venerdì 29 febbraio 2008

Ne andasse bene uno


Continua la campagna elettorale, nel senso che si tolgono braccia all'agricoltura per mandarli in parlamento. Mentre chi fino a ieri si prendeva a dita negli occhi si riabbraccia come se nulla fosse stato detto e fatto e fa la "balena costituente di centro", mentre chi ha affondato il precedente governo per fare il salto della quaglia - Mastella e Dini - sparisce nell'oblio, il PD continua a sfornare giovani e donne da candidare in lista, in posti di rilievo. Giovani a cui si vuole per forza contare le pulci (e le sponsorizzazioni) prima di dar loro l'opportunita' di mettersi alla prova. Capisco l'invidia, e la brutta sensazione che siano solo degli spot elettorali, ma concediamogli almeno il beneficio del dubbio. Purtroppo da qualcuno dovranno pur essere conosciuti per ricevere in consegna la responsabilita' di rappresentarci in Parlamento. Visto che per farli scegliere alla base "non c'era tempo" (o non si e' voluto trovare), mi preoccuperei sinceramente di piu' se fossero pescati a caso dalla strada. Se ce la beviamo almeno ci consola il fatto che i giovani candidati ci sono e ci saranno, magari non sono quelli che avremmo scelto noi ma intanto ci sono, e che la rappresentativita' degli under 35 finalmente non sara' una chimera. E questo grazie alle battaglie di tanti, come "L'Italia spiegata a mio nonno" di Fedemello, come a modo suo la candidatura di Adinolfi alle primarie, come i tanti giovani che magari con meno visibilita' hanno portato e stanno portando tanto entusiasmo al progetto del PD. L'importante e' che, quando saranno eletti, questi giovani, cooptati o meno, sappiano portare in primo piano nell'agenda politica le priorita' delle generazioni piu' giovani: riduzione del debito pubblico, lotta alla precarieta', questione ambientale, politica previdenziale sostenibile, meritocrazia. Si puo' fare. Si deve fare.
Intanto stasera e domani manifestazione a Locri per la Democrazia e Liberta' in Calabria. Ho incaricato Cosimo di portarci almeno un pezzettino di me.

Cacca in mostra


Finalmente una mostra dedicata a uno degli elementi piu' bistrattati, con il quale pero' facciamo i conti ogni giorno della nostra vita. E se vi stupite la reazione e' strana, come cantava Benigni, perche' cacare soprattutto e' cosa umana. L'appuntamento e' al Museo di scienze naturali di Trento, fino al 28 Marzo. Da "Il Trentino", la presentazione della mostra, che sottolinea l'importanza, mai compresa fino in fondo, della cacca per lo sviluppo dell'umanita':

La nuova mostra al Museo di scienze naturali inizia con un percorso minato: su un tappeto che simula l'erba si devono evitare una serie di cacche (anche quelle finte), come in una prova di abilità. Ma per quanto tutti quotidianamente si abbia a che fare con la cacca, rimane per lo più una cosa innominabile e imbarazzante. Ora la mostra che apre oggi, alle ore 17 e che si intitola senza mezzi termini "La cacca: storia naturale dell'innominabile" svela i misteri su un mondo così nascosto, attraverso odori, forme, immagini. E propone attività e giochi, tutti a tema.
Ma cosa c'è di così istruttivo da imparare dalla materia tanto vituperata? Hanno risposto all'interrogativo, nel corso della presentazione, il direttore del Museo di Scienze Michele Lanzinger e lo zoologo Osvaldo Negra, chiarendo che la mostra si rivolge principalmente ad un pubblico di bambini (d'età tra i cinque e i dieci anni), ma è destinata ad accrescere informazioni e dati utili a comprendere aspetti ecologici, etologici e ambientali. E' innegabile che il fenomeno delle feci è alla base del processo vitale e che tutti gli organismi animali assumono energia assorbendo sostanze da altri e, espellendo ciò che non è digeribile, rimettano in circolo «il residuo di lavorazione». «Residuo che può essere a sua volta utilizzato - spiega Osvaldo Negra - come strumento per trasferire le cellule vegetali dagli erbivori ai carnivori, ma anche la flora batterica o costituire il cibo per specie di insetti coprofagi, come scarafaggi e scarabei».
E' da diecimila anni che l'uomo utilizza il letame per concimare la terra e tuttora ci sono popolazioni che usano lo sterco come materiale combustibile o da costruzione (pensiamo alla yurta, la tenda dei mongoli che viene isolata con lo sterco del cammello). «Il guano degli uccelli marini - aggiunge Negra - è inoltre indispensabile per la fertilizzazione di isole tropicali, che altrimenti sarebbero sterili. Ci sono anche animali che cibandosi di vegetali, come i pipistrelli frugivori, le cosiddette volpi volanti, espellono semi che germogliano solo nell'apparato digerente, contribuendo alla forestazione di aree delle Filippine e nel Borneo». Di tutto ciò parlano le sezioni della mostra, che è già stata esposta con successo all'Urban Center di Ravenna e al Festival della scienza di Genova, ed è ideata dall'Associazione didattica museale del Museo civico di Milano. Il percorso fornirà informazioni sulla correlazione tra ciò che si mangia e ciò che si espelle, ci sarà la cacca machine che materializza il processo di digestione e non mancherà la possibilità di «toccare con mano» la consistenza e di annusarne le puzze a seconda di chi la produce.


giovedì 28 febbraio 2008

Altre latitudini


Alla fine ce l'abbiamo fatta, con piu' fatica del previsto, ad organizzare l'incontro dei cittadini UE del campus e i candidati alle comunali di Garching in vista delle elezioni di domenica. E i candidati si sono presentati in massa:5 liste su 6 rappresentate, quase tutte con almeno 2 persone, e ben 3 degli aspiranti sindaci in persona. Meno nutrita la presenza di noi elettori, tra 20-30 persone, sebbene l'occasione di partecipare alla vita politica della cittadina che ci ospita - grazie al diritto di voto per i residenti UE - sia a mio modo di vedere un'occasione unica per capire meglio alcuni aspetti del paese e del popolo che ci ospita. E infatti le sorprese non sono mancate. Uno dei candidati ha intanto esordito dicendo che non ci avrebbe illustrato il programma della sua lista "perche' in quanto ospiti nel nostro paese dovete imparare la lingua e leggervelo sui volantini in tedesco". Peccato che lo scopo dell'incontro, in inglese, fosse facilitare la comprensione e la partecipazione anche a tutti gli stranieri che sono qua per breve periodo, e che rappresentantano una frazione importante della popolazione della cittadina, assai legata al polo scientifico di cui fa parte il mio istituto. Tranquillizzati da quest'esordio, la nostra sorpresa aumenta quando tutti i candidati si mettono sulla difensiva davanti alle nostre domande (riguardanti trasporti, burocrazia, piano regolatore, vita in citta', asili e integrazione), e anziche' promettere mari e monti hanno piuttosto gettato acqua sul fuoco, mettendo le mani avanti riguardo alle possibilita' di cambiare certe cose e alle loro competenze specifiche. Spettacolare la risposta di una delle candidate a una richiesta di un ausilio e una maggiore informazione per lo svolgimento di alcune pratiche fiscali, che sostanzialmente invitava ad andare privatamente dal commercialista invece di avere certe pretese! Insomma, come da prima sensazione, un altro mondo rispetto all'Italia, dove la promessa selvaggia e il fumo negli occhi sono le specialita' della campagna elettorale. Certo e' che la sensazione che hanno lasciato e' che non abbiano il potere di fare nulla una volta eletti, e la verita' deve pur stare nel mezzo da qualche parte. Il bilancio mi sembra comunque positivo, con l'SPD di gran lunga piu' convincente, disponibile, e vicino al nostro punto di vista, seppure il candidato sindaco e' apparso piu' impacciato rispetto ai suoi compagni di lista. Ci siamo lasciati anche con il positivo l'invito ad incontri periodici per tirare fuori anche in altre occasioni problemi e punti di vista degli stranieri del paese, ormai a quasi il 20% dei 15000 abitanti totali. Senza contare che siamo finiti sul prestigioso Sueddeutsche Zeitung, e potro' mostrare orgoglioso ai nipotini il mio nome su un giornale dalla lingua tuttora quasi incomprensibile.

mercoledì 27 febbraio 2008

Lievito, non corrente


Si tiene oggi l'autodefinita "prima assemblea dei cattolici del PD", convocata a seguito dell'ingresso dei radicali e della candidatura di Veronesi. Per fare la voce grossa e chiedere "compensazione" con "candidati che si riconoscono nei nostri valori ma anche che chi è già impegnato in Parlamento sia riconfermato con una visibilità in lista". Personalmente trovo tutto cio' allucinante. E' allucinante che si cominci a fare le gare a braccio di ferro tra correnti diverse, dando corda alle provocazioni esterne atte a spaccare il fronte democratico fra sedicenti "cattolici" e presunti "laici". Che il peso specifico delle idee sia dato dai numeri e non dalla bonta' delle idee stesse. Che si veda solo come un ostacolo insormontabile l'ingresso nel partito di persone con le stesse aspirazioni in fatto di politica sociale ed economica, ma visioni diverse su determinati temi etici. Si faccia invece diventare un'occasione unica per trovare una feconda mediazione fra queste posizioni diverse, comunque presenti nella societa' e nel paese, trovandosi intorno allo stesso tavolo anziche' in barricate contrapposte. Per farsi lievito invece di corrente, per unire e non per dividere. Riporto a questo proposito, via Domenico, un articolo di Franco Monaco apparso oggi su Europa.

