martedì 31 luglio 2007

L'alba dello Scoutismo


"Credo che il Signore ci abbia messo in questo mondo meraviglioso per essere felici e godere la vita. Ma il vero modo di essere felici è quello di procurare la felicità agli altri. Cercate di lasciare questo mondo un pò migliore di quanto non l’avete trovato"

dal testamento di B.P.

Il primo Agosto 1907, esattamente 100 anni fa, Lord Baden-Powell organizzo' il primo campo Scout della storia sull'isola di Brownsea, in Inghilterra. Quell'ufficiale dell'esercito inglese, poi divenuto uno dei maggiori sostenitori della necessita' della pace, insieme ad alcuni adulti e a 21 ragazzi di classi e provenienze sociali diverse, dettero vita a quello che diventera' uno dei maggiori movimenti giovanili ed agenzie educative nel mondo. Sono ancora piu' di 38 milioni di ragazzi in tutto il mondo a vivere questa avventura.

Credo che dopo cento anni l'idea di B.P. sia sempre attualissima e importante. Mettere insieme ragazzi con storie e provenienze diverse, dar loro la possibilita' di confrontarsi con se stessi, con gli altri e con la natura, di poter crescere secondo un percorso personale in cui si e' protagonisti in prima persona, in un rapporto di fiducia con l'educatore adulto, avere l'occasione di mettersi a servizio dell'altro e' ancora qualcosa di rivoluzionario. Ho passato 22 nell'AGESCI, 10 dei quali come educatore. E sono convinto che l'educazione dei ragazzi e' uno dei modi migliori per "lasciare il mondo un po' migliore di come l'abbiamo trovato", e che questo metodo sia tuttora il migliore per estrarre ("educere!") il meglio dai ragazzi e insegnare loro a pensare con la loro testa.

C'è chi insegna guidando gli altri come cavalli
passo per passo:
forse c'è chi si sente soddisfatto così guidato.
C'è chi insegna lodando quanto trova di buono e divertendo:
c'è pure chi si sente soddisfatto essendo incoraggiato.
C'è pure chi educa, senza nascondere
l'assurdo ch'è nel mondo, aperto ad ogni
sviluppo ma cercando d'essere franco all'altro come a sé,
sognando gli altri come ora non sono:
ciascuno cresce solo se sognato.

Domani, 1° agosto 2007, si celebra l'Alba dello Scautismo (Sunrise day): alle 8.00 del mattino proprio nell'isola di Brownsea suonerà il kudù, il corno che Baden-Powell aveva riportato dalla campagna nel Matabeland e che ogni mattino egli stesso suonava al campo di Brownsea. I 40000 scout delle delegazioni di tutto il mondo riunitesi sull'isola rinnoveranno la loro Promessa a fare sempre del loro meglio. Allo stesso modo, la rinnoveranno gli scout in tutto il mondo ovunque si trovino.

Bisognera' mettere la sveglia un po' piu' presto del solito.

lunedì 30 luglio 2007

Le firme


Scaduto il termine per la consegna delle firme, sono in 7 sicuri e 3 incerti in corsa per la segreteria del PD. Veltroni, Letta e la Bindi, Mario Adinolfi che riesce nella non facile impresa di rimediare le 2000 firme senza il supporto organizzativo dei partiti cosi' come Gavazzoli-Schettini, Gawronski e Colombo.
Restano in dubbio Rutigliano, che ha raggiunto il quorum con un'ora di ritardo sul tempo limite, ma dichiara di aver avvertito del ritardo il comitato, nonche' Pannella e la sorpresa Di Pietro per la polemica sul regolamento. Entrambi negano di aver intenzione di sciogliere i propri partiti prima del 14 ottobre. Non ce la fa Lucio Cangini delle comunita' montane, fermo a 700 firme.

Queste candidature, in particolar modo quelle di Pannella e Di Pietro, dimostrano ancora una volta la capacita' di aggregazione e l'interesse sorto intorno al PD. Tuttavia i miei dubbi restano su Pannella e Di Pietro. Non riguardo alle perone: ognuno e' libero di candidarsi se si riconosce negli scopi e negli ideali del PD. Non penso male e concedo loro che questi siano i motivi che li hanno spinti, piu' delle telecamere e della pubblicita'. Il problema pero' e' che si candidano alla guida di un partito in costruzione i capi di altri partiti, che non hanno deciso in precedenza di contribuire con le loro idee e la loro storia alla nuova costruzione. E' noto che le grandi costruzioni lasciate all'estro dei costruttori senza regole e progetti ben studiati non reggono nel tempo. Non cadiamo in questo errore. Ben vengano Di Pietro e Pannella, ma solo se faranno dei passi chiari per mostrare di non avere il piede su due staffe e di crederci fino in fondo. Di Pietro almeno un passettino l'ha fatto, lasciando intendere che l'Italia dei Valori e' pronta a sciogliersi subito dopo le primarie. Spero che non dipenda dal risultato dell'ex pm il 14 ottobre ma da qualcosa di piu'.

Intanto continua la caccia a un comitato promotore del PD in Baviera. I DS Monaco continuano a tacere, sia per telefono che per email. Se era facile non ci piaceva.

I democratici radicali


Si discute ancora della candidatura di Pannella al PD. Dopo un primo rifiuto del comitato promotore, del tutto secondo il regolamento approvato e non secondo presunti steccati ideologici, si sono succedute le proteste e gli attesatati di solidarieta', come ad esempio da Chiamparino. Quindi sembra che alla fine Pannella ci provi, peraltro in cordata con la Bonino. Restano le perplessita' del comitato promotore, ma gli steccati non ci sono. Non mi e' ben chiaro come faranno a consegnare le firme necessarie entro oggi, e come funzionera' il vota uno prendi due.

Giustamente, qualcuno ha fatto notare ai Radicali che sarebbero i benvenuti nel PD, a patto che sciolgano il loro partito, cosi' come hanno fatto DS e Margherita. Pannella pero' rifiuta ogni "giuramento preventivo": troppo piu' comodo ripensarci dopo se il risultato e' deludente. Quindi perche' rischiare come hanno fatto DS e DL in questa nuova avventura? E' ovvio che i Radicali stanno cercando solo un po' di pubblicita'. Tuttavia Pannella fa notare che ancora il manifesto e' da elaborare all'assemblea costituente, e quindi non e' chiaro a cosa dovrebbe aderire. Effettivamente la cosa non ha troppo senso, e presta il fianco a personalismi e strumentalizzazioni mediatiche come queste della coppia radicale.

Fa notare, giustamente, Rosy Bindi: "invece di discutere sul Manifesto, fare lo statuto del partito, eleggere il segretario e poi, insieme agli altri alleati, il candidato alla guida del governo alle prossime elezioni, con la scusa di alleggerire Prodi della leadership abbiamo fatto esattamente un cammino inverso: prima il candidato alle prossime elezioni, poi il segretario, poi il partito, quindi lo statuto e solo alla fine la condivisione del Manifesto su chi siamo e dove vogliamo andare. Solo questo percorso avrebbe permesso di affidare l'accettazione delle candidature ai valori e non solo alle regole. Il Pd sarà un partito plurale e post-ideologico ma non un partito senza confini, adattabile a qualunque orizzonte di valori. E questo orizzonte oggi rischia di non essere delineato per l eccesso di personalizzazione nella competizione delle primarie".

Intanto oggi sapremo chi tra i candidati ha raggiunto la quota 2000 firme. Oltre a Adinolfi, Bindi, Colombo, Gavazzoli-Schettini, Letta, Pannella e Veltroni ci sono anche Lucio Cangini, vicepresidente dell'Unione delle Comunita' Montane, PierGiorgio Gawronski, economista, Amerigo Rutigliano, segretario di Unita' Democratica sinistra europea. Tra pochi giorni scelgo anch'io.

domenica 29 luglio 2007

... e al cine vacci tu!


