Pensioni e programmi
Il governo e i sindacati trovano un'accordo sulle pensioni che riesce a scontentare tutti: da Rifondazione che sbraita che l'accordo e' da cambiare pur di fare un po' di demagogia, a chi voleva un segnale chiaro di svolta nella concezione del sistema pensionistico in Italia. Ne ho gia' parlato molte volte, quindi gia' sappiamo come la penso. Sono 10 miliardi che pagheremo noi. Comunque sia, in questo momento non si poteva, purtroppo, fare altrimenti; ma da la' a dire che e' "un buon accordo, ispirato da una cultura riformista" come ha detto Fassino ce ne passa...
Nel frattempo escono i programmi di due candidati gia' annunciati alla segreteria del PD.
Adinolfi, dopo lo sgambetto a iMille dai modi perlomeno discutibili, lo presenta sul blog, puntando su tre numeri: 100, come la quota a cui puntare per una riforma equa delle pensioni (e.g. 60 anni + 40 di contributi), 2 come la percentuale del PIL da destinare nella ricerca soprattutto per i giovani annegati nel baronismo, e zero come gli interessi sui mutui casa, come i vincoli sull'accesso alle professioni stritolate dagli ordini, come i costi della politica, come come come. Come probabilmente troppe cose. In generale, direi un programma piu' di governo che di partito, in cui si dice cosa si vuole fare ma non come. E che essendo una candidatura a segretario manca di una visione di partito e di identita' che si vuole dare. Punta come e' giusto che sia sui giovani e le nuove tecnogie Adinolfi, cavalca l'onda dello scontento nella classe dirigente attuale reclamando un posto al sole anche per gli under 40. Il grido di battaglia e' "it's time for them to go". Io credo sia tempo anche per noi di avere una voce e uno spazio, accanto alla voce e allo spazio degli altri.
Piu' complesso e stimolante il manifesto di Rosy Bindi, dove oltre alle cose da fare viene tratteggiato un quadro del nuovo partito in cui mi rivedo molto: plurale, con radici forti e varie, ma che guarda lontano in una direzione precisa, al centro della sinistra senza guardare a nuove alleanze come proposto dai "coraggiosi". Dove "il carattere Nazionale e unitario del Pd dovrà essere assicurato da una leadership rappresentativa e plurale: il nostro non sarà mai il partito del leader". Finalmente qualcvuno che si rende conto che "l'uomo solo al comando" e' roba per le destre. Rosy vuole un partito che possa cambiare il modo di fare politica in Italia, non solo l'Italia. E le priorita' del ministro partono, come e' ovvio, dalle donne, dal sostegno alle famiglie piu' deboli, da una lettura non superficiale del significato di laicita' dello stato. Passando dal tema della legalita', un po' in ombra in altri contributi, della pace e della politica internazionale, fino al welfare e allo sviluppo sostenibile. La critica che mi sento di fare e' che il tema dei giovani e' presente ma sottotono, mentre finalmente sia Veltroni che Adinolfi lo hanno portato, finalmente, al centro del dibattito.
Insomma, e' evidente come tante piu' sono le facce, tanto piu' che il dibattito si arricchisce. Peccato che in tutto questo sia sia perso per strada un contributo importante, quello de iMille che cercano di andare avanti facendo finta di niente.
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