Affido ad “Europa” le due preoccupazioni che ho manifestato agli amici promotori dell’incontro di oggi tra esponenti cattolici del PD. La prima relativa al tempo e al contesto: quello di una campagna elettorale che, inesorabilmente, conferisce un sapore un po’ elettoralistico a una iniziativa che ambisce invece ad essere di approfondimento. La seconda sta nel rischio di accreditare l’idea che i cattolici di vario rito operino come una lobby, un sindacato dei valori e della rappresentanza, un corpo separato nel PD. Modulo, questo, in contrasto con il principio di autonomia e di laicità e dunque di condivisione che sta nel DNA del cattolicesimo democratico e dei suoi corollari. Rammento alcuni di tali corollari: nel partito ci si sta lealmente, cordialmente, senza la mediazione di una sorta di “corrente cattolica”; ci si sta a modo di lievito e di fermento; ci si sta con le proprie convinzioni etiche e con le proprie opinioni politiche. Plurali anche tra noi. Le mie sensibilmente diverse, per esempio, da quelle dei teodem. Uniti sulla fede, diversi nella mediazione politica. E la mediazione è la sostanza stessa del pensiero e dell’azione politica. Infine, se mi è consentito, diversi anche nella cautela: personalmente non mi azzarderei mai a parlare in nome e per conto “dei cattolici”. So di non averne titolo. Così si legge al par. 43 della Gaudium et Spes: “a nessun cristiano è lecito invocare a sostegno delle proprie opinioni l’autorità della Chiesa”.
Settimana scorsa, il nuovo direttore dell’Osservatore Romano ha fatto una limpida messa a punto, ha fissato distinzioni che un tempo, in verità, erano ovvie, scontate, superflue, ma, ahimè, oggi non più. Le richiamo: 1) il pluralismo politico tra i cattolici in Italia è un dato acquisito ed è un guadagno sia per la Chiesa, per la sua libertà e universalità, finalmente al riparo dal rischio di figurare parte tra le parti politiche; sia per la politica e la sua positiva deideologizzazione; 2) a tutti i cristiani è richiesta coerenza con la visione cristiana del mondo; 3) le scelte politiche concrete, i programmi, le opzioni di partito o di schieramento sono affidati al discernimento e all’autonoma responsabilità dei laici cristiani.
Su queste basi noi cattolici, come tutti, abbiamo il diritto e il dovere di declinare le ragioni per le quali volentieri e cordialmente ci riconosciamo nel PD e di far valere laicamente e democraticamente, in esso, tali buone ragioni. Ragioni, sottolineo, politiche. Non compete a noi – lo dico in amicizia a Castagnetti – proporci a custodi e garanti della coerenza cristiana dentro il PD. Francamente sarebbe un po’ troppo e, insieme, un po’ poco. Ci sono già il Papa e i vescovi e ci sono le nostre coscienze formate. Ai democratici cattolici compete un’ambizione altra e impegnativa: quella di esercitare in positivo e creativamente un protagonismo culturale e politico, se ci si riesce. Non ci si può limitare ai “non ci sto”. Questo, a mio avviso, l’approccio giusto che ci è suggerito dalla lezione insuperata del Concilio e dalla tradizione alta del cattolicesimo democratico, naturaliter di centrosinistra.
Due rilievi per concludere. Primo: la scommessa del PD, che tutti ci impegna, laici e cattolici, è quella di elaborare e praticare insieme sintesi avanzate ispirate a una equilibrata, matura laicità. È sbagliato opporre a una corrente laicista una corrente clericale, ciascuna con i propri candidati: i “supercattolici” per compensare i Radicali. Non è la via giusta. Il PD e il paese hanno bisogno di uomini e donne versati nell’arte della mediazione alta, cioè di veri laici, siano essi credenti, non credenti o diversamente credenti. Questi sono i veri costruttori del PD e della sua unità messa a servizio dell’unità del paese che, su questo ha ragione Veltroni, di tutto ha bisogno meno che di motivi di ulteriore lacerazione delle coscienze. Secondo rilievo: proprio la nostra intimità con la comunità cristiana e l’affetto che le portiamo dovrebbero suggerirci una misura di rispetto e di umiltà. L’opposto della pretesa di accreditarci come i primi della classe, i figli prediletti. Gli ideali più alti e i sentimenti più profondi sono circondati da pudore, misura, discrezione, che largamente difettano a destra ma che, confessiamolo umilmente e con onestà, non sempre si rinvengono anche dalle nostre parti e persino in noi stessi.

Quando c'e' corrente, si chiude la finestra. Ne tengano conto oggi a Roma. Ma vogliamo cambiare l'Italia o soltanto tenere piu' in alto degli altri la nostra bandierina?

martedì 26 febbraio 2008

Fitzcarraldo


Tra una bega e l'altra dell'organizzazione dell'incontro tra i candidati al Consiglio Comunale di Garching e i cittadini UE residenti (oggi tra l'altro telefonata dal marito di un'ex ministra tedesca che dava per scontato che avrei riconosciuto subito il cognome, e giornalista del Süddeutsche Zeitung che dava invece per scontato il mio tedesco), continua il mio viaggio cinematrografico attraverso il sudamerica. Dopo "Il viaggio", passando per "The Mission" - che vale anche solo per le cascate di Iguazu', anche se appare un po' preconfezionato - arrivo a Fitzcarraldo. Il film di Werner Herzog, mio "concittadino" di Monaco, e' un delirio nella trama e nella realizzazione, vero e proprio monumento alla sua concezione epica e assoluta del cinema. Costato tre navi, due morti e tutti gli averi del regista, narra la storia di un visonario commerciante di Iquique, interpretato dall'allucinato Klaus Kinski, che decide di costruire nella nascente cirttadina nella giungla un grande teatro dell'opera, da far inaugurare nientemeno che a Caruso. Per recuperare le risorse necessarie, si imbarca in un'impresa folle e geniale. Per realizzarla dovra' far passare una nave da una collina, e Herzog lo imita per filmare delle sequenze piu' vere possibili. Il film e' un omaggio al sogno e alla visione da perseguire ad ogni costo: "chi sogna può muovere le montagne". Animato dalla contrapposizione tra chi crede solo nel concreto e chi vive la vita semplicemente come un sogno, e si basa sull'intuizione per quanto folle, il film ricarica l'ottimismo e la voglia di prendere semplicemente la vita, dove non conta vincere ma perseguire le proprie aspirazioni. Anche se si finisce per rotolare tra le rapide. Un balsamo.

lunedì 25 febbraio 2008

Da che parte sta la Chiesa


Continuano le analisi di alcuni giornalai sulla stampa cattolica, frettolosamente bollati come l'opinione della "Chiesa" sullo schieramento politico. Evidentemente i cattolici non sono considerati pecorelle smarrite, ma pecoroni delobotomizzati dalla maggioranza della stampa italiana. Ecco invece cosa mi viene in mente riguardo a da che parte sta e deve stare la Chiesa, quella senza virgolette. Al di la' delle scelte del singolo nell'urna. Il testo e' una lettera di Don Milani del 1950, scritta a Pipetta, un giovane comunista di San Donato a Calenzano.

