lunedì 28 giugno 2010

La frase del giorno


"E' indecente, non si e' mai visto che l'Italia dopo aver perso i Mondiali se la prende con me"

Aldo Brancher, 27 Giugno 2010, insieme ad altri deliri sulle deleghe ("quelle che sono scritte") che secondo lui sono "un sacco" ma che in gazzetta ufficiale non ci sono...

venerdì 25 giugno 2010

Der Weltmeister hat fertig


Cosi' titola stamani il Frankfurter Allgemeine Zeitung in ricordo del Trap e di Strunz in mezzo a vari altri sfotto' da oltralpe: un'Italia sempre inguardabile, senza idee e motivazioni, mal messa in campo e continuamente rimaneggiata e arruffata in corsa dall'ex eroe di Berlino (nonche' uomo piu' antipatico del Paese), affonda con la modesta Slovacchia alla prima partecipazione mondiale. E' la prima volta che il campione in carica esce al primo turno, almeno qualche record quest'Italia di Lippi lo ha portato a casa. Un Lippi che ha sbagliato ogni scelta possibile: come ha fatto a lasciare un Quagliarella cosi' in panchina per 240' e a lasciare a casa chi serviva come il pane per accendere la luce? Memorabile il terzo gol Slovacco su rimessa laterale, roba che nemmeno in Chaltron's...
Almeno ieri sera i fochi di San Giovanni erano piu' belli del solito. Anche Leo ha apprezzato godendosi lo spettacolo a bocca aperta, mentre l'anno passato se li era dormiti tutti... Non male nemmeno il tuffo nel passato con un sacco di compagni del liceo che non vedevo da anni.
Vero e' che mentre a Firenze si festeggiava il Santo Patrono, un po' più a sud si celebrava la festa del Santo Padrone, con i suoi accordi, con le sue Pande, con i suoi servi. E ancora più a sud, davanti a una fabbrica siciliana, degli operai manifestavano proprio in concomitanza con la partita dell'Italia: i problemi veri sono altri, per questo oggi la CGIL e' in piazza contro la manovra. Chi come me non ha neppure il diritto di sciopero per contratto si accontenta di fare lo sciopero al contrario di Dolciniana memoria: sono al lavoro in un Osservatorio deserto...

giovedì 24 giugno 2010

Doppioni


C'era ancora qualche ingenuo che giorni fa si chiedeva a che servisse un Ministro doppione, anzi triplone: Aldo Brancher era stato nominato da Berlusconi Ministro per l'Attuazione del Federalismo. Poco importa se il Ministro per il Federalismo gia' c'era (Bossi), e pure quello per l'attuazione del programma (Rotondi). Eppure la Lega si era anche arrabbiata, quindi non sono stati loro a imporre la nomina forti di chi sa quale ricatto, che costera' al contribuente circa un milione di Euro.
Qualche malpensante suggeriva che la nomina del tangentomane ed ex sacerdote Brancher fosse da ricercare nella lunga frequentazione in Fininvest con Berlusconi e nei suoi guai giudiziari: e' stato indagato a Milano per ricettazione nell’indagine sullo scandalo della Banca Antonveneta e la scalata di Gianpiero Fiorani all’istituto creditizio. Il processo avrebbe dovuto iniziare tra 2 giorni, ma il neoministro ha fatto subito valere il "Legittimo" Impedimento, facendo slittare finche' e' in carica il giudizio sulla sua posizione a data da destinarsi. Pochi se lo sarebbero aspettato!
E meno male che Berlusconi aveva promesso che i ministri sarebbero stati solo 12: questo e' il 23esimo, senza contare il posto vacante allo sviluppo economico (non sarebbe stato piu' urgente nominare questo di Ministro?) e la pletora di sottosegretari e viceministri...

venerdì 18 giugno 2010

Ciao Jose'


"Il problema principale di questo modello sociale sta nel fatto che il potere economico coincida con il potere politico.