Finisce oggi il Tour de France, con la consueta passerella per i Campi Elisi. Vince lo spagnalo Contador, piu' che altro come un sopravvissuto. Mai come su questa edizione ha pesato lo spettro del doping, i ritiri, le squalifiche, i sospetti. Dopo lo scandalo del vincitore dello scorso anno, trovato poi positivo, dopo le ammissioni di Rijs e di molti altri pentitesi quando non c'e' piu' nulla da perdere, il ciclismo e il Tour in particolare sembrano al capolinea. Addirittura qui la televisone tedesca ha oscurato il Tour, smettendo di trasmettere la diretta delle tappe.

Il ciclismo per forza di cose risente piu' di ogni altro sport del problema doping. Perche' e' fatto di sofferenza, di salita, di limiti da superare quando davvero sembra impossibile proseguire. Di gente al lato della strada che ti incita, di passi alpini gelati (ricordo un Gavia innevato di una ventina di anni fa). Insomma, dovrebbe essere uno sport vero, dove dei pazzi si trasformano in eroi dando tutto quello che hanno e qualcosa di piu' per superare l'ennesima salita. Quello di Gimondi e il Cannibale.



E allora e' troppo triste sapere che invece e' tutto finto. Che quelle prestazioni sono gonfiate con la chimica. Che talenti puri sono costretti ad adeguarsi per permettersi di continuare a competere con l'alchimista di turno che fa l'annata incredibile e poi scompare nell'anonimato, come ce ne ricordiamo tanti sia al Giro che al Tour.

Non ho soluzioni. Servirebbero scandali e controlli rigidissimi, sin dai ragazzini, per ripartire dalle macerie, ma forse l'ambiente e gli interessi in gioco non se lo potranno permettere. Preferiranno agonizzare. Qualcuno propone di liberalizzare il doping, cosi' ognuno parte pari e se poi i corridori muoiono a 40 anni di strane malattie pace, se la sono cercata. Sinceramente non credo sia la via giusta.

Io intanto leggo il bel libro giallo di Gianni Mura, uno che di Tour se ne intende, "Giallo su Giallo". E provo a ricordare il ciclismo di qualche anno fa, quando guardavo le tappe del giro facendo finta di fare i compiti insieme a mia mamma che stirava. Quando il Fantagiro mi faceva esultare come un ossesso per la fuga bidone di qualche sconosciuto colombiano. Quando qualcuno che scattava secco in salita faceva ancora credere che fosse davvero lo sport degli uomini veri, con tifosi veri che salivano i passi in bici e dormivano in tenda per vedere passare il carrozzone colorato per i monti d'Europa. Insomma, ancora un po' quello di Bartali che cantava Conte.

Farà piacere un bel mazzo di rose
e anche il rumore che fa il cellophane
ma un birra fa gola di più
in questo giorno appiccicoso di caucciù.
Sono seduto in cima a un paracarro
e sto pensando agli affari miei
tra una moto e l'altra c'è un silenzio
che descriverti non saprei.

Oh, quanta strada nei miei sandali
quanta ne avrà fatta Bartali
quel naso triste come una salita
quegli occhi allegri da italiano in gita
e i francesi ci rispettano
che le balle ancora gli girano
e tu mi fai - dobbiamo andare al cine -
- e vai al cine, vacci tu. -

E' tutto un complesso di cose
che fa si che io mi fermi qui
le donne a volte si sono scontrose
o forse han voglia di far la pipì.
E tramonta questo giorno in arancione
e si gonfia di ricordi che non sai
mi piace restar qui sullo stradone impolverato,
se tu vuoi andare, vai...
e vai che io sto qui e aspetto Bartali
scalpitando sui miei sandali
da quella curva spunterà
quel naso triste da italiano allegro
tra i francesi che si incazzano
e i giornali che svolazzano
C'è un po' di vento, abbaia la campagna
e c'è una luna in fondo al blu...

Tra i francesi che si incazzano
e i giornali che svolazzano
e tu mi fai - dobbiamo andare al cine -
- e vai al cine, vacci tu! -

Paolo Conte, Bartali (1979)

venerdì 27 luglio 2007

Il protocollo non e' straordinario


E' scontro fra la sinistra della coalizione, i sindacati e il governo riguardo al protocollo sul lavoro. Presentato senza una vera discussione tra la maggioranza e con le parti sociali, e inserito nel protocollo con la riforma della previdenza che invece tanta contrattazione ha causato. Per questo la CGIL e' infuriata, ma pare che alla fine firmera', perche' come dice Epifani "alcuni risultati comunque ci sono" e "per senso della responsabilita'". Peccato. Perche' stavolta sarei stato d'accordo con loro a proseguire la battaglia. Perche' sebbene a parole i sindacati facciano sapere che per loro e' "molto più delicato il mercato del lavoro rispetto al nodo dello scalone. Sono in gioco diritti e tutele. Non è un problema di costi", alla fine su quello cederanno come burro al sole. Chissa' perche'.

Il lavoro a chiamata, orribile mercificazione usa e getta del lavoratore, verra' abolito. Dovrebbero essere inseriti un po' di diritti in piu' per i contratti flessibili (ma per quali? Anche a progetto?), quali maternita' e malattie, ma bisogna vedere in che termini e sopratutto se saranno aggirabili. Come aggirabile e' il tetto di tre anni al rinnovo dei contratti a termine, dal momento che non e' chiaro cosa possa fare il sindacalista per far migliorare le sorti del povero lavoratore al momento della stipula dell'ennesimo contratto a termine. Senza contare che ale solo per i contratti a tempo determinato, vero paradiso della giungla del precariato a progetto. Insomma, dov'e' l'aumento dei costi di contratti a termine e a progetto promesso nel programma elettorale, in modo che non risulti piu' conveniente per il datore di lavoro assumere allo stesso prezzo due co.co.pro invece di un contratto a tempo indeterminato? Dove sono la serie di ammortizzatori atti a tutelare anche i lavoratori atipici promessi? Mi sembra che il far-west resti sostanzialmente inalterato. Almeno sra' piu' facile cumulare i contributi versati da flessibile in diverse casse previdenziali.

Anzi, il governo cede a confindustria sulla detassazione degli straordinari, facendo peggio. Lo spiega bene Nicola Cacace su l'Unita'. Sara' troppo piu' conveniente per il datore di lavoro ricorrere a ore di straordinario non presenti nel contratto, su cui non paghera' tredicesima, contributi, ferie etc, e che andranno allegramente ad allungare l'orario di lavoro.

Insomma, spero di essermi perso qualcosa, o che il protocollo sia sostanzialmente modificato in Parlamento come promette la sinistra della coalizione. Altrimenti se il lavoro mobilita l'uomo, in questa giungla di contratti possibili non si smette di correre.

giovedì 26 luglio 2007

Patto con Walter

Parte tra i blog un'iniziativa interessante, che vuole ribaltare l'uso della rete da parte dei candidati a queste primarie per il PD. Tutti vogliono usare la rete per acquistare consenso, da chi e' partito dalla rete com Mario Adinolfi a chi con questo strumento e' meno disinvolto come Enrico Letta. L'iniziativa invece vuol far si' che non ci si chieda soltanto cosa la rete può fare per il candidato, ma anche e soprattutto cosa puo' fare in candidato per la rete. Si rivolge a Veltroni, il piu' accreditato per guidare il nuovo PD, e propone un patto. Io ho gia' aderito.

