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sabato 5 maggio 2012

Un nodo da sciogliere

Un articolo uscito oggi su Repubblica ha lanciato una bomba: Gli scout cattolici e l'omosessualità"I capi gay sarebbero un problema". Gli atti di un convegno organizzato da Proposta Educativa, una rivista per capi  dell'AGESCI, la maggiore associazione di scout cattolici italiana, sono stati infatti spacciati dall'articolista come "linee guida" per l'associazione, e le posizioni dei relatori assunte a posizioni ufficiali dell'AGESCI. Ovviamente non e' cosi' (e il quotidiano si e' ben guardato dal rettificare nonostante le segnalazioni),  ma a far scattare la bomba sono la natura dei concetti espressi da alcuni dei relatori, da cui Repubblica abilmente estrae una bella collezione di frasi shock. Soprattutto dall'intervento, in larghissima parte assolutamente deprecabile, di Padre Compagnoni, che, fortunatamente, neppure e' socio dell'AGESCI. Poco importa poi che altri interventi, ad esempio quello della Dott.ssa Tomisich  ("La fatica è proprio quella di aiutare a mettersi in relazione con l’adolescente per aiutarlo a costruire
un proprio progetto individuale in modo che non siano gli altri che “ti costruiscono un vestito
su misura”, ma sei tu che lo costruisci, con un progetto, con libertà e responsabilità
") e quello del dott. Dario Contardo Seghi abbiano tenore piuttosto diverso ("Le tendenze o le spinte sessuali intime dei capi secondo me non sono criteri di selezione. In primo luogo perché non si possono cogliere e secondariamente perché possiamo avere un capo con tendenze omosessuali bravissimo e capace, e uno eterosessuale con limiti tali per cui la comunità capi deve porsi il problema se sia corretto affidargli l’educazione dei ragazzi"). Rimando quindi tutti gli interessati a una lettura completa e approfondita degli atti del convegno, disponibili on line.
Mentre i contenuti dello "scoop" di Repubblica vengono riprese dagli altri principali quotidiani e dalle agenzie di stampa dando origine all'ennesimo caso di "notizia che non lo era", l'AGESCI emana un comunicato stampa in cui chiarisce che "gli scout cattolici si interrogano incessantemente su temi importanti come questo. L’AGESCI non ritiene di avere nessuna risposta preconfezionata ed è impegnata a riflettere su tutti i temi che interpellano il mondo dell’educazione". Ma ormai la frittata e' fatta, e mi pare l'ovvia conseguenza dell'organizzazione di un convegno che doveva essere un confronto sul tema e che invece viene presentato come un monologo quasi un unico punto di vista, anche se le riflessioni piu' articolate e dunque piu' complesse ci sono state. Non mi pare un grande inizio di dibattito sul tema, anche se fortunatamente in Associazione se ne parla eccome, anche all'ultimo Consiglio Generale di pochi giorni fa, e con prese di posizione assai meno nette, per fortuna, di quanto proposto dal convegno. Non se ne parla invece su Proposta Educativa, che ha promesso di pubblicare la lettera di un capo riportata qui di seguito sul proprio sito web, dove pero' a distanza di 2 mesi non e' ancora comparsa...
Penso che l'Associazione abbia bisogno come non mai di essere spronata ad interrogarsi e ad approfondire su questo tema, come su troppi altri sui quali fa fatica ad essere profetica come si confarrebbe alla sua storia e al suo speciale carisma. Magari questo polverone sara' un bello stimolo a farlo, visto che, sebbene con modi non certo articolati e approfonditi come il tema richiederebbe, il tutto e' finito nel pieno della ribalta nazionale In generale sono convinto che uno dei problemi dell'Associazione sia proprio il concentrarsi molto sul "metodo" e troppo poco sull'"antropologia" che dovrebbe sare un senso al metodo stesso. Questo probabilmente per la refrattarieta' dei capi a una riflessione teorica che si discosti anche solo un poco da alcuni temi classici e ben interiorizzati, e alla fatica di essere "voce che grida nel deserto" - anche se forse proprio a questo saremmo chiamati. Ricordo anche a questo proposito che l'AGESCI non e' un associazione cattolica, ma un associazione di cattolici, che fa parecchia differenza.
Ma per fare dar seguito al dibattito e al convegno di Proposta Educativa, segnalo l'intervento di Tommaso e ospito qua la bella lettera di Daniele che non sono ancora riusciti, chissa' come, a pubblicare:

In una rivista dal titolo “be happy, be scout” non ci dovrebbero proprio essere frasi del tipo “il problema diventa rilevante quando il capo con orientamento omosessuale dichiari o mostri con scelte precise il suo orientamento, essendo questo un elemento che può turbare, condizionare, confondere i ragazzi”. Un adulto per essere un buon capo scout deve innanzitutto essere “happy” il che sott’intende la libertà di essere se stessi e di vivere sempre serenamente la propria natura. Pensare che un capo non deve rivelare certe cose di se perché destabilizzanti è uno “zaino troppo pesante” per sentirsi liberi.
Inutile invece commentare il fatto che un capo omosessuale possa turbare, condizionare o ancor peggio confondere i ragazzi. La frase è sicuramente dovuta ad una eccessiva leggerezza editoriale: dopo anni di discriminazioni sociali a tutti i livelli, ormai ben sappiamo che frasi di questo tipo possono nascere solo dall’ignoranza e sono alimentate solo da una buona dose di razzismo che sembra innata in alcuni di noi.
Per essere capi scout occorre inoltre saper scegliere, sapersi schierare e non viaggiare sul filo del finto buonismo, lanciando il sasso e togliendo la mano, come in più punti si fa nell’articolo. “Tale considerazione, ..., vale per qualsiasi scelta che entri nella sfera dell’intimità personale” non rende certo l’articolo più “politicamente”corretto. È vero che ogni Comunita' Capi deve valutare gli elementi opportuni e non opportuni all’ingresso di un capo e questo non ha certo bisogno di specifiche per le persone gay; consultare psicologi, teologi morali e pedagogisti è invece una specifica a dir poco agghiacciante. Chi vive discriminando le persone in base all’orientamento sessuale dovrebbe consultare uno psicologo, non certo per sapere se un gay può far parte della sua Co.Ca., ma piuttosto per trovare un rimedio al suo comportamento. Si fa riferimento a modelli maschili e femminili precisi imbattendosi nella banalità che una donna lesbica non sia un corretto o un completo “modello di donna” (lo stesso per un uomo gay).
Per essere “happy” occorre “amare” e noi, in quanto capi di quest’associazione, pensiamo che amare sia il più grosso dono che Dio ci ha dato. Va vissuto fino in fondo e senza ipocrisie: è un dono che non ha tante barriere e che va condiviso con gli altri. Si amano i fratelli e le sorelle, i genitori e i nonni, qualche amico, una fidanzata/o. Amiamo diverse persone e questo ci rende felici, ci rende positivi e ci forma per essere capi migliori. Non c’è niente da nascondere ma tanto da testimoniare. Avere staff con persone molto diverse, e non solo certo in base all’orientamento sessuale, è una risorsa incredibile per i ragazzi: solo così potranno capire che ognuno di noi è unico e giusto per quello che è!
Molti capi nella nostra associazione se ne dimenticano e preferiscono vedere capi e pensieri “standarizzati". Ci si perde nei “bei discorsi” e poi non si fa molto nei fatti, si vogliono dare giudizi morali e non si guarda la realtà intorno, non si accettano le persone per quello che sono ma ci si ferma a certe etichette. Se ogni rivista è dedicata ad un articolo della legge tra poco toccherà a “sono puri di parole, pensieri ed azioni”: iniziamo a vedere il riflesso di Dio che splende in ognuno di noi senza cadere nel bigottismo, nella diffidenza verso gli altri e senza giudicare. Se uno scout sorride e canta anche nelle difficoltà, se uno scout è ottimista, sono sicuro che questo riflesso sarà accolto da tutti... magari un giorno non troppo lontano. Un scout ottimista deve almeno sperare di non leggere più articoli così superficiali su PE!
Daniele


martedì 24 novembre 2009

Don Alessandro vs Betori


Lettera di Enrico Peyretti, Torino, al quindicinale Rocca, della Pro Civitate Christiana:

La chiesa, la disciplina, sono buone cose. La bontà è di più. Non conosco di persona il prete Santoro. Non ho alcuna simpatia, anzi una istintiva ritrosia tradizionalissima davanti a questi slittamenti di identità sessuale che oggi vanno forte. Li considero una sfortuna, ma temo di offenderli. Ho sentito alla radio l'essenziale della notizia, mi sono trovato sul monitor davanti alla tastiera un messaggio di solidarietà, ho pensato: è un prete che ha rotto una disciplina per bontà verso degli "esclusi". Non sostengo affatto di avere tutta la ragione. Non ci ho pensato molto, né mi pare una cosa tanto grave.