Caro Pipetta,
ogni volta che ci incontriamo tu mi dici che se tutti i preti fossero come me, allora...
Lo dici perche' tra noi due ci siamo sempre intesi anche se te della scomunica te ne freghi e se dei miei fratelli preti ne faresti volentieri polpette. Tu dici che ci siamo intesi perche' t'ho dato ragione mille volte in mille tue ragioni. Ma dimmi Pipetta, m'hai inteso davvero?
E' un caso, sai, che tu mi trovi a lottare con te contro i signori. San Paolo non faceva cosi'.
E quel caso e' stato quel 18 Aprile [data delle elezioni che dettero la maggioranza alla DC] che ha sconfitto insieme ai tuoi torti anche le tue ragioni. E' solo perche' ho avuto la disgrazia di vincere che...
Mi piego, Pipetta, a soffrire con te delle tue ingiustizie. Ma credi, mi piego con ripugnanza. Lascia che te lo dica a te solo. Che me ne sarebbe importato a me della tua miseria?
Se vincevi te, credimi Pipetta, io non sarei piu' stato dalla tua. Ti manca il pane? Che vuoi che me ne importasse a me, quando avevo la coscienza pulita di non averne piu' di te, che vuoi che me ne importasse a me che vorrei parlarti solo di quell'altro Pane che tu dal giorno che tornasti da prigioniero e venisti con la tua mamma a prenderlo non m'hai piu' chiesto.
Pipetta, tutto passa. Per chi muore piagato sull'uscio dei ricchi, di la' c'e' il pane di Dio.
E' solo questo che il mio Signore m'aveva detto di dirti. E' la storia che mi s'e' buttata contro, e' il 18 Aprile che ha guastato tutto, e' stato il vincere la mia grande sconfitta. Ora che il ricco t'ha vinto con il mio aiuto mi tocca dirti che hai ragione, mi tocca scendere accanto a te a combattere il ricco. Ma non me lo dire per questo, Pipetta, che sono l'unico prete a posto. Tu credi di farmi piacere, e invece strofini sale sulla mia ferita. E se la storia non mi si fosse buttata contro, se il 18... non m'avresti mai veduto scendere la' in basso, a combattere i ricchi.
Hai ragione, si', hai ragione, tra te e i ricchi sarai sempre te povero ad aver ragione. Anche quando avrai il torto di impugnare le armi ti daro' ragione. Ma come e' poca parola questa che mi hai fatto dire. Come e' poco capace di aprirti il Paradiso questa frase giusta che tu m'hai fatto dire. Pipetta, fratello, quando per ogni tua miseria io patiro' due miserie, quando per ogni tua sconfitta io patiro' due sconfitte., Pipetta quel giorno, lascia che te lo dica subito, io non ti diro' piu' come ti dico ora: "Hai ragione". Quel giorno finalmente potro' riaprire la bocca all'unico grido di vittoria degno di un sacerdote di Cristo: "Pipetta hai torto. Beati i poveri perche' il Regno dei cieli e' loro".
Ma il giorno che avremo sfondata insieme la cancellata di qualche parco, installata insieme la casa dei poveri nella reggia del ricco, ricordatene Pipetta, non ti fidar di me, quel giorno io ti tradiro'. Quel giorno io non restero' la' con te. Io tornero' tua casuccia piovosa e puzzolente a pregare per te davanti al mio Signore crocifisso. Quando tu non avrai piu' fame ne' sete, ricordatene Pipetta, quel giorno io ti tradiro'. Quel giorno finalmente potro' cantare l'unico grido di vittoria degno d'un sacerdote di Cristo: "Beati i ... fame e sete".

Qui qualcuno ha pero' tradito prima del tempo, prima di sfondare la cancellata. E comunque, quando Famiglia Cristiana attacca il PD, Uolterueltroni porge l'altra guancia...

domenica 24 febbraio 2008

Non voto-Pride


«Non vado a votare e ne sono orgoglioso». Lo ha detto Beppe Grillo a Napoli nel corso del "monnezza day": «Mi sento umiliato perchè non si può scegliere un partito, non si può esprimere una preferenza e non si può scegliere un programma perchè sono uguali: Veltroni e Berlusconi vogliono le stesse cose». Premesso che ancora la destra non ha presentato un programma, dalle idee confuse della Brambilla l'altra sera a Ballaro' mi sembra che le proposte siano tutto tranne che le stesse. La destra offre come ricetta universale detassare le imprese e gli autonomi per produrre "ricchezza" (per chi?), che dovrebbe poi magicamente risolvere a cascata anche i problemi dei dipendenti, quelli che davvero non arrivano a fine mese. Esattamente l'opposto della strada tracciata dai 12 punti, per non parlare di temi neppure trattati dal Pdl come ambientalismo, scuola, giustizia, spesa pubblica. Anche il confronto tra i programmi dei due schieramenti sul blog di Grillo non sta in piedi, infarcito di qualunquismo e illazioni. Solo qualche esempio, lasciando da parte le cose piu' assurde, come il conflitto di interessi che "Topo Gigio" non vuole risolvere, mentre vorrebbe un governo formato da Gianni Letta (!?): "Lo psiconano vuole tenersi tre televisioni e fare politica / Topo Gigio vuole che lo psiconano si tenga tre televisioni e continui a fare politica. Lo psiconano non vuole rispettare le sentenze europee e mandare Rete 4 sul satellite / Topo Gigio non vuole rispettare le sentenze europee e mandare Rete 4 sul satellite". Falso. La legge Gentiloni sul riordino radiotelevisivo era gia' pronta dallo scorso governo e verra' riproposta. Non solo, uno dei punti del programma e' il superamento del duopolo TV. " Lo psiconano vuol fare un governo di larghe intese dopo le elezioni / Topo Gigio vuol fare un governo di larghe intese dopo le elezioni": Falso. "Lo psiconano vuole fare le nuova legge elettorale con Topo Gigio / Topo Gigio vuol fare la nuova legge elettorale con lo psiconano". Falso al contrario, stavolta e' lo psiconano che non l'ha voluta fare. Ma come sempre e' piu' facile sputare sentenze che riconoscere le cose buone e dar loro spazio. E' piu' facile lamentarsi sempre che rimboccarsi le maniche. Peccato che non andando a votare si perda anche il diritto di lamentarsi, perche' ci si rifa' alla decisione della maggioranza, e a quel punto ci deve andare bene comunque. E si perde anche il diritto di reclamare le promesse fatte, perche' si e' firmata una cambiale in bianco. In Italia fino al 1880 aveva diritto di voto solo il 2% della popolazione. Fino al 1909 il 7%. Nel 1913 ebbe diritto di voto il 23%, il suffragio universale e' solo del '46. Eppure dopo una conquista di tale portata c'e' chi vuole stracciare la scheda elettorale, perche' tutto fa schifo. Scriveva Don Milani nel 1965, nella famosa lettera ai gudici: " [...] Posso solo dire che [i giovani] dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste (cioè quando sono la forza del debole). Quando invece vedranno che non sono giuste (cioè quando sanzionano il sopruso del forte) essi dovranno battersi perché siano cambiate. La leva ufficiale per cambiare la legge è il voto. La Costituzione gli affianca anche la leva dello sciopero [...]". E allora ben vengano le piazze gremite a reclamare sacrosanti diritti, ben vengano le liste civiche dei "grillini". Ben vengano le leve per sollevare lo status quo. Ma il qualunquismo dei sono tutti uguali e del non voto lasciamolo stare, per favore: se Grillo non si sente rappresentato da nessuno, si candidi. Se e' davvero piu' bravo degli altri un millesimo di quello che crede sarebbe una benedizione per l'Italia. Alla peggio un bagno di umilta' per lui.

venerdì 22 febbraio 2008

El viaje


Approfittando della febbre che mi ha tenuto sotto le coperte per tutto il giorno, mi sono dedicato al sonno e al cinema. E devo dire che sono stato fortunato: "Il viaggio" di Fernando Ezequiel Solana (1992) e' uno di quei film che riescono ad unire satira grottesca e lirismo, che fanno lavorare il cervello e viaggiare la fantasia. Nonostante l'offuscamento della febbre non mi faccio spaventare dalla versione originale in spagnolo, e faccio bene perche' non mi perdo la babele di accenti e inflessioni di questo straordinario viaggio attraverso il continente sudamericano.
Martin Nunca , ragazzo di Ushuaia, la citta' alla fine del mondo in
Patagonia, monta in bicicletta e parte per raggiungere il padre, disegnatore di fumetti, che non vede da anni. Attraverso paesi letteralmente alla deriva, in ginocchio o a tirare la cinghia, taglieggiati dal Fondo Monetario Internazionale, Martin pedala all’inseguimento di tutte le storie che il padre gli ha raccontato attraverso i suoi fumetti. Passando per le splendide tavole disegnate da Alberto Breccia, (quello della seconda versione de l'Eternauta) finisce per incontrare anche nella vita reale i personaggi del padre, le diverse culture e anime del continente assieme ai loro regimi e classi dirigenti, messe di fronte alle loro responsabilità e a quelle del liberismo selvaggio attraverso grottesche metafore. Che costarono al regista, poi candidato anche alle ultime presidenziali argentine, anche un tentato omicidio e due pallottole. Consigliatissimo, anche solo per i panorami mozzafiato e la voglia di viaggiare che ti mette addosso.

