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venerdì 29 aprile 2011

Cattive leggi, scritte male


«Devono essere immediatamente scarcerati gli extracomunitari clandestini che sono stati arrestati in flagranza, per violazione dell’articolo 14 comma 5 della legge sull’immigrazione 285/98 così come modificata nel 2009 dal cosiddetto pacchetto-sicurezza» . Si tratta — secondo un calcolo empirico fatto dal giudice — nella sola Milano, di tre quattro persone al giorno, una ventina a settimana e quindi circa un migliaio l’anno. E i processi? «Devono essere tutti chiusi con formule assolutorie»

Una sentenza della Corte di Giustizia Europea ha restituito la libertà a un cittadino tunisino di nome Hassen El Dridi condannato a un anno di reclusione in base al nuovo reato di clandestinita' inventato dal Governo Italiano e ha cancellato quella stessa legge con effetto immediato. A luglio del 2010 la Corte Costituzionale aveva gia' dichiarato illegittima l’aggravante di clandestinità.

martedì 8 marzo 2011

Patente Padana

Da Giornalettismo:

Un uomo, fermato per sorpasso in provincia di Padova, ha esibito il documento secessionista invece di quello italiano
La vicenda è avvenuta a Padova, città ad alta concentrazione leghista. Supera un’auto in modo non regolamentare e quando i Carabinieri di Campodarsego gli contestano la multa esibisce una carta di circolazione veneta anziche’ italiana, con tanto di timbri dell’Onu, ottenuta nella sua qualita’ di presidente dello ‘Stato di Padova della Repubblica veneta’. Per tutta risposta i militari, come riportano i giornali locali, portano Gabriele De Pieri, 43 anni, in caserma, per contestargli una serie di verbali di multa, oltre a una denuncia per resistenza a pubblico ufficiale.
"Ho esibito la nuova patente veneta – racconta l’uomo – non valida, dicono. Ma io ribatto che a casa nostra è validissima e che qui loro non hanno sovranità". De Pieri e’ talmente convinto della sua tesi da aver fatto verbalizzare ai Carabinieri di dichiararsi ‘cittadino del popolo veneto e titolare di sovranità originaria’ e in quanto tale non asservito ‘all’autorità dello Stato italiano’. I verbali di multa sono stati scritti, ovviamente, in italiano, lingua che il venetista dichiara di non saper leggere e per questo di aver richiesto una traduzione in veneto. Anche per questo De Pieri, annuncia di volersi rivolgere alla Corte Europea dei diritti umani, che, si spera, darà il giusto rilievo alla faccenda. (AMSA)

giovedì 3 marzo 2011

Dottorato? Si mangia?


E' ormai nota la storia del ministro tedesco dal nobile nome e cognome (respirare a fondo) Karl-Theodor Maria Nikolaus Johann Jacob Philipp Franz Joseph Sylvester Freiherr von und zu Guttenberg (pant pant), costretto alle dimissioni perche' dopo aver fatto saltare troppe teste nel suo ministero della difesa, e' stato travolto da uno scandalo: ha copiato pezzi consistenti della sua tesi di Dottorato, spacciandoli per originali.
Per l'italiano medio abituato a puttanoni, corruzioni, telefonate in questura, avvocati Mills,  turbative d'asta, societa' offshore,  logiurosuimieifiglinonaveteunostracciodiprove" e "togherossegiudicicomunisti" pare davvero cosa di poco conto. In fondo Brunetta scopiazzo' uno dei suoi pochi studi scientifici di cui va tanto fiero e non ha mai pagato alcun pegno. Invece in Germania e' scoppiato un vespaio. Il perche' lo spiega Pilger, il nostro uomo a L'Avan... ehm in Baviera:

E' molto molto difficile spiegare agli italiani il perche' di cosi' tanto casino per una cosi' minuscola stronzata. Il fatto e' che qui il titolo non e' una cosa minuscola, proprio per niente.
Se in italia per diventare dottori e' sufficiente farsi tre anni di universita' o affidare la propria macchina ad un posteggiatore, in germania il titolo di Dottore sta a significare che sei sopravvissuto ad una vera e propria macchina stritolauomini. Devo farci ancora il post sul sistema scolastico, ma per il momento spero mi si creda sulla parola: arrivare alla laurea o al dottorato in baviera significa superare le forche caudine e raramente se ne esce con tutte le rotelle a posto. Il titolo quindi diventa l'equivalente di una medaglia al valore o di una ferita di guerra. Diventa il messaggio con cui si dice al mondo e ai non dottorati: "io ce l'ho fatta, voi no". So che e' difficile da comprendere per i volemosebbene italiani e io stesso nonostante l'osmosi germanica faccio fatica a digerire la questione. Sta di fatto che quando la personcina ammodo cercava casa, dopo frustranti telefonate, la situazione si e' bloccata dopo che un "Professore" (qui siamo oltre al Dottore) e' interceduto. dando alla trasnazione un aura di sacrale affidabilita'. Il nuovo paron di casa poi ha insistito perche' sul citofono, a sinistra del nome fosse posto l'agognato "Dr." perche' cosi' "avrebbe avuto molti meno problemi". Mai capito cosa volesse dire.
Pero' e' cosi', quando la personcina ammodo viene a contatto con la gente vera e alla presenza del titolo e' tutto una pioggia di salamelecchi, Frau Doktor qui, Frau Doktor la', prego Frau Doktor, di qua Frau Doktor. Imbarazzante per gli italiani, normalissimo per i tedeschi. Il titolo qui e' cosi' serio che "Doktor" diventa sinonimo di serieta', affidabilita', efficienza e persino qualita'.Per anni mi sono tenuto lontano dai prodotti che in italia hanno il marchio Cameo perche' qui si chiamano "Dr. Oetker", roba che, oltre al nome impossibile da pronunciare per un novizio, suona come una medicina.
Sempre il buon Pilger nota poi con amarezza in un bel post successivo che alla fin fine tutta questa storia e' poi una conseguenza dell'elitarismo tedesco che cerca di autoconservarsi, mentre  ormai da noi sarebbe impensabile dato che l'elite e' stata sconfitta dall'uomo comune che si e' fatto tutto da solo e dalle sue televisioni massimizzanti.
Sottolineo per inciso che in Germania, come nel resto del mondo evoluto, e' Dr. solo chi consegue un Dottorato di Ricerca, non chi consuegue soltanto la laurea. E che tra un Dottorato e una Laurea Specialistica, in Germania come (sorpresa!) in Italia ci sono almeno altri tre anni di studio, ricerca, lacrime e sangue (giusto per tirarmela un pochetto). Peccato che poi da questa parte delle Alpi non si sappia neppure cosa sia un Dottorato, tanto e' inutile conseguirlo: le aziende ti guardano storto e ti scartano subito manco avessi la peste invece di un PhD, in nessun modulo che ho mai compilato nella casella titolo di studio c'e' qualcosa oltre la laurea, nei sondaggi telefonici sento silenzi smarriti delle gentili operatrici che si informano sul mio livello di istruzione... ormai diventi dottore dopo tre anni di Universita' e una tesina da completarsi in un mesetto o due, il resto e' fuffa per sfigati o per chi non ha di meglio da fare (e forse e' vero!). L'unica cosa in cui mi si riconosce il titolo di PhD e' la tessera Miles and More della Lufthansa, e infatti gli operatori del call center o del check in tedesco si prodigano sempre in un sacco di salamelecchi Herr Doktor di qua Herr Doktor di la'.
E' in questo contesto che arriva nel Belpaese lo scandalo "zu Googleberg": da giorni i giornali, le TV e i radiogiornali continuano a confondere senza ritegno la laurea e il dottorato. I TG sparano il titolone "Ministro tedesco copia tesi di Laurea", giornali sfottono i tedeschi senza sapere di che parlino, le radio parlano di laurea truccata. Ultimo della lista il fustigatore dei costumi italici comparati con il resto del mondo Beppe Severgnini, che sul Corriere fa dell'ironia su quello che sarebbe successo in Italia a un Ministro che avesse copiato la sua tesi di Laurea. Ok, magari ritiene inconcepibile che un ministro italiano possa conseguire un Dottorato seppur barando, poi leggi e capisci che per lui laurea e dottorato sono sinonimi, che infatti usa indifferentemente:
Il ministro Carlo T. Gutti - nome di fantasia - viene accusato d’aver copiato la tesi di laurea [...] “Gutti? Ma sarebbe stato bocciato anche al Cepu! Un dottorato? Impossibile" Il titolo di studio è però visibile dietro la scrivania ministeriale, tra le foto con cardinali, capi di Stato e Francesco Totti. L’on. Gutti deve spiegare: ha preso la laurea? L’ha copiata? L’ha comprata?
Disperato per aver sprecato tre anni e qualcosa per un pezzo di carta che nel proprio paese nessuno sa che cosa sia, ho provato almeno a spiegarlo a Severgnini, visto che da buon Dottorato non ho un cavolo di meglio da fare:

Gentile Sig. Severgnini,

a riferimento del suo articolo apparso sulla rubrica Italians del Corriere riguardo all'immaginario Ministro Carlo T. Gutti (ispirato alla vicenda del ministro tedesco dimessosi per aver copiato parte della sua tesi di Dottorato), faccio notare che la Laurea e il Dottorato sono due cose distinte, seppure utilizzate nel suo testo in modo indifferente e dunque scorretto.
In particolare, per conseguire in italia il Dottorato di Ricerca occorrono al momento almeno tre anni di studio e di ricerca ulteriori rispetto alla laurea specialistica. Si tratta poi di posti a numero chiuso a cui si accede tramite concorso.
Mi pare un'ulteriore dimostrazione della pochezza italiana, che, sia sui giornali sia nei telegiornali e radiogiornali, non e' stata in grado non dico di indignarsi per la condotta di Zu Guttemberg, ma neppure di comprendere appieno quale sia stata la colpa di un ministro poi costretto alle dimissioni. Sconsolatamente, mi chiedo a cosa siano valsi tutti questi anni di formazione per ottenere qualcosa che neppure si sa bene cosa sia nel proprio paese. E pensare che in Germania il vespaio si e' levato proprioo perche' lassu' fregiarsi del titolo di PhD significa essere sopravvissuto a una selezione durissima e poter dire di avercela fatta...

Distinti Saluti,
Giovanni Cresci, PhD

sabato 15 gennaio 2011

Aggiungi un posto all'ATAC



E mentre a Roma si balla aspettando Bertolaso, nel resto d'Italia ci si stupisce se un Primo Ministro reo confesso di concussione e abuso di ufficio viene indagato (dai soliti giudici di sinistra), ora che lo scudo del legittimo impedimento (mai chiesto da Lui, ma gentile e goffo tentativo di omaggio da parte di alcuni parlamentari) e' saltato.
Almeno a Tunisi l'hanno mandato via (qualcuno l'aveva predetto), sebbene la situazione sia ancora difficile...

lunedì 18 ottobre 2010

Causa ed effetto


Il riconteggio in Piemonte conferma che Cota avrebbe perso le elezioni, che avrebbero dovuto nominare governatore dle Piemonte Mercedes Bresso. Cota parla di attentato alla democrazia.

Formigoni ha presentato la candidatura con un corredo di firme quasi tutte false. Ma i magistrati che indagano stanno cercando di scalzarlo dalla sua poltrona, alla quale, comunque sia, non avrebbe poturto candidarsi.

Commenta Metliparaben: "[...] la colpa più grave del berlusconismo, alla fine della fiera, non è di ordine politico, ma piuttosto culturale, o per meglio dire logico: aver convinto gli italiani che quando gli eventi sono sfavorevoli non sia necessario analizzarne le cause, e se del caso rimuoverle. Basta scambiarle con gli effetti, e il gioco è fatto"

Sabato il corteo FIOM, che manifesta in maniera assolutamente corretta e pacifica contro il governo. Nonostante che "esperti" del ministero degli interni avessero affermato con certezza la presenza di elementi "anarco-insurrezionalisti", qualunque cosa siano. Probabilmente una varieta' di prezzemolo, perche' a detta di Maroni sono ovunque ci sia qualcuno che non e' d'accordo con lui. A meno che non siano funzionari del suo Ministero...

mercoledì 8 settembre 2010

Silenzio


Tacciono quasi tutti i media sull'omicidio di Angelo Vassallo, sindaco di Pellica nel Cilento (via Cosimo).

giovedì 19 agosto 2010

Obbedienza e Antigone in Palestina


Maria G. Di Rienzo ha messo a disposizione nella sua traduzione la seguente lettera aperta pubblicata come annuncio a pagamento sul quotidiano israeliano "Haaretz" il 6 agosto 2010 - da TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 280 del 12 agosto 2010, via Walter Fiocchi


