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lunedì 19 luglio 2010

La Ricerca a Del Piero


Da una parte Gelmini e Tremonti affamano la ricerca e l'università pubblica italiana, che, tra gli applausi di schiere di sciocchi laudatores, i quali peraltro sicuramente in futuro non si prenderanno alcuna responsabilità del disastro, saranno ridotte al grado zero della qualità e del merito. Dall'altra Berlusconi va in festosa visita all'universita telematica privata del Cepu. Sono ambedue scene tratte dal suicidio di una nazione moderna. Ma devo riconoscere che c'è del metodo in questa follia

Cosi' Fabio Mussi, ex ministro dell'Universita' e Ricerca del governo Prodi, commenta l'entusiasmo del Premier per il diplomificio privato di dubbia qualita' dove fino a poco tempo fa la tesi di laurea si poteva direttamente comprare. Da notare che durante la "festosa visita" il premier non ha perso l'occasione per insultare Rosy Bindi (come suo solito) e per sottolineare non il merito ma l'aspetto fisico di alcune giovani laureate. Peccato pero' che come sempre si parlera' solo di questa polemica, e non del perfetto riassunto delle politiche governative sull'istruzione che questa visita rappresenta...

venerdì 25 giugno 2010

Der Weltmeister hat fertig


Cosi' titola stamani il Frankfurter Allgemeine Zeitung in ricordo del Trap e di Strunz in mezzo a vari altri sfotto' da oltralpe: un'Italia sempre inguardabile, senza idee e motivazioni, mal messa in campo e continuamente rimaneggiata e arruffata in corsa dall'ex eroe di Berlino (nonche' uomo piu' antipatico del Paese), affonda con la modesta Slovacchia alla prima partecipazione mondiale. E' la prima volta che il campione in carica esce al primo turno, almeno qualche record quest'Italia di Lippi lo ha portato a casa. Un Lippi che ha sbagliato ogni scelta possibile: come ha fatto a lasciare un Quagliarella cosi' in panchina per 240' e a lasciare a casa chi serviva come il pane per accendere la luce? Memorabile il terzo gol Slovacco su rimessa laterale, roba che nemmeno in Chaltron's...
Almeno ieri sera i fochi di San Giovanni erano piu' belli del solito. Anche Leo ha apprezzato godendosi lo spettacolo a bocca aperta, mentre l'anno passato se li era dormiti tutti... Non male nemmeno il tuffo nel passato con un sacco di compagni del liceo che non vedevo da anni.
Vero e' che mentre a Firenze si festeggiava il Santo Patrono, un po' più a sud si celebrava la festa del Santo Padrone, con i suoi accordi, con le sue Pande, con i suoi servi. E ancora più a sud, davanti a una fabbrica siciliana, degli operai manifestavano proprio in concomitanza con la partita dell'Italia: i problemi veri sono altri, per questo oggi la CGIL e' in piazza contro la manovra. Chi come me non ha neppure il diritto di sciopero per contratto si accontenta di fare lo sciopero al contrario di Dolciniana memoria: sono al lavoro in un Osservatorio deserto...

lunedì 26 aprile 2010

Competenze

La barzelletta del secolo, grazie ad Augusto via Corriere della Sera:

lunedì 22 marzo 2010

Trovato il colpevole


Nella lettera di Benedetto XVI ai vescovi irlandesi, in cui affronta il tema sempre più spinoso della pedofilia nella Chiesa, si svela finalmente dove sia da ricercare la responsabilità del preoccupante fenomeno: il Concilio Vaticano II. Così il paragrafo 4:

[...] Negli ultimi decenni, tuttavia, la Chiesa nel vostro Paese ha dovuto confrontarsi con nuove e gravi sfide alla fede scaturite dalla rapida trasformazione e secolarizzazione della società irlandese. Si è verificato un rapidissimo cambiamento sociale, che spesso ha colpito con effetti avversi la tradizionale adesione del popolo all’insegnamento e ai valori cattolici. Molto sovente le pratiche sacramentali e devozionali che sostengono la fede e la rendono capace di crescere, come ad esempio la frequente confessione, la preghiera quotidiana e i ritiri annuali, sono state disattese. Fu anche determinante in questo periodo la tendenza, anche da parte di sacerdoti e religiosi, di adottare modi di pensiero e di giudizio delle realtà secolari senza sufficiente riferimento al Vangelo. Il programma di rinnovamento proposto dal Concilio Vaticano Secondo fu a volte frainteso e in verità, alla luce dei profondi cambiamenti sociali che si stavano verificando, era tutt’altro che facile valutare il modo migliore per portarlo avanti. In particolare, vi fu una tendenza, dettata da retta intenzione ma errata, ad evitare approcci penali nei confronti di situazioni canoniche irregolari. È in questo contesto generale che dobbiamo cercare di comprendere lo sconcertante problema dell’abuso sessuale dei ragazzi, che ha contribuito in misura tutt’altro che piccola all’indebolimento della fede e alla perdita del rispetto per la Chiesa e per i suoi insegnamenti. Solo esaminando con attenzione i molti elementi che diedero origine alla presente crisi è possibile intraprendere una chiara diagnosi delle sue cause e trovare rimedi efficaci. Certamente, tra i fattori che vi contribuirono possiamo enumerare: procedure inadeguate per determinare l’idoneità dei candidati al sacerdozio e alla vita religiosa; insufficiente formazione umana, morale, intellettuale e spirituale nei seminari e nei noviziati; una tendenza nella società a favorire il clero e altre figure in autorità e una preoccupazione fuori luogo per il buon nome della Chiesa e per evitare gli scandali, che hanno portato come risultato alla mancata applicazione delle pene canoniche in vigore e alla mancata tutela della dignità di ogni persona. Bisogna agire con urgenza per affrontare questi fattori, che hanno avuto conseguenze tanto tragiche per le vite delle vittime e delle loro famiglie e hanno oscurato la luce del Vangelo a un punto tale cui non erano giunti neppure secoli di persecuzione. [...]

