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lunedì 19 luglio 2010

La Ricerca a Del Piero


Da una parte Gelmini e Tremonti affamano la ricerca e l'università pubblica italiana, che, tra gli applausi di schiere di sciocchi laudatores, i quali peraltro sicuramente in futuro non si prenderanno alcuna responsabilità del disastro, saranno ridotte al grado zero della qualità e del merito. Dall'altra Berlusconi va in festosa visita all'universita telematica privata del Cepu. Sono ambedue scene tratte dal suicidio di una nazione moderna. Ma devo riconoscere che c'è del metodo in questa follia

Cosi' Fabio Mussi, ex ministro dell'Universita' e Ricerca del governo Prodi, commenta l'entusiasmo del Premier per il diplomificio privato di dubbia qualita' dove fino a poco tempo fa la tesi di laurea si poteva direttamente comprare. Da notare che durante la "festosa visita" il premier non ha perso l'occasione per insultare Rosy Bindi (come suo solito) e per sottolineare non il merito ma l'aspetto fisico di alcune giovani laureate. Peccato pero' che come sempre si parlera' solo di questa polemica, e non del perfetto riassunto delle politiche governative sull'istruzione che questa visita rappresenta...

venerdì 12 febbraio 2010

Dialogo e idee


30 anni fa, il 12 Febbraio 1980, nell'atrio dell'Universita' La Sapienza fu ucciso dalle BR Vittorio Bachelet. Rosy Bindi, accanto a lui al momento dell'agguato, ama ripetere che Vittorio "è stato soprattutto un uomo di dialogo. Non rinunciava alle sue idee, ma le aveva talmente forti da potersi permettere il confronto con tutti". Ha mostrato quale sia la strada giusta per l'impegno dei cristiani in politica, cosi' diversa da quella urlata e fatta di contrapposizioni degli atei devoti di oggi. Sul suo blog Rosy Bindi ne ricorda la lezione cosi':

[...] Siamo ancora immersi nelle contraddizioni di una democrazia bloccata e incompiuta, sulla Costituzione ci si interroga non per attuarla, ma per modificarla nel suo impianto fondamentale. La società è investita da profonde lacerazioni e disuguaglianze e sembra rifiutare ogni offerta culturale e politica per essere più giusta, solidale e inclusiva. Ancora ci sfidano la povertà e la guerra. Ma ai cristiani non è chiesto di stare alla finestra, con uno sguardo di estraneità o peggio di diffidenza verso il mondo. Ci è chiesto, come ripeteva spesso Bachelet, «di saper vedere i segni dei tempi e saperli giudicare alla luce della fede. L'atteggiamento del cristiano di fronte alla vicenda della storia umana deve essere insieme di ascolto e di annuncio, di accoglienza e di superamento. L'ottimismo con cui possiamo guardare alla vicenda umana è l'ottimismo della redenzione, cioè della croce e della resurrezione. E un atteggiamento che consente di guardare con amore capace di ogni accoglienza alla realtà umana è quello penetrante e libero dello spirito delle Beatitudini»

Qui un'intervista al figlio Giovanni per il Tg2, e qui un suo ricordo del papa'.

sabato 9 gennaio 2010

Inciuci regionali


La piega che stanno prendendo le vicende delle candidature regionali sta preoccupando parecchi fra i sostenitori del PD, che guardano stupefatti le dichiarazioni e le smentite sui giornali, i ricatti di un UDC capace solo di scegliere il cavallo vincente regione per regione, la totale impreparazione e indecisione nel fare piani a lungo termine e trovare personi rappresentative e autorevoli. Il tutto tra inciuci e decisioni dall'alto che rappresentano quanto di piu' lontano da quello che il PD aveva lasciato intravedere e intendere. Per fortuna non tutti accettano quello che sta accadendo. La Presidente Rosy Bindi e perfetta nella sua intervista su La Stampa: "la strada per uscirne è una sola: sono le primarie". E poi ancora su Casini: "nessuno gli ha chiesto di fare il capo del centrosinistra. Io resto convinta che Casini sarà un ottimo capo del centrodestra liberato da Berlusconi". Anche nel mio circolo ormai lontano di Monaco sono in parecchi ad essere preoccupati. Ricevo e pubblico questa lettera che spiega bene le sensazioni di molti di noi:

E’ una riflessione che mi trascino da giorni. Un pensiero che mi si è incastrato da qualche parte nella testa e non ero riuscito a dargli una forma sensata finora. Perché, da qualunque angolazione guardassi la questione, ci vedevo delle incongruenze. Voglio dire, a me non è che dispiaccia per principio l’idea che per vincere in politica si debbano fare dei compromessi. Succede così dai tempi di Pericle, perché dovrebbe essere diverso per le regionali in Lazio o in Puglia? Per quanto mi ripugni un’alleanza con Casini (che non ce lo scordiamo, nelle fila del suo partito, oltre a qualche persona per bene, ha veramente arruolato cani e porci, da Totò Cuffaro a Emanuele Filiberto...tanto per dire...) posso arrivare tranquillamente a comprendere Il fatto che l’UDC sia il male minore e che sia meglio non dare la Puglia a Berlusconi. Quindi non sto qui a stracciarmi le vesti se qualcuno propone un’idea di alleanza, posto che questa sia possibile sulle basi di un piano di intenti o, ma non vorrei suonare troppo ottimista, di un programma. Ora, quello che però non capisco, è il metodo. Il metodo è pieno di contraddizioni. Innanzitutto si basa sull’idea che chi ha vinto il congresso, cioè D’Alema, può fare quello che vuole rinnegando buona parte dei presupposti su cui il Partito stesso è stato fondato. Quando ho preso la tessera, l’ho fatto anche perché in qualche modo convinto dalla dalla proclamata diversità del Partito Democratico nel panorama politico italiano. Un partito i cui esponenti più in vista dicevano un giorno si e l’altro pure che le scelte sarebbero state prese con la più ampia partecipazione democratica, un partito che aveva (non conto quante volte ho letto o sentito questa espressione) il concetto di Primarie nel proprio DNA. Il semplice fatto che D’Alema abbia vinto il congresso sembra debba snaturare quasi per una necessità ineluttabile tutto quello che abbiamo sentito e letto per mesi in nome del mantra „altrimenti non vinciamo“. Il che significa, per esempio in Puglia, non fare le primarie e candidare d’ufficio qualcuno che quattro anni quelle stesse primarie le ha perse contro il presidente in carica. Presidente la cui unica colpa accertata, a quanto si sente dire in giro, è quella di non piacere a Casini. Questo modo di fare, nella lingua italiana, ha un nome: si chiama opportunismo. Nel politichese pure: si chiama trasformismo. Il che non è un peccato di per se in politica, intendiamoci. Cavour ci ha costruito una nazione, figuriamoci se non può andar bene anche per la Puglia e il Lazio. Il problema è che mi manca la chiarezza. La chiarezza di una segreteria che dica ai suoi tesserati ma anche e soprattutto ai suoi elettori che la strategia elettorale la decide D’Alema. Punto. Bersani uscisse da questa sua fase mutanghera e lo dicesse chiaramente. Le primarie non si fanno più, nè in Lazio , nè in Puglia, nè altrove. Perché i candidati saranno scelti ora e per sempre sulla base della convenienza contingente, il che significa, per esempio ,sulla base delle chiacchiere imbonitorie di Casini, sui ricatti da 3% a la Mastella (ritornerà pure lui, abbiate pazienza), dei mandati esplorativi che hanno tenuto impegnato Zingaretti per ben due preziosissimi giorni rubati al suo preziosissimo ufficio di presidente della provincia, delle influenze della chiesa cattolica o della fondazione di Montezemolo...etc. etc. etc. Insomma ce lo dicessero chiaramente che stanno rifondando la DC delle correnti e che D’Alema è il nuovo Andreotti così ci mettiamo l’anima in pace, tutti. Anche quelli che si sono fatti il culo (scusate il francesismo) per preparare il congresso, che hanno rotto le palle (secondo francesismo) a destra e a manca a chi diceva che il PD era morto ribattendo che noi no, noi c’avevamo le primarie e la partecipazione democratica e il partito liquido e il processo decisionale bottom up e che la storia era cambiata etc etc etc Ecco, ora quel pensiero che mi si era insinuato nel cervello a cavallo delle feste, rendendo la digestione dei cenoni più difficoltosa, mi è un pò più chiaro. Io non sono contro i compromessi, sono contro il modo in cui vengono presentati. Con quell’ipocrisia ricattatoria del „sennò non si vince“. Con quell’arroganza tipo „spostati ragazzino, lasciaci lavorare...“. Quell’arroganza che si basa sull’assunto che gli elettori siano nella migliore delle ipotesi una massa di idioti e quindi l’unica è scimmiottare il cinismo berlusconiano se si vuol vincere. Idea tutta da dimostrare così come il fatto che, con Casini o senza, Boccia possa avere qualche possibilità in più di Vendola di vincere in Puglia. Anzi, idea del tutto fallimentare, se guardiamo con un minimo di distacco la storia degli ultimi vent’anni. Dalla bicamerale in poi D’Alema ha portato a casa un pò fallimenti e, nella migliore delle ipotesi, mezze vittorie (qualcosa di buono vista durante il suo governo, un buon ministero degli esteri). Forse tutta sta sagacia serve a poco alla fine, se non si ha un’alternativa da proporre. Alternativa! Alternativa! Alternativa! E’ una parola meravigliosa. Molto più bella di mandato esplorativo. Infinitamente più produttiva di Alleanza variabile. Io ho ancora voglia di lavorare per costruirla un’alternativa e non saranno certo questi tatticismi da sedicente Richelieu a farmi desistere. Però, lo ribadisco, esigo chiarezza da questa segreteria su quali sono i metodi, le regole e le intenzioni che questo partito intende perseguire. Devo capire se è il partito che credevo fosse quando ho preso la tessera o se è un'altra cosa. Ditemelo per favore. Giuseppe

