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mercoledì 7 novembre 2012

Limpide Sensazioni


"Mentre camminava per Regent’s Park – lungo un viale che sempre sceglieva, tra i tanti – Jasper Gwyn ebbe d’un tratto la limpida sensazione che quanto faceva ogni giorno per guadagnarsi da vivere non era più adatto a lui. Già altre volte lo aveva sfiorato quel pensiero, ma mai con simile pulizia e tanto garbo." 


A. Baricco - Mr Gwyn

lunedì 1 ottobre 2012

Bologna



Bologna la grassa e l' umana già un poco Romagna e in odor di Toscana...

martedì 31 luglio 2012

L'eutanasia della Ricerca

Tra tagli, controtagli, valutazioni non valutate, precariato e innegabili successi scientifici, oggi in commissione Bilancio i senatori Adriana Poli-Bortone (Io Sud, professore universitario (!!??!!) e vicesindaco di Lecce) e Salvo Fleres (Io Sud, Giornalista) hanno proposto la soluzione finale per la Ricerca in Italia: la soppressione di tutti gli Enti Pubblici di Ricerca, e l'inquadramento dei dipendenti nei ministeri, immagino a fare fotocopie. Geniale.  L'emendamento (riportato sotto) e' stato inspiegabilmente bocciato...

G/3396/9/5
FLERES, POLI BORTONE
RESPINTO
Il Senato,
            in sede d'esame del disegno di legge di conversione del decreto-Iegge 6 luglio 2012, n. 95, recante disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini,
        impegna il Governo:
            a valutare la possibilità che:
                tutti gli istituti di ricerca, interamente finanziati con risorse pubbliche, esclusi quelli in materia sanitaria e ambientale, siano soppressi;
                le funzioni svolte dagli istituti di ricerca siano trasferite, rispettivamente con uno o più decreti di natura non regolamentare del Ministro dell'economia e delle finanze di concerto con il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione o mediante un decreto regionale;
                con gli stessi decreti vengano stabilite le date di effettivo esercizio delle funzioni trasferite e individuate le risorse umane, strumentali e fmanziarie riallocate;
                i dipendenti a tempo determinato vengano inquadrati, nei ruoli del Ministero o della regione sulla base di apposita tabella di corrispondenza approvata con uno dei decreti di cui al presente comma;
                le amministrazioni provvedono conseguentemente a rideterminare le proprie dotazioni organiche;
                i dipendenti trasferiti mantengano il trattamento economico fondamentale e accessorio, limitatamente alle voci fisse e continuative, corrisposto al momento dell'inquadramento. Nel caso in cui tale trattamento risulti più elevato rispetto a quello previsto per il personale del Ministero o della regione, è attribuito per la differenza un'assegno ad personam riassorbibile, con i successivi miglioramenti economici a qualsiasi titolo conseguiti;
                per i restanti rapporti di lavoro le amministrazioni di destinazione subentrino nella titolarità dei rispettivi rapporti.

giovedì 29 settembre 2011

Gli oroscopi non ci prendono piu'

«Gli oroscopi non valgono più niente. Oggi non si nasce più quando si deve nascere, ma quando lo decide il medico. Infatti nessun bambino nasce più di notte né durante il week end, ma per cesareo dal martedì mattina al giovedì sera. Uno non nasce sotto il quadro astrale che hanno scelto per lui le stelle, ma sotto quello scelto dal ginecologo. Ecco perché gli oroscopi non ci prendono più, è tutto falsato»

Onorevole Melania De Nichilo Rizzoli, medico internista e deputata PDL, nel suo intervento di ieri alla Camera