Si danno battesimi e matrimoni ben fuori dal campo della fede cristiana, come semplici riti sociali di buon augurio, e - assai peggio - si fanno messe militari con grida bestiali di "Folgore!" dentro la chiesa-edificio (basilica di san Paolo, funerale dei soldati mandati e andati a morire a Kabul), davanti al tavolo della Cena e alla Croce, e così si benedice la guerra sporcando Dio e la sua Parola. Cosa vuoi che sia, al confronto, un prete che chiama sacramento - ma tutto è sacramento! "tutto è grazia"! - una preghiera e una benedizione su due persone che appoggiano l'una all'altra le loro povere vite, povere come tutte le nostre, di vescovi e non-vescovi.

Il vescovo, principe della disciplina più che della bontà, faccia il suo mestiere, ma allora scagli la sua disciplina anche contro esercito e governo che sacrilegano assai di più l'eucaristia di Gesù, per rafforzare le loro armi e i loro profitti a danno dei poveri ingannati con la falsa retorica militare, tacendo ben bene sulla popolazione afghana che subisce la guerra.

Non sappiamo dove arriva la grazia, la chiesa «senza confini» (come proclamava sorella Maria di Campello), e stiamo lì col centimetro della disciplina. Santoro forse faceva bene a non sacramentalizzare quel gesto, e piuttosto dirgli che la loro vita era già un sacramento. E fa male il vescovo-disciplina a non dare lui questo annuncio, che amore e amicizia sono l'unico universale sacramento di Dio, in qualunque sesso e trans-sesso, roba di cui Dio - oso immaginare - non è ossessionato come le gerarchie cattoliche.

Per "es-agerare" ancora un po' (spesso la verità sta "ex-agro", fuori dal campo), mi verrebbe voglia di parafrasare il profeta e il vangelo: "Misericordia voglio, e non sacramenti!"

mercoledì 14 ottobre 2009

Aggravanti


Andrea Sarubbi spiega molto bene cosa sia successo ieri alla Camera, con il PD che fa pasticci anche quando batte la maggioranza, la Binetti che vota con la destra ancora una volta e UDC, PDL e Lega che assicurano ai bastonatori di omossessuali nella penisola di scampare qualunque aggravante, come accade ad esempio per i casi di razzismo. I sepolcri imbiancati dell'UDC e del PDL (tranne 9 deputati finiani dissidenti) esultano per il successo, sostenendo che con questa legge si sarebbe concesso un intollerabile privilegio agli omosessuali (ma anche, ci dicono, a pedofili, zoofili e quant'altro), violando l'articolo 3 della Costituzione. Strano che fino a ieri, quando si trattava di commentare il parere della consulta sul Lodo Alfano, nessuno da quelle parti sapesse neppure che esistesse un tale articolo. Strano anche che, nonostante l'"ovvio" contrasto con la Costituzione, esista gia' nel nostro ordinamento l'aggravante per razzismo (Legge n. 205 del 25-6-1993): qualcuno avverta la Consulta, possibilmente senza soffermarsi a pensare che l'aggravante per un procedimento penale non c'entra nulla con l'essere uguali di fronte alla legge, ma piuttosto si trova in perfetta armonia con lo stesso Articolo 3 visto che serve proprio a disencentivare una discriminazione, a "rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".
E quindi largo al moltiplicarsi degli episodi di intolleranza verso gli omossessuali, largo a chi fa della paura del "diverso" uno strumento di governo. Peccato pero' che dai giornali e' impossibile capire bene cosa sia successo ieri, visto che l'unico risalto nel merito e' quello dato all'ennesimo caso Binetti: "Per come era formulata la legge, le mie opinioni sull'omosessualità, e quelle di tante altre persone, potevano essere individuate come un reato". Di sicuro le sue opinioni sull'omosessualita' come una malattia possono essere individuate come non compatibili con il manifesto dei valori del PD, che la Binetti ha ratificato senz che il dottore glielo ordinasse, e qualcuno lassu' finalmente se n'e' accorto...
Ecco per completezza l'allucinante testo votato ieri dalla Camera a sostegno dei manganellatori di diversi, e in contrasto con il Trattato europeo di Lisbona ratificato anche dall'Italia:

Seduta n. 231 di martedì 13 ottobre 2009
TESTO UNIFICATO DELLE PROPOSTE DI LEGGE: CONCIA ED ALTRI; DI PIETRO E PALOMBA: MODIFICA ALL'ARTICOLO 61 DEL CODICE PENALE, CONCERNENTE L'INTRODUZIONE DELLA CIRCOSTANZA AGGRAVANTE RELATIVA ALL'ORIENTAMENTO O ALLA DISCRIMINAZIONE SESSUALE (A.C. 1658-1882-A)

A.C. 1658-1882-A - Questione pregiudiziale
QUESTIONE PREGIUDIZIALE DI COSTITUZIONALITÀ

La Camera, premesso che:
il testo unificato delle proposte di legge n. 1658 e 1882, recante l'introduzione nel codice penale della circostanza aggravante inerente all'orientamento o alla discriminazione sessuale, presenta profili di violazione della Carta costituzionale;
1. (violazione dell'articolo 3 della Costituzione) - la disposizione viola il principio di uguaglianza sancito dall'articolo 3 della Costituzione con riferimento al canone della ragionevolezza in quanto:
l'inserimento tra le circostanze aggravanti comuni previste dall'articolo 61 del codice penale della circostanza di aver commesso il fatto per finalità inerenti all'orientamento sessuale ricomprende qualunque orientamento ivi compresi incesto, pedofilia, zoofilia, sadismo, necrofilia, masochismo eccetera;
non essendo possibile accertare nell'interiorità dell'animo l'autentico movente che spinge alla violenza, ne conseguirebbe che chi subisce violenza, presumibilmente per ragioni di orientamento sessuale, riceverebbe una protezione privilegiata rispetto a chi subisce violenza tout court. Si introdurrebbe quindi un trattamento diverso nella commissione di delitti non colposi senza alcuna ragionevole giustificazione;
2. (violazione dell'articolo 25 della Costituzione) - la norma si pone in contrasto con l'articolo 25 della Costituzione in quanto, in assenza di una nozione di orientamento sessuale, la circostanza aggravante, nella parte in cui dà rilevanza all'orientamento sessuale, viola il principio di tassatività della fattispecie penale, a tal fine si evidenzia come dell'espressione «orientamento sessuale» non sia data una definizione, né sia rinvenibile nell'ordinamento penale. L'espressione è estremamente generica in quanto può indicare fenomeni specifici come l'omosessualità oppure, più in generale, ogni «tendenza sessuale» comprendendo anche incesto, pedofilia, zoofilia, sadismo, masochismo e qualsiasi altro genere di scelta sessuale, che nulla ha a che vedere con l'omosessualità;
inoltre l'indeterminatezza concettuale dell'espressione orientamento sessuale non consente di individuare le fattispecie meritorie di una particolare tutela. Nel caso di specie la norma prevede come circostanza aggravante di reato una posizione soggettiva della persona offesa che non sempre appare meritevole di una tutela differenziata. Per comprendere appieno la censura di costituzionalità si osservi che ad oggi con riferimento alle particolari condizioni delle persone offese sono previste aggravanti unicamente per fatti commessi contro pubblici ufficiali, persone incaricate di pubblico servizio, persone rivestite della qualità di ministro del culto cattolico o di un culto ammesso nello Stato, ovvero contro un agente diplomatico o consolare di uno Stato estero nell'atto o a causa dell'adempimento delle funzioni o del servizio. Orbene, è di tutta evidenza che a differenza della disposizione in esame nei casi citati si tratta sempre di posizioni oggettive: la particolare qualità della persona offesa giustifica ictu oculi un aggravio di tutela in relazione alla particolarità delle funzioni svolte. Anche nelle ipotesi, pur presenti nell'ordinamento e derivanti dall'adempimento di obblighi internazionali, di aggravanti che si applicano quando il fatto è commesso per finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso, si fa sempre riferimento a circostanze oggettive circa le condizioni della persona offesa,

delibera

di non procedere all'esame del testo unificato delle proposte di legge n. 1658-1882-A.
n. 1. Vietti, Buttiglione, Rao, Capitanio Santolini, Volontè, Ciccanti, Compagnon, Naro.

