sabato 30 giugno 2007

Valore

Considero valore ogni forma di vita,
la neve, la fragola, la mosca.
Considero valore il regno minerale,
l'assemblea delle stelle.

Considero valore il vino finche' dura il pasto,
un sorriso involontario,
la stanchezza di chi non si e' risparmiato,
due vecchi che si amano.

Considero valore quello che domani non varra' piu' niente
e quello che oggi vale ancora poco.

Considero valore tutte le ferite.

Considero valore risparmiare acqua,
riparare un paio di scarpe, tacere in tempo,
accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi,
provare gratitudine senza ricordare di che.

Considero valore sapere in una stanza dov'e' il nord,
qual'e' il nome del vento che sta asciugando il bucato.
Considero valore il viaggio del vagabondo,
la clausura della monaca,
la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.

Considero valore l'uso del verbo amare
e l'ipotesi che esista un creatore.

Molti di questi valori non ho conosciuto.

Erri De Luca, da Opera sull'acqua e altre poesie, Einaudi, 2002



Stasera festa all'istituto. Ho pensato a cosa ha valore, ma poco ne ho trovato. O forse e' solo lo spirito che mi manca per festeggiare, e folleggiare. In fondo quello, almeno, e' valore.

venerdì 29 giugno 2007

Immigrazione, merito e poltrone


Il Consiglio dei Ministri approva la nuova (speriamo) legge sull'immigrazione che finalmente andra' a sostituire la Bossi-Fini. Sembra che presto non avremo piu' lager-Cpt (vedasi il reportage di Gatti sull'Espresso), gli immigrati da tempo in Italia avranno diritto di voto alle amministrative, si allunga la durata dei permessi di soggiorno pur mantendo la regolazione dei flussi.

Sempre il Consiglio dei Ministri approva il Dpef (Documento di programmazione economico finanziaria) all'unanimita', abbassando l'ICI per pura demagogia elettorale, ma finalmente destinando quasi 700 milioni alla ricerca. La Melandri esulta per i soldi finiti ai giovani, ma sono davvero cose minimali.

Le speranze serie, e concrete, per i giovani (e non) che credono nell'acquisizione di meriti e competenze per ottenere posti di responsabilita', vengono invece da un'inchiesta di un cronista del Mattino di Napoli, ripresa da Repubblica. Chiarisce finalmente come vengono scelti gli amministratori degli uffici di diretta nomina politica. E poi si dice che a Napoli tutto si basa sull'improvvisazione. Sono tutti pregiudizi: l'organizzazione e' perfetta, non una poltrona lottizzata fuori posto. Dopo la patente a punti, la poltrona a punti.

giovedì 28 giugno 2007

A qualcuno piace Walter

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mercoledì 27 giugno 2007

Apri gli occhi sul PD!


Dopo la riunione di ieri del "Comitato Ombra" per il Partito Democratico, formato da 20 giovani under 40 eletti via email o SMS, abbiamo deciso di promuovere insieme a Roberto Giachetti una campagna per la modifica di alcuni aspetti metodologici, a nostro avviso fondamentali, riguardo alla scelta del segretario e dell’assemblea costitutiva. In particolare, due punti tra le proposte dal comitato "14 ottobre", i 45 "saggi" nominati dai partiti, consideriamo sbagliati sia nelle premesse come nelle conseguenze.

La scelta di liste bloccate, infatti, non favorisce certo la voglia di partecipazione e la possibilita' di contare e di esprimere le proprie preferenze ai cittadini che voteranno per la grande assemblea costitutiva del Partito Democratico, cosi' come il collegamento delle liste ai candidati segretari tende, come gia' vediamo in questi giorni, a spostare l'attenzione e il confronto dai contenuti e dalle idee al piano del carisma personale dei singoli e delle poltrone.

Per questo motivo abbiamo promosso una raccolta di firme sull’appello che segue, che consegneremo poi al comitato ufficiale dei 45. Invitiamo tutti gli interessati a farlo circolare il più possibile e chiunque voglia aderire a quest’appello a sottoscriverlo sul blog di Roberto Giachetti con nome, cognome, citta' e la frase ADERISCO ALL’APPELLO, oppure inviando una e-mail completa degli stessi dati all’indirizzo: aprigliocchisulpd@gmail.com

Apri gli Occhi!

In questi giorni si stanno definendo le regole per la creazione dell’Assemblea Costituente e per l’elezione del primo Segretario del Partito Democratico. Noi pensiamo che il Partito Democratico debba avere il coraggio di raccogliere fino in fondo la sfida lanciata due anni fa dai milioni di Italiani che hanno partecipato alle primarie per la scelta del Candidato Premier. Un nuovo partito deve nascere e radicarsi nelle città e nei paesi, dialogare con i segmenti vitali della società, aprirsi al confronto e non temere il consenso.

Per questo chiediamo la definizione di regole certe che garantiscano a tutte le italiane e gli italiani di poter essere protagonisti il 14 Ottobre con il proprio voto e non in veste di semplici ‘notai’ chiamati a ratificare scelte già prese da altri.

Vogliamo che venga ripudiato lo strumento delle Liste Bloccate e vengano scelte liste Aperte che consentano anche a coloro i quali sono estranei ai Ds e alla Margherita e a qualunque altra logica di cooptazione di presentarsi ed, eventualmente, essere eletti alla Costituente.

Chiediamo che ciascun elettore dell’Ulivo possa indicare direttamente il Segretario del Futuro Partito su una apposita scheda e che chiunque riceva il maggior numero di voti venga eletto automaticamente al termine della consultazione. Solo con coraggio, coerenza e determinazione si può raggiungere davvero l’ambizioso obiettivo di costituire per la prima volta in Italia un grande partito Democratico.

martedì 26 giugno 2007

Prima riunione del Comitato Ombra


Oggi a Roma si e' tenuta la prima riunione del Comitato Ombra per il Partito Democratico. Nato dopo la scelta dei 45 "saggi" che hanno il compito di traghettare il nascente partito all'assemblea costituente, tutti over 40 e senza una rappresentanza vera di volti nuovi, associazioni e societa' civile, vuole dare voce a chi e' stato lasciato fuori. E' formato da 20 giovani, uomini e donne, eletti sul web o via SMS.

Grazie ai potenti mezzi tecnologici, i piu' lontani, tra cui chi scrive, si sono potuti collegare in videoconferenza. Eravamo in tutto 14, tutti rigorosamente under 40 tranne Roberto Giachetti, l'ideatore del comitato che per raggiunti limiti di eta' abbandonera' pero' l'avventura.

Si e' parlato di Partito Democratico, di partecipazione, di trasparenza, di sensibilizzazione, di riformismo. Ci siamo detti che essere davvero riformisti significa farsi carico della complessita' della realta', e della sfida di comunicarla e farla comprendere, senza facili semplificazioni di radicali e manichei. Che non cerchiamo contrapposizioni con i "45 nonnetti", ma che vogliamo tuttavia far si' che ci sia possibilita' di espressione per chi non e' ancora rappresentato, e rischia di perdere la grande occasione del Partito Democratico.

Abbiamo notato come le regole proposte dai "45" abbiano gia' portato a spostare l'attenzione dai contenuti e dalle idee al mero piano dei nomi e delle poltrone. E che se i contenuti sono fondamentali anche le regole sono importanti, in quanto segno concreto di democrazia e di trasparenza. Perche' sono un riferimento verificabile dell'impostazione e del modo di operare, ed esse stesse possono spingere a spostare la riflessione e il confronto dai nomi ai contenuti.

Per questo lanceremo da domani una grande campagna per la modifica di due punti delle regole stilate dai "45", a nostro avviso nodali per garantire un confronto vero e una scelta trasparente dei delegati:

  1. l'eliminazione delle liste bloccate dal regolamento dell'assemblea costituente
  2. due schede separate per i delegati all'assemblea e per il candidato segretario
Chiederemo poi un incontro con i "45 nonnetti", per far sentire le ragioni nostre e di tutti coloro che non ci stanno a farsi scippare una grande occasione di partecipazione e di rinnovamento.
Alla faccia del "comitato ombra", la riunione e' stata registrata e si puo' rivedere on-line. A domani per il comunicato stampa e le modalita' di adesione alla campagna. Nonostante molti si siano rassegnati, c'e' ancora spazio per far valere le nostre opinioni.

lunedì 25 giugno 2007

Il programma, le pensioni e i collaboratori


Si ammorbidira' lo "scalone", aumenteranno le pensioni minime. Questo sembra il risultato del tavolo fra governo e sindacati. Come da programma e come logico. Aumenta, solo piu' gradualmente, l'eta' pensionabile, e viene data un po' d'aria a chi fa fatica a campare.

Eppure Rifondazione non ci sta. Fa gia' campagna elettorale? Giovanni Russo Spena (Prc) ribadisce: "Rifondazione e tutta la sinistra della coalizione ritengono che, come promesso nel programma, lo scalone debba essere non 'ammorbidito' ma abolito". Qualcuno fornisca a Russo Spena e a tutti i parlamentari Prc il programma di snelle 218 pagine che hanno sottoscritto. A pagina 169, dopo aver dichiarato che l'iniquo scalino che alza all'improvviso di tre anni l'eta' pensionabile va superato, si legge:

...Con la tendenza all’aumento della vita media e all'interno di una modifica complessiva del rapporto tra tempo di vita e tempo di lavoro, l’allungamento graduale della carriera lavorativa, tenendo conto del diverso grado di usura provocato dal lavoro, dovrebbe diventare un fatto fisiologico...
Per poi cominciare a elaborare meccanismi anche alternativi per l'occupazione delle fasce piu' anziane. Si smetta di dire che il programma prevede di tornare semplicemente a prima dello "scalone" Maroni.

Intanto, dopo le polemiche dell'opposizione per il mancato rinnovo di De Gennaro a capo della polizia, il governo lo nomina capo di gabinetto del Viminale. Ma e' forse lo stesso De Gennaro che si sta difendendo dall'accusa di istigazione alla falsa testimonianza, e che cosi' gravemente gesti' i fatti del G8 di Genova? Ma non ci doveva essere un'inchiesta parlamentare su quei fatti gravissimi? E non si parla di chi obbedi', ma di chi gli ordini li dava. Forse occorrerebbe un po' piu' di prudenza nello scegliere i collaboratori invece di cercare solo di evitare le polemiche.

domenica 24 giugno 2007

Anche in Europa scontro sulle regole di voto


E' vero, sarebbe molto piu' importante parlare di contenuti, di idee e di azioni concrete. Ma anche le regole di voto e di elezione sono importanti, per garantire democraticita', trasparenza e rappresentativita'.

Cosi' soprattutto di queste cose si discute non solo per l'assemblea costituente del PD, ma anche in Europa. Ieri lungo vertice dei capi di stato della UE per decidere le modifiche al trattato che doveva andare a sostituire la costituzione bocciata da alcuni paesi.

I problemi, come per il PD, non sono mancati. Solo che qui serviva l'unanimita', quindi la discussione c'e' stata eccome. In modo particolare polacchi e inglesi decisi a difendere i propri interessi (i polacchi) e le loro sovranita' minacciate, a loro modo di vedere, dall'avanzare delle competenze europee (inglesi). Il risultato e' un accordo che scontenta tutti, con ad esempio un alto commissario agli affari esteri con pochi poteri invece di un ministro vero e proprio, e che fa slittare il voto a doppia maggioranza su molti temi al 2017. Davvero troppo in avanti nel tempo, a una data in cui i giovani che sono cresciuti con l'Euro, che sono abituati a pensare e a vivere in Europa, senza controlli alle frontiere e senza cambiare denaro saranno gia' quasi 30enni.

Per questi giovani, e per quelli anche 10 anni piu' vecchi, non si tratta piu' di costruirla l'Europa. Si tratta di formalizzarla. Serve un po' di coraggio in piu' da chi ancora sta arroccato, o da chi continua pazientemente ad aspettarlo e a contrattare. Serve prima o poi anche una vera costituzione, fatta da un'assemblea votata dai cittadini. Se quando l'Italia fu fatta si dovevano (e forse dobbiamo ancora) fare gli Italiani, gli Europei oggi sono piu' avanti dell'Europa.

sabato 23 giugno 2007

I Rom e il Family Day


Viaggio rocambolesco ieri. Un unico treno nella due giorni di sciopero Trenitalia viaggia dalla Germania, pieno quanto un treno indiano. Chiedo dello scipero al capotreno, che non ne conosce i motivi: niente male. Aria condizionata al minimo, io che leggo concentratissimo il bel libro di Grossman "Qualcuno con cui correre" per non pensare al sudore che mi appiccica al seggiolino. E quando finisce apro il giornale. Cerco dello sciopero, ma neppure un rigo. Mistero. Forse farebbero piu' notizia e servirebbero di piu' gli "scioperi alla rovescia" che proponeva Danilo Dolci in Sicilia negli anni '50.

A Monaco arriva la Repubblica con la cronaca di Milano. Non sono di Milano, ma la sfoglio comunque e la mia attenzione casca su un articolo riguardo a tafferugli tra i Rom e la polizia per lo sgombero di un campo. Storie che sentiamo continuamente. Il titolo pero' e' strappalacrime: "E Gerardo, piccolo zingaro, fa i compiti in mezzo alla battaglia". Penso ai bambini Rom che ho conosciuto vari anni fa quando frequentavo insieme a Paolo il campo Rom dell'Olmatello a Firenze, e sorrido pensando agli amici che con qualche difficolta' ero comunque riuscito a farmi, e che non capivano perche' "sprecassi" il mio tempo con loro. Direi proprio che non e' andato sprecato, e quelle poche ore mi sono servite non per capire, ma almeno per accostarmi a quel mondo dalla parte giusta.

Questa la faccenda: un campo abusivo viene smantellato. Alcuni nuovi containers vengono messi a disposizione delle famiglie evacuate, ma circa 20 nuclei familiari restano fuori, in massima parte per precedenti penali. Per loro non c'e' posto nella Milano della Letizia. Loro, comprensibilmente, si infuriano. Meno comprensibilmente tentano di bruciare i container assegnati agli altri. Interviene la polizia. Iniziano le mediazioni. Il sindaco propone di assegnare loro degli stanzoni dove gli uomini da una pate e le donne con i bambini dall'altra le 20 famiglie possano vivere. C'e' qualcosa di piu' umiliante per una famiglia che essere costretti a vivere separati in stanzoni con altre persone?

Ora, ma chi ha proposto questa cosa non e' lo stesso sindaco che ha aderito al Family Day con tanto di gonfalone comunale, per dire a tutti che a Milano si tutelano le famiglie? Dove si rifiutano finanziamenti a tutte le manifestazioni che hanno qualcosa a che vedere con i gay per tutelare appieno la famiglia fatta di uomini, donne e loro bambini? Eppure i Rom accettano, a patto che la loro situazione venga discussa per il lungo termine.

Sempre a Milano, tempo fa da una rissa tra vigili e cinesi scoppio' una rivolta di quartiere. Il pugno di ferro contro immigrati e clandestini del sindaco sembra non portare molti frutti, almeno nel breve termine. L'articolo col titolo strappalacrime finisce cosi':

Un vecchio agente, in servizio d´ordine pubblico da sempre, è perplesso: «Politici importanti non ne sono venuti, di televisioni ne ho viste poche, di questi non gliene frega niente a nessuno. Il problema, però, è che non sono solo qui. Ti sei fatto un giro sotto il ponte della Ghisolfa, verso la ferrovia? Ma hai visto là quanti sono? E in via Bovisasca sei passato? Ormai chiudi un posto, dai due regole da una parte e dall´altra parte rispunta un casino. Pensare di risolverlo con i manganelli è uno sbaglio». Non dice «sbaglio» il poliziotto, usa un termine più colorito.

Se lo capiscono anche i poliziotti, che lo capisca prima o poi anche Letizia?

venerdì 22 giugno 2007

iMille on line


Ci siamo. iMille sono on-line. A questo punto comincia anche il confronto e l'elaborazione dei punti principali a cui rifarsi per l'assemblea.

Questo è il sito di quelli che sul Partito Democratico hanno due opinioni in conflitto. La prima è che possa diventare un rivoluzionario meccanismo di cambiamento e rinnovamento della politica e della società italiane, avvilite da anni di pigrizie, egoismi e scarsa lungimiranza. La seconda è che rischi già di diventare invece ciò da cui si dovrebbe emancipare: la riproduzione di un sistema di autoconservazione di un establishment che ha avuto dei meriti e delle intelligenze, ma che ha smesso di trarne frutto da un pezzo. Questo è il sito di quelli che non si sono ancora rassegnati a far prevalere la seconda opinione. È il sito, e il pensiero, di quelli che hanno un’idea della sinistra, e questa idea è moderna, democratica, laica e di sinistra. Quattro modelli che le istituzioni della sinistra italiana hnno faticato a seguire, negli ultimi anni. Non sono state capaci di rinnovarsi né di capire che il mondo cambiava; non sono state capaci di aprirsi al contributo e alle idee di chi non ne fa parte; non sono state capaci di resistere all’assedio integralista delle religioni e di svincolarsi da complessi di inferiorità nei confronti delle chiese; non sono state capaci spesso di adattare i loro valori teorici alla politica e alle cose. Qusto è un sito. Contiene e conterrà molte idee, quelli di molte persone, che hanno per forza di cose opinioni diverse su molte questioni e materia di cui discutere su molti dettagli. Non è un partito, non è un movimento, non è una presunzione: ma cercherà di partecipare alle elezioni della costituente del Partito Democratico. Con l’intenzione di portare dentro quella costituente e quel partito le piccole rivoluzioni citate qui sopra. E di contribuire a farne un partito moderno, democratico, laico, e di sinistra. Chiunque condivida questa intenzione, si ritenga quindi coinvolto e benvenuto.

C'e' anche un inno: "il patto e' stringerci di piu'". Io intanto sfido lo sciopero dei ferrovieri e provo a tornare in Italia. E magari nelle 8 lunghe ore di treno cerco di capire se hanno ragione a protestare. "non possiamo sempre perdere".

giovedì 21 giugno 2007

L'eclisse


L'elezione diretta del segretario del PD, contestualmente alle primarie della costituente, e' senza dubbio un fatto importante. Sono certo servira' a invogliare la gente a fare la coda ai gazebo e lasciare qualche euro per dire la propria. Sicuramente come tema di confronto e' piu' abbordabile di quelli della costituente che dovranno caratterizzare la battaglia fra le liste.

Pero' sta catalizzando tutta l'attenzione. Il dibattito sulle liste e' sparito, se mai c'e' arrivato, dalla stampa, sostituito da dichiarazioni d'amore a Veltroni sia da (quasi) tutti i DS che da importanti esponenti della Margherita. Da un lato un bel segno di superamento dei vecchi steccati, dall'altro si va verso un candidato unico con qualche outsider sacrificale, mentre i pezzi grossi si guarderanno bene di rischiare la faccia nel confronto col sindaco di Roma.

In piu' la regola di legare ogni lista a un candidato segretario impone anche a iMille di decidere il da farsi: appoggiare Veltroni. o chi per lui, o scegliere un proprio candidato? Il dibattito si e' gia' aperto. Appoggiare un "big" ha senz'altro pro e contro: si perderebbe gran parte dello spirito di ricambio e dell'impatto innovatore della lista, ma si evita di perdere voti che saranno guidati soprattutto dalla scelta del segretario dando la possibilita' di incidere di piu' all'assemblea.

Premesso che i contro sembrano pesare piu' dei pro, perche' pero' non girare il problema? Perche' non presentare, per esempio a Veltroni, le nostre istanze, e fare in modo che sia Veltroni ad appoggiare noi, piuttosto che noi Veltroni a scatola chiusa?

Poi c'e' un'altro punto, Veltroni non puo' piu' candidarsi. L'ha promesso, pure in TV. Ma si sa come vanno queste cose, promettere di far largo a un ricambio e' piu' facile che tirarsi indietro davvero. Parisi insegna.

martedì 19 giugno 2007

Il dietro le quinte dei 45 nonnetti


Paola Capirossi e' una dei componenti del comitato 14 ottobre, quello dei "45 nonnetti". E' una dei (pochi) volti nuovi. Politologa e consulente, rappresenta l'Associazione per il Partito Democratico. E' quindi una delle rappresentanti dell'associazionismo e della famosa "societa' civile". Leggo su Affari Italiani un suo articolo molto interessante in cui ci spiega modalita' di lavoro e dibattito, oltre a qualche retroscena, delle prime due riunioni del democraticissimo comitato dei "saggi" del Partito, appunto, Democratico. Lo riporto qua per comodita'.

Rivolta dei movimenti contro il partito democratico. Riunione finta: ecco la verità...
Martedí 19.06.2007 17:34, di Paola Capirossi

Come rappresentante dell’APD sono stata chiamata a far parte del Comitato Promotore Nazionale costituito con l’obiettivo primario di discutere e decidere le regole per l’elezione dell’Assemblea Costituente del PD il prossimo 14 ottobre. Alla prima riunione romana, quella del 30 maggio, sono state spese quasi cinque ore – dalle 20.30 all’1,15 di notte - per analizzare la sconfitta delle amministrative, strumentalmente usata per attaccare il premier e ribadire la necessità di un leader forte del PD, ben distinto da Prodi e con l’autonomia sufficiente per smarcarsi dalla sua debole azione di governo. Il pensiero che l’argomento fosse un pò fuori tema c’è stato in alcuni, tra cui la sottoscritta, ma abbiamo continuato a sperare, sino a tarda notte, che almeno una parte del dibattito, anche solo gli ultimi dieci minuti, potesse essere riservata ad intavolare il discorso sulle regole almeno nelle sue linee di fondo. Non è andata così, e “leader forte sì, leader forte no” è stato il tormentone di tutta la serata, nonchè il motivo dei volti scuri – non perché era notte fonda - con cui Prodi, Fassino e Rutelli sono usciti dalla riunione. Unico dato importante e niente affatto scontato per una comune cittadina con l’onore e l’onere di essere presente lì, a Santi Apostoli, è stata la percezione che il dibattito fosse vero, non precostituito, appassionato e diretto, tra tutti i leader politici. Quella cittadina poteva persino illudersi che il suo intervento, articolato e motivato, venisse ascoltato e soppesato. Non poco, per chi era arrivata alla prima riunione dei 45 con il vago sospetto di dover rappresentare la tanto citata “società civile” da semplice comparsa, solo con la propria presenza fisica al tavolo di ministri, parlamentari, sindaci e governatori illustri. Devo ammettere che sono uscita da quella riunione convinta che ci fosse da ben sperare dal lavoro di questo Comitato, se il dibattito era stato sin dall’inizio così aperto e appassionato. Mi sono persino pentita per aver sospettato di essere stata chiamata ad uscire dalle file della gente comune per fare da “foglia di fico” ai partiti.

L’appuntamento successivo del “Comitatone” doveva essere per l’11 giugno, con ordine del giorno: discussione sulle regole per elezione della Assemblea Costituente. Come APD abbiamo iniziato subito a lavorarci, con un metodo chiaro: chi di noi aveva competenza nel settore ha elaborato una sorta di schema di regole elettorali, ognuna motivata esplicitamente, e preceduta da alcuni principi di fondo a nostro parere non negoziabili per la costituzione del nuovo partito. Su quei principi abbiamo, poi, verificato il consenso dei nostri aderenti, con un lavoro capillare di discussione sul territorio, regione per regione, e dopo gli aderenti anche i “simpatizzanti” del PD. Per l’11 eravamo pronti con una nostra proposta e con un portale (www.primariepd.org/primarie) da offrire come strumento del Comitato per dare trasparenza e pari opportunità a liste e candidati in vista del 14 ottobre.

La riunione, però, è stata spostata al 18 giugno. E allora abbiamo approfittato del maggior tempo a nostra disposizione per allargare via e-mail il dibattito sulla nostra proposta di