martedì 23 agosto 2011

La ricerca perduta


Alla fine anche gli ultimi nodi sono venuti al pettine. In un solo anno, tra il 2008 e il 2009, la produzione scientifica dell’Italia è crollata del 22,5% passando da 52.496 articoli pubblicati si riviste internazionali con peer review ad appena 40.670. Ponendo fine a una crescita, ininterrotta e senza pari in Europa, che durava da trent’anni. Che aveva consentito alla scienza italiana di mascherare, attraverso la produttività dei singoli (altro che fannulloni) le fragilissime basi del sistema e di assorbire, persino, l’«effetto Cina». È questa, in estrema sintesi, la novità contenuta nell’articolo «Is Italian science declining?» (La scienza italiana è in declino?) che Cinzia Daraio, docente di Economiae organizzazione aziendale all’università di Bologna, e l’olandese Henk Moed del centro di studi scientifici e tecnologici dell’università di Leida, hanno pubblicato sulla rivista, con peer review, «Research Policy», che si occupa, appunto di politica della ricerca. I due ricercatori hanno preso in esame una serie di indicatori bibliometrici dal 1980 al 2009.E hanno constatato come, in questi 30 anni, il sistema di ricerca italiano abbia avuto un incremento quantitativo e qualitativo di produzione senza precedenti. Tra il 2000 e il 2008, in particolare, il numero di articoli scientifici firmati da ricercatori italiani è passato da 32.751 a 52.496:un aumentodel60%ottenuto malgrado il numero di ricercatori sia rimasto sostanzialmente costante e malgrado le risorse siano rimaste sostanzialmente costanti. Quest’incremento ha fatto sì che l’Italia conservasse la sua quota mondiale di produzione scientifica malgrado l’«effetto Cina»: ovvero la perentoria entrata in scena degli scienziati cinesi che ha fatto abbassare la quota di tutti gli altri Paesi. In pratica gli scienziati italiani hanno pubblicato, nel 2008, quasi quanto gli scienziati francesi, pur essendo la metà in termini numerici e pur disponendo di meno della metà delle risorse rispetto ai colleghi d’oltralpe. Ma gli italiani hanno vinto il confronto anche con tutti i loro colleghi europei e del mondo. Secondo i calcoli di Cinzia Daraio ed Henk Moed, infatti, in questi trent’anni i ricercatori italiani hanno aumentato come nessun altro la produttività individuale (il numero di articoli scritti in media da un singolo ricercatore) e si sono imposti come, in assoluto, i più produttivi al mondo. Vincendo la gara anche con gli stakanovisti tradizionali, svizzeri e olandesi in testa. Anche la qualità dei loro lavori è migliorata. Il numero di citazioni per articolo, infatti, ha mantenuto un trend di costante ascesa e, a partire dall’anno 2000, ha superato la media mondiale. Anche se resta inferiore a quella dei ricercatori dei Paesi europei più avanzati. In definitiva, possiamo dire che i ricercatori italiani - che qualcuno si ostina a chiamare fannulloni - sono pochi, ma hanno lavorato per trent’anni come nessuno al mondo, ottenendo il primato assoluto in termini di produttività e una buona sufficienza in termini di qualità. Grazie a questo superlavoro individuale hanno mascherato le debolezze strutturali del sistema ricerca. Che da trent’anni ottiene meno risorse e meno attenzione di quanto non succeda in tutti gli altri Paesi, a economia matura o a economia emergente. Il gigante è cresciuto, ma i suoi piedi sono diventati sempre più piccoli e sempre più argillosi. Ma dopo trent’anni di questo paradosso il sistema non ha retto più. Le risorse e l’attenzione dei governi - in particolare dei governi diretti da Berlusconi - sono ancora diminuite e il gigante è crollato. Non poteva essere diversamente. Con questa anomalia il sistema italiano della ricerca - per utilizzare una metafora cara al professor Pier Giuseppe Pelicci, lo scopritore dei geni dell’invecchiamento - è piombato come nel Medioevo, con qualche castello che ospita la nobiltà, e intorno il deserto della quantità e della qualità. I castelli hanno retto per quanto hanno potuto, molto meglio di quanto si potesse sperare, alla sfida della modernità. Ma alla lunga sono stati costretti ad arrendersi. Ai nuovi barbari, la gran parte interni al Paese. Il sistema ricerca in Italia non regge più. Può reggere l’Italia senza un sistema di ricerca?

Qui il pdf dell'articolo originale

giovedì 21 aprile 2011

Il ministro senza vergogna e senza portafoglio

Copio e incollo dal blog di Marco Cattaneo l'incredibile presa per il culo dei progetti bandiera che avrebbero "l’obiettivo di allineare la spesa italiana per la Ricerca alla media europea".... vorei poter pagare il mutuo con la stessa tecnica del ministro, ovvero senza mettere un centesimo. Come al solito dietro il presunto riallineamento ai parametri europei si nasconde l'ennisimo taglio al finanziamento ordinario alla ricerca.

Martedì, a Ballarò, il ministro Mariastella Gelmini ha vantato – di passaggio – l’approvazione del Piano Nazionale della Ricerca “che prevede un miliardo e quattrocento milioni di euro da spendere nei prossimi tre anni”.
Il PNR 2011-2013, in effetti, era stato presentato il giorno prima, con due tavole rotonde dalla composizione almeno in parte imbarazzante. 


invito 19 Aprile PNR_Pagina_2

Al di là della presenza dei presidenti dei maggiori enti pubblici di ricerca (che dovrebbe essere un’ovvietà, ma non c’è da scommetterci), brillano per competenza l’introduzione di Maurizio Gasparri e la moderazione delle tavole rotonde, affidata a Bruno Vespa, capace di passare con la consueta eleganza dall’epigenomica alla comunicazione con l’Aldilà (per chi si fosse perso il tema della puntata di Porta a Porta di ieri).
So che era presente qualche collega della stampa, ma noi non siamo stati invitati. E, data la parata di premi Nobel, c’è quasi da vantarsene.
Allora, per curiosità, siamo andati a vedercelo il Programma Nazionale della Ricerca sbandierato dal Ministro come un’azione che avrebbe “l’obiettivo di allineare la spesa italiana per la Ricerca alla media europea, mediante la realizzazione delle Azioni previste e dei Progetti Bandiera identificati con il contributo della comunità scientifica ed imprenditoriale” (lo si legge a pagina 76; il PDF potete scaricarlo qui).
E qui ci è venuto un primo sospetto. I 14 Progetti Bandiera (da pagina 82 in poi) assommano a 1772 milioni di euro (1,77 miliardi, a beneficio del ministro) in tre anni o più, e , come la signora Gelmini ha sottolineato davanti alle telecamere, si parla di 1,4 miliardi da spendere in tre anni. Questa cifra è pari, complessivamente, all’1 per mille del PIL 2010, che diviso per tre anni fa 0,33 per mille all’anno. E come farebbe, di grazia, ad “allineare la spesa italiana per la ricerca alla media europea”?
Ma questo è niente. Se si vanno a leggere i dettagli del finanziamento dei singoli Progetti Bandiera, si fanno scoperte istruttive. La quasi totalità dei fondi, infatti, proviene dal FOE, il Fondo ordinario per il finanziamento degli enti e istituzioni di ricerca, oppure dallo stanziamento ordinario dell’ASI, l’Agenzia spaziale italiana. Insomma, se mai si faranno i Progetti Bandiera, non ci sarà un centesimo in più, per la ricerca, saranno semplicemente privilegiati a danno di tutti gli altri progetti di ricerca, cui verranno sottratti i fondi provenienti dal fondo ordinario.
Di fatto, il PNR si configura così come una plateale ingerenza nelle scelte degli enti di ricerca, in barba all’autonomia sancita per legge e caldamente suggerita dal buon senso a chi con fatica è riuscito a terminare il suo curriculum di studi.
Non crederete che sia finita qui, vero? A pagina 74 del notevole documento (notevole se non altro per il bassissimo rapporto contenuti/numero di pagine) prodotto dal ministro e sottoscritto dal Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica, c’è una tabellina illuminante. Che spiega a che fondi il ministro e le Sorelle Bandiera, pardon i Progetti, dovrebbero attingere.
806 milioni di euro, si vede, saranno sottratti al Fondo ordinario. Complessivamente il 15 per cento del totale. E se considerate che nel fondo sono compresi i salari dei ricercatori e degli altri dipendenti… Avete scommesso? Risposta esatta, non avanzano che le briciole. Ovvero, l’approvazione dei Progetti Bandiera cancella di fatto tutti gli altri progetti di ricerca degli enti pubblici italiani.
268 milioni verranno dai Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale, retrocessi a tavolino in serie B.
Poi ci sono un sacco di altri fondi, ma sono sulla carta e lì resteranno, potete scommetterci. Per esempio i quasi 3 miliardi dei PON. I PON sono fondi europei, e non si possono usare per quello che ci pare. Mentre nei FAR, guarda che caso, ci sono fondi per le aree depresse. Il resto sono spiccioli…