mercoledì 10 ottobre 2007

Di voto in voto


Vince nettamente il Si' nel referendum sul welfare promosso dai sindacati. L'affluenza e' stata alta oltre ogni mia previsione, circa il 60%, un segnale a chi parla di crisi della politica e di disinteresse. I Si' dovrebbero essere tra il 70% e l'80%. Al Pignone di Firenze, per esempio, hanno votato 2.030 lavoratori su un totale di 2.530 e i sì sono stati 1.587. I No vincono solo tra i metalmeccanici delle grande aziende, secondo le posizioni della FIOM. Mentre c'e' chi grida ai brogli e insiste sull'astensione, il governo ne esce sicuramente rinforzato. Difficile a questo punto giustificare la manifestazione e l'astensione in Parlamento.

Intanto mancano 4 giorni alle "Primarie" del PD. Continua la campagna elettorale, per la Bindi addirittura un rap:



E' la prima volta in cui si potra' eleggere direttamente l'assemblea che determinera' valori, obiettivi e sfide del Partito a livello nazionale e regionale, nonche' il suo segretario. Con il 50% di candidati donne. Nonostante le premesse non tutte positive e qualche nota stonata, una grande occasione di democrazia.
Per me e per molti sara' anche la prima volta di una candidatura in un organismo di partito, e solo per questo vale la pena andare a votare. Sul perche' votare Bindi abbiamo gia' detto.
Per chi e' a Firenze, nel collegio Firenze 3 (Nord-Ovest, Rifredi/Novoli) questa e' la mia lista. Sono in buona compagnia, con l'Alida, la candidata a segretario regionale e un mio professore all'Universita'. Nella lista per l'assemblea Regionale c'e' anche Polpette, il Foca, l'Ilaria e il Fab. Chi altri ha un mangiafuoco (buongustaio) in lista? Per votare a Firenze, la lista dei seggi, e tutte le istruzioni. E' tempo di scegliere. A chi invece resta a casa, ricordo che l'importante poi e' non lamentarsi "perche' fanno tutti schifo".

sabato 6 ottobre 2007

Perche' votare il 14 Ottobre


Dopo Gad Lerner, riprendo un post di Nando Dalla Chiesa dal suo blog, con cui concordo pienamente. Ho gia' detto le stesse cose, ma lui le dice molto meglio. Ecco perche' occorre in tutti modi andare a votare il 14 Ottobre, anche se, o forse proprio perche', si teme il peggio per il PD. E perche' bisogna votare per Rosy:

[...] Il fatto è che i partiti fondatori del Pd hanno già deciso chi sarà il segretario. E su questa decisione hanno mobilitato le loro truppe, anche mediatiche. Sarà Veltroni, leader capace e non privo di utopie autentiche. Ma questa decisione è stata presa avendo in testa un'idea di Pd che non mi piace affatto: tutto deciso prima, il numero uno e il numero due, con un solo candidato e dietro tutti a ritagliarsi posizioni di potere, con le celebri liste "a sostegno di Veltroni" e, naturalmente, le liste bloccate, senza preferenze. Insomma, non si vota più, decidiamo noi. Per questo quando Rosy ha deciso di rompere il gioco e di candidarsi, sapendo di perdere, e mi ha chiesto di appoggiarla, io -che ho passato cinque anni nella Margherita senza poter votare mai il gruppo dirigente- ho pensato che fosse mio dovere sostenerla. Perché il coraggio va aiutato, è merce rara. Perché questo è ormai un sistema dove se solo si teme di perdere nessuno mette più fuori il naso. Gli apparati hanno reagito male, e hanno (loro, non Veltroni) messo in atto ogni forma di scoraggiamento a stare con la Bindi prima e con Letta poi. Allora, il problema a me sembra un altro. Veltroni vincerà, sarà lui il segretario. Ma occorre che la voglia di cambiare il costume politico che sta dietro la candidatura Bindi acquisti un suo peso; capace di farsi sentire (e molto bene) nella fase costituente. Più voti avrà Rosy, più il Pd non sarà una creatura teleguidata. E Rosy sarà poi più leale con Veltroni di alcuni dei suoi grandi elettori. I quali dal lunedì 15 inizieranno a pensare a come farlo ballare e a come liquidare la richiesta di cambiamento se vedranno che questa non "tira" consensi. Ecco, così la vedo io. E per questo mi sto dando da fare per Rosy, che più la conosco e più mi piace. Credo anzi che un suo successo farebbe bene a tutta l'Unione [...]

