martedì 14 ottobre 2008

14 ottobre, 1 anno fa


Un anno fa si celebravano le primarie per la scelta del segretario del Partito Democratico. Un anno fa si respirava l'entusiasmo e la speranza di molti, che vedevano realizzato il lungo cammino dell'Ulivo in un partito grande, plurale, aperto e democratico che metteva insieme le grandi tradizioni riformiste e progressiste per cambiare finalmente l'Italia. A un anno di distanza il risultato fa quasi tenerezza: non ci sappiamo accordare neppure per dare slancio all'unico punto fermo, la manifestazione del 25 a Roma. Grazie a una classe dirigente strategicamente geniale, come dice Zoro, "per chi andrà a manifestare non sarà semplice capire come comportarsi, se urlando slogan contro il governo, gridando proposte alternative ai decreti legge Pdl o rimanendo in rispettoso silenzio per la crisi dei mercati. Si dice che ad aprire il corteo sarà un grande striscione con su scritto: Scusate il disturbo, finiamo subito". Il PD e' stritolato dalle lotte fra fazioni e personalismi odiosi, nelle logiche di redistribuzione fra le due classi dirigenti, trovatesi improvvisamente a convivere da separati in casa e terrorizzate da tutti quegli strumenti di democrazia diretta e partecipata, come le primarie, che tendono a spostare dal loro controllo nomine, idee, strategie. Emblematico a questo riguardo il bell'articolo di Rosy Bindi sull'Unita' di ieri riguardo al ruolo dei cattolici nel PD: quel filo di speranza che rimane e' proprio dato da quei pochi che sembrano ricordarsi ancora di perche' si e' fatto questo benedetto partito. Un partito che invece, nello sforzo di stabilire un dialogo costruttivo con dei sordi, si e' lasciato sfuggire di mano la possibilita' di intercettare il giusto malcontento nei confronti della dissennata gestione del governo Berlusconi: non per il gusto di protestare e poter dire no, ma per riuscire incanalare in proposte costruttive e innovative la voglia di non vedersi scippati di beni e diritti faticosamente conquistati. Forse proprio perche' il vero problema di questo PD e' la mancanza di un'idea propria, di un modello da proporre che sappia coinvolgere e appassionare. Non e' stato capace di ribaltare i pronostici delle elezioni, di ridare speranza a un paese sommerso dalla paura dell'altro, della crisi, del futuro: la società si è chiusa, ha preferito le risposte univoche al faticoso confronto fra simili, ha preferito ritrarsi in se stessa e nei propri egoismi, mentre il PD si perdeva per ritirarsi a contemplarsi l'ombelico (interessante l'analisi di El Pais) e a spartirsi poltrone. E questo proprio quando il crollo del liberismo selvaggio e del modello di sviluppo americano offriva un'occasione senza precedenti per portare avanti una visione alternativa di sviluppo, sostenibile e solidale. Forse il tonfo alle prossime europee fara' capire, anche a chi e' attaccato alla sua poltroncina a respirare un'aria stanca e mefitica, che se non ci si muove e non si spalanca le finestre a tutto quell'entusiasmo e capacita' rimaste alla porta, e che si e' cercato in ogni modo di soffocare, non si potra' piu' neppure morire di rendita. Forse i miracoli ancora accadono.

5 commenti:

BC. Bruno Carioli ha detto...

Quanto soffro leggendo ciò che già conosco del PD ma che non vorrei sapere.

beffatotale ha detto...

Forza forza! Non tutto e' perduto! Intanto tutti a Roma il 25, alla faccia di chi cincischia, con un messaggio forte e chiaro!

Anonimo ha detto...

Le primarie del PD sarebbero uno "strumento di democrazia diretta e partecipata"? Concettualmente non sono d'accordo...

beffatotale ha detto...

Beh, scegliersi il candidato a un ruolo elettivo con una primaria invece che con una telefonata da Roma e' di sicuro molto piu' diretto e partecipato...

Anonimo ha detto...

anche mccain è meglio di una telefonata da Roma ma scomodare termini come democrazia diretta e partecipata per descrivere le primarie del pd mi sembra pleonastico.