Venerdi' 23 luglio 2010 abbiamo fatto un viaggio, una dozzina di donne ebree israeliane ed una dozzina di donne palestinesi della West Bank con quattro loro figli, fra cui un neonato. Abbiamo viaggiato in auto attraverso le colline interne del paese (“Shfela”) e fatto un giro turistico di Tel Aviv e Yaffa insieme. Abbiamo pranzato in un ristorante, preso il sole e passato veramente dei bei momenti sulla spiaggia. Siamo tornate attraverso Gerusalemme ed abbiamo guardato la citta' vecchia da lontano.
La maggior parte delle nostre ospiti palestinesi non aveva mai visto il mare (che e' a meno di 60 km dalle loro case). La maggior parte di esse non ha mai avuto la possibilita' di pregare nei propri luoghi sacri a Gerusalemme - Al Quds, e li hanno osservati con desiderio da Monte Scopus.
Nessuna delle nostre ospiti aveva un permesso di ingresso in Israele. Le abbiamo fatte passare attraverso i posti di blocco nelle nostre automobili, sapendo di violare la “Legge di ingresso in Israele”. Lo annunciamo qui apertamente.
Questo viaggio comune e' stato organizzato quale risposta alla denuncia presentata dallo stato alla polizia contro una di noi, Ilana Hammerman, per un viaggio simile che lei ha fatto con tre giovani donne palestinesi. Abbiamo deciso di agire nello spirito di Martin Luther King e di mostrare simbolicamente che noi non riconosciamo leggi immorali e ingiuste.
Non riconosciamo legalita' alla “Legge di ingresso in Israele”, una legge che permette ad ogni israeliano ed ogni ebreo di viaggiare liberamente in qualsiasi parte della terra fra il Mediterraneo ed il fiume Giordano, ma che nega lo stesso diritto ai palestinesi, nonostante questo sia anche il loro paese. Questa legge li spoglia del diritto di visitare citta' e villaggi lungo la “Linea Verde”: luoghi in cui essi hanno profonde radici familiari, di eredita' culturale e di legami nazionali.
Percio', abbiamo obbedito alla voce della nostra coscienza e ci siamo prese la liberta' di condurre delle donne in alcuni di questi luoghi. Noi e loro ci siamo assunte il rischio insieme, con chiarezza di mente e forte convinzione.
In tal modo, noi israeliane abbiamo guadagnato un altro grande privilegio, il fare esperienza nella nostra nazione, una nazione che vive sulla sua spada, di uno dei giorni piu' belli ed emozionanti della nostra vita: aver conosciuto coraggiose donne palestinesi, piene di gioia di vivere, l'aver passato del tempo assieme a loro ed essere state libere assieme a loro, anche se per un solo giorno.
Non abbiamo portato in auto “terroriste” ne' “nemiche”, ma esseri umani, nostre simili. Le autorita' ci separano con barriere e posti di blocco, regole e regolamenti. Non per salvaguardare la nostra sicurezza, ma per santificare l'ostilita' e perpetuare il controllo di terra illegalmente sottratta ai legittimi proprietari. Questo ladrocinio di massa e' stato compiuto in violazione di tutte le leggi e convenzioni internazionali; viola i valori universali dei diritti umani, la giustizia e l'umanita'.
Non siamo noi a violare la legge, lo stato di Israele e' stato il violatore in capo per decenni. Non siamo noi, donne con una consapevolezza civile e democratica, ad esserci spinte troppo in la'. E' lo stato di Israele che ha passato i limiti e che ci sta conducendo in un precipizio e forse persino all'autodistruzione.
Chiamiamo i cittadini di Israele ad ascoltare le parole di Henry David Thoreau, un pensatore americano del XIX secolo, che nel suo famoso trattato sulla Disobbedienza civile scriveva: “Quando un sesto della popolazione di una nazione, che si suppone essere il rifugio della liberta', e' in schiavitu', ed un intero paese e' ingiustamente rovesciato e conquistato da un esercito straniero, e reso soggetto alla legge marziale, io penso che non sia mai troppo presto per gli uomini onesti ribellarsi e rivoluzionare la situazione. Cio' che rende questo dovere ancora piu' urgente e' il fatto che il paese cosi' conquistato non e' il nostro, e' nostro l'esercito invasore”.
Ascoltate queste parole, guardate come si adattano bene alla situazione in cui la nostra nazione ha portato se stessa, e a quello che abbiamo fatto.

Ilana Hammerman, Jerusalem
Annelien Kisch, Ramat Hasharon
Esti Tsal, Tel Aviv
Daphne Banai, Tel Aviv
Klil Zisapel, Tel Aviv
Michal Pundak Sagie, Herzlia
Nitza Aminov, Jerusalem
Irit Gal, Jerusalem
Ofra Yeshua-Lyth, Tel Aviv
Ronni Eilat, Kfar Saba
Ronit Marian-Kadishai, Ramat Hasharon
Ruti Kantor, Tel Aviv

lunedì 28 giugno 2010

La frase del giorno


"E' indecente, non si e' mai visto che l'Italia dopo aver perso i Mondiali se la prende con me"

Aldo Brancher, 27 Giugno 2010, insieme ad altri deliri sulle deleghe ("quelle che sono scritte") che secondo lui sono "un sacco" ma che in gazzetta ufficiale non ci sono...

giovedì 24 giugno 2010

Doppioni


C'era ancora qualche ingenuo che giorni fa si chiedeva a che servisse un Ministro doppione, anzi triplone: Aldo Brancher era stato nominato da Berlusconi Ministro per l'Attuazione del Federalismo. Poco importa se il Ministro per il Federalismo gia' c'era (Bossi), e pure quello per l'attuazione del programma (Rotondi). Eppure la Lega si era anche arrabbiata, quindi non sono stati loro a imporre la nomina forti di chi sa quale ricatto, che costera' al contribuente circa un milione di Euro.
Qualche malpensante suggeriva che la nomina del tangentomane ed ex sacerdote Brancher fosse da ricercare nella lunga frequentazione in Fininvest con Berlusconi e nei suoi guai giudiziari: e' stato indagato a Milano per ricettazione nell’indagine sullo scandalo della Banca Antonveneta e la scalata di Gianpiero Fiorani all’istituto creditizio. Il processo avrebbe dovuto iniziare tra 2 giorni, ma il neoministro ha fatto subito valere il "Legittimo" Impedimento, facendo slittare finche' e' in carica il giudizio sulla sua posizione a data da destinarsi. Pochi se lo sarebbero aspettato!
E meno male che Berlusconi aveva promesso che i ministri sarebbero stati solo 12: questo e' il 23esimo, senza contare il posto vacante allo sviluppo economico (non sarebbe stato piu' urgente nominare questo di Ministro?) e la pletora di sottosegretari e viceministri...

venerdì 18 giugno 2010

Le lenzuole sporche si lavano in casa



La storia di Giuseppe Drago, interdetto dai pubblici uffici ma dal 2001 deputato per l'UDC, raccontata da Franceco Costa per il Post:

Questa storia comincia con un paio di lenzuola. Siamo nel 1998, in Sicilia. Il presidente della giunta regionale è Giuseppe Drago, democristiano del CCD. Nello stesso periodo, nel parlamento nazionale, un movimento politico guidato da Francesco Cossiga, l’UDR, è determinante per la formazione di un nuovo governo, presieduto da Massimo D’Alema. In Sicilia accade qualcosa di simile: l’UDR si sgancia dal centrodestra, toglie la maggioranza a Giuseppe Drago e fa cadere la giunta. Al suo posto si insedia il diessino Angelo Capodicasa.