Processi politici


Forza Italia, o il Pdl che dirsi voglia, e' alla frutta. Scombussolati dalle manovre di Uolterueltroni, sono in piena confusione: perdono pezzi, devono copiare spudoratamente le iniziative del PD, devono adeguarsi all'agenda dettata da altri. E se il PD annuncia un codice etico per le candidature, non possono essere da meno, con il problemino che anche il loro candidato premier resterebbe fuori. E allora Bondi, uno dei piu' fini poeti contemporanei, trova la soluzione: "Eventuali procedimenti penali che riguardano nostri parlamentari o eventuali candidati, esclusi naturalmente quelli che, come sappiamo, hanno un origine di carattere politico costituiscono un motivo sufficiente di esclusione dalle liste, soprattutto per un partito come il nostro che ha sempre potuto vantare un'assoluta onestà da parte di tutti i suoi rappresentanti". Non ci vuole un coraggio eccezionale a dire certe cose? L'Italia tutta attende con ansia di sapere quali siano, come sappiamo (?!), i processi di carattere politico. Immagino tutti, altrimenti dove li trovano i candidati alla Pdl, che vanta gia' oggi in parlamento 18 pregiudicati e una quarantina di imputati per reati che vanno dalla concussione alla corruzione, dal falso alla mafia, dall’incendio doloso alla truffa, dalla banda armata all’adulterazione di vini? La cosa triste e' che siamo cosi' abituati dell'arroganza di quel lato dello schieramento politico che nemmeno piu' ci indignamo per delle dichiarazioni di una gravita' assoluta come quel "come sappiamo".
Intanto Uolterueltroni candida capolista in Lazio una finta sconosciuta, che in realta' lui conosce benissimo. Speriamo almeno che sia una in gamba. Aspettiamo ansiosi la contromossa del Pdl, dopo che e' andato in bianco con la Yespica.

giovedì 21 febbraio 2008

Alleanze e dialogo


Nella notte si conclude l'accordo per l'inclusione dei radicali nelle liste del PD. La Bonino sara' ministro, forte dell'ottimo lavoro nella precedente legislatura, e il gruppo radicale portera' in dote, insieme alla loro storia che fa parte integrante delle forze democratiche in Italia, la tranquillita' di tutti coloro che vedevano nel PD un partito in mano a una minoranza di baciapile vaticani. Minoranza che infatti non gradisce: "Il Partito Democratico non ha bisogno dei radicali, la loro presenza strutturale dentro il PD sarebbe destabilizzante, semplicemente per il loro stile e per le loro storie", afferma la Binetti guarda caso a "Il Giornale". Non si domanda la ex-senatrice se il suo di stile e la sua di storia non siano destabilizzanti? Aggiunge comunque subito, per non lasciar spazio ai facili entusiasmi che "la presenza dei radicali comporta il rischio di far esplodere una conflittualità dentro il PD, ma non saremo noi ad andarcene". Si spera invece che serva a bilanciare gli eccessi in entrambe le direzioni, e a forzare un fecondo dialogo invece di nascondere i problemi e le differenze sotto al tappeto. Sempre che le intenzioni di Bonino e compagnia sono aperte e piu' serie del tentativo maldestro di Pannella di presentarsi alle primarie qualche mese fa.
Intanto Walter continua a guardarsi intorno per chiamare altre forze politiche al dialogo e alla coalizione. Altro che correre da soli. Dopo il contributo alle primarie, torna Tolleranza Zoro, stavolta in missione speciale per WV all'estremita' opposta dello schieramento...

mercoledì 20 febbraio 2008

Precursore dei tempi


Comizio di chiusura della campagna elettorale del 1987. Ciriaco De Mita e' segretario nazionale.

Siamo sicuri di lasciarci scappare uno che e' avanti di almeno 7 anni? Sara' un pochino attaccato alla poltrona, ma almeno teniamolo per progettare la campagna elettorale, prima che dopo i suoi slogan anche lui faccia il salto della quaglia... (da Repubblica.it via Augusto)

Per qualche deroga in piu'


Dal coraggetto delle primariette, a una consultazione nei vari circoli territoriali. Sabato e Domenica saranno queste le modalita' con cui verra' "consultata" la base per la scelta dei candidati. Niente voti, solo umori non vincolanti. E chi ha appena votato per la tramvia fiorentina a queste parole non puo' fare a meno di sorridere. Vince il porcellum e si perde un'occasione per passare dalle parole ai fatti. Dovrebbe essere almeno garantito il 33% di donne, non solo in lista ma anche in posizioni utili per essere elette. E resta l'esclusione dalle liste di chi ha già fatto tre legislature, pur con nientepopodimenoche 32 deroghe, che in teoria dovrebbero avere precisi motivi per la riconferma. Attendiamo di conoscerli, ma sembra veramente il solito fatta la legge trovato l'inganno. Resta almeno fuori il giovane ottantenne De Mita che non gradisce: "Nell'applicazione dello statuto sono vittima dell'età. Mi ribello e vi lascio. Non sarò con voi ma contro di voi". Ha in pratica confermato che hanno fatto bene a escluderlo. Speriamo che le liste porcellose siano almeno l'occasione per presentare qualche faccia nuova e poco conosciuta, che non avrebbe altrimenti avuto la possibilita' di accedere alle liste senza un portafoglio di voti da portare in dote alle primarie. E possibilmente non i soliti "figli di" di cui e' piena l'Italia, che sono volti vecchi travestiti da nuovi. Sarebbe almeno questo un segno importante, come sarebbe importante la ricezione della proposta di Pippo Civati: "Visto che nessuno dei due schieramenti ha fatto alcunché per disarticolare il porcellum, può essere un'idea per mettere un po' di pepe alla competizione elettorale e dimostrare che il Pd è davvero diverso dagli altri e anche da quei difetti che gli vengono attribuiti. Chi lo fa, rompe con l'idea del "posto assicurato" e degli automatismi al-di-là-della-volontà degli elettori, mandando un segnale di stile e di coraggio che in Italia potrebbe apparire rivoluzionario. Pensiamoci (tanto non ci penseranno...)". Appunto, non ci penseranno. Eppure anche Fidel Castro ha mollato per raggiunti limiti di eta'. Qui la sua lettera a Granma in cui annuncia il suo ritiro. Da ieri non e' piu' il comandante Castro, ma il compagno Fidel.

martedì 19 febbraio 2008

Made in Italy


L'Italia passa alla Germania astronomi e ricercatori vari, formati a spese dei contribuenti, e 200 tonnellate di monnezza. Queste cedute a caro prezzo, ovviamente pagato da noi. Mi viene da vederci un certo nesso... Dev'esserci una morale che al momento mi sfugge.