Se ne deduce che per il pontefice maltrattamenti, abusi e sevizie siano incominciati con il concilio, alla faccia delle cronache d'epoca e dei fatti venuti alla luce solo recentemente. Come giustamente mi fa notare Augusto, ci mancava solo che la famosa carezza di Giovanni XXIII venisse tacciata di istigazione a delinquere...

mercoledì 17 marzo 2010

La serrata del signor TV


A dieci giorni dal voto, la politica riempie i teatri e irrompe sul web, ritorna al passato e va nel futuro, ma diserta malinconicamente il presente: la televisione. Una situazione surreale, come se alla vigilia dei Mondiali chiudesse la Domenica Sportiva.

Chiunque osservi la scena da una prospettiva più evoluta della nostra, per esempio dallo Zimbabwe, vedrà conduttori televisivi che trasferiscono i talk show nelle piazze e politici in preda alla sindrome di invisibilità che chiamano i giornali per proporre e in qualche caso elemosinare interviste sui siti.

Sempre dallo Zimbabwe ci fanno notare il paradosso del direttorissimo del telegiornale governativo, che è appena andato a spiegare le proprie ragioni su Internet, partecipando al programma online di uno dei grandi epurati della tv, Enrico Mentana.

È un sistema rovesciato, l’effetto della scelta spaventata di una vecchia volpe che controlla lo schermo ma non riesce più a governarlo e perciò decide di spegnerlo. Berlusconi è e rimane il comunicatore di un mondo di cieli azzurri e bimbi sorridenti, il mondo dei rampanti Anni 80, il suo mondo, quello della pubblicità.

Di fronte alla durezza di una crisi epocale, che sta spostando il benessere da una parte all’altra del pianeta (e noi purtroppo ci troviamo dalla parte sbagliata) il capo del centrodestra si scopre senza un progetto e soprattutto senza un linguaggio intonato alle circostanze. Preso dal panico, ricorre allo strumento dei padroni deboli: la serrata. Certo, lo fa appoggiandosi a una legge demenziale come la par condicio, partorita dalla mente mediocre dei suoi oppositori. Ma lo fa, e con uno scopo preciso: zittire i tribuni della plebe, soprattutto Santoro. Non perché tema che lui o Travaglio provochino un travaso di voti da destra a sinistra: il premier è troppo intelligente anche solo per pensarlo. No, è allergico a Ballarò e Annozero perché sporcano i suoi cieli azzurri, tolgono energia al migliore dei mondi possibili, attizzano il discutere e il dubitare che sono nemici del fare. Meglio il silenzio degli indecenti alle chiacchiere distruttive che minano le certezze delle masse consumatrici, a cui il berluscottimismo ha fornito in questi anni l'unica ideologia comprensibile e desiderabile.

Berlusconi è convinto che i programmi che seminano dubbi diffondano angoscia, e che l’angoscia produca astensione, fuga, rifiuto. In realtà il conflitto produce risveglio, e avremmo tutti un dannato bisogno di scuotere questa Italia addormentata, insensibile ormai ai baci di qualsiasi principe azzurro, compreso lui. Il risultato paradossale della sua psicosi è il silenzio della tv, imposto dall’uomo che ha insegnato a tutti come si parla in tv. Quasi che l’elastico, che all’inizio della Seconda Repubblica lo aveva proiettato davanti agli altri di una spanna, ora lo abbia ricacciato all’indietro, riducendolo a una versione chirurgicamente evoluta di Forlani.

(Massimo Gramellini, per La Stampa)

mercoledì 10 febbraio 2010

Hope


Foto scattata da Augusto nella savana presso il villaggio di Bolibalabougou, Keniebaoule, nel Mali sud-occidentale.

mercoledì 13 gennaio 2010

Mobilita' sociale


Su Giornalettismo e Repubblica alcuni interessanti stralci dei 23 verbali desecretati degli interrogatori di Massimo Ciancimino sulla trattativa stato-mafia. Come piccolo assaggio, anche l'autista vuole il figlio senatore, alla faccia di chi dice che in Italia non c'e' mobilita' sociale (grazie a Augusto):

Massimo Ciancimino, ricordando di un "pizzino" inviato da Provenzano a suo padre dove si faceva riferimento "a un amico senatore e al nuovo Presidente per l'amnistia", ha confermato che i due erano Marcello Dell'Utri e Totò Cuffaro. Poi ha spiegato dove ha conosciuto l'ex governatore: "L'ho incontrato nel 2001 a una festa dell'ex ministro Aristide Gunnella, credevo di non averlo mai visto prima. Si è presentato e mi ha baciato. Poi, l'ho raccontato a mio padre che mi ha detto: 'Ma come, non te lo ricordi, che faceva l'autista al ministro Mannino? Anche lui aspettava in macchina, fuori, come te che accompagnavi me ... Poi ho collegato... perché quando accompagnavo mio padre dall'onorevole Lima fuori dalla macchina aspettava pure, con me, Cuffaro e anche Renato Schifani che faceva l'autista al senatore La Loggia. Diciamo, che i tre autisti eravamo questi... andavamo a prendere cose al bar per passare tempo.. Ovviamente, loro due, Cuffaro e Schifani, hanno fatto altre carriere: c'è chi è più fortunato nella vita e chi meno... ma tutti e tre una volta eravamo autisti".

giovedì 17 dicembre 2009

CopiaIncolla


Mi segnala Augusto che la Stampa e la Repubblica on line hanno iniziato una collaborazione. Ma non erano due gruppi editoriali diversi? Eppure i due servizi sulle prossime elezioni regionali (qui Repubblica e qui la Stampa) sono assolutamente identici. E' sbagliato anche nello stesso modo il nome del candidato presidente della Liguria sandro (minuscolo nel testo, anzi nei testi) Biasotti. Almeno il titolo e le foto sono diverse, giusto per poter giocare a "il confronto" di enigmistica memoria.

