giovedì 31 gennaio 2008

Il lupo kamikaze


A molti l'impresa di Marini pare disperata, altri dicono che se ha accettato una possibilita' ci dev'essere. Si ragiona quindi di incredibili intrallazzi orchestrati sempre e solo da D'Alema, che si sa e' proprio intelligente, per salvare la baracca. L'idea che mi sono fatto e' invece che Marini sappia benissimo di essere un Kamikaze. Sappia di servire solo a mettere la CdL incontrovertibilmente davanti alla responsabilita' di non aver dato un governo al paese in questo momento delicato, e di non aver voluto neanche provare a discutere della legge elettorale. Gia' che ci siamo, anche di coprire un altro pochino di ridicolo qualche alleato, e magari fargli perdere qualche pezzo. Pare che il piano stia gia' funzionando, dato che e' stata avvistata una balena bianca al largo dell'UDC.
Tra uno spruzzo e un lupo marsicano, la Corte Europea riconosce ancora una volta l'illegittimita' delle trasmissioni di Rete4 dando ragione a Europa7. Una cosa assurda che finalmente la Gentiloni, che non vedra' mai la luce per la gioia di Mediaset, avrebbe sanato. Per fortuna ci rimane almeno l'Europa.

mercoledì 30 gennaio 2008

La grande anima


Quando dispero, io ricordo che nel corso di tutta la storia la via dell'amore e della verità ha sempre vinto. Ci sono stati tiranni, macellai, e per un po' possono sembrare invincibili; ma la conclusione è che cadono sempre.
Riflettici. Sempre.

Sessanta anni fa veniva assassinato il piu' grande rivoluzionario del secolo scorso, Mohandas Karamchand Gandhi, poi chiamato da Tagore Mahatma, "La grande anima". Padre della disobbedienza civile e della non-violenza, fu veramente capace di aver fiducia anche nelle curve, e in quelle piu' dure. Di guardare oltre alla brutalita' nella parte migliore e piu' vera dell'uomo. Sostenne che lo sfruttamento e l'ingiustizia sono i mali da sdradicare per avere pace sociale e tra i popoli, e che la verita' e la liberta' non possono essere affermate e ottenute con la violenza. Uno dei grandi profeti del nostro tempo.

Le cose che non abbiamo fatto


La Fenice, bonta' sua, si assolve dall'accusa di falso in bilancio nell'ultimo stralcio di procedimento del caso-Sme. "I fatti non sono più previsti dalla legge come reato": cosi' i giudici della I sezione penale del Tribunale di Milano hanno prosciolto Silvio Berlusconi, accogliendo le richieste della difesa dell'imputato. Il PM Ilda Boccassini aveva invece chiesto invano almeno la prescrizione per i fatti risalenti alla fine degli anni '80. Invece, grazie alla magnifica legge fatta proprio dal suo governo, la Fenice resta candida ancora una volta perche' il fatto non e' piu' nemmeno un reato se non ci sono azioni legali intraprese dalle eventuali parti lese. Da segnalare che il Giornale di famiglia si guarda bene dal ricordare questo piccolo e secondario dettaglio...

Aggiornamento 31/01/08: se la cosa funziona, perche' non usarla ancora? Rubare una mela e' ancora reato penale, truccare bilanci miliardari no. Che i ladri si aggiornino, perdiana!

martedì 29 gennaio 2008

Geh zur Wahl!


La mia agenda e' fitta di appuntamenti elettorali nei prossimi mesi. Sperando di non aggiungere a breve un'altro appuntamento con le urne, il 9 Febbraio a Firenze si terra' l’elezione dei delegati alle assemblee cittadine e provinciali del PD. Sempre a Firenze il 17 Febbraio avro' il referendum consultivo per la revoca delle delibere comunali che approvano la linea due e tre della tranvia in costruzione nella citta', e che sta suscitando cosi' tante polemiche. In attesa del referendum, se ci sara', mi e' poi arrivata oggi la convocazione per il piu' gradito di questo terzetto. Direttamente a casa mi e' stata recapitata in quanto europeo residente la tessera elettorale per le amministrative tedesche del 2 Marzo. Si vota per il rinnovo del Sindaco e del consiglio comunale, ma anche per la provincia. I cittadini dei paesi della UE, residenti da almeno tre mesi nella ridente cittadina di Garching, 15000 anime ad un passo da Monaco, potranno infatti esprimere la loro preferenza e far sentire la propria voce nell'amministrazione della citta' in cui vivono. Credo che non ci sia segno di accoglienza piu' grande di questo per un forestiero, e da quando ho aperto la cassetta della posta mi sento ancora piu' a casa in questa terra ancora per moltissimi versi straniera. Qui a Garching siamo in un'isola rossa, in cui l'SPD governa dal 1972: vedendo di non portare male anche in Germania, visti i recenti tragici risultati della sinistra in Italia, sara' importante per i moltissimi (circa 20%) cittadini stranieri legati al campus universitario recarsi numerosi alle urne, per ottenere ancora piu' voce in capitolo per i nostri problemi specifici. A questo proposito insieme a Nico cercheremo anche di organizzare un incontro con i principali candidati: visto che nei volantini elettorali c'e' anche il telefono di casa di ognuno, non credo sia troppo impegnativo. Davvero per certi versi una campagna elettorale diversa da quelle a cui sono abituati, in cui i volantini sono stampati rigorosamente in paese (orgogliosamente 100% Garching), in cui i candidati si impegnano a non utilizzare colpi bassi nella caccia ai voti, in cui i manifesti non tappezzano la citta', ma sono pochi seppur ben visibili. Vedro' allora di imparare qualcosa,di vedere da vicino un modo diverso di gestire la cosa pubblica. Di sicuro da oggi sono ancora piu' favorevole all'allargamento a tutti gli stranieri residenti, non solo UE, il diritto di voto amministrativo. Non ne vedo che benefici, per entrambe le parti.

lunedì 28 gennaio 2008

Jurassic Park

Caduto il governo, Napolitano sta cercando disperatamente di mettere insieme i cocci. Ma come sta dicendo la Littizzetto allietandomi la cena in streaming, si usano i pezzi vecchi da riattaccare insieme. E infatti si accende qua e la' in rete il dibattito, sacrosanto, sul rinnovo della classe dirigente: sul sito de iMille un interessante confronto in merito fra Corrado Truffi e Cristiana Alicata.



Io ho due idee al riguardo. La prima e' che, come i Velociraptor di Jurassic Park, i dinosauri citati della "Meglio Gioventu'" sembrino piu' grossi e ben piazzati di quanto siano in realta'. Cominciando a grattare e a sgomitare, alla fine crollano pure loro. La seconda e' che alla sfida elettorale prossima ventura vincera' chi cambiera' di piu', e chi sapra' trasmettere meglio l'idea del cambiamento, anche con le facce nuove e le carte di identita'. Perche' anche il Dinosauro-Fenice potrebbe non avere la vittoria in tasca come ci vuole far credere: sara' la giornata grigia, ma io oggi sono ottimista. E se si guardano gli ultimi sondaggi, gli incerti e i delusi sono tantissimi e aspettano qualcuno che gli comunichi un minimo di visione e di serieta', tutte cose che le destre non possono dare. Loro hanno solo i riciclati, e la solita aria fritta; e i numeri dei due schieramenti non appaiono cosi' diversi. Come ci invita a fare Gianni Cuperlo al termine di una bella analisi del dopocrisi, bisogna ripartire, nonostante tutto. E provare a vincere.

domenica 27 gennaio 2008

L'ebreo che ride


Via 1911dc, una storiella ebraica da L'ebreo che ride, (umorismo ebraico in otto lezioni e duecento storielle) di Monia Ovadia. Per ricordarsi non solo la distruzione ma anche cosa hanno tentato di distruggere.

Haim Mandelstam, importante mediatore di affari, aveva sentito celebrare il sarto di Kovno, Shmul Pincherle, ed aveva deciso di ordinare proprio a lui il suo nuovo abito da cerimonia anche se Kovno non era decisamente dietro l'angolo per lui che stava a Minsk. Tutte le persone che più contano gli avevano detto che un abito di quel sarto era un'esperienza unica. Shmul Pincherle, il sarto, era un uomo ossuto che da bel pezzo aveva oltrepassato la settantina. La sua barba caprina si divideva in due corni, il labbro inferiore era notevolmente sporgente e gli occhi socchiusi permanentemente atteggiati nello sforzo di perfezionara la messa a fuoco. Verosimilmente, quelle caratteristiche di labbro, barba ed occhi, non erano caratteristiche somatiche, ma piuttosto il risultato di una postura o, se si vuole, di una smorfia derivata dallo spasimo di concentrazione che richiede l'infilare il filo nella cruna dell'ago, cosa che all'ultrasettantenne sarto Shmul Pincherle faceva ancora con mira infallibile e senza ingoiare gli spilli per l'imbastitura. Qualche che ne fosse la ragione, sta di fatto che ogni suo gesto veniva compiuto attraverso quella curiosa smorfia. E così, da sopra le spesse lenti dei pence-nez che portava conficcati in mezzo al naso, con quella stessa immutabile espressione aveva attentamente scrutato il suo nuovo cliente, il mediatore di affari Haim Mandelstam. Quello era anche il suo modo di prendere le misure. Le misure canoniche le prendeva solo per compiacere i clienti. Shmul Pincherle aveva pregato il signor Mandelstam di fermarsi a Kovno per le prove di rito, poi lo aveva congedato: "Torni tra un mese, per prendere suo vestito". Puntualmene Haim Mandelstam era tornato dopo un mese, ma si era sentito dire dal vecchio sarto: "Ce l'ho vauto dei problemi, torni tra un'altro mese". E così, di mese in mese, Shmul Pincherle aveva rimandato il povero mediatore di affari per sei volte. Ma il settimo mese il vestito era finalmente pronto ed era sfolgorante: "Senta Shmul", commentà il mediatore di affari Mandelstam osservando compiaciuto il suo nuovo abito, "Il vestito è veramente eccezionale, ma se lo rende conto che lei c'ha impiegato sette mesi per finirlo, mentre il buon Dio, per fare tutto il mondo, ce l'ha messo sette giorni ?!?" Scrutando l'abito con la sua smorfia abituale per non lasciarsi scappare la benchè minima imperfezione, il sarto Shmul Pincherle sospirò e dopo una studiata pausa osservò: "Qvelo che le dice è vero, caro signor Mandelstam! Ma gvardi il mio vestito che bellezza e....la prego gvardi questo mondo che disastro!"

