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venerdì 29 gennaio 2010

Le storie di ieri

Ieri sera immersione nelle vergogne d'Italia con i fratelli Severini, nel nuovo auditorium ARCI Exfila di Firenze. Lo spettacolo in qualche parte d'Italia ha avuto vita difficile, segno che far ricordare e' ancorsa un mestiere sgradito. A dire il vero non ci convince troppo Daniele Biacchessi, l'indignato attore che accompagna i Gang nella rilettura della storia italiana dalla resistenza a via de'Georgofili. Ma i Severini sono sempre loro, anche in formazione ridotta, e il finale con "Le storie di ieri" vale il prezzo del biglietto...



Ma il bambino nel cortile si è fermato
si è stancato di seguire gli aquiloni

si è seduto tra i ricordi vicini, i rumori lontani

guarda il muro e si guarda le mani

mercoledì 11 febbraio 2009

Bignami

Per chi era distratto, per quelli delle regole e della dottrina, in sette minuti un ottimo bignami dei Vangeli:



Avvenne che, in giorno di sabato, Gesù passava per i campi di grano, e i discepoli, camminando, cominciarono a strappare le spighe. I farisei gli dissero: “Vedi, perché essi fanno di sabato quel che non è permesso?”. Ma egli rispose loro: “Non avete mai letto che cosa fece Davide quando si trovò nel bisogno ed ebbe fame, lui e i suoi compagni? Come entrò nella casa di Dio, sotto il sommo sacerdote Abiatar, e mangiò i pani dell’offerta, che soltanto ai sacerdoti è lecito mangiare, e ne diede anche ai suoi compagni?”. E diceva loro: “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato” (Mc 2,23-28 )

mercoledì 14 gennaio 2009

Da Sidone a Gaza



U mæ ninin, u mæ
u mæ
lerfe grasse au su
d'amë d'amë
tûmù duçe benignu
de teu muaè
spremmûu 'nta maccaia
de staë de staë
e oua grûmmu de sangue ouëge
e denti de laete
e i euggi di surdatti chen arraggë
cu'a scciûmma a a bucca cacciuéi de baë
a scurrï a gente cumme selvaggin-a
finch'u sangue sarvaegu nu gh'à smurtau a qué
e doppu u feru in gua i feri d'ä prixún
e 'nte ferie a semensa velenusa d'ä depurtaziún
perchè de nostru da a cianûa a u meü
nu peua ciû cresce ni ærbu ni spica ni figgeü
ciao mæ 'nin l'eredítaë
l'è ascusa
'nte sta çittaë
ch'a brûxa ch'a brûxa
inta seia che chin-a
e in stu gran ciaeu de feugu
pe a teu morte piccin-a.

Il mio bambino, il mio
il mio
labbra grasse al sole
di miele di miele
tumore dolce benigno
di tua madre
spremuto nell'afa umida
dell'estate dell'estate
e ora grumo di sangue orecchie
e denti di latte
e gli occhi dei soldati cani arrabbiati
con la schiuma alla bocca
cacciatori di agnelli
a inseguire la gente come selvaggina
finché il sangue selvatico
non gli ha spento la voglia
e dopo il ferro in gola i ferri della prigione
e nelle ferite il seme velenoso della deportazione
perché di nostro dalla pianura al molo
non possa più crescere albero né spiga né figlio
ciao bambino mio l'eredità
è nascosta
in questa città
che brucia che brucia
nella sera che scende
e in questa grande luce di fuoco
per la tua morte piccina.

