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domenica 26 dicembre 2010

Marrytocrazia

mercoledì 4 novembre 2009

Prestigio internazionale



E infatti esattamente un anno fa, mentre Silvio e Patrizia erano nel lettone di Putin, succedeva questo...

lunedì 2 novembre 2009

Tra il dire e il fare


E' in arrivo in Parlamento il DDL del ministro Gelmini sulla "riforma" dell'Universita'. Non e' ben chiaro dove sia la riforma, visto che in pratica manca il finanziamento (ah no, e' una delle mille cose che il governo finanziera' con lo scudo fiscale...). Dal testo, disponibile qui, si capisce gia' a prima vista che si parla parecchio di merito, ma nei fatti ce ne sara' molto molto poco. Difficile aspettarsi altro da una ministra che ando' a Reggio Calabria per superare un piu' accessibile esame di avvocato e che fu sfiduciata da presidente del consiglio comunale di Desenzano sul Garda dalla sua stessa maggioranza per "manifesta incapacita' ed improduttività politica ed organizzativa". Di seguito il comunicato del coordinamento dei ricercatori universitari fiorentini in merito.

La montagna ha partorito il topolino, ovvero la bella e la bestia …


Il 28 ottobre il ministro Gelmini (la bella) ha illustrato al governo (la montagna) il DDL (la bestia) che verrà presentato in Parlamento per ottenere le deleghe necessarie alla riforma del sistema universitario nazionale (il topolino).
Il DDL è stranamente molto minuzioso su alcune materie ed assai vago su altre. Ad es. si sofferma nel dettaglio su governance, articolazione organizzativa, reclutamento e carriere, modifiche di fatto dello stato giuridico dei ricercatori, ecc., mentre è assai generico ed evasivo su altri temi, come il finanziamento del sistema universitario, la premialità nei trasferimenti di risorse agli atenei e nel trattamento economico dei docenti, ecc. Soprattutto il DDL continua ad essere evanescente, al di là delle petizioni meritocratiche di principio ormai abusate, a proposito dell’introduzione dei meccanismi di valutazione della ricerca e della didattica, istituzionali e individuali, nei termini di procedure ex ante, in itinere ed ex post. Ci sarà modo e tempo di approfondire tutti questi elementi, sperando che si apra finalmente e davvero un dibattito sull’università italiana, sul futuro della ricerca scientifica e della costruzione dei saperi nel nostro paese, sull’alta formazione. Noi qui però vogliamo intanto segnalare un fatto che ci coinvolge tutti quanti come ricercatori e che è emblematico dell’idea di università che sta dietro questo progetto, presentato alla chetichella in un DDL che, nella sua versione attuale, è assai diverso dalla prima ipotesi uscita alla fine di maggio. Nessuno, né il CUN né la CRUI, né tanto meno tutti coloro che vivono e lavorano e studiano all’università, aveva idea di cosa il governo stesse preparando realmente dopo maggio né ha avuto modo di discuterne. E’ vera però una cosa: noi non siamo stati eletti dal popolo … Nella riforma manca qualunque criterio di valutazione della attuale classe dirigente dell'università Italiana, i professori ordinari, anzi si confonde gli effetti del dissesto con le cause, indicando i ricercatori a tempo indeterminato come capri espiatori. Ai ricercatori non è concessa la dignità del ruolo docente (la famosa “terza fascia”), ma questo ce lo aspettavamo. Tuttavia, visto che i ricercatori contano nei requisiti minimi per l’offerta didattica e sono mano d’opera a basso costo, il DDL cambia di fatto il loro stato giuridico, prevedendo anche per essi l’impegno complessivo didattico analogo a quello dei docenti di ruolo. A quando l’obbligo formale di attività didattica, dopo l’obbligo di fatto? Ovviamente il trattamento economico resta lo stesso. Ma non solo di questo si tratta. Siamo di fronte ad una vera e propria restaurazione dell’università delle baronie, una riproposizione nuda e cruda dell’antico potere accademico concentrato solo nelle mani dei professori ordinari (quelli che la vulgata anche governativa accusava di familismo, nepotismo, localismo, ecc.). Un solo esempio, legato alla nuova normativa dei concorsi per I e II fascia. Ci sono due passaggi: è prevista un’abilitazione nazionale (ma i prerequisiti qualitativi per l’accesso sono indeterminati), concessa da una commissione nazionale di soli ordinari estratti a sorte; vi è poi la valutazione comparativa fra i soli abilitati per la messa a ruolo a livello di singolo ateneo, ove la commissione non è più composta per estrazione a sorte nazionale dei suoi membri fra tutti gli ordinari del SSD (come nel decreto di maggio), ma direttamente e solo dagli ordinari della sede locale che bandisce il concorso: ovvero il massimo potenziale del familismo, del nepotismo, del localismo, ecc., per quanto mitigato dal filtro dell’abilitazione nazionale. Questo sistema riesce a mettere insieme il peggio del vecchio concorso nazionale con il peggio del concorso locale. Una volta approvato il DDL, la figura del ricercatore a tempo indeterminato sparisce diventando ben prima del 2013 un ruolo ad esaurimento. Resta solo il ricercatore a tempo determinato, il cui reclutamento è in mano ai professori ordinari che compongono la famosa commissione locale, analogamente che per la I e la II fascia. Per il ricercatore a tempo determinato non è prevista abilitazione nazionale, ma solo la selezione localistica. Nei requisiti di accesso, il titolo di dottore di ricerca, di fatto, è equiparato alla laurea magistrale. Questo ricercatore precario in ingresso può avere un contratto di tre anni, rinnovabile per altri tre. Se nel secondo triennio ottiene l’abilitazione nazionale per le altre fasce di docenza, alla fine dei sei anni può passare di ruolo per chiamata diretta, senza nessun’altra procedura valutativa. Più localistico di così si muore. Sembra quasi uno scherzo … Per i ricercatori a tempo indeterminato, ormai esauriti sotto tutti i punti di vista e segnati al pubblico ludibrio come i veri parassiti dell’università pubblica, viene riservato uno zuccherino, però assai vagamente definito: una corsia preferenziale per concorsi riservati a loro finalizzati nel passaggio di fascia. In altri termini una sanatoria mascherata, un’ope legis non detta, uno scudo accademico che intaserà l’università del futuro, una volta combinato con le procedure di selezione interna e localistica dei ricercatori a tempo determinato. E’ uno scandalo, dove la meritocrazia rischia di essere una parola vuota, specchietto per le allodole di vecchie pratiche di potere. Un’università così fatta a chi serve?