Insomma, dietro l’altisonante Programma Nazionale della Ricerca 2011-2013 non c’è un centesimo, se non quelli spesi per stamparlo e presentarlo.
Come dimostrano i Progetti di Interesse, illustrati da pagina 89 in poi, che brillano per chiarezza espositiva e per trasparenza economica: la copertura finanziaria è, secondo i casi, “da definire” o “da individuare”.

Poi, nel Programma Nazionale della Ricerca (le maiuscole non sono mie), oltre a mancare i quattrini, è assente ingiustificata anche la trasparenza. Il ministero, alla pagina web dove si può scaricare il file PDF, sostiene che il PNR sia “l’esito di una ampia consultazione che ha coinvolto la comunità scientifica e accademica, le forze economiche, la rappresentanza della Conferenza Stato Regioni e dell’Osservatorio sulle politiche regionali per la ricerca e l’innovazione, nonché tutte le Amministrazioni dello Stato competenti per materia”.
Ma non dice chi. Chi, come, dove, su quali basi. Quando si approvano progetti di ricerca di portata multimilionaria, come i nostri Progetti Bandiera, nel resto del mondo si istituiscono commissioni che studiano il progetto, la fattibilità, i tempi, e pure i costi, perché il denaro pubblico non vada sprecato. Perché può darsi che io preveda di spendere 10 per un progetto per cui potrei spendere 8. O magari invece 12, e allora bisogna essere pronti a trovare anche gli altri due euro. Per questo qualcun altro è incaricato della revisione e della valutazione.
Qui, invece, va diversamente. Non mi risulta che siano stati consultati né l’Anvur né il Civr, ossia i due organismi che dovrebbero valutare la ricerca. E non sono stati consultati per una ragione semplicissima. Perché non esistono: la prima non si è ancora insediata, mentre il secondo è stato sciolto, in attesa che si insedi la prima.
Una nota penosa: l’ultima valutazione della ricerca italiana risale al triennio 2001-2003.

Tutto questo sarebbe sufficiente a far vergognare un qualsiasi ministro europeo della ricerca. Tranne il nostro.

P.S. Il PNR è stato presentato e approvato nel silenzio indifferente o colpevole dei mezzi di informazione. Eppure si sta parlando del futuro del paese. O forse sono io che mi illudo.

martedì 12 aprile 2011

Gagarin

Cinquant'anni fa, il 12 Aprile 1961, un uomo per la prima volta guardava la terra da fuori. Jurij Alekseevič Gagarin, metalmeccanico e pilota di 27 anni,  alle ore 9.07 di Mosca parti' all'interno della navicella Vostok 1 (Oriente 1) comunicando via radio la celebre frase поехали! (pojechali - "siamo partiti"). Compì un'intera orbita attorno alla Terra, raggiungendo un'altitudine massima di 302 km viaggiando a una velocità di 27.400 km/h. Durante il volo, guardando dalla navicella ciò che nessuno aveva mai visto prima, comunicò alla base che "la Terra è blu [...] Che meraviglia. È incredibile". L'altra frase famosa, "Non vedo nessun Dio quassu'" gli fu messa in bocca dalla propaganda Russa. Dopo 88 minuti di volo,  alle 10.20 ora di Mosca, la navicella atterro' in un campo vicino alla città di Takhtarova, mentre Gagarin espulso in volo veniva paracadutato a terra. Fu accolto da due contadini come un nemico arrivato dallo spazio, ma una volta riconosciuto dopo aver mostrato i documenti fu accolto come un eroe in Russia e nel mondo (e a ragione, visto che prima di lui avevano viaggiato solo una cagnetta e dei manichini), apri' la strada alla conquista dello spazio e alla corsa alla luna tra USA e URSS: dopo la batosta dello Sputnik e della Vostok, gli americani si rifecero con la conquista del nostro satellite.  Io me lo ricordo soprattutto per un vecchio libro degli anni '60 che avevo da piccolo sui razzi e i satelliti, dove campeggiava la foto qui accanto dell'intrepido Russo pronto al balzo verso l'ignoto...

giovedì 3 marzo 2011

Dottorato? Si mangia?