mercoledì 25 luglio 2007

Ancora apologia


Non solo in Veneto. Anche in Toscana, al sole della Versilia, il revisionismo e l'apologia del fascismo vanno di moda nelle amministrazioni comunali. Apprendo da Controradio che il vicesindaco del comune di Pietrasanta sfoggia alla finestra della sua attivita' commerciale, accanto alla bandiera italiana, una bandiera della "X Mas". Gia' unita' della Marina Italiana, i simboli della "X Mas" vennero poi utilizzati da una famigerato corpo della Repubblica di Salo' che si distinse per rappresaglie contro civili e sostegno all'occupante nazista nella lotta ai gruppi partigiani. Pare che la bandiera sia poi stata ammainata, ma spero che secondo la Costituzione il vice sindaco (FI) Giovannetti sia stato gia' accusato di quell'apologia di fascismo che nonostante vari tentativi nella scorsa legislatura ancora resiste nel nostro ordinamento.
Nel frattempo il presidente dell'Associazione dei reduci della strage nazifascista di S.Anna di Stazzema, molto vicina a Pietrasanta, risponde alla provocazione ancora piu' grave provenendo da chi ha compiti istituzionali:

Sono Enrico Pieri e quale Presidente dell’Associazione “Martiri di S.Anna di Stazzema”, è mia volontà e dovere, a nome di tutte le vittime di S.Anna, dei superstiti e dei loro familiari, esternare la mia profonda indignazione nell’apprendere il provocatorio affronto messo in atto a Pietrasanta, dove nello stabile di uno dei rappresentanti istituzionali cittadini, sventola la bandiera della famigerata “ X Mas”. L’esposizione di quella bandiera è un oltraggio non solo per le vittime del nazifascismo, ma è anche un vile gesto nei confronti di tutti i superstiti che portano dentro le ferite di quel periodo, è un’offesa per le loro famiglie, è una mancanza di rispetto non solo per quei cittadini che ricordano le efferate gesta di quel corpo militare, ma lo è anche per tutti quei visitatori di Pietrasanta da oggi non più solo nota come “Piccola Atene”, ma anche come terra di nostalgici di un regime stigmatizzato dai principi della nostra Costituzione. L’esposizione di quella bandiera è poi un insulto per tutti quei visitatori che, a migliaia, salgono a S.Anna di Stazzema, dove parecchi superstiti ricordano ancora la presenza e la partecipazione alla strage di uomini che parlavano il versiliese. Io, essendo un superstite dell’eccidio di S.Anna, ho provato sulla mia pelle la crudeltà del nazifascismo, e so anche cosa significhi essere un emigrante italiano, però credo in un’ Europa Unita e nella pace tra i popoli, così, mentre tra pochi giorni, dopo 63 anni, l’organo della Chiesa di S.Anna di Stazzema, tornerà a suonare grazie al contributo di cittadini tedeschi, voglio e chiedo rispetto per la Memoria delle vittime, dei superstiti e delle loro famiglie da parte di Istituzioni che sono comunque regolate dai principi antifascisti della Carta Costituzionale.

S.Anna di Stazzema, 24 luglio 2007
Il Presidente dell’Associazione "Martiri di S. Anna" ENRICO PIERI

martedì 24 luglio 2007

Lenticchie e sfidanti

Mentre dal sito de "iMille" si scopre finalmente qual e' stato il "piatto di lenticchie" per cui "quelli che fanno le cose" si sono venduti a Veltroni (e da cui ovviamente mangeranno solo loro), oggi e' il giorno della discesa in campo di Enrico Letta. Il quale, si capisce subito, vuole puntare sulla carta di identita'. E allora per essere giovani davvero bisogna usare internet, e si candida su youtube:


Peccato che usi uno strumento nuovo con la testa vecchia di chi fa uno spot per la tv, e il risultato e' disastroso.

Nel frattempo, sia Furio Colombo che Rosy Bindi pubblicano su l'Unita' la loro lettera di intenti. Veltroni e' in videochat sempre sull'Unita'. Adinolfi risponde a Letta sempre su youtube. Gavazzoli-Schettini invece e' dato per disperso.

Ci prova anche Pannella. Poi si scontra con regolamento approvato (che recita che "Non è ammessa la candidatura di persone notoriamente appartenenti a forze politiche o ad ispirazioni ideali non riconducibili al progetto dell’Ulivo-Partito Democratico") e inscena una polemica a posteriori. Poteva pensarci prima.

E' tempo di scegliere. Le carte sono tutte in tavola.

lunedì 23 luglio 2007

Dopo


Dragan era Bosniaco, di professione manovale. Pare che gli slavi siano i muratori migliori, ma che in molti siano tornati a ricostruire il loro paese dopo la guerra. H.R. e' marocchino. Erano al mare, hanno visto due bambini in difficolta'. Sono quelli che si sono buttati in mare per salvarli. Dragan non sapeva neanche nuotare bene.

«Dragan e H. R. non appena hanno visto i bimbi in difficoltà, senza conoscersi, senza parlare la stessa lingua, non hanno perso un momento. E' bastato uno sguardo d'intesa e si sono buttati in acqua. In quel momento la spiaggia era affollata di bagnanti, ma solo loro si sono tuffati nel disperato tentativo di trarre in salvo i bimbi. La corrente in quel punto è fortissima, i due giovani hanno speso tutte le energie per cercare di salvarli. La riva era lì a due passi, ma sembrava irraggiungibile. Intanto a terra montava l'angoscia. All'apprensione per i due fratellini si aggiungeva l'ansia per Dragan che non ce la faceva più a lottare contro la corrente. Zurica la sorella del manovale bosniaco iniziava a urlare disperata. Con lei c'erano il marito e il figlio. Sono stati minuti drammatici con la famiglia di Roncade che nel frattempo si allontanava»

Dragan in Bosnia non potra' piu' tornarci. Chissa' se si sarebbe buttato lo stesso. Chissa' se H.R. si buttera' la prossima volta, anche senza un grazie.

Ma sono loro, gli altri, quelli che si salveranno, nonostante la nostra boria. Dopo. O che ci salveranno adesso, domani.

Dopo

Non quelli dentro il bunker,
non quelli con le scorte alimentari, nessuno di citta',
si salveranno indios, balti, masai,

beduini protetti dal vento, mongoli su cavalli,

e poi uno di Napoli dentro al Vesuvio,

e un ebreo avvolto in uno sciame di parole,
per tradizioni illesi dentro fornaci ardenti.

Si salveranno piu' donne che uomini,

piu' pesci che mammiferi,

sparira' il rock and roll, resteranno le preghiere,

scomparira' il denaro, torneranno le conchiglie.

L'umanita' sara' poca, meticcia, zingara

e andra' a piedi. Avra' per bottino la vita
la piu' grande ricchezza da trasmettere ai figli.

(Erri De Luca, Sola Andata, 2005)

sabato 21 luglio 2007

Al posto giusto


Il sindaco di Verona e' il sindaco che tutti vorrebbero. Appena eletto ha subito inizato, come promesso in campagna elettorale, a cercare di "liberare Verona dagli zingari". Nell'attesa, ha autorizzato la caccia al piccione in centro citta'. Cosi' i cacciatori locali si potranno allenare per la prossima ventura caccia allo zingaro.

Ma non basta. Non basta tentare di manipolare la realta' a uso e consumo dei razzisti e degli intolleranti. Occorre anche manipolare la storia. Riporto da l'Unita':

Tre mesi di carcere per istigazione all'odio razziale, leader degli skinhead, dirigente della Fiamma Tricolore, membro del gruppo musicale "Gesta bellica", che come pezzi culto ha canzoni dedicate a Erik Priebke ("Il capitano") e a Rudolph Hess ("Vittima della democrazia"). Quale curriculum migliore per far parte dell'Istituto per la resistenza di Verona? La splendida idea di nominare il 35enne Andrea Miglioranzi («Fascista? Per me è un termine molto caro») come rappresentate del Comune all'ente fondato nel 1998 che ha tra i compiti quello di «raccogliere testimonianze di partigiani» è venuta alla maggioranza del consiglio comunale. Ancora elettrizzati dalla fresca nomina dopo l'elezione a sindaco dell'astro nascente della Lega Flavio Tosi (quello che come prima cosa ha cacciato gli «zingari» dalla città), i consiglieri della destra si sono sentiti di osare. Dovevano nominare due persone.

