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lunedì 8 agosto 2011

Bignamone


di Lapo Pistelli, su Facebook:
 

Per la maggioranza dell’opinione pubblica, “globalizzazione” significa che oggi viaggiare costa meno di ieri, che le merci sono prodotte prevalentemente in Asia e sono più economiche, che l’informazione e la rete hanno reso il mondo al tempo stesso più grande (del ristretto mondo di ieri) ma anche più piccolo (cioè più facile da conoscere).
Tutto vero. Ma si tratta di effetti, fra i tanti, della definizione vera della globalizzazione. Che è altra cosa.
La globalizzazione è la fuoriuscita dell’economia dalla sfera di dominio della politica, la sua progressiva autonomizzazione. Sembra una definizione tecnica e priva di conseguenze ma è proprio l’esatto contrario. La globalizzazione non arriva per caso; essa è figlia naturale di fatti e di scelte politiche, due in particolar modo: la caduta del muro di Berlino e la fine della guerra fredda che ingessava il mondo, e gli accordi di libero commercio del WTO.
Dalla prima delle due date, dal 1989, il prodotto interno lordo del mondo si è moltiplicato per 3, il volume degli scambi commerciali si è moltiplicato per 25, quello degli scambi finanziari addirittura per 80. Già quest’ultimo dato dovrebbe dire molto di quanto sta accadendo, e cioè – all’interno della sfera dell’economia – del golpe della finanza sull’economia reale, del dominio della ricchezza di carta, della ricchezza della matematica su quella dei beni e dei servizi che si possono vedere, toccare, consumare.
L’economia reale – per carità – si è appoggiata molto all’economia finanziaria; le famiglie hanno chiesto denaro in prestito per finanziare mutui immobiliari e consumi privati, le aziende hanno fatto ricorso al mercato borsistico per finanziare nuove idee e investimenti imprenditoriali, gli Stati hanno dilatato il loro debito sovrano per pagare stipendi, costruire infrastrutture, erogare servizi ai cittadini.
Ma c’è dell’altro, purtroppo. Infatti, sul mercato finanziario, solo per ricordare un esempio recente le banche che avevano molti clienti con mutui hanno impacchettato il rischio di quei mutui in nuovi prodotti finanziari a loro volta collocati sul mercato. E altri ancora hanno re-impacchettato quei prodotti “derivati” in altri prodotti, aggiungendoci dentro altri ingredienti, qualche titolo buono e qualche altro meno buono ma ben mescolato e dunque poco riconoscibile. Si è proceduto così, scatola cinese dentro scatola cinese, con un tasso crescente di rischio su quegli investimenti ed un buio altrettanto crescente sul contenuto reale di quel nuovo prodotto. Il seguito è tristemente noto: quando questa fragile impalcatura è crollata rovinosamente e si è scoperto (ma davvero non si sapeva prima?) che si trattava in realtà di carta senza valore, di titoli spazzatura, qualcuno si è interrogato su chi dovesse esercitare il controllo e soprattutto su chi avesse “certificato” quei prodotti.
Ed ecco planare nel mondo di noi terrestri le mitiche agenzie di rating. Le prime tre agenzie americane – Moody’s, Standards and Poor, Fitch – hanno il 90% del mercato, sono possedute da privati e con i propri comunicati decretano la “classificazione” di un bilancio societario, di un debito sovrano, di una emissione di nuovi titoli.
Le stesse agenzie di rating che avevano emesso giudizi di affidabilità su Lehman Brothers o AIG – qualcuno fallito, qualcun altro salvato a suon di miliardi di dollari – sono quelle che da mesi decidono concretamente (poiché influenzano gli investitori) con i propri comunicati sul debito greco o su quello irlandese o adesso su quello italiano se governi e parlamenti devono adottare misure straordinarie. Misure, ovviamente, che per fronteggiare oneri di indebitamento futuro che paghino il nuovo rischio del “mercato” devono nel frattempo tagliare prestazioni reali, salari, pensioni, servizi.
Vi ricordate la definizione della globalizzazione ? L’autonomizzazione dell’economia dalla politica. Dove è finita allora la sovranità ? A chi appartiene ? Al popolo che la esercita nelle forme definite dalla Costituzione o alle analisi dei doppiopetti grigi nascosti dietro le vetrate dei grattacieli di Standard and Poor ? Siamo certi che quelle analisi non servano altre logiche e altri padroni ?
All’annuncio del declassamento del debito americano - un’operazione che costerà circa 200 miliardi di dollari fra minori spese o maggiori tasse per finanziare il costo aggiuntivo del debito – l’economista Paul Krugman ha tuonato sul NYT “E’ una decisione vergognosa non perché l’America sia solida, ma perché queste persone non sono nella posizione di giudicare”.
Din don dan.
Qualcuno si era posto la stessa domanda quando la speculazione aveva attaccato l’economia greca o quella irlandese o quella portoghese ?
Non ho purtroppo il potere di fermare questa giostra ma so che c’è differenza fra l’abbattimento delle frontiere politiche e tecnologiche che consentono nel mondo la libera circolazione di idee, persone, beni, servizi e capitali e questa maionese impazzita che permette a dei simpatici giovanotti di vendere on line algoritmi di rischio scambiati per ricchezza salvo poi fare dei botti a 9 zeri senza assumersi alcuna responsabilità.

