giovedì 9 ottobre 2008

Paracadute


Solo pochi giorni fa la Procura di Milano ha chiesto 13 anni di galera per Calisto Tanzi, l'ex patron di Parmalat accusato del crac dell'azienda emiliana. "Si tratta di un aggiotaggio irripetibile, di enorme gravità - 14 miliardi di euro di buco, 200.000 risparmiatori danneggiati - e non si possono concedere attenuanti" in casi del genere, ha detto nella requisitoria il sostituto procuratore Eugenio Fusco. Il procuratore aggiunto Francesco Greco è stato ancor più duro, ed ha paragonato il processo Parmalat ad "una brutta vicenda di mafia". Nell'ambito della stessa vicenda e in quella simile della Cirio erano anche nei guai Geronzi, presidente di Mediobanca biscionata, Cragnotti. Ma niente paura, Silvio si ricorda sempre degli amici: nell'ambito del pacchetto Alitalia (che modifica la legge Marzano sui salvataggi delle grandi imprese e quella sul diritto fallimentare del 1942 per consentire la porcata che salva la compagnia di bandierina) infila di soppiatto un mal scritto articolo 7bis. L'emendamento dice in pratica che per essere perseguiti penalmente per una mala gestione aziendale è necessario che l'impresa si trovi in stato di fallimento. Se invece è guidata da un commissario, e magari va anche bene come nel caso della Parmalat, nessun pubblico ministero potrà mettere sotto processo chi ha determinato la crisi: se finora lo stato d'insolvenza era equiparato all'amministrazione controllata e al fallimento, in futuro, se la legge dovesse passare com'è uscita dal Senato, non sarà più così. I cattivi manager, oltre a potersi garantire le solite liquidazioni miliardarie mentre la loro nave affonda, verranno salvati se l'impresa non sarà definitivamente fallita. E' evidente non solo la disparità di trattamento tra chi guidava una piccola azienda che non verra' mai commissariata e che non accedono alla Marzano, e i grandi amministratori, ma anche l'assurdo che l'azione penale partirebbe solo in base alla capacità del commissario di gestire l'azienda in crisi. Se la salva, salva pure l'ex amministratore; se fallisce, parte il processo. Non solo era stato gia' depenalizzato il falso in bilancio, ma anche la bancarotta fraudolenta potrebbe non essere piu' perseguibile nei casi piu' gravi. Peccato che poi c'e' chi verra' costretto a vivere a punti e ad essere giustiziato sul posto per una scatola di biscotti. Almeno non si potra' dire che nella vicenda Alitalia non sono garantiti i paracadute...

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Tremonti minaccia di dimettersi se passa l'emendamento salva-manager! Ormai è sicuro, Giulio è diventato no-global! e forse legge pure il tuo blog...

beffatotale ha detto...

Tremonti e' qua e lotta con gli ultra'! un altro Tremonti e' possibile...!

Anonimo ha detto...

Ma perchè accontentarsi di un altro Tremonti possibile, quando Bersani è già una realtà:
"Tremonti non dovrebbe andar via da solo, ma insieme a tutta la maggioranza che ha proposto e votato una norma del genere". Lo afferma Pier Luigi Bersani commentando al norma 'salva manager' presente nel decreto Alitalia presentato dal governo.

beffatotale ha detto...

visto che alla fine grazie a Report la norma saltera', sra' felicissimo Fantozzi che e' stato convinto a prendersi la patata bollente in cambio di questo codicillo che lo metteva al sicuro da ripercussioni penali...

Anonimo ha detto...

La mitica nuvoletta di Fantozzi....

beffatotale ha detto...

lol! :D!

beffatotale ha detto...

Il Senatore Guido Paravia (che presto diventerà un idolo per molti romani per una dichiarazione tipo: Io aiutare Cragnotti? Ma se è laziale) è uno degli autori dell’emendamento salva-manager che tante polemiche ha provocato. A Repubblica, intervistato sul tema, ha dichiarato:

“Ero del tutto inconsapevole dell’estensione di questi benefici. Io faccio l’industriale, non il giurista. E il collega Cicolani è ingegnere.”

Siamo in buone mani