La prima è stata Lucia Canetti di Alleanza Nazionale. E già ci sarebbe di che discutere. Ma per secondo hanno scelto lui, «il camerata Miglioranzi». Uno che era già conosciuto nel mondo del "white power rock", ma è diventato ancora più famoso per essere il primo in Italia a finire in carcere per la legge Mancino sull'istigazione all'odio razziale. Nel 1996: tre componenti del gruppo (oltre a Miglioranzi, c'è il leader Alessandro Castorina, ora segretario provinciale della Fiamma Tricolore) organizzano un'aggressione nei confronti di uno "sharp" (skinheads di sinistra), reo di essere l'ispiratore di alcune iniziative musicali multietniche. Le minacce sono chiare: «A Verona queste cose non le vogliamo, se ci provi ancora sei morto». I picchiatori sono di Napoli, i mandanti si limitano ad osservare il pestaggio. Con entusiasmo. La Digos li arresta e, grazie all'applicazione della legge Mancino, scontano in carcere quasi tre mesi.

Qualcuno a Verona, città medaglia d'oro per la Resistenza, si è opposto. Oltre allo scultore e sopravvissuto ai campi di concentramento Vittore Bocchetta («Qui è peggio del periodo di Hitler, a Verona manca totalmente la memoria storica»), è la senatrice di Rifondazione Tiziana Valpiana a organizzare la protesta. «Io sono anche componente del direttivo dell'Istituto e posso promettere che Miglioranzi non varcherà mai la soglia della nostra sede. Mi impegno in nome dei miei parenti morti a Mathausen. La sua nomina è in spregio alla resistenza e già lunedì chiederò a Oscar Luigi Scalfaro, come presidente degli enti di ricerca sulla resistenza, di chiedere l'annullamento della nomina». La senatrice Valpiana, poi, dietro Miglioranzi vede la mano di Tosi. «Sono sicura che l'idea è sua. Il nuovo sindaco vuole mostrarsi come uomo forte, come nuovo Gentilini (l'ex sindaco di Treviso, ndr) e per farlo arriva a provocazioni come quella di nominare un fascista pregiudicato a custode della memoria dei partigiani».

E difatti il neo sindaco di Verona (accomunato a Miglioranzi per una condanna, ancora non definitiva, per lo stesso reato) non si nasconde. «Le nomine sono del Consiglio comunale, ma li avrei votati anch'io se fossi stato presente. I due consiglieri nominati sono sicuramente persone preparate, con idee politiche magari diverse. Ma sono convinto che possano portare un confronto positivo all'interno dell'Istituto, non per riscrivere la storia o per fare del revisionismo, ma per approfondire alcuni aspetti sui quali fino ad ora c'è stata minore sensibilità». Oltre a Tosi, a Miglioranzi è stata espressa solidarietà dal presidente veronese di An Massimo Giorgetti. «In democrazia funziona così, non capisco lo sconcerto. E poi mi pare che il dopoguerra sia finito da un pezzo», ha commentato stupito al "Corriere di Verona".

Insomma, Miglioranzi (e Canetti di An) potranno dimostrare che i partigiani stavano dalla parte sbagliata e che i giusti stavano vicino Verona, nella Repubblica Sociale di Salò. Miglioranzi potrà farlo canticchiando le canzoni del suo gruppo. Come "Feccia Rossa": "feccia rossa/nemica della civiltà/ bestia senza umanità/ la celtica croce vincerà". Oppure "8 settembre '43": "una data senza perché/ è giunta l'ora della viltà/ un altro marchio di infamità/ Ma io sono camicia nera/ nel mio cuore una fede sincera".

venerdì 20 luglio 2007

Pensioni e programmi


Il governo e i sindacati trovano un'accordo sulle pensioni che riesce a scontentare tutti: da Rifondazione che sbraita che l'accordo e' da cambiare pur di fare un po' di demagogia, a chi voleva un segnale chiaro di svolta nella concezione del sistema pensionistico in Italia. Ne ho gia' parlato molte volte, quindi gia' sappiamo come la penso. Sono 10 miliardi che pagheremo noi. Comunque sia, in questo momento non si poteva, purtroppo, fare altrimenti; ma da la' a dire che e' "un buon accordo, ispirato da una cultura riformista" come ha detto Fassino ce ne passa...

Nel frattempo escono i programmi di due candidati gia' annunciati alla segreteria del PD.

Adinolfi, dopo lo sgambetto a iMille dai modi perlomeno discutibili, lo presenta sul blog, puntando su tre numeri: 100, come la quota a cui puntare per una riforma equa delle pensioni (e.g. 60 anni + 40 di contributi), 2 come la percentuale del PIL da destinare nella ricerca soprattutto per i giovani annegati nel baronismo, e zero come gli interessi sui mutui casa, come i vincoli sull'accesso alle professioni stritolate dagli ordini, come i costi della politica, come come come. Come probabilmente troppe cose. In generale, direi un programma piu' di governo che di partito, in cui si dice cosa si vuole fare ma non come. E che essendo una candidatura a segretario manca di una visione di partito e di identita' che si vuole dare. Punta come e' giusto che sia sui giovani e le nuove tecnogie Adinolfi, cavalca l'onda dello scontento nella classe dirigente attuale reclamando un posto al sole anche per gli under 40. Il grido di battaglia e' "it's time for them to go". Io credo sia tempo anche per noi di avere una voce e uno spazio, accanto alla voce e allo spazio degli altri.
Piu' complesso e stimolante il manifesto di Rosy Bindi, dove oltre alle cose da fare viene tratteggiato un quadro del nuovo partito in cui mi rivedo molto: plurale, con radici forti e varie, ma che guarda lontano in una direzione precisa, al centro della sinistra senza guardare a nuove alleanze come proposto dai "coraggiosi". Dove "il carattere Nazionale e unitario del Pd dovrà essere assicurato da una leadership rappresentativa e plurale: il nostro non sarà mai il partito del leader". Finalmente qualcvuno che si rende conto che "l'uomo solo al comando" e' roba per le destre. Rosy vuole un partito che possa cambiare il modo di fare politica in Italia, non solo l'Italia. E le priorita' del ministro partono, come e' ovvio, dalle donne, dal sostegno alle famiglie piu' deboli, da una lettura non superficiale del significato di laicita' dello stato. Passando dal tema della legalita', un po' in ombra in altri contributi, della pace e della politica internazionale, fino al welfare e allo sviluppo sostenibile. La critica che mi sento di fare e' che il tema dei giovani e' presente ma sottotono, mentre finalmente sia Veltroni che Adinolfi lo hanno portato, finalmente, al centro del dibattito.

Insomma, e' evidente come tante piu' sono le facce, tanto piu' che il dibattito si arricchisce. Peccato che in tutto questo sia sia perso per strada un contributo importante, quello de iMille che cercano di andare avanti facendo finta di niente.