sabato 26 gennaio 2008

Famolo Strano


Segnalatomi da astromat, un fantastico ritratto del senatore Strano, in quota ad Alleanza Nazionale, tra i protagonisti dello show di scimmie ammaestrate andato in onda l'altro giorno dal senato. Un'animo libero, un teorico del galateo, un padre di famiglia. Imperdibile.

Nino Strano è catanese, senatore di An e molto altro ancora: "Esteta fottuto, amico di travestiti, troie e gay". E' anche amico delle male parole.
"Vorrei essere lieve e soave, vorrei vivere la politica come una passeggiata su una spiaggia della Normandia".
Invece quando entra a palazzo Madama cade in trance.
"Il turpiloquio mi afferra, mi tira per un braccio. A me poi piace il turpiloquio".
Ci ricadrà.
"Temo di non sapervi resistere".
"Checca squallida", ha detto al collega Cusumano.
"Ponevo l'accento sull'aggettivo. Denunciavo lo squallore della sua posizione".
Checca invece stava per cosa?
"Non ci azzecca niente. E ho chiesto scusa a lui".
Le serviva comunque l'epiteto per segnalare all'aula la sua presenza.
"Avevo bisogno di urlare la mia contrarietà a quel bagno d'ipocrisia in cui il collega era immerso. Cusumano non credeva a una sola delle parole che pronunciava".
Ha anche guarnito la sua faccia di lembi di mortadella espulsi dalla bocca oramai incapiente. E tracannato spumante oltre a quello versato sullamoquette.
"Tutto il cinema di Almodovar si nutre della carne viva come scena fondante della propria rappresentazione creativa. In me c'era l'idea di sviluppare anche visivamente il senso della vittoria".
Non è un po' troppo cinematografico il suo senso delle Istituzioni?
"Ho scritto a Marini, naturalmente mi scuso. E devo dire che Prodi ieri ha fatto una bella figura. Evola diceva: a una cosa si badi! A tenersi in piedi in un mondo di rovina".
Senatore: i suoi gusti sessuali sono liberi e anticonformisti. E' credente ma ama i dannati dalla Chiesa. Anche il travestimento personale, le piume.
"Travestimento no". I maschi.
"Mi squaglio davanti a una creatura di marmo. Ma non ho avuto mai un rapporto sessuale con una persona del mio stesso genere".
Frequenta soltanto.
"Frequento con enorme piacere i locali dove ogni desiderio è possibile e praticabile. Le mie donne sono sempre con me".
Frequenta ma non consuma.
"Mi fermo un attimo prima".
Costringe ad approfondire.
"Stamane ho fatto all'amore. Terminato alle 12,15".
Ah!
"Con una donna, la mia donna. Ho avuto un figlio da un'altra".
Zeffirelli le ha dedicato un grande suo film: Storia di una capinera.
"Zeffirelli è amico di famiglia, nutro immenso affetto, è uno dei più grandi, più grandi, più grandi. Ero assessore alla cultura a Catania, dove quel film è stato girato. Ho fatto di tutto per agevolargli il lavoro".
Per riassumere: lei è un praticante della perdizione.
"Vivo dannatamente di contraddizioni".
S'è chiesto cosa ci faccia in Alleanza Nazionale?
"Bella domanda".

Iene e cannoli


Meglio tardi che mai. "Mi dimetto per non tradire quegli ideali ai quali sono stato educato. Lo faccio per la mia famiglia e lo faccio come ultimo atto di rispetto verso i siciliani". Traduzione dal siciliano: "Mi dimetto prima che col decreto d'urgenza di sospensione avviato presso il ministero dell'Interno e richiesto dalla procura di Palermo mi caccino a pedate".
Eppure i legami di Toto con la mafia devono essere parecchio importanti, dal momento che il centrodestra comincia gia' la sviolinata alla "nuova vittima delle toghe rosse", per quanto impresentabile sia. Cosi' Casini esprime subito «un profondo apprezzamento per il suo senso delle istituzioni e per il suo amore per la Sicilia». Forse per quella parte della Sicilia e d'Italia che tutti vorremmo estirpata.
E gli alleati impresentabili sono preziosi anche se appena reclutati. E' di ieri la notizia che il servizio delle Iene di Sortino sul figlio di Mastella non andra' in onda su Mediaset. Si ricomincia.

venerdì 25 gennaio 2008

Vescovi e porporati


Ogni tanto uno si consola, e vede che il fatto di avere un pastorale da Vescovo non riduce tutti al pensiero unico di Ruini. Ecco un'intervista comparsa ieri sulla Stampa all'arcivescovo di Pisa, assolutamente in linea con quanto dicevo giorni fa sulle recenti tensioni "laiche". Mette infatti in guardia la Chiesa dal correr dietro a teodem, atei devoti e compagnia, e mette in evidenza non solo il pericolo ma anche il non-senso di alzare barricate anziche' aprirsi al dialogo. Buona lettura.

Monsignor Alessandro Plotti, arcivescovo di Pisa e vicepresidente uscente della Cei, prima il Papa-day convocato da Ruini a piazza San Pietro, poi l'affondo di Bagnasco. E' la spallata della Cei al governo?
«Bagnasco ha puntato su temi caldi come l’aborto e la famiglia, ha tracciato una linea netta. Ma non è che se cade il governo i problemi dell’Italia si risolvono anzi le emergenze sociali si accentuano. La governabilità è un valore e non si può prescindere dal dialogo con le istituzioni italiane. Quello dialettico è un orientamento inevitabile come ha dimostrato nei mesi scorsi l’approccio collaborativo della Segreteria di Stato vaticana. Tra le due sponde del Tevere il clima di sospetto reciproco è dannoso. In questo momento Bagnasco ha sentito il dovere di richiamare una serie di valori. Domenica all’Angelus a San Pietro il Papa è stato molto contenuto nel suo intervento. Malgrado le bandiere in piazza».
Bandiere come ad un comizio politico?
«Purtroppo sono i movimenti cattolici che hanno questa mania degli striscioni e delle bandiere. Ovunque vadano non sono capaci di stare normalmente in mezzo alla gente. Li abbiamo visti ai raduni di Loreto, al Family day, alle udienze papale del mercoledì. Purtroppo le associazioni e i movimenti ecclesiali hanno questa mania di presenzialismo e di visibilità e così si diventa più papalini del Papa. C’è il rischio di un effetto-boomerang che faccia rinascere umori anticlericali».
In Spagna dopo la sovra-esposizione della Chiesa con Aznar, è arrivato Zapatero. In Italia?
«E' possibile anche qui che tutta questa presenza cattolica nella vita pubblica ottenga il risultato opposto a quello sperato.. Di sicuro bisogna stare attenti a non esasperare le divisioni e a non alzare troppi steccati. Occorre piuttosto cercare di trovare punti di approccio, di riferimento e di dialogo. Sul territorio, nelle parrocchie, nelle attività pastorali ordinarie, questo clima di collaborazione esiste. Per tradizione la Chiesa italiana ha sempre saputo dialogare anche in contesti radicalmente laici e con i "mangiapreti". E’ una lezione da non perdere, anzi da recuperare, altrimenti tutto diventa interpretazione politica».
E se invece continua il "muro contro muro"?
«Il grosso pericolo e l'errore è che la Chiesa si faccia dettare l’agenda dagli atei devoti e dai teocon. Tanto più che sulla cattolicità di queste persone si può sicuramente avere più di qualche dubbio. Guai se la Chiesa deve farsi difendere da loro. E’ un momento difficile. Dobbiamo stare attenti che la fede non diventi “instrumentum regni” per chi invece di servire la Chiesa, se ne serve in logiche di potere. E' un’operazione tanto più pericolosa perché avviene nel vuoto di una politica di alto livello. Nel travaglio in cui stiamo vivendo c’è una specie di supplenza».
Colpa anche dei politici cattolici?
«Finita la stagione della Dc, si diceva che i cattolici impegnati in politica dovessero essere uniti sui valori. Ma ciò in concreto non avviene. Allora è chiaro che la Chiesa si trova anche un po’ spiazzata perché latita la visione cristiana della vita, della politica, della società.Non abbiamo un laicato maturo che sappia tradurre tutto questo in gesti e decisioni credibili. Se dobbiamo andare dietro alle bandiere degli atei devoti e dei tecon, c'è di che temere. E' sicuramente un errore che vengono avanti gli opportunisti che approfittano delle situazioni di crisi per consolidare questa difesa della Chiesa che poi è molto superficiale e molto formale. E che poi, in realtà, è una difesa di loro stessi».
Con quali pericoli?
«Se non stiamo attenti la Chiesa rischia di essere tirata dentro in una guerra per bande e non c’è mai un momento in cui si possa fare una verifica seria e anche spietata su certi orientamenti. Ci risiamo sempre sui soliti problemi che poi di fatto sono insolubili, perchè la difesa della famiglia è sacrosanta però sappiamo perfettamente che poi verranno fuori altre forme di unioni. La moratoria per l’aborto, per esempio, è un’altra invenzione estemporanea.».