L’unico antidoto per invertire il cattivo funzionamento della democrazia è costruire una società critica che non si limiti ad accettare le cose per quello che sembrano ma non sono.

Una società che si faccia domande e dica di no ogni volta che è giusto dire no.

Perciò è urgente tornare alla filosofia e alla riflessione".

José Saramago, 16/11/1922-18/6/2010:
oggi se ne e' andato uno dei piu' grandi

Le lenzuole sporche si lavano in casa



La storia di Giuseppe Drago, interdetto dai pubblici uffici ma dal 2001 deputato per l'UDC, raccontata da Franceco Costa per il Post:

Questa storia comincia con un paio di lenzuola. Siamo nel 1998, in Sicilia. Il presidente della giunta regionale è Giuseppe Drago, democristiano del CCD. Nello stesso periodo, nel parlamento nazionale, un movimento politico guidato da Francesco Cossiga, l’UDR, è determinante per la formazione di un nuovo governo, presieduto da Massimo D’Alema. In Sicilia accade qualcosa di simile: l’UDR si sgancia dal centrodestra, toglie la maggioranza a Giuseppe Drago e fa cadere la giunta. Al suo posto si insedia il diessino Angelo Capodicasa.

Eravamo rimasti alle lenzuola. Capodicasa si insedia e prende possesso degli appartamenti riservati al presidente della regione. Chiede di comprare delle lenzuola nuove, gli rispondono che la regione gli mette a disposizione un fondo per le “spese riservate”: non più di duecento mila euro per l’intera legislatura. Solo che quando gli impiegati della regione vanno per attingere al fondo – per comprare le lenzuola, appunto – non trovano nulla. Niente. Non trovano nemmeno ricevute o documentazioni delle spese effettuate: i soldi semplicemente non ci sono. Parte un’inchiesta nei confronti dell’ex presidente della regione, Giuseppe Drago: che fine hanno fatto i soldi? Drago dice di averli spesi secondo le modalità previste dalla legge, e i suoi avvocati sostengono che non fosse tenuto a produrre alcuna documentazione in merito: nessun obbligo di rendiconto. La magistratura la penserà diversamente, e nel 2003 Giuseppe Drago sarà condannato in primo grado a tre anni e otto mesi di reclusione e alla restituzione di 123mila euro. La condanna viene confermata sia in appello che in cassazione, la sentenza definitiva arriva nel 2009: Giuseppe Drago è colpevole di peculato per essersi appropriato di fondi riservati della regione. Insieme alla restituzione del denaro e alla reclusione – poi condonata – scatta anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, che la corte d’appello di Palermo – investita dalla cassazione – farà diventare interdizione temporanea.

Intanto, dal 2003 al 2009 la carriera politica di Giuseppe Drago non si è affatto fermata. Anzi. Drago ha fatto il deputato dal 2001 al 2006, e ha fatto anche parte del governo: prima come sottosegretario alla difesa e poi come sottosegretario agli esteri: malgrado fosse stato già condannato in primo grado. Alle politiche del 2006 è stato rieletto alla Camera, sempre nelle liste dell’UDC. La stessa cosa accade nel 2008: eletto alla camera nella circoscrizione Sicilia 2. Insomma: l’UDC ha candidato e portato in parlamento per tre volte un politico sul quale pendeva non solo una condanna per appropriazione di fondi della regione, ma anche l’interdizione dai pubblici uffici. Come-se-niente-fosse.

Nel 2009 la condanna è diventata definitiva, e l’incompatibilità di Giuseppe Drago con l’incarico di parlamentare è diventata ufficiale: dovrebbe essere operativa. La legge italiana in questi casi non prevede però alcun automatismo: prevede che la giunta parlamentare delle elezioni esamini il caso e decida col voto come procedere. Il principio che guida la norma è quello della separazione dei poteri e della sovranità del parlamento: un pilastro di ogni democrazia, che diventa però sempre più faticoso difendere quando viene prestato e distorto per le più vergognose delle difese corporative. C’è una sentenza, ma se nessuno la fa applicare è come se non ci fosse stata. La giunta delle elezioni tarda a riunirsi per esaminare il caso di Giuseppe Drago, mentre i mesi passano e Drago non pensa nemmeno un secondo a lasciare l’incarico di sua spontanea volontà, dando le dimissioni.