E' ormai nota la storia del ministro tedesco dal nobile nome e cognome (respirare a fondo) Karl-Theodor Maria Nikolaus Johann Jacob Philipp Franz Joseph Sylvester Freiherr von und zu Guttenberg (pant pant), costretto alle dimissioni perche' dopo aver fatto saltare troppe teste nel suo ministero della difesa, e' stato travolto da uno scandalo: ha copiato pezzi consistenti della sua tesi di Dottorato, spacciandoli per originali.
Per l'italiano medio abituato a puttanoni, corruzioni, telefonate in questura, avvocati Mills,  turbative d'asta, societa' offshore,  logiurosuimieifiglinonaveteunostracciodiprove" e "togherossegiudicicomunisti" pare davvero cosa di poco conto. In fondo Brunetta scopiazzo' uno dei suoi pochi studi scientifici di cui va tanto fiero e non ha mai pagato alcun pegno. Invece in Germania e' scoppiato un vespaio. Il perche' lo spiega Pilger, il nostro uomo a L'Avan... ehm in Baviera:

E' molto molto difficile spiegare agli italiani il perche' di cosi' tanto casino per una cosi' minuscola stronzata. Il fatto e' che qui il titolo non e' una cosa minuscola, proprio per niente.
Se in italia per diventare dottori e' sufficiente farsi tre anni di universita' o affidare la propria macchina ad un posteggiatore, in germania il titolo di Dottore sta a significare che sei sopravvissuto ad una vera e propria macchina stritolauomini. Devo farci ancora il post sul sistema scolastico, ma per il momento spero mi si creda sulla parola: arrivare alla laurea o al dottorato in baviera significa superare le forche caudine e raramente se ne esce con tutte le rotelle a posto. Il titolo quindi diventa l'equivalente di una medaglia al valore o di una ferita di guerra. Diventa il messaggio con cui si dice al mondo e ai non dottorati: "io ce l'ho fatta, voi no". So che e' difficile da comprendere per i volemosebbene italiani e io stesso nonostante l'osmosi germanica faccio fatica a digerire la questione. Sta di fatto che quando la personcina ammodo cercava casa, dopo frustranti telefonate, la situazione si e' bloccata dopo che un "Professore" (qui siamo oltre al Dottore) e' interceduto. dando alla trasnazione un aura di sacrale affidabilita'. Il nuovo paron di casa poi ha insistito perche' sul citofono, a sinistra del nome fosse posto l'agognato "Dr." perche' cosi' "avrebbe avuto molti meno problemi". Mai capito cosa volesse dire.
Pero' e' cosi', quando la personcina ammodo viene a contatto con la gente vera e alla presenza del titolo e' tutto una pioggia di salamelecchi, Frau Doktor qui, Frau Doktor la', prego Frau Doktor, di qua Frau Doktor. Imbarazzante per gli italiani, normalissimo per i tedeschi. Il titolo qui e' cosi' serio che "Doktor" diventa sinonimo di serieta', affidabilita', efficienza e persino qualita'.Per anni mi sono tenuto lontano dai prodotti che in italia hanno il marchio Cameo perche' qui si chiamano "Dr. Oetker", roba che, oltre al nome impossibile da pronunciare per un novizio, suona come una medicina.
Sempre il buon Pilger nota poi con amarezza in un bel post successivo che alla fin fine tutta questa storia e' poi una conseguenza dell'elitarismo tedesco che cerca di autoconservarsi, mentre  ormai da noi sarebbe impensabile dato che l'elite e' stata sconfitta dall'uomo comune che si e' fatto tutto da solo e dalle sue televisioni massimizzanti.
Sottolineo per inciso che in Germania, come nel resto del mondo evoluto, e' Dr. solo chi consegue un Dottorato di Ricerca, non chi consuegue soltanto la laurea. E che tra un Dottorato e una Laurea Specialistica, in Germania come (sorpresa!) in Italia ci sono almeno altri tre anni di studio, ricerca, lacrime e sangue (giusto per tirarmela un pochetto). Peccato che poi da questa parte delle Alpi non si sappia neppure cosa sia un Dottorato, tanto e' inutile conseguirlo: le aziende ti guardano storto e ti scartano subito manco avessi la peste invece di un PhD, in nessun modulo che ho mai compilato nella casella titolo di studio c'e' qualcosa oltre la laurea, nei sondaggi telefonici sento silenzi smarriti delle gentili operatrici che si informano sul mio livello di istruzione... ormai diventi dottore dopo tre anni di Universita' e una tesina da completarsi in un mesetto o due, il resto e' fuffa per sfigati o per chi non ha di meglio da fare (e forse e' vero!). L'unica cosa in cui mi si riconosce il titolo di PhD e' la tessera Miles and More della Lufthansa, e infatti gli operatori del call center o del check in tedesco si prodigano sempre in un sacco di salamelecchi Herr Doktor di qua Herr Doktor di la'.
E' in questo contesto che arriva nel Belpaese lo scandalo "zu Googleberg": da giorni i giornali, le TV e i radiogiornali continuano a confondere senza ritegno la laurea e il dottorato. I TG sparano il titolone "Ministro tedesco copia tesi di Laurea", giornali sfottono i tedeschi senza sapere di che parlino, le radio parlano di laurea truccata. Ultimo della lista il fustigatore dei costumi italici comparati con il resto del mondo Beppe Severgnini, che sul Corriere fa dell'ironia su quello che sarebbe successo in Italia a un Ministro che avesse copiato la sua tesi di Laurea. Ok, magari ritiene inconcepibile che un ministro italiano possa conseguire un Dottorato seppur barando, poi leggi e capisci che per lui laurea e dottorato sono sinonimi, che infatti usa indifferentemente:
Il ministro Carlo T. Gutti - nome di fantasia - viene accusato d’aver copiato la tesi di laurea [...] “Gutti? Ma sarebbe stato bocciato anche al Cepu! Un dottorato? Impossibile" Il titolo di studio è però visibile dietro la scrivania ministeriale, tra le foto con cardinali, capi di Stato e Francesco Totti. L’on. Gutti deve spiegare: ha preso la laurea? L’ha copiata? L’ha comprata?
Disperato per aver sprecato tre anni e qualcosa per un pezzo di carta che nel proprio paese nessuno sa che cosa sia, ho provato almeno a spiegarlo a Severgnini, visto che da buon Dottorato non ho un cavolo di meglio da fare:

Gentile Sig. Severgnini,

a riferimento del suo articolo apparso sulla rubrica Italians del Corriere riguardo all'immaginario Ministro Carlo T. Gutti (ispirato alla vicenda del ministro tedesco dimessosi per aver copiato parte della sua tesi di Dottorato), faccio notare che la Laurea e il Dottorato sono due cose distinte, seppure utilizzate nel suo testo in modo indifferente e dunque scorretto.
In particolare, per conseguire in italia il Dottorato di Ricerca occorrono al momento almeno tre anni di studio e di ricerca ulteriori rispetto alla laurea specialistica. Si tratta poi di posti a numero chiuso a cui si accede tramite concorso.
Mi pare un'ulteriore dimostrazione della pochezza italiana, che, sia sui giornali sia nei telegiornali e radiogiornali, non e' stata in grado non dico di indignarsi per la condotta di Zu Guttemberg, ma neppure di comprendere appieno quale sia stata la colpa di un ministro poi costretto alle dimissioni. Sconsolatamente, mi chiedo a cosa siano valsi tutti questi anni di formazione per ottenere qualcosa che neppure si sa bene cosa sia nel proprio paese. E pensare che in Germania il vespaio si e' levato proprioo perche' lassu' fregiarsi del titolo di PhD significa essere sopravvissuto a una selezione durissima e poter dire di avercela fatta...

Distinti Saluti,
Giovanni Cresci, PhD

mercoledì 13 ottobre 2010

Galassie dolci (!?) e fama imperitura


Sono su Televideo alla pagina 168... con le "galassie dolci"!
Qui il comunicato stampa dell'ESO, European Southern Observatory (che gestisce i telescopi e gli strumenti con cui e' stata condotta la ricerca, in inglese) e qui il cominicato stampa dell'INAF, Istituto Nazionale di Astrofisica per cui lavoro in italiano per chi volesse saperne di piu'. Per i secchioni qui o qua c'e' l'articolo completo.

La notizia e' ripresa dal Corriere sulla mitica colonna di destra (che pero' si limita a scopiazzare senza pensare e spaccia per un'immagine reale del VLT la realizzazione di un grafico di una galassia che accresce gas, e parla di scoperta di scienziati europei e non italiani!), da La Stampa e da Le Scienze.

All'estero fa scalpore anche sulla Gazzetta di Montreal (!!), Vancouver Sun (!!!), Ottawa Citizen (!!!! ma che gli faccio ai canadesi?) ,Universe Today, Science Daily, Dawn.com, Yahoo News, Canada.com, ScienceCodex , Universe Today, Vip.it, Physorg.com, redOrbit, eScience.com, DiscoveryNews, Biosciencetechnology, OggiScienza, le agenzie AGI ... la migliore pero' e' Space.com, che titola Ancient Galaxies Really Sucked!

giovedì 30 settembre 2010

Tutti su Arturo..



... per la prima puntata di Happy Days!

lunedì 12 luglio 2010

Adotta un astronomo italiano!


On May 27th 2010, the Italian astronomical community learned with concern that the National Institute for Astrophysics (INAF) was going to be suppressed, and that its employees were going to be transferred to the National Research Council (CNR). It was not clear if this applied to all employees (i.e. also to researchers hired on short-term contracts), and how this was going to happen in practice. In this letter, we give a brief historical overview of INAF and present a short chronicle of the few eventful days that followed. Starting from this example, we then comment on the current situation and prospects of astronomical research in Italy.

Qui l'articolo completo a firma di molti astronomi italiani sul popolare archivio di articoli astro-ph. In figura la frazione dei primi 100 articoli di astrofisica piu' citati dal 1930 al 2010 di cui il primo autore lavora in un istituto italiano. E' notevole come la fondazione degli istituti ex-CNR che ora sono parte di INAF, la riforma degli osservatori e la partecipazione a ESO abbiano influenzato la produzione scientifica italiana in questo campo.