Tuttavia per gli amanti del copiaincolla problemi all'orizzonte. Almeno i Vangeli sono da riscrivere: Berlusconi e' uscito dal San Raffaele solo dopo 5 giorni...

mercoledì 9 dicembre 2009

Quantita' vs Qualita'


Martedì 24 novembre 2009 è stato stabilito un primato nella storia della Repubblica: un singolo parlamentare ha firmato 241 disegni di legge in un solo giorno.
Molti si lamentano della scarsa produttività dei nostri parlamentari. C'è chi ricorda l'impegno e l'abnegazione degli eletti dal popolo nelle epoche passate. Ma ogni buona regola ha le sue eccezioni. L'On. Gabriella Carlucci ne è la prova. Nella seduta n. 251 di martedì 24 novembre 2009, la deputata ha sostenuto con la sua firma ben 241 disegni di legge, stabilendo un record nella storia parlamentare del nostro paese (e mondiale?) che difficilmente potrà essere eguagliato. Tutti i 241 ddl erano stati presentati da altri deputati nelle prime due settimane di questa legislatura, dal 29 aprile 2008 al 13 maggio 2008. Le decine di testi di legge illustrano in maniera particolareggiata quasi ogni antro dello scibile umano, che evidentemente l'On. Carlucci domina da novella Pico de Paperis. Un indizio in merito l'avemmo gia' l'anno scorso quando la nostra si mise a discutere di Fisica Teorica. Tutela della maternità, fiscalità di vantaggio, accelerazione negli avvii imprenditoriali, riordino delle carriere delle forze di polizia, prelievo coattivo di materiale biologico, beni confiscati ai mafiosi, immigrazione clandestina, iva sui pneumatici ricostruiti, regolamentazione dei materiali gemmologici: su qualunque tema l'On. Carlucci, alle cui spalle un passato di alta formazione in vari campi del sapere, ha la competenza per dire la sua. E dunque giustamente la Carlucci risulta prima in assoluto come numero di ddl cofirmati. Il secondo, l'On. Emerenzio Barbieri, ne ha cofirmati 167 in 19 mesi di attività, ben 71 in meno di quelli che la Carlucci ha firmato in un solo giorno. La deputata, già tra i parlamentari più attivi per quantita' di lavoro svolto (la qualita' per decenza nessuno la misura), ha quindi scalato ulteriormente la classifica dell'indice di attività. Per tranquillizzare chi si sta preoccupando delle conseguenze fisiche di tale impresa (ci sarebbe voluta una firma ogni 2 minuti per otto ore di fila), dall'affaticamento degli occhi al crampo carpale, sottolineamo che all'On. e' bastata una sola firma per sottoscrivere in un colpo solo tutto quello che le era passato per le mani. E per vantarsi sul suo blog di essere il deputato che lavora di piu' (!!):

Il primo posto nella classifica dei deputati più attivi è il giusto riconoscimento per l’impegno costante e continuo che la sottoscritta pone nello svolgimento dell’attività parlamentare. Prima per le proposte di legge presentate, ai primi posti per le presenze in aula ed in commissione, ai vertici della classifica relativa alla partecipazione alle votazioni in aula, prima firmataria di molte interrogazioni ed emendamenti, relatrice di provvedimenti importanti in aula e nelle commissioni. Massima la mia attenzione per i problemi della Regione Puglia e della Provincia Barletta-Andria-Trani, territorio nel quale sono stata eletta 8 anni fa. Sono orgogliosa di questo risultato per me e per tutte le donne impegnate in politica, troppo spesso vittime di luoghi comuni e pregiudizi.”



domenica 11 ottobre 2009

Finmeccanica e il lavoro sporco


Da Nigrizia, un appalto da 300 milioni (pagato da noi) nell'ambito del'accordo Italia-Libia sui migranti a Finmeccanica. Quando il "lavoro sporco" dei libici con i migranti e' un affare per (quasi) tutti, tranne che per i piu' poveri.

Finmeccanica, tramite Selex Sistemi Integrati, ha firmato un accordo con la Libia, del valore di 300 milioni di euro, per la realizzazione di un grande sistema di protezione e sicurezza dei confini libici, in particolare quelli che guardano verso Niger, Ciad e Sudan da dove arriva il grosso dei migranti dall'africa subsahariana. La sicurezza dei confini sarà dunque affidata a sensori elettronici e Finmeccanica, in un comunicato, specifica che «la prima tranche di 150 milioni di euro è già operativa» e che Selex «addestrerà gli operatori, i manutentori ed assicurerà le opere civili necessarie».
L'intesa è in attuazione di uno specifico articolo del Trattato di amicizia italo-libico firmato da Berlusconi e Gheddafi il 30 agosto 2008. La Libia si è impegnata a bloccare il flusso di migranti solo qualora il nostro paese avesse finanziato una sorta di muro elettronico a protezione del confine libico rivolto al Sahara. Così Finmeccanica ha avuto l'appalto, finanziato al 50% dai contribuenti italiani e per il restante 50% dall'Unione europea, per rendere meno poroso l'attraversamento del Sahara da parte dei migranti.
Con questo appalto l'Italia delega il "lavoro sporco" alla Libia e cerca di evitare il più possibile i respingimenti in mare, che le hanno causato ripetute accuse di mancato rispetto del diritto internazionale. Inoltre Finmeccanica, che ha quale azionista di riferimento il ministero dell'economia, si rafforza in un settore emergente, quello della homeland security, la sicurezza interna. Un mercato in forte crescita: a libello mondiale vale 45 miliardi di dollari nel 2006, che diventeranno 100 miliardi nel 2016. Secondo Per Francesco Guarguaglini, presidente di Finmeccanica «In Libia ci sono varie prospettive e questa commessa costituisce un'importante referenza anche per altri paesi».