Eravamo rimasti alle lenzuola. Capodicasa si insedia e prende possesso degli appartamenti riservati al presidente della regione. Chiede di comprare delle lenzuola nuove, gli rispondono che la regione gli mette a disposizione un fondo per le “spese riservate”: non più di duecento mila euro per l’intera legislatura. Solo che quando gli impiegati della regione vanno per attingere al fondo – per comprare le lenzuola, appunto – non trovano nulla. Niente. Non trovano nemmeno ricevute o documentazioni delle spese effettuate: i soldi semplicemente non ci sono. Parte un’inchiesta nei confronti dell’ex presidente della regione, Giuseppe Drago: che fine hanno fatto i soldi? Drago dice di averli spesi secondo le modalità previste dalla legge, e i suoi avvocati sostengono che non fosse tenuto a produrre alcuna documentazione in merito: nessun obbligo di rendiconto. La magistratura la penserà diversamente, e nel 2003 Giuseppe Drago sarà condannato in primo grado a tre anni e otto mesi di reclusione e alla restituzione di 123mila euro. La condanna viene confermata sia in appello che in cassazione, la sentenza definitiva arriva nel 2009: Giuseppe Drago è colpevole di peculato per essersi appropriato di fondi riservati della regione. Insieme alla restituzione del denaro e alla reclusione – poi condonata – scatta anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, che la corte d’appello di Palermo – investita dalla cassazione – farà diventare interdizione temporanea.

Intanto, dal 2003 al 2009 la carriera politica di Giuseppe Drago non si è affatto fermata. Anzi. Drago ha fatto il deputato dal 2001 al 2006, e ha fatto anche parte del governo: prima come sottosegretario alla difesa e poi come sottosegretario agli esteri: malgrado fosse stato già condannato in primo grado. Alle politiche del 2006 è stato rieletto alla Camera, sempre nelle liste dell’UDC. La stessa cosa accade nel 2008: eletto alla camera nella circoscrizione Sicilia 2. Insomma: l’UDC ha candidato e portato in parlamento per tre volte un politico sul quale pendeva non solo una condanna per appropriazione di fondi della regione, ma anche l’interdizione dai pubblici uffici. Come-se-niente-fosse.

Nel 2009 la condanna è diventata definitiva, e l’incompatibilità di Giuseppe Drago con l’incarico di parlamentare è diventata ufficiale: dovrebbe essere operativa. La legge italiana in questi casi non prevede però alcun automatismo: prevede che la giunta parlamentare delle elezioni esamini il caso e decida col voto come procedere. Il principio che guida la norma è quello della separazione dei poteri e della sovranità del parlamento: un pilastro di ogni democrazia, che diventa però sempre più faticoso difendere quando viene prestato e distorto per le più vergognose delle difese corporative. C’è una sentenza, ma se nessuno la fa applicare è come se non ci fosse stata. La giunta delle elezioni tarda a riunirsi per esaminare il caso di Giuseppe Drago, mentre i mesi passano e Drago non pensa nemmeno un secondo a lasciare l’incarico di sua spontanea volontà, dando le dimissioni.

La giunta delle elezioni si riunisce finalmente tre mesi fa, il 17 marzo del 2010, e il verbale è illuminante: da mostrare nelle scuole nell’ora di educazione civica sul funzionamento delle istituzioni. La seduta dura in tutto dieci minuti. Il deputato del PDL Orsini solleva il caso Drago e propone ai membri della giunta di deliberare l’acquisizione degli “elementi documentali ed informativi necessari per una compiuta valutazione in sede istruttoria della posizione del deputato Drago”. Chiedere alla corte d’appello di Palermo la copia della sentenza di condanna del 2006; chiedere alla cassazione copia della sentenza del 2009, che ha reso definitiva la condanna; chiedere alla procura generale di Palermo l’indicazione della data di decorrenza dell’interdizione temporanea dai pubblici uffici. Documenti che possono arrivare in un’ora in corso di seduta, con un fax. Ma la strumentale consuetudine è questa: tutti sono d’accordo, la seduta è tolta. In sostanza, la giunta delle elezioni prende tempo chiedendo che le siano inviate delle carte che sono pubbliche da mesi, in alcuni casi da anni, e il cui contenuto è noto e stranoto – interdizione dai pubblici uffici, incompatibilità con l’incarico di parlamentare. E chiedendole senza nessuna urgenza o indicazione di scadenza, infischiandosene dei giusti tempi di applicazione di una sentenza e della corretta composizione del Parlamento. E intanto Drago – che sostiene l’interdizione sia eccessiva - continua a fare il deputato come se nulla fosse: vota, prende la parola, propone, discute. Abusivamente, aspettando che l’interdizione finisca, insieme a questa seccatura.

Forse e' per questo che nel suo spot elettorale vuole premiare chi ha piu' merito...

domenica 23 maggio 2010

Aspetti oscuri


Cosi' il Capo dello Stato Giorgio Napolitano ricordando a Palermo l'omicidio di Falcone, della moglie e della sua scorta il 23 Maggio 1992:

A diciotto anni dal barbaro agguato di Capaci, il ricordo dell'appassionato, eroico impegno di Giovanni Falcone nella difesa delle istituzioni e dei cittadini dalla sopraffazione criminale resta indelebile in tutti noi e costituisce prezioso stimolo per la crescita della coscienza civica e della fiducia nello stato di diritto. Meritano il massimo sostegno le indagini tuttora in corso su aspetti ancora oscuri del contesto in cui si svolsero i fatti devastanti di quel drammatico periodo. Esse potranno consentire di sgombrare il campo da ogni ambiguità sulle circostanze e le responsabilità di quegli eventi, rispondendo all'ansia di verità che accomuna chi ha sofferto atroci perdite e l'intero paese

E davvero i "nuovi" sviluppi sono inquietanti, fatti di pezzi di stato da una parte e dall'altra della barricata, da una parte e dell'altra del telecomando che ha fatto saltare in aria con Falcone gran parte della speranza di chi spera ancora nella sconfitta della criminalita' organizzata. Ma la speranza e' aver fiducica anche nelle curve.

sabato 22 maggio 2010

Perdere ai punti


Da Metilparaben, sul permesso di soggiorno a punti approvato dal consiglio dei ministri:

Andrà così. Approveranno una legge per il permesso di soggiorno a punti che obbligherà i migranti a studiare per esistere. Cosa non si sa ancora, per ora si è sentito parlare di lingua italiana e di Costituzione. Se mai ci riusciranno, avranno messo le condizioni per realizzare una superiorità intellettuale e civica, proprio mentre gli Italiani scivolano verso la peggiore decadenza culturale della propria storia. Proprio mentre si tagliano i fondi alla scuola, mentre si elegge al Consiglio regionale lombardo un pluribocciato figlio di papà, mentre l'etica si dissolve a livello di massa e si finanzia la cultura dei "Natale a Miami". Mentre c'è chi si batte per superare le distinzioni, per superare il "noi" e il "loro", il nostro Governo xenofobo calca il solco della distinzione sul piano della cultura, ponendo le basi per realizzare, di fatto, la nostra inferiorità e senza neanche rendersene conto. Perchè la maggior parte di noi, la lingua italiana la conosce a stento e la Costituzione, quando sa cosa sia, dice di volerne fare carta da culo (il plurale è per beneficenza). Ecco, mi piace pensare che saranno proprio loro, i nuovi arrivati, quelli che ci salveranno. Mi piace pensare che se questa ingiustizia passerà, saranno loro i primi paladini della Costituzione e che avranno gli strumenti culturali e linguistici per difenderla.
Sei "noi" e "loro" deve essere, quindi, loro saranno sicuramente meglio (e a me pare che già lo siano).