E domani c'e' la Marcia Perugia-Assisi, per guerre dimenticate e guerre infinite. E, meno importante ma per questo non attesissima, Fiorentina-Juventus. Semplicemente "la" partita.

lunedì 1 ottobre 2007

Scelgo Rosy


Ieri a San Giovanni Valdarno assemblea dei candidati nelle liste "Con Rosy Bindi, Democratici, davvero". Me la sono persa per motivi logistici, ma leggo dal sito di Rosy, su segnalazione di Polpette!, l'intervento di Giovanni Bachelet, figlio di Vittorio. L'intervento completo lo trovate qua, qui solo un breve stralcio:

[...] anche noi, oggi, siamo schifati quanto i trecentomila di Bologna. Ma non vogliamo tirarci indietro. Per questo ci troviamo qui, in questa improbabile impresa del Partito Democratico, trascinati da Rosy Bindi: da qualcuno che ci assomiglia, che condivide i nostri ideali e lavora in modo disinteressato per il bene del Paese. Siamo scemi, illusi, complici della casta? O invece più coraggiosi di chi si limita a un pur meritato vaffa?

mercoledì 26 settembre 2007

Ecco le liste, con polemica


Il 14 Ottobre per la prima volta nella storia del paese gli italiani saranno chiamati a votare per eleggere direttamente l'assemblea costituente di un partito e il suo segretario. Non puo' che essere la migliore risposta alla voglia di cambiamento e di apertura della politica che stiamo respirando in modi diversi da parecchi mesi. Eppure non sono tutti Rosy e fiori. Arrivano oggi i primi dati ufficiali per le liste e i relativi numeri, e con loro le polemiche e qualche novita'.
Intanto la prima sorpresa. Stamani Gawronski e Schettini hanno fanno sapere che uniranno i loro progetti politici, candidando a segretario del PD il solo Gawronski. Qualcuno lo comunichi anche a Diamanti su Repubblica: ci saranno quindi solo 5 candidati.
Qualche polemica sulla presentazione delle liste in Liguria, dove tutti i consiglieri DS e Margherita contattati per l'omologazione delle liste si sarebbero rifiutati di "ricevere" i rappresentanti delle liste locali apparentate proprio con Gawronski. Fosse vero e senza motivo logistico sarebbe gravissimo. Aspettiamo l'esito del ricorso al comitato regionale.
Tuttavia le polemiche piu' grosse sono per la lista 2 di Veltroni, quella che doveva avere tutti i capolista under 35, essere aperta ai giovani e fuori dalle logiche dei vecchi partiti, quella da cui anche iMille volevano cambiare la politica italiana. Ne avevo gia' parlato, la scelta si e' rivelata pessima. Anche l'onorevole Giachetti, che ha tentato invano di convincere il ministro Melandri, fautrice della lista, a candidare alcuni giovani del pulmino e del Comitato Ombra, si e' dovuto scontrare col muro di apparato, che l'ha usata per inserire chi dalla principale era rimasto fuori. Ed e' di poche ore fa una lettera dei dirigenti della Margherita giovanile che rinunciano alla loro candidatura proprio a causa di questa mancata occasione di apertura ai giovani. Confermate le mie paure della vigilia. C'e' chi cerca di cambiare tutto per non cambiare niente, di perdere un'occasione irripetibile per aprire le porte a chi la politica e l'Italia la vuole cambiare in meglio, con energie nuove.

Provano invece a cogliere l'occasione le liste "Con Rosy Bindi. Democratici, davvero": fallita in extremis la corsa in quasi solitario con gli amici Cechi (purtroppo aiutato troppo tardi da Roma) per una lista in Europa, mi candido comunque a Firenze nel collegio 3 Novoli-Rifredi. Per un Partito Democratico, davvero. Fatto anche di giovani e di donne.

Nell'attesa di sapere dove andiamo, un riassunto di da dove veniamo:

sabato 15 settembre 2007

Le primarie delle primarie


D'accordo, quelle del 14 Ottobre non sono primarie. Qualcosa di piu'. Pero' l'iniziativa delle liste in sostegno di Rosy Bindi in gran parte d'Italia per restituire ai cittadini la possibilita' scegliere i propri rappresentanti per le assemblee costituenti nazionali e regionali, aggirando le liste bloccate, e' troppo bella chiamata cosi': le primarie delle primarie. Un bell'esempio di trasparenza e democrazia, non solo a parole.

Come solo parole si sono dimostrate quelle di Veltroni che parlava di 50% di tutte le cariche elettive del PD alle donne. Infatti, alla prima occasione, candida solo 3 donne alla segreterie regionali su 20 regioni complessive, tra vistose spartizioni di poltrone e poltroncine tra i vecchi apparati. Una sola donna su cinque per Letta, mentre Rosy Bindi presenta 4 uomini e 4 donne dove si presenta. Adinolfi e Gawronski rinunciano causa mancanza di mezzi, mentre Schettini dovrebbe presentare 2 candidati.