IL COORDINAMENTO d’ATENEO dei RICERCATORI FIORENTINI

Raccomando a tutti di fare molta attenzione a quello che dite in merito, perche' e' gia' partito l'attacco a quelli che criticano solo per difendere gli sprechi...

mercoledì 14 maggio 2008

Primarie vere, primarie sempre


Scrivevo ieri della preoccupante involuzione che sembra essere in atto nel PD, in cui la preoccupazione che guida le decisioni dei dirigenti sembra essere unicamente quella dell'equilibrio interno tra le varie correnti e gruppi di potere, che appaiono peraltro unicamente personalistiche e clientelari più che culturali e politiche. Un'involuzione che sta ottenendo come unico risultato la dispersione di tutte quella energia, entusiasmo e impegno di chi aveva intravisto nel PD un'occasione irripetibile di far sentire la propria voce, di creare un grande partito riformista in cui la base potesse partecipare alla definizione delle strategie e degli obiettivi, in cui chi vale davvero potesse avere la possibilita' di mettersi in gioco. Con le ultime elezioni, in cui per la fretta e la concitazione del momento sono state messe da parte le primarie che tutti auspicavano e che sono previste dallo statuto del PD. E nessuno dei dirigenti, peraltro in gran parte cooptati o autonominati, pare intenzionato ad utilizzare davvero questo strumento di partecipazione democratica. Strumento capace di dare credibilita' alla novita' che il PD vorrebbe portare sulla scena politica, capace di incentivare il radicamento col territorio dei nostri rappresentanti che tutti auspicano e che e' stato riconosciuto come uno dei principali motivi dell'affermazione per esempio della Lega nell'ultima tornata elettorale. Aderisco pertanto e promuovo con convinzione l'iniziativa "Primarie vere, primarie sempre!". Per primarie non focalizzate sul personalismo, in cui si confrontano solo i candidati come per la recente scelta del segretario, ma che stimolino un'ampia discussione anche sui programmi, sulle visioni e sulle strategie politiche, in modo da rendere consapevoli e politicamente significative le scelte degli elettori e democratico il processo decisionale. E questo gia' a partire dalle prossime elezioni locali ed europee, e per una vera elezione democratica degli organismi dirigenti del partito, come nel nome, nello statuto e nello spirito di un grande Partito Democratico. Se si puo' fare, facciamolo.