martedì 26 maggio 2009

Fonti, pregiudizi e schiavi francesi


Riporto qui una email a Pietro Ichino riguardo a un divertente ma impreciso post apparso sul suo ottimo blog, dato il valore paradigmatico del caso. A seguito dell'email l'origine della lettera e' stata prontamente precisata da Ichino, che ringrazio per l'attenzione.

Caro Pietro,

leggo con piacere quando posso il tuo blog, di cui apprezzo stile e contenuti, mai banali e spesso a fondo nei problemi importanti che affronti come flexsecurity e immigrazione. Sono rimasto oggi colpito, anche su segnalazione di un'amica, dal simpatico post "Posso avere schiavi francesi?" di qualche giorno fa, in cui si riprendeva una lettera molto divertente, datata Maggio 2009, che ironizza sulla risposta data in una trasmissione radiofonica a un ascoltatore in merito all'omosessualita', che sarebbe da considerarsi un abominio secondo quanto si legge nella Bibbia a Levitico 18, 22 (ricordo pero' che il Levitico spiega anche che la proprieta' privata non esiste!). La lettera gira pero' in rete da qualche tempo, ma non mi convinceva per la vaghezza dei riferimenti.

Ho fatto qualche ricerca in rete e ho scoperto che la lettera non riguarda assolutamente una trasmissione di Radio Maria condotta da un non identificato "noto religioso". La trasmissione che fornisce consigli morali applicando alla lettera versetti della Bibbia credo che fortunatamente non esista (ancora?) nel nostro etere, anche se a volte ho dovuto per caso ascoltare o cercando altre frequenze o da stralci riportati in rete cose quasi altrettanto allucinanti da questa emittente, anche nei confronti dei gay.

In realta' quella pubblicata e' una vecchia lettera (anno 2000) alla giornalista americana di fede ebraica ortodossa Laura Schlesinger, per ironizzare sulla sua posizione in fatto di omosessualita' presentata in diverse trasmissioni radiofoniche e televisive. Fortunatamente, sempre nel 2000, la Canadian Broadcast Standards Council (CBSC) ha dichiarato che la caratterizzione da parte della Schlessinger del comportamento sessuale dei gay come "abnorme, aberrante, disfunzionale e erroneo" costituisce una discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale, e come tale in violazione delle condizioni in merito di diritti umani del suo codice etico, costringendo la giornalista alle pubbliche scuse. Qui tutte le informazioni, insieme a un'interessante nota biografica sulla giornalista che testimonia ancora una volta quanto parole e azioni siano spesso distanti.

Mi sono preso la briga di scrivere questa email non tanto per il contenuto della lettera pubblicata, che resta una valida e divertente risposta ironica a ogni integralista che pensa che le scelte etiche possano sempre ridursi al bovino rispetto di precetti (concezione gia' bollata come antiquata gia' da Gesu' stesso 2000 e spicci anni fa ("avete inteso che fu detto...ma io vi dico..." Mt 5, 20-48), e neppure in difesa di Radio Maria che come abbiamo visto e' spesso assolutamente e vergognosamente indifendibile. Quanto perche' penso che occorra sempre stare attenti a non rispondere ai pregiudizi di qualcuno con altri pregiudizi nei suoi confronti, per non porsi sullo stesso piano e non passare dalla parte del torto. E perche' verificare le proprie fonti e' sempre bene!