La giunta delle elezioni si riunisce finalmente tre mesi fa, il 17 marzo del 2010, e il verbale è illuminante: da mostrare nelle scuole nell’ora di educazione civica sul funzionamento delle istituzioni. La seduta dura in tutto dieci minuti. Il deputato del PDL Orsini solleva il caso Drago e propone ai membri della giunta di deliberare l’acquisizione degli “elementi documentali ed informativi necessari per una compiuta valutazione in sede istruttoria della posizione del deputato Drago”. Chiedere alla corte d’appello di Palermo la copia della sentenza di condanna del 2006; chiedere alla cassazione copia della sentenza del 2009, che ha reso definitiva la condanna; chiedere alla procura generale di Palermo l’indicazione della data di decorrenza dell’interdizione temporanea dai pubblici uffici. Documenti che possono arrivare in un’ora in corso di seduta, con un fax. Ma la strumentale consuetudine è questa: tutti sono d’accordo, la seduta è tolta. In sostanza, la giunta delle elezioni prende tempo chiedendo che le siano inviate delle carte che sono pubbliche da mesi, in alcuni casi da anni, e il cui contenuto è noto e stranoto – interdizione dai pubblici uffici, incompatibilità con l’incarico di parlamentare. E chiedendole senza nessuna urgenza o indicazione di scadenza, infischiandosene dei giusti tempi di applicazione di una sentenza e della corretta composizione del Parlamento. E intanto Drago – che sostiene l’interdizione sia eccessiva - continua a fare il deputato come se nulla fosse: vota, prende la parola, propone, discute. Abusivamente, aspettando che l’interdizione finisca, insieme a questa seccatura.

Forse e' per questo che nel suo spot elettorale vuole premiare chi ha piu' merito...

Sultans of swing



... you feel all right when
you hear that music ring ...

giovedì 17 giugno 2010

Altro che mondiali


Se le partite del Mondiale per ora vi hanno annoiato, sappiate che nelle competizioni meno blasonate divertirsi e' spesso piu' facile...

E' il 1994, si gioca una partita fra le Barbados e Grenada per il girone di qualificazione della Shell Caribbian Cup. Le Barbados per superare Grenada nella classifica del girone e qualificarsi per la fase finale hanno bisogno di vincere con almeno due gol di scarto. La partita inizia bene per le Barbados, che conducono 2-0 fino all'83', quando Grenada accorcia le distanze assicurandosi la qualificazione. La squadra delle Barbados si riversa in attacco, senza riuscire a impensierire il portiere avversario. Quando ormai stanno perdendo ogni speranza di riuscire a segnare il gol che permetterebbe loro di passare il turno si ricordano di due regole particolari del torneo: in caso di parita' si va ai tempi supplementari con golden gol, e che il golden gol vale doppio nel conteggio dei gol segnati.
Come si vede nel video sotto, al 90' le Barbados decidono tra lo stupore generale di segnarsi volontariamente un autogol, per andare ai supplementari e giocarsela al golden gol. a quel ponto i giocatori di Grenada, che non sono stupidi, capiscono il piano delle Barbados e cercano anche loro di segnarsi un autogol nei cinque minuti di recupero, per perdere ma con un solo gol di scarto e passare cosi' il turno.
A questo punto succede di tutto, con gli allibiti spettatori a godersi le due squadre che cercano l'una di segnarsi un autorete e l'altra che difende la porta avversaria. Nonostante gli sforzi di difensori e portiere di Grenada di buttare la palla nella propria porta, i tempi regolamentari finiscono in parita', e nei supplementari le Barbados riescono a segnare il golden gol decisivo che regala loro la vittoria per 4-2, qualificandosi per la fase finale!
Saranno poi eliminati nel girone, e il torneo verra' vinto dalla solita Trinad e Tobago, il Brasile dei Caraibi, che sconfigge in finale la Martinica con un sonoro 7-2. Senza autogol.