Un’altra parolina sul conformismo dominante, sui diti che indicano la luna e…..
Abbiamo talmente criticato la politica economica del governo italiano in questi due anni da diventare rauchi: la crisi negata, la balla che era tutta una questione di ottimismo, l’invito a consumare, l’affermazione che avevamo già la crisi alle spalle, che stavamo meglio di altri. Poi ieri l’altro, il commissariamento per telefono da parte di Stati Uniti, Francia e Germania, con l’odiata Bruxelles a fare da guardiana alla serietà delle nostre promesse, pena il mancato intervento della Banca Centrale Europea ad acquistare i nostri titoli pubblici.
Come Cassandre infelici per il tempo perduto dicamo “noi lo avevamo detto”: la crisi c’era,  pioveva e noi non aprivamo l’ombrello. Così abbiamo perso 6 punti di Pil in tre anni, cioè il doppio degli altri, e ne abbiamo recuperato poco meno di due mentre i partner europei stanno ricominciando a crescere. Più rapidi a cadere, noi italiani, più lenti a risalire. Ma nel Paese imperava il bunga bunga, il processo lungo, la prescrizione breve, il minuetto di Scilipoti.
Mentre l’opposizione diceva queste cose – eccome se le diceva, tutti i giorni – i due principali quotidiani italiani dell’establishment moderato hanno dedicato buona parte del mese di maggio a dibattere il tema della ripresa tramite, udite udite, l’abbattimento delle tasse, uno dei tanti specchietti per le allodole buttati dal ministro dell’economia fra un piano Sud e un piano Casa, sicuramente uno specchiettone che avrebbe richiesto qualche decina di miliardi di disponibilità per sostenere lo squilibrio iniziale in attesa dei presunti benefici.
Sono passati solo 60 giorni e le stesse pensose barbe sono passate dalla discussione sull’abbattimento delle tasse a quella sul rischio del default, due temi che implicano scenari economici antitetici ma che vengono trattati con la stessa disinvoltura e – mi permetto – talvolta con la stessa approssimazione.