Un saluto e buon lavoro

venerdì 9 gennaio 2009

Giocatore come pesce


... "fuori campo fuori acqua": cosi' sentenzio' ai suoi tempi l'indimenticabile Vujadin Boskov. E pare che non possiamo che continuare a dargli ragione. Dopo le solite dichiarazioni sessiste di Lippi secondo cui i gay fanno tutti danza classica, visto che lui nel calcio non ne ha mai visti (forse perche' si mimetizzano evitando i tacchetti a spillo), dopo Cannavaro che si lamentava di Gomorra, non della camorra, che a suo dire non gioverebbe all'immagine dell'Italia nel mondo (mentre il suo video al Nandrolone...), oggi Astromat mi segnala sulla Gazzetta un'intervista a Legrottaglie che dire inquietante e' dir poco. Solo un assaggio:

Cosa pensi di quello che sta succedendo a Gaza in questi giorni?
"Sapevo già che sarebbe successo, è una profezia della Bibbia. Il popolo di Israele era quello prediletto da Dio. Ma non l'ha riconosciuto e ora ne sta pagando le conseguenze".

Ma perche' non si limitano a dire che la palla e' rotonda e il mister ha sempre ragione?

lunedì 1 dicembre 2008

La moratoria Migliore


Monsignor Celestino Migliore, osservatore della Santa Sede presso l'Onu, ha espresso l'altro giorno parere fortemente sfavorevole a una iniziativa del governo francese per proporre una depenalizzazione del reato di omosessualità nei Paesi che ancora lo prevedono. "Gli stati che non riconoscono l'unione tra persone dello stesso sesso come 'matrimonio' - dice infatti Mons. Migliore - verranno messi alla gogna e fatti oggetto di pressioni". La tesi pare sia dunque che per evitare problemi per i paesi (e le istituzioni?) che non prevedono copmpleta parita' tra etero e omosessuali, e' preferibile che si continui a privare della libertà, torturare e uccidere milioni di persone in tutto il mondo. tralasciando il fatto (che evidentemente sfugge a chiunque entri in Vaticano) che riconoscere dei diritti e il fatto che una coppia abbia scelto di vivere insieme NON a equipararla a una coppia sposata, e' assolutamente incredibile che addirittura condannare le discriminazioni possa essere visto come primo passo verso questa tanto temuta equiparazione. Migliori insiste spiegando che la proposta francese e' "una dichiarazione di valore politico che aggiunge nuove categorie protette dalla discriminazione senza tener conto che, se adottate, esse creeranno nuove e implacabili discriminazioni". Pare quindi che lo stesso Migliori, per coerenza, voglia presentare una mozione per evitare di condannare il razzismo, dal momento che poi verrebbero discriminati tutti quelli stati che non lo condannano apertamente (tipo l'Italia), e una moratoria per abolire i coltelli, dal momento che la loro tolleranza potrebbe essere vista come un primo passo verso la liberalizzazione dell'accoltellamento.
Da Oltretevere insistono e spiegano: "Nessuno vuole difendere la pena di morte per gli omosessuali" afferma padre Federico Lombardi che ricorda come altri 150 paesi non abbiano aderito "ma la proposta cerca di introdurre una dichiarazione di valore politico che si puo' riflettere in meccanismi di controllo in forza dei quali ogni norma che non ponga esattamente sullo stesso piano ogni orientamento sessuale, puo' venire considerata contraria al rispetto dei diritti dell'uomo". Ecco scovato l'inghippo. Si teme semplicemente che la Chiesa sia messa fuorilegge dall'ONU... ma non era piu' semplice proporre una moratoria sul Vaticano e Migliori invece di sostenere discriminazioni tanto odiose?