Consiglio dei Ministri n.94 del 20/05/2009 La Presidenza del Consiglio dei Ministri comunica:
il Consiglio dei Ministri si è riunito oggi, alle ore 16,10 a Palazzo Chigi, sotto la presidenza del Presidente, Silvio Berlusconi.
Segretario, il Sottosegretario di Stato alla Presidenza, Gianni Letta.
(...)
Il Consiglio dei Ministri ha approvato uno schema di regolamento, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri e del Ministro dell’interno, inteso a stabilire i criteri e le modalità per la sottoscrizione, contestualmente alla presentazione della richiesta del permesso di soggiorno da parte dei cittadini stranieri, di un accordo di integrazione, articolato per crediti, da conseguire nel periodo di validità del permesso di soggiorno. Sul provvedimento verranno acquisiti i prescritti pareri.
(...)

martedì 27 aprile 2010

Schiavisti per bene


«Hanno trovato il coraggio e la forza di ribellarsi, di vincere la paura e hanno cominciato a raccontare. La loro collaborazione è stata fondamentale» racconta il capo della squadra mobile Renato Cortese. Mai come questa volta tre mesi di indagini hanno potuto raccontare il sistema della moderna schiavitù.

Claudia Fusani per l'Unita' spiega cosi' l'inchiesta nata dalla rivolta degli immigrati africani schiavizzati "come bestie" nei latifondi della piana di Rosarno, anelli terminali di una catena di cui i padroni conoscevano solo la faccia dei “caporali”, stranieri anch'essi. La paga per uno di questi schiavi moderni era di meno di 25 euro al giorno, 1 euro a cassetta per i mandarini e 50 centesimi a cassetta per le arance. Meno i 3 euro per il trasferimento trattenute dal caporale. 31 persone accusate di associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della manodopera clandestina e alla truffa sono state arrestate ieri, 20 aziende e 200 terreni per un valore di 10 milioni di euro sono stati sequestrati.

lunedì 5 aprile 2010

Sacro e profano


Il comune di Sant'Onofrio, provincia di Vibo, era gia' stato sciolto l'anno scorso per infiltrazione mafiose. Ma oltre agli uffici del comune, e' per la tradizionale processione di Pasqua che i nuovi membri delle drine vengono "battezzati" portando sulle spalle la statua di San Giovanni, segno di forza e di comando. Il parroco don Franco Fragalà, supportato dal vescovo, quest'anno non si piega al volere delle cosche, e ne guadagna due colpi di pistola sul portone. L'articolo di Giuseppe Baldessarro per Repubblica:

SANT'ONOFRIO (VIBO VALENTIA) - Il ruolo di "portatori" era sempre stato in gran parte dei picciotti dei clan della 'ndrangheta. Erano loro a portare sulle spalle le statue della Madonna Addolorata, di San Giovanni e del Cristo Risorto la domenica di Pasqua. Per la tradizionale "Affruntata" gli uomini della 'ndrina si vestivano a festa e si presentavano in chiesa per la processione. Con la spavalderia di chi "chiama a sé" il consenso popolare. Per i "novizi" della cosche era una sorta di debutto in società. Un appuntamento importante per la comunità cattolica del paese, ma anche un'investitura di boss e gregari, di capi e killer. Tutti in strada, piegati sotto il peso del "Santo".
Era così a Sant'Onofrio, ed è così in molti comuni calabresi. Dove il sacro e il profano sono un'unica cosa. Era così fino ai giorni scorsi quando le regole sono cambiate, Fin quando il vescovo di Mileto, Luigi Renzo, ha deciso di far girare per le parrocchie della provincia un "direttorio", un regolamento interno, per le "buone pratiche" nelle manifestazioni pubbliche. E tra le "raccomandazioni" del vescovo proprio quella di tenere lontane dalle processioni le "persone discusse". Un'indicazione seguita dal parroco don Franco Fragalà e dal priore della confraternita che si occupa del sorteggio dei nomi dei portatori, Michele Virdò. Un elenco che non è piaciuto ai boss, come dimostrano i due colpi di pistola esplosi sabato notte contro il cancello d'ingresso del capo della confraternita del Santissimo Rosario. Virdò sabato notte ha chiamato i carabinieri e il parroco, e questi il vescovo, che dopo un breve consulto con i suoi collaboratori e con le forze dell'ordine ha deciso di sospendere la processione, "per evitare ulteriori tensioni". Tutto rimandato quindi, forse a domenica prossima, se vi saranno le condizioni.
A rivelare il ruolo della 'ndrangheta nelle manifestazioni religiose di San'Onofrio fu il pentito Rosario Michienzi, del luogo, autista del commando della strage dell'Epifania consumata negli anni '90 a Sant'Onofrio. Michienzi disse che tutti i "picciotti" che vengono "battezzati" durante l'anno, "fanno la loro prima apparizione pubblica in occasione dell'Affruntata portando sulle spalle la statua di San Giovanni, segno di forza e di comando". Gli altri, intesi come il potere economico e militare del clan, prendono posto sotto le altre statue. Negli anni i posti sotto le statue, che evidentemente sono in numero contenuto, venivano messi all'asta "del cerino". Venivano cioè assegnati a chi faceva l'offerta più alta prima che un cerino si spegnesse. Una pratica sostituita poi, con le "offerte in busta chiusa". In un caso o nell'altro i clan si aggiudicavano buona parte dei posti disponibili. Successivamente, con l'arrivo del vescovo Renzi, anche questa pratica venne messa da parte, per andare ad un sorteggio. Tuttavia, pure in questo caso, tra rinunce "volontarie" e "fortunate" combinazioni, boss e picciotti facevano man bassa tra i portatori delle "vare". Quest'anno non è stato così. E i clan hanno fatto sapere di non gradire l'estromissione.