Questo invece il sito "adotta un astronomo italiano", che raccoglie i curricula degli aderenti:
"This is what we do, this is who we are. One day (sooner than later?) you might well find all these CVs among the application material you will receive.
In the meantime, aware that our astronomical competences risk to be lost, we propose ourselves for a series of lectures/seminars at your Institutes so as to plant a seed of knowledge that was born and grew up in this country. If you wish to give us your support by inviting us to your Institute, please send an e-mail to the address: adoptanitalianastronomer@gmail.com, and help us to circulate this letter within the astronomical community. We plan to make all seminars and lectures that will be given in the framework of this initiative publicly available."

domenica 30 maggio 2010

Lacrime e sangue


Pare ormai definitivo il testo del DDL anticirisi (ma non era un'invenzione dei comunisti?) che il Presidente Napolitano firmera' domani. L'INAF, l'Istiuto Nazionale di Astrofisica per cui lavoro, e' entrato nella lista degli "enti inutili" da tagliare per risparmiare qualche soldo da investire nella guerra in Afghanistan: questa sarebbe la terza riforma strutturale in 11 anni, dato che l'Istituto e' stato formato nel 1999 dai vari osservatori sul territorio nazionale e poi profondamente riformato nel 2003 da questa stessa maggioranza. E non si tratta certo di un ente "inutile": in un'area di ricerca che, oltre ad una notevole valenza scientifica e culturale, ha notevoli ricadute sull'industria nazionale (che così ha potuto lavorare per la realizzazione di strumentazione scientifica di avanguardia), risulta il miglior ente italiano di ricerche fisiche secondo l'ultima indagine svolta dal Comitato di Indirizzo per la Valutazione della Ricerca. Dunque piu' che un ente inutile un centro di eccellenza. Non e' ben chiaro poi dove si risparmi accorpando l'INAF al CNR, ma e' certo che la ritrovata maggior collaborazione fra i vari istituti che compongono l'ente unita a una certa indipendenza di azione sara' perduta insiema alla possibilita' di partecipare ai diversi progetti internazionali di grande rilevanza in cui l'ente era impegnato nonostante le grando difficolta' di bilancio, grazie soprattutto al lavoro di molti giovani precari che rappresentano la maggioranza della forza lavoro dell'ente.

E proprio a questo riguardo arrivano le note piu' dolorose della manovra di Tremonti, al cui confronto il taglio dell'INAF pare una birichinata da ragazzi. Oltre al drammatico blocco delle assunzioni e del turn-over fino al 2014 (e poi si lamentano dei bamboccioni), la finanziaria prevede, per gli enti che "sopravviveranno", un taglio dei contratti a tempo determinato, di ogni genere e natura (TD, co.co.co., assegni e borse) del 50%: il CNR dovra' avere la meta' dei contratti a termine che aveva nel 2009 senza l'INAF, e sara' una strage soprattutto per i borsisti astronomi, con consuegente blocco di quasi tutta l'attivita' di ricerca, in particolar modo per i progetti internazionali di cui sopra in cui l'Italia si e' impegnata probabilmente "al di sopra delle sue risorse", come piace ripetere al nostro Presidente del Consiglio. Peccato che quasi tutti gli altri paesi progrediti, in particolar modo la Germania dalla quale inopitanamente sono partito per ritornarmene in Italia a farmi dare dell'inutile, in tempo di crisi aumentano gli stanziamenti per la ricerca: sanno che i fondi spesi per ricerca e innovazione, compresa quella di base, "can help us to overcome the crisis and emerge from it stronger and with new idea", o per dirla con le ultime parole di una lettera aperta al ministro Gelmini che scrivemmo da Monaco qualche tempo fa "senza risorse la ricerca non avanza, ma senza ricerca un paese regredisce". Come dicevo ieri, per perdere peso ci tagliamo la testa e con lei le speranze di moltissimi giovani, me compreso, congelate fino al 2014.

La manovra varata dal governo, contro la quale si leva la voce non solo dei sindacati, ma anche dello stesso ministro Bondi (!!), fa anche molte altre brutte cose. Fra queste i soliti taglia a caso e senza criterio, senza prendersi la briga di individuare i veri sprechi, che colpiscono sempre gli stessi: enti locali e regioni, dipendenti pubblici fannulloni e lavoratori precari bamboccioni. Divide ancora il Paese e le fasce sociali, senza nessuna vera riforma di cui il paese avrebbe bisogno, e senza alcun intervento strutturale che guardi al medio e lungo periodo. La solita schifezza all'italiana, in cui non si sono fatti mancare neppure il solito condono travestito da lotta all'evasione.

Per protestare contro il taglio dell'INAF e' nato un gruppo su Facebook ed e' possibile firmare una petizione. Per protestare contro tutti gli altri tagli, e le lacrime e il sangue chiesto ai soliti noti il 12 Giugno tutti a Roma.

mercoledì 26 maggio 2010

Enti inutili


Dal Corriere di ieri, pagina 9. Qui anche sul Sole24 ore. Solo un grande paese come il nostro, che ha dato i natali a Galileo, Bruno, e via andare fino a Giacconi, può considerare gli Istituti nazionali di Alta matematica, Astrofisica, Oceanografia, Geofisica "Enti inutili". E tenersi la provincia di Verbania e del Medio Campidano, o l'utilissimo Difesa servizi Spa.
Piu' preoccupante ancora dell'ormai probabile accorpamento dell'INAF al CNR (o a qualche miniera), il blocco delle assunzioni fino al 2014 e i tagli ai finanziamenti, che hanno lo stesso effetto pratico su noi assegnisti dell'eventuale smobilitazione immediata. Ci arruoleremo tutti per l'Afghanistan , visto che e' l'unica cosa che non e' stata tagliata. A questo punto attendo la conferenza stampa di Tvemonti di oggi pomeriggio per sapere se devo gia' cercarmi un altro lavoro.
Come fa notare giustamente Pynolo, questa manovra finanziaria è come far calare di peso una persona tagliandole la testa.

domenica 17 gennaio 2010

Il confronto

I due video differiscono per 7 piccoli particolari:



(via Marcello Saponaro)

mercoledì 16 dicembre 2009

Il valore del lavoro


Ma allora un astronomo quanto vale?