venerdì 24 ottobre 2008

Riconoscere le coppie omosessuali


La rivista Aggiornamenti Sociali, diretta da padre Bartolomeo Sorge e redatto da un gruppo di gesuiti e di laici, ha pubblicato sul numero di Giugno in occasione dei 60 anni della Costituzione un interessantissimo lavoro intitolato "Riconoscere le unioni omossessuali?". Il gruppo di studio sulla bioetica che l'ha redatto, partendo dal Magistero della Chiesa e dalla Costituzione della Repubblica, offre una preziosa sintesi che si sforza di non condannare ne' escludere a priori, ma cerca la possibilità di uno "spazio di incontro" tra le diverse posizioni. Nel tentativo di suggerire una via d'uscita dai quei vicoli ciechi che hanno costituito una sconfitta per entrambe le posizioni nel recente dibattito. L'idea di partenza e' che, come mostra la gran parte delle indagini, la persona si scopre nella maggioranza dei casi omosessuale senza volerlo e in modo irreversibile, cosi' che lo spazio lasciato alla libera scelta e' molto ridotto: "il compito dell'etica non sta quindi nell'insistere per modificare questa organizzazione psicosessuale, ma nel favorire per quanto possibile la crescita di relazioni più autentiche nelle condizioni date". Tenendo conto di questo punto di vista, il punto focale della richiesta di un riconoscimento pubblico dell'unione affettiva di due persone dello stesso sesso e' che racchiude in se' la volonta' di un riconoscimento tout court di se stessi, che e' la base di una completa autostima sociale. La lotta per il riconoscimento dei diritti civili e sociali diventa allora "uno sforzo per entrare con il proprio progetto di vita nel ciclo di vita della societa' nel suo insieme, contribuendovi positivamente, in maniera non concorrente, non surrogata della coppia eterosessuale, con una specificita' pero' ancora da focalizzare".
La Chiesa, che finora ha visto spesso come non autentico e disordinato l'amore omosessuale, non ha pero' davvero esplorato tutta la questione, non interrogandosi sulla rilevanza sociale di una coppia stabile nella ricerca del bene comune. Anche il Concilio Vaticano II infatti individua il bene comune come "l'insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono ai gruppi, come ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e speditamente" (Gaudium et spes, n.26). E allora chiaro che prendersi cura stabilmente dell'altro, in ogni tipo di relazione, non puo' che essere visto come una forma di realizzazione del soggetto e al tempo stesso come un contributo prezioso alla vita sociale. Pur mantenendo chiare le distinzioni dal matrimonio, ne segue la difficolta' a sostenere che il riconoscimento di alcuni diritti e responsabilita', fondate sulla continuita' e stabilita' di convivenza e di una relazione affettiva, costituirebbe una svalutazione dell'istituto matrimoniale o una modificazione profonda e negativa dell'organizzazione sociale. E certamente si debbono includere tra i rapporti riconosciuti come stabili anche quelli tra persone dello stesso sesso, non perche' ci si basi sulla loro connotazione omosessuale, ma per la loro rilevanza sociale e costituzionale (Art. 2 La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalita', e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarieta' politica, economica e sociale). Conclude dunque lo studio:

Il riconoscimento giuridico del legame tra persone dello stesso sesso, quale presa d’atto di relazioni già in essere, trova la sua giustificazione in quanto tale relazione sociale concorre alla costruzione del bene comune. Prendersi cura dell’altro, stabilmente, è forma di realizzazione del soggetto e al tempo stesso contributo alla vita sociale in termini di solidarietà e condivisione. Ed è proprio per questa relazionalità che il legame tra persone dello stesso sesso, così come avviene per altre forme di relazione sociale, può essere garantito, non nella forma di un privilegio concesso in funzione della particolare relazione sessuale, ma nel riconoscimento del valore e del significato comunitario di questa prossimità.
La politica e la norma di legge esauriscono qui il proprio compito, prendendo atto senza ulteriori precisazioni di un legame in essere. Non spetta al legislatore indagare in che modo la relazione viene vissuta sotto altro profilo che non sia quello impegnativo, ma necessariamente generico, dell’assunzione pubblica della cura e della promozione dell’altro e di altri — che assumono tipologie e manifestazioni diverse —, fatto salvo intervenire quando vengano meno il rispetto e la tutela della persona, con danno conseguente. Invaderebbe campi che non le appartengono una scelta politica che volesse stabilire a priori forme accettabili di espressione di quel legame — ad esempio affettiva e sessuale — e in base a esse riconoscere e garantire determinate tutele. Nel riconoscimento dei propri limiti e quindi delle proprie responsabilità la politica e il potere dello Stato mostrano rispetto per le persone e ne riconoscono la priorità.
In questo quadro la scelta di riconoscere il legame tra persone dello stesso sesso appare giustificabile da parte di un politico cattolico. Essa rappresenta un’opzione confacente al bene comune, di promozione di un legame socialmente rilevante, di un punto di equilibrio in un contesto pluralista in cui potersi riconoscere, di risposta praticabile a una esigenza presente nell’attuale contesto storico. E ciò senza mettere in discussione il valore della famiglia, evitando così indebite analogie, abusi e pericolosi scivolamenti verso ulteriori pretese.


