martedì 15 gennaio 2008

Il boomerang della Sapienza


Tutto comincia con l'invito al Papa da parte del Prof. Guarini, Rettore dell'Universita' La Sapienza di Roma, a partecipare insieme a Mario Cardinali, Fabio Mussi e Walter Veltroni all'apertura dell'anno accademico per parlare di pena di morte. Un Papa, fra altri, all'universita': nulla di troppo strano ne' di mai visto, anche se certo discutibile, oltretutto in un momento cosi' delicato. E infatti a poco a poco si appicca l'incendio. Il 14 Novembre scorso Marcello Cini, gia' ordinario di Istituzioni di Fisica teorica scrive una lettera infuocata al rettore per difendere l'indipendenza dell'ateneo dall'ingerenza dello Stato Pontificio (sic). Evidentemente gia' minacciata dai predecessori di Benedetto XVI varie volte in altre universita', cosi' come da altri capi religiosi (e politici) quali il Dalai Lama, che ha recentemente ottenuto una laurea honoris causa in biologia (!?), nell'indifferenza generale.
Qualche giorno dopo anche i professori del dipartimento di Fisica invitano a loro volta il Rettore a ripensarci, citando anche un brano in cui il Papa avrebbe difeso il processo a Galileo come "ragionevole e giusto". Peccato si tratti di una frase citata dal Papa nel contesto per dire proprio l'opposto: "Sarebbe assurdo costruire sulla base di queste affermazioni una frettolosa apologetica [del processo a Galileo]. La fede non cresce a partire dal risentimento e dal rifiuto della razionalità, ma dalla sua fondamentale affermazione e dalla sua inscrizione in una ragionevolezza più grande". Viene da pensare che la razionalita' e il metodo scientifico alla Sapienza non siano messe in discussione dal discorso del Papa, ma siano ormai minate alle radici se 67 docenti hanno abboccato all'appello senza neppure controllare la fonte.
Eppure la lettera alimenta il fuoco che era gia' pronto a divampare, e gli studenti "laici" organizzano la protesta contro l'invasione papalina e la sua ingerenza nelle istituzioni Repubblicane, e occupano il Rettorato. Il Papa annulla la visita e fa un figurone, inevitabile vista la situazione. Era infatti scontato che una protesta basata sulla censura e l'intolleranza non potesse essere producente per una battaglia di laicita'. Il problema della laicita' dello Stato non e' infatti da risolvere al Vaticano, ma in Parlamento; in tutti quei politici da destra a sinistra che adesso si stracciano le vesti e esortano ad andare tutti insieme a San Pietro "per far capire al Papa che non ci sono solo questo pugno di professori, grumo di vergogna per la nazione, ma un popolo che crede nel grande messaggio della Chiesa e ha un'altissima considerazione di Benedetto XVI". Niente piu' di lecchini pronti a cavalcare le grandi (per loro) battaglie sulla sessualita' in difesa della Chiesa e svelti a fare orecchi da mercante quando il Papa parla di diritti dei lavoratori, di sud del mondo e neoliberismo. Impedire di parlare al Papa fara' forse sfogare, ma allontana ancora la conquista di determinati diritti civili nel paese. Se la laicità "denota la rivendicazione dell'autonomia decisionale rispetto a ogni condizionamento ideologico, morale o religioso altrui", si stia attenti di non farsi condizionare al contrario e a diventare censori.
Se fossi tra gli studenti che manifestavano oggi suggerirei dunque, nonostante il fatto che l'invito al Papa fosse senz'altro discutibile, che e' molto piu' incisivo e intelligente fare battaglie di laicita' senza scadere nell'anticlericalismo isterico, come insegnano le parole di Zapatero nella "striscia rossa" dell'Unita' di oggi e dei socialisti spagnoli di qualche giorno fa. E al Papa senz'altro riflettera' sul fatto che la maggior parte di un' Universita' abbia ritenuto plausibile il suo presunto giudizio sul processo a Galileo, e sull'immagine prevalente di se' e della Chiesa percepita dal mondo.

3 commenti:

luca ha detto...

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BC. Bruno Carioli ha detto...

Ha ottenuto più audience a starsene in Vaticano che se fosse andato alla Sapienza.

Anonimo ha detto...

Ecco, mi sembra che tu abbia scritto proprio bene.
Ho come la sensazione che ci sia estrema superficialita'. La cantonata sulla questione della citazione di Galileo e' proprio da vergognarsi, degna di una propoganda di bassa lega.

Mi e' dispiaciuto che a molti non sia sorta la curiosita' di andar a cercare dove e cosa avesse detto questo benedetto Papa su Galileo.
E questo non per difendere un Papa con cui si puo', e ci mancherebbe, essere in disaccordo, ma per portare il discorso su un confronto onesto e non manipolato.

Le esternazioni dei Mastella sono invece inverosimili, ma come si fa a dire certe sciocchezze senza essere presi a pedate?

Ahi, serva Italia...

A.