giovedì 24 gennaio 2008

I nodi al pettine


E' finita. Un grazie a Prodi che andando fino in fondo ci ha additato uno a uno, in una cornice degna di scimmie allo zoo, chi porta la responsabilita' della caduta del governo: con motivazioni fantasmagoriche e per lo piu' incomprensibili se non dal punto di vista della gretta opportunita' personale, Mastella, Barbato, Scalera, Dini, Bordon, Fisichella, Turigliatto, ma anche De Gregorio e Pallaro votano contro, si astengono o non partecipano alla votazione. Tutti eletti nelle liste dell'Unione che hanno ben pensato di voltare le spalle, chi da subito e chi da stasera, al patto stipulato con alleati ed elettori per sfiduciare il governo che ha rimesso in piedi l'Italia stremata da 5 anni di berlusconismo. Ora vanno al governo quelli degli sputi e del "venduto, frocio, troia, checca" urlato a un senatore colpevole di essere rimasto fedele ai suoi impegni ed aver votato con la sua coalizione. Quelli che oggi hanno inneggiato alla rivoluzione armata, paragonato Prodi a Mussolini, quelli che pensano di citare a caso (ma prendono un granchio colossale) Neruda che si contorce nella tomba, evocato quello di Prodi come il peggior governo della storia repubblicana per aver "impedito" al Papa di parlare alla Sapienza, ed evidentemente per averci salvato dal disastro. Quelli che gia' gridano al voto al voto, non importa con che Porcellum, piu' presto possibile per godersi tutto il vantaggio. Che due ore dopo la sfiducia si fregano le mani assaporando gia' le nuove leggi ad personam da fare e la riforma del sistema giudiziario per chiudere finalmente la bocca ai giudici comunisti e fregarsi anche le banane di questo circo che stanno facendo diventare l'Italia.
Mentre massacreranno il paese, dovremo allora usare il tempo che ci e' dato per rimetterci in piedi. Prendere questo PD nato moribondo (che anche oggi in aula e' stato indicato da tutti come il responsabile del disfacimento della coalizione, reo di essere troppo ingombrante per la sopravvivenza dei piccoli) e ricostruirlo con coraggio e scelte finalmente radicali dalle fondamenta. Fondamenta appena gettate, ma su schemi e disegni scontati, sorpassati, sconfitti dagli eventi. Cambiando finalmente una classe dirigente che non e' stata capace a piu' riprese di guidare il paese. Che ha prodotto un governo che ha fatto piu' di quanto poteva, ma a costo di due anni di calvario piegati ai ricatti e ai veti che con il senno di poi hanno ottenuto soprattutto di far perdere consensi a un governo e alla sua maggioranza. Un governo che sara' ricordato più per ciò che poteva fare e non ha fatto che per quanto ha ottenuto. Una maggioranza apparsa immobilizzata dalle opposte richieste e capace di rispondere solo a una minoranza delle emergenze del paese. Non bastera' correre da soli per assicurare coerenza, unione di intenti nelle diversita' e unicita' di ognuno, incisivita' di azione. Tutte caratteristiche necessarie per rimettere insieme un paese sfilacciato, dominato dai contrasti fra caste, fra laici e bigotti, fra giovani e anziani, fra precari e stabili. Saremo capaci di una svolta di questa portata? Abbiamo una nuova classe dirigente fatta non solo di volti nuovi, ma di un approccio divero alla politica e alla gestione della cosa pubblica? Forse, a questo punto, serve davvero il rischio di un'autorita' che possa decidere davvero, senza doversi preoccupare ad ogni passo di non scomodare nessuno. Che possa permettersi di fare scelte impopolari per il bene del paese, con una visione che guardi piu' lontano del popolo che deve non solo governare ma anche educare. Nel dubbio vado a letto confuso ed esterrefatto come un pugile suonato. E se la piu' agghiancciante battuta sentita oggi in queste ore di angoscia e di flebile speranza diceva che "Sircana vuole un governo di transizione", sembra proprio che adesso a volerlo siano veramente in pochi. Ora siamo nelle mani di Napolitano e del referendum prossimo venturo.

È una notte in Italia che vedi questo taglio di luna
freddo come una lama qualunque
e grande come la nostra fortuna
che è poi la fortuna di chi vive adesso
questo tempo sbandato, questa notte che corre
e il futuro che viene a darci fiato.

mercoledì 23 gennaio 2008

C'e' grossa crisi


Io dico che Prodi va al Senato, perche', come ha detto ieri, li vuole vedere negli occhi e contare quelli che voteranno contro. Perche' non gli importa, giustamente, di un Prodi bis, perche' non ne puo' piu' di cavare il sangue dalle rape, di dare all'Italia una nuova speranza da vedere poi soffocare nei gretti interessi personali e nelle miserie di una parte minimale della coalizione. Dietro questa crisi si nascondono manovre per salvarsi la poltrona dato lo spettro del referendum, ambizioni di salire da Presidente a palazzo Chigi nemmeno tanto nascoste di chi stasera votera' no, timore per le proprie vicende giudiziarie, risentimenti incrociati tra gli schieramenti e al loro interno, insofferenza per una forza davvero maggioritaria che stava nascendo nel centrosinistra (come detto piu' volte da piu' part iieri al dibattito alla camera), la pressione della "balena bianca" di Ruini e Pezzotta che sta cercando in tutti i modi di invelenire il clima per far saltare il banco. E allora che si vada al Senato, che si voti contro e che ci si assuma la reponsabilita' di mandare a casa il governo in questa situazione. E farlo per tutti i motivi del mondo tranne che per il bene d'Italia. Ma poi si sa, come spesso in questi mesi, qualcuno dell'opposizione puo' pur essere malato, per allungare ancora un po' l'agonia fruttuosa della banda di Prodi in attesa di condizioni migliori per tutti. Vediamo.
Comunque sia, dice che "crisis" in greco significa scelta, cambiamento, giudizio. Che una crisi apre nuovi orizzonti, squarci e possibilità. Che le crisi hanno un senso, perche' si travaglia per emanciparsi, per districarsi in un esubero di strade. Che si debba allora trovare un termine alternativo per la "crisi" di questo governo?

Muri


Il blocco di Gaza imposto da Israele dopo i recenti razzi lanciati dalla striscia ha messo in ginocchio la popolazione. Mentre ieri una sessantina di persone erano rimaste ferite a Rafah, quando la folla aveva tentato di superare il confine respinta dalle guardie egiziane, oggi ne' la polizia egiziana ne' quella di Hamas sono intervenute quando nella notte il muro che divide Gaza con l'Egitto e' stato fatto saltare in aria. Alcuni se ne sono andati definitivamente, in fuga dalle violenze e dall'assedio israeliano. La maggioranza ha invece semplicemente fatto la spesa in Egitto, tornando a Gaza carichi di beni di prima necessità, cibo, latte, carburante, e di stecche di sigarette e materiale elettronico da rivendere a Gaza. I muri sono fatti per cadere.

martedì 22 gennaio 2008

Dettagli


Coerenti fino alla fine. Casini (11/07): "La CdL e' finita, Berlusconi se n'e' accorto con 15 mesi di ritardo"; Berlusconi (11/07): "Casini e' irrecuperabile, andra' a sinistra"; Berlusconi (oggi): "In caso di elezioni il centrodestra si presenterà unito, non c'è mai stata una divisione nei valori".

La patata bollente. Berlusconi: "Mastella? Penso che stia parlando con l'Udc e, quindi, probabilmente Casini e Mastella torneranno a stare insieme"; Cesa: "Mastella? E' un amico che stimiamo e che abbiamo difeso pubblicamente in Parlamento, ma è più facile che si presenti con il Partito delle libertà di Berlusconi".