Per quanto riguarda la circoscrizione Europa, stiamo impazzendo per la raccolta di firme sul fotofinish. Chiunque sia interessato a portare il contributo e vive, studia o lavora in Europa anche non iscritto alle liste degli italiani all'Estero si faccia avanti!

Infine, sempre nel cammino per verso il PD, una bella iniziativa su Repubblica.it, Bussole, per mettere a confronto, alla pari, tutti i candidati segretari su 10 temi scelti da Ilvio Diamanti. Sperando che il livello di interesse delle domande, dopo la prima sulle radici, salga decisamente.

domenica 9 settembre 2007

Il dopo vaffa

Pare 300000 firme. Non noccioline. Una valanga di gente incavolata. E tutte convocate attraverso la rete. Io credo che la risposta a queste 300000 firme non sia, come auspica Grillo, la distruzione dei partiti. Sia invece la buona politica, fatta di aursterita', fatta da chi intende il governo del paese come un servizio e non un'occasione di accumolo di soldi, di visibilita' e di potere. Serve che queste 300000 persone e gli altri 54 milioni di italiani se lo ricordino alle prossime elezioni invece di rivotare coloro dei quali non sono contenti o peggio stare a casa lasciando campo libero proprio a chi vogliono cacciare.
Oltre all'interessante analisi di Gennaro Carotenuto e all'intervista a Rosy Bindi (che va piu' o meno nella direzione che suggerisco), riporto questa nota di Nando Dalla Chiesa dal blog della stessa Bindi:

A proposito di Beppe Grillo (di Nando Dalla Chiesa)

Cara Rosy, hai visto il successo di Beppe Grillo? Be', non mi ha sorpreso. Anzi, credo che avrebbe potuto tranquillamente raddoppiare le cifre della partecipazione se solo avesse avuto il traino di stampa e televisioni. Evidentemente il suo Blog sta surclassando buona parte di quotidiani e settimanali. E, soprattutto, ha evidentemente molte ragioni dalla sua parte. Io credo che chi di noi è più sensibile all'esigenza di una politica aperta e di servizio debba sapere interpretare lo spirito migliore di una manifestazione come quella di ieri. Non per scimmiottare Grillo, che è un comico e molto di più e di diverso, anche da noi. Ma perché ci sono ragioni di fondo della manifestazione che devono vivere nella nostra idea e prassi della politica. Purtroppo da anni molti nostri "colleghi" agiscono e decidono e omettono come se vi fosse una perfetta sintonia tra la politica e la società civile, confondendo l'assenso passivo o la rassegnazione talora sprezzante dei cittadini con il consenso.
Abbiamo la responsabilità di dimostrare con chiarezza che c'è, nei partiti, nelle istituzioni, chi non esprime l'immagine della politica dileggiata ieri da Grillo e dalla piazza. Penso alla proposta di mettere al bando i condannati dal parlamento. Rosy, dobbiamo dire, e poi ridire, che quella proposta alcuni di noi l'hanno già presentata in parlamento. Che non abbiamo avuto bisogno del Vaff. Day (che infelice nome...) per chiedere quello che recita il primo punto della proposta di legge firmata ieri da 300.000 cittadini. E che non l'abbiamo depositata, quella proposta, nella scorsa legislatura, per lasciarla in un cassetto. Ma l'abbiamo portata in commissione al Senato, dove abbiamo perso. Ora, figurati, va bene riproporla. E' utile rilanciare la sfida. Ma è importante sapere che ciò che Grillo ha ritenuto giusto lo aveva già ritenuto giusto una pattuglia di senatori. Che la complicità e il quieto vivere non sono dappertutto.
Se non chiariamo queste e altre cose, se non gridiamo la nostra contrarietà alla vergogna delle liste bloccate (una vergogna anche per il nostro nascituro partito democratico, ahimé), tutti saremo uguali. E la tendenza a far tutto un fascio c'è, purtroppo, in un movimento che viene convocato in piazza su quella infelice parola d'ordine. Proprio l'altro ieri in un dibattito su Radio Popolare (Radio Popolare dico, mica la radio della Lega), mi sono sentito accusare di parlare come parlo ora perché ho "il cadreghino da difendere", oppure di avere come portavoce "Enzo Carra il condannato" (falso, falso, falso consapevole). Ecco. Anche per sconfiggere le correnti populiste che vedo montare (e Berlusconi le ha aizzate mica poco...) dobbiamo, da qui al 14 ottobre e soprattutto dopo, rendere chiara con i fatti e con le parole (che contano) la nostra identità: passione civile per la politica e, come ormai usiamo dire, democratici davvero.

