L'ICI, gli sprechi e Montezemolo
Qualcosa di strano sta accadendo in Italia. Una volta si facevano manifestazioni di piazza quando si voleva richiedere a gran voce qualcosa che non era nei piani di un governo, o quando si pensava che non avesse a cuore un determinato problema, o peggio quando faceva qualcosa che non veniva ritenuto giusto. Una volta si invitavano i politici a darsi da fare su un tema che non sembrava essere nella loro agenda, e al massimo si incitavano a fare di piu' e meglio quando qualcosa di buono ma ancora timido veniva fatto.
Adesso non piu'. Si scende in piazza per chiedere piu' attenzione alla famiglia all'unico governo con in programma politiche serie per la famiglia da decenni, subito dopo che ha rimesso in piedi l'Italia e prima di sapere cosa fara' passata la tempesta. Ci si sgola per denunciare gli sprechi della politica ad un governo che si' ha il record assoluto di sottosegretari anche per ragioni di legge elettorale, ma ha tagliato del 30% gli stipendi dei ministri e preme perche' il Parlamento, su cui non ha potere, faccia lo stesso. Vi rimando a un bel post della tribu' Pennarossa su Montezemolo, il populismo e i sepolcri imbiancati. E' vero, molti sono gli sprechi, si deve e si puo' fare molto di piu'. Ma una predica di tal genere da quel pulpito non si puo' accettare, fingendosi interessati all'Italia, ma precisando che gli industriali non pagheranno un solo euro in piu' di tasse. E soprattutto non si puo' accettare con quei toni, e cavalcando l'onda di approfonditi libri-inchiesta (ma inevitabilmente presi dalla foga) e dei soliti urlatori pronti a fare di tutta l'erba un fascio.
"E' tutto uno schifo, tutti a casa". Questo e' l'unico risultato che si ottiene. Basta vedere la bassa affluenza alle urne di questo fine settimana. E' il terreno giusto per il "Deus ex-machina" di turno che Montezemolo aspira a diventare, come il Berlusconi del dopo tangentopoli. Ma fortunatamente la situazione non e' la stessa. Anche se siamo giunti al punto che anche chi le idee ce le ha, cerca di attirare consenso non con politica seria e giustizia sociale, ma solleticando i portafogli. E allora un consiglio al governo, visto che e' lo sport nazionale, lo daro' anch'io: lasciamo stare l'ICI.
Si fa un gran parlare di abolire l'ICI, per cercare di inseguire Berlusconi sul suo terreno preferito della demagogia e del populismo. Lasciamolo perdere, gli italiani non sono tutti "coglioni" come l'ex presidente sostiene. Anziche' tagliare l'ICI, bisogna spiegare bene a tutti e una volta per tutti a cosa servono le tasse. Che se si vuole i servizi, come l’istruzione di base pubblica, la sanità per tutti, gli asili nido di quartiere e l’ambiente pulito, si deve per esempio scegliere di pagare più imposte degli americani che non hanno la sanità per tutti e le scuole gratis. In Italia la pressione fiscale e' al 42% del PIL. Ma non possiamo avere i servizi dei paesi Scandinavi (al 50%) con le tasse che si pagano in America (30%). Niente botte piena e moglie ubriaca. E che per pagare meno bisogna certamente tagliare sugli sprechi, ma soprattutto pagare tutti, cosa che forse la platea che applaudiva Montezemolo non vuole sentirsi ricordare. E che chi ha di piu', e' giusto che paghi di piu', come recita la nostra Costituzione.
Spieghiamo queste cose, e lasciamo l'ICI dov'e'. Sarebbe una mossa sbagliata: costosissima, non rilancia la crescita in alcun modo, e soprattutto avrebbe effetti distributivi addirittura negativi. Pensiamo ai bisogni veri. Spieghiamo piuttosto come stanno le cose per mettere in condizione tutti di scegliere avendo le carte in mano. Lasciando perdere il qualunquismo e la demagogia.
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