Genova, la verità non può attendere


di Vittorio Agnoletto

Scriviamo ora, nel sesto anniversario del G8 di Genova rivolgendoci a tutti i segretari dei partiti di quel centrosinistra che abbiamo votato anche nella convinzione che avrebbe agito per ottenere verità e giustizia su quanto accaduto in quelle drammatiche giornate del luglio 2001.
Siamo molto sconcertati dalle decisioni del governo dopo le rivelazioni di Fournier (macelleria messicana) e l'indagine su De Gennaro (istigazione alla falsa testimonianza).
Il governo Prodi ha nominato De Gennaro braccio destro del ministro degli Interni e lo ha sostituito con il suo vice Antonio Manganelli, che nel luglio
2001 era in servizio in Puglia ma - essendo comunque coinvolto nella gestione della sicurezza dell´evento internazionale - restava in continuo contatto con i super-poliziotti presenti a Genova.
Siamo arrivati al punto che persino l'associazione dei prefetti parla di ministero di polizia (quello che esisteva prima del ritorno della democrazia).
Siamo disorientati dal silenzio di fronte al fatto che gli imputati, più alti in grado, per i fatti della Diaz e di Bolzaneto sono stati tutti promossi. Questori, vice-questori, dirigenti: Gilberto Caldarozzi, Francesco Gratteri, Giovanni Luperi, Spartaco Mortola, Filippo Ferri, Vincenzo Canterini, Alessandro Perugini.
Abbiamo letto in un intervista che il nuovo capo della polizia intende essere molto severo con chi ha violato le regole (vedi le scandalose telefonate registrate) considerando inaccettabile quel comportamento.
Ne prendiamo atto, ma ci chiediamo come potrà farlo se intenderà proseguire nel solco tracciato dal suo predecessore che proprio quelle promozioni ha caldeggiato e diretto.
Non pensiamo che una discussa vittoria di immagine, dovuta peraltro all'azione della magistratura e non a una decisione politica, possa compensare la riorganizzazione delle forze dell'ordine attorno a coloro che hanno gestito il G8 di Genova 2001 e si apprestano a "tutelare" l'ordine pubblico nel prossimo G8 alla Maddalena, scelta che continuiamo a ritenere sbagliata.
Dubitiamo che siano molti i cittadini italiani che possano sentirsi tutelati dagli autori delle macabre telefonate registrate e recentemente rese pubbliche qualche giorno fa a Genova nelle aule del tribunale.
Siamo rimasti increduli per le dichiarazioni di acritico sostegno a Manganelli rilasciate sui principali quotidiani anche da dirigenti dei partiti della sinistra.
Ci pare che, in questo contesto, l'ostilità esplicita di parti della maggioranza di centro sinistra all'istituzione della commissione parlamentare di inchiesta sul G8 di Genova sia incomprensibile ed inaccettabile. Vorremmo innanzitutto ricordare che la commissione d'inchiesta costituisce un impegno formalmente assunto da tutte le forze politiche della coalizione nel programma dell'Unione. Ma ancora piu´ importante ci pare sia il diritto dei cittadini di uno Stato democratico di sapere chi ha ordinato, autorizzato e tollerato la sospensione della nostra Costituzione durante le giornate genovesi; di sapere chi ha promesso impunità e chiesto omertà a quei tutori dell'ordine pubblico responsabili di quelle violenze ormai ampiamente documentate.
Abbiamo lasciato passare qualche giorno, dalla nomina di Manganelli ai vertici della polizia e dalla ricollocazione di De Gennaro, per far prevalere la razionalità alla reazione emotiva di forte indignazione, ma certo il dissenso resta in chi e' impegnato in prima fila per ottenere verità e giustizia per Genova.

giovedì 19 luglio 2007

Non li avete uccisi


Il 19 luglio del 1992, esattamente 15 anni fa, una carica di tritolo faceva esplodere il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta in via d'Amelio a Palermo. Ancora oggi non sappiamo chi furono i mandanti della strage. Mafia, servizi deviati, l'agenda del giudice sottratta subito dopo il fatto, il Pool antimafia disperso dopo le dimissioni di Caponnetto per motivi di salute. Lo stesso Caponnetto, 4 giorni dopo la strage, uscendo dalla camera ardente disse con la voce rotta dall'emozione "non c'e' piu' speranza". Salvo poi raccogliere il testimone caduto dalle mani di Borsellino per dare rinnovato coraggio e fiducia alla sua gente e alla sua terra.

Borsellino sapeva di morire. Aveva anche ricevuto notizia pochi giorni prima della trage che del tritolo era arrivato a Palermo, e che quel tritolo era per lui. Ma invece di scappare telefono' al prete per fare la comunione ed essere pronto ad affrontare il grande passo in qualsiasi momento.
Per questo e per l'impegno incessante nella lotta alla mafia Paolo Borsellino, come pure Giovanni Falcone, hanno lasciato nella società civile e nelle istituzioni una grande testimonianza "di salvaguardia dei valori di civiltà, libertà e democrazia, per una società libera dalla violenza mafiosa", come ha ricordato oggi Prodi. E' un esempio che oggi, in cui della mafia si parla sempre meno, serve piu' che mai. La speranza è davvero avere fiducia anche nelle curve.

19 LUGLIO 1992 (da Versi per la libertà (2001) di Pippo Pollina)

Il vento si dileguava in un girotondo di foglie,
l'asfalto era una lama di sole, lucido come un presagio nero.
Era l'ora del riposo, invero.
La città si truccava allo specchio chi brindava alla gioventù,
chi senza saperlo era già vecchio era già vecchio, chi guardava alla tivù
la tavola di Ginevra e del Re Artu'
Io e la mia compagna più cara lisciavamo il pelo alla storia
giocandoci a dadi la memoria.
Io e la mia ammirevole amica
sul carro della nostalgia
trionfale come la vita
beffarda come la vita.
Tobia il canarino giallo sopravvissuto ai nubifragi,
come migliaia di disperati celebrava il ritorno dei re Magi,
sulla terrazza assolata
dormi Palermo amata.
Altri cercavano l'oro per nascondere la paura
chi sapeva attendeva in silenzio il botto dell'ultima congiura
e dell'ultima ora l'ultima avventura.
Poi d'improvviso una nube, come un lampo di finestrino,
esplose in un rombo di tuono e furono bucce di mattino.
Noi non conosciamo Italie e non vogliamo più vedere
la lunga coda di paglia gli schiavi del potere.
I messaggeri dell'indignazione arrivarono quasi subito
a cavallo delle cineprese per non sporcarsi i pantaloni,
invocando nomi e cognomi, cognomi e nomi
passò qualche cane a pisciare sui resti delle macerie
le signore della televisione andarono in fretta dal parrucchiere
ad aggiustarsi il grugno e le rughe del sedere.
E sbocciarono fiori tristi sui prati muti della speranza,
vennero frotte di turisti a cercare la morte in vacanza.
Quel giorno scomparvero in tanti sulle ali della rivolta
quel giorno volaron le rondini per l'ultima volta.
Io e la mia compagna più cara cercavamo nell'ombra il cammino
Che conduce dove regna il silenzio, il gioco della vita e del destino.

La scissione dell'atomo


Ieri e' stata una brutta giornata. La Fiorentina ha preso Vieri, che adesso come adesso pare un ex-giocatore, con piu' panza di me e fermo da piu' di due anni. Direi sulla soglia della pensione da lavoro usurante, secondo la lista di Angeletti. Non solo. iMille sono riusciti a far naufragare un progetto interessante e innovativo cascando esattamente negli sbagli, nelle logiche e nei personalismi che volevamo cambiare.

Ma cosa e' successo ieri? La storia inizia martedi'. Mentri Adinolfi pubblica su Europa un articolo da cui si capisce molto bene la sua imminente candidatura alle primarie come candidato segretario (peraltro evidenziando come a suo dire le liste di giovani a favore di Veltroni non avrebbero portato a nulla), tre de iMille, ovvero Scalfarotto, Minetti e il portavoce - ebbene si', il portavoce! - Simoni decidono del tutto unilateralmente di firmare il manifesto dei 160 per Veltroni. All'insaputa di tutti, di fatto regalando iMille al sindaco di Roma. Per i maligni, vendendoli per il proverbiale piatto di lenticchie.