Ne consiglio la lettura anche a Binetti e compagnia: un'ottica equilibrata e capace di coniugare, dall'interno della Chiesa, visioni diverse. Di associare alla richiesta di diritti e di riconoscimento i doveri e responsabilita' verso l'altro e verso la societa', insistendo sulla valenza sociale della stabilita' affettiva. Altro che tolleranza discreta e prudente, nel tentativo (vano?) di contenere il fenomeno senza legittimarlo. Buona lettura.

giovedì 3 aprile 2008

Ecco, appunto


A proposito del post precedente, leggo adesso le dichiarazioni della presunta paladina della cristianita' Professoressa Binetti. Dato che per candidarsi nelle liste del PD ha firmato sia il manifesto dei valori, sia il programma elettorale, e dato che sia il programma al punto 2 comma d e il manifesto al punto 2 sono piuttosto chiari in merito e non passibili di interpretazione, o si rimangia quello che ha detto e chiede scusa o va fuori subito. E se non si puo' piu' cambiare le liste, si impegni a rinunciare gia' il 15 Aprile. Nel dubbio, meglio se va fuori, ha gia' abusato abbastanza della nostra pazienza, che noi un cilicio del genere non ce lo siamo scelti. Se abbiamo gia' mollato qualche zavorra, non e' una buona ragione per non completare l'opera.
Per consolazione una buona notizia, cade l'ultimo muro d'Europa. A Cipro l'unificazione e' piu' vicina, dopo 45 anni. Di questi tempi i muri fan fatica a stare su, almeno quelli.

Esserci per testimoniare


Ricevo e volentieri diffondo. Sperando di contribuire un briciolo ad abbattere il muro di imbarazzo ben saldo nella nostra società, e soprattutto nelle nostre chiese.

Nelle scorse settimane è stato lanciato
un appello affinché i cristiani veglino insieme con i gruppi di credenti omosessuali, per ricordare le vittime della violenza del pregiudizio e lanciare un segno concreto di speranza cristiana. Le veglie avranno luogo in numerose città italiane e estere dal 2 al 6 Aprile, e credenti provenienti da diverse confessioni religiose (Battisti, Cattolici, Metodisti, Valdesi, Veterocattolici, etc…) saranno in veglia insieme per ricordare le vittime dell’omofobia e per lanciare un segno forte alle loro “chiese”, rifiutando di “rimanere in silenzio” quando milioni di uomini e donne soffrono (minacciati, torturati e anche uccisi in alcuni Paesi) solo perché esistono, perché vogliono vivere l'affettività che il Signore ha dato loro.
La città di Firenze ha risposto con forza a questo appello. La comunità Valdese e Battista fiorentina, la comunità vetero cattolica, il movimento "Noi siamo chiesa", il gruppo di formazione cristiana "
Villa Guicciardini" hanno fatto proprio questo appello e domani 4 Aprile, alle ore 21, pregheranno insieme ai credenti omosessuali della REFO (Rete Evangelica fede e Omosessualità) e del gruppo di cristiani omosessuali Kairos di Firenze sotto le volte neogotiche della chiesa valdese di via Micheli (angolo via Lamarmora). Ma l'appello lanciato dai credenti fiorentini è stato anche raccolto da numerose comunità cristiane e da tanti gruppi di credenti omosessuali in tutta Italia ed in alcune parti del mondo (Spagna, Cile, Argentina, Irlanda, ecc), che organizzeranno, in comunione con Firenze, tante veglie di preghiera nelle loro città, e faranno memoria del messaggio di Martin Luther King, protagonista e ispiratore delle lotte non violente per i diritti civili di tutte le minoranze, che venne assassinato in questo giorno (4 aprile 1968), esattamente 40 anni fa.
Domenica 6 Aprile numerose comunità cristiane inseriranno nei loro culti domenicali una riflessione sull’omofobia, e si terrà a Roma la veglia ecumenica che concluderà questa iniziativa, che vuole infrangere il muro di silenzio e d’imbarazzo che spesso permane nella nostra società, e soprattutto nelle nostre chiese, su questo tema. Perche', come diceva Bonhoeffer, “
viene il giorno in cui sarà forse impossibile parlare apertamente, ma noi pregheremo, faremo ciò che è giusto”. A ognuno di noi il compito di decidere se far finta di nulla o se portare la nostra silenziosa testimonianza.