giovedì 31 luglio 2008
mercoledì 30 luglio 2008
La grande selezione e l'assedio
Nulla di fatto ai negoziati dell'organizzazione mondiale del commercio (WTO), affossati dallo scontro dallo scontro tra i paesi ricchi e quelli in via di sviluppo, capitanati da Cina e India. In cambio della riduzioni dei sussidi protezionistici all'agricoltura nell'occidente, i paesi in via di sviluppo mettevano sul piatto la riduzione dei dazi sull'export da occidente. Un ginepraio di veti incrociati e interessi contrapposti
La marcia trionfale della globalizzazione si e' fermata? Da tempo in realta' l'idea che l'economia mondiale fosse inevitabilmente destinata a crescere sempre piu' con benefici a cascata per tutti, ha perso credibilita' e utilita'. Il mito del libero mercato si sta invece rivelando sempre piu' per quello che e' (o e' stato), uno strumento dei ricchi per diventare ancora piu' ricchi, per operare una gigantesca selezione, per rompere l'unita' del mondo. Scriveva Raniero La Valle in "Prima che l'amore finisca", nel 2003:
Se infatti tutto il mondo non si puo' sviluppare, perche' nel mercato globale sono finite le illusioni di uno sviluppo universale e continuo, che cresca e si arricchisca solo una parte. Gli appagati e gli esclusi. Se il cibo non si puo' distribuire a tutti, e nemmeno per il 2015 si potra' dimezzare il numero di quel miliardo e trecento milioni di persone che vivono nella poverta' piu' assoluta, con meno di un dollaro al giorno, che almeno siano abbondanti le mense degli altri. I sazi e gli affamati. Se il lavoro umano deve essere distrutto, perche' il fattore piu' caro tra i costi di produzione , lo si conservi solo per coloro che non possono essere sostituiti dalle macchine. I necessari e gli esuberi. Se tutta la Terra non si puo' salvare, perche' i mari si innalzeranno, e ci sono isole, e continenti e popoli a perdere, che si attrezzi, e si cinga di mura, e si riempia di armi quella che deve sopravvivere, che non deve naufragare. I sommersi e i salvati. Questa e' la scelta fatta dall'attuale sistema dinanzi alla crisi da esso stesso prodotta. Il mondo non si puo' aggiustare per tutti? La risposta e' la Grande Selezione. Il Mercato non e' forse efficace proprio perche' selettivo? E oggi, appunto, tutto e' Mercato"
Eppure qualcuno dei giganti che stavano sotto ha provato ad alzare la testa, a costi in vite e dignita' umana indicibili, e vuole partecipare da attore protagonista al grande show del libero Mercato, proprio alla vigilia di una crisi mondiale senza precedenti. La Grande Selezione comincia a fare acqua. Per correre ai ripari si cambiano allora le regole: aiuti di stato, dazi, aumento dei prezzi, ricorso alle armi. E se i nuovi venuti non ci stanno, peggio per loro. Tanto le regole le facciamo noi. E infatti il ministro dell'Agricoltura (del governo sulla carta paladino del libero /mercato) esalta il fallito accordo perche' "protegge i prodotti italiani". E' cominciato l'assedio?
martedì 29 luglio 2008
Insicurezza permanente
Mentre cio' che rimane della sinistra a sinistra del PD canta Bandiera Rossa al proprio museo, ponendo come priorita' il mai col PD (uno si domanda cosa succedera' di tutte le amministrazioni compartecipate) e inneggiando alla lotta di classe, il governo e' gia' pronto a varare simpatiche norme. Che mettono in forse l'assegno sociale per 800000 persone, soprattutto se hanno la colpa di essere anche extracomunitari, e blinda la aziende che hanno stipulato contratti precari irregolari dai ricorsi da cui sono state investite. Nei casi infatti in cui un’azienda abusava del contratto a tempo, e quindi il lavoratore svolgeva a tutti gli effetti le mansioni di un lavoratore a tempo indeterminato, si poteva chiedere al giudice di obbligare l’azienda al rientegro a tempo indeterminato. Ora ovviamente non sara' piu' possibile: pare che valga solo per le cause in sospeso, ma come al solito afferrato il dito si prenderanno tutto il braccio. Il lavoratore legato da un contratto irregolare per errore (o malafede) dell'azienda, si trovera' disoccupato: oltre al danno la beffa. E mentre i sindacati come sempre stanno a guardare, mentre i soldati pattugliano le strade, mentre la UE ha almeno la coerenza di chiamare le cose col loro nome e spiega che in Italia sono violati i diritti umani dei Rom, restiamo allegramente in emergenza. L'insicurezza permanente, ma mi pare che gi immigrati non c'entrino molto.
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lunedì 28 luglio 2008
Storie di insicurezza
Continua l'Emergenza Nazionale. Ecco solo un paio di storie di ordinaria emergenza immigrazione.
Dal Manifesto:
Si aggrava la posizione di Mario Costa, l'imprenditore agricolo che il 27 giugno scorso lasciò morire nel campo dove lavorava alla raccolta di meloni e angurie Vijay Kumar, bracciante indiano di 44 anni. Morto di fatica sotto il sole cocente della campagna di Viadana. La Procura di Mantova ha mutato il capo di imputazione da omicidio colposo a omicidio volontario, che si aggiunge all'accusa di omissione di soccorso. Questa brutta storia di sfruttamento e caporalato è venuta alla luce solo venerdì. Costa diede ordine ai colleghi di Vijay, lavoratori in nero e per lo più clandestini come lui, di spostare il corpo del bracciante in un altro luogo. Probabilmente per paura di una multa. In questo modo l'avrebbe ucciso: Kumar sarebbe stato lasciato agonizzare per quasi due ore prima di ricevere i soccorsi, ormai inutili. Ora, nel registro degli indagati viene iscritta anche la moglie di Costa, C.A. di 43 anni. La Procura, ritendola in qualche modo coinvolta nello spostamento dell'extracomunitario, l'ha denunciata a piede libero per gli stessi reati del marito. L'autopsia sulla salma dell'indiano è prevista per il 15 luglio.
Dal Corriere:
Sembrava un suicidio, o un terribile incidente. Ma era un omicidio volontario. Adrian Kosmin, il romeno di 28 anni trovato morto carbonizzato a bordo della sua Rover 25 la notte tra venerdì e sabato in una strada secondaria di Cavaion, nel Veronese, poco distante dalla A22, è stato massacrato dai suoi datori di lavoro per 900 mila euro: tanto valeva il premio dell'assicurazione sulla vita che gli avevano fatto stipulare. In manette sono finiti Valerio Tancredi Volpe e la sua convivente Cristina Nervo. È stata la donna a cedere lunedì davanti al pm Giulia Labia e a raccontare come si sarebbero svolti i fatti. La coppia avrebbe dato appuntamento a Kosmin, che lavorava come autotrasportatore per Volpe, in casa propria. Qui avrebbe sedato l'uomo con alcuni farmaci, lo avrebbe colpito e infine bruciato. Dopo, sarebbe seguita la messa in scena dentro l'automobile, abbandonata nelle campagne di Affi. Secondo l'accusa, il movente sarebbe stato il premio dell'assicurazione fatta stipulare con un preciso intento al romeno. «È meglio farla nel caso in cui ti succeda qualcosa sul lavoro», avrebbero spiegato l'uomo e la donna a Kosmin. La beneficiaria, in quel caso, sarebbe risultata proprio Cristina Nervo, futura titolare della ditta. Adrian si trovava in Italia da un paio d'anni. Viveva alle Golosine. Mai avuto problemi con la giustizia, regolare, nessun «giro» pericoloso, Kosmin non era stato ancora regolarmente assunto. Quando il suo corpo è stato trovato nell'auto, si era pensato a un incidente, alla tappezzeria dell'auto che aveva preso fuoco all'improvviso.