Mucche, Kosovo (in)dipendente e i 12 punti


Torno rintronatissimo dall'Italia, reduce da una notte di semi-sonno in una cuccetta del nottetempo. Tre cose veloci e confuse per iniziare bene la mattinata.
Intanto la tramvia. A mio modo di vedere deludentissima l'affluenza alle urne, ferma a meno del 40%. Se la gente non e' interessata a cose come il trasporto pubblico mi domando da cosa sia interessata, e' piu' alta l'affluenza per i "nominati" del grande fratello. Quanto al risultato, la vittoria di misura del si' contrario al progetto e' stata letta da tutti in modo diverso a seconda di che acqua occorreva tirare al proprio mulino, sfruttando l'alta percentuale di astensione: "solo 2 fiorentini su 10 sono contro il progetto" per il comune, ma anche "solo 2 su 10 se la sono sentita di dirsi d'accordo" per i promotori. Comunque sia, inevitabilmente il comune a cantieri aperti e contratti siglati va avanti, a parole promettendo una discussione maggiore con la cittadinanza su gli aspetti ancora da definire. Niente mucca sui binari: un referendum che gia' si sapeva perfettamente inutile e che con la vittoria di Pirro dei si' non e' servito nenache a smorzare le polemiche, ma solo a sprecare soldi pubblici. E a fare (cattiva) pubblicita' al capogruppo UDC in comune Razzanelli, Don Chisciotte dell'opposizione al tram, e quanto piu' di superficiale e populista Firenze ha da offrire. Per fortuna dovrebbe arrivare presto una legge regionale che costringera' a un confronto molto piu' intenso con la cittadinanza in fase di progetto sui grandi lavori pubblici. Speriamo serva a non offrire alibi a chi e' troppo miope per pensare a qualche anno di distanza e che si e' accorto che la tramvia era una scocciatura per i propri affari solo quando hanno aperto i cantieri davanti alla sua vetrina.
Premetto che non ho ancora sentito il discorso integrale di Walter all'assemblea di sabato del PD, quello con i famosi 12 punti. Dal poco che ho ricavato dai giornali, mi e' sembrato notevole sia nei concetti sia nell'impostazione davvero nuova. Mi e' sembrato disegnare un progetto credibile e serio, e navigare un po' piu' a lunga distanza che l'usuale programma meno-tasse-piu-lavoro e tanti discorsi confusi sull'immediato. Qualche punto nebuloso e facilone, almeno da una lettura superficiale, tipo su dove peschi la copertura dei famosi 1000 euro e sulla ricerca (abbiamo bisogno solo di 100 campus??). Positivissimo l'accento messo sull'ambientalismo (del fare), uno dei problemi piu' grossi e urgenti di questo secolo, gli asili nido e il congedo di paternita', l'asse da spostare sulla meritocrazia e l'attenzione alle nuove tecnologie. Qualche altra cosa su cui non concordo, ma stasera vedo di guardarmelo tutto e capire meglio. Resto comunque sconcertato da come la destra e molti giornali possano dire che Veltroni dica le stesse cose di Berlusconi: meno tasse. Tutto il resto dove l'hanno messo? E poi, ma Berlusconi ha un programma? L'unica cosa che ho sentito e' una fantastica riproposizione della ricetta neo-liberista da due soldi: meno lotta all'evasione e meno tasse, dunque piu' consumi, dunque piu' ricchezza (per tutti??), dunque piu' lavoro e tanta felicita'. Qualcuno faccia scendere la Fenice e i suoi elettori dal pero. Resta il fatto che grazie alle rotture del centro-destra e alla nostra determinazione, le possibilita' di vincere aumentano ogni giorno di piu'. Gia' oggi se in Sicilia e in molte regioni del sud si continuasse a votare in massa per l'Udc, rischiano di regalare al PD il premio di maggioranza e di perdere il Senato. A proposito di Sicilia, un in bocca al lupo alla Finocchiaro: che sia la volta buona?
Last but not the least, l'indipendenza in Kosovo. Qui il live blogging da Pristina. Mi sembra che si sia andati troppo in fretta. Si e' creato insieme a un precedente assai scomodo un paese inventato grande come una provincia italiana, con un sacco di problemi interni fatti di minoranze e odi insopiti ben lontani dalla risoluzione, e che piu' che indipendente sara' dipendente dagli aiuti di quei paesi occidentantali che l'hanno fortissimamente voluto. Per farne un avamposto. Almeno gli albanesi si sono tolti qualche sassolino dalla scarpa...

venerdì 15 febbraio 2008

Via la Tramvia?


Domenica si vota a Firenze, capitale mondiale dell'immobilismo e della resistenza al cambiamento, il referendum consultivo per l'abrogazione delle delibere comunali che danno il via ai lavori delle linee 1 e 3 della Tramvia Fiorentina. Il progetto, nell'aria da diversi anni, ha suscitato polemiche a non finire in citta'. Innescata dai negozianti preoccupatissimi di avere cantieri aperti per anni davanti alle proprie vetrine, l'obiettivo delle proteste si e' prima concentrato sugli alberi da tagliare per far posto al treno, con tanto di cittadini per giorni sui rami per protesta. L'amministrazione aveva pero' gia' promesso che alla fine saranno piu' i nuovi alberi piantati di quelli abbattuti, e a dire il vero ha gia' cominciato da tempo a ripiantare. La fobia successiva e' stata il presunto scempio del tram davanti al Duomo e in parte del centro storico. Peccato che in quel punto ci passino 10 autobus al minuto, tanto che quando finiscono i lavori di ripulitura dei marmi della Cattedrale su un lato bisogna gia' ricominciare dall'altro grazie alle esalazioni del traffico incessante da via Cavour. Tra le due cose, qualunque cosa dica Sgarbi, meglio senz'altro il tram. Ricevo poi e-mail terrorizzate, nelle quali si sostiene che il cordolo che protegge la carreggiata della tramvia sarebbe un ostacolo insormontabile per pedoni e auto, spaccando di fatto la citta' in spicchi non comunicanti tra loro con immensi disagi per gli automobilisti. Ovviamente pero' gli incroci e i passaggi pedionali saranno comunque accessibili alle auto e ai passanti, e chi sara; ancora costretto a usare la macchina non potra' che trarre giovamento dal calo delle auto. E comunque sia, dov'erano tutti quelli che ora si scagliano a gamba tesa sul progetto quando questo e' stato elaborato, presentato ai cittadini in tutte le salse e finanziato? Non ci si poteva pensare prima del via ai cantieri? Insomma, fermo restando alcune scelte discutibili dell'amministrazione nella scelta del tracciato, gia' corretto rispetto all'originale ma ancora non convincente in certe scelte, fermare adesso i lavori e il progetto sarebbe, oltre che uno sperpero di denaro allucinante, un suicidio per la mobilita' fiorentina. Firenze e la sua area soffrono infatti, come tante città italiane, di un deficit infrastrutturale che è uno dei motivi principale della congestione e dell’inquinamento ambientale che affliggono la città. Il sistema tranviario in costruzione, 35 km di cui 20 km per le tre linee già finanziate, punta a completare l’offerta di trasporto pubblico inserendosi in una serie di interventi per l'accesso viabile e su rotaia alla citta'. Dopo le tragiche esperienze con l'attuale servizio pubblico di trasporti fiorentino, in caos e ritardo perenne, grazie alle sue caratteristiche specifiche la tramvia dovrebbe finalmente portare il salto di qualita' nella mobilita' collettiva: grande capacità di trasporto; tempi certi di percorrenza e puntualità; massima accessibilità, anche per anziani e disabili; impatto atmosferico locale nullo e impatto vibro acustico che pare ridottissimo rispetto ai bus ordinari. Mi saro' perso qualcosa stando a Monaco, e anzi invito chiunque passi di qua a segnalarmi le eventuali lacune di questo quadro visto da troppo lontano, ma non vedo alcun motivo ragionevole per cui non dovrei votare NO allo stop dei lavori, anzi. Vedo cento motivi per preparare una citta' piu' vivibile e piu' sostenibile.

giovedì 14 febbraio 2008

San Valentino sbarazzino


Dopo nottate insonni alla ricerca dell'idea giusta per il regalo di San Valentino, ecco finalmente l'idea geniale. E' pronta la nuova fantastica iniziativa di marketing dei Fenice-Boys:

EVENTS CREATION srl è lieta di presentare l’iniziativa “Menomale Che Silvio C’è”. Quest’operazione, indirizzata a tutti gli estimatori del presidente Silvio Berlusconi, consiste nella possibilità di acquisto di un pacchetto composto da T-Shirt e CD musicale contenente il brano “A Silvio - Menomale che Silvio C’è”.