Via Altracitta', di Cristina Nadotti, da Repubblica

Vale più un addetto alle pulizie, soprattutto se in ospedale, che un banchiere. In più, il secondo crea anche problemi alla società. Sembra tanto l’affermazione fatta da un qualsiasi avventore di bar e invece è la conclusione della ricerca elaborata dal think tank della New economics foundation (Nef), un gruppo di 50 economisti famosi per aver portato nell’agenda del G7 e G8 temi quali quello del debito internazionale.

Il Nef ha calcolato il valore economico di sei diversi lavori, tre pagati molto bene e tre molto poco. Un’ora di lavoro di addetto alle pulizie in ospedale, ad esempio, crea dieci sterline di profitto per ogni sterlina di salario. Al contrario, per ogni sterlina guadagnata da un banchiere, ce ne sono sette perdute dalla comunità. I banchieri, conclude il Nef, prosciugano la società e causano danni all’economia globale. Non bastasse questo, valutano ancora gli economisti impegnati in un’etica della finanza, i banchieri sono i responsabili di campagne che creano insoddisfazione, infelicità e istigano al consumismo sfrenato.

“Abbiamo scelto un nuovo approccio per valutare il reale valore del lavoro – spiega il Nef nell’introduzione alla ricerca – . Siamo andati oltre la considerazione di quanto una professione viene valutata economicamente ed abbiamo verificato quanto chi la esercita contribuisce al benessere della società. I principi di valutazione ai quali ci siamo ispirati quantificano il valore sociale, ambientale ed economico del lavoro svolto dalle diverse figure”.

Un altro esempio che illustra bene il punto di partenza del Nef è quello della comparazione tra un operatore ecologico e un fiscalista. Il primo contribuisce con il suo lavoro alla salute dell’ambiente grazie al riciclo delle immondizie, il secondo danneggia la società perché studia in che modo far versare ai contribuenti meno tasse.

“La nostra ricerca analizza nel dettaglio sei lavori diversi – si legge ancora nell’introduzione – scelti nel settore pubblico e privato tra quelli che meglio illustrano il problema. Tre di questi sono pagati poco (un addetto alle pulizie in ospedale, un operaio di un centro di recupero materiali di riciclo e un operatore dell’infanzia), mentre gli altri hanno stipendi molto alti (un banchiere della City, un dirigente pubblicitario e un consulente fiscale). Abbiamo esaminato il contributo sociale del loro valore e scoperto che i lavori pagati meno sono quelli più utili al benessere collettivo”.

La ricerca, infine, smonta anche il mito della grande operosità di chi ha lavori ben retribuiti e di grande prestigio: chi guadagna di più, conclude il Nef, non lavora più duramente di chi è pagato poco e stipendi alti non corrispondono sempre a un grande talento. Eilis Lawlor, portavoce della Nef, ha voluto però precisare alla Bbc: “Il nostro studio vuole sottolineare un punto fondamentale e cioè che dovrebbe esserci una corrispondenza diretta tra quanto siamo pagati e il valore che il nostro lavoro genera per la società. Abbiamo trovato un modo per calcolarlo e questo strumento dovrebbe essere usato per determinare i compensi”.

martedì 8 dicembre 2009

Selvaggio West


Stanotte sarei dovuto essere a osservare sul Mt Graham in Arizona al Large Binocular Telescope, uno dei piu' grandi telescopi del mondo, con il nuovo strumento LUCIFER. Nonostante il nome, di demoniaco ha solo la sfiga che lo perseguita: per le condizioni meteo, finora nenache un minuto di osservazione nelle prime 4 notti dedicate al Science Demontration Time (SDT), previsto per dimostare su alcuni oggetti ben selezionati le possiblita' scientifiche dello strumento. Ieri notte pero' la tempesta di neve ha trasformato l'SDT in uno Snow Demonstration Time: raffiche di vento, ghiaccio e neve hanno coperto di 50 cm di neve la strada e la gigantesca cupola (alta come un palazzo di 15 piani per la particolare configurazione binoculare del telescopio), messo di traverso una dozzina di alberi sulla carreggiata e sigillato di ghiaccio durante la notte le porte dell'osservatorio. La salita in vetta (3200 metri) e' impossibile: con il mio collega greco siamo costretti a ritentare domani dopo la pulizia della strada, e goderci una sosta forzata nel deserto, nel cuore dell'America profonda e del selvaggio west. Scrivo infatti da un fantastico motel a Safford, ridente (!!) cittadina cresciuta grazie alle miniere di rame, ora in gran parte chiuse anche se le due ancora in funzione sono tra le piu' grandi degli USA. Il nuovo business sono la vendita di armi, soprattutto pistole, e le chiese battiste, che si contano a decine per le strade della citta'. Evidentemente per combattere la depressione le vie di uscita escogitate sono solo queste due, visto che le farmacie e gli studi di psicologi avvistati sono pochi. Impagabile il giro turistico tra vecchiette che passeggiano con il fucile sulla spalla come nei film di John Wayne, gente seduta sulla sedia a dondolo sotto il portico, e fenomenali cartelli fuori dalle chiese Battiste, come quello in foto. Fortuna che il motto della citta', scritto un po' dovunque, e' "A Great Place to Live, Work and Visit!". E noi non ce lo siamo lasciati scappare.
Domattina ritentiamo l'ascesa, partenza alle 5.30 am...