lunedì 21 settembre 2009

Opere di pace


“Un frutto di giustizia per coloro che fanno opere di pace viene seminato nella pace” (Gc 3,18).

Di guerre "giuste" e di preti militari ne ha gia' parlato assai meglio di me Don Lorenzo Milani in una famosa lettera. E devo dire che io come Don Lorenzo e i suoi ragazzi non li capisco. Monsignor Vincenzo Pelvi e' Ordinario militare, e ha celebrato ieri il funerale dei 6 paracadutisti rimasti uccisi in Afghanistan. Puntualmente non ho capito neppure la sua omelia per il ricordo dei caduti, dove si enfatizza senza imbarazzo l'importante "contributo del mondo militare alla cultura della solidarieta'". Dove si teorizza un nuovo diritto internazionale secondo il quale "se uno stato non é in grado di proteggere la propria popolazione da violazioni gravi e continue dei diritti umani, come pure dalle conseguenze delle crisi umanitarie, la comunità internazionale è chiamata a intervenire". Verrebbe da dire che allora la comunita' internazionale dovrebbe intervenire anche in tutti quei paesi che mandano in guerra i loro giovani, non per la "difesa della patria" come previsto dalal Costituzione, ma troppo spesso per interessi economici e strategici travestiti da esortazione di democrazia.
E mentre un Vescovo dall'altare teorizzava la guerra giusta, la sicurezza della Basilica di San Paolo fuori le mura trascinava via chi dall'altare gridava "Pace Subito", e la Curia prendeva immediatamente le distanze da qualche prete che si fa troppe domande sugli eroi di Kabul.
Resta il fatto che nonostante una presenza militare lunga ormai otto anni, c'e' da dire che la situazione afgana si è tutt'altro che risolta, forse addirittura aggravata: la violenza e i morti aumentano, la democrazia è un solo sulla carta come testimoniano i recenti brogli elettorali, la condizione delle donne e' lontana dall'essere migliore, il traffico di eroina cresce, l’instabilità è cronica e diffusa. Per non parlare poi dei motivi non proprio trasparenti con cui la "missione di pace" e' iniziata otto anni fa, che ricordava anche Franco Cardini in una lettera a "un amico di sinistra" qualche giorno fa.
Pax Christi ricorda che oggi è anche, ironia della sorte, il giorno delle Nazioni Unite dedicato al disarmo. Forse il miglior modo di onorare i morti, e tutte le vittime della violenza di qualunque segno, è quello di operare per evitare le tragedie, per superare una situazione di violenza che può durare decenni, per prevenire ulteriori lutti dannosi per il mondo intero. La violenza genera sempre violenza.

mercoledì 29 luglio 2009

La buccia di Marino


Sul caso sollevato dal Foglio riguardo ai presunti rimborsi spesa truccati da Ignazio Marino, risalenti al 2002 quando il candidato alla segreteria del PD dirigeva il centro per trapianti Ismett di Palermo per conto dell'universita' di Pittsburgh, sto tenendo da qualche giorno una fitta corrispondenza con qualche amico, piuttosto sorpreso della reazione assai tiepida di fronte ad accuse del genere all'interno del partito. La prima reazione e' stata infatti semplicemente quella della "solidarieta'", a dire il vero un po' affrettata prima ancora di sapere se le accuse si basino su qualcosa di concreto oppure no e per un partito che vuole portare avanti i valori della trasparenza e della legalita'.
Le accuse del Foglio si basano su una lettera controfirmata da Marino inviata dal numero uno dell'area medica dell'Universita' di Pittsburgh in cui si chiede a Marino di lasciare il suo posto all'Ismett a condizioni durissime, in quanto si sarebbe reso responsabile di irregolarità amministrative rilevanti.
Marino nelle ore seguenti replica che si tratta di una normale lettera di fine rapporto, pur confermando le irregolarita' che pero' sarebbero state scoperte e segnalate da lui stesso. Non solo, produce anche altra documentazione che proverebbe le sue tesi, che appare pero' non definitiva ai miei occhi, a meno che non mi sia perso qualcosa. E' di oggi un'intervista a Repubblica in cui Marino spiega quale sia, secondo lui, il vero motivo delle sue dimissioni, peraltro con un altro incarico gia' in tasca: gli americani lo volevano tagliare fuori dalla gestione del centro perche' si metteva di traverso alle infiltrazioni mafiose negli appalti e altre non chiare questioni nella gestione del centro con il concorso della giunta regionale Cuffaro. Da parte sua il Foglio pubblica una nota dell'Univerita' di Pittsburgh che conferma le accuse e smentisce almeno sulla faccenda dei rimborsi la versione di Marino. La vicenda, nonostante le prove "definitive" portate dall'una e dall'altra parte appare comunque tuttora cosi' fumosa che alla fine e' probabile che un po' di arrosto ci sia. Mi scrive a proposito Augusto:

Ora, magari Marino ha anche ragione e lui è magari solo una vittima di una storiaccia in cui interessi economici superiori hanno avuto la meglio su altro tipo di considerazioni (etiche?), ma ribadisco che la vicenda è stata affrontata nel modo sbagliato, anche perchè finora nessuna delle cosiddette prove presentate da Marino ha smentito quanto detto dal Foglio. Anche la faccenda che la discrepanza sia stata segnalata da Marino non è corroborata da nessuna prova, mentre la lettera pubblicata dal Foglio (e che Marino ha controfirmato) diceva chiaramente cose molto diverse: "Come Lei sa, nell’iter ordinario necessario a elaborare le Sue recenti richieste di rimborsi spese, l’UPMC ha scoperto che Lei ha presentato la richiesta di rimborso di determinate spese sia all’UPMC di Pittsburgh sia alla sua filiale italiana. Di conseguenza è stata intrapresa una completa verifica sulle sue richieste di rimborso spese e sui nostri esborsi nei Suoi confronti. Tale verifica è attualmente in corso. Alla data di oggi, riteniamo di aver scoperto una serie di richieste di rimborso spese deliberatamente e intenzionalmente doppia all’UPMC e alla filiale italiana. Fra le altre irregolarità, abbiamo scoperto dozzine di originali duplicati di ricevute con note scritte da Lei a mano. Sebbene le ricevute siano per gli stessi enti, i nomi degli ospiti scritti a mano sulle ricevute presentate a Pittsburgh non sono gli stessi di quelli presentati all’UPMC Italia. Avendo sinora completato soltanto una revisione parziale dell’ultimo anno fiscale, l’UPMC ha scoperto circa 8 mila dollari in richieste doppie di rimborsi spese. Tutte le richieste di rimborso spese doppie, a parte le più recenti, sono state pagate sia dall’UPMC sia dalla filiale. Come restituzione dei rimborsi spese doppi da Lei ricevuti (lei, ndt) accetta di rinunciare a qualsiasi pagamento erogato dall’UPMC o dall’UPMC Italia ai quali avrebbe altrimenti diritto, compresi (a titolo esemplificativo ma non esaustivo) lo stipendio per il mese di settembre 2002 e il pagamento per qualsiasi giorno di vacanza, permesso o malattia accumulato. Accetta inoltre di rinunciare a ogni diritto contrattuale per il trattamento di fine rapporto che potrebbe ottenere in seguito alle Sue dimissioni e solleva ulteriormente, congedandosi per sempre da esse, l’UPMC e tutte le sue filiali, compresi ma non soltanto la UPMC Italia e i suoi successori e aventi causa, da ogni e qualsiasi richiesta che possa avere ora o potrà avere in futuro." Sarà, ma a me queste non sembrano le normali clausole che entrano in gioco quando si rescinde un contratto. E il fatto che successivamente i legali di Marino abbiano mandato un'altra lettera all'UMPC negoziando altre clausole (accettate dall'UPMC? Questo non lo sappiamo mica) non annulla le accuse presenti nella lettera precedente, firmata da Marino. Insomma, ribadisco la mia idea che il partito avrebbe dovuto essere più cauto e chiedere conto da subito delle discrepanze nelle versioni presentate, già presenti all'inizio e che col passare del tempo si stanno emergendo, invece di gridare al complotto de il Foglio e strillare la propria solidarietà "al buio" a Marino. Questo non vuol dire accusare o condannare Marino di alcunchè, solo chiedere spiegazioni. Anche perchè se la versione di Marino continua a fare acqua, finiscono in difficoltà anche quelli che acriticamente (e in buona fede) hanno espresso la loro solidarietà.

Ai posteri l'ardua sentenza, di sicuro pero' questa vicenda rischia di inficiare il dibattito su molti temi importanti che la candidatura di Marino stava portando avanti, e tutto il lavoro di persone in gamba e davvero desiderose di cambiare le cose per il meglio che lo sostengono.
Per chi e' piu' interessato al successo del tesseramento in vista del congresso e del dibattito che ne sta venendo fuori qua ci sono tutti dati sul tesseramento e le 3 mozioni che si contenderanno la segreteria.

mercoledì 17 giugno 2009

La paura fa 90


Che la situazione stia sfuggendo di mano anche al Sultano appare sempre piu' chiaro, anche senza essere D'Alema che prevede scosse manco monitorasse il radon, e nonostante la difesa a spada tratta del novello "Catilina" da parte delle sue favorite. Fatto sta che, non pago del conflito di interessi mostruoso in cui si trova, adesso invita gli industriali a negare la pubblicita' "ai disfattisti", ovvero alle poche voci rimaste a far notare le sue contraddizioni, schifezze e malgoverno. E come minaccia la piu' azzeccata e' sempre quella che va dritta al portafogli. Avessero evitato tutti gli altri, quelli che industriali non sono, di guardare tutta la pubblicita' del Sultano dalle sue TV e dai suoi giornali probabilmente in questa situazione non ci troveremmo...

lunedì 8 giugno 2009

ReWind of change


L'effetto Obama all'incontrario: il PSE perde in tutta Europa. Mentre si attende la mazzata anche in casa nostra, Augusto al seggio a Monaco di Baviera mi scrive e spiega cosi' il crollo di consensi per le sinistre in Europa:

[...] sono venute a votare al seggio diverse persone di nazionalità italiana ma esclusivamente deutschsprachig, alcune esplicitamente spiegandoci che avevano optato di votare per la rima volta per le liste italiane per dare un segnale visto quanto sta succedendo in Italia. Peccato che ho l'impressione che in Italia non ci sia la stessa sensibilità, purtroppo.