Qui un assaggio, bellissimo, altro che Ligabue. Il pacchetto è acquistabile attraverso questo portale alla cifra incredibile di 15,00 € cad. più spese di spedizione. Il testo di Andrea Valentini e' quanto di piu' toccante offre oggi la musica d'autore, con tanto di citazione DeGregoriana: "Viva l'Italia / l'Italia che ha scelto / di crederci un po' in questo sogno / Presidente questo e' per te / Meno male che Silvio c'e'". Auguro a Andrea Valentini e a tutti quelli che installeranno la suoneria sul loro cellulare di non svegliarsi mai dal loro sogno. Io intanto corro a ordinare la T-Shirt. Silvio, questo e' per te...

mercoledì 13 febbraio 2008

Astuzia e intrighi


Da soli, ma anche accompagnati. Yes we Can come Obama (anzi, se po' fa'), ma anche le lacrime di Hillary. Con i piedi in tre staffe - ma anche coerenti - non possiamo perdere.
Anche perche' intanto dall'altra parte si prendono e si mollano che nemmeno Dynasty. Attendo fiducioso la puntata di domani in cui Casini annuncera' che forse forse mantengono il simbolo ma in fondo restano apparentati sia con il Pdl che con la Balena Bianca, e l'annuncio di una nuova lista per la moratoria dei rifiuti creata da Socci in tandem con la Hunzicker e Bagnasco. Ma ad ogni giorno basta il suo affanno, chi vivra' vedra'.
Intanto reduce alla riunione della sezione DS di Monaco (ebbene si', qui c'e' ancora, per poco) abbiamo deciso per il 1 Marzo la prima riunione del PD locale. Tra qualche mugugno per "circolo" invece di sezione e per quel simbolo senza falce e martello, ma anche la voglia e la consapevolezza dei piu' scafati di "farsi da parte per lasciare il posto a facce nuove". Bellissimo.

Immobilismo e simboli


Mi e' gia' arrivata 4 volte negli ultimi due giorni la catena di Sant'Antonio che riporto sotto. Di suo e' abbastanza tristemente simpatica - e col suo fondo di verita' - ma la cosa sconsolante e' che circola da almeno 15 anni ed e' sempre attuale, come se questi anni non fossero serviti a nulla, come se il vaccino evocato da Montanelli fosse inutile per gli Italiani, qualunque sia il numero di richiami.


Si racconta che quando Dio creò il mondo, affinché gli uomini prosperassero, decise di concedere loro due virtù. E così fece.
- Gli svizzeri li fece ordinati e rispettosi delle leggi.

- Gli inglesi perseveranti e studiosi.

- I giapponesi lavoratori e pazienti.

- I francesi colti e raffinati.

- Gli spagnoli allegri e accoglienti.

Quando arrivò agli italiani si rivolse all'angelo che prendeva nota e gli disse:
'Gli italiani saranno intelligenti, onesti e di Forza Italia . '
Quando terminò con la creazione, l'angelo gli disse:
'Signore hai dato a tutti i popoli due virtù ma agli italiani tre, questo farà sì che prevarranno su tutti gli altri'.
'Porca miseria! E' vero!
Ma le virtù divine non si possono più togliere, che gli italiani abbiano tre virtù! Però ogni persona non potrà averne più di due insieme.' Fu così che:
* L'italiano che è di Forza Italia ed onesto, non può essere intelligente.

* Colui che è intelligente e di Forza Italia, non può essere onesto.

* E quello che è intelligente e onesto non può essere di Forza Italia.

INVIA QUESTO MESSAGGIO A TUTTI I TUOI CONTATTI, PERCHE' QUANDO SI ANDRA' DI NUOVO A VOTARE NON SUCCEDA CHE QUALCUNO PERDA L'INTELLIGENZA O L'ONESTA'...
ATTENTO! SE NON LO FAI ENTRO 5 MINUTI TI, SI INSTALLERA' UNA FOTO DI BERLUSCONI COME SFONDO DEL DESKTOP, PER SEMPRE!!!

Siamo in un paese immobile, dove se si lotta il piu' delle volte e' per non cambiare (come a Firenze per la Tramvia). Dove anche la simbologia, soprattutto in politica, riflette questo approccio da conserva della nonna. Anche i nuovi movimenti, a dire il vero fatti sempre dagli stessi per aggirare la data di scadenza, scippano nomi e simboli dal passato invece di leggere i segni dei tempi e abbracciare gli ideali, le speranze e gli obiettivi dell'epoca in cui si trovano a vivere. Il solito Augusto mi segnala a questo proposito un articoletto di Robecchi uscito sul Manifesto di lunedi':

Tra le cose più entusiasmanti dell'attuale fase politica c'è senza dubbio la questione dei simboli, dove si intrecciano storie secolari e scienze moderne (il marketing). Non c'è bisogno di andare lontano: la croce è senza dubbio un simbolo potentissimo e millenario, uno straziante strumento di tortura che è diventato un marchio - anche ideologico - planetario. Tanto sufficiente a se stesso, verrebbe da dire, che lo vediamo spesso pendere dorato e luccicante tra le tette delle soubrette, senza che ciò provochi alcuno smottamento emotivo. Fini e i suoi postfascisti rinunciano in un quarto d'ora alla famosa fiamma, che per anni li aveva visti discutere animatamente su radici, identità e tradizioni, sempre ben ancorate all'area manganello & olio di ricino. E siccome la situazione è grave ma non seria, assisteremo probabilmente allo spegnersi di un'altra fiamma, quella dei fascisti non pentiti alla Storace, che pur di prendere il treno di Silvio la spegneranno volontieri. Nel frattempo possiamo prepararci a simboli nuovi (una rosa bianca, perché no), oppure esercitarci satiricamente sui simboli che Mastella, o Dini, potrebbero adottare (un tariffario?). E poi, naturalmente (veniamo a noi) c'è la falce e martello, simbolo secolare delle lotte delle classi subalterne. Cancellare quel simbolo? Lasciarlo? Il dibattito è straziante, ma anche un po' ridicolo. Fregiarsi di falce e martello e poi votare a favore delle missioni «di pace», per esempio, non corrisponde al crocefisso che occhieggia ammiccante dalla scollatura? Forse bisognerebbe lottare per cambiarli i simboli, non per tenerli immutabili. Per esempio se la sinistra italiana adottasse come simbolo un grafico che mostri quanto pesa la rendita, quanto il profitto e quanto il reddito da lavoro in questo modernissimo paese, lancerebbe un messaggio assai chiaro, da far sobbalzare chiunque.

martedì 12 febbraio 2008

Strumentalizzazioni, pretesti e il coraggetto


Reduce da una maratona (quasi) terminata di lavoro indefesso, scopro che di tutto e di piu' e' successo in questi due giorni sulla scena politica.
Comincio dall'ennesima sparata di Ferrara sul Foglio, con tanto di scialo di punti esclamativi e di "non abbiamo paura". L'idea delirante e' una lista "pro-life", a sostegno della moratoria (??) sull'aborto, che secondo misteriosi sondaggi avrebbe il 7% dei voti. A parte il complesso e onnicomprensivo programma elettorale in un singolo punto ("C'è chi parla delle licenze dei tassisti, chi della privatizzazione di Alitalia, chi delle aliquote che vanno abbassate: questo argomento è almeno altrettanto importante"), la mossa appare anche non troppo velatamente come l'estremo tentativo di spaccare il fronte cattolico a sinistra utilizzando il sempre valido grimardello dell'aborto. Probabilmente il buon Ruini si sara' reso conto che le sue marionette stanno intrecciandosi con i fili: i "familisti" della Rosa Bianca non sembrano cosi' devastanti e il CCD casca a pezzi. Disperato, prova a giocarsi il carico pesante. D'altronde il direttore dell'Avvenire Boffo aveva pochi giorni fa dichiarato candidamente "l'interesse dei cattolici (leggasi di Ruini e compari, io e molti altri non abbiamo ne' interessi di questo tipo ne' tantomeno tali obiettivi, e vergogna a Boffo che crede di parlare a nome mio), ma anche dello stesso centrodestra, che sia salvaguardata la presenza in quello schieramento di un partito che fa direttamente riferimento alla dottrina sociale cristiana”. Uno ovviamente si domanda come possa fare riferimento alla dottrina un partito che sostiene un candidato Presidente che, tanto per fare un esempio tra mille, oggi dichiara che gli evasori fiscali sono solo dei discoli e che non vanno perseguiti perche' "la lotta all'evasione frena i consumi" (sic). Ma a parte questo, quale sara' mai l'interesse della Chiesa (leggasi, ancora,di Ruini), evidentemente decisivo, a piazzare la bandierina nel centrodestra? Siamo sicuri che in ballo ci siano solo la legge sull'aborto e il terrore delle coppie di fatto? Di questo dovrebbero preoccuparsi tutti quelli che, a sinistra, si accapigliano sugli specchietti gettati da Ferrara e dai suoi amici in campo, guardando il dito e ignorando la luna. E perche' Camillo (o chi per lui) della sinistra, per usare un termine evidentemente a lui caro, se ne frega? Non varrebbe la pena avere una bandierina anche di la'? Forse che i comunisti mangiano i bambini, mentre i liberisti si arricchiscono a spese della comunita' ma almeno mangiano solo caviale? E pensare che, tanto per esagerare come Ferrara, il Levitico spiega addirittura che la proprieta' privata non esiste (25,23: Le terre non si potranno vendere per sempre, perché la terra è mia e voi siete presso di me come forestieri e inquilini), senza stare neppure a scomodare quel tale di Nazareth che si e' sgolato per spiegare che bisogna stare sempre dalla parte degli oppressi e dei poveri. Prima o poi si stanchera' di essere tirato per la tunica di qua e di la', per giunta unicamente per convenienza. Comunque sia, a voler vedere proprio qualcosa di positivo in questa storia magari e' la volta buona che ci leviamo la Binetti di mezzo.
Tolto il sassolino di Ferrara dalla scarpa, il grosso e' fatto. Sorvolando sul geniale opportunismo di Padoa-Schioppa, mi resta il coraggetto del PD. Dopo le pressioni e gli appelli che piovevano da piu' parti, compreso questo blog, il PD ha finalmente annunciato che ci saranno delle consultazioni per la scelta dei candidati. Il termine, orribile, sottende il fatto che solo gli iscritti (ma non era un partito senza iscritti?) potranno pronunciarsi, con modalita' ancora da definirsi. Ma e' cosi' difficile osare ancora un po' e andare oltre il coraggetto?

