giovedì 3 maggio 2007

Referendum o non Referendum?


E' in corso una raccolta di firme per un referendum per abrogare parte della legge elettorale approvata nella scorsa legislatura, e definita dallo stesso proponente "una porcata". Direi che, detto questo, sull'attuale legge non c'e' nient'altro da aggiungere, se non che va cambiata il piu' rapidamente possibile.

Il problema allora qual e'? Che tutti, specialmente i piccoli partiti, cercano disperatamente di mantenersi il posto in Parlamento, cercando in ogni modo di evitare sbarramenti e maggioritari con ricatti e muri vari.

Nel frattempo, tra discussioni di bozze di riforma preparate dal ministro Chiti, dimissioni di membri della Corte Costituzionale e altre amenita', e' stato promosso un referendum abrogativo. Seguendo il link i tre quesiti sono spiegati nel dettaglio.

Dal momento che il referendum puo' essere solo abrogativo, quello che si cerca di fare e' di modificare l'impianto della legge gia' esistente in modo da assicurare alla lista che ottiene il maggior numero di voti un congruo premio di maggioranza e alzare lo sbarramento nei confronti dei partiti che hanno meno del 4% alla Camera e ben dell'8% al Senato. Il terzo quesito invece vuole eliminare la possibilita' di essere candidati in piu' circoscrizioni. In questo modo si va ad evitare che il "pluri-eletto" possa avere il potere, optando per uno piuttosto che un altro dei seggi in cui ha ottenuto la maggioranza, di scegliere di fatto chi mandare in Parlamento.

Premesso che il terzo quesito e' condivisibilissimo, non puo' purtroppo modificare la maggiore vergogna della legge vigente, ovvero che il cittadino col voto non abbia facolta' di scegliere i candidati ma soltanto la lista, e pertanto che i candidati siano cooptati e non eletti dai cittadini. Fatto a mio modo di vedere non grave, ma gravissimo.

Per quanto riguarda invece gli altri due quesiti, la sensazione e' che vadano a trasformare una legge elettorale pessima in una altrettanto bacata. Il fatto di assegnare il premio di maggioranza a una singola lista anziche' a una coalizione andra' senz'altro a premiare i partiti moderati e conservatori, storicamente riserva di voti certi in Italia, e di conseguenza facilitera' la convergenza verso il centro. Inoltre il muro dell'8% al Senato mi sembra sinceramente eccessivo, andando a penalizzare piu' del dovuto idee minoritarie ma con un supporto numerico di tutto rispetto. Se si andasse a votare, dico allora No No Si'.

Tuttavia non si risolverebbe il problema, e una nuova e buona legge elettorale e' davvero necessaria. Le idee sono molte, cosi' come i sistemi elettorali in uso negli altri paesi. Si vuol garantire la governabilita' con un sistema maggioritario a collegi uninominali, come in Inghilterra, ma storicamente in Italia i candidati non hanno un legame forte col territorio come accade invece ad esempio negli Stati Uniti, per cui questo sistema diventa un po' un'alchimia per garantire un sistema bipolare a larghe coalizioni e una maggioranza congrua al raggruppamento vincente. Altra idea e' il sistema francese a doppio turno, che presenta il vantaggio di far comunque sentire la voce di tutti, sebbene poi gli apparentamenti delle diverse liste si modificano a seconda dei risultati del primo turno anziche' dare vita a stabili e forti alleanze con comunioni di intenti. Il sistema di elezione nelle amministrazioni locali in Italia invece mi sembra eccessivo per il Parlamento, in quanto assegna una maggioranza artificiosa ben del 60%. Oppure si parla di ritorno al Mattarellum, una sorta di via di mezzo all'italiana tra sistema proporzionale e maggioritario, che non ha poi funzionato cosi' male, sebbene abbia le sue pecche, tra il '93 e il 2001. A patto pero' di aggiungerci primarie di circoscrizione per la scelta del candidato di ogni lista.

Insomma, le idee sono tante, ma nessuna e' perfetta. Quello che tutti fanno finta di dimenticare e' pero' che la legge elettorale dovrebbe essere scelta non perche' piu' conveniente a chi gia' c'e', ma perche' riesca a conciliare quanto piu' possibile la democrazia con la governabilita' del paese.

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