F. De Andre', Sidun, 1984

domenica 11 gennaio 2009

10 anni



.. ascolta la sua voce, che ormai canta nel vento,
Dio di Misericordia vedrai, sarai contento ...

venerdì 25 luglio 2008

Impressioni dalla Forneria


Ieri sera, sulle onde della nostalgia, siamo andati a goderci il concerto della PFM al parco fluviale Fabrizio De Andre' di Pontassieve, che gia' il nome del posto prometteva bene. Senza contare che 10 anni fa proprio la' ho assistito al mio ultimo concerto del Maestro, come lo chiama Di Cioccio, qualche mese prima della morte. Impossibile mancare: e infatti la prima parte del concerto della band, che fece la storia del progressive in italia e nel mondo, e' tutta dedicata alla mitica turnee del 1979 insieme a De Andre': stessi arrangiamenti, stessa energia, solo qualche capello bianco in piu' e, purtroppo, la voce inimitabile di Faber in meno. Intatto anche l'entusiasmo dei fiorentini: i pochi biglietti preparati dall'organizzazione sono terminati ben prima dell'inizio, e centinaia di persone inattese sono state fatte entrare gratis nel parco a pochi minuti dell'inizio dopo lunga contrattazione...

... e intanto il sole tra la nebbia filtra già
il giorno come sempre sarà...


martedì 15 aprile 2008

Il lunedi' delle salme



La domenica delle salme non si udirono fucilate
il gas esilarante presidiava le strade.
La domenica delle salme si portò via tutti i pensieri
e le regine del tua culpa affollarono i parrucchieri...

... a tarda sera io e il mio illustre cugino De Andrade
eravamo gli ultimi cittadini liberi
di questa famosa città civile
perché avevamo un cannone nel cortile.

venerdì 11 gennaio 2008

... ormai canta nel vento

Nove anni fa se ne andava Fabrizio De Andre'. Per me e' stato il piu' grande di tutti, il cantore degli ultimi e dei vinti. Con la sua voce calda, con la sua musica mai scontata, con i suoi testi fulminanti, ha saputo per primo emozionarmi e segnare tutta la mia adolescenza. Il primo disco che ho comprato, mentre i miei compagni di classe si gettavano sugli Europe e compagnia, e' stato "Non all'amore non al denaro ne' al cielo". Da quel disco, la canzone in cui Fabrizio ha voluto ritrarsi.




mercoledì 8 agosto 2007

La ballata degli impiccati


...Prima che fosse finita
ricordammo a chi vive ancora
che il prezzo fu la vita
per il male fatto in un'ora...

(F. De Andre'-G. Bentivoglio, La Ballata degli Impiccati, ispirata all'omonima poesia di François Villon)

Correva l'anno 1786 quando il Granduca di Toscana Pietro Leopoldo aboliva la pena di morte nel Granducato, primo esempio al mondo. Tuttavia, ancora oggi, molti crimini nel mondo vengono puniti con la pena capitale. E non solo omicidi: solo questo mese anche per traffico di opere d'arte, spaccio di droga e rapine, come si legge sul sito di Nessuno Tocchi Caino, associazione da sempre impegnata per l'abolizione della pena di morte nel mondo.

Sta facendo scalpore l'ondata di impiccagioni in Iran, molte delle quali sulla pubblica piazza come nel medioevo, con tanto di folla morbosa assiepata a vedere morte in diretta. Solo che adesso la folla riprende coi telefonini: qualcosa di cosi' agghiacciante da gelare il sangue. Importante la nota di dissenso da parte della Farnesina, che sta attirando l'attenzione dei media su questa strage "a norma di legge".

Almeno 1591 vite sono state spezzate dalla pena capitale, in 25 Paesi, nel solo 2006. Gia' 216 nei primi sei mesi di quest'anno. Senza considerare le condanne a morte eseguite in Cina, dove le statistiche sono considerate ancora segreto di Stato, ma sono sicuramente piu' di 5000. Il 91 per cento delle pene eseguite nel mondo si concentra in pochi Paesi: Cina, Iran, Iraq, Sudan, Pakistan e Usa. Accanto agli "stati canaglia" e a regimi piu' o meno dittatoriali troviamo proprio la madre delle democrazie. Quella che ne ha cosi' tanta che la puo' esportare, a modo suo, anche a chi ne ha meno. La pena capitale e' praticata nella stragrande maggioranza degli stati USA, con 60 esecuzioni nel 2006. Brilla il Texas, dove sta per essere condannato a morte Kenneth Foster, 30 anni, colpevole soltanto di guidare l'auto sulla quale fuggi' un amico che aveva appena ucciso il giovane che aveva cercato di derubare. Ha la sfortuna di essere nero, di famiglia disastrata e con pochi soldi per pagare avvocati di grido.