domenica 20 gennaio 2008

Il problema e' proprio quello


Mastella spiega che in fondo non c'e' nulla di male, cosi' fan tutti. E la giustificazione va di moda, e pare convincente visto che si becca un applauso bipartisan. Vuol dire, se ce ne fosse bisogno, che fan davvero tutti cosi', un po' ai tuoi un po' ai miei. Possibile che sfugga a chi si spellava le mani che questo sistema di raccomandazioni, di amici di amici, di scambio di voti, potere, nomine, non è degno di un paese civile? Che il problema e' proprio nel fatto che fanno tutti cosi', che il sistema mafioso e clientelare comincia, si alimenta ed e' sostenuto da questo, e il passo a cosa nostra e' tanto breve quanto ovvio? E intanto Cuffaro che si becca 5 anni festeggia, perche' il tribunale gli ha riconosciuto "solo" di aver sfruttato il suo ruolo istituzionale per favorire mafiosi. Cuffaro non si dimette, offre cannoli e stappa bottiglie. E' interdetto dai pubblici uffici, ma resta governatore della Sicilia. Del resto cosi' fan tutti. E del merito, delle capacita' e dell'iniziativa, della dignita' e dell'onesta', del rispetto dei cittadini e dello Stato, ne possiamo fare a meno, tanto ci sono i cugini, gli amici degli amici e gli uomini d'onore. Siamo in una botte di ferro. Fortuna che mia madre e' parente alla lontana di De Michelis, uno che la sa lunga. Faro' strada nella vita.

venerdì 23 novembre 2007

Aspettando Godot o preparando la valigia


C'e' un'altra fuga di cervelli dalle nostre Universita' e Istituti di Ricerca. Non solo chi, come me, e' costretto a spostarsi all'estero per vedere riconosciute le sue qualita' e competenze. Per avere anche solo la possibilita' di mettere in pratica, in un paese estero, la formazione che ha avuto la fortuna di ricevere grazie al gentile sostegno dei contribuenti italiani. Molti altri invece non possono permettersi di emigrare, e sono costretti a cercare un'altra strada visto che l'alternativa sono anni precari in attesa di un concorso o di un finanziamento che non arriva mai, che forse, ma anche, eppure. In questo campo, nonostante mille promesse, si continua ad improvvisare da troppo tempo, tra blocchi delle assunzioni e stabilizzazioni di massa che non fanno che aumentare le code, il precariato, il baronismo. Sarebbe necessario invece che le opportunità di carriera di un giovane fossero definite in largo anticipo, come avviene in molti paesi, e che il merito piu' che l'anzianita' e il servilismo fossero premiati al momento dell'assunzione di nuovo personale. Ad esempio mediante la distribuzione di risorse in base alla produttivita' degli istituti e dei singoli gruppi, come avviene qua in Germania. Ma ormai nelle nostre Universita' e Istituti non c'e' piu' posto neppure per i raccomandati, figuriamoci per i capaci.
Suro, gia' intervenuto piu' volte su questo blog, mi invia a questo proposito il suo intervento al ritiro del premio dell'Associazione Termotecnica Italiana:

Innanzitutto un doveroso ringraziamento per un riconoscimento gradito quanto inatteso, proprio oggi che è il mio compleanno. Non capita spesso nell'università italiana di ricevere un premio per una pubblicazione. E per di più davanti ad una così rinomata platea che mostra ciò che, fino a meno di un anno fa, ho talvolta sperato - ingenuamente - di diventare.
Non posso certo nascondere che quando ho scoperto di essere il vincitore, ho provato un velo di amarezza: meritavo un premio per la miglior pubblicazione su rivista degli ultimi 2 anni ma non un contratto di lavoro. Le due affermazioni, apparentemente antitetiche, sono ahimè specchio della nostra nazione: forse sono nato nel paese sbagliato, o forse il destino si muove sustrade imprevedibili - "le vie del Signore sono infinite" direbbe il Prof. Facchini. [...]
Personalmente, non provo alcun rancore per un mondo accademico che mi ha costretto ad allontanarmi. Ho comunque avuto per 6 anni la possibilità di imparare moltissimo e di crearmi un vasto bagaglio di competenze che vanno ben oltre i criteri di progettazione delle macchine.
Credo infatti che l'università non debba sentirsi in debito con chi come me ha avuto comunque occasione di una formazione elevata, ma con chi questa occasione non l'ha avuta ne l'avrà - penso ai tanti manovali ventenni che trovo nei cantieri dove svolgo ora la mia attività ispettiva - e con le cui tasse sopravvivono (male) le nostre facoltà. A loro dedico questo premio.

Auguri di Buon Compleanno al Suro!

mercoledì 12 settembre 2007

Largo ai giovani


Incredibile faccia tosta dell'opposizione che dopo 5 anni di epurazioni e controllo selvaggio sulla RAI grida all'attentato alla Democrazia per la sostituzione del delegato del governo (Petroni, nominato da Tremonti) con un rappresentante vicino all'area Prodiana.
Incredibili, ma solo perche' inopportune da quel pulpito. Dovrebbe essere, per fortuna, discussa tra poco la legge promossa dal ministro Gentiloni per smarcare, almeno in maniera diretta, la televisione di Stato dal controllo politico. Vedremo se l'opposizione indignata votera' coerentemente con gli strepiti di questi giorni.
E tra gli strepiti, mi sembra che in pochi colgano il nodo della nomina. Fabiani ha 77 anni, ed e' anche presidente di Acea, multiservice per energia elettrica, teleriscaldamento, acqua potabile, acque reflue. Direi che i quasi 80 anni se li deve portare proprio bene se è in grado di svolgere questi due importantissimi incarichi in contemporanea. Mio padre, alla stessa eta', al massimo fa il nonno, e solo con un nipote alla volta, e si gode la pensione. Ah, ma e' vero, i giovani i posti se li devono venire a prendere, anche quelli di nomina ministeriale.
Ci fanno sapere che Fabiani rinuncera' allo stipendio di consigliere: ci mancherebbe altro. A quando la codifica per legge sull'impossibilita' di cumulare incarichi pubblici e di non poterli ottenere superati i 65 anni?
Largo ai giovani, si ripete in questi giorni di campagna elettorale per il PD. Probabilmente si intende che devono sparire il piu' presto possibile.

martedì 4 settembre 2007

Meritocrazia: nella ricerca qualcosa si muove


Qualcosa piano piano si muove sul fronte della meritocrazia nel mondo della ricerca italiana. Si muove solo indirettamente dal punto di vista dei singoli ricercatori, ma in modo importante sulla meritocrazia nell'assegnazione di fondi e risorse umane agli istituti.
L'INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica, che unisce i vari Osservatori Astrofisici italiani) ha infatti dato il via al processo di costituzione dei Visiting Committees per la valutazione delle strutture di ricerca. In pratica un comitato di 3 o 4 ricercatori stranieri di livello in ambito astrofisico viene incaricata di visitare le varie strutture dell'INAF per valutarne l'attivita' di ricerca. Nel corso della visita avranno la possibilita' di ascoltare le relazione dei ricercatori, visitare i laboratori e parlare con le varie categorie che lavorano nell'istituto di eventuali problemi incontrati. Il rapporto del comitato viene poi utilizzato dall'INAF e dal Ministero per l'assegnazione futura di risorse umane e finanziarie alle singole strutture.
La cosa funziona da anni in Germania: qualche mese fa abbiamo avuto la visita del Comitato giudicante, tra l'altro con qualche italiano, qua all'istituto. Preparata con molta attenzione da tutti, in quanto ci sono in gioco un sacco di soldi per i vari programmi di ricerca.
Il sistema vuole essere il piu' imparziale possibile, chiamando esperti internazionali, e vuole premiare le strutture che meglio stanno facendo in termini di produttivita', innovazione e interesse dei risultati ottenuti. A lungo andare, se il meccanismo funziona, tendera' anche a evidenziare l'importanza della meritocrazia personale, dal momento che sara' interesse di ogni Istituto avere ricercatori piu' bravi possibile per alzare la qualita' della ricerca e quindi dei finanziamenti. Vedremo, intanto e' un buon primo passo dopo tanti passi falsi dell'INAF sotto la precedente presidenza.