In Spagna, Germania, UK, Ungheria le sinistre perdono perche' i loro elettori sono tutti a votare ai consolati italiani. E anch'io in coda per votare a Firenze ho incontrato una signora austriaca e una tedesca, pure loro deutschsprachig ma con marito e passaporto italiano, spinte dalla stessa intenzione. E con la speranza, vana, che la pioggia copiosa avesse tenuto lontano dal mare qualche deluso delle sinistre. Invece alle urne solo sei italiani su dieci, peggio ancora nel resto d'Europa (ma perche' votavano da noi). Un tedesco ci salvera'?

venerdì 29 maggio 2009

Li Avete


Giovanni Donzelli, consigliere comunale fiorentino del Pdl candidato a tornare in Palazzo Vecchio, ha avuto una brutta sorpresa dalla tipografia incaricata di stampare i 3000 "santini" per i candidati del PDL al consiglio di Quartiere 3. Come riportato dal Giornale e dal Corriere, la tipografia aveva chiesto a Donzelli quale nome dovesse essere scritto sul "santino". La riposta era stata tragicamente e imprudentemente "li avete". Detto, fatto: i tipografi hanno stampato 3000 copie di un volantino dove si invita appunto a votare tal "Li Avete", evidentemente un immigrato cinese ben inserito nel tessuto sociale fiorentino. Beffa volantini e grazie ad Augusto per la solita segnalazione.

martedì 26 maggio 2009

Verso le europee


C'e' chi scarica in bagno tutto quello che non le piace della politica, e chi viene spacciata per laureata ma non lo e', e per non passare da velina invoca Padre Pio e legge molto, tanto da essere riuscita a finire addirittura Stelle a destra di Mara Carfagna. La sola sopravvissuta delle "veline" candidate esordisce al suo primo discorso elettorale con un discorso efficacissimo: ha salutato tutti, si è det­ta felice per quanto gli elettori fossero numero­si, ha promesso per un’altra volta un discorso «un po’ più lungo» e ha salutato tutti. 24 secondi e sei decimi per convincere tutti a votarla: finalmente una politica nuova. Qui invece, per ogni evenienza, sosteniamo al Parlamento Europeo la candidatura di Franco Vaccari, uno che invece di politica vecchia, ma anche di nuova passione, se ne intende.
Nel frattempo il PES, il gruppo socialista al Parlamento Europeo, sta pensando di cambiare nome per venire incontro al PD: si chiamera' Alleanza dei Socialisti e dei Democratici. Vedremo come Ruttelli e compagni cercheranno comunque di rompere le uova nel paniere.

domenica 26 aprile 2009

Seconda candelina

Augusto dal Canada mi manda la foto della Beffa-mobile. Manca solo una F!


La prendo come regalo per la seconda candelina di BeffaTotale, che ha compiuto il secondo anno di vita pochi giorni fa, il 21 Aprile.

venerdì 27 marzo 2009

Suscitare speranza


"Un vero pastore sa che la barca di Pietro non corre il rischio di affondare anche se affronta il mare aperto perché è assistita dallo Spirito Santo. Invece questo papa non è un pastore, è solo un professore. Si preoccupa di fare ogni genere di appunto critico alla modernità, ma non ha irradiazione spirituale, non ha carisma, non mostra il cristianesimo come una cosa buona, una fonte di gioia per l'umanità. In una parola, non fa la cosa più evangelica, quella che Ernst Bloch riteneva la più importante per ogni religione: suscitare speranza. Una Chiesa così, che non è fonte di fiducia nella vita e nel futuro, tutta ripiegata su se stessa, sulla propria identità e sul potere sacrale della gerarchia, completamente paralizzata dalla paura di ciò che sta 'fuori', non è più una Chiesa. È una 'ecclesìola', una piccola chiesa, con forti tendenze fondamentaliste"

Leonardo Boff, intervista a L'Espresso

venerdì 20 febbraio 2009

Non e' il partito che sognavo


"L'Italia da circa mezzo secolo s'agita, si travaglia per divenire un sol popolo e farsi nazione. Ha riacquistato il suo territorio in gran parte. La lotta collo straniero è portata a buon porto, ma non è questa la difficoltà maggiore. La maggiore, la vera, quella che mantiene tutto incerto, tutto in forse, è la lotta interna. I più pericolosi nemici d'Italia non sono gli Austriaci, sono gl'Italiani. E perché? Per la ragione che gl'Italiani hanno voluto far un'Italia nuova, e loro rimanere gl'Italiani vecchi di prima, colle dappocaggini e le miserie morali che furono ab antico la loro rovina; perché pensano a riformare l’Italia, e nessuno s’accorge che per riuscirci bisogna, prima, che si riformino loro, perché l’Italia, come tutt’i popoli, non potrà divenir nazione, non potrà esser ordinata, ben amministrata, forte così contro lo straniero come contro i settari dell'interno, libera e di propria ragione, finché grandi e piccoli e mezzani, ognuno nella sua sfera, non faccia il suo dovere, e non lo faccia bene, od almeno il meglio che può. Ma a fare il proprio dovere, il più delle volte fastidioso, volgare, ignorato, ci vuol forza di volontà e persuasione che il dovere si deve adempiere non perché diverte o frutta, ma perché è dovere; e questa forza di volontà, questa persuasione, è quella preziosa dote che, con un solo vocabolo, si chiama ‘carattere’, onde, per dirla in una parola sola, il primo bisogno d'Italia è che si formino Italiani dotati di forti caratteri. E pur troppo si va ogni giorno più verso il polo opposto: pur troppo s'è fatta l'Italia, ma non si fanno gl'Italiani"
Massimo d'Azeglio, "I miei ricordi" (scritto nel 1865)


"Ora tutte quelle nostre antiche speranze, per audaci che fossero, sono tutte oltrepassate. Chi poteva credere che avremmo veduto noi l'Italia fatta, e risolute le questioni più insolubili che abbiano mai pesato sopra una nazione da che è cominciata la storia umana? Io lo capisco, ma non me ne commuovo più come prima. Certamente non è quell'Italia; ma una piuttosto insignificante al paragone di quella, come l'avevamo veduta cominciare. Ora non son più gli eroi, non sono nemmeno gli epigoni, sono i farabutti!"