Invece un romeno si puo' uccidere per 900 euro: emergenza nazionale.
sabato 26 luglio 2008
Emergenza Nazionale
BeffaTotale dichiara a reti unificate lo stato di emergenza nell'intero territorio nazionale per il dilagare di atteggiamenti xenofobi e razzisti, spesso degeneranti in gravi episodi di violenza fisica, verbale e psicologica su cittadini italiani e stranieri. L'emergenza e' irresponsabilmente fomentata dal clima suscitato nel paese dalla politica scellerata e razzista messa in atto dal governo, nel tentativo di distogliere l'attenzione dai problemi reali del paese, dall'inesorabile processo di smantellamento dei servizi pubblici ai cittadini e l'uso personalistico delle istituzioni da parte del capo del governo per garantirsi l'impunita'. Lo stato di emergenza servira' "a garantire e potenziare le attività di contrasto e di gestione del fenomeno", contrastare le "pregiudizi e falsità, degne della peggiore politica italiana". In una nota si spiega che "risponde solo a esigenze organizzative ma non saranno coinvolte forze armate".
Gigi Ontanetti, dalla sua gabbia nel piazzale Michelangelo, spiega:
[...] sono illegittime tutte quelle leggi pur ”democratiche” che limitano la libertà di movimento e permanenza di persone, uomini e donne non residenti in questo paese. Assecondare scelte discriminatorie di questo tipo, significa avviare un processo tra l’altro già in corso, che porterà a ritenere illegale la presenza di uomini e donne non più in grado di garantire la propria sussistenza economica. Siamo davanti a un quadro sociale che già presenta fenomeni diffusi di miseria, cioè, uomini e donne che oltre a non avere più la forza e la possibilità di poter garantire la propria sussistenza economica, ha anche perso la propria dignità, situazione che porta le persone a oltrepassare il limite. Il sottoproletariato non è morto, ha solo cambiato volto ed aumenta ogni giorno le proprie file. Come amico della nonviolenza, affermo che solo i processi decisionali maturati e condivisi possono aiutare la società a scegliere un’economia e una giustizia che abbia come fine il rispetto del diritto. Nel pensare e sentire come educatore e formatore, affermo che due sono gli obiettivi culturali che una società democratica dovrebbe avere come riferimento: quello di educare alla dimensione della fraternità e alla rsponsabilità individuale e collettiva perchè nessuno e' padrone ma tutti siamo custodi della "terra" in cui viaviamo [...]Si consiglia la cittadinanza di uscire poco la sera, compreso quando è festa, e di mettere dei sacchi di sabbia vicino alla finestra. Oppure di esporre il banner "Emergenza Nazionale" sul proprio blog.
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venerdì 25 luglio 2008
Impressioni dalla Forneria
Ieri sera, sulle onde della nostalgia, siamo andati a goderci il concerto della PFM al parco fluviale Fabrizio De Andre' di Pontassieve, che gia' il nome del posto prometteva bene. Senza contare che 10 anni fa proprio la' ho assistito al mio ultimo concerto del Maestro, come lo chiama Di Cioccio, qualche mese prima della morte. Impossibile mancare: e infatti la prima parte del concerto della band, che fece la storia del progressive in italia e nel mondo, e' tutta dedicata alla mitica turnee del 1979 insieme a De Andre': stessi arrangiamenti, stessa energia, solo qualche capello bianco in piu' e, purtroppo, la voce inimitabile di Faber in meno. Intatto anche l'entusiasmo dei fiorentini: i pochi biglietti preparati dall'organizzazione sono terminati ben prima dell'inizio, e centinaia di persone inattese sono state fatte entrare gratis nel parco a pochi minuti dell'inizio dopo lunga contrattazione...
il giorno come sempre sarà...
giovedì 24 luglio 2008
Sotto i Portici
Intendo per passione la capacita' di resistenza e di rivolta; l'intransigenza nel rifiuto del fariseismo, comunque mascherato; la volonta' di azione e di dedizione, il coraggio di sognare in grande; la coscienza del dovere che abbiamo, come uomini, di cambiare il mondo in meglio, senza accontentarci di mediocri cambiamenti di scena che lasciano tutto com'era prima: il coraggio di dire no quand'e' necessario, anche se dire si' e' piu' comodo, anche se per questo bisogna pagare un prezzo
Sto leggendo uno splendido libricino di Franco Vaccari, Portici - Politica vecchia e nuova passione, segnalatomi dal Suro. Un bignami di quello che significa buona politica, passione e volonta' di cambiamento. Per chi sa che chi non immagina il proprio domani e la strada per raggiungerlo ha poche speranze di conquistarlo, e nel migliore dei casi vivra' in quello costruito da qualcun'altro. Per chi, nell'Italia del "si salvi chi puo'", dove ognuno pensa solo al suo orticello per accumulare altra solitudine, vuole invece scendere a passeggiare sotto i portici, a rischiare di costruire insieme la casa comune, forse un po' diversa da come desidera ma sicuramente migliore. Portici e' anche un blog...
mercoledì 23 luglio 2008
Titanic
Da oggi l'impunita' per le 4 alte cariche dello stato e' sdoganata. La legge in Italia non e' piu' uguale per tutti. E, purtroppo assai meno importante, il processo della Fenice in cui e' imputato con l'avvocato Mills per corruzione in atti giudiziari, viene "congelato", in attesa che finisca il mandato.
E' passata quindi in secondo piano per le vergogne sulla giustizia la manovra varata dal governo di cui parlavo gia' qualche giorno fa, quella dei tagli mastodontici a pubblica amministrazione, Universita' e scuola. Francesco Ramella sulla Stampa spiega bene perche' questa manovra e' progettata per uccidere l'Universita' pubblica, pianificando un progressivo e irreversibile disimpegno dello Stato per lasciare la formazione delle nuove generazioni nelle mani di privati.
Se ancora non basta, vale poi la pena segnalare un esaustivo intervento su Giornalismo Partecipativo di Aldo Garuti riguardo l'autonomia e indipendenza (!?) dell'Autorita' per le Garanzie nelle Comunicazioni: mi sembra un fulgido esempio di come funzionino le cose in questo paese, anche lontano dai riflettori.
Mentre avanziamo verso il disastro, il piu' grande partito di opposizione e' allo sbando piu' totale. Non servono ne' le scuole di opposizione ne' l'Uomo Chiunque successore di Veltroni come proposte da Leonardo per mettere insieme una qualche sorta di strategia, di proposta alternativa, di posizione chiara e netta. Andiamo avanti con riunioni su riunioni in cui semplicemente parlassi addosso. Andiamo avanti a discutere di correnti e controcorrenti, tenendo il piu' lontano possibile i cittadini dalle politica e la politica dai cittadini. Andiamo avanti, perche' abbiamo una nave nuova e moderna che non si puo' affondare.