Cosi' Padellaro sull'Unita':

L’ex ministro della Giustizia Mastella indagato con moglie e consuocero da una procura campana si vendica dell’affronto uscendo dalla maggioranza. Lo fa nel giorno del drammatico tonfo delle borse mondiali, che l’economia italiana e dunque gli italiani rischiano di pagare a carissimo prezzo. Nell’assurda e irresponsabile sproporzione tra motivi personali e conseguenze nazionali, tra ripicche e disastri c’è tutta la gravità della crisi italiana. Non solo quella di un singolo esecutivo, tutto sommato rimediabile, ma di un intero sistema politico e parlamentare a cui viene di fatto impedito di governare il paese da una serie di ricatti individuali. A questo punto se come sembra Romano Prodi chiederà alle Camere di esprimersi subito con un voto di fiducia o di sfiducia, renderà al paese un grande servizio, anche se forse l’ultimo del suo governo. Noi, come lui, vogliamo guardare bene in faccia quei deputati e quei senatori che hanno deciso di tradire il patto sottoscritto con l’Unione mandando a casa il governo votato da 19 milioni di elettori. E vogliamo ascoltarli attentamente quando enunceranno le ragioni del loro improvviso passaggio all’opposizione, così profondo e motivato da valere una letterina di poche righe recapitata a Palazzo Chigi. Ciò dopo che per un anno e mezzo il premier si è prodigato oltre ogni limite per tenere insieme pezzi e pezzettini della coalizione. Ciò mentre quello stesso governo, liquidato magari dopo una riunione nel tinello di famiglia cominciava a redistribuire reddito alle fasce più deboli, risanava i conti pubblici con risultati apprezzati dall’Europa e la cui mediazione era fondamentale per la soluzione di una grande questione sociale e salariale come il contratto dei metalmeccanici. Quale riforma elettorale potrà mai salvarci se poi i politici restano questi e con questo senso dello Stato?

Ecco cosa perderemmo, ben sintetizzato da Corrado. Ecco cosa quella specie di santo (come lo definisce Nando Dalla Chiesa in un bel post), che ha tenuto insieme una coalizione guidata ai suoi estremi da individui che hanno anteposto i grevi interessi personali al bene del paese tradendo il patto stipulato con i loro elettori, ha detto oggi in aula: "Ci aspettano progetti importanti che responsabilmente abbiamo avviato senza pensare che decisioni solitarie ed episodiche potessero metterli in forse. Abbiamo preso con gli elettori e con il Paese impegni che intendiamo rispettare, secondo quanto stabilito dalle regole parlamentari e costituzionali". Questi i numeri al Senato. Prodi: "Sono ottimista, penso di farcela anche stavolta". E' in contatto col mago Zurli'.

lunedì 21 gennaio 2008

Il pallone e' mio


Ipse dixit: "E' un paese che assistiamo a uno spettacolo voglio dire quello che vediamo quotidianamente rispetto al quale c'e' bisogno di qualcosa di molto forte e noi con molto coraggio l'abbiamo determinato". Queste le chiare e razionali motivazioni illustrate da Mastella per l'uscita dell'UDEUR, indagato in blocco, dalla maggioranza di governo. Attendiamo le ricompense e i motivi veri con le mosse delle prossime ore. Probabilmente qualcosa a che vedere con il via libera al referendum, il centro che vola nei sondaggi, piazza San Pietro di ieri, e la speranza di vedere a Palazzo Chigi qualcuno piu' garantista con gli indagati vari, compreso lui stesso. Certo scoccia aver restito tra bufere politiche e questioni importanti, e cadere per uno scandalo giudiziario del piu' scomodo dei ministri. Almeno non ci siamo abbassati ad avvallare ufficialmente le gravi dichiarazioni del Ceppalonico sulla magistratura. Scoccia offrire (aver offerto) al paese e al mondo una classe dirigente capace solo di litigare per questioni personali, fregandosene di un paese allo sbando tra salari da fame, immondizia per le strade, instabilita' totale. E ora che facciamo, ci prendiamo quelli di prima? Io chiedo alla Angela l'asilo politico intanto. Mi dicono che anche a Firenze il consiglio comunale e' a un passo dalla crisi a 15 giorni dal referendum consultivo sulla tranvia. Crollano le borse. BeffaTotale, qui le ragioni.

A Cesare quel che e' di Cesare


Ritornano i cammelli al galoppo per la cruna dell'ago. Si assiepano festanti in piazza San Pietro invitati da Don Camillo (Monsignore ma non troppo), il piu' bravo a farsi strumentalizzare e a strumentalizzare, il piu' bravo a riempire piazze per presunti attacchi alla famiglia o presunte censure del pensiero del Papa. Perche' al Papa, intendiamoci, nessuno ha impedito di parlare: ha fatto, comprensibilmente, un passo indietro "per evitare polemiche ulteriori". Peccato poi che con le sue mosse successive le polemiche le moltiplica e le rinfocola. Persino Bagnasco (!!) prova a mettere acqua sul fuoco, ma ormai l'incendio e' divampato. Tutti in piazza a dire Signore Signore, e a far vedere quanto sono solidali col Papa censurato, a piegare a proprio scopo il significato di laicita'. Se volessero davvero bene alla Chiesa, si sarebbero ben guardati dall'essere in quella piazza Domenica mattina. A insistere su una contrapposizione idiota fra laici e cattolici, quando il laicismo l'ha inventato Gesu' con in mano una moneta di Cesare. A dare motivi a chi continua a vedere nel Cristianesimo qualcosa in conflitto con la razionalita' e con la modernita', qualcosa ai limiti delle possibilita' e delle conoscenze dell'uomo anziche', come gia' capiva Bonhoeffer nel '44 in "Resistenza e Resa", battersi per riportarlo al centro dell'uomo: "io vorrei parlare di Dio non ai limiti, ma al centro, non nelle debolezze, ma nella forza, non dunque in relazione alla morte e alla colpa, ma nella vita e nel bene dell’uomo". Ma in fondo, perche' non piegarsi a questa mancanza di prospettiva, perche' non dare corda a chi volta le spalle al mondo e all'umanita' nell'illusione di essere seguito solo perche' parla dall'alto della sua cattedra? Anzi, boicottiamo la nomina a presidente del CNR di uno dei firmatari della famosa lettera, non per titoli scadenti (o manifesta idiozia nel non accorgersi di una citazione errata), ma per reato d'opinione e per non aver giurato fedelta' al Papa. Roba da medioevo.
Perche' poi non abboccare anche nel PD alla trappola delle destre e di Ruini, e manifestare con Rutelli, la Binetti e Franceschini la nostra solidarieta' col Papa? Perche' non minare quasi definitivamente quel poco che resta di questo nuovo partito? Un partito che come nota Gianni Cuperlo e' ormai ridotto a una confederazione di parti, non solo con visioni diverse su certi temi, ma anche incapaci di confrontarsi e dialogare. Pare che fare correnti e fazioni in un partito nuovo sia un rischio da non correre, fare correnti senza partito e' allora semplicemente un suicidio. Un afferrare dai due lati l'osso lanciato dal sodalizio fra certe gerarchie ecclesiastiche reazionarie e la destra conservatrice, quelli a cui il PD andava a rovinare i piani. Afferrare l'osso e tirare ognuno dal suo lato senza fermarsi a pensare: siamo riusciti per ora a far solo questo. A tenere insieme i pezzi stanno rinunciando anche i pochi che pensavano ancora.

La leggenda dei monti navaganti


Sara' che l'ho finito esattamente mentre entravo in stazione a Monaco, dopo 6 ore di treno reduce da un fine settimana a Verona. Sara' che il libro termina parlando di Pentidattilo, il posto piu' vuoto e piu' pieno a un tempo in cui sia mai stato. Sara' che e' un viaggio bellissimo attraverso le Alpi piu' dimenticate, e lungo gli Appennini sconosciuti e svuotati. Settemila chilometri e due mondi diversi. Sara' che Rumiz scrive e racconta benissimo, sara' la gente che incontra, sara' la Topolino che lo porta in giro per la spina dorsale dell'Italia, sconosciuta al popolo delle autostrade e degli autogrill. Autostrade che non hanno unito l'Italia, l'hanno svuotata: sono gli imbuti che hanno inghiottito milioni di pendolari e hanno svuotato le nostre montagne, depredate di tutto, dall'acqua alla dignita', ma che restano l'identita' profonda del nostro paese. Sara' che mentre lo leggi ti prende quella voglia di partire che non ti molla piu'. Sara' che parla di viaggi e di monti, sara' che l'ho tenuto in serbo per un sacco di tempo per aprirlo al momento giusto. Saranno un sacco di cose, ma questo libro mi e' piaciuto un sacco.

