siamo tutti «in un soffio di vento che già finirà»…

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