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Categorie: beffa, berlusconi, giustizia, governo, partito democratico, politica, televisione, universita'
martedì 22 luglio 2008
Preso
Pochi giorni dopo l'anniversario della strage di Srebrenica, dopo 13 anni di latitanza Radovan Karadzic e' stato arrestato su un autubus di Belgrado, dove lavorava tranquillamente sotto falso nome in una clinica privata. Poeta di scarso valore prestato alla politica, fu inizialmente il fantoccio scelto da Milosevic per il controllo della Repubblica Serba di Bosnia, rivelatosi poi . Insieme al comandante militare Ratko Mladic, ancora latitante, fu il mandante e l’ideatore delle operazioni belliche dell'esercito Serbo di Bosnia durante la guerra nei Balcani. In base all'atto di accusa stilato dalla Procura dell'Aja, Karadzic è imputato di genocidio, crimini contro l'umanita', violazione delle leggi e delle usanze di guerra e gravi violazioni delle Convenzioni di Ginevra. Il 25 luglio 1995 il Tribunale dell’Aja solleva la prima accusa contro Karadzic e Mladic. L'ex leader dei serbo bosniaci deve rispondere in particolare di undici imputazioni, che comprendono quella di genocidio per il massacro di Srebrenica, avvenuto nel luglio 1995, e quella di aver inflitto il terrore nei confronti dei civili per l'assedio e bombardamento di Sarajevo. Nell'atto di accusa vengono anche ricordati i campi di concentramento serbo bosniaci, tra cui Omarska e Keraterm, della cui conduzione Karadžić è considerato responsabile, e il rapimento di 284 caschi blu utilizzati come scudi umani nel maggio e giugno del 1995. Karadzic era scomparso nel 1996, dopo la firma degli accordi di Dayton che hanno posto fine alla guerra in Bosnia Erzegovina. Il generale Ratko Mladic e Goran Hadzic restano a questo punto gli unici latitanti nella lista del Tribunale Penale dell'Aja per la ex Jugoslavia.
Nonostante sembrasse che oramai ci si fosse in qualche modo arresi al fatto che Karadzic l'avrebbe passata liscia, resta la rabbia per l'ovvieta' che il governo Serbo abbia sempre saputo dove Karadzic si nascondeva, cosi' come probabilmente sa benissimo dove trovare gli altri due superlatitanti. L’atteggiamento degli stessi paesi dell’UE, Olanda e Belgio esclusi, lasciava pensare che la Serbia avrebbe avuto una via più facile verso l’Unione, a prescindere dalla cattura degli ultimi incriminati dell'Aja. La Serbia ha di recente firmato un accordo preliminare di Associazione e Stabilizzazione con l’UE, accordo che è in attesa di ratifica sia da parte del parlamento serbo che presso i parlamenti degli stati membri dell’UE. Il veto di Olanda e Belgio all'ipotesi di aprire alla Serbia senza una chiara dimostrazione di Belgrado di voler collaborare pienamente con il Tribunale dell’Aja aveva pero' di fatto messo temporaneamente in frigorifero l’accordo, in attesa di risultati concreti. A questo puntio e' lecito invece aspettarsi che Serge Brammertz, nuovo capo procuratore del Tribunale dopo Carla del Ponte, presenti domani a Belgrado un rapporto positivo. Un passo in piu' della Serbia verso l’UE.
Mentre sui giornali e le televisioni del mondo cominciano a scorrere le immagini surreali del medico barbuto, il commento di Mirsad Tokaca, direttore del Centro per la Ricerca e la Documentazione di Sarajevo: “Naturalmente è una buona notizia. Ma non basta arrestare Karadžić e Mladic, occorre eliminare le conseguenze delle loro azioni, la separazione etnica, la divisione territoriale. Credo che il processo a Karadžić sarà molto importante, emergeranno nuove prove sui crimini da loro commessi, ma questo non basta. C'è ancora un lungo percorso di fronte a noi”.
lunedì 21 luglio 2008
Sinistra Cristiana
Ricevo e sottoscrivo l'appello di Raniero La Valle con cui giovedì scorso 10 luglio ha presentato a Palermo un nuovo "servizio politico" denominato Sinistra Cristiana: "una tradizione antica, che si può riproporre oggi per pensare di nuovo la politica e farla di nuovo. Non senza alleanze, incontri e salutari meticciati. Non per il potere di pochi ma per la salvezza di molti".
Siamo tutti vittime di una disfatta della politica che, dopo la rimozione del muro di Berlino, vissuta come la vittoria ultima di una parte sull’altra, ha rinunciato a fare un mondo nuovo preferendo rilanciare il vecchio, a cominciare dal suo ancestrale sovrano “diritto alla guerra”. Ciò facendo i poteri dell’Occidente hanno abdicato alla responsabilità di guidare il corso storico, mettendo tutto nelle “mani invisibili” del Mercato, del quale si sono fatti sudditi, guardiani e sacerdoti. E questo lo dice pure Tremonti, dal fondo del pensiero reazionario Ma poiché il meccanismo così innescato ha creato isole di ricchezza in un oceano di naufraghi, incrementando povertà, insicurezza e disordine, la politica si è fatta polizia per domare terroristi e riottosi, alzando il livello di violenza preventiva e repressiva e mettendo sotto i piedi verità, diritto, Costituzioni e Convenzioni internazionali, ivi comprese quelle umanitarie. E questo non lo fa solo Tremonti, lo hanno fatto classi dirigenti di destra e di sinistra, anche in regimi inutilmente bipolari.
Oggi non solo c’è bisogno di tornare alla politica da cui molti con giusto disappunto si sono allontanati, come hanno fatto due milioni e mezzo di nuovi astenuti nelle ultime elezioni, ma c’è bisogno di una politica “altra”; né del resto alla vecchia politica questo ritorno sarebbe possibile, né ad essa possibile l’approdo dei giovani; c’è bisogno di una ricostruzione della politica come un “essere per gli altri”, a cui tutti sono chiamati. Perciò rivolgiamo questo Appello alle donne e agli uomini che vogliono operare per la giustizia per un ritorno alla politica. Proponiamo pertanto di promuovere con il nome di Sinistra cristiana una rete di Gruppi, di aggregazioni e di servizi “per la Costituzione, la laicita’ e la pace”: cioè per l’unità degli uomini nella giustizia e nel diritto, per la responsabilità comune di “credenti” e “non credenti”, per la crescita del mondo. Dire Sinistra cristiana non significa qui riferirsi alla pur positiva esperienza che ebbe questo nome dal 1938 al 1945, né crearne oggi una nuova, ma fare appello a quella sinistra cristiana che è già nel Paese ed è nascosta nel fondo di molti di noi. Ciò comporta una scelta di campo di sinistra, cosa che in un’Italia drasticamente divisa in due sole parti politiche non significa più sposare una determinata ideologia, ma assumere il peso della contraddizione, mentre della sinistra rivendica la dignità, contro tutte le delegittimazioni e diffamazioni.
Si tratterebbe di dar vita ovunque sia possibile, nel territorio nelle istituzioni e nelle assemblee elettive, a un “Servizio politico” che da un lato abbia lo scopo di favorire la partecipazione politica dei cittadini, offrendo loro, indipendentemente dalle rispettive opinioni, dei servizi e degli aiuti per agevolarli nell’adempimento dell’art. 49 della Costituzione; dall’altro che abbia lo scopo, come parte tra le parti, di promuovere in modo associato iniziative, corsi e scuole di formazione politica, riattivare canali di comunicazione coi giovani, elaborare culture, soluzioni e proposte legislative, intervenire nel dibattito pubblico e, se necessario, partecipare anche direttamente all’azione politica per concorrere a determinare con metodo democratico la politica nazionale e instaurare la giustizia e la pace tra le nazioni, sempre promuovendo alternative costruttive e nonviolente nei conflitti; e ciò entrando nelle contraddizioni in atto, tra cittadini e stranieri come tra uomini e donne, tra regolari e clandestini, tra necessari ed esuberi, e cercando di ristabilire i legami tra il quotidiano, la cultura, la politica e una speranza nuovamente credibile; sapendo che se non subito si può cambiare il mondo, si può intanto cambiare il modo di stare al mondo.