domenica 10 febbraio 2008

Si puo' fare


E' una bellissima Domenica, qui a Monaco. E anche a Spello il sole splende: ho appena finito di vedere dal bellissimo nuovo sito del PD, il discorso di Veltroni che inaugura la campagna elettorale. Ha spiegato perche' il PD andra' da solo, quali sono i problemi piu' grossi che cerchera' di affrontare, quali sono i punti fermi su cui ricominciare a costruire. Ma soprattutto ha spiegato che il futuro e' avere il coraggio di cambiare. E che noi siamo quelli che vogliamo cambiare davvero. Cambiare la politica non per vincere o per battere l'avversario, ma per cambiare il paese. "Noi ci presentiamo agli italiani con una chiara proposta di governo: un programma, una leadership, una squadra coesa e affiatata. Lo state vedendo. Dopo la nostra scelta tutto si è messo in movimento. Anche nell’altro campo. Ma guardate bene quel che succede nelle loro file: sono preoccupati di “come” vincere, non del “perché” vincere. Di come organizzarsi meglio, non di cosa offrire di nuovo all’Italia, di cosa fare di nuovo per gli italiani. D’altra parte hanno già governato l’Italia per sette anni, e propongono solo di tornare a farlo, esattamente come prima. Noi vogliamo voltare pagina. Noi diciamo: non cambiate un governo, cambiate l’Italia. Cominciamo. Cominciamo a farlo insieme. Trasformiamo l’Italia."
Parole tanto piu' vere tanto piu' si confronta l'immagine del discorso di Veltroni a Spello con l'immagine di Berlusconi alla "convenscion" a San Babila. E non potrebbe esserci differenza più grande tra il sole e lo splendido panorama dell'Italia vera di Spello, viva e della quale essere orgogliosi, e quello della Fenice, con quel suo cielo azzurro di plastica e gli argomenti sempre uguali a se stessi da tre lustri a questa parte. Se i giovani che circondano Walter sono pieni di entusiasmo e di speranza veri, la signora che nel servizio della Stampa dice di credere "nel Presidente Berlusconi" che ha "governato bene e fatto fede al suo impegno con gli italiani" fa solo pena e un po' tenerezza. La stessa che fa chi si dimostra di non essere in grado di distinguere quando lo stanno ingannando e utilizzando.
Il sole e le parole di Veltroni suscitano invece un entusiasmo nuovo, una consapevolezza di essere finalmente motere del cambiamento, di rottura e di evoluzione in positivo della palude della politica italiana. E in questo entusiasmo conta tantissimo, come sottolinea Gianni Cuperlo, la consapevolezza che ce la possiamo giocare: "Insomma, bando alle ciance: possiamo vincere. E questa consapevolezza (persino al di là delle concrete possibilità di realizzarsi il 14 di aprile) è già un successo e una svolta semplicemente provvidenziali". E' vero, non sono e non saranno tutte rose e fiori. Si e' titubanti di fronte alle primarie per la scelta dei candidati, si e' bloccati dietro alle vecchie logiche e alle vecchie spartizioni. Certe cose sono dure a morire. L'istinto di sopravvivenza e l'amore per la poltrona sono spesso piu' forti del coraggio e dei sogni. Cantava De Andre' in una splendida canzone: "...recitando un rosario di ambizioni meschine di millenarie paure di inesauribili astuzie coltivando tranquilla l'orribile varietà delle proprie superbie la maggioranza sta...". Ma credo che proprio gli incerti, quelli che credono che il PD sia in fondo solo un partito moderato, magari in mano a un manipolo di baciapile vaticani, quelli che hanno il terrore che in fondo non cambiera' mai nulla, proprio loro devono in questi mesi alzarsi e prendere il PD per mano. Per fare maggioranza della minoranza: con loro possiamo vincere davvero, e cambiare davvero. Mi scrive a questo proposito Lucia, dopo le assemblee per le elezioni dei circoli e dei rappresentati provinciali del PD fiorentino:

Dopo un'attenta riflessione, spinta da stravolgimenti e decisoni di politici nazionali e stranieri, decido che forse merita coinvolgersi nel Pd: stamani dopo aver preso il certificato di socio fondatore vado a votare alle elezioni dei rappresentanti circoscrizionali, aspettandomi un'assemblea dove i candidati si sarebbero presentati un minimo e poi si sarebbe votato. Nella più completa disorganizzazione e ritardo, vengono letti i nomi dei candidati e niente più. Io e una mia amica facciamo presente più volte che ci sarebbe bisogno di una presentazione per chi non è del giro e ci viene risposto che non c'è tempo perchè c'è di meglio da fare, che si sarebbe dovuto partecipare attivamente alla vita del quartire per conoscere qualcuno, e infine che se non sappiamo chi votare ce ne possiamo anche andare. Al che io furiosa prendo la porta e me ne vado, ma vengo fermata dal mio babbo e da tre candidati che iniziano a presentarsi, dicendo tra le altre cose che proprio perchè sono nuovi nessuno ha ascoltato le richieste di potersi presentare ai votanti. Sono rimasta pero' veramente allucinata dal comportamento delle altre persone, attaccate alle poltrone seppure ad un livello così basso e sopratutto legate a schemi nemmeno DS contro Margherita, ma PCI contro DC. In più eravamo le uniche persone sotto i 35 anni e ci hanno ignorate e praticamente cacciate. Eppure in altre circoscrizioni sono state fatte ore di assemble a prima di votare... quanta pazienza ci vuole.