Che Sant'Onofrio sia un paese dove la 'ndrangheta ha il suo peso lo dimostra anche il fatto che nell'aprile scorso il comune è stato sciolto per presunti condizionamenti mafiosi. Da allora l'amministrazione è retta da una commissione straordinaria che, domenica mattina, è stata informata di quanto accaduto e della sospensione della manifestazione. Nella zona, una delle cosche più potenti è quella dei Bonavota, a cui dopo una serie di arresti, un mese fa, la Guardia di Finanza ha sequestrato beni per 4,5 milioni di euro.

domenica 7 marzo 2010

Vieni avanti decretino


La “necessità e l’urgenza” di questo decreto è la tipica necessità e urgenza del governo Berlusconi: salvare se stesso e i suoi sodali. Per tutto il resto il paese puo' attendere. Mi pare scontato ricordare che un decreto in questa materia (elettorale) non si poteva fare, meno che mai a ridosso delle elezioni e con valore retroattivo, e da parte dei soggetti direttamente interessati agli effetti. E' semplicemente scandaloso, un abuso del forte sul debole. Mi pare poi evidente come la finzione dell'interopretazione di leggi gia' esistenti sia del tutto insostenibile, tanto che ci ha creduto solo il Presidente Napolitano. Presidente che in una lettera allucinante sul sito del Quirinale risponde ai cittadini imbufaliti per la sua firma sul decreto d'urgenza, sostenendo che "il problema da risolvere era, da qualche giorno, quello di garantire che si andasse dovunque alle elezioni regionali con la piena partecipazione dei diversi schieramenti politici. Non era sostenibile che potessero non parteciparvi nella più grande regione italiana il candidato presidente e la lista del maggior partito politico di governo, per gli errori nella presentazione della lista contestati dall'ufficio competente costituito presso la corte d'appello di Milano". E chi se ne importa di regole, leggi, vincoli, tutele. Chi e' piu' potente ha sempre ragione, non e' pensabile altrimenti. Poco importa che il maggior partito di governo non sia stato in grado di raccogliere entro i termini 3500 firme, dimostrando che in fondo tutto questo seguito non ce l'ha, signor Presidente. Quel decreto e quella firma sono uno schiaffo a chi onestamente ogni santo giorno lotta alle prese con inderogabili scadenze di lavoro e burocratiche: per la scadenza del prossimo concorso ci sara' un decreto interpretativo che mi consente di mandare la domanda con meta' dei documenti necesari e fuori tempo massimo? Si e' mandato al macero il diritto di competere ad armi pari per il governo del paese, il diritto dei cittadini ad essere rappresentati da chi li rappresenta e non da chi e' gia' la' o possiede tre televisioni e qualche gornale. Lo si e' fatto peraltro anche senza prendere una decisione definitiva, ma rimandando "l'interpretazione autentica e infallibile al TAR, che sara' costretto a gioudicare esponendosi all’accusa di partigianeria qualunque sia l'esito finale: irresponsabile. Tra l'altro, non vedo come il decretino possa sanare la posizione di Formigoni, che ha presentato firme false. Da quel che capisco, dovrebbe essere ammesso, salvo poi annullare le elezioni, una follia.
L'umorista del giorno e' Claudio Scajola: “Se ad essere stata esclusa fosse stata una lista non nostra? Avremmo fatto la stessa cosa. Noi siamo un partito di moderati, di cattolici, riformisti, laici. Siamo persone di buon senso. Fa parte della nostra storia”. Anche perche' e' gia' successo, e il sindaco del centrodestra di Monte Porzio Catone ha vinto senza avversari per una questione di timbri. Mi pare che della loro storia faccia parte solo l'interesse privato del Capo, le lotte per le poltrone sfociate in un pasticcio colossale, e' lo sdoganamento di Stato alla tendenza italica al tarallucci e vino, al condono, alla scappatoia, al "lo fanno tutti e quindi e' giusto". A quelli che sanno che presentare firme false o fuori tempo e' questione di sostanza, non di forma. E questo decretino e' semplicemente l'ennesimo, e forse il piu' grave, abuso di potere.
E adesso vedremo di basare la campagna elettorale su due soli punti ben chiari: stracciano le regole per se stessi, e sono degli incapaci ai quali non bisognerebbe affidare nemmeno la gestione di un condominio. Ma il problema ormai e' che la differenza fra il bene e il male in questo paese e' diventata indistinguibile fra gli interessi miei e quelli di tutti. Ma speriamo che funzioni. Sempre che il prossimo non sia un decreto interpretativo della vera volonta' degli elettori, nonostante il risultato delle urne.

martedì 2 marzo 2010

Regole


Per chi ha dalla sua il televoto Minzoliniano le regole sono solo ostacoli inutili, a meno che non si tratti di quelle "ad personam" che invece piacciono parecchio. Per chi e' abituato a confondere il consenso con le regole, ogni intralcio e' un “colpo di Stato”. Lo dimostrano le tragicomiche vicende di Roma e del panino galeotto (anche se dietro questa vicenda si nasconde semplicemente una lotta di poltrone finita male), di Milano con le firme a matita e falsificate (diretta conseguenza del tentativo del ciellinissimo Formigoni di farsi rieleggere da fuorilegge per l'ennesima volta), e di Padova con gli zombi della liberta'. Pare proprio che ormai per il Pdl votino solo i morti... oppure no?

venerdì 26 febbraio 2010

O tempora, o mores!


L’editorialista del “Corriere della Sera” aveva appena finito di scrivere che il problema della corruzione in Italia non è politico, perché tutta l’Italia è corrotta, anzi “la corruzione italiana appare invincibile; rinasce di continuo perché in realtà non muore mai, dal momento che a tenerla viva ci pensa l’enorme serbatoio del Paese”, che subito il Procuratore generale della Corte dei Conti è sembrato dargli ragione. Ha detto infatti nella sua relazione annuale che le denunzie per corruzione sono salite del 229 per cento nel 2009, e del 153 per cento quelle di concussione, che aumentano le citazioni in giudizio per danno erariale, che si sprecano risorse pubbliche e si lasciano in asso opere già iniziate, che dilaga l’arbitrarietà e “opacità” degli appalti, si moltiplicano spese inutili per la sanità e si lamentano “dazioni illegittime corrisposte per la determinazione e revisione del prezzo delle medicine”, e via delinquendo.