La definizione di questa rete di Gruppi e di iniziative come “Servizio politico”, intende non solo identificare il criterio della politica nel servizio e non nel potere, ma anche riprendere la radicale illuminazione secondo la quale il vero modo per evitare che nella vita collettiva gli uni siano nemici degli altri, è che tutti si riconoscano servi gli uni degli altri.
Il nome di Sinistra cristiana, poi, non comporta un’identificazione confessionale, che in nessun modo può confondersi con una divisa politica, ma intende alludere a un mondo di valori, tutti negoziabili, ossia non imposti, purché prevalgano l’amore e la libertà, vuole indicare come discriminante il principio di eguaglianza e, nel conflitto, significa fare la scelta dei poveri delle vittime e degli esclusi. Si tratta dunque di un nome nuovo che si riferisce tuttavia a una ricca e variegata tradizione di impegno politico che va da Murri a Sturzo a Dossetti, dai cristiani della Resistenza ai “professorini” della Costituente, da Rodano a Ossicini a Gozzini, dalla cruenta testimonianza di Moro a quella della salvadoregna Marianella Garcia Villas, che hanno attraversato il Novecento italiano.
Quanti intendono associarsi a questo appello sono invitati a farsi promotori delle relative iniziative nelle realtà a cui ciascuno appartiene, salvo poi ogni possibile coordinamento. E se per ottenere risultati è necessario coinvolgere molti, anche due o tre che si riuniscano per queste cose già compendiano tutto il significato dell’azione.
Per un incontro di carattere nazionale, da convocarsi a settembre, si può prevedere fin da ora di mettere all’ordine del giorno, come primissime urgenze, il ritorno alla rappresentanza proporzionale senza snaturamenti maggioritari, e l’affermazione del principio che i diritti sono uguali per tutti: dove la proporzionale è la condizione per non dare troppo potere a qualunque “sovrano del popolo” e perché anche una minoranza possa continuare a rivendicare diritti uguali per tutti contro maggioranze che li neghino.
Per aderire all’appello: manifestosinistracristiana@adista.it
specificando nome, cognome, indirizzo, professione e recapito postale telefonico e informatico. I firmatari saranno poi invitati a una riunione costituente per decidere come condurre il seguito dell’iniziativa.
Perché questo appello
Perché questo appello. L’idea è nata nei circoli della Scuola di antropologia critica “Vasti, che cos’è umano?”, al termine di un ciclo di seminari dedicato alla convivenza in cui si sono anche discussi i più recenti contributi in tema di teoria generale del diritto e della democrazia e di rapporti fede-mondo.
Il punto di partenza è stato l’analisi della gravissima crisi interna e internazionale, giunta ormai nel nostro Paese, con la lotta agli immigrati, i Rom trattati come lo furono gli ebrei e con la sottrazione dei processi ai giudici, ad attaccare gli stessi diritti primari di libertà ed eguaglianza; ed è giunta nel mondo, con la scelta di produrre petrolio invece di cibo, di costruire muri invece di porte e di armare la vita quotidiana, a dare per perduta e nemica una gran parte della popolazione della terra. Tutto ciò rischia di risolversi in un fascismo strutturale sia in Italia che nel mondo.
E in tali frangenti i cristiani dove sono? E Dio dov’è?
Le autorità della Chiesa si fanno vedere, ma i cristiani non ci sono. Prima di tutto non ci sono perché non c’è più il popolo, che pur doveva essere il grande protagonista della democrazia; il popolo non c’è perché all’economia non serve, quando riduce i cittadini a clienti, i sindacati lo hanno perduto, intenti come sono a salvare il salvabile (ed è poco) con il concerto piuttosto che col conflitto, e i politici si nominano da soli. Fuori del popolo, inteso come organismo, le famiglie ideali non ci sono, le identità franano nell’amalgama della secolarizzazione di massa e le differenze finiscono in ostilità non più politicamente mediate.
Ma i cristiani non ci sono anche perché sono caduti in equivoco sulla laicità. Hanno creduto anch’essi, come fa la modernità, che la laicità consista nel non essere o non manifestarsi credenti, mentre essa consiste nel vivere ogni realtà creaturale come profana e non come sacra, cioè disponibile all’uomo, non sottratta all’uso e alle responsabilità comuni, non gravata da riserve e da interdetti, non sequestrata da specialisti togati a ciò specialmente consacrati. Questa laicità non si contrappone a fede o a religione, perché il sacro non è la stessa cosa di Dio, non è la stessa cosa della Chiesa ma, fuorviato, diventa piuttosto la custodia cautelare con cui Dio è tenuto sotto controllo, la forma del suo esilio dal mondo, del mettersi al riparo da lui, una contraffazione e una copia di Dio, come si può sapere almeno da quando Gesù di Nazaret, come dice il vangelo, ce lo ha fatto “vedere”.
Per far fronte alla crisi anche i cristiani ci vogliono, ed è strano che la sinistra se lo sia dimenticato mentre il partito comunista lo aveva capito. Ma non ci vogliono i cristiani come categoria politica, perché questo significherebbe ricadere in vecchie pratiche integriste e confessionali, bensì ci vogliono come il grido che reclama una qualità della politica che dovrebbe essere a tutti comune.
Una qualità della politica che l’imperatore Giuliano riconosceva ai cristiani, quando nel ripristinare il paganesimo, voleva però emulare e anche superare l’amore che essi mettevano nella vita sociale; una qualità della politica che consiste “nell’agire in modo che comportamenti atti o scelte nell’operare quotidiano non siano spiegabili soltanto sulla base di mere opportunità politiche o di convenienze personali”, come rispondeva don Giuseppe De Luca a chi lo interrogava sullo specifico cristiano nell’azione comune con i non credenti; una qualità che consiste nel non contentarsi di aver vinto ma andare oltre per una ulteriore giustizia, come diceva don Lorenzo Milani a Pipetta; nel mantenere sempre “un principio di non appagamento” rispetto a ogni società data, come diceva Aldo Moro; nel percepire che “l’altro non va solo rispettato, ma amato; che l’altro non è solo una persona, è anche un fratello, che la libertà dell’altro non solo è il limite della libertà mia, ma è la condizione della libertà mia, che se l’altro non è libero non sono libero neanche io”, come diceva Claudio Napoleoni quando si chiedeva “se solo un Dio ci può salvare”; una qualità della politica che consiste nel ricordarsi che la cosa più importante non è difendere la propria sicurezza e la propria vita, perché la speranza supera la sicurezza e la vita si può perdere per guadagnarla. In ciò, almeno nell’ambito di quella piccola scuola, ma non solo in questa, si sono trovati e sono d’accordo cattolici e valdesi, cristiani e non cristiani, “credenti” e “non credenti”.
Sinistra Cristiana - articolo di Raniero La Valle (apparso su Rocca)
Nel deserto creatosi in Italia con le ultime elezioni, già popolato però dai fantasmi dell’intolleranza e del razzismo, molti cantieri sono all’opera per una ripresa in diverse forme del discorso politico. C’è un cantiere aperto nella destra, per costruire l’immagine di un “nuovo” Berlusconi e di uno squadrismo non fascista; c’è un cantiere aperto nella ridotta veltroniana, dove sembra annunciarsi una riconversione alle alleanze e il desiderio di un “nuovo centro-sinistra”; c’è un cantiere aperto nella sinistra, dove è in gioco il futuro di Rifondazione e di tutti i colori dell’arcobaleno.Non c’è un cantiere per i cattolici: non avrebbe senso perché i cattolici non sono una categoria politica e la loro aggregazione non è un partito ma una Chiesa. Non che essi non siano influenti: molti di loro sono presenti nell’uno e nell’altro schieramento, e quanto a influenza nella società e nelle istituzioni la Conferenza episcopale italiana non è seconda a nessuno. Ma la stagione dell’unità politica dei cattolici è per fortuna conclusa, e ci sono buone ragioni politiche, teologiche ed ecclesiali che ne sconsigliano fermamente ogni possibile restaurazione.
