giovedì 2 ottobre 2008

Il crollo dei giganti


Stasera ho cercato di capirci qualcosa in piu' della grande crisi che ha investito l'intero sistema finanziario americano, con gravi ripercussioni sui mercati di tutto il mondo. Evito accuratamente di addentrarmi in un'analisi oltre le mie possibilita', e mi limito a segnalare qualche link. Qui 1911 fa un riassunto breve breve che ha il pregio di andare subito al nocciolo della questione, la negligenza e la superficialità di un sistema che, per sopravvivere, e' da tempo costretto ad autoalimentarsi. Raul Minetti cerca invece qui di sfatare alcuni delle affermazioni piu' facili che si leggono sui giornali, tipo che la colpa e' del libero mercato USA, attribuendo connotati unicamenti ideologici a un fenomeno economico complesso, che la colpa e' tutta della globalizzazione e si stava meglio quando si stava peggio, e che almeno siamo giunti alla caduta di Sodomo e Gomorra. Qua su laVoce.info si fa vedere come piu' che l'avidita' e la voglia di giocare d'azzardo siano state le previsioni euforiche (e sbagliate) sul mercato immobiliare a generare il processo a catena che ha portato al crollo del sistema. Qui invece su noiseFromAmeriKa (grazie ad Andrea) l'economista Michele Boldrin fa la storia della crisi, partendo da una spiegazione di cosa sono questi benedetti derivati, da dove e' nata la crisi, e per finire i problemi, eventuali soluzioni e la rassicurazione che il cielo non ci sta cadendo sulla testa. Non e' di semplicissima lettura e a tratti abbastanza tecnico, ma vale la penna di scorrere i tre articoli anche ricchi di esempi e di spiegazioni su molte delle cose incomprensibili di cui si parla sui giornali. Stefano Fassina su l'Unita' cerca invece di andare oltre le ragioni prettamente economiche, pountando l'indice sull'abnorme concentrazione di ricchezza in poche mani e l'affanno anche della classe media costretta ad indebitarsi per mantenere il proprio tenore di vita, proprio come prima della grande crisi del '29.
Quel che e' certo e' che ci sono state senz'altro grosse mancanze nella regolamentazione e nella vigilanza di istituzioni e mercati finanziari, ingigantite da uno squilibrio sempre maggiore fra ricchi e poveri e dalla nascita di una "cultura del debito". Ed e' certo che per iniziare a correre ai ripari serve uno dei piu' grossi investimenti pubblici di sempre (1000 Alitalia in un colpo solo) per salvare le grandi banche e per far credere al cittadino medio, americano e non, di poter continuare a vivere sotto le luci del "sogno americano". E pensare che solo un decimo dei soldi necessari per salvare la grande finanza USA sarebbero bastati per finanziare misure urgenti per sconfiggere alcune cause nodali del sottosviluppo nel terzo mondo entro il 2015, ed erano stati ovviamente rifiutati ai paesi poveri. Il card. Oscar Rodríguez Maradiaga, presidente di Carita Internationalis si e' domandato se "c'è un'emergenza maggiore di 10 milioni di bambini che muoiono ogni anno per cause ampiamente prevenibili?". Evidentemente si', mentre attendiamo che si moltiplichino in tutto il mondo le iniziative di solidarietà verso la popolazione civile degli Stati Uniti colpita dalla crisi finanziaria.

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