Fitzcarraldo
Tra una bega e l'altra dell'organizzazione dell'incontro tra i candidati al Consiglio Comunale di Garching e i cittadini UE residenti (oggi tra l'altro telefonata dal marito di un'ex ministra tedesca che dava per scontato che avrei riconosciuto subito il cognome, e giornalista del Süddeutsche Zeitung che dava invece per scontato il mio tedesco), continua il mio viaggio cinematrografico attraverso il sudamerica. Dopo "Il viaggio", passando per "The Mission" - che vale anche solo per le cascate di Iguazu', anche se appare un po' preconfezionato - arrivo a Fitzcarraldo. Il film di Werner Herzog, mio "concittadino" di Monaco, e' un delirio nella trama e nella realizzazione, vero e proprio monumento alla sua concezione epica e assoluta del cinema. Costato tre navi, due morti e tutti gli averi del regista, narra la storia di un visonario commerciante di Iquique, interpretato dall'allucinato Klaus Kinski, che decide di costruire nella nascente cirttadina nella giungla un grande teatro dell'opera, da far inaugurare nientemeno che a Caruso. Per recuperare le risorse necessarie, si imbarca in un'impresa folle e geniale. Per realizzarla dovra' far passare una nave da una collina, e Herzog lo imita per filmare delle sequenze piu' vere possibili. Il film e' un omaggio al sogno e alla visione da perseguire ad ogni costo: "chi sogna può muovere le montagne". Animato dalla contrapposizione tra chi crede solo nel concreto e chi vive la vita semplicemente come un sogno, e si basa sull'intuizione per quanto folle, il film ricarica l'ottimismo e la voglia di prendere semplicemente la vita, dove non conta vincere ma perseguire le proprie aspirazioni. Anche se si finisce per rotolare tra le rapide. Un balsamo.
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