L’establishment di questo Paese, è evidente, non ha alcuna voglia di andare a votare. Ha scaricato platealmente Berlusconi (dopo che gli ambienti internazionali lo avevano già fatto) ma non si fida dell’alternativa. Così ricomincia a giocare con i governi tecnici, con l’apertura di un nuovo commissariamento della politica che, archiviato Berlusconi, rimetta in moto il meccano dei partiti e delle alleanze. E’ lo stesso film che vedo andare in scena dal 1994. Talvolta il copione sembra riuscire, talvolta meno. C’è sempre un deus ex machina all’orizzonte variamente evocato (oggi Monti o, come spererebbe lui, Montezemolo) e c’è sempre casualmente – con la complicità miope di pezzi di qualunquismo di sinistra – una campagna stampa che improvvisamente attacca il Parlamento, i politici, i loro privilegi. Molte cose vere per carità ma che stranamente diventano di stringente attualità quando serve distrarre l’opinione pubblica dalla vera partita che si sta giocando. In questo teatro delle ombre cinesi, fra una cortina fumogena e un falso bersaglio, mi permetto di far notare il doppiopesismo che accompagna la vicenda del Ministro dell’Economia: il terrore dell’establishment di aprire una fase nuova senza la certezza di governarla ancora una volta obbliga a perdonare comportamenti (mi riferisco alle vicende dell’on Milanese, consigliere del Ministro) che non sarebbero stati perdonati a nessuno. Ma, si sa, l’Italia è in Paese generoso. E tutti hanno qualcosa da farsi perdonare, prima o poi.

venerdì 4 giugno 2010

Misure anticrisi



In Extramadura invece promuovono l'autoerotismo, 14000 euro per la campagna "El placer está en tus manos": mi sa che la differenza di approccio dipenda dal nome della regione...

domenica 18 aprile 2010

Spigolature


Mentre sono bloccato fino a Giovedi' nel New Jersey, e ne approfitto per esplorare NY, il Suro mi scrive sulla cima dell'Empire State Building e mi segnala come il PD dell'opposizione che non esiste in realta' un pochetto ad esistere ci prova. Ma in gran segreto... tanto che si fa fatica a vederlo anche da quassu':

Lo sapevate? Il PD ha una proposta di legge per il sostegno ai lavoratori precari! L’Aula di Montecitorio esaminerà la prossima settimana la proposta di legge presentata dal PD per dare una risposta forte agli oltre tre milioni di lavoratori precari privi di qualsiasi tutela o ammortizzatori sociali. Si propone di estendere le tutele ai lavoratori a tempo determinato e indeterminato appartenenti ai settori e alle imprese che non risultano destinatari di alcun trattamento di integrazione salariale; ai dipendenti di imprese del settore artigiano; agli apprendisti e ai titolari di partita Iva con reddito inferiore ai 22mila euro. A questi soggetti vengono estese tutte le forme di tutela sociale al momento riconosciute a tutti gli altri lavoratori, vale a dire la cassa integrazione guadagni ordinaria e straordinaria, l’indennità di mobilità e l’indennità di disoccupazione. Si tratta di misure a favore di quanti, in questo momento di crisi, sono più deboli sul mercato del lavoro.
Se solo riuscissimo a comunicare...

sabato 14 marzo 2009

Fermiamo il ponte


Mentre finalmente il PD si sveglia e fanno partire una campagna per chiedere l'accorpamento delle votazioni per le amministrative e per il referendum (per non lasciarci prendere per il quorum), il compagno ombra Franceschini continua contro ogni aspettativa a mettere alle corde il governo puntando il dita sull'incapacità di rispondere alle diverse emergenze del paese se non con provvedimenti puramente propagandistici e privi di qualsiasi efficacia concreta, quando non dannosi, avanzando proposte concrete e chiare. Spesso spottistiche come quelle del governo, come il fondo dagli stipendi dei parlamentari per fronteggiare la crisi, ma che almeno vanno nella direzione giusta.
E sempre a proposito di sprechi in tempo di crisi, una petizione cerca di fermare il piu' colossale spreco di denaro pubblico architettato dal governo. Recidivo, perche' il progetto del ponte di Messina l'ha fatto risorgere dalle proprie ceneri come una fenice. Qua per firmare e leggere le ragioni del no.