Ma del resto gli USA si stanno recentemente mettendo in luce per una clamorosa serie di violazione dei diritti delle persone grazie alle nuove norme anti-terrorismo, dalle 3000 persone letteralmente spariti nel nulla (di cui lo stesso presidente Bush, senza imbarazzo, ha detto "molti di loro non ci possono più nuocere"), ai detenuti di Guantanamo, anch'essi in condizioni disumane e in attesa di giudizio, alle recenti misure sul controllo della corrispondenza e delle telecomunicazioni. Di questo passo ci sara' ben poco da esportare, se non i vari colpi di stato e dittature fantoccio gia' sponsorizzate in sudamerica e in varie parte del mondo dalle amministrazioni americane.

Dall'altro lato dell'Atlantico qualcosa si muove. Sotto la spinta dell'Italia, finalmente in prima fila per una grande campagna internazionale, l'UE ha approvato recentemente una risoluzione a favore di una moratoria immediata, universale e senza condizioni sulle esecuzioni capitali, che si sta cercando dal 200 di imporre all'ONU.
Speriamo che il Granduca Leopoldo sia il prima possibile in fitta compagnia.

Ora, può darsi che il supplizio più grande e più forte non stia nelle ferite, ma nel sapere con certezza che, ecco, tra un'ora, poi tra dieci minuti, poi tra mezzo minuto, poi adesso, ecco, in quell’istante, l'anima volerà via dal corpo e tu non esisterai più come uomo, e questo ormai con certezza; l’essenziale è questa certezza. La punizione di uccidere chi ha ucciso è incomparabilmente più grande del delitto stesso. L'omicidio in base a una sentenza è incomparabilmente più atroce che non l’omicidio del malfattore.

F.Dostoevskij, L'idiota

venerdì 4 maggio 2007

Canzone del Maggio

Il 3 Maggio 1968 le autorita' francesi davano l'ordine di sgombrare l'occupata universita' della Sorbona, dando inizio agli scontri del Maggio francese.
De Andre' si ispira a quelle vicende nello splendido album "Storia di un impiegato", in cui dipinge un lucido affresco delle pulsioni di quegli anni, del tentativo di diminuire la distanza fra potere e societa', di rendere la societa' stessa migliore. Ne ricostruisce il fallimento, l'adeguamento e la rinuncia di molti, la degenerazione nel terrorismo degli anni di piombo.
Questa e' la splendida canzone di apertura, Canzone del Maggio, liberamente ispirata a uno dei canti degli studenti francesi, e ancora assolutamente attuale.



Per finire, una poesia scritta negli stessi anni da Danilo Dolci,
educatore, sociologo, animatore sociale e poeta triestino, ma vissuto per larga parte della sua vita in Sicilia. Con un augurio che le rivoluzioni, cosi' come le pensava Danilo, non possano cessare mai.


Chi si spaventa quando sente dire
"rivoluzione"
forse non ha capito.

Non è rivoluzione tirare una sassata in testa a uno sbirro,
sputare addosso a un poveraccio che ha messo una divisa
non sapendo come mangiare;
non è incendiare il municipio o le carte in catasto
per andare da stupidi in galera
rinforzando il nemico di pretesti.

Quando ci si agita per giungere al potere e non si arriva
non è rivoluzione, si è mancata;
se si giunge al potere e la sostanza dei rapporti rimane come prima,
rivoluzione tradita.

Rivoluzione è distinguere il buono già vivente,
sapendolo godere sani, senza rimorsi,
amore, riconoscersi con gioia.

Rivoluzione
è curare il curabile profondamente e presto,
è rendere ciascuno responsabile.

Rivoluzione è incontrarsi con sapiente pazienza
assumendo rapporti essenziali tra terra, cielo e uomini:
ostie sì, quando necessita, sfruttati no,
i dispersi atomi umani divengano nuovi organismi
e lottino nettando via ogni marcio, ogni mafia.

Da D.Dolci, Poema umano, Einaudi, Torino 1974.