domenica 20 gennaio 2008

Il problema e' proprio quello


Mastella spiega che in fondo non c'e' nulla di male, cosi' fan tutti. E la giustificazione va di moda, e pare convincente visto che si becca un applauso bipartisan. Vuol dire, se ce ne fosse bisogno, che fan davvero tutti cosi', un po' ai tuoi un po' ai miei. Possibile che sfugga a chi si spellava le mani che questo sistema di raccomandazioni, di amici di amici, di scambio di voti, potere, nomine, non è degno di un paese civile? Che il problema e' proprio nel fatto che fanno tutti cosi', che il sistema mafioso e clientelare comincia, si alimenta ed e' sostenuto da questo, e il passo a cosa nostra e' tanto breve quanto ovvio? E intanto Cuffaro che si becca 5 anni festeggia, perche' il tribunale gli ha riconosciuto "solo" di aver sfruttato il suo ruolo istituzionale per favorire mafiosi. Cuffaro non si dimette, offre cannoli e stappa bottiglie. E' interdetto dai pubblici uffici, ma resta governatore della Sicilia. Del resto cosi' fan tutti. E del merito, delle capacita' e dell'iniziativa, della dignita' e dell'onesta', del rispetto dei cittadini e dello Stato, ne possiamo fare a meno, tanto ci sono i cugini, gli amici degli amici e gli uomini d'onore. Siamo in una botte di ferro. Fortuna che mia madre e' parente alla lontana di De Michelis, uno che la sa lunga. Faro' strada nella vita.

venerdì 18 gennaio 2008

Un muro di foglio e incenso


Nell'Agosto del '59 don Lorenzo Milani e' gia' da qualche anno confinato nella chiesetta di Barbiana. Da la' scrive all'amico Nicola Pistelli, direttore di Politica, la rivista della sinistra cattolica e padre di Lapo, la lettera che segue, in seguito ad alcune dichiarazioni del Cardinale di Palermo Ernesto Ruffini. Questi avrebbe dichiarato in un’intervista a La Stampa: “Voi giornalisti, parlate pochissimo della Spagna. Direi che vogliate ignorarla di proposito. Eppure averla amica potrebbe esserci di validissimo aiuto contro il comunismo“. Pistelli non ha pero' il coraggio di pubblicarla, uscira' solo 15 anni dopo sull'Espresso. Nella splendida lettera traspare nitidamente la capacità di Don Lorenzo di fare le opportune distinzioni tra ambiti diversi, senza assolutizzare l’autorità ecclesiale ma senza per questo disconoscerla. Riconoscendo anzi l'assoluta necessita' di educarla e di farle capire quando sta sbagliando. Nonostante i 50 anni (!!) trascorsi, resta ancora una capacita' quanto mai rara, specialmente di questi tempi di atei devoti.