Tuttavia il quadro dell’Italia che risulta dalla severa denuncia del Procuratore non convalida l’analisi del giornale lombardo, secondo cui se tutti sono corrotti non ci si può fare nulla, perché in Italia ci sarebbe poca legalità, molto anarchismo e troppe famiglie; e le ultime inchieste che hanno distrutto il mito benefico della Protezione civile nonché le intercettazioni prima, durante e dopo il terremoto, non consentono di dire che la causa della corruzione non è la politica, e che i politici non sono peggio degli altri, uguali come sono tra destra e sinistra.
Non è così, perché i reati indicati dalla Corte dei Conti sono tutti occorsi nella sfera pubblica, e se non ci fosse stato il concorso per azione o omissione della politica, non sarebbero stati possibili; e se corruzione e concussione sono aumentate in modo esponenziale da un anno all’altro, vuol dire che in quell’anno è successo qualcosa nelle regole, nelle pratiche e nel codice etico del governo; e il governo non è “la politica” ma è, nell’Italia di oggi e nel sistema che ci siamo dato, una gestione politica seccamente di parte, e più propriamente della destra al potere.
Ora la questione non è affatto che ci sia più moralità a sinistra e più lassismo a destra. Questo statisticamente può anche essere vero, ma se funzionasse un sistema di norme, di limiti, di controlli e di garanzie, ciò arginerebbe la corruzione e terrebbe alto il livello della moralità pubblica, indipendentemente dal colore politico dei ladri e dei corrotti, che pur singolarmente continuassero ad esserci.
Al contrario l’attuale governo persegue precisamente il programma di smantellare il sistema delle regole. Con l’approvazione alla Camera della legittima latitanza per il presidente del Consiglio e i suoi ministri, con i processi che in futuro scadranno come i medicinali, col voler coprire di vergogna ogni inchiesta penale riguardante i propri amici, quello che Berlusconi e Alfano stanno cercando di fare, ben al di là della tutela personale del premier, è la trasformazione della giustizia e della magistratura in un’opera del regime. In questo senso la Tangentopoli del terzo millennio, come la chiama Ignazio De Magistris, non è come quella degli anni 90; quella segnava un inizio, questa potrebbe segnare una fine; perché come la prima Tangentopoli fu possibile perché la rottura della compattezza del regime democristiano liberò la magistratura e permise che essa tornasse semplicemente a fare il suo dovere, esercitando il controllo di legittimità, così l’attuale Tangentopoli potrebbe essere l’estrema prova di vitalità prima che ogni inchiesta sia impedita da un nuovo vincolo di regime. Ma nello stesso tempo è una prova di resistenza, a dimostrazione del fatto che nonostante tutto la Costituzione resiste, resistono i magistrati e resiste la Corte Costituzionale.
Che il pericolo sia grande è dimostrato dal fatto che scoperchiando il vaso di Pandora della Protezione civile, in cui si è trovato di tutto, dai terremoti alla festa del santo patrono, si è anche messa in luce la vera natura politica dell’azione di governo in corso. Essa consiste nello sprofondare la democrazia in un perenne stato d’eccezione, che di per sé reclama la decisione di un potere sovrano; di qui il precipitare della “governabilità” verso una sistematica decretazione d’urgenza, un esercizio del potere in deroga a vincoli e controlli, la proliferazione di autorità “extra ordinem” che operano discrezionalmente e operano per mezzo di ordinanze, sottratte alle regole vigenti per tutte le altre fonti normative. Come hanno detto i Comitati Dossetti per la Costituzione, che ora rilanciano la loro azione, “al di là della debolezza degli uomini un sistema così arbitrario costituisce un naturale terreno di coltura di corruzione e di prostituzioni Statali, oltre a far cadere le difese contro l’invadenza della criminalità organizzata”.
La conclusione è che la corruzione si può combattere, se si corregge e riforma il sistema politico, e si riprende la grande strada del costituzionalismo, che vuol dire regole, diritti e libertà.

Raniero La Valle

Intanto per la Cassazione l’avvocato David Mills è si' colpevole di essersi fatto corrompere con 600 mila dollari per favorire l’imputato Berlusconi in due processi (tangenti alla Guardia di Finanza; fondi neri Fininvest – All Iberian), ma non può più essere punito, perché ha incassato la tangente più di dieci anni fa, e quindi la condanna va in prescrizione. Della condanna di primo grado, confermata anche in appello, resta valido quindi il risarcimento civilistico del danno morale (che non cade in prescrizione): Mills dovrà versare 250 mila euro (contro i 600 mila dollari che si e' reso) allo Stato italiano, che per legge, paradossalmente, è rappresentato nel processo dalla presidenza del consiglio dei ministri. Che intanto grida al complotto e parla di assoluzione... come subito fanno anche i cinegiornali.

mercoledì 24 febbraio 2010

Riconoscenza


Il senatore Nicola Di Girolamo rivela: “Le accuse contro di me? Pura fantascienza”. Era gia' salito agli onori della cronaca per avere ottenuto un seggio nella circoscrizione estero (grazie ai voti dell'ndrangheta), pur essendo di fatto residente nella sua Calabria e non in Belgio. Nonostante poi che il fatto sia subito emerso, i colleghi senatori avevano mostrato tanta solidarieta' da negare l'autorizzazione a procedere per 9 reati (attentato ai diritti politici del cittadino, falsa dichiarazione d’identità, falso ideologico, abuso d’ufficio) e lasciandolo tranquillo al suo posto.
Oggi si legge che lo stesso Di Girolamo ha ricambiato il piacere ai suoi amici di malaffare: e' coinvolto insieme ai vertici Fastweb e Telecom Sparkle in una mega operazione di riciclaggio da 400 milioni di euro, attraverso sofisticate operazioni di riciclaggio e truffaldini rimborsi dell'Iva con società off-shore. Tanta riconoscenza da parte del Senatore della Repubblica non e' proprio spontanea. Cosi' infatti si legge nelle intercettazioni dell'imprenditore romano Gennaro Mokbel, legato prima alla banda della Magliana e oggi all'ndrangheta:

"Nicò puoi diventà pure presidente della Repubblica, per me sei sempre il portiere mio, cioè nel mio cranio sei sempre il portiere, non nel senso che tu sei uno schiavo mio, per me conti come il portiere, capito Nicò? [...] Mò ricordati che devi pagà tutte le cambiali che so state aperte e in più devi pagà lo scotto sulla tua vita, Nicò perché tu una vita non ce l'avrai più.. ricordati che dovrai fare tutte le tue segreterie tutta la gente sul territorio, chi te segue le Commissioni, il porta borse, l'addetto stampa, il cazzo che se ne frega... ma come ti funziona sto cervello Nicò?"

Ma siamo sicuri che ti sia convenuto, caro Nico'?

venerdì 19 febbraio 2010

Protezione gatti


In Parlamento salta la Protezione civile Spa dal decreto in discussione alla Camera grazie all'ostruzionismo del PD. Ma i problemi restano, compreso il fatto che sara' Bertolaso in quanto sottosegretario a controllare Bertolaso capo delal protezione civile. Nonostante il fatto che la legge Frattini stabilisca espressamente l’impossibilità per i titolari di incarichi di governo di esercitare altri incarichi di carattere pubblico. Ma in Italia si sa, e' molto piu' grave ammettere di aver mangiato gatti in tempo di guerra quando c'era poco altro ("a berlingaccio chi non ha ciccia ammazzi il gatto"), che risultare coinvolti in un sistema di corruzione "gelatinoso" da far apparire come educande quelli colti con le mani nella marmellata 18 anni fa durante Tangentopoli. Misteri del moralismo bigotto di casa nostra.