Concludo riprendendo la vignetta di Mauro Biani, e riporto un brano della "Lettera ai Giudici", di Don Milani:

[...] Dovevo ben insegnare come un cittadino reagisce all'ingiustizia. Come ha libertà di parola e di stampa. Come il cristiano reagisce anche al sacerdote e perfino al vescovo che erra. Come ognuno deve sentirsi responsabile di tutto. Su una parete della nostra scuola c'è scritto grande: I care. E' il motto intraducibile dei giovani americani migliori. "Me ne importa, mi sta a cuore". E' il contrario esatto del motto fascista "Me ne frego" [...]

E direi anche del "Vaffa" che poi non e' capace di andare oltre lo sdegno per costruirci qualcosa, di chi si sente fregato ma non responsabile.

giovedì 30 agosto 2007

Perche' scelgo Rosy


Un pezzo di Gad Lerner da Vanity Fair (!? ebbene si'!) in cui spiega perche', come molti, votera' Rosy Bindi il 14 Ottobre. Direi che le motivazioni coincidono in pieno con le mie, e che mai come in questi ultimi giorni si sono fatte cosi' evidenti. Una candidatura credibile, forte, fuori dai giochi delle spartizioni e delle correnti, col coraggio di metterci la faccia. Per un Partito Democratico, davvero.

Se vi racconto perché il 14 ottobre prossimo andrò a votare Rosy Bindi come segretaria del nuovo Partito democratico, è perché considero le elezioni primarie un esperimento che riguarda tutti gli italiani, anche quelli che hanno idee politiche diverse dall’Ulivo.
Non s’è mai visto un partito nascere così: con decine di migliaia di persone pronte a candidarsi gratis per un’assemblea costituente; e tutti i cittadini che lo desiderino, dai 16 anni in su, chiamati a esprimere la loro preferenza. Almeno proviamoci, a cambiare la politica. Un’innovazione che costringerà felicemente pure gli avversari a migliorarsi, favorendo il coinvolgimento dei cittadini nelle loro scelte. La mia, di scelta, si basa su una semplicissima considerazione. Anche se non la farò mai di mestiere –sarei un disastro- sono convinto che per migliorare l’Italia oggi bisogna impegnarsi a cambiare la politica: obiettivo temerario, lo so, ma senza una politica rispettabile, quindi in grado di agire efficacemente, rischiamo di finire tutti vittime della legge della giungla.

Dunque prima di tutto credo che farebbe un gran bene alla società italiana, e in particolare alla riforma della politica, avere finalmente una donna in gamba al vertice del Partito Democratico. Siamo un paese che umilia ancora l’immagine della donna, incapace di valorizzare il patrimonio di competenze e sensibilità della sua maggioranza femminile. Quale occasione migliore di dare il buon esempio? Invece assisto a una contraddizione imbarazzante: il Partito democratico ha stabilito che debbano essere donne la metà dei candidati e dei capolista alla sua assemblea costituente. Ma nel frattempo Ds e Margherita si sono accordati perché sia il futuro numero uno, Walter Veltroni, sia il futuro numero due, Dario Franceschini, restino maschi. E anche le donne di partito più in vista, da Anna Finocchiaro a Barbara Pollastrini, al dunque, fanno sì i complimenti al coraggio della Bindi ma poi si sottomettono al compromesso di potere maschile. Sbagliano: per cambiare la politica ci vuole più coerenza tra il dire e il fare.

Così il felice paradosso è che Rosy Bindi, dopo essere stata democristiana, si presenta adesso come la meno democristiana fra i candidati segretari del Partito Democratico. Affronta il giudizio degli elettori senza preventive designazioni di vertice. Raccoglie i suoi sostenitori prescindendo dal gioco delle correnti organizzate che come sempre aspirano a perpetuarsi all’ombra del candidato in apparenza più forte; prefigurando un partito i cui notabili appoggiano una leadership per influenzarla, fiduciosi di piegarla alle loro esigenze di sopravvivenza. Quando vedo organizzarsi, tutte ipocritamente nel nome di Veltroni, le correnti centriste e quelle sinistra, i sostenitori della Cei e i favorevoli ai Dico, i sindaci del Nord e certi capi clientelari del Sud, avverto il rischio che veda la luce un partito di establishment troppo simile alla vecchia Democrazia cristiana.

Al contrario, la fermezza con cui Rosy Bindi –donna di fede cattolica- ha saputo fronteggiare gli attacchi venuti dalla gerarchia della Chiesa contro la sua legge sui Dico, testimonia un’ammirevole fermezza in materia di laicità dello Stato. E’ quel che ci vuole: politici capaci di sostenere posizioni scomode pagando anche dei prezzi personali.

Mi piace infine la priorità che Rosy Bindi assegna da sempre ai temi della giustizia e della solidarietà sociale. Scimmiottare le posizioni della destra sul fisco, sulla flessibilità del lavoro, sugli immigrati, sui rom, non procurerebbe nuovi consensi al Partito Democratico ma lo renderebbe invece subalterno culturalmente ai suoi avversari. Per i riformisti la modernizzazione della società e il sostegno alla crescita economica sono obiettivi fondamentali che si realizzano però solo garantendo la coesione sociale, cioè la tutela dei poveri e la piena cittadinanza delle fasce più deboli della comunità.

