Priorita'
Anche la Germania ha varato una manovra lacrime e sangue per far fronte alla crisi, 80 miliardi in 4 anni, al cui confronto i 24 di Tremonti sono noccioline. Anche in germania penalizzati i dipendenti pubblici, i disoccupati, perfino le madri sole. Ma la differenza con l'Italia e' notevole: prima di tutto si tagliano le spese militari, mentre noi continuiamo a spendere 23-25 miliardi all’anno (ottavo paese al mondo) in armi inutili e inutilizzabili, senza chiederci se davvero servono a qualcosa a parte foraggiare interessi di lobby. Vari esperti dicono che si spende male e si spreca molto: abbiamo tanto per dire 185.000 persone in armi ma al massimo ne possiamo impegnare all’estero solo 20-25.000, e investiamo in armameti, come i famosi F35, pensatio per tipi di conflitti da guerra fredda che non esistono piu'.
Ma la differenza maggiore e' che la Germania non solo non ha tagliato un euro per istruzione e ricerca, ma ha anzi destinato a questo comparto dodici miliardi in più. Angela Merkel (alla guida di una coalizione di centro-destra CDU-CSU, FDP) sa bene che l’innovazione è l’unica speranza per la Germania e per l’Europa: “Questo programma vuole al tempo stesso risanare le finanze pubbliche e preparare la nostra economia al futuro. Ecco perché – ha precisato Merkel – abbiamo deciso di riservare entro il 2013 fino a 12 miliardi di euro in nuovi investimenti nella ricerca, nello sviluppo e nell’istruzione”. Mentre in Italia si tagliano i pochi fondi alla ricerca gia' piu' bassi che nel resto del mondo evoluto, si cancellano enti a casaccio e si massacra la scuola pubblica, la Germania riesce a tagliare oltre 90 miliardi in quattro anni per potersi permettere di aumentare gli investimenti in istruzione e ricerca di altri 12 miliardi di Euro. “La Germania, quale principale economia d’Europa, ha il dovere di dare il buon esempio” ha concluso il cancelliere. Un buon esempio che in Italia ci guardiamo bene dal seguire: e’ tutta la differenza tra chi, pur da destra, ha una visione di futuro e chi invece non ha la cultura per governare un grande paese come l’Italia.
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