Grazie a astromat per la segnalazione...

Zot!


Un fulmine brucia la gigantesta statua del Cristo eretta per la modica cifra di 250000 dollari Chiesa Evangelica ‘Solid Rock Church’ in Monroe, Ohio. Dopo le fiamme, questo e' quello che resta del "capolavoro" scultorico...

mercoledì 16 giugno 2010

Soweto


Il 16 giugno 1976 e durante i giorni successivi a Soweto, un'aerea urbana di Johannesburg in Sudafrica, centinaia di studenti neri furono massacrati dalla polizia mentre marciavano contro la politica segrazionista e la scarsa qualità della loro formazione, per difendere il loro diritto all’istruzione. La reazione dell'opinione pubblica mondiale alla strage accelero' il processo di caduta dell'apartheid che si concluse solo nel 1990.

Durante la sbornia calcistica dei mondiali Sudafricani, ricordare quella strage e non dimenticare significa avere a cuore i giovani con i propri diritti, non solo per il futuro d’Africa ma per il presente del mondo: se non riusciamo a garantire educazione e istruzione per tutti, se non vogliamo investire su questo, allora dovremo davvero dichiarae fallimento, aldila' della crisi economica da cui non potremo piu' uscire.

Contrattaricattazione?


Un'impresa, la FIAT, deve decidere dove investire 700 milioni per la produzione della nuova Panda. L'impresa sa bene di avere potere contrattuale solo prima di avere compiuto questa scelta: in ballottaggio ci sono Italia o Polonia, e finche' non decide può dettare le sue condizioni. Una volta fatto l'investimento, sarà la controparte a poter dettare le sue condizioni, visto che la scelta dell'azienda sara' ormai irreversibile. Questa la situazione di Pomigliano. L'impresa quindi cerca di chiedere garanzie e di assicurarsi che le controparti rispettino gli accordi una volta che l'investimento e' stato effettuato: se un sindacato non firma, questo avrà poi mano libera nel rinegoziare un accordo che al momento imporrebbe turni molto pesanti, abolizione possibile delle pause pranzo, giro di vite su assenteismo e malattie. Per questo motivo la Fiat impone le discusse clausole che limitino il ricorso allo sciopero una volta realizzato l'investimento: resta da capire se il gioco vale la candela. Secondo Confindustria "è incredibile che ci sia un no", ma non sara' la Marcegaglia a fare 8 ore filate in catena di montaggio. Secondo la FIOM, si tratta invece di un ricatto irricevibile, che va contro i diritti dei lavoratori e la stessa Costituzione.
Di sicuro si tratta di un precedente pericolosissimo, sintomatico di una tendenza sempre piu' diffusa a mettere in discussione l’essenza stessa della Costituzione e del suo sistma di tutele e diritti. L'intero sistema paese, per intercettare i capitali degli investitori, si trova costretto a ridurre, adesso eccezionalmente ma non dubitiamo sempre piu' diffusamente, quelle garanzie dei diritti sociali che rappresentano uno degli assi portanti della vigente Costituzione: l’impatto di questa globalizzazione sfrenata e di questa "concorrenza al ribasso" si paga tutta, come sempre, sulla pelle dei lavoratori. Gli utili, quelli non possono soffrire.

giovedì 10 giugno 2010

Priorita'