mercoledì 3 dicembre 2008

Misure anticrisi: pay-ecology


Dice che il governo ha riportato al 19% l'aliquota IVA alle pay-tv, che era al 10% da quanto il governo Dini volle fare un favore alla TelePiu' di Berlusconi, con voto decisivo di Bertinotti. Oggi Berlusconi non ha piu' pay-tv, quindi pensa bene di alzare l'aliquota al suo piu' pericoloso concorrente che lo sta facendo innervosire non poco. Sky tuona con spot contro il governo, il quale si vede inondata la casella postale di email di protesta (dimostrazione che i media l'opinione pubblica la smuovono eccome: solo una manciata di firme per l'appello contro l'emendamento della lega che vuol togliere le cure agli stranieri non in regola). La sinistra si straccia le vesti per una nuova e fondamentale bataglia dopo la commissione di vigilanza RAI, Berlusconi dice che e' una vergogna che la sinistra protesti per le imposte ai ricchi 4 milioni di cittadini possessori di abbonamenti Sky. Peccato che fatta da lui una cosa simile e' sbagliata comunque, ma ormai il conflitto di interessi e' una roba per stranieri e secchioni.
Quello che invece non dice ne' Berlusconi ne', ancor piu' gravemente, quasi nessuno a sinistra, e' che ristrutturare la propria casa secondo criteri ecologici per diminuire gli sprechi e usare energie rinnovabili e' oggi ancora piu' di ieri una cosa da ricchi, di quelli veri.
Come mi segnala Paolo, andatevi a leggere l'Art. 29 del decreto 28 novembre 2008 "recante misure urgenti per il SOSTEGNO a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anticrisi il quadro strategico nazionale" (mi è sembrato il caso di evidenziare la parola SOSTEGNO), e leggetevi bene almeno un paio di volte il comma 11, per finire in bellezza:

Art. 29
6. Le detrazioni di cui all’articolo 1, commi da 344 a 347, della legge 27 dicembre 2006, n.296, come prorogate dall’articolo 1, comma 20, della legge 28 dicembre 2007, n. 244, sono confermate, fermi restando i requisiti e le condizioni previste nelle norme sopra richiamate nonché nel decreto del Ministro dell’economia e delle finanze di concerto con il Ministro dello sviluppo economico 19 febbraio 2007, secondo le disposizioni del presente articolo.

7. Per le spese sostenute nei tre periodi d’imposta successivi a quello in corso al 31 dicembre 2007, i contribuenti inviano alla Agenzia delle entrate, esclusivamente in via telematica, anche mediante i soggetti di cui all’articolo 3, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, e successive modificazioni, apposita istanza per consentire il monitoraggio della spesa e la verifica del rispetto dei limiti di spesa complessivi pari a 82,7
milioni di euro per l’anno 2009, a 185,9 milioni di euro per l’anno 2010, e 314,8 milioni di euro per l’anno 2011. L’Agenzia delle entrate esamina le istanze secondo l’ordine cronologico di invio delle stesse e comunica, esclusivamente in via telematica, entro 30 giorni dalla ricezione dell’istanza, l’esito della verifica stessa agli interessati. La fruizione della detrazione è subordinata alla ricezione dell’assenso da parte della medesima Agenzia. L’assenso si intende non fornito decorsi 30 giorni dalla presentazione dell'istanza senza esplicita comunicazione di accoglimento da parte dell’Agenzia delle entrate.
8. Con provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle entrate, da emanare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto e da pubblicare sul sito Internet dell’Agenzia delle entrate è approvato il modello da utilizzare per presentare l’istanza di cui al comma 7, contenente tutti i dati necessari alla verifica dello stanziamento di cui al medesimo comma 7, ivi inclusa l’indicazione del numero di rate annuali in cui il contribuente sceglie di
ripartire la detrazione spettante.
9. Per le spese sostenute nel periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2007, l’istanza di cui al comma 7 è presentata a decorrere dal 15 gennaio 2009 e fino al 27 febbraio 2009. Per le spese sostenute nei due periodi d’imposta successivi, l’istanza è presentata a decorrere dal 1° giugno e fino al 31 dicembre di ciascun anno.

