Ma Sinisa a Firenze non lo voglio
Oggi alle 12:00 verra' ufficializzato l'ingaggio di Sinisa Mihajlovic come nuovo allenatore della Fiorentina. L'ex giocatore serbo, gia' vice di Mancini all'Inter e allenatore di Bologna e Catania, sostituisce Cesare Prandelli, il primo allenatore a mia memoria che ha messo d'accordo per 5 lunghi anni tutta la citta'. E ci e' riuscito non solo perche' e' un bravo allenatore, altri li abbiamo avuti e altri ancora ne avremo, ma perche' la citta' ha capito che era anche una persona speciale, soprattutto per il mondo del pallone.
Prandelli va ad allenare la Nazionale, spostandosi dal Franchi a Coverciano, e alla Fiorentina arriva Sinisa, famoso per le sue punizioni, i suoi sputi e i suoi insulti razzisti quand'era calciatore. Una differenza di stile fra i due niente male, difficile da comprendere alla luce delle ripetute dichiarazioni in merito allo "stile Fiorentina" e la decisa volonta' di puntare sul fair-play e sulla correttezza in campo e fuori della societa'.
Prendo atto della sterzata da parte della societa', che evidentemente sente il bisogno di una mano decisa e di un polso fermo piu' che dello stile e del fair-play. Ma quello che pero' fa piu' pensare sono le mai nascoste e mai rinnegate simpatie di Sinisa per gli ambienti ultranazionalisti Serbi, che contribuirono non poco a quell'abisso che e' stata la guerra nei Balcani negli anni '90. Mihajlovic ha sempre sbandierato soprattutto la sua amicizia con Željko Ražnatović, detto Arkan, prima criminale comune e capo ultra' della Stella Rossa di Belgrado e poi comandante di una delle piu' efferate brigate paramilitari Serbe che hanno seminato il panico in terra Croata e Bosniaca: si calcola che siano responsabili di centinaia di omicidi, stupri, saccheggi, torture e della creazione di campi di concentramento. Arkan e' stato coinvolto o diretto responsabile negli eccidi di Vukovar, Prijedor, Sanski Most, Sebrenica, Brcko, Visegrad e molti altri: secondo un documento interno dell’esercito Popolare Jugoslavo, il motivo principale per la lotta di Arkan non era tanto la lotta al nemico, quanto l’appropriazione di proprietà private e la tortura dei cittadini. I suoi uomini avevano in dotazione persino un cucchiaio affilato che utilizzavano per cavare gli occhi alle proprie vittime durante le torture. Dopo l'omicidio del suo ormai ricchissimo amico Arkan, Sinisa gli dedica un commosso necrologio e gli fa dedicare uno striscione dai tifosi della Lazio, "Onore alla tigre Arkan", scatenando le ire del suo compagno Croato Boksic. In un'intervista di qualche tempo fa al Corriere di Bologna, Sinisa ritorna su quei fatti:
Rifaresti tutto ciò che hai fatto in quegli anni, compreso il necrologio per Arkan?
«Lo rifarei, perché Arkan era un mio amico: lui è stato un eroe per il popolo serbo. Era un mio amico vero, era il capo degli ultras della Stella Rossa quando io giocavo lì. Io gli amici non li tradisco né li rinnego. Conosco tanta gente, anche mafiosi, ma non per questo io sono così. Rifarei il suo necrologio e tutti quelli che ho fatto per altri».
Ma le atrocità commesse?
«Le atrocità? Voi parlate di atrocità, ma non c’eravate. Io sono nato a Vukovar, i croati erano maggioranza, noi serbi minoranza lì. Nel 1991 c’era la caccia al serbo: gente che per anni aveva vissuto insieme da un giorno all’altro si sparava addosso. È come se oggi i bolognesi decidessero di far piazza pulita dei pugliesi che vivono nella loro città. È giusto? Arkan venne a difendere i serbi in Croazia».
Peccato poi che Vukovar sia stata rasa al suolo da chi voleva difendere i Serbi in Croazia. Senza voler indagare colpe, fare le pulci alle opinioni e fare classifiche di crimini di guerra da una parte e dall'altra, trovo pero' inaccettabile in ogni caso il sostegno mai ripudiato e sempre ribadito che Mihajlovic ha offerto a crimini e criminali di guerra. Come lo troverei inaccettabile per chiunque fosse in quella o in altra guerra dall'altra parte della barricata. Qualcuno la pensa come me, come Adriano Sofri e Simone Siliani, qualcun'altro invece pensa che calcio e politica non dovrebbero mischiarsi, che le idee di Sinisa siano irrilevanti per il suo lavoro. Poi uno si ricorda che i preludi della tragedia balcanica vennero proprio dagli stadi, dove Arkan guidava gli ultras della Stella Rossa di Sinisa, di quanta presa abbiano nel bene e nel male le parole dei campioni su moltissimi, e si preoccupa di un allenatore che ripete ancora che «Arkan è stato un eroe del popolo serbo», o che «siamo un popolo orgoglioso. Siamo tutti serbi. So dei crimini attribuiti a Milosevic, ma nel momento in cui la Serbia viene attaccata, io difendo il mio popolo e chi lo rappresenta. Preferisco combattere per un mio connazionale». Per fortuna in Italia qualcuno nel '44 non la penso' cosi', e sali' sulle montagne.
Per questo provo, come mi pare in divesi, un certo imbarazzo per l’arrivo di Mihajlovic sulla panchina viola. E dal momento che i diritti umani vengono prima di una squadra di calcio, mi vedo mio malgrado costrotte a uno sciopero del tifo, in attesa che il nuovo allenatore si renda conto di quello che ha detto e faccia una marcia indietro. E visto che ci e' riuscito ieri Borriello a capire che con le sue dichiarazioni su Saviano si era spinto troppo oltre, in un "problema piu' grande di lui", non dubito che ce la possa fare anche Sinisa.
1 commento:
Bellissimo post Gigi.
Grande!!
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