A Nicola Pistelli, direttore di “Politica”, Firenze
Barbiana, 8 agosto 1959
Caro Nicola,
l’opinione pubblica attribuisce ai cattolici di destra lo strano privilegio d’apparire quelli che viaggiano sul sicuro, saldamente agganciati alla roccia della Chiesa. Voi invece quelli della zona pericolosa sull’orlo del precipizio. Le cose non sono così semplici. La via che conduce alla Verità è stretta e ha da ambo i lati precipizi. Esistono eresie di sinistra ed eresie di destra. Il fatto che qualche importante cardinale penda verso le eresie di destra non dà a esse patente di ortodossia. Siamo nella Chiesa apposta per sentirci serrare dalle sue rotaie che ci impediscano di deviare tanto in fuori che in dentro. Queste rotaie non sono costituite dalle interviste del cardinale Ruffini sul giornale della Fiat. Sono invece nel Catechismo diocesano e per portarsele in casa bastano 75 lire. Dopo di che sai preciso cosa puoi dire e cosa no. Tutto quel che non è proibito è permesso e credimi che non è poco.
Del resto, se ti restasse ancora qualche scrupolo hai nella Chiesa un altro motivo di serenità ed è che essa è viva ed è lì apposta per richiamarci coi suoi decreti ogni volta che ce ne fosse bisogno (ho detto coi suoi decreti, non con gli articoli dei cardinali giornalisti). Se questa tranquillità la Chiesa non ci potesse dare non meriterebbe davvero star con lei. Si potrebbe andare a brancolare nel buio della libertà come i lontani.
Così stando le cose io non mi spiego come voi cattolici di sinistra siate ancora tanto timidi di fronte ai cardinali. Forse è che mancate di quadratura teologica.
Per esempio: quegli altri si permettono di guardarvi dall’alto in basso perché usate la critica. Arma che essi dicono profana e indegna di cattolici. Eppure se provi a dire in confessione: «Padre, ho dissentito dall’articolo del cardinal Ottaviani», il confessore ti ride in faccia divertito come riderebbe a un bambino che non conosce la sua dottrina: «E dove leggi che tu debba accettar per buone le opinioni di ogni singolo porporato? Dove non c’è legge non ci può essere violazione di legge neppur veniale!».
Del resto in questo campo i vostri detrattori non guardan tanto per il sottile. Si scagliavano contro il cardinale di Firenze perche' s'era schierato coi licenziati della Galileo. E li incoraggiava persino un altro cardinale con una frase che resto' famosa da quanto era volgare e qualunquista (card. Ottaviani: "comunistelli di sagrestia"). Esigete dunque un trattamento di parità. Siete figlioli devoti della Chiesa voi e loro, per quanto dissenzienti loro da un cardinale voi da un altro.
Siete figlioli devoti della Chiesa perché l’Infallibilità non è uscita dai precisi termini del concilio Vaticano I, quelli stessi che impara il mio Pierino sulla Dottrina diocesana classe V cap. X domandina 17. L’Infallibilità dunque per ora non copre del suo manto tutti e singoli i 75 cardinali, i 281 vescovi d’Italia, i 5 padri del consiglio di redazione della “Civiltà Cattolica”, eccetera. Via, prendiamola in ridere, se no ci si amareggia inutilmente. L’austerità del dogma in cui crediamo, per il quale siamo pronti, se Dio ci dà grazia, anche al martirio, la vorrebbero stirare come la trippa a coprire tutto quel che fa comodo a loro e poi buttarcela in faccia col sospetto di eretici.
La Dottrina dice che il Papa è infallibile. Eretico è chi lo nega ed eretico è chi estende ad altri questo attributo. Non vedo poi argomento per attribuire maggior dignità all’eresia per eccesso che a quella per difetto.
Cattolico è dunque chi si ricorda che i cardinali e i vescovi son creature fallibili. Eretico chi mostra per loro un rispetto che travalica i confini del nostro Credo. Caso mai, se proprio una distinzione si volesse fare, ci sarebbe solo da dire che tra due tendenze egualmente ereticali, l’eresia per eccesso ha l’aggravante d’essere ostacolo al ritorno dei lontani.
Si può avvicinarsi alla Chiesa se essa con rigore dogmatico chiede al neofita solo ciò che ha il diritto di chiedergli. Non a una Chiesa in cui si debba sottostare giorno per giorno alle opinioni personali e agli umori di ogni cardinale.
Noi la Chiesa non la lasceremo perché non possiamo vivere senza i suoi Sacramenti e senza il suo Insegnamento. Accetteremo da lei ogni umiliazione ma ce lo dovrà dire il Papa con atto solenne che ci impegni nel Dogma. Non il giornale della FIAT. E fino a quel giorno vivremo nella gioia della nostra libertà di cristiani. Criticheremo vescovi e cardinali serenamente visto che nelle leggi della Chiesa non c’è scritto che non lo si possa fare. Il peggio che ci potrà succedere sarà d’essere combattuti da fratelli piccini con armi piccine di quelle che taglian la carriera. Ma son armi che non taglian la Grazia né la comunione con la Chiesa. Il resto tenteremo di non contarlo.
E ora facciamo un altro passo innanzi: abbiamo mostrato che la critica ai cardinali e ai vescovi è lecita, diciamo ora addirittura che è doverosa: un preciso dovere di pietà filiale. E un nobile dovere anche, proprio perché adempirlo costa caro.
Criticheremo i nostri vescovi perché vogliamo loro bene. Vogliamo il loro bene, cioè che diventino migliori, più informati, più seri, più umili. Nessun vescovo può vantarsi di non aver nulla da imparare. Ne ha bisogno come tutti noi. Forse più di tutti noi per la responsabilità maggiore che porta e per l’isolamento in cui la carica stessa lo costringe. E non è superbia voler insegnare al vescovo perché cercheremo ognuno di parlargli di quella cosa di cui noi abbiamo esperienza diretta e lui nessuna. L’ultimo parroco di montagna conosce il proprio popolo, il vescovo quel popolo non lo conosce. L’ultimo garzone di pecoraio può dar notizie sulla condizione operaia da far rabbrividire dieci vescovi non uno. L’ultimo converso della Certosa può aver più rapporto con Dio che non il vescovo indaffaratissimo. E il vescovo, a sua volta, ha un campo in cui può trattarci tutti come scolaretti. Ed è il Sacramento che porta e quelli che può dare. In questo campo non possiamo presentarci a lui che in ginocchio. In tutti gli altri ci presenteremo in piedi. Talvolta anche seduti e su cattedre più alte della sua. Quelle in cui Dio ha posto noi e non lui. L’ultimo di noi ne ha almeno una di queste cattedre e il vescovo davanti a lui come uno scolaretto.
E qualche volta, credimi, c’è bisogno urgente di trattarlo così! Non è forse come un bambino un cardinale che ci propone a esempio edificante un regime come quello spagnolo? Non c’è neanche da arrabbiarsi con lui. Diciamogli piuttosto bonariamente che non esca dal suo campo specifico, che non pretenda di insegnarci cose su cui non ha nessuna competenza. Non l’ha di fatto e non l’ha di diritto. Ne riparli quando avrà studiato meglio la storia, visto più cose, meditato più a fondo, quando Dio stesso gliene avrà dato grazia di stato. Oppure non ne parli mai. Non è da lui che vogliamo sapere quale sia il tenore di vita degli operai spagnoli. Son notizie che chiederemo ai tecnici. Di lui in questo campo non abbiamo stima. Lo abbiamo anzi sperimentato uomo poco informato e poco serio.
Leggiamo ora un altro episodio. L'ho trovato su una rivista seria, e' circostanziato e firmato, non ho dunque motivo di ritenere che sia inventato:"In uno scompartimento di prima classe del direttissimo Roma-Ancona in partenza da Roma alle 16.37 del 3 ottobre 1958 sedevano un vescovo e due altri religiosi al suo seguito. Il posto accanto al vescovo era occupato da una cartella. Un viaggiatore rimasto in piedi ben per due volte ha chiesto garbatamente se il posto era occupato e i religiosi han risposto di si'. Non era vero. era un'occupazione abusiva fatta col solo scopo di lasciare il vescovo più comodo. Il controllore avrebbe dovuto verbalizzare, ma il viaggiatore rimasto in piedi, pro bono pacis, ha pregato di lasciar correre e la cosa e' finita cosi'." (Il Ponte, 1958 pag.1350).Ti pare inverosimile? A me no. Siamo di nuovo davanti a un ragazzo. L'altro pretendeva di insegnare cose che ancora non conosce. Questo ruba 3450 lire e poi rimedia con una bugia e con tutto questo non si accorge di aver peccato. Gli pare anzi, con un alone di 50 cm di rispettabilità a destra e a manca del suo sedere, di aver reso omaggio al Carattere Sacro della sua persona. Ha vissuto mezzo secolo di storia ed e' già giunto a votare Democrazia Cristiana ma non sa ancora che democrazia e' uguaglianza di diritti. E' nato cento anni dopo la Rivoluzione Francese e non s'e' ancora accorto che quel germe e' fiorito, che ha mutato le nostre ex-pecorelle, le ha rese non più pecorelle soltanto, ma cittadini: gente che si vuol rendere conto e che vuol essere convinta. Eppure tutta questa lezione della storia che egli non ha preso e' lezione di Dio, perché e' Dio che disegna la storia per nostro ravvedimento e affinamento. E l'hanno inteso perfino tanti laici cattolici. Quelli per esempio che sono stati tredici anni al potere in Italia e non si sono sognati di includere nel regolamento ferroviario privilegi per i vescovi. Non l'hanno fatto perche' erano oramai abituati a un sentimento piu' alto e interiore della dignita' vescovile. Qualcosa che e' tanto piu' alta quanto piu' e' vicina, tanto piu' p[iccina quanto piu' pretende un piedistallo che la storia ormai le ha negato. E quello di Bologna che mette a lutto per un mese tutte le chiese della diocesi per un fatto come quello di Prato [il vescovo di Prato mons. Fiordelli fu condannato a 40000 lire di multa per diffamazione nei confronti di due coniugi da lui definiti "pubblici concubini" perche' si erano sposati con il solo rito civile]? E quello stesso di Prato che confronta se stesso con i martiri cinesi? Non son forse tutti uomini che hanno perso il senso delle proporzioni?E a chi mai puo' succedere questa disgrazia immensa se non a chi non ha piu' accanto la mamma che sappia, quando e' l'ora, dargli uno scapaccione oppure a chi non ha piu' intorno dei figlioli coraggiosi che sappiano raccontargli in faccia cio' che dice la gente?Vedi dunque che non e' sdegno per i vescovi che occorre, ma per noi stessi, figlioli vili e egoisti che abbiamo amato piu' la nostra pace che il bene del nostro padre e della nostra Chiesa. Fermiamoci dunque un poco in esame di coscienza. Potevano quegli infelici saper qualcosa sul mondo che li circonda e su se stessi? C'e' qualcuno che li corregge? Abbiamo mai provato a parlar loro francamente cosi' come si parlerebbe al nostro figliolo colto in fallo? No, via, bisogna confessarlo, nessuno di noi si e' curato di educare il suo vescovo. E se tanti vescovi vengon su come li vediamo, sicuri di se', saputelli, superbi, ignoranti, enfants gates, come potremo volerne male a loro noi che non abbiamo fatto nulla per tendere loro una mano e riportarli al mondo d'oggi e all'umilta' cristiana e alla giusta gerarchia dei valori? E questo lor essere cosi' non e' per la Chiesa un male molto piu' grande di quanto non lo potra' essere quel turbamento che in qualche animo debole potran fare le critiche? E' meglio conservare il piedistallo alto nell'illusione di coprire un po' alla meglio la vuotezza dei vescovi o e' meglio buttar giu' il piedistallo e ottenere, per mezzo di un po' di critica, vescovi capaci di non dire sciocchezze e in piu' splendenti di quell'umilta' che e' virtu' cristiana e quindi in nessun modo disdicevole in un vescovo?
La vita di un vescovo! Io ne so poco, ma me la posso immaginare perché conosco qualche sacerdote importante e anche qualche grosso militare e qualche grosso primario di ospedale. Parallelo al crescendo di importanza un crescendo di isolamento. In presenza a lui i giudizi andavano diventando ogni giorno più prudenti e più chiusi. Per esempio, chi pensava che il Papa facesse a mezzo con Confindustria, lo diceva con scherno impertinente al povero seminarista indifeso. Lo diceva in forma già più attenuata e indiretta al giovane cappellano. Lo diceva solo di lontano al parroco di campagna, padre ancora abbordabile, ma già autorevole personaggio. Non lo diceva per nulla a monsignore parroco di città, amico di un mucchio di persone influenti e molto più potente egli stesso che non il collocatore comunale. Non lo diraà mai al suo vescovo che viene in visita una volta ogni cinque anni e che si può vedee solo dopo molta anticamera in una sala imponente, imponente lui stesso per età, per carica, per grazia. E allora, quando quel vescovo passando per le strade vede sui muri scritte irrispettose per il papa (ma le vede?), non ha elementi per giudicare se siano opera di mestatori estranei senza rispondenza nel cuore degli operai o se siano invece intima convinzione di tanti e che ha avuto esca in errori nostri di cui bisogna correggersi.
Il vescovo che organizza una manifestazione mariana con elicotteri, non ha modo di valutare se questa forma di devozione sdegna o commuove.
Va in visita e non incontra che cattolici o comunisti travestiti da cattolici. Gente comunque che non lo critica, che non si permette di insegnargli nulla. Lo dico senza malanimo. Siamo tutti eguali. Anch’io faccio così nove volte su dieci. Non vien voglia di dire al vescovo ciò che si pensa. E’ più comodo trattarlo coi soliti dorati guanti di menzogna che danno il modo a lui e a noi di vivere senza seccature. Ed egli intanto cresce e matura e invecchia senza crescere né maturare né invecchiare.