10. I contribuenti persone fisiche che, per le spese sostenute nell’anno 2008 per gli interventi di cui all’articolo 1, commi da 344 a 347, della citata legge n. 296 del 2006, non presentano l’istanza di cui al comma 7 o ricevono la comunicazione di diniego da parte dell’Agenzia delle entrate in ordine alla spettanza delle detrazioni di cui al comma 6, beneficiano di una detrazione dall’imposta lorda, fino a concorrenza del suo ammontare, pari al 36% delle spese sostenute, sino ad un importo massimo delle stesse pari a 48.000 euro per ciascun immobile,
da ripartire in 10 rate annuali di pari importo.
11. Con provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle entrate, da pubblicare sul sito Internet della medesima Agenzia è comunicato l’esaurimento degli stanziamenti di cui al comma 6.

In pratica, quanti anche nel 2008 appena trascorso abbiano deciso di ristrutturare casa, magari puntando un pò in alto delle proprie possibilita' ma certi di recuperare le spese per il risparmio energetico per una percentuale del 55% (in 10 anni), e che magari hanno basato il bilancio familiare proprio su questo, si ritrovano questa percentuale sicuramente calata al 36%. E questo finchè ci sono i fondi per coprire il rimborso. Le conseguenze sono ovvie: portafogli personale, famiglie incasinate, crisi nel settore dell'impiantistica, perdita di posti di lavoro, lavoro nero, nessun rispetto per l'ambiente. Mi sembranno ottimi sostegni, veramente ottimi. Questa poi della retroattività e' la cosa piu' grave. Da quando in qua si cambiano le regole nel corso di una partita?

venerdì 28 novembre 2008

Per tutto il resto c'e' SocialCard


E' arrivata la svolta redistibutiva del governo: la "Social Card" che consentira' ai piu' poveri di disporre di ben 1,40 euri al giorno prepagati su carta di credito. Vobin Hood Tvemonti colpisce ancora: in forma anonima (ma non bisogna esibirla la carta per pagare?) 1,3 milioni di individui per lo piu sopra i 65 anni potranno far fronte alla crisi scialando un caffe' al giorno con l'elemosina di stato. Tra l'altro, nota Macchianera, ma una "pover card" che va a chi ha redditi da pensione inferiori a 6000 euro lordi annui in un paese dove la pensione minima era stata portata anni fa a 551 euro al mese (cioè a 6600 euro all’anno) come fa a interessare 1.3 milioni di persone?
Come ha spiega ItaliaOggi la Social Card dovrebbe in realtà chiamarsi “Social Master Card”, dal momento che tutto quello che contiene e' solo un maxi-regalo di 7.5 milioni di Euro all’impresa multinazionale che gestirà materialmente l’elemosina di stato alle fasce più povere: la MasterCard. Tra l'altro l'altra idea anti-crisi del governo e' ancora peggio: "piuttosto che fare quel che tutti chiedono, ossia sostenere i redditi, promuovere un aumento di stipendi e salari non fosse altro per fare ripartire la domanda interna, Berlusconi vuol concedere un prestito di 5.000 euro alle famiglie numerose, al tasso del 4% da restituire, ovviamente, in cinque anni. Bersani l'altra sera al TG3 l’ha considerata una cosa folle. Ha solo detto che il Governo intende indebitare ulteriormente le famiglie: “le pare il momento?” ha aggiunto con un velo di ironia sul viso rivolto al giornalista e un certo sconcerto".
Meglio che niente si dira'. Vero, peccato pero' che sono riusciti anche a mettere un po' di razzismo nel pentolone demagogico di questa "pover card". Se le misure anti-crisi proposte dal Governo con la card per i più poveri sono infatti solo briciole che non possono in alcun modo parare gli effetti di questo epocale disastro economico, finanziario e sociale, la beffa è l’esclusione anche da queste briciole dei migranti ed anche dei cittadini comunitari. La carta sarà infatti destinata solamente ai cittadini italiani residenti, con l’esclusione quindi dei non cittadini contribuenti. Piu' in generale, il Dossier Statistico immigrazione 2008 segnala che a fronte di una contribuzione (escluso il dato previdenziale) da parte dei nuovi cittadini con permesso di soggiorno pari a circa 3.800.000 euro, la spesa dedicata ai migranti è pari a circa 1.000.000 di euro. E occhio a chi si lamenta, perche' potrebbe perdere punti sul suo permesso di soggiorno....

mercoledì 22 ottobre 2008

Se non ora, quando? Il 25?