Mentre sono al lavoro tanti cantieri, nella politica italiana si avverte tuttavia un vuoto pauroso, derivante dall’assenza di soggettività politiche che furono in altri momenti assai importanti e anche decisive per la crescita democratica e spirituale del Paese. Nessun problema di identità perdute, che sarebbe sterile e regressivo rivendicare. Ma c’è un problema di contenutielaborazione e di lotta politica che, soprattutto dopo la crisi e la sconfitta delle sinistre storiche nel tempo della globalizzazione, rischiano di essere gravemente compromessi nella progettazione del futuro. Se ne possono fare diversi elenchi; noi ne facciamo uno traendolo da fonti insuperabili della nostra tradizione comune; è l’elenco risultante dalla somma dei “segni dei tempi” della Pacem in terris e del privilegio attribuito ai poveri, ai sofferenti e ai militanti per la giustizia dalle Beatitudini evangeliche.
Si tratta di contenuti che sono assunti dal linguaggio profano e riguardano realtà storiche e temporali, proiettate però verso una pienezza di umanità quale è desiderata da Dio. L’elenco che ne risulta è questo: ascesa delle classi lavoratrici e riscatto personalista del lavoro; dignità realizzata della donna, liberazione dei popoli dal dominio; pace come alternativa complessiva alla guerra illegittima e contraria alla ragione; democrazia internazionale e sviluppo dell’ONU, regole per il potere, diritti fondamentali e loro garanzia nelle Costituzioni; eguaglianza per natura di tutti gli esseri umani e anche delle comunità politiche; rovesciamento in una felice condizione umana dell’afflizione dei poveri, dei perseguitati, dei piangenti, delle vittime d’ingiustizia.
Non si tratta di postulati ideologici, si tratta di contenuti politici che di fatto, nell’attuale bipartizione politica che schiaccia la realtà sui due poli di destra e di sinistra, figurano come contenuti di sinistra. Per sostenerli ed attuarli potrebbero riunirsi in forma organizzata e “in modo onesto” dei gruppi di cattolici e cristiani disponibili all’impegno politico: non tutti, perché sulla sostanza e sulla realizzazione di queste cose ci sono tra i cristiani, legittimamente, come dice il Concilio, opinioni diverse e d’altronde, ponendosi questi cristiani apertamente come parte, né pretenderebbero con piglio integristico di rappresentare tutti i fedeli, né potrebbero in modo clericale rivendicare a proprio favore l’autorità della Chiesa.
Ma con quale nome potrebbero affacciarsi alla scena? Un pregiudizio fondato su una errata accezione della laicità (fare finta che la fede non ci sia), e il linguaggio oggi “politicamente corretto”, porterebbero questi credenti a restare anonimi, prendendo nomi di fantasia, tipo «Pace e diritti», «Pace e lavoro» e simili. Ma anche questa stagione è passata. Se il nome deve corrispondere alla cosa, a contenuti di sinistra e al lottare per essi come cristiani, conviene il nome di «sinistra cristiana». È un nome che si può assumere, nel deserto di cui abbiamo detto, senza infingimenti e senza autocensure. Non esprime un’ideologia: una sinistra cristiana è stata presente in Italia sotto diversi nomi e in diverse forme: perfino l’Opera dei Congressi fu di sinistra quando approdò all’antitemporalismo; e così fu l’«Avvenire d’Italia» di Rocco d’Adria; di sinistra cristiana furono l’intransigentismo, il proporzionalismo e la posizione anti-clericomoderata di Sturzo, lo sono stati poi i partigiani cristiani, i professorini che hanno scritto le pagine più alte della Costituzione repubblicana, la sinistra cristiana di Ossicini e di Rodano e quella democristiana di Vanoni, Mattei, Pistelli, Granelli, la Sinistra Indipendente del 1976 e la scelta politica finita nel martirio di Moro.
È una tradizione antica, che si può riproporre oggi per pensare di nuovo la politica e farla di nuovo. Non senza alleanze, incontri e salutari meticciati. Non per il potere di pochi ma per la salvezza di molti.
Raniero La Valle
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Qualcosa di nuovo, anzi d'antico
E' dura la vita dell'aizzatore di popoli. Piegatosi al volere della Fenice sulla giustizia, il senatur deve inventarsi subito qualcosa per distogliere l'attenzione delle sue camicie verdi. E torna all'antico: "L'Inno dice che l'Italia è schiava di Roma...', toh! dico io", mostrando un bel dito medio alzato. Poi se la prende con i nemici di sempre, i terroni: basta "al far martoriare i nostri figli da gente che non viene dal Nord. Un nostro ragazzo è stato 'bastonato' agli esami perché aveva portato una tesina su Carlo Cattaneo". Ovviamente si riferisce a suo figlio, di cui dicevamo sabato e recentemente bocciato - per la seconda volta di seguito - alla maturità, nonostante la tesina sul padre del federalismo italiano. Pare quindi che a settembre la Lega sia intenzionata a presentare in Parlamento un nuovo lodo, il Lodo Cattaneo, che proteggerà i figli dei leader leghisti da bocciature scolatistiche indesiderate e la purezza del sangue della scuola padana: "Gli studenti italiani sanno tutti i sette re di Roma ma non sanno neppure un nome di un doge della Repubblica Serenissima". Quando avete finito di ridere qui si spiega, se mai ce ne fosse bisogno, cosa succederebbe a una scuola del nord come la pensa Bossi.
domenica 20 luglio 2008
Questione morale
Il Circolo Online del Partito Democratico “Barack Obama” ha appreso con stupore e amarezza la notizia dell’arresto di Ottaviano Del Turco e di altri membri della giunta della Regione Abruzzo aderenti al PD, situazione dalla quale sono scaturite sul nostro sito lunghe e responsabili discussioni Asupicando che si arrivi alla verità giudiziaria in tempi rapidi rimane viva la preoccupazione per i fatti contestati, che, se confermati, sono gravissimi in quanto avvenuti nell’ambito della gestione della cosa pubblica. Riteniamo dunque necessario che il partito, anche sulla base del codice etico, si esprima su questa e altre vicende e ribadisca la sua estraneità a un modo di far politica che non ci appartiene. Abbiamo apprezzato il gesto delle dimissioni dalla carica di governatore e l’autosospensione dal partito da parte di Del Turco, convinti che la sua sensibilità politica gli abbia suggerito che, di fronte alla vicenda giudiziaria nella quale è coinvolto, fosse necessario mettere al riparo l’immagine del Partito dalle accuse rivolte a un suo militante. Del Turco non era però l’unico indagato e, per quanto si possa auspicare, non si può sperare, oggi come in futuro, che tutti abbiano la sua stessa sensibilità politica e, autosospendendosi, tutelino il partito dalle accuse. Chiediamo dunque un pronunciamento ufficiale sulle iniziative che si intendono assumere per coniugare finalmente etica e politica ed evitare quelle zone d’ombra che con troppa frequenza emergono attorno alla gestione della cosa pubblica, coinvolgendo in qualche modo anche figure di spicco del PD. Vorremmo maggior chiarezza nelle regole del partito, evitando che l’atto di sospensione sia demandato esclusivamente alla responsabilità personale. Il codice etico e gli organismi di controllo devono assumere un ruolo centrale: la qualità degli atti politici dei nostri dirigenti deve potersi collocare al di sopra di ogni sospetto. Viviamo in un paese dove l’etica pubblica è sbeffeggiata e derisa: è necessario quindi, da parte del Partito Democratico, lottare per invertire la rotta dell’imbarbarimento. Serve quindi un chiaro e limpido segnale e per questo il Circolo Online del Partito Democratico “Barack Obama” chiede:
- Un pronunciamento del partito che, dichiarando la propria estraneità dalle vicende, denunci la corruzione e il malcostume e si appelli ai suoi iscritti perché siano vigili e sconfessino l’operato di chi vede il potere e la sua gestione come un fine personale e non come il mezzo per perseguire il bene comune;
- L’istituzione di una commissione che, conscia delle implicazioni politiche e di immagine delle accuse giudiziarie rivolte a vario titolo a propri esponenti e militanti, valuti un atto formale del PD di sospensione dal partito di tutte le persone coinvolte, con impossibilità temporanea di partecipazione, sotto qualsiasi forma, alla vita del partito, in particolar modo l’eventuale ricandidatura per le prossime elezioni regionali, anche in liste collegate;
- La formalizzazione di una commissione di questo tipo, delle sue regole e dei tempi di valutazione, che adotti con la dovuta rapidità l’eventuale decisione di sospensione cautelare dal Partito ogni qualvolta che militanti, amministratori del PD, esponenti o dirigenti siano coinvolti in fatti gravi di illegalità, nella consapevolezza che tale misura in alcun caso possa assumere il carattere di condanna preventiva in quanto assunta in ossequio al principio della presunzione di innocenza;
- La convocazione di un’assise straordinaria del PD abruzzese che si interroghi sull’eticità del suo operato e, in vista delle prossime elezioni regionali, adotti primarie vere con sistemi di scelta democratica dei candidati a tutte le cariche pubbliche e di partito, al fine di creare nella regione una nuova classe dirigente estranea alle accuse.
In accordo con quest’ultimo punto il Circolo Online del Partito Democratico “Barack Obama” ribadisce il suo sostegno alla campagna “Primarie vere, primarie sempre”, ritenendo lo strumento delle primarie il mezzo migliore per ottenere un rinnovamento della classe dirigente. In regioni dove lo stesso PD gestisce il potere con ampie zone d’ombra o dove, come la Sicilia, per la sua mancanza di coraggio è condannato alla sconfitta da chi sa sfruttare una rete di clientele, è necessario ripartire con regole chiare e volti nuovi che segnino un rinnovamento che non sia solo di facciata.
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sabato 19 luglio 2008
Giorno d'estate, giorno fatto di niente
Nel 16 anniversario della morte di Borsellino, Alberto Di Pisa detto “il Corvo” e' nominato procuratore di Marsala al posto che fu di Borsellino, lui che sparò parole pesanti come macigni contro Falcone. Preferito causa maggiore anzianita', alla faccia della meritocrazia, ad Alfredo Morvillo, colpevole pare di essere cognato di Falcone e soprattutto di essere un bravo e indiscusso magistrato.
Nel frattempo e' in discussione il maxi-emendamento per i tagli alla pubblica amministrazione, praticamente una dichiarazione di guerra piu' che un tentativo di razionalizzazione: i fondi per la scuola vengono tagliati per 456 milioni nel 2009, 1.650 milioni nel 2010, 2.538 nel 2011, 3.188 milioni nel 2012, alla faccia delle tre I; il finanziamento ordinario alle università è ridotto di 63 milioni per il 2009, 190 per il 2010, 316 per il 2011, 417 per il 2012, alla faccia del sostegno alla ricerca; politica energetica basata follemente soltanto sul ritorno al nucleare; bloccata la class action e la stabilizzazione dei precari; tagli pesanti a organici e turn over nell'amministrazione e nella scuola; "nottingham tax" che fa finta di togliere ai ricchi per ripulire i poveri, e altre amenita': qui il testo completo, che ironicamente inizia parlando di competitivita' (!?).
Ci consola la Fenice che dichiara risolta l'emergenza rifuti a Napoli ("Abbiamo mantenuto la promessa in 58 giorni: Napoli e la Campania tornano ad essere pulite e occidentali senza il disastro che ha rovinato la nostra immagine nel mondo. In molti hanno scommesso che il governo non ce l’avrebbe fatta, ma hanno avuto torto. Siamo riusciti in una missione impossibile"). Peccato che a parte le strade del centro molta spazzatura sia ancora la', e quella che e' stata tolta e' stata semplicemente accatastata sotto il tappeto: nessuna traccia di termovalorizzatori, nessuna traccia di discariche a parte le poche militarizzate, nessuna traccia di un progetto serie per uscire davvero dall'emergenza. Solo promesse e la solita propaganda. E meno male che le altre regioni dovrebbero, a detta della Fenice, prendere esempio dalla Campania...
Per gradire, Gasparri definisce il Consiglio Superiore della Magistratura una cloaca, e Bossi ritrova l'intesa con Berlusconi chiedendo di far eleggere al popolo i giudici (argh!). Meno male che ci sono questi padani che ce l'hanno sempre duro: di sicuro e' duro (di comprendonio) il figlio del senatur, bocciato per il secondo anno consecutuivo alla maturita' scientifica.
E' proprio vero che d'estate non succede mai nulla: non si sa piu' nemmeno per cosa indignarsi.
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Categorie: borsellino, delirio, finanziaria, giustizia, governo, mafia
venerdì 18 luglio 2008
Mensa ariana e scuola classista
Il 'menu' etnico' voluto dalla precedente amministrazione non piaceva ai bambini romani che "non mangiavano e a quelli che mangiavano veniva il mal di stomaco". Lo afferma il sindaco di Roma Gianni Alemanno, intervenendo all'assemblea annuale della Coldiretti. (Fonte Adnkronos)
Intanto un emendamento al decreto 112 relativo alla manovra economica del Governo, in discussione in queste ore alla Camera, cancella l'innalzamento dell'obbligo scolastico a 16 anni di eta', attualmente in vigore. "L'obbligo di istruzione si assolve anche nei percorsi di istruzione e formazione professionale ... e anche nei percorsi sperimentali di istruzione e formazione professionale", quelli genialmente ideati dalla Moratti da cui ci ha salvato, temporaneamente, il governo Prodi: torniamo in pratica alla scuola classista degli anni '50, con i licei per i ricchi e gli istituti di avviamento al lavoro per i poveri. Qualcuno risusciti Don Milani e le sue battaglie per una scuola capace non solo di insegnare un mestiere, ma soprattutto di fornire strumenti per comprendere e elaborare la realta', liberando l’individuo dalla schiavitu' delle scelte fatte dagli altri. Ma forse a quello pensa gia' la Silviovisione: velina e culetto, cretino perfetto.
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giovedì 17 luglio 2008
C'e' chi dice no
Mentre il governo insiste sulla schedatura su base razziale dei nomadi, nonostante le proteste internazionali e il monito del Parlamento Europeo, mentre si cerca di inserire nel codice penale l'aggravante - invece che l'attenuante - di poverta' per i reati commessi inasprendo le pene per i clandestini, a Firenze c'e' chi non ci sta.
Da ieri l'attore fiorentino Saverio Tommasi e' chiuso in una gabbia di metallo e filo spinato, sistemata sul tetto di un furgoncino sotto il sole rovente di piazzale Michelangelo. Protesta contro l'intenzione del governo di aprire un Centro di Permanenza "Temporaneo" (Cpt) sul territorio toscano. Ci restera' tre giorni, recitando ogni sera alle 19 dalla sua gabbia insieme al giornalista Domenico Guarino un "Dialogo tra uomo e rom" ("cioè tra uomo e uomo - spiega - perché è questo il significato della parola rom in lingua romané"), che racconta la conversazione tra un pescatore e un rom sul tema del razzismo e dei luoghi comuni.
E martedi' 22 la Comunita' delle Piagge organizza una Marcia della Convivenza per una cultura altra: la cultura dell'apertura e dell'accoglienza, contro la non-cultura della paura e dell'egoismo. Qua tutti i dettagli.
[...] Dobbiamo sentirci custodi e non guardiani degli altri, e se siamo fratelli non possiamo far altro che aprire a tutti le mani e le porte, spezzare il tanto o il poco che abbiamo e condividerlo, altrimenti… non siamo cristiani, non siamo uomini.
In nome della sicurezza, della tranquillità e del benessere individuali le persone si piegano di fronte alla paura, condannano a priori, condannano per sentito dire, condannano . Condotto dalla paura l’egoismo viene innalzato a prassi politica: le azioni politiche dovrebbero cercare il bene comune, per uscire insieme dalle difficoltà, invece inseguono solo il bene privato ed individuale, “insieme” non esiste! E in nome dell’individuo, solo e chiuso in se stesso, ogni giudizio diventa equidistante, si annega nel qualunquismo, appagati e rabboniti in una sonnolenza politica, religiosa e sociale, che toglie la voglia e il coraggio di pensare. [...]
“…se adempite il più importante dei comandamenti secondo la Scrittura: amerai il prossimo tuo come te stesso, fate bene; ma se fate distinzione di persone, commettete un peccato e siete accusati dalla legge come trasgressori.” (Giacomo 2,8-9)
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mercoledì 16 luglio 2008
Il precipizio dei 3monti
Grazie a Cosimo per questo articolo di Raniero La Valle dalla rubrica "Resistenza e pace", in uscita sul prossimo numero del quindicinale di Assisi Rocca.
Ha scritto Famiglia cristiana" a proposito "dell'indecente proposta razzista di prendere le impronte digitali ai bambini Rom": "Stiamo assistendo al crepuscolo della giustizia e alla nascita di un diritto penale straordinario per gli stranieri poveri"; addirittura un ministro (Maroni) "propone il concetto di razza nell'ordinamento giuridico. Perché di questo si tratta. Come quando i bambini ebrei venivano identificati con la stella gialla al braccio, in segno di pubblico ludibrio". Lo scandalo espresso dalla rivista cristiana è perfettamente giustificato, e interpreta anche i sentimenti di molti che purtroppo sono restati in silenzio. Ma le cose stanno in modo assai più grave di quanto è stato qui rappresentato. Infatti non si tratta di un rigurgito di razzismo nei confronti di una sola "razza", di una sola etnia. Le misure contro i Rom sono l'annuncio e l'emblema di una nuova cultura razzista, che per la prima volta un governo italiano fa propria, che si rivolge contro tutte le razze e contro tutte le etnie che sono sentite come minacciose e straniere nei confronti delle nostre sicurezze, e di una nostra barcollante identità: "nostra" nel senso di "italiana", "europea" e, più in generale, "occidentale" ovvero, per chiamarla col suo nome politico, "atlantica". In questo senso l'impronta presa ai bambini Rom è in realtà la vera impronta di questo governo e della cultura che la nuova destra vorrebbe imporre all'intera società. Per capire di che cosa si tratti, basta andare a leggere il libro da poco pubblicato, non senza successo di vendite, dal più autorevole ministro dell'attuale governo, Giulio Tremonti. Perché tutto era già scritto, e tutto è scritto di quello che si vuole per il nostro futuro; purtroppo la sinistra (e non solo) non sa leggere; altrimenti non se ne starebbe tanto tranquilla, o non si occuperebbe solo di Berlusconi. Quello che è scritto non è altro che Oriana Fallaci che avanza. Nel suo libro, "La paura e la speranza", Tremonti rivendica la figura dell'intellettuale nella politica: "Il politico, se non è intellettuale, non è". E lui aspira ad essere per tutta la destra di governo quell'intellettuale che Gianfranco Miglio fu per la Lega. Il punto da cui muove Tremonti è una critica feroce alla globalizzazione, quale da nessun "no global" si era mai sentita. La globalizzazione ci sta consegnando "a un futuro senza futuro", a causa del fatto che "abbiamo firmato una cambiale mefistofelica con il 'dio mercato' ". L'utopia mercatista, il mito del mercato unico sarebbe la causa di tutto il male. Questo male Tremonti lo chiama "mercatismo": "la fanatica forzatura del mondo nel liberismo economico, la fede illusoria in cui tantissimi hanno creduto negli ultimi anni": ma questo è il capitalismo, ragazzi! Forse che Tremonti, e tutta la sua destra, sono diventati socialisti? No, sono ancora più radicalmente reazionari. Perché "la paura" è che tutti vogliano consumare come noi. Pensate che "i cinesi, per esempio, che nel 1985 consumavano mediamente 20 chili di carne all'anno, oggi ne consumano 50"!. Ed è ragione di autentico "terrore" che (sempre "per esempio") "200 o 300 milioni di cinesi abbiano nei prossimi anni la loro automobile". Il rimedio è di "fermare ovunque il mercatismo": cioè chiudere il mercato, che sia solo per noi. L'Europa deve mettere dogane e frontiere sigillate. Deve difendere la sua identità, che poi sta nelle famose "radici giudeo-cristiane". Perché senza valori, non c'è identità, non c'è un "noi". Invece il problema è proprio quello di salvare "noi" e buttare a mare gli altri: "L'inclusione degli 'altri' in Europa può proseguire, però solo se gli 'altri' cessano di essere 'altri' e diventano 'noi'. Quindi: o sono gli 'altri' a rinunziare alla loro identità, venendo in Europa, o è l'Europa stessa che perde la sua identità e va così a porte aperte incontro alla sua disintegrazione". E anche nei confronti degli 'altri' esterni occorre un potere che imponga i propri valori ("non necessariamente valori universali") "dentro un programma di pura difesa". Dunque la guerra. Il cancro che devasta l'Occidente, secondo Tremonti, avrebbe la sua origine nel '68, e consiste nel pensare che gli "altri" sono come "noi". Occorre perciò "una politica opposta alla dittatura 'sfascista' del relativismo". Quando il Papa cominciò la sua battaglia contro il relativismo, chi mai avrebbe potuto pensare che nella sua ultima traduzione politica il relativismo da combattere sarebbe stato individuato dalla destra nell'idea che gli altri sono come noi, e hanno il diritto di vivere come noi? Ciò che oggi propone la destra per fronteggiare gli spiriti selvaggi del mercato da lei stessa scatenati, è dunque la difesa del nostro possesso ("identità, valori, consumi e ricchezza) contro quello degli "altri". Non è un rimedio, è un precipizio.
Le cose importanti
Altro che impronte digitali, altro che tagli, altro che buco di un miliardo di euro, altro che la vergogna di Del Turco e della giunta abruzzese: ecco quali sono le notizie veramente importanti.
Corro in edicola.
martedì 15 luglio 2008
Botte e orbi
Contro una richiesta di poco meno di 80 anni di reclusione, i giudici ne hanno inflitto solo 24 e, grazie alla prescrizione e all'indulto, nessuno dei condannati finirà in galera. Il verdetto cancella l'ipotesi di crudeltà e tortura sostenuta dalla Procura: tutto questo e' solo abuso d'ufficio. Cosi' la decisione della Corte sentenza nei confronti dei 44 ufficiali, guardie carcerarie e medici imputati di aver sottoposto a sevizie più di duecento manifestanti nella caserma di Bolzaneto durante il G8 di Genova del 2001. Solo 15 le condanne. Tutto come previsto gia' da molti mesi anche su questo blog, cosi' come gia' da tempo gli indagati erano stati tutti promossi, evidentemente per i meriti guadagnati sul campo. L'ennesima occasione persa per riscattare con una delle pagine scurissima per la vita democratica del paese. Per qualcuno in fondo la sentenza non e' poi cosi' male: e' stato riconosciuto che qualcosa di grave quella notte a Bolzaneto e' successo. Meglio di niente? Eppure ancora una volta la repressione violenta, il sopruso, la sospensione dei diritti basilari dei cittadini, l'uso indiscriminato dell'umiliazione fisica e verbale nei confronti di chi ha idee diverse dalle proprie rimane impunito, minimizzato. Per non parlare delle responsabilita' politiche di chi quell'atteggiamento ha tollerato e incentivato. Giovedi' prossimo e' attesa la sentenza per l'irruzione alla scuola Diaz: questa volta qualcuno sara' colpevole, o l'ennesima impunita' garantira' a tutti una piacevole senzazione di tutela dell'"ordine" pubblico?
lunedì 14 luglio 2008
Scherzi a parte...
... ma secondo voi e' piu' ridicolo che un governo che ha basato tutta la campagna elettorale sulla "sicurezza" abbia ridotto le forze dell'ordine senza carta igienica e benzina, o che il Ministro delle Pari Opportunita' sia stata messa la' per l'avvenenza fisica e qualche prestazione sessuale alla Fenice? Sono in dubbio. Almeno la poteva fare ministro della Funzione Pubblica.
Consoliamoci con il prossimo venturo Lodo Alfano per tutti!
venerdì 11 luglio 2008
Piu' uguali degli altri
Ieri e' stato approvato alla Camera il lodo Alfano, una norma sulla sospensione dei processi a carico delle quattro più alte cariche dello Stato. Contemporaneamente e' stato congelato l'iter della norma "blocca-processi", inserita di soppiatto nel pacchetto sicurezza per fermare il processo Mills a carico della Fenice, ma al costo di fermare 100000 altri processi (secondo l'Anm) per reati quali estorsione, rapina e furto in appartamento, stupro e violenza privata, bancarotta fraudolenta, sfruttamento della prostituzione, ricettazione, detenzione di materiale pedo-pornografico, maltrattamenti in famiglia e molestie, traffico di rifiuti, incendio e incendio boschivo, e via andare fino al reato di omicidio colposo per inosservanza delle norme sulla sicurezza stradale (per il quale un altro articolo del decreto prevede un inasprimento delle sanzioni salvo poi negare, nello stesso provvedimento, la priorità nel trattamento di quel reato).
Non tocca certo a me mettere in relazione il congelamento di un provvedimento e l'accelerata sull'altro. L'aveva del resto gia' fatto la stessa Fenice in una lettera a Schifani. E senz'altro il lodo Alfano e' il male minore. La maggioranza invece di pensare alle priorita' del paese e dei cittadini pensa a quelle del proprio capo supremo, ma perlomeno limita i danni al resto dell'assetto giudiziario del paese, pur introducendo un'orwelliana differenza di trattamento dei cittadini davanti alla legge, odiosa e inaccettabile dal punto di vista Costituzionale. Qui le parole, ieri in aula, di Gianni Cuperlo durante la discussione sul provvedimento. Buona lettura.
Pubblicato da beffatotale alle 10:04 1 commenti
Categorie: beffa, berlusconi, giustizia, governo
giovedì 10 luglio 2008
Niente di nuovo sul fronte occidentale
Giusto per essere sicuro, ma dal quel che ho capito da TG e giornali nei 15 giorni che ho passato in Africa non e' che sia successo molto di nuovo in Italia. Correggetemi se manca qualcosa di rilevante:
- continua il programma capro-espiatorio sui Rom, con la geniale idea della schedatura dei bambini (per fortuna stroncata a Bruxelles). Nella speranza che il popolo bue sia abbastanza preoccupato da loro per lasciar correre su tutte le nuove e vecchie leggi vergogna sulla giustizia del governo (oggi si discute il lodo Alfano), cosi' come bufale come la Robin Tax (che semplicemente alzera' i prezzi al consumo ricadendo sulle famiglie numerose ben piu' che sui single ricconi) servono a coprire l'abolizione delle varie manovre anti-evasione e altre amenita' di Giulio di Sherwood, secondo il collaudato metodo del fumo negli occhi.
- nei lager-Cpt si continua a morire, anche di caldo, cosi' come in mare per raggiungere la nostra penisola, nonostante i roboanti proclami della stretta anti-immigrazione del nuovo governo.
- non c'e' traccia all'orizzonte della famosa cordata per Alitalia promessa in campagna elettorale, e si parla gia' di una mini-compagnia al livello di un'azienda di bus. Cosi' come l'emergenza rifiuti che doveva risolversi nel primo consiglio dei ministri a Napoli continua a divampare (e puzzare sotto il sole estivo).
- il PD e' impantanato come mai, tanto da delegare a una tribu' assortita di comici e giornalisti borderline, messi irresponsabilmente a sproloquiare in piazza per farsi pubblicita', il ruolo nodale di far notare le nefandezze di questo governo: se magari il PD si riappropriasse del suo ruolo di opposizione, magari tutti gli altri tornerebbero a fare il loro lavoro. Capisco il trappolone di Di Pietro e i suoi grillini di organizzare un evento allo stesso tempo contro Berlusconi e contro l'opposizione del PD, ma a maggior ragione non sarebbe stato meglio esserci e chiarire la propria posizione, invece di dire che si prende le distanze perche' si fa un'opposizione morbida ma risoluta? Il problema probabilmente e' che, una volta accantonato l'anti-berlusconismo, di idee vere che sappiano unire e entusiasmare la gente non ce n'e' neppure l'ombra.
Pubblicato da beffatotale alle 14:26 4 commenti
Categorie: governo, grillo, migranti, partito democratico, politica, razzismo
martedì 8 luglio 2008
Karibuni
Ritorno non facile quello dalla Tanzania. Dai tempi dilatati del "pole pole" (piano piano) africano alla frenesia del primo giorno fiorentino, con gli occhi e il cuore ancora pieni di tutte le cose e di tutte le persone incontrate. Dalla natura incontaminata dei parchi naturali, dove animali visti solo allo zoo vivono indisturbati come migliaia di anni fa, dalle spiagge da cartolina di Zanzibar; dalla dignita' e dalla serenita' di persone che vivono in pochi metri quadri senza luce e acqua, ma capaci di gesti per gli altri e di un'accoglienza che noi ci sognamo pur con tutti i nostri agi; dalle strade sconnesse e polverose ma brulicanti delle piu' disparate attivita' tutte rigorosamente a mano, dalla disarmente mancanza di infrastrutture e meccanizzazione; dal lavoro di centinaia di religiosi, volontari e locali in dispensari, ospedali, progetti, missioni, costretti a lottare contro una spirale di problemi che sembrano insormontabili e piu' grandi di chiunque, e a confrontarsi con un mondo e una cultura completamente diversa dalla propria in cui il futuro e la programmazione non esiste perche' non e' possibile permetterseli; da chi ha lasciato tutto per dedicare la propria vita ai suoi fratelli lontani, a chi parte per un'estate convinto di aver solo da insegnare. Da tutto questo, ripiombare nel vecchio mondo (in realta' ben piu' nuovo) non e' facile e ci vorra' un po' per assimilarlo: l'importante e' sapere che, quasi sempre, c'e' un'alternativa da qualche parte. Dove, nonostante tutto, la parola d'ordine non e' la diffidenza e la schedatura, ma Karibuni, benvenuti.