domenica 27 gennaio 2008

L'ebreo che ride


Via 1911dc, una storiella ebraica da L'ebreo che ride, (umorismo ebraico in otto lezioni e duecento storielle) di Monia Ovadia. Per ricordarsi non solo la distruzione ma anche cosa hanno tentato di distruggere.

Haim Mandelstam, importante mediatore di affari, aveva sentito celebrare il sarto di Kovno, Shmul Pincherle, ed aveva deciso di ordinare proprio a lui il suo nuovo abito da cerimonia anche se Kovno non era decisamente dietro l'angolo per lui che stava a Minsk. Tutte le persone che più contano gli avevano detto che un abito di quel sarto era un'esperienza unica. Shmul Pincherle, il sarto, era un uomo ossuto che da bel pezzo aveva oltrepassato la settantina. La sua barba caprina si divideva in due corni, il labbro inferiore era notevolmente sporgente e gli occhi socchiusi permanentemente atteggiati nello sforzo di perfezionara la messa a fuoco. Verosimilmente, quelle caratteristiche di labbro, barba ed occhi, non erano caratteristiche somatiche, ma piuttosto il risultato di una postura o, se si vuole, di una smorfia derivata dallo spasimo di concentrazione che richiede l'infilare il filo nella cruna dell'ago, cosa che all'ultrasettantenne sarto Shmul Pincherle faceva ancora con mira infallibile e senza ingoiare gli spilli per l'imbastitura. Qualche che ne fosse la ragione, sta di fatto che ogni suo gesto veniva compiuto attraverso quella curiosa smorfia. E così, da sopra le spesse lenti dei pence-nez che portava conficcati in mezzo al naso, con quella stessa immutabile espressione aveva attentamente scrutato il suo nuovo cliente, il mediatore di affari Haim Mandelstam. Quello era anche il suo modo di prendere le misure. Le misure canoniche le prendeva solo per compiacere i clienti. Shmul Pincherle aveva pregato il signor Mandelstam di fermarsi a Kovno per le prove di rito, poi lo aveva congedato: "Torni tra un mese, per prendere suo vestito". Puntualmene Haim Mandelstam era tornato dopo un mese, ma si era sentito dire dal vecchio sarto: "Ce l'ho vauto dei problemi, torni tra un'altro mese". E così, di mese in mese, Shmul Pincherle aveva rimandato il povero mediatore di affari per sei volte. Ma il settimo mese il vestito era finalmente pronto ed era sfolgorante: "Senta Shmul", commentà il mediatore di affari Mandelstam osservando compiaciuto il suo nuovo abito, "Il vestito è veramente eccezionale, ma se lo rende conto che lei c'ha impiegato sette mesi per finirlo, mentre il buon Dio, per fare tutto il mondo, ce l'ha messo sette giorni ?!?" Scrutando l'abito con la sua smorfia abituale per non lasciarsi scappare la benchè minima imperfezione, il sarto Shmul Pincherle sospirò e dopo una studiata pausa osservò: "Qvelo che le dice è vero, caro signor Mandelstam! Ma gvardi il mio vestito che bellezza e....la prego gvardi questo mondo che disastro!"

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