Manuele Bonaccorsi e' il giornalista ha scritto “Potere assoluto” un libro-inchiesta in cui dimostra come la Protezione civile sia diventata sempre piu' un sistema per gestire appalti senza i normali controlli, piuttosto che uno strumento di intervento in caso di calamita'. L'intervista di Elena Tebano:

La Protezione civile è nata per la “prevenzione delle varie ipotesi di rischio” e il “soccorso delle popolazioni sinistrate”. Ma secondo lei ora è una sorta di licenza d’agire. Perché?
Perché per legge la Protezione civile può avere poteri straordinari, in particolare quello di “violare” le leggi.
Violare le leggi?
Se c’è il terremoto all’Aquila il 6 aprile e bisogna fare entro 24 ore le tendopoli per dare un tetto agli sfollati, io non posso chiedere un’approvazione al consiglio comunale per urbanizzare un parco pubblico prima di poterci mettere le tende.
Ci vorrebbe troppo…
Quindi agisco “in deroga al testo unico degli enti locali”, senza dovere rispettare le leggi. E così in caso di emergenza la Protezione civile può fare delle cose che altrimenti sono reati.
Questo è giusto.
Se lo faccio in periodi limitati, in zone limitate per la durata di emergenze reali.
Non è così?
Dal 2001 in poi, quando Guido Bertolaso è arrivato ai vertici, sono state varate oltre 700 ordinanze di Protezione civile. Una ogni 4 giorni. Gran parte delle quali nulla hanno a che fare con calamità naturali.
Del tipo?
L’emergenza traffico a Catania: possibile che una cosa che sarebbe compito dell’amministrazione comunale diventi emergenza? E non per un giorno: è stata dichiarata nel 2002 ed è rimasta fino al 2005. Emergenze traffico ci sono state anche a Trieste, Gorizia, Reggio Calabria, Napoli, Roma, Milano…
Aveva ragione Jonny Stecchino: il problema dell’Italia è il “traffico”…
Anche quello delle gondole: una simile emergenza c’è anche a Venezia. Per non parlare della Pedemontana veneta. Tutte situazioni che per il governo giustificano stato d’eccezione, stanziamenti di soldi e nuovi appalti. Con potere d’ordinanza.
Cos’è?
Lo strumento tecnico che permette alla Protezione civile di fare il bello e il cattivo tempo. Il governo dichiara lo stato di calamità naturale in una riunione del consiglio dei ministri. Con lo stesso decreto nomina un commissario straordinario, che negli ultimi anni è quasi sempre Guido Bertolaso. E lui assume potere di ordinanza.
A quel punto Bertolaso cosa può fare?
Può varare un’ordinanza che dà a lui stesso il potere di violare le leggi.
Detto così fa un po’ impressione.
Spariscono tutti gli strumenti della democrazia, in cui il potere legislativo (fare le leggi), quello esecutivo (applicare) e giudiziario (verificare se vengono rispettate) sono distinti perché possano controllarsi a vicenda. Nello stato di emergenza i controlli democratici saltano.
Ma la possibilità di violare le leggi vale anche per assegnare gli appalti?
Sì, invece di fare gare pubbliche, il commissario straordinario può dare direttamente il lavoro a Tizio o a Caio.
Per questo uno come Gianpaolo Tarantini aveva interesse a portare le donne al premier affinché gli facesse conoscere Bertolaso?
Esatto. Bertolaso gestisce in maniera assolutamente libera una quantità di denaro superiore a quella di qualsiasi ministero. Cifre per di più segrete.
Come, segrete?
Sì. Io ho calcolato 10,6 miliardi in 10 anni. La procedura eccezionale fa sì che la Corte dei Conti e la Corte Costituzionale (che devono verificare la regolarità della spesa pubblica) non possano esercitare controllo. Non si sa quanti soldi e come vengono spesi.
Ma così si crea una sacca di potere senza controllo…
Viene giustificato in nome dell’efficienza. Ma le inchieste della magistratura sui grandi eventi – non solo quelle di Firenze o La Maddalena ma le precedenti a Catania e Trapani – mostrano che l’efficienza non c’è stata e che spesso gli appalti sono andati ad aziende in odore di mafia.
È successo anche alla Maddalena?
Sicuramente lì ha permesso di aprire i cantieri in deroga alle norme sulla sicurezza del lavoro, o a quella ambientale. Ma anche le indagini per corruzione non sorprendono: quando si sospendono le leggi, imprenditori senza scrupoli hanno facilità ad inserirsi.
All’Aquila, però, l’efficienza c’è stata.
Il governo ha deciso di fare le new town. Intanto tiene tuttora in albergo 6mila persone, le cui case sono poco danneggiate e potrebbero essere riparate con una spesa di 10mila euro. Ma mantenerli lì costa circa 60 euro a famiglia al giorno. Ci sono stati 10 mesi: con i soldi spesi avrebbero potuto ristrutturare sei volte le loro case. Ma alla protezione civile interessava la ricostruzione “in deroga alle leggi”.
Almeno Napoli è stato un successo, o no?
A Napoli hanno risolto l’emergenza rifiuti, dicendo che si può buttare la spazzatura tal quale o sotto terra o nell’inceneritore, anche se produce veleno. Per legge andrebbe separata, in modo da bruciare solo quella che non fa male. E infatti in un solo mese l’inceneritore di Acerra ha già superato il limite massimo di emissioni nocive previsto nell’intero anno.

mercoledì 17 febbraio 2010

18 anni, peggio di prima


A Milano, il consigliere comunale del Pdl Milko Pinnisi è stato arrestato sulle scale di Palazzo Marino mentre intascava una tangente. Si è difeso spiegando che si trattava di un impegno istituzionale: erano in corso le celebrazioni per i 18 anni di Tangentopoli. Il 17 febbraio del 1992 veniva infatti arrestato nel capoluogo lombardo Mario Chiesa: l’antenato del moderno amministratore corrotto. Chiesa aveva un suo metodo primitivo, ricostruito nel dettaglio dagli storici di scuola socialista: usciva la mattina per procacciarsi le tangenti che poi depositava in diversi conti bancari, con un sistema di rotazione delle valute regolato dal ciclo lunare. Da allora la specie si è evoluta e la raccolta delle tangenti segue un modello industriale, che ha permesso di incrementare la corruzione del 229% (fonte «Corte dei Conti», anche se mentre leggete la percentuale è salita al 300% e la Corte dei Conti, per velocizzare l’assegnazione degli appalti, è stata abolita e rimpiazzata da un criceto con un pallottoliere). Per celebrare l’anniversario di Tangentopoli, il governo ha dato vita a «Tangentopoli 2», una new town costruita a tempo di record dalla Protezione Civile. Per la realizzazione dell’opera, Bertolaso ha assegnato una commessa milionaria a una cordata di imprenditori composta da Diego Anemone, suo cognato, una ballerina brasiliana di lap dance, il cognato della ballerina e il cognato di Francesco Rutelli: l’unico che non era raccomandato da un politico influente. Il Pd ha protestato per lo strapotere concesso a Bertolaso, che effettivamente appare eccessivo: dalle intercettazioni disposte dai magistrati emerge che il capo della Ps controllava perfino gli appalti per la costruzione delle villette nei plastici di Bruno Vespa. Per celebrare l’anniversario di Tangentopoli è inoltre uscita un’edizione da collezione del Monopoli. Nella nuova versione del gioco da tavolo non ci sono più le vecchie lire: per costruire alberghi a Parco della Vittoria ora servono tre escort.