Arriviamo alla mattinata di ieri. Repubblica pubblica un articolo in cui rivela che Adinolfi si candidera' e che iMille invece si sono venduti a Veltroni, ironizzando su gli alti ideali e sulla voglia di "rottura" poi messa a servizio dei soliti big. A quel punto, o forse prima, non e' dato di saperlo, i firmatari del manifesto di Veltroni si rendono conto che non sanno giustificare il perche' della loro mossa, e che rischiano di dare ragione ad Adinolfi che si sta per candidare da salvatore della patria. Scelgono allora per guadagnare tempo un pool di 20 "saggi", subito denominati "iVenti" a decidere della sorte de "iMille". Ci dicono che iVenti sono quelli "che fanno le cose" mentre gli altri si grattavano la pancia. Ci dicono che sono quelli piu' attivi che pubblicavano piu' commenti sul blog. Non mi interessa, comunque abbiano raccolto i bollini per poter decidere del destino de iMille sono comunque il 2% del totale, e questa non e' esattamente la democrazia di cui ci riempivamo la bocca fino al giorno prima.

Mentre iVenti discutono, 2 sono subito i contrari, tra cui Adinolfi che subito manda comunicati gia' pronti a tutti i giornali, tira fuori un conto corrente creato nella notte e si candida a segretario autoproclamandosi salvatore della patria tradita. Con tutta la buona volonta', non si puo' fare a meno di pensare che non aspettava altro. L'inno della sua campagna e' "Si puo' fare" di Branduardi, e mai inno fu piu' azzeccato: ".. si può fare, si può prendere o lasciare, si può fare, si può fare, partire, ritornare. Puoi tradire, conquistare, puoi dire puoi negare...".

Tra "iVenti" prevale per 12 contro 8 voti la decisione di sostenere Veltroni. 2 contrari come detto, altri invece sensatamente suggeriscono di consultare tutti e comunque di aspettare i programmi di tutti i candidati per fare una scelta. Purtroppo pero', dopo il piatto di lenticchie tempo per aspettare non c'e'. Si va con Veltroni. Mentre Simoni prepara un comunicato stampa e una lettera di spiegazione, si fa per dire, di quanto e' successo, Luca Sofri pensa bene di pubblicare sul sito de iMille un post in cui si dice che nessuna decisione e' stata ancora presa e che la discussione e' aperta sul sito su quale candidato sostenere. "Aperta e trasparente come al solito". Un capolavoro!

Per completezza, qui c'e' un'altra versione dei fatti da un'altra prospettiva, quella de "iVenti".

Il risultato finale e' la scissione dell'atomo, come suggerisce un amico di Scalfarotto (che fa la verginella). Adinolfi con Generazione U, e neanche tutta, che si candida autonomamente, alcuni de iMille che appoggeranno Veltroni, altri che restano sperduti a Quarto senza capire bene come sia potuto succedere, perche' non e' stato normale discutere sul sito tutti insieme quale fosse la strategia migliore. Eppure iMille avevano cose piu' importanti da fare che scegliere il candidato segretario. Anzi, credo che per assurdo non sarebbe stato molto importante chi iMille avessero scelto e sostenuto, fintanto che lo spirito, le idee e gli ideali di cui si facevano bandiera fossero stati chiari e immutati. In questo modo invece abbiamo dato un esempio lampante di quel verticismo e protagonismo personale, di quella mancanza di senso della partecipazione, di apertura, di democrazia che volevamo combattere.

Io credo ancora che non ci sia e non ci debba essere spazio per tutto questo nel PD. Invece a iMille non ci credo piu'.

mercoledì 18 luglio 2007

Rompete le righe


Qualche settimana fa nascevano iMille. Grande entusiasmo, la voglia di aprire la finestra e fare entrare un po' d'aria fresca nell'oligarchia a capo del centrosinistra, cavalcando l'onda della nascita del Pd. Una lista nata per far entrare alla Costituente idee (e facce) giovani e nuove, un po' stanche che il merito e le capacita' non vengano mai riconosciute e premiate in Italia, soprattutto in politica.

Cominciano a moltiplicarsi le adesioni e le iniziative. Nasce, un po' a fatica, un laboratorio delle idee sul blog in cui sviluppare programmi e temi da portare avanti. Si accende, una volta sapute le regole definitive, il dibattito sul segretario da appoggiare. Candidare uno di noi, garantendo maggiore visibilita' alle nostre proposte ma fare carne da macello, oppure sostenere uno dei candidati che magari ha fatto sue (almeno a parole) le nostre istanze, cosi' da portare in assemblea qualche voto e seggio in piu'? Il confronto e il dibattito procede, qualcuno fa notare i pregi di una candidatura interna ma evidenzia le grandi difficolta' dovute a regole fatte per blindare l'apparato dei partiti. Io mi schiero per provare a raccogliere le firme per la candidatura interna, di Ivan che e' un volto gia' noto, per portare avanti con coerenza le nostre istanze senza annacquarle in un calderone.

Sembra che si possa decidere in base al punto di vista di tutti, in democrazia. Invece oggi ognuno per conto suo. Scalfarotto e Simoni si incontrano con Veltroni senza dire nulla a nessuno, si accordano con lui e firmano unilateralmente il suo manifesto. A quel punto, ma come era nell'aria e probabilmente come voleva fare fin dall'inizio, Adinolfi lancia ufficilmente la sua candidatura, appoggiato soltanto da Generazione U e senza iMille, dai quali poche ore dopo uscira' ufficialmente con questo post sul sito.

A questo punto Repubblica deduce giustamente, in un articolo dei giovani nel PD, che le belle parole de iMille erano appunto belle parole. Tipo "per le idee e non per le persone". Fa notare che il feeling e' durato poco, e che ci sara' chi vuole saziare la sua sete di protagonismo personale e chi fara' semplicemente il gioco di qualche big navigato cercando di raccattare qualche voto "under 40".

iMille, "le cose cambiano". Mica tanto direi. Una scissione dopo 2 settimane e niente di nuovo sotto il sole.

Vedremo, le premesse non sono per nulla per nulla buone. Spero che a Roma all'aperitivo iMille siano parecchio arrabbiati. Ci farebbe comunque piacere che sia Mario che Ivan spiegassero, magari a tutti sul sito dei iMille, come stanno a questo punto le cose. In modo che tutti iMille possano prendere una posizione visto che quella comune non esiste piu'.

Perche' non firmo per il referendum


Sono gli ultimi giorni validi per la raccolta delle firme per il referendum abrogativo di alcuni stralci della legge elettorale approvata durante la scorsa legislatura. Ne avevo gia' parlato tempo fa, e l'opinione in merito non e' cambiata. Ma visto che qualcuno, per qualche oscuro motivo, me l'ha chiesto, ribadisco che valuto l'attuale legge elettorale una "porcata", come d'altronde l'ha definita lo stesso promotore. Ma tuttavia le modifiche proposte nel referendum andrebbero a mio giudizio a cambiare qualcosa di pessimo in qualcosa che resta ancora irrimediabilmente inaccettabile.

Sul terzo quesito, quello delle candidature multiple in piu' collegi, nulla da dire. E' l'unico a cui voterei Si' se si raggiungesse la quota di firme. Si abolisce la possibilita' di candidarsi in piu' collegi, in modo da evitare di blindare la propria presenza in parlamento e di poter disporre del destino altrui scegliendo dove rinunciare per liberare il seggio, cosi' da decidere chi va in Parlamento e chi no fra i primi esclusi.

Per quanto riguarda gli altri due quesiti, ritengo uno sbarramento all'8% in Senato davvero troppo elevato. E' giusto garantire la governabilita', ma non a scapito della rappresentativita'. Il premio di maggioranza alle lista e non alla coalizione, come ben chiarito anche da Skeight in un suo post, rischia poi di creare alleanze farlocche che si disintegrano appena dopo le elezioni, o di consegnare a una lista col 25% dei voti il 55% dei seggi, che mi sembra davvero inaccettabile.