Secondo l'OCSE l'Italia e' uno dei paesi peggiori per la disuguaglianza economica tra chi ha e chi non ha, al sesto posto per il gap tra le classi sociali dopo Messico, Turchia, Portogallo, Stati Uniti e Polonia. E la ricchezza è distribuita in modo anche più diseguale delle entrate: infatti in Italia il 10 per cento dei più abbienti possiede il 42 per cento della ricchezza totale e il 28 per cento delle entrate globali. La mobilità tra le classi sociali è in Italia tra le piu' basse, i figli di genitori poveri hanno molte meno probabilità di accedere alla ricchezza e a classi sociali piu' agiate che nella maggior parte degli altri paesi OCSE. Con ovvie conseguenze non solo di ingiustizia, ma anche di ristagno sociale e mancata innovazione.
Come se non fosse abbastanza, ritorna selvaggia l'evasione fiscale dei ricchi, dopo la rimozione di tutti gli organo di controllo e vigilanza voluti dal precedente governo.

Gli editoriali dell'ultimo numero di Nature, la piu' prestigiosa rivista scientifica internazionale, comincia cosi': "Nearly 2,000 Italian researchers will lose promised permanent positions under a law that is expected to come into force by the end of the year. They may have to leave public research altogether", e proseguono: "The Berlusconi government may feel that draconian budget measures are necessary, but its attacks on Italy's research base are unwise and short-sighted. The government has treated research as just another expense to be cut, when in fact it is better seen as an investment in building a twenty-first-century knowledge economy". In madrepatria, nonostante le minacce antidemocratiche del Biscione, continuano cortei, occupazioni, lezioni in piazza, mobilitazioni e iniziano le prime repressioni poliziesche del dissenso. Mobilitazioni che vedono fianco a fianco da un lato studenti e giovani ricercatori preoccupati e estenuati da mancanza di prospettiva e di riconoscimento del merito, dall'altra professori e baroni, purtroppo ansiosi nella maggior parte dei casi solo di mantenere i loro privilegi e clientelismi, e non di cambiare in meglio. Solo a Firenze in 40000 sfilano contro gli attacchi incrociati del "ministro unico" Brunetta-Mariastar: "SE PENSATE CHE L'ISTRUZIONE SIA COSTOSA, PROVATE CON L'IGNORANZA". Con le giovani generazioni che si vedono messe ancora peggio di chi pensava, come la mia, di aver gia' toccato il fondo. con una scuola gia' classista e razzista che sta per essere istituzionalizzata come tale.

Dilaga infatti senza freno l'emergenza razzismo, a Padova compare anche il primo bar ariano, con "Vietato l’ingresso ai negri. Irregolari e pregiudicati".
Preoccupata di distribuire privilegi e risorse a banche e famiglie industriali, il governo fa retromarcia anche su ogni impegno su clima e ambiente, isolandosi dall'UE. Commenta Sarkozy: "abbandonare il pacchetto dell'Unione Europea è irresponsabile e drammatico. La situazione ambientale del mondo non è migliorata in conseguenza della crisi finanziaria. Il pacchetto è fondato sulla convinzione che il mondo va incontro alla catastrofe se continua a produrre nelle stesse condizioni. Non vedo alcuna argomentazione che mi dica che il mondo va meglio dal punto di vista ambientale solo perché c'è la crisi economica". Tocca anche dargli ragione.