Passa per il mondo senza toccarlo. Non abbastanza alto per essere illuminato dal Cielo. Non abbastanza basso per insozzarsi la veste o per imparare qualcosa. Fa errori puerili, s’intende di tutto, giudica la storia, la politica, l’economia, le vertenze sindacali, il popolo con la beata incoscienza di un infante, con l’innocente pretenziosità del generale di armata o del contadino di montagna. È appunto come il generale di armata e come il contadino di montagna un uomo cui nessuno fa scuola. Un infelice. E tanto più è un infelice per il fatto che nel frattempo perfino i laici cattolici hanno aperto un po’ di occhi. Loro che il muro di incenso non proteggeva dai morsi della storia.
E come e' tragico e ingiusto che il Pastore sia rimasto indietro alle pecore! E come potremo non reagire a questo fatto assurdo? Il rispetto? Tacere non e' rispetto. E' dare una spallucciata dopo aver visto degli infelici che non sanno vivere, gente in mare che non sa nuotare. Disinteressarsi del prossimo e' egoismo. Disinteressarsi dell'educazione di fratelli che hanno in mano tanta parte della Chiesa e' disinteressarsi della Chiesa! Meglio essere irrispettosi che indifferenti davanti a un fatto cosi' serio. Dunque quel viaggiatore ha fatto bene a provocare quell'incidente e a pubblicarlo. Povero untorello che diffonde la peste dell'anticlericalismo, (quando dice il vero) serve piu' la nostra Chiesa che la sua. E bisognerebbe ringraziarlo o meglio passargli innanzi ed essere capaci noi dell'esame della nostra coscienza piu' di lui che ce l'esamina malevolmente. E come vorrei saper dare a questo mio articolo un accento cosi' accorato che nessun malintenzionato potesse dire di me che calco le orme dei nemici della Chiesa! E come vorrei far capire che la stessa notiziola identica, scritta con le identiche parole, quand'e' sul Ponte e' cattiveria distruttrice, quand'e' in bocca nostra e' amore appassionato per una Chiesa in cui viviamo , da cui non ci siamo mai staccati neppure in prove durissime, una Chiesa che vogliamo migliore e non distrutta. E quale mai interesse se non di paradiso ci puo' far stare con lei dopo le figure che ci ha fatto fare? E come dunque si puo' sospettare i nostri atti? Ma torniamo all'educazione dei vescovi. Dopo la critica la miglior forma di educazione che possiamo dar loro e' di informarli. Le informazioni a un vescovo da dove credi che arrivino? Credi che abbia un apposito servizio di telescriventi che lo colleghi col Vaticano e in Vaticano a sua volta col mondo intero? Non l'ha. Oppure credi che abbia un filo di comunicazione diretta con lo Spirito Santo? Non l'ha neanche il Papa. Lo Spirito lo assiste, ma non lo informa. Te lo immagini lo Spirito in concorrenza con l'ANSA?I fatti dunque di cronaca e di storia il vescovo li sente raccontare, li legge sui giornali, li ascolta alla radio. Creature sono, creature fallibili, spesso creature maliziose quelle che giorno per giorno hanno l'onore di formare il pensiero del vescovo. Che orrore! E noi bisogna star zitti? Perche' noi zitti? Son piu' bellini quegli altri? Per rispetto anche questo? E che rispetto e' mai questo di vedere il nostro padre ingannato ogni giorno, menato per il naso dai padroni della stampa e del mondo e star li' in umile silenzio a lasciar fare?
Quando si sente il cardinal Ruffini lodare il regime spagnolo, verrebbe voglia di dirgli che un dittatore sanguinario o un governante incapace fa più male alla Chiesa quando la protegge che quando la combatte. Ma invece non ci deve essere bisogno di dire queste cose al cardinale. I principi li sa, il Vangelo lo conosce. Non è di idee giuste che occorre rifornirlo. Le avrebbe inventate da sé senza che nessuno gliele avesse suggerite se solo avesse visto certi fatti. Oppure se li avesse saputi con tanta precisione e insistenza da esser come se li avesse visti. Di fronte al bisogno ogni uomo diventa inventore come Robinson nell'isola. E il bisogno di una soluzione ideologica soddisfacente lo crea il cuore quando ha visto la sofferenza. Un cardinale (fino a prova contraria) lo presumi in buona fede, onesto, buono e inorridito del sangue. Se la sua mente non cerca quali siano gli errori di fondo del regime spagnolo è segno che i suoi occhi non erano presenti a qualcuno di quei fatti disumani che visti da vicino bastano a schierare un cuore per sempre. Nell'austero silenzio della biblioteca di un convento domenicano dove non entra né pianto di spose né allegria di bambini, si può ben disquisire sulla liceità della pena di morte, sui diritti del principe e sulla preminenza del bene comune. Ma nel cortile di un carcere spagnolo quando il forte il vincitore uccide il debole il vinto, quando solo a guardarla in viso la vittima si rivela non un comune delinquente ma creatura alta che ha preposto il bene del suo prossimo al proprio tornaconto. Oppure fuori dei cancelli dove l'urlio di madri, spose, figlioli trasforma anche il comune delinquente in figlio, marito, babbo, in qualche cosa cioè che vorremmo far vivere e non morire, allora le conclusioni di biblioteca si vorrebbe tornassero in altro modo, allora si ritorna sui testi con un altro desiderio in cuore e nel giro di un'ora il meccanismo dei sillogismi ha bell'e sfornato la soluzione giusta. Questo saprebbe fare anzi correrebbe a fare anche il cardinal Ruffini, ne son sicuro. Ma il cardinale, nel cortile del carcere di Barcellona nel giorno del Congresso Eucaristico non c'era. E non c'era neanche l'inviato speciale del muro di carta che lo circonda. L'inviato era pochi passi più in là in quella stessa Barcellona in quello stesso giorno. Era a fotografare il generale Franco genuflesso su un faldistorio di velluto rosso dinanzi a centomila fedeli sudditi, mentre leggeva la consacrazione della Spagna al Sacro Cuore. Il generale Franco non ha ascoltato neanche il telegramma del Papa per gli undici sindacalisti di Barcellona e li ha uccisi a sfida nel giorno stesso del Congresso.
Sono abbonato al Giornale del Mattino. Sono abbonato anche a un settimanale cattolico francese. Se non avessi avuto il secondo non mi sarei mai accorto sul primo di quel che fa la polizia francese. Non che la notizia non ci fosse, ma era riportata di rado e non in vista, e in forma dubitativa e senza particolari. Quanto basta per non accorgersene. Oppure accorgersene ma non dargli il suo posto. Accorgersene ma non schierarsi. Sul giornale cattolico francese la stessa notizia e' martellata a tutta pagina e spesso si sente anche la testimonianza diretta dei torturati. E non solo le cose dolorose, ma anche quelle volgari: "Enculer il torturato, pisciargli in faccia, fargli assaggiare la merde francaise, passargli l'alta tensione pei coglioni etc" (Temoignage Chretien 26.6.59 pag.3 e pag.5).Quattro frasi che non leggeremo mai su un giornale cattolico italiano. C'e' chi se ne rallegra perche' le trova sconce. Io invece sento una gran tristezza nell'appartenere a una Chiesa sui cui giornali le cose non hanno mai un nome. Il galateo, legge mondana, e' stato eletto a legge morale nella Chiesa di Cristo? Chi dice coglioni va all'inferno. Chi invece non lo dice ma ci mette un elettrodo, chi non lo dice ma non persegue i polizziotti che si macchiano di queste atrocita' e persegue invece il libro che testimonia queste cose (La Gangrene, Editions de Minuit 1959) viene in visita in Italia e il galateo vuole che lo si accolga con il sorriso. Il presidente Leone ha rimproverato un deputato: "Non mi sembra opportuno dir male di uno Stato proprio quando il suo capo si trova in questa stessa citta'" (seduta del 25.6.59). E a me invece non sembra opportuno stringere la mano a De Gaulle senza avergli detto queste cose in faccia. Avrei paura che il figlio di un torturato vedesse sui giornali la mia fotografia accanto a De Gaulle magari nell'atto di stringergli la mano col sorriso ebete e beato delle fotografie ufficiali. Avrei il terrore che egli si stampasse il mio viso negli occhi per riconoscermi il giorno in cui per caso mi vedesse sul pulpito in una chiesa missionaria d'Africa. Il galateo dei giornali cattolici italiani in un articolo come questo toglierebbe i nomi di cardinali e vescovi, toglierebbe i dati esatti del treno Roma-Ancona, toglierebbe i particolari sulla tortura parigina, toglierebbe tutto cio' che convince e si imprime. E si defrauderebbe anche della frase di quel mussulmano torturato: "Avevo sentito dire che quel genere di tortura rende impotenti e il pensiero che avevo gia' un bambino mi riconfortava". Che irresistibile moto di solidarieta' nasce quando s'e' letto queste parole! Che uomo grande e' quello! Che grande civilta' e che civilta' spirituale deve avere dietro di se' per poter esprimere questo pensiero durante la tortura invece che i pensieri di odio. E come questa civilta' non avra' diritto a autogovernarsi? e come son piccini quegli altri. Piccoli e volgari oiltre che feroci. E che terrore che essi siano non l'eccezione casuale, ma il segno di una societa' in disfacimento. E come fa paura il pensiero che essi non sono soli dato che il governo "cattolico" si rifiuta di indagare, dato che ha anzi espressamente abolito nella nuova Costituzione il limite di tempo entro il quale la polizia deve consegnare un prigioniero al magistrato. Il cuore si schiera irresistibilmente. Ecco cosa puo' fare la stampa con il solo scegliere le cose da raccontare oppure col solo modo di raccontarle. E bada che non si tratti di uno schierarsi sentimentale che debba per forza concretarsi in uno schieramento politico con l'Algeria contro la Francia, Non e' trovare subito una soluzione o ignorare alcune ragioni che possono avere anche i francesi in Algeria. E' solo un aver presente al cuore la realta' nella sua interezza e concretezza. Questa e' l'anticamera necessaria di uno schieramento razionale ed onesto. Ed e' questo che i nostri giornali defraudano a noi e al nostro vescovo. E il danno e' immenso perche' la maggior parte di noi (vescovi compresi) siamo abituati come le donne a ragionare piu' col cuore che col cervello. E le informazioni vanno si' alla memoria, ma passando per il cuore, e passando lo formano se sono equilibrate, lo deformano se sono unilaterali, in mille modi che la mente non sa piu' controllare. Passano e ripassanop per il canale del cuore del cardinal Ruffini le informazioni sulle torture ungheresi e il cuore batte. Il cuore del cardinale e' generoso, batte e si allarga da quella parte. Perfino uno scomunicatissimo capo comunista (Nagy, Beria ecc.) a un teleordine dell'United Press diventa a un tratto acceleratore di battiti di cuore episcopale. E le notizie di Partigi e di Barcellona non passano. Oppure le une passano con particolari che scuotono, le altre passano in volosenza fermarsi. E se invece di Barcellona e Parigi avessi pescato esempi in campo sindacale italiano, quanto poco mi ci sarebbe voluto a dimostrare che i giornali cattolici ignorano quel mondo e lo relegano nell'ultimo cantuccio o addirittura ne sfalzano maliziosamente i valori? Un volgare matrimonio di principi ha avuto tutta pagina per settimane (e senza critiche), erano le stesse settimane in cui i giornali cattolici iognoravano la gravita' delle vertenze che erano accese in quel momento o peggio si univano incoscienti al coro della stampa "indipendente" per mettere in evidenza solo qualche disagio contingente che quegli scioperi provocavano invece di studiarne la sostanza. Sostanza di gran peso se aveva posto in agitazione due milioni di lavoratori italiani apparteneti a tutte le organizzazioni sindacali con la CISL in testa. Il fatto che due milioni di lavoratrori (cattolici compresi e non ultimi) hanno sacrificato generosamente settimane di salari e rischiato e subito rappresaglie per avere esercitato un loro preciso diritto costituzionale non e' fatto talmente serio da meritare la prima pagina nel giornale cattolico e quindi nel cuiore del vescovo? MA non l'ha avuta e se il vescovo non va a cercarla apposta relegata nel cantuccio sindacale non trova la documentata risposta di Storti alle banali accuse della grande stampa contro la CISL. Gli succede quello che e' successo a Barcellona e Parigi. Per le notizie di lontano spesso siamo stati ingannati anche noi come lui. Per le notizie di vicino (per es. queste ultime) spesso, troppo spesso, s'e' visto cio' che lui non poteva vedere e siamo stati zitti. E ora e' colpa nostra se il cuore del nostro vescovo e' guidato coi fili dai giornalisti. Dai giornalisti il cui cuore e' guidato a sua volta da chi? Lo sappiamo purtroppo e vien fatto di rabbrividire. E' una catena di responsabilita' "irresponsabili", che aggroviglia tutto, e disonora in conclusione noi, la nostra gerarchia, la nostra Chiesa. E poi c'e' la figura patetica di quell'uomo prigioniero dell'informazione reticente e dell'ossequio vile. E fa pieta' non solo per i cristiani e per i lontani che egli ha ingiustamente disorientato, ma anche per lui stesso.
Un prigioniero bisogna aiutarlo e liberarlo, e tanto più quando è prigioniero il nostro padre. Se non gli sbraneremo il muro di carta e non gli dissolveremo il muro di incenso Dio non ne chiederà conto a lui ma a noi. Ci toccherà rispondergli di sequestro di persona. Dopo tutto quel che abbiamo patito in questo mondo ci ritroveremo nell’altro becchi e bastonati.