Rosy Bindi, con il suo caratteraccio, potrebbe guidare un bel partito popolare di cui siano protagonisti sul serio i cittadini. Rinviando a tempo debito il tema della successione al governo di Romano Prodi. Oggi è molto più importante che milioni di elettori siano coinvolti in questo rischioso ma affascinante tentativo di riforma della politica che sperimenteremo a partire da domenica 14 ottobre.

martedì 7 agosto 2007

Voto all'estero: Mission Impossible


E' appena uscita la versione definitiva delle regole per il voto all'estero. Confermato quanto anticipato nei giorni scorsi: potranno votare nella circoscrizione estero, per via telematica, non solo gli iscritti alle liste degli italiani residenti all'estero, ma anche tutti coloro che vi si trovano temporaneamente, come me. Non e' chiaro cosa impedisca il doppio voto, tranne l'onestà dell'elettore.

Per la ripartizione Europa, che mette in palio 36 seggi, occorrono almeno 420 firme da raccogliere in almeno 4 Stati. Non solo: per ogni Stato va raccolto almeno il 15% (almeno 65) delle firme complessive. Un'enormità' in confronto a un collegio nazionale. Anche se in questo caso i seggi in palio sono molti di più, tuttavia le difficoltà logistiche sono ovviamente ancora più' grosse. Si riducono le possibilità' dei ricercatori, giovani e "temporanei", in favore dei soliti noti alla De Gregorio.

Organizzarsi in casa non e' quindi possibile. Ho intanto deciso di sostenere Rosy Bindi, e quindi contattato il suo comitato elettorale per dare una mano. Vedremo che ne uscirà fuori per l'Europa, se qualcun'altro e' interessato si faccia avanti.

Qualche considerazione finale sul perche' della scelta su Rosy. Intanto perche' ha dimostrato di avere un'idea piu' chiara di molti degli altri candidati su cosa vuol dire creare un partito davvero aperto, e che occasione enorme di apertura e' il PD ("Un Partito Democratico, davvero"); perche' sta facendo notare come l'operazione plebiscitaria delle oligarchie dei partiti nel sostenere Veltroni e le lottizzazioni gia' in atto a livello locale vanno invece nella direzione opposta. Il suo modello di partito e' quello in cui mi riconosco di piu', senza ""l'uomo solo al comando" panacea di ogni male, che guarda lontano in una direzione precisa, alla guida della sinistra senza guardare a nuove alleanze come proposto dai "coraggiosi" (da cui Veltroni non ha ancora preso direttamente le distanze).

Perche' e' una donna, e come tale conosce sulla pelle la difficolta' di farsi spazio in un mondo dominato fino ad oggi in larga parte dai soliti noti, uomini e over 50, in una logica che il PD dovra' scardinare per essere davvero democratico. Perche' mi riconosco nelle sue idee e nella sua lettera di intenti, in cui avrei solo dato piu' spazio al problema dei giovani e della precarieta'. Ma del resto, altrimenti un nostro contributo al progetto non avrebbe aggiunto niente.

martedì 24 luglio 2007

Lenticchie e sfidanti

Mentre dal sito de "iMille" si scopre finalmente qual e' stato il "piatto di lenticchie" per cui "quelli che fanno le cose" si sono venduti a Veltroni (e da cui ovviamente mangeranno solo loro), oggi e' il giorno della discesa in campo di Enrico Letta. Il quale, si capisce subito, vuole puntare sulla carta di identita'. E allora per essere giovani davvero bisogna usare internet, e si candida su youtube:


Peccato che usi uno strumento nuovo con la testa vecchia di chi fa uno spot per la tv, e il risultato e' disastroso.

Nel frattempo, sia Furio Colombo che Rosy Bindi pubblicano su l'Unita' la loro lettera di intenti. Veltroni e' in videochat sempre sull'Unita'. Adinolfi risponde a Letta sempre su youtube. Gavazzoli-Schettini invece e' dato per disperso.

Ci prova anche Pannella. Poi si scontra con regolamento approvato (che recita che "Non è ammessa la candidatura di persone notoriamente appartenenti a forze politiche o ad ispirazioni ideali non riconducibili al progetto dell’Ulivo-Partito Democratico") e inscena una polemica a posteriori. Poteva pensarci prima.