Il PD, malgrado un’iniziativa politica rivoluzionaria, moderna, e creativa come quella messa in piedi durante la sua creazione e la successiva campagna elettorale, ha perso le elezioni ed e' quindi sparito a leccarsi le ferite e a guardarsi l'ombelico. Dando l'immagine di un partito allo sbando, che ha la necessita' immediata di rialzarsi, smettere di spartirsi poltrone e poltroncine contando le correnti e cominciare a unirsi sui punti cardine e a proporre cose invece di sfinirsi su battaglie inspiegabili e perse, o cincischiare su opportunita' e strategie ovvie. Per esempio, non puo' permettersi di perdere l'occasione storica della crisi dei mercati (o meglio, della deregolamentazione che il capitalismo ha voluto contro il mercato) per spiegare che le cose non sono cosi' semplici come tutti ci vogliono far credere sempre di piu', che si puo' e si deve uscire dalla crisi con un piano che sia anche e soprattutto per i cittadini, e far proprie e rilanciare con forza e fermezza le tante e disperse proposte per un nuovo patto sociale reso possibile dalla crisi (qui un esempio).

Non bastano queste (ma qui tante altre) come ragioni per essere in piazza Sabato a Roma?

domenica 12 ottobre 2008

Spolpare il cadavere


Indovina un po' da dove il nuovissimo decreto salva banche prende i soldi? A chi indovina ricchi tagli. La soluzione piu' sotto, nel DECRETO-LEGGE 9 ottobre 2008, n. 155 "Misure urgenti per garantire la stabilità del sistema creditizio e la continuità nell'erogazione del credito alle imprese e ai consumatori, nell'attuale situazione di crisi dei mercati finanziari internazionali":

Articolo 7. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, sono individuate per ciascuna operazione di cui al presente articolo le risorse necessarie per finanziare le operazioni stesse. Le predette risorse, da iscrivere in apposito capitolo dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, sono individuate in relazione a ciascuna operazione mediante:
a) riduzione lineare delle dotazioni finanziarie, a legislazione vigente, delle missioni di spesa di ciascun Ministero, con esclusione delle dotazioni di spesa di ciascuna missione connesse a stipendi, assegni, pensioni e altre spese fisse; alle spese per interessi; alle poste correttive e compensative delle entrate, comprese le regolazioni contabili con le regioni; ai trasferimenti a favore degli enti territoriali aventi natura obbligatoria; del fondo ordinario delle università; delle risorse destinate alla ricerca; delle risorse destinate al finanziamento del 5 per mille delle imposte sui redditi delle persone fisiche; nonche' quelle dipendenti da parametri stabiliti dalla legge o derivanti da accordi internazionali;
b) riduzione di singole autorizzazioni legislative di spesa;
c) utilizzo mediante versamento in entrata di disponibilità esistenti sulle contabilità speciali nonche' sui conti di tesoreria intestati ad amministrazioni pubbliche ed enti pubblici nazionali con esclusione di quelli intestati alle Amministrazioni territoriali con corrispondente riduzione delle relative autorizzazioni di spesa e contestuale riassegnazione al predetto capitolo;
d) emissione di titoli del debito pubblico.

Come sempre, come per l'ICI, da Universita' e Ricerca: le vere ruote di scorta di ogni politica che si rispetti, e gia' da tempo oltre la canna del gas. Ma ai camionisti, ai carrozzieri e ai banchieri stessi mai? E per giunta con quei soldi le banche le salviamo anche a scatola chiusa, senza una minima discussione sulle regole del gioco. Ole'. Altro siluro...

sabato 11 ottobre 2008

Sempre piu' giu'


Il giochino si e' rotto. Le borse crollano sempre piu' giu', l'occidente coi soldi e' nel panico. Nonostante gli encomiabili sforzi ieri a cena di un'amica banchiera, nonostante ottimi bignami in rete (ad esempio le raccolte di link per capire la crisi di Corrado qua e qua), i contorni del dissesto finanziario globale rimangono nebulosi. Qualche convinzione me la porto pero' dietro: la globalizzazione della finanza ha fatto si' che la crisi principalmente concentrata negli stati Uniti si sia portata dietro tutto l'occidente (se l'America starnutisce il mondo si ammala, purtroppo: sarebbe quasi giusto che il presidente tra poche settimane lo votassimo anche noi); che l'inizio della crisi, quando ancora si parlava solo di mutui, e' stato scatenato dall'aumento del divario tra chi ha i soldi e chi fa fatica; che la crisi energetica sta facendo da volano alla crisi finanziaria, e che non risolveremo niente continuando a ignorare questa verita'. Magari mi sbaglio, ma mentre tutti rassicurano, probabilmente a ragione, sul destino dei nostri risparmi (che non ho), io mi preoccupo per qualcosa di molto piu' grosso che potrebbe covare, come dopo la grande crisi del '29. E se invece fosse l'occasione per ripartire da capo, secondo uno svioluppo sostenibile e sociale, con regole piu' chiare e applicate, con un'attenzione maggiore a chi stiamo lasciando indietro e a quel che resta delle risorse del pianeta? L'occasione sarebbe unica, e la speranza e' l'ultima a morire...

