mercoledì 28 maggio 2008

Senso comune


Si moltiplicano le azioni punitive di squadracce non bene identificate che tutti si affrettano a indicare come "non di matrice politica". A Montecatini a uno straniero e' richiesto un reddito minimo e un certo numero di metri quadri a testa per richiedere la residenza. Tra false accuse di rapimenti e roghi continua ad ardere l'odio per i Rom, nell'ingenuo stupore dei maestri che leggono i temi di bambini educati al sospetto e al pregiudizio per il diverso. La CEI dal canto suo pensa bene di impedire ai parroci di prestare ai mussulmani le sale parrocchiali per pregare, nei luoghi dove e' spesso gia' ostacolata in ogni modo la costruzione di moschee o l'uso di altri locali a questo scopo. Il caso di un parroco nel nord-est fece gia' scalpore qualche tempo fa. Ovviamente lo scalpore si ridusse allo scandalo, non certo al gesto profetico. La motivazione della CEI poi e' geniale: siccome secondo le consuetudini dell'Islam quando un terreno viene utilizzato per la preghiera dei fedeli di Maometto non è più disponibile per altre religioni, allora anche per noi deve funzionare allo stesso modo. "Quando un parroco presta i locali della parrocchia deve sapere che in quel momento aliena quello spazio alla religione cattolica e lo affida per sempre all'Islam". Il dialogo fra sordi. Neppure chi dovrebbe preoccuparsi di mostrare una strada diversa dalla deriva allucinante che sta prendendo il paese si domanda piu' cosa vogliono dire parole come "accoglienza", dialogo", "confronto", o almeno "tolleranza". Siamo ormai al razzismo e al fascismo come senso comune, il tutto fatto emergere alla luce del sole nell'arco di una campagna elettorale e di un mese di provvedimenti di governo. Non avrei mai creduto che ci fosse tutto questo piu' o meno latente nella pancia del paese. Evidentemente a star lontano si perde il polso della situazione, che mai avrei creduto cosi' grave, cosi' preoccupante, cosi' spaventosa. Dal Manifesto, un'articolo di Alessandro Portelli, "Il fascismo del senso comune":

Il raid squadristico al Pigneto «non ha matrice politica». Non hanno matrice politica l’assassinio di Verona, il rogo di Ponticelli, la morte dei due ragazzi ammazzati in motorino a via Nomentana, la morte di Hasan Nejl, non-persona abbandonata e ignorata nel centro chiamato di «accoglienza», l’aggressione a Christian Floris di Radio DeeGay. Non è una consolazione: è peggio. Non c’è più bisogno di ideologia e militanza fascista per praticare la prepotenza, l’aggressione dei tanti contro i soli, degli armati contro i disarmati, dei forti contro i deboli. Il fascismo non è più politica, è senso comune. A Roma questo senso comune fascista si esercita con una specie di strategia a tenaglia: da un lato, l’aggressione politica alla memoria democratica, dall’altro le sirene seduttive del «sindaco di tutti» Gianni Alemanno. Da un lato, hanno matrice politica la svastica sulla targa a via Montecuccoli, dove Rossellini filmò la scena più memorabile del nostro cinema democratico; la pretesa di Forza Nuova di tenere a Lettere (dove i camerati ammazzarono Paolo Rossi, dove è cresciuta la sinistra studentesca) un convegno su «le bugie dell’antifascismo»; l’idea di intitolare una strada al razzista e fucilatore Almirante. Le camicie nere, i saluti romani e i saluti al duce al Campidoglio la sera delle elezioni sono state rapidamente coperte dal perbenismo istituzionale, ma stanno lì, e si sentono autorizzate.
Sull’altro versante, Alemanno va alle Fosse Ardeatine e a Porta San Paolo, parla di riconciliazione, fa riparare i danni alle vetrine del Pigneto, corteggia i vertici della comunità ebraica. Mentre la sua base elettorale si scatena lui si alimenta dell’inopinato clima di cooperazione bipartisan. Io non credo che Alemanno sparerà (metaforicamente!) addosso alla Roma antifascista. Piuttosto, ci avvelenerà lentamente, e senza che ce ne accorgiamo. Le parole - riconciliazione, comunità - possono sedurre un senso comune stanco di guerra e reso poco vigile dalla sconfitta. Ma sono avvelenate: una riconciliazione senza verità, e una comunità senza cuore. Rendere omaggio alle Fosse Ardeatine serve per equipararle ai «martiri» di Salò e legittimarli; la strada per Almirante si legittima col bilancino di una per Berlinguer. Già l’equiparazione formale tra fascisti e antifascisti è un insulto alla Repubblica; ma poi nei fatti non sono nemmeno uguali: loro hanno i «valori» e noi le «ideologie», il vento fascista ha il favore dei tempi e delle istituzioni, la cultura democratica è musealizzata e tollerata (e l’irresponsabile disponibilità al dialogo con questa gente condanna il Partito democratico all’irrilevanza).
Così, la cosa peggiore è un piccolo provvedimento amministrativo: la cancellazione dei menù multietnici (facoltativi) sperimentata con successo nelle scuole di Roma. Altro che boccone avvelenato. I bambini devono crescere ignoranti e xenofobi, per dare vita alla restaurata «comunità» italica, senza macchia, e piena di paura.

Almeno Amnesty riconosce che siamo finalmente un paese comunemente fascista. Dove l'etica del piu' forte orgogliosamente prevale. Presto saremo in grado di raggiungere i livelli di civilta' e di tolleranza del Sudan, per adesso i rapinatori li prendiamo solo a pallottole. Probabilmente Maroni distribuira' presto anche i bazooka alle ronde in camicia verde per non essere da meno...

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