Angello Camillo de Meis, lettera a Bertrando Spaventa, intorno al 1880


Niente di nuovo sotto il sole. Dall'Unita' d'Italia dalle nostre parti e' sempre piu' facile mettere insieme un contenitore che il contenuto. E fin troppo facile sostituire negli scritti qua sopra PD a Italia, Berlusconi a Austriaci, e pensare che siano scritte da qualche militante stanco di un progetto mai decollato "come sognava".
E sono ore convulse queste pre-assemblea PD di Sabato: l'unica certezza pare essere quella che indietro non si torna, per i piu' perche' ormai i vascelli se li sono bruciati dietro le spalle, per pochi ma buoni perche' c'e' la convinzione che il PD e' il progetto giusto per portare il nostro paese nella contemporaneita’, nel mondo che cambia. Per quanto male sia stato gestito. Anche alla riunione straordinaria della Sezione di Monaco e' emersa decisa questa volonta' di non fermarsi qua.
Dopo le dimissioni di Veltroni (forse capaci di dare un'ultima scossa ma giunte nel momento senz'altro peggiore) tutta l'intellighenzia che ha portato alla rovina il partito con e piu' dello stesso Walter e' rimasta al suo posto. Pronta ad andare avanti con un reggente senza potere e senza autonomia che nessuno vuole, solo per la paura di esporsi alla bordata certa delle Europee. Persino Bersani, che si era gia' candidato, ha fatto marcia indietro e resta solo il solito Parisi kamikaze che probabilmente cambiera' subito idea. Mentre attendiamo dei coraggiosi capaci di farsi avanti e salvare un PD lasciato alla deriva da nocchieri dimostratesi inadatti, mentre i maggiorenti si nascondono dietro i tempi stretti e il tesseramento in alto mare, non posso che condividere quanto scrive Francesco Cundari su Left Wing, con la speranza che dopo l'8 Settembre arrivi il 25 Aprile:

Mentre Walter Veltroni prende la via di Pescara, senza portare con sé nemmeno i più fedeli consiglieri della sua Casa reale – tenaci sostenitori del partito liquido e del sovrano di gesso – lasciandoli in balia della tempesta che essi stessi hanno scatenato, il grande esercito delle correnti organizzate, in mano agli oppositori, si è già liquefatto. Di fronte all’8 settembre del Partito democratico, nel pieno della battaglia elettorale, gli aspiranti condottieri di domani hanno elaborato una strategia niente male: mettersi tutti d’accordo nel mandare avanti il vicesegretario di Veltroni, l’intrepido Dario Franceschini, ma soltanto fino alla fine della battaglia medesima – e cioè fino alla fine della campagna elettorale – per poi candidarsi tutti, freschi come una rosa, al congresso di ottobre. Perché in battaglia, si sa, può anche capitare di farsi male, perdere consensi, sporcarsi le mani e la faccia. Dunque tutti d’accordo – a cominciare da Veltroni, ovviamente – nel dare a questa crisi improvvisa l’esito più paradossale che si potesse immaginare: un leader che si assume la responsabilità della sconfitta a battaglia appena cominciata, ammette di aver fallito, quindi indica come suo successore il suo vice, e tutti coloro che fino a ieri si erano permessi di criticarlo, e avevano facilmente previsto il baratro in cui la sua linea li avrebbe portati, che lo applaudono felici e contenti. E allora no, ci dispiace, non è una cosa seria. Perché le cose sono due: o ha ragione Veltroni, quando nell’assumersi ogni responsabilità fa capire chiaramente che a lui non ne spetterebbe nessuna, che la colpa è solo e sempre di quegli altri, quelli che la sua linea politica avrebbero instancabilmente sabotato, e allora non si capisce come quegli altri possano applaudire il suo “bel gesto” e appoggiare il suo vice; oppure Veltroni ha torto, perché è la sua linea che ha portato al disastro, e allora, com’è possibile che sia il suo vice a “voltare pagina”? Sabato, all’assemblea costituente che sarà chiamata a ratificare – ancora una volta – questo bell’accrocchio, si pone dunque un’alternativa secca: o Franceschini si presenta dicendo tutto l’esatto contrario di quello che ha detto Veltroni in conferenza stampa, riconoscendo che il problema non è di persone né di personalismi, ma di linea politica, e che è quella linea che dev’essere cambiata, perché era radicalmente sbagliata; oppure, e ci riesce difficile nascondere la nostra intima preferenza per questa seconda ipotesi, i delegati dell’assemblea costituente, che sono stati eletti per costituirlo, questo benedetto partito, e non per ratificare una volta all’anno decisioni prese da altri – se lo riprendono, votano contro, bocciano Franceschini e bocciano soprattutto l’accordo, rispediscono al mittente la generosa offerta del gruppo dirigente e aprono, con questo semplice gesto, stavolta sì, per davvero, una fase nuova. E’ un salto nel buio? Senza dubbio. E’ rischioso? Certamente. Le conseguenze sono imprevidibili? Proprio così. E’ questo il bello. E poi, sinceramente, non è che sia rimasto molto da perdere.