Anche la Germania ha varato una manovra lacrime e sangue per far fronte alla crisi, 80 miliardi in 4 anni, al cui confronto i 24 di Tremonti sono noccioline. Anche in germania penalizzati i dipendenti pubblici, i disoccupati, perfino le madri sole. Ma la differenza con l'Italia e' notevole: prima di tutto si tagliano le spese militari, mentre noi continuiamo a spendere 23-25 miliardi all’anno (ottavo paese al mondo) in armi inutili e inutilizzabili, senza chiederci se davvero servono a qualcosa a parte foraggiare interessi di lobby. Vari esperti dicono che si spende male e si spreca molto: abbiamo tanto per dire 185.000 persone in armi ma al massimo ne possiamo impegnare all’estero solo 20-25.000, e investiamo in armameti, come i famosi F35, pensatio per tipi di conflitti da guerra fredda che non esistono piu'.
Ma la differenza maggiore e' che la Germania non solo non ha tagliato un euro per istruzione e ricerca, ma ha anzi destinato a questo comparto dodici miliardi in più. Angela Merkel (alla guida di una coalizione di centro-destra CDU-CSU, FDP) sa bene che l’innovazione è l’unica speranza per la Germania e per l’Europa: “Questo programma vuole al tempo stesso risanare le finanze pubbliche e preparare la nostra economia al futuro. Ecco perché – ha precisato Merkel – abbiamo deciso di riservare entro il 2013 fino a 12 miliardi di euro in nuovi investimenti nella ricerca, nello sviluppo e nell’istruzione”. Mentre in Italia si tagliano i pochi fondi alla ricerca gia' piu' bassi che nel resto del mondo evoluto, si cancellano enti a casaccio e si massacra la scuola pubblica, la Germania riesce a tagliare oltre 90 miliardi in quattro anni per potersi permettere di aumentare gli investimenti in istruzione e ricerca di altri 12 miliardi di Euro. “La Germania, quale principale economia d’Europa, ha il dovere di dare il buon esempio” ha concluso il cancelliere. Un buon esempio che in Italia ci guardiamo bene dal seguire: e’ tutta la differenza tra chi, pur da destra, ha una visione di futuro e chi invece non ha la cultura per governare un grande paese come l’Italia.

mercoledì 9 giugno 2010

La colonna di destra


Oggi la colonnina di destra di Repubblica, quella morbosa, raggiunge l'apice di sempe con "i rutti dei mammut tenevano la terra al caldo". Ecco un piccolo estratto:

Digerendo vegetali, i grandi erbivori producevano questo gas che (contrariamente a quanto si possa immaginare) veniva poi emesso dalla bocca. "La gente pensa automaticamente alle flatulenze”, ammette il direttore della ricerca Felisa Smith, della University of New Mexico. "Invece, l'80-90 per cento del metano viene emesso in forma di rutto”.

Peccato che ai tempi del bue e dell'asinello fossero gia' estinti...

lunedì 7 giugno 2010

Eppur si muove

sabato 5 giugno 2010

La fine della scuola e dell'Italia


Nessun paese in difficoltà rispetto al futuro taglierebbe i fondi di scuola e ricerca: l'Italia sì. Ma è una cosa che agli italiani interessa solo se hanno figli al tempo pieno. Da Il Post:

L’Italia convive da tempo con alcuni grandi mostri civili: alcuni, come la mafia, li combatte con esigue forze e ampie rinunce; altri, come la rovina della sua scuola, addirittura li incentiva con volenterose forze e altrettanto ampie rinunce.

Nessun paese in difficoltà rispetto al proprio futuro, che si tratti della propria sopravvivenza economica ma anche civile e culturale, taglierebbe sul fronte della scuola. Sarebbe come essere preoccupati di perdere un appuntamento domattina presto e buttare via la sveglia. Ma l’Italia lo fa, sistematicamente, da anni: butta la via sveglia. E la mattina dopo dorme, salvo lamentarsene poi. E l’attuale maggioranza di governo si sta premurando di distruggere a martellate ogni orologio di casa, e prendere dei sonniferi. Con la connivenza di mezzo paese.

Perché gli italiani che si preoccupano della scuola sono solo una minoranza di quelli che hanno dei figli a scuola, a loro volta minoranza. Poche cose dimostrano l’egoismo di questo paese e l’incapacità degli italiani di guardare oltre se stessi e oltre il pomeriggio di domani quanto l’atteggiamento sulla scuola. Tutti allenatori della nazionale quando si tratta di dare lezioni agli insegnanti su come trattare nostro figlio, tutti preoccupati di altro quando la funzione della scuola viene smantellata: scandalizzati dalle tasse, dai politici ladri, dal bavaglio e da qualunque cosa fuorchè dalla distruzione della sveglia. Dormiremo tutta la mattina, e anche di più, e chissenefrega.