Troviamo come Lucia questa pazienza e questo coraggio, troviamo la voglia di chiedere, pretendere, sbattere le porte. Prendiamoci qualche batosta, qualche bastonata, molte delusioni. Troviamo il coraggio di prenderci e non lasciarci scippare dai dinosauri questa enorme possibilita' e torniamo a sperare. Per quello che ci sta a cuore. Si puo' fare.

venerdì 8 febbraio 2008

Grande Democrazia


Fatemi capire, nella piu' grande democrazia, quella che ne ha cosi' tanta d'avanzo che la puo' anche esportare, e' palese che vince le elezioni chi ha piu' soldi, e a nessuno suona un po' strano? Ma non era il paese delle grandi possibilita' per tutti?
Per fortuna che noi in Italia siamo molto piu' avanti. A noi le primarie nemmeno servono. Con le dimissioni di Veltroni, ad Aprile ci sara' da eleggere il nuovo sindaco di Roma. A questo proposito mi segnala Augusto che Rutelli ha raccontato di "aver ricevuto negli ultimi giorni una valanga di inviti, incoraggiamenti e dichiarazioni di sostegno affinché accetti di candidarmi a sindaco", probabilmente da parte di elettori della Casa della Liberta'. Continua poi dicendo che ha "il dovere di dire, per amor di verità, che posso accettare oppure non accettare questo difficile compito". Meno male, non oso neppure immaginare le altre possibilita'. "È una decisione - continua Rutelli - che prenderò al termine di un rapido ma profondo periodo di ascolto della mia città". Pare che le telecamere agli incroci siano state sostituite con antenne e microfoni. Naturalmente di primarie neanche a parlarne. Ma e' vero, a forza di dire che non c'e' tempo sta finendo davvero.
Per consolazione, resta il fatto che il PD sta costringendo tutte le forze politiche, da sinistra-sinistra a destra, a fare i conti con lui e con la sua strategia. Abbiamo smesso di inseguire, finalmente siamo la molla e dietro tutti gli altri...



il cannocchiale

giovedì 7 febbraio 2008

Io corro da solo


Siamo diventati grandi, e corriamo da soli. Veltroni va ripetendolo da tempo, si e' beccato prima l'accusa di aver affondato l'Unione, poi l'impennata nei sondaggi delle intenzioni di voto del PD. Ovvi i motivi e i vantaggi di correre da soli: fare chiarezza su cosa vogliamo fare, dove vogliamo andare e con chi; evitare di doversi piegare ai compromessi al ribasso ora con un lato ora con l'altro della coalizione, di dare un'immagine rissosa ambigua dell'alleanza tale e quale quella che ha cancellato i meriti del governo Prodi; evitare di conseguenza di prestare il fianco alla solita critica becera delle destre, che non faremo mai nulla perche' ce lo impediscono i "comunisti" (vorrei capire invece cosa succede di la' con i neo e vetero fascisti, i leghisti, i sopravvissuti della prima repubblica, mafiosi e massoni vari). Dice Ezio Mauro oggi su Repubblica: "Chi pensa a nuove alleanze finte, a destra e a sinistra, non ha capito il disincanto del Paese, la propensione al cambiamento, l'effetto della nuova solitudine repubblicana che nasce dalla disconnessione di molti cittadini dalla vicenda pubblica". E infatti anche Berlusconi ci pensa, seppure poi non lo fara'. Ci pensa perche' ormai e' costretto a inseguire: non e' piu' lui il motore della novita' e del cambiamento sulla scena politica, e' costretto ad inseguire. Di la' fanno il partito unico, e lo vuole fare anche lui, salvo poi arrendersi all'opposizione degli alleati. Di la' vanno da soli, e ci vuole andare anche lui, perche' Forza Italia ha ragione di esistere solo finche' rappresenta il nuovo contrapposto alla vecchia politica dei "comunisti" e delle tasse. Ma ancora una volta non lo fara', perche' sa che rischierebbe troppo grosso.
Fin qua le ragioni e i punti a favore. Resta pero' la sensazione di star regalando al Cavaliere tutto il banco, in favore di una strategia Donchisciottesca da duri e puri che nemmeno Turigliatto. Ma forse e' finalmente giunto il momento di lasciar da parte i compromessi e pensare alle idee. Che il fine non sia il potere, ma il realizzare la propria idea di Italia. E dunque il PD si candida con il programma del PD e gli uomini del PD: se non vinciamo pace, intanto gettiamo le basi per il futuro, per vincere davvero tra qualche anno e finalmente avere la possibilita' di cambiare il paese senza mani legate e il brivido a ogni seduta del Senato; se ci crediamo, ci crediamo fino in fondo.
Tutto bellissimo, ma allora qualcuno mi spiega perche' siamo duri e puri a corrente alternata? Perche' non facciamo le primarie per i candidati e assemblee programmatiche che dovevano essere il pezzo forte del PD, e lasciamo scegliere tutto a Veltroni (qualcuno fermi le voci che lo vogliono a corteggiare Montezemolo)? Si sa che il plebiscito popolare ha concesso Walter non solo piena legittimita', ma anche l'infallibilita' manco fosse il Papa. Pero' il fatto e' uno sbaglio e una contraddizione grave. Perché non c'è miglior critica del sistema politico delle destra e di quello che i cittadini non sopportano piu' che offrire un modello davvero diverso, non solo nelle alleanze. Dando la possibilita' di scegliere i candidati agli elettori e il programma ai militanti dalla base, facendo partecipare tutti i democratici del paese e facendoli sentire parte di un grande progetto. Solo cosi' si rende la speranza a chi dubita che qualcosa possa cambiare davvero, solo cosi' si restituisce entusiasmo a chi non ci crede piu', che pensa che non dico lottare ma anche votare non abbia piu' senso, che sono "tutti uguali". Solo cosi' si vince e si cambia l'Italia. Se vogliamo avere coraggio, dobbiamo averlo fino in fondo, altrimenti andare da soli serve solo a cadere con un poco piu' di onore (e la Binetti candidata).

mercoledì 6 febbraio 2008

Yes they can

Dopo il Superbowl, il SuperBigMac, ecco il Super Tusday. Se non e' super, evidentemente agli americani non piace. Non ho ancora capito chi ha vinto e chi ha perso: credo che comunque vada alla fine, le schede a finire di essere contate servano a capire chi sara' il candidato presidente e chi il vice. Barack Obama vince in 13 Stati, Hillary in 8, ma conquista New York, New Jersey e California e ora ha un centinaio di delegati in più. Pero' Obama e il movimento che ha creato attorno a lui sono la' e non potranno piu' essere ignorati, solo traditi. «Change will not come if we wait for some other person or if we wait for some other time. We are the ones we've been waiting for».



Ieri a Chicago, tra cori da stadio e fan in delirio, Obama ha parlato non solo di buona politica, quella che ha a cuore piu' i problemi dei voti, quella che vuole cambiare le cose e non solo andare a Washington. Parla anche di difficolta' e di errori che verranno, inevitabili per cambiare davvero. Parla di un'America che sembrava inguaribilmente reazionaria, conservatrice, arroccata in difesa nel terrore dell'altro e che invece e' in grado di proporre un candidato presidente afroamericano (con background mussulmano) che ha reali possibilita' di vittoria. Parla di un cambiamento e di una svolta davvero possibile.
E dopo aver visto Obama facendo colazione con cereali e retorica stelleestrisce, apro i giornali italiani. I nostri "fintocratici" stanno gia' litigandosi per spartirsi le candidature. Nessuno che parli di primarie, di scelta democratica, di strategia condivisa. No we can't.

lunedì 4 febbraio 2008

Partito Fintocratico


Mentre i documenti finali approvati dalle tre commissioni per manifesto, statuto e valori del Partito Democratico non sono ancora on-line da nessuna parte, in attesa di essere ratificate dall'assemblea eletta alle "primarie" (pare gia' tra due settimane), le indiscrezioni che arrivano da piu' parti parlano di un partito fintocratico. Scordiamoci primarie, possibilita' di accesso a tutti e cambiamento. L'idea di partito del secolo scorso e' troppo lenta a morire: in pratica cambiamo tutto per non cambiare niente. Ancora giochi di corrrenti, dei miei e dei tuoi, della spartizione a scapito delle idee, del coraggio, dell'iniziativa, del cambiamento Almeno sulla carta, per magra consolazione, ci saranno i circoli virtuali per la partecipazione, ma bisognera' vedere che saranno in pratica. Come al solito bisognera' cambiare piano piano, "cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio". Che noia pero', l'ennesima occasione buttata, l'ennesima porta aperta e poi richiusa subito. Speriamo che qualche faccia nuova e in gamba sia entrata di soppiatto, magari con qualche idea e qualche contenuto al seguito. Proprio adesso che anche il kamikaze Marini si arrende e inizia la campagna elettorale, con l'UDC che si sta sgretolando e con una destra ormai impresentabile: invece di convincere gli "altri", ci sara' da convincere i nostri schifati che non vogliono votare. Ecco appunto, allora si inizia male: "I tempi sono stretti: la scelta delle candidature non potrà quindi essere affidata al popolo delle primarie, ma a livello nazionale se ne occuperà un ristretto gruppo di lavoro, guidato dallo stesso Veltroni, mentre a livello locale saranno i segretari regionali, ampiamente legittimati dal voto dei cittadini che li hanno eletti con le primarie, a selezionare i nomi". Ampiamente legittimati? O si sbloccano le liste, o non si vince.