sabato 26 settembre 2009

Auguri Osservatorio


Il 26 settembre 1869 veniva inaugurata solennemente la "gran cupola girante" per il "gran refrattore d'Amici" situata provvisoriamente dove ora sorge la Torre Solare.
L'astronomia sul colle di Arcetri compie oggi 140 anni...

martedì 25 agosto 2009

E quindi uscimmo a riveder le stelle


Il 25 agosto del 1609, 400 anni fa, Galileo Galilei dimostrò al governo veneziano il funzionamento del suo telescopio, un notevole perfezionamento dei canocchiali costruiti qualche anno prima dagli occhialai olandesi che mostravano vicino gli oggetti lontani.
Piu' tardi, verso l’autunno del 1609, Galileo spinto dalla curiosità scientifica diresse per la prima volta il proprio strumento perfezionato verso il cielo, inventando cosi' il telescopio astronomico: la natura della luna, i satelliti di Giove, la forma particolare di Saturno, le macchie solari. Gli oggetti celesti noti svelarono fisionomie inattese, e nuovi astri si aggiunsero a quelli conosciuti ad occhio nudo. Il cielo non sarebbe piu' stato lo stesso, in una continua evoluzione tecnica che dalle lenti di pochi centrimetri di Galileo ha permesso oggi i grandi telescopi con specchi di 10 metri e quelli ancora piu' grandi in programmazione.
Galileo comprese subito l’inestimabile valore delle sue scoperte telescopiche, e capi' come esse costituissero nuove basi osservative per promuovere un ribaltamento totale della concezione del mondo e dell'universo, stavolta supportata da prove osservative dirette. Quest'anno dunque l'astronomia osservativa telescopica compie 400 anni, eppure c'e' ancora un sacco di Universo da guardare...

martedì 24 febbraio 2009

Valutazioni e interventi pubblici puntuali


Ciò non toglie che, anche e a maggior ragione nella fase critica che stiamo vivendo, con l'Europa, in un mondo scosso da eventi traumatici e da gravi incertezze per il futuro, tutte le forze responsabili del paese debbano proporsi di salvaguardare, potenziare, valorizzare le risorse di capitale umano e di sapere di cui disponiamo, evitando quella dispersione di talenti e di risultati, di cui qui si è detto: talenti e risultati troppo spesso sottovalutati e non tradotti in più alta qualità dell'occupazione e dello sviluppo.
E' perciò molto importante non abbandonarsi proprio in questo campo a "facili e superficiali generalizzazioni" - come lei ha detto, professor Bistoni - negative e liquidatorie, da cui possono scaturire decisioni che mettano a rischio lo sviluppo della ricerca e delle Università. Ho nello stesso tempo apprezzato l'apertura che lei ha mostrato verso ogni seria analisi critica e verso l'esigenza di un profondo ripensamento. Mi auguro che in questo senso si manifesti la più larga sensibilità e disponibilità di docenti, di ricercatori, di studenti e che si possa così rapidamente giungere a valutazioni e interventi pubblici puntuali nei confronti del sistema universitario. Mi auguro che stiano maturando le condizioni anche per riesaminare decisioni di bilancio ancorate alla logica di tagli indiscriminati. Spetta in modo particolare a voi tutti che operate nell'Università farvi portatori di proposte realistiche e di idee innovative. Ho fiducia che non farete mancare il vostro contributo.

Cosi' il Presidente della Repubblica concludeva ieri il suo discorso alla cerimonia conclusiva del 700 anniversario di fondazione dell'Universita' di Perugia, auspicando un passaggio dai tagli indiscriminati che hanno caratterizzato la linea di intervento di questo governo a un sistema di interventi mirati e di valutazioni puntuali delle eccellenze e delle qualita'. Mentre Mariastellasenzacielo blatera infastidita che loro tagliano solo gli sprechi (non si sa bene con quale coraggio data la mannaia che si e' abbattuta sull'Universita' italiana), l’analogo spagnolo del CNR ha valutato con un team di esperti internazionali i piani strategici quinquennali di ogni istituto per l'assegnazione dei fondi. Il Presidente chiede, giustamente, a chi e' nel mondo dell'Universita' e della Ricerca di farsi portatore di idee realistiche e innovative, e nel nostro piccolo qua ci abbiamo provato. Ma il problema e' che ormai non servono neppure idee innovative, basterebbe guardare quello che accade nel resto d'Europa e del Mondo.

venerdì 6 febbraio 2009

Trionfi la giustizia proletaria


Via Spinoza e astromat, scopro che Max Planck, il padre della fisica quantistica a cui e' dedicata la serie di istituti di ricerca presso cui lavoro in Germania, si chiamava in realta' Marx Planck. Non vedo l'ora di lavorare nel nuovissimo Marx-Planck Institut, lanciato a bomba contro l'ingiustizia...