Oltretutto, la maggiore porcata della legge attuale, ovvero le liste bloccate che tanto abbiamo contestato anche per le primarie del PD, non possono essere toccate dal referendum. Quindi i benefici direi che sono pochi, e le modifiche sono in alcuni casi ancora peggiori. Speriamo piuttosto nel varo di una legge completamente nuova da parte del Parlamento il piu' presto possibile, anche se accontentare il desiderio di sopravvivenza e di acquisire vantaggi delle diverse parti politiche sembra sempre piu' difficile.

martedì 17 luglio 2007

C'e' anche l'alternativa


Quasi mi sfuggiva. Gia' da qualche giorno anche Jacopo Gavazzoli Schettini, il direttore della Agenzia Europea di Investimenti Standard Ethics, ha confermato la propria candidatura alla segreteria del Pd gia' anticipata da alcuni siti. Lo fa con una lettera aperta a DS e Margherita, in cui espone le sue motivazioni e le sue proposte per il nuovo partito. Che vanno dalla riduzione dei costi e delle inefficienze sociali (tra cui l'abolizione immediata del 50% dei rappresentanti elettivi in tutti i livelli e delle province), interventi sulla fiscalita' soprattutto per le famiglie, e in campo economico maggior impulso alle liberalizzazioni.

Interpellato telefonicamente dall’Ansa sui motivi che lo portano a mettere da parte una professione avviata, Gavazzoli Schettini, spiega che ''senz'altro c'è la volontà di portare nel Pd alcuni valori, come la responsabilità sociale delle imprese, un capitalismo migliore, per rendere la sinistra più europea, più moderna. Pero' c'è una motivazione più profonda: io sono tra quei cittadini che si riconoscono nella saldatura tra Ds e Margherita, mi riconosco in quello spazio politico. Ho avuto il profondo desiderio di presidiare a quella ipotesi di saldatura, di volerci essere per non rischiare un'altra delusione, che sarebbe davvero cocente. Io ho la massima e profonda stima per Veltroni; nel 1996 ho votato per il ticket Prodi-Veltroni e lo rifarei. Però devo dire che la mia candidatura è a prescindere dalla sua. Qualsiasi persona si fosse candidata io avrei corso. Può darsi che alla fine la mia sarà solo una testimonianza, ma credo che comunque valga la pena."

Lo credo anch'io, c'e' bisogno di tutti.

lunedì 16 luglio 2007

Avanti il prossimo


Come dicevo ieri, Furio Colombo ha rotto il ghiaccio facendo, comunque la si pensi, un grande servizio al PD.

Rosy Bindi rompe infatti gli indugi e annuncia la sua candidatura alla segreteria del Pd alle primarie del 14 ottobre
. Sul suo sito e' riportato il comunicato con cui scioglie la riserva: "L'appuntamento del 14 ottobre ha risvegliato nel popolo dell'Ulivo nuove attese e una grande speranza nel Partito democratico - afferma il ministro della Famiglia - Queste attese e queste speranze non possono andare deluse. Anch'io, come tanti, sento la responsabilità di un impegno in prima persona. Ho riflettuto a lungo sul contributo che avrei potuto dare a questa straordinaria opportunità per la politica e il paese. Sono ormai convinta che la scelta più giusta e più utile sia quella di presentare la mia autonoma candidatura alla segreteria del nuovo partito"
Seguono poi le motivizioni, centrate sul ruolo delle donne, sulla laicita' e il pluralismo etico e religioso, che si va anche arricchendo anche del contributo dei tanti stranieri che vengono a vivere in Italia.

Un'altra candidatura importante, una donna e per giunta dall'area cattolica del nuovo partito, seppur da sempre attenta al tema della laicita' (qualche giorno fa a Bose ha detto: «non è forse nel Dna dei cristiani, poiché il grande valore della distinzione tra potere politico e potere religioso - date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio - non l´ha forse introdotta Cristo? «). Senz'altro una persona che ha sempre avuto le idee chiare. Mi ricordo ad esempio un dibattito al Social Forum di Firenze qualche anno fa con Bertinotti (che giocava in casa) e la Bindi che invece si prese a sorpresa tutta la sala. Il confronto non puo' che migliorarne.

domenica 15 luglio 2007

Lo sfidante


Con l'editoriale di oggi su "l'Unita'" Furio Colombo si candida alla segreteria del Partito Democratico. Si candida tra l'indifferenza generale (almeno dei grandi quotidiani on line, non so della televisione italiana) sapendo gia' di aver ben poche speranze di vittoria ma di avere un contributo importante da portare: "Lo spirito è dare un contributo di proposte e di esperienza, che altrimenti non ci sarebbe. Lo spirito è far sapere ai cittadini che voteranno in queste elezioni primarie che si apprestano a scegliere tra veri candidati e vere proposte alternative".

E' finalmente una svolta importantissima in questa marcia di avvicinamento al 14 ottobre, che spero vivamente serva per rompere il ghiaccio e far rompere gli indugi a chi nei giorni scorsi si e' detto in procinto di provare a sfidare Veltroni. Per avere un confronto e una sfida vere, per portare il contributo di tutti. E speriamo che, come fa giustamente notare Colombo, si possa "partecipare alle elezioni primarie per la segreteria del Partito democratico, con una serie di regole che sembrano scritte per gli apparati dei partiti (i due “grandi”, Ds e Margherita), i soli ad essere presenti e a poter agire in fretta su tutto il territorio del Paese".

Ma veniamo all'editoriale. Cerca di giocare facile Colombo, confrontandosi invece che col discorso di Veltroni con il "manifesto dei coraggiosi". Manifesto promosso da Ruttelli e sottoscritto tra gli altri da Bassanini, Cacciari e Chiamparino, che piu' che altro sembra cercare di spostare al centro il baricentro del PD , credo e spero invano. Pare infatti che sia stato chiamato dei "coraggiosi" per il coraggio che ci vuole a sottoscrivere un documento in cui traspare esplicita una visione politica dettata piu' dalla ricerca di consenso e di successo elettorale che dalla necessita' di giustizia ed equita' sociale, dello sviluppo, del progredire della comunita'. Nella prima parte Colombo ha quindi gioco facile nello smontarlo pezzo a pezzo, pur riconoscendo che, per quanto dicano i firmatari, quella non e' certo al visione proposta da Veltroni.

Nella parte finale, invece traccia a brevi pennellate uno schizzo della sua idea di PD. Affronta, seppur brevemente, temi che non abbiamo sentito nel discorso di Veltroni, come ricerca, trasparenza e legalita'. Prospetta la nascita del PD anche come chiave di volta per tornare a una situazione normale in cui "la sinistra è a sinistra e la destra a destra" e in cui ci sia spazio non solo per i politici di professione ma anche, e finalmente, "ai cittadini decisi a essere protagonisti della vita pubblica e non spettatori passivi".

Temi importanti, aperture che mancavano in Veltroni, tratteggiate forse troppo in sintesi. Aspettiamo un confronto approfondito - e senza dubbio interessante e fruttuoso - tra le posizione dei due, e speriamo molti di piu', candidati a guidare il nuovo partito. Solo cosi' si potra' scegliere davvero.

sabato 14 luglio 2007

Blade Runner


Riprendendo un po' il post su Brian May, ieri sera al Gran Gala' di Roma e' successo un fatto storico. E qui la lezione e' ancora piu' grande. Per la prima volta un atleta disabile ha sfidato atleti normodotati, ed e' pure arrivato secondo.

Oscar Pistorius e' sudafricano, ha 20 anni, ed a soli 11 mesi ha subito un amputazione di entrambe le gambe a causa di una malformazione. Dopo aver giocato a rugby con buoni risultati ha scoperto l'atletica, e grazie a alle protesi speciali in fibra di carbonio, che vengono utilizzate dagli atleti con amputazioni, ha battuto tutti i mostri sacri dello sport per disabili. In una bel servizio di Al-Jazeera Oscar, il suo medico e l'allenatore raccontano la sua storia.