E' tempo di scegliere. Le carte sono tutte in tavola.

venerdì 20 luglio 2007

Pensioni e programmi


Il governo e i sindacati trovano un'accordo sulle pensioni che riesce a scontentare tutti: da Rifondazione che sbraita che l'accordo e' da cambiare pur di fare un po' di demagogia, a chi voleva un segnale chiaro di svolta nella concezione del sistema pensionistico in Italia. Ne ho gia' parlato molte volte, quindi gia' sappiamo come la penso. Sono 10 miliardi che pagheremo noi. Comunque sia, in questo momento non si poteva, purtroppo, fare altrimenti; ma da la' a dire che e' "un buon accordo, ispirato da una cultura riformista" come ha detto Fassino ce ne passa...

Nel frattempo escono i programmi di due candidati gia' annunciati alla segreteria del PD.

Adinolfi, dopo lo sgambetto a iMille dai modi perlomeno discutibili, lo presenta sul blog, puntando su tre numeri: 100, come la quota a cui puntare per una riforma equa delle pensioni (e.g. 60 anni + 40 di contributi), 2 come la percentuale del PIL da destinare nella ricerca soprattutto per i giovani annegati nel baronismo, e zero come gli interessi sui mutui casa, come i vincoli sull'accesso alle professioni stritolate dagli ordini, come i costi della politica, come come come. Come probabilmente troppe cose. In generale, direi un programma piu' di governo che di partito, in cui si dice cosa si vuole fare ma non come. E che essendo una candidatura a segretario manca di una visione di partito e di identita' che si vuole dare. Punta come e' giusto che sia sui giovani e le nuove tecnogie Adinolfi, cavalca l'onda dello scontento nella classe dirigente attuale reclamando un posto al sole anche per gli under 40. Il grido di battaglia e' "it's time for them to go". Io credo sia tempo anche per noi di avere una voce e uno spazio, accanto alla voce e allo spazio degli altri.
Piu' complesso e stimolante il manifesto di Rosy Bindi, dove oltre alle cose da fare viene tratteggiato un quadro del nuovo partito in cui mi rivedo molto: plurale, con radici forti e varie, ma che guarda lontano in una direzione precisa, al centro della sinistra senza guardare a nuove alleanze come proposto dai "coraggiosi". Dove "il carattere Nazionale e unitario del Pd dovrà essere assicurato da una leadership rappresentativa e plurale: il nostro non sarà mai il partito del leader". Finalmente qualcvuno che si rende conto che "l'uomo solo al comando" e' roba per le destre. Rosy vuole un partito che possa cambiare il modo di fare politica in Italia, non solo l'Italia. E le priorita' del ministro partono, come e' ovvio, dalle donne, dal sostegno alle famiglie piu' deboli, da una lettura non superficiale del significato di laicita' dello stato. Passando dal tema della legalita', un po' in ombra in altri contributi, della pace e della politica internazionale, fino al welfare e allo sviluppo sostenibile. La critica che mi sento di fare e' che il tema dei giovani e' presente ma sottotono, mentre finalmente sia Veltroni che Adinolfi lo hanno portato, finalmente, al centro del dibattito.

Insomma, e' evidente come tante piu' sono le facce, tanto piu' che il dibattito si arricchisce. Peccato che in tutto questo sia sia perso per strada un contributo importante, quello de iMille che cercano di andare avanti facendo finta di niente.

lunedì 16 luglio 2007

Avanti il prossimo


Come dicevo ieri, Furio Colombo ha rotto il ghiaccio facendo, comunque la si pensi, un grande servizio al PD.

Rosy Bindi rompe infatti gli indugi e annuncia la sua candidatura alla segreteria del Pd alle primarie del 14 ottobre
. Sul suo sito e' riportato il comunicato con cui scioglie la riserva: "L'appuntamento del 14 ottobre ha risvegliato nel popolo dell'Ulivo nuove attese e una grande speranza nel Partito democratico - afferma il ministro della Famiglia - Queste attese e queste speranze non possono andare deluse. Anch'io, come tanti, sento la responsabilità di un impegno in prima persona. Ho riflettuto a lungo sul contributo che avrei potuto dare a questa straordinaria opportunità per la politica e il paese. Sono ormai convinta che la scelta più giusta e più utile sia quella di presentare la mia autonoma candidatura alla segreteria del nuovo partito"
Seguono poi le motivizioni, centrate sul ruolo delle donne, sulla laicita' e il pluralismo etico e religioso, che si va anche arricchendo anche del contributo dei tanti stranieri che vengono a vivere in Italia.

Un'altra candidatura importante, una donna e per giunta dall'area cattolica del nuovo partito, seppur da sempre attenta al tema della laicita' (qualche giorno fa a Bose ha detto: «non è forse nel Dna dei cristiani, poiché il grande valore della distinzione tra potere politico e potere religioso - date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio - non l´ha forse introdotta Cristo? «). Senz'altro una persona che ha sempre avuto le idee chiare. Mi ricordo ad esempio un dibattito al Social Forum di Firenze qualche anno fa con Bertinotti (che giocava in casa) e la Bindi che invece si prese a sorpresa tutta la sala. Il confronto non puo' che migliorarne.