venerdì 29 giugno 2007

Immigrazione, merito e poltrone


Il Consiglio dei Ministri approva la nuova (speriamo) legge sull'immigrazione che finalmente andra' a sostituire la Bossi-Fini. Sembra che presto non avremo piu' lager-Cpt (vedasi il reportage di Gatti sull'Espresso), gli immigrati da tempo in Italia avranno diritto di voto alle amministrative, si allunga la durata dei permessi di soggiorno pur mantendo la regolazione dei flussi.

Sempre il Consiglio dei Ministri approva il Dpef (Documento di programmazione economico finanziaria) all'unanimita', abbassando l'ICI per pura demagogia elettorale, ma finalmente destinando quasi 700 milioni alla ricerca. La Melandri esulta per i soldi finiti ai giovani, ma sono davvero cose minimali.

Le speranze serie, e concrete, per i giovani (e non) che credono nell'acquisizione di meriti e competenze per ottenere posti di responsabilita', vengono invece da un'inchiesta di un cronista del Mattino di Napoli, ripresa da Repubblica. Chiarisce finalmente come vengono scelti gli amministratori degli uffici di diretta nomina politica. E poi si dice che a Napoli tutto si basa sull'improvvisazione. Sono tutti pregiudizi: l'organizzazione e' perfetta, non una poltrona lottizzata fuori posto. Dopo la patente a punti, la poltrona a punti.

domenica 3 giugno 2007

Non vogliamo un posto, vogliamo una svolta


Mentre per festeggiare la Repubblica Italiana, quella che nella Costituzione ripudia la guerra, si fanno a sorpresa sfilare i militari, l'opposizione delira di cadute del governo e elezioni anticipate cavalcando l'onda di uno scandalo artificiale, e Berlusconi pronuncia frasi di gravita' inaudita (interrogato dai giornalisti sull'intenzione di chiedere udienza al Capo dello Stato per rappresentargli una situazione definita di "attentato alla democrazia" da lui e da tutti gli altri componenti del centrodestra, rispondeva: "Quella visita al Quirinale sarebbe nei nostri desideri, ma purtroppo non c'è più nessuna istituzione che ci dia garanzie d'indipendenza: la sinistra le ha occupate tutte").

Ci sarebbe gia' poco da festeggiare. Prodi dal canto suo ritorna sui 45 saggi e l'esclusione dei giovani a Radio 24. Per lui il problema va ridimensionato. Sottolinea che "i giovani sono tali se portano idee nuove e non se sono nati in un certo periodo. Ho visto tanti giovani vecchi sponsorizzati dai potenti che si sono rivelati incapaci di ricoprire il loro ruolo". Aggiunge che vuole fare un partito nuovo, in cui non ci sia spazio per le cooptazioni, neppure dei giovani. Serve ciccia fresca sul serio. Tutto bene, se non concludesse cosi': "non si è mai sentito che qualcuno lascia il posto, ma non solo in politica, anche in economia. Se ci sono giovani in gamba il posto se lo prendono".

Ecco, allora vorrei sapere qual e' il mio posto, perche' per me non c'e' neanche se me lo volessi prendere. Prodi forse si dimentica che in Italia il merito non e' riconosciuto. Che nelle universita' contano i baroni amici, non i concorsi. Che nella pubblica amministrazione fa carriera chi e' benvoluto, non chi e' piu' bravo. Certo, ci sono delle eccezioni. Ma oltre a essere bravi bisogna essere fortunati. Per questo tanti dei bravi giovani d'Italia sono all'estero, a fare la fortuna delle aziende e degli istituti di ricerca di mezzo mondo.

Noi non vogliamo che nessuno ci regali il posto, vogliamo che ci sia data la possibilita' di far vedere che valiamo, di portare le nostre idee e di spezzare gli schemi ingessati del vecchio modo di fare politica, preoccupato piu' di spartirsi il potere, accumulare cariche e spesso soldi.

Non vogliamo un posto, vogliamo una possibilita'. Abbiamo un sogno e lo vogliamo usare per cambiare l'Italia.