Lorenzo Milani

giovedì 17 gennaio 2008

Viviamo strani giorni


L'opposizione ha fatto finta per mesi di voler mandare a casa il governo, e non l'ha mai fatto seppure bastasse una spintarella. Probabilmente perche' deve ancora rivedere gli equilibri al suo interno in base alla nuova legge elettorale prima di andare a votare, e cosi' abbiamo l'unico governo mondiale tenuto in piedi dall'opposizione. Il capo di tale opposizione pero' e' l'unico che voleva davvero votare subito, e che ha provato in tutti modi leciti e non a far cadere il Governo. Ma quando si dimette, travolto da uno scandalo che coinvolge mezzo partito, il Ministro della Giustizia gli esprime solidarieta' invece di affondare. Capisco che ci si riveda, e che gongoli a sentire i giudici attaccati anche da (ehm) "sinistra", ma evidentemente a questo punto la spada di Damocle del referendum comincia a inquietare anche lui.
E intanto il Partito Democratico sta faticosamente cercando di muovere i suoi primi passi, tormentato dal dibattito sulla laicita' e dai venti di filopapismo e anticlericalismo, sollevati ad arte da una parte e dall'altra dal Family Day in poi per cercare di lacerare le sue due anime cosi' faticosamente riunite. Le commissioni per manifesto, statuto e valori, nominate in barba ad ogni aspettativa all'assemblea costitutiva, stanno finendo il loro lavoro. Cominciano a circolare le prime bozze, qui quella del manifesto, che rispecchiano a mio modo di vedere la prudenza e la timidezza ispirata dal clima di questi giorni, mancando in gran parte la forza di novita' dirompente che poteva e puo' scaturire dal PD.
Ma nell'attesa, e nella mancanza di regole certe e condivise, mi sembra che le realta' locali del PD stanno dando vita alle stesse spartizioni, lotte intestine e conservazioni delle posizioni di potere della vecchia politica. Da quassu' posso solo leggere qualche esempio in giro, ma anche quel poco che mi si riporta da Firenze non fa troppo ben sperare. Io credo invece che ci sia spazio per superare l'attaccamento alle poltrone, le paure, gli arroccamenti, lo status quo. Per un partito come lo dipinge Rosy Bindi in questa splendida intervista: "ritengo che il PD una grande occasione di laicità per tutti. Non è un paradosso, anche se a un cattolico può sembrarlo: ritengo che la negoziabilità dei valori sia la garanzia della loro fecondità nella storia". Credo come Rosy che ci sia la necessita' di cominciare a discutere, senza paura di lacerazioni insanabili, anche su quello che ci vede piu' distanti. Per capire che dobbiamo cambiare il paese, e non conservare una poltrona su un Titanic che affonda.

mercoledì 16 gennaio 2008

I martiri alle crociate

Credo che anche questo è l'amaro prezzo che, insieme a mio marito, stiamo pagando per la difesa dei valori cattolici in politica, dei principi di moderazione e tolleranza contro ogni fanatismo ed estremismo. Basta guardare alla vicenda del Papa di questi giorni per capire cosa avviene ai cattolici (Sandra Mastella)


Ce la fara' Mastella a dimettersi? Non e' mica facile, Franca Rame ad esempio c'ha provato gia' 4 volte. Sandra Mastella intanto fa sapere di non averne intenzione, perche' si sta meritando il Paradiso col martirio. Probabilmente avranno ascoltato insieme Radio Maria sui fatti di ieri.

Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli,
ma colui che fa la volontà del Padre mio (Mt 7,21)


Eppur si muove


Esce una prima bozza del testo di decreto delegato sul Riordino degli Enti di Ricerca, presentato ai sindacati di categoria il 9 gennaio dal Ministro Mussi. Il decreto è ancora in una versione incompleta, manca ad esempio la definizione delle missioni dei vari enti, e in una fase di elaborazione non ancora definitiva. Il Ministro incontrerà ancora parti di comunità politiche e scientifiche per limare i dettagli. In ogni caso lo stato avanzato del documento definisce già un completo cambio di paradigma nell'organizzazione degli Enti Pubblici di Ricerca, finalmente svincolati dalla politica e orientati verso una piena autonomia partecipata. Sono anche previste misure di valutazione comparata degli istituti. Eppur si muove. Di seguito il testo del comunicato stampa dei ricercatori del CNR:

Dopo l'approvazione della Legge nr.165 (Delega al Ministro dell'Universita'; e Ricerca per il riordino degli Enti Pubblici di Ricerca) e' stata resa nota una bozza del Decreto Legislativo che dovrebbe recepire il dettato della legge. Si tratta a tutti gli effetti di una svolta che sta suscitando interesse da una gran parte della comunita' scientifica italiana. Finalmente, dopo decenni di controllo politico, gli Enti di Ricerca vigilati dal Ministero della Ricerca tra cui, fra gli altri, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, l'Istituto Nazionale di Astrofisica, l'Istituto di Fisica Nucleare e l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia riescono ad avere una propria autonomia statutaria. Essi potranno autogovernarsi applicando l' autonomia prevista dalla Costituzione Italiana, affrancandosi così dal controllo dei vari governi in carica. Il loro ruolo diventerà più preciso favorendo al contempo complementarietà fra le diverse componenti del sistema ricerca in Italia. I quadri di comando verranno snelliti e verra' garantito il diritto dei ricercatori, peraltro gia' sancito dalla Carta Europea, di partecipare alle decisioni ed eleggere proprie rappresentanze significative negli organi di governo degli Enti. I Presidenti degli Enti verranno scelti dalla stessa Comunita' Scientifica attraverso il moderno strumento dei Search Commitees formati da persone di alta qualificazione scientifica. Per la prima volta nella storia della ricerca italiana, responsabilita' di gestione e direzione strategica ricadranno sulle spalle delle ricercatrici e dei ricercatori piu' qualificati, nel tentativo lodevole di liberare gli Enti da quell'oscuro sottobosco che ha gestito con gravissime conseguenze, le scelte piu' importanti degli ultimi anni. Il Decreto introdurra' anche una sostanziale pariteticita' fra ricercatori e professori Universitari sancendo finalmente un'osmosi virtuosa di esperienze scientifiche e didattiche che saranno molto utili all'intera societa'. La svolta del Decreto Legislativo che vede la luce in questi giorni, e' il frutto di anni di grave sofferenza della ricerca italiana e dell'opera di tanti singoli ricercatori e professori universitari che non si sono mai rassegnati al degrado che e' culminato con le ultime turbolente vicende vissute in modo particolare dal CNR. Tutte le forze dell'arco costituzionale hanno contribuito a raggiungere questi importanti obiettivi con l'approvazione bipartisan della Legge di Riordino, dando cosi' finalmente autonomia alla scienza rispetto alla politica. Un risultato che fa ben sperare per il futuro della ricerca italiana che ora attende di ricevere risorse adeguate alle sue capacita' e ai suoi programmi di sviluppo. Una rapida approvazione del provvedimento ed una politica scientifica seria da parte dei governi sono ora auspicabili.