Oscar va cosi' forte che ha deciso di sfidare gli atleti normodotati, convinto di riuscire a battere il suo record personale di 46"34 e correre nei 45"95 che lo porterebbero direttamente ai mondiali di Osaka. A Roma non c'e' riuscito, si e' fermato a 46"90. Secondo dopo aver staccato nel rettilineo finale gli altri, quando la sua progressione si fa inarrestabile e non contano, come sui blocchi, le caviglie che non ha. Ci riprovera' a Sheffild tra pochi giorni, e ci sara' anche il primatista del mondo qualche corsia accanto a lui. L'uomo piu' veloce sui 400, e l'uomo piu' veloce su nessuna gamba, come chiamano Oscar, il "Blade Runner".



Come in tutte le belle storie fatte di volonta', di sacrificio, di difficolta' enormi, di allenamenti duri, certamente piu' duri di chi le gambe le ha tutte e due, c'e' un ma. E il ma sono proprio le due protesi a lama, fabbricate da una ditta islandese specializzata, che gli consentono di avere l'elasticita' necessaria per correre. La federazione internazionale di atletica non ha ancora deciso se quelle protesi danno ad Oscar un vantaggio o meno rispetto alle gambe degli altri atleti. Alcuni dicono che i vantaggi sono molti: riceve spinta addizionale, non subisce l'effetto dell'acido lattico ai polpacci, fruisce di una falcata piu' ampia.

E' anche vero, come ha detto Alex Zanardi, il quale guida con una protesi, che si tratta di "protesi elastiche ad alta restituzione di energia. Se la restituisce, prima gliela devi mettere, mica te la regala". E che tra tutti i paratleti l'unico che spaventa i normodotati e' solo Oscar, quindi il vantaggio non dev'essere cosi' enorme. E il tutto senza mettere sul piatto tutti gli svantaggi con cui Oscar, che corre sulle sue gambe fino a sotto il ginocchio, si deve confrontare.

Tra le lame di Oscar e la provetta in vena, io a Sheffild faccio il tifo per le lame. Forza Oscar.

You can be anything you want to be


La mia generazione (non quella che ha perso, qualcuna dopo, quella che perdera') e' cresciuta a pane e nutella, cartoni giapponesi e Queen. Non si potevano evitare. Erano ovunque: in testa alle classifiche, alla radio, in TV, alle feste. In gonnella su M-TV. Brian May era il chitarrista, quello col ricciolo fluente che faceva invidia a Branduardi.

E proprio Brian May, in carne ed ossa ma senza chitarra, era questa settimana con alcuni miei colleghi astronomi (che ringrazio per la segnalazione) a una conferenza sull'astronomia infrarossa all'Imperial College di Londra. Per giunta a presentare un talk sulla luce zodiacale, vincendo, come riporta nel suo blog l'emozione della prima volta.

La storia e' interessante. E c'e' anche la morale, quindi sorvolate se non vi piacciono certe cose zuccherose.

Brian May suona la chitarra, con alterne fortune, in un gruppo chiamato Smile. La fantasia non e' evidentemente il suo forte, ma la voglia di fare e di indagare non manca. Tanto che visto che la famiglia non poteva permettersi una costosa chitarra elettrica, il 16enne Brian costruisce con l'aiuto del padre la famosa "Red Special", che poi suonera' abitualmente, con i resti di una motocicletta. Anche la fisica e i numeri li destreggia egregiamente, tanto da laurearsi a pieni voti in fisica all'Imperial College.

Dopo aver conosciuto Freddy Mercury lascia l'Astronomia e il PhD che nel frattempo aveva iniziato per studiare la luce zodiacale, peraltro pubblicando una lettera sulla prestigiosa rivista Nature (1972 Nature, 240, 401) e un articolo su MNRAS (1974 MNRAS,166,439) come coautore.

Fonda i Queen e seguono il successo, i soldi a palate e i vari annessi e connessi. Ma Brian, una volta appesa la chitarra al proverbiale chiodo, non si scorda la sua antica passione. Pubblica nel 1996 un libro divulgativo di Astronomia, Bang!, e riprende a 59 anni il PhD interrotto. Fino a presentare per la prima volta a un congresso internazionale il suo lavoro, tornato peraltro di interesse negli ultimi 10 anni. Cosi' racconta l'esperienza nel blog:

I climbed a small mountain today. (Oh God, I am getting Bloggy after all ...) I delivered my first ever PowerPoint presentation today - a talk to the members of the Astrophysics group at Imperial College on the subject of my thesis - the Zodiacal Light. I worked hard on it ... for many nights ... and I think it went OK. I need more practice (and I am going to get it soon!), but I'm getting there. It's a bit like trying to get up and sing in front of your family ... a little too revealing! But they were kind to me.

Anche dopo aver suonato davanti a centinaia di migliaia di persone, l'emozione evidentemente non passa lo stesso.
"You can be anything you want to be, just turn yourself into anything you think that you could ever be". Puoi essere quello che vuoi, basta diventare qualunque cosa pensi tu possa essere. Cosi' cantavano i Quenn in Innuendo. Sembra che l'importante sia proprio non rinunciare mai alle proprie passioni e ai propri interessi. Crederci fino in fondo, per quanto bislacchi possano sembrare. Ma la cosa che mi piace di piu' di questa storia e' il guardare avanti, verso sfide nuove, invece di togliere la polvere ai vecchi allori. Dev'essere qui la lezione da imparare.

E poi, diciamocelo, Brian ha scelto l'ordine temporale giusto tra la musica e l'astronomia. Se avesse fatto il contrario di neuroni intatti per strimpellare la chitarra ne avrebbe avuti ben pochi... Innuendo.



venerdì 13 luglio 2007

L'emendamento


"Governo sul filo", "l'Unione alla prova del Senato" "Governo battuto". Questi i titoli dei giornali dopo l'approvazione di un (sensato) emendamento del senatore dell'Ulivo Manzione. Sembra che a causa di un emendamento su una questione particolare, proposto dalla stessa maggioranza pur col parere negativo del governo, non ci sia piu' una maggioranza parlamentare. Con Berlusconi che ovviamente chiede di andare subito al voto, come un disco rotto.

Eppure i miei ricordi delle ore di Educazione Civica al liceo mi dicono che secondo l'articolo 70 della Costituzione la funzione legislativa e' affidata alle due Camere. E se queste propongono emendamenti ai disegni di legge del Governo non fanno altro che il loro mestiere. Il peso politico di bocciare una legge nel merito oppure di proporre piccoli aggiustamenti, seppur contro il parere del Governo, mi sembra piuttosto diverso. Purtroppo pero' sembra che ormai il Parlamento sia ridotto a fare il notaio delle elugubrazioni del Governo e nulla piu', con l'unica alternativa di mandarlo a casa definitivamente.

Non sono in grado di giudicare il DDL Mastella sulla Giustizia nel suo complesso, tuttavia l'intervista su Repubblica al ministro e' agghiacciante.

... ieri ha lasciato Roma a bordo di un elicottero ("Me l'ha prestato un amico"), s'è messo d'accordo con uno dell'opposizione perché se ne andasse pure lui dall'aula ("Solo io sono capace di fare queste cose"), ha assistito al concerto di Baglioni e D'Alessio ("Sono venuti gratis solo per me")...

Praticamente si vanta tutto felice di essersi assentato dal posto di lavoro per andare a un concerto, e di aver istigato qualcun'altro a fare lo stesso. Se lo fa una persona normale non voglio sapere che succede. Ma prosegue:
...Sapete che vi dico: se il governo cade e si va alle elezioni, in questo palazzo io ci torno comunque. Quelli che hanno votato con Manzione non so proprio...

Per la serie, quello che conta e' la poltrona, il resto (tipo il bene comune, la giustizia, l'equita') e' solo per i sognatori. E' pur vero che Manzione ha dichiarato che ha presentato gli emendamenti che tengono in bilico il governo "perche' si diverte", altro che alti ideali. Ma speriamo proprio che in quel palazzo Clemente non ci torni. Comunque.