lunedì 12 gennaio 2009

Riscrivere la storia


I neo-fascisti attualmente al governo del paese stanno tentando per l'ennesima volta di equiparare i Repubblichini di Salo', che cercarono di consegnare l'Italia a Hitler, ai partigiani che lottarono per la liberta'. Il disegno di legge 1360 infatti, che ha come primo firmatario l'onorevole socialista Lucio Barani (gia' sindaco di Aulla, famoso per aver creato durante il suo mandato il primo e unico comune "dedipietrizzato" e a far erigere nella piazza del comune, intitolata a Bettino Craxi, una statua commemorativa dello stesso), chiede di istituire un Ordine del Tricolore, con tanto di vitalizio, sia per i partigiani sia per coloro che hanno aderito alla Repubblica Sociale Italiana di Mussolini: "Non s'intende proponendo l'istituzione di questo Ordine sacrificare la verità storica di una feroce guerra civile sull'altare della memoria comune, ma riconoscere, con animo oramai pacificato, la pari dignità di una partecipazione al conflitto avvenuta in uno dei momenti più drammatici e difficili da interpretare della storia d'Italia; nello smarrimento generale, anche per omissioni di responsabilità ad ogni livello istituzionale, molti combattenti, giovani o meno giovani, cresciuti nella temperie culturale guerriera e «imperiale» del ventennio, ritennero onorevole la scelta a difesa del regime, ferito e languente; altri, maturati dalla tragedia in atto o culturalmente consapevoli dello scontro in atto a livello planetario, si schierarono con la parte avversa, «liberatrice», pensando di contribuire a una rinascita democratica, non lontana, della loro Patria".
Tralasciando l'ovvio fatto che la continuita' dello Stato Italiano dopo l'8 settembre non puo' essere negata, e che quindi i Repubblichini non possono che essere considerati come nemici, segnalo il commento di Vassalli a proposito: "Ma cosa vogliono ancora? Hanno avuto tutto, l'amnistia di Togliatti, la legittimazione democratica immediata, l'Msi in Parlamento, adesso sono al potere. Eppure vanno avanti, incuranti del fatto che non esiste paese in Europa dove i collaborazionisti del nazismo sono premiati".
Purtroppo pero' la notizia gravissima non e' il gia' grave e vile tentativo di riscrivere la storia da parte dei neofascisti ripuliti e dei loro amici, ma che tra i firmatari del disegno di legge ci sono anche due deputati del Partito Democratico: Franco Narducci e Giampaolo Fogliardi. Di seguito la lettera che ho inviato a entrambi.

Gentili Onorevoli Fogliardi e Narducci,
leggo con stupore nella bozza di proposta di legge numero 1360 per l' "Istituzione dell'Ordine del Tricolore e adeguamento dei trattamenti pensionistici di guerra" il vostro nome fra i firmatari. Dietro la maschera di equiparare i combattenti della seconda guerra mondiale a quelli della prima come trattamento pensionistico, nella proposta si cerca infatti di equiparare
"i combattenti che ritennero onorevole la scelta a difesa del regime ferito e languente e aderirono a Salò" ai partigiani che lottarono per la liberta' del paese contro il nazifascismo. Trovo particolarmente grave che rappresentanti di un partito che si rifa' anche nello statuto ai valori dell'antifascismo siano complici dell'ennesimo tentativo della destra di sovvertire la Storia d'Italia e le radici stesse della Repubblica.
Sperando in un mio errore, attendo con interesse le spiegazioni che spero riteniate opportuno fornire.
Distinti saluti

AGGIORNAMENTO
Mi risponde solerte Franco Narducci spiegando che ha ritirato la propria firma dal DDL:

Le dico subito, a scanso di equivoci, che ho ritirato da tempo la mia firma al DDL 1360, secondo le procedure previste dai regolamenti della Camera, e mi risulta che altrettanto abbiano fatto i colleghi Corsini e Cesario. Ricostruendo i fatti che mi avevano indotto a sottoscrivere il provvedimento, ritengo che del DDL in questione siano circolate alcune bozze differenti rispetto al testo divenuto poi definitivo e formalmente depositato. Purtroppo, come mi è stato detto dall'Ufficio per i testi normativi, non era più possibile ritirare le copie del DDL già stampate. Sulla mia scheda personale della home page della Camera, in ogni caso, non figura il DDL 1360 tra le proposte di legge da me firmate come cofirmatario. Condivido evidentemente, nel modo più assoluto, le Sue considerazioni e riflessioni sui valori dell'antifascismo e della Memoria, valori che sono alla base del ritiro della mia firma al provvedimento in oggetto.Colgo l'occasione per inviarle molti cordiali saluti.
On. Franco Narducci

E sempre a proposito di (ri)scrittura della storia, segnalo via Augusto questa intervista di Cossiga al Corriere in cui per la prima volta un alto rappresentante dello stato ammette la responsabilita' francese nella strage di Ustica, e particolari mai ammessi sia su Piazza Fontana sia sulla Stazione di Bologna. Peraltro nel disinteresse del giornalista assai piu' attento all'amore di Andreotti per poker e cavalli. Si sa che Cossiga ultimamente ne spara di grosse, ma stranamente la cosa non ha sollevato quasi nessuna eco...
Per finire, la Lega giorni fa ha presentato due emendamenti, entrambi inizialmente accolti dalla maggioranza e dal governo (salvo poi ripensarci). Il primo obbligava i cittadini immigrati che aprono una partiva Iva a fare una fideiussione di 10 mila euro. L’altro prevedeva che per il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno si debba pagare una tassa di 50 euro. Che adesso vogliono far passare come uno sconto. L'emergenza continua, con il razzismo in saldo.