giovedì 2 ottobre 2008

Il crollo dei giganti


Stasera ho cercato di capirci qualcosa in piu' della grande crisi che ha investito l'intero sistema finanziario americano, con gravi ripercussioni sui mercati di tutto il mondo. Evito accuratamente di addentrarmi in un'analisi oltre le mie possibilita', e mi limito a segnalare qualche link. Qui 1911 fa un riassunto breve breve che ha il pregio di andare subito al nocciolo della questione, la negligenza e la superficialità di un sistema che, per sopravvivere, e' da tempo costretto ad autoalimentarsi. Raul Minetti cerca invece qui di sfatare alcuni delle affermazioni piu' facili che si leggono sui giornali, tipo che la colpa e' del libero mercato USA, attribuendo connotati unicamenti ideologici a un fenomeno economico complesso, che la colpa e' tutta della globalizzazione e si stava meglio quando si stava peggio, e che almeno siamo giunti alla caduta di Sodomo e Gomorra. Qua su laVoce.info si fa vedere come piu' che l'avidita' e la voglia di giocare d'azzardo siano state le previsioni euforiche (e sbagliate) sul mercato immobiliare a generare il processo a catena che ha portato al crollo del sistema. Qui invece su noiseFromAmeriKa (grazie ad Andrea) l'economista Michele Boldrin fa la storia della crisi, partendo da una spiegazione di cosa sono questi benedetti derivati, da dove e' nata la crisi, e per finire i problemi, eventuali soluzioni e la rassicurazione che il cielo non ci sta cadendo sulla testa. Non e' di semplicissima lettura e a tratti abbastanza tecnico, ma vale la penna di scorrere i tre articoli anche ricchi di esempi e di spiegazioni su molte delle cose incomprensibili di cui si parla sui giornali. Stefano Fassina su l'Unita' cerca invece di andare oltre le ragioni prettamente economiche, pountando l'indice sull'abnorme concentrazione di ricchezza in poche mani e l'affanno anche della classe media costretta ad indebitarsi per mantenere il proprio tenore di vita, proprio come prima della grande crisi del '29.
Quel che e' certo e' che ci sono state senz'altro grosse mancanze nella regolamentazione e nella vigilanza di istituzioni e mercati finanziari, ingigantite da uno squilibrio sempre maggiore fra ricchi e poveri e dalla nascita di una "cultura del debito". Ed e' certo che per iniziare a correre ai ripari serve uno dei piu' grossi investimenti pubblici di sempre (1000 Alitalia in un colpo solo) per salvare le grandi banche e per far credere al cittadino medio, americano e non, di poter continuare a vivere sotto le luci del "sogno americano". E pensare che solo un decimo dei soldi necessari per salvare la grande finanza USA sarebbero bastati per finanziare misure urgenti per sconfiggere alcune cause nodali del sottosviluppo nel terzo mondo entro il 2015, ed erano stati ovviamente rifiutati ai paesi poveri. Il card. Oscar Rodríguez Maradiaga, presidente di Carita Internationalis si e' domandato se "c'è un'emergenza maggiore di 10 milioni di bambini che muoiono ogni anno per cause ampiamente prevenibili?". Evidentemente si', mentre attendiamo che si moltiplichino in tutto il mondo le iniziative di solidarietà verso la popolazione civile degli Stati Uniti colpita dalla crisi finanziaria.