La semplificazione che vede nell’atteggiamento dell’attuale governo sulla scuola un deliberato progetto di sottrazione di fondi all’educazione e crescita degli italiani attraverso la scuola pubblica per ingrassare i sistemi clientelari e i modelli culturali delle scuole private – lo “svuotamento della scuola pubblica” – può sembrare dietrologa e ideologica e a volte è usata superficialmente per spiegare questioni diverse tra loro. Ma ciò a cui si riferisce esiste, di fatto, nelle intenzioni e nei risultati. Ammesso che il finanziamento delle scuole private di uno stato che ha un servizio scolastico potenzialmente eccellente possa avere delle giustificazioni in tempi di vacche grasse – non le ha, secondo noi, e quei tempi non sono mai esistiti – come possono quelle indulgenti giustificazioni diventare più pesanti della riduzione di qualità del servizio scolastico pubblico? Come si possono giustificare i soldi dati alle scuole private – che godono di standard meno elevati e accolgono studenti privilegiati – nel momento in cui la mancanza di soldi peggiora la qualità dell’offerta scolastica principale?

Il criterio che muove il governo in questi giorni di ulteriori tagli – la nostra è una scuola che chiede ai genitori di comprare la carta igienica, ricordiamocelo sempre – è uno solo, semplice: servono soldi, togliamoli da lì, che non c’è nessun potere privato a lamentarsene, anzi. Protestano gli insegnanti, ma ormai sono rassegnati (e di sinistra), e borbottano i genitori ma gli passa: hanno altro da fare.

Perché ci sono tre modi di relazionarsi con il peggioramento del progetto educativo italiano, che non ha a che fare con chi lavora nelle scuole ma con le scelte di governo e ministero e col consenso dei partiti – anche quelli di opposizione, a volte indifferenti altre addirittura conniventi – che conoscono la tolleranza degli italiani su questi temi. E quando anche il lavoro nelle scuole peggiora è solo e ovviamente perché le condizioni e i modi della formazione sono stati a loro volta svuotati da scelte governative. Ci sono tre modi, dicevamo, e tre generi di italiani. Quelli che della scuola se ne fregano, non li riguarda e il loro orticello contiene altro. Quelli per cui la scuola deve tenergli i figli nel tempo che non hanno e dar loro l’alibi che c’è qualcuno che li educa al posto loro. Quelli che si preoccupano delle condizioni della scuola solo quando i loro figli ne risentono palesemente. Quelli che pensano che una scuola mal gestita e senza investimenti sia la tomba delle ambizioni di miglioramento di un paese, altro che lodo Alfano. Un gruppo e mezzo su quattro, e i più esigui, difficilmente potranno fare il lavoro per tutti.


Qui anche una bella lettera di un'insegnante di una periferia di Palermo al ministro Tremonti.

venerdì 4 giugno 2010

Misure anticrisi



In Extramadura invece promuovono l'autoerotismo, 14000 euro per la campagna "El placer está en tus manos": mi sa che la differenza di approccio dipenda dal nome della regione...

Ma Sinisa a Firenze non lo voglio


Oggi alle 12:00 verra' ufficializzato l'ingaggio di Sinisa Mihajlovic come nuovo allenatore della Fiorentina. L'ex giocatore serbo, gia' vice di Mancini all'Inter e allenatore di Bologna e Catania, sostituisce Cesare Prandelli, il primo allenatore a mia memoria che ha messo d'accordo per 5 lunghi anni tutta la citta'. E ci e' riuscito non solo perche' e' un bravo allenatore, altri li abbiamo avuti e altri ancora ne avremo, ma perche' la citta' ha capito che era anche una persona speciale, soprattutto per il mondo del pallone.
Prandelli va ad allenare la Nazionale, spostandosi dal Franchi a Coverciano, e alla Fiorentina arriva Sinisa, famoso per le sue punizioni, i suoi sputi e i suoi insulti razzisti quand'era calciatore. Una differenza di stile fra i due niente male, difficile da comprendere alla luce delle ripetute dichiarazioni in merito allo "stile Fiorentina" e la decisa volonta' di puntare sul fair-play e sulla correttezza in campo e fuori della societa'.
Prendo atto della sterzata da parte della societa', che evidentemente sente il bisogno di una mano decisa e di un polso fermo piu' che dello stile e del fair-play. Ma quello che pero' fa piu' pensare sono le mai nascoste e mai rinnegate simpatie di Sinisa per gli ambienti ultranazionalisti Serbi, che contribuirono non poco a quell'abisso che e' stata la guerra nei Balcani negli anni '90. Mihajlovic ha sempre sbandierato soprattutto la sua amicizia con Željko Ražnatović, detto Arkan, prima criminale comune e capo ultra' della Stella Rossa di Belgrado e poi comandante di una delle piu' efferate brigate paramilitari Serbe che hanno seminato il panico in terra Croata e Bosniaca: si calcola che siano responsabili di centinaia di omicidi, stupri, saccheggi, torture e della creazione di campi di concentramento. Arkan e' stato coinvolto o diretto responsabile negli eccidi di Vukovar, Prijedor, Sanski Most, Sebrenica, Brcko, Visegrad e molti altri: secondo un documento interno dell’esercito Popolare Jugoslavo, il motivo principale per la lotta di Arkan non era tanto la lotta al nemico, quanto l’appropriazione di proprietà private e la tortura dei cittadini. I suoi uomini avevano in dotazione persino un cucchiaio affilato che utilizzavano per cavare gli occhi alle proprie vittime durante le torture. Dopo l'omicidio del suo ormai ricchissimo amico Arkan, Sinisa gli dedica un commosso necrologio e gli fa dedicare uno striscione dai tifosi della Lazio, "Onore alla tigre Arkan", scatenando le ire del suo compagno Croato Boksic. In un'intervista di qualche tempo fa al Corriere di Bologna, Sinisa ritorna su quei fatti:

Rifaresti tutto ciò che hai fatto in quegli anni, compreso il necrologio per Arkan?
«Lo rifarei, perché Arkan era un mio amico: lui è stato un eroe per il popolo serbo. Era un mio amico vero, era il capo degli ultras della Stella Rossa quando io giocavo lì. Io gli amici non li tradisco né li rinnego. Conosco tanta gente, anche mafiosi, ma non per questo io sono così. Rifarei il suo necrologio e tutti quelli che ho fatto per altri».
Ma le atrocità commesse?
«Le atrocità? Voi parlate di atrocità, ma non c’eravate. Io sono nato a Vukovar, i croati erano maggioranza, noi serbi minoranza lì. Nel 1991 c’era la caccia al serbo: gente che per anni aveva vissuto insieme da un giorno all’altro si sparava addosso. È come se oggi i bolognesi decidessero di far piazza pulita dei pugliesi che vivono nella loro città. È giusto? Arkan venne a difendere i serbi in Croazia».

Peccato poi che Vukovar sia stata rasa al suolo da chi voleva difendere i Serbi in Croazia. Senza voler indagare colpe, fare le pulci alle opinioni e fare classifiche di crimini di guerra da una parte e dall'altra, trovo pero' inaccettabile in ogni caso il sostegno mai ripudiato e sempre ribadito che Mihajlovic ha offerto a crimini e criminali di guerra. Come lo troverei inaccettabile per chiunque fosse in quella o in altra guerra dall'altra parte della barricata. Qualcuno la pensa come me, come Adriano Sofri e Simone Siliani, qualcun'altro invece pensa che calcio e politica non dovrebbero mischiarsi, che le idee di Sinisa siano irrilevanti per il suo lavoro. Poi uno si ricorda che i preludi della tragedia balcanica vennero proprio dagli stadi, dove Arkan guidava gli ultras della Stella Rossa di Sinisa, di quanta presa abbiano nel bene e nel male le parole dei campioni su moltissimi, e si preoccupa di un allenatore che ripete ancora che «Arkan è stato un eroe del popolo serbo», o che «siamo un popolo orgoglioso. Siamo tutti serbi. So dei crimini attribuiti a Milosevic, ma nel momento in cui la Serbia viene attaccata, io difendo il mio popolo e chi lo rappresenta. Preferisco combattere per un mio connazionale». Per fortuna in Italia qualcuno nel '44 non la penso' cosi', e sali' sulle montagne.
Per questo provo, come mi pare in divesi, un certo imbarazzo per l’arrivo di Mihajlovic sulla panchina viola. E dal momento che i diritti umani vengono prima di una squadra di calcio, mi vedo mio malgrado costrotte a uno sciopero del tifo, in attesa che il nuovo allenatore si renda conto di quello che ha detto e faccia una marcia indietro. E visto che ci e' riuscito ieri Borriello a capire che con le sue dichiarazioni su Saviano si era spinto troppo oltre, in un "problema piu' grande di lui", non dubito che ce la possa fare anche Sinisa.

giovedì 3 giugno 2010

Altro che idrogeno



Fritz Grobe e Stephen Voltz sono gli stessi che hanno dato origine quattro anni a un delirio collettivo a base di “diet coke & mentos”.

mercoledì 2 giugno 2010

Sfilate


Massimo Gramellini sulla Stampa:

Nel giorno della parata militare lungo i Fori, oso sperare che nessuno sottovaluterà l’importanza dell’acquisto di centotrentuno cacciabombardieri F-35, centoventuno caccia Eurofighter e cento elicotteri NH90 da parte delle nostre Forze Armate. Con una certa malizia i Verdi fanno notare che lo scontrino complessivo di una spesa degna del set di «Apocalypse now» ammonta a 29 miliardi di euro, 5 in più della manovra (a proposito di apocalissi).

Ma tutti sappiamo che, oggi come oggi, senza un cacciabombardiere non si va da nessuna parte. Quindi lungi da noi l’idea populista di rinunciare al rombo dei motori guerrieri per tutelare lo stipendio di un impiegato pubblico o la sopravvivenza di un ente culturale. Però, forse, almeno un accenno a questa eventualità poteva essere fatto da chi ci governa. Anche solo come gesto di trasparenza e di cortesia: cari italiani, vi chiediamo di stringere la cinghia, però sappiate che i vostri sacrifici non saranno vani, perché dei cacciabombardieri così belli non li ha nessuno. Per non parlare degli elicotteri.

L’emozione sarebbe stata talmente forte che i dipendenti dello Stato avrebbero donato, se non l’oro (di cui al momento sono sprovvisti), i loro straordinari alla Patria, pur di consentirle di sfrecciare invitta e gloriosa nei cieli. E i poliziotti avrebbero sbandierato con orgoglio la mancanza di soldi per il carburante delle auto di servizio, con la tranquilla consapevolezza di chi sa che per combattere la mafia, stroncare la corruzione e proteggere i cittadini, nulla è più efficace di uno stormo di cacciabombardieri.

Ricordo che l'acquisto di cotanti cacciabombardieri e il finanziamento della missione in Afghanistan sara' effettivamente pagato con i tagli agli enti di ricerca e con la finanziaria lacrime e sangue di alcuni: i giovani, i precari, i dipendenti pubblici. Che probabilmente dall'anno prossimo andrebbero fatti sfilare al posto dei guerrafondai il 2 giugno per i Fori Imperiali, visto che sono loro e non dei pinguini in divisa che fanno il passo dell'oca e si fanno fare i massaggini nei centri benessere a mandare avante questo baraccone di Repubblica fondata sul lavoro. Di pochi.