Invochiamo l'aiuto di Dio
Sto finendo di ascoltare il discorso della Fenice per la fiducia in Parlamento. Viscido e cerchiobottista al punto giusto (perfino qualche parola per la Palestina) per meglio seminare zizzania nel campo avverso, gettando messaggi d'amore all'opposizione subito pero' invitata a fare il suo e a lasciar fare loro. Che "invocano l'aiuto di Dio" (sic), ma anche della Fortuna, che non si sa mai. Forse dovremmo invocarlo noi. Almeno finalmente la politica ha cominciato a guardare avanti ai suoi elettori, ad educare, a indicare la strada. Dopo le sparate inapplicabili sulle barricate anti rumeni di Maroni ieri, oggi assalto con spranghe e molotov a un campo Rom a Napoli. Per farsi giustizia da soli, come in ogni buon far-west. Era ora dopo l'Italia di cominciare a fare gli italiani.
E mentre il Biscione alle Camere snocciola i primi provvedimenti del neonato governo, subito dannosissimi e ingiusti come abolizione del restante ICI e detassazione degli straordinari, leggo che dalla composizione del nuovo governo arriva almeno una risposta a un assillante interrogativo che lanciai ormai diverse settimane fa: quanto sarebbe costato a Berlusconi il caso Pizza. Si e' scoperto che la Fenice risparmia, non serve il libretto assegni. E' bastata la solita poltrona, sottosegretario all'istruzione: quella che si dice una nomina meritocratica, se l'e' proprio guadagnata evitando il rinvio delle elezioni, che aveva l'appiglio giuridico per determinare. Sempre nella squadrona di sottosegretari (ma sempre 40 meno dei ricattatori di Prodi), tra una Brambilla e uno stagionato Scotti manca un nome che ero sicuro di trovare. Evidentemente il povero Dini non merita proprio nessuna riconoscenza. Pare che tra lui e Mastella si siano venduti proprio per il classico piatto di lenticchie. Meglio la Pizza.
Ferve poi la discussione sul caso Schifani-Travaglio: ha fatto bene o ha fatto male? Fazio si doveva scusare o non doveva? Basta avere dei soci che dopo 18 anni vengono condannati per mafia per essere mafiosi? La Finocchiaro poteva evitare di lustrare le scarpe al neo presidente del Senato? In merito la penso esattamente come D'Avanzo oggi su Repubblica, che spiega il mio punto di vista assai meglio di me: "Nel caso Schifani non si può stare dalla parte di nessuno degli antagonisti. Non con Travaglio che confonde le carte ed è insincero con i tanti che, in buona fede, gli concedono fiducia. Non con Schifani che, dalle inchieste del 2002, ha sempre preferito tacere sul quel suo passato sconsiderato. Non con chi - nell'opposizione - ha espresso al presidente del Senato solidarietà a scatola chiusa. Non con la Rai, incapace di definire e di far rispettare un metodo di lavoro che, nel rispetto dei doveri del servizio pubblico, incroci libertà e responsabilità. In questa storia, si può stare soltanto con i lettori/spettatori che meritano, a fronte delle miopie, opacità, errori, inadeguatezze della classe politica, un'informazione almeno esplicita nel metodo e trasparente nelle intenzioni".
E anche dalle nostre parti "Democratiche" non e' che vada meglio. Venerdi' e' stata annunciata la nomina di un coordinamento del PD (nominato da chi? Con quali criteri? Ma la D non stava per Democratico?), principale organo di direzione politica, che praticamente e' quanto sarebbe uscito dalla famosa fusione fredda tra i vertici di DS e Margherita. Ci siamo evitati solo Ruttelli, spazzato momentaneamente via dalla marea nera. Abbiamo, ci dicono, speso tempo ed energie nella partecipazione alle primarie, nel radicamento del nuovo partito sul territorio, coinvolgendo tante persone nuove nella costruzione del PD convinti che fosse una opportunita' eccezionale per una politica aperta e finalmente ricca di contenuti, nuova nelle forme e radicata nella realtà. E quello spirito, quell'apertura sembra oggi dispersa come un torrentello nel deserto. Oggi nel PD, e lo vediamo ad esempio anche dal famoso governo ombra e dalle reazioni alla sua nomina di chi e' rimasto fuori, la preoccupazione che guida le decisioni dei dirigenti sembra essere unicamente quella dell'equilibrio interno tra le varie correnti e gruppi di potere, che appaiono peraltro unicamente personalistiche e clientelari più che culturali. Rischiando di disperdere un patrimonio umano, di entusiasmo, di cambiamento e possibilita' di svolta vera. Invochiamo davvero l'aiuto di Dio. Ne abbiamo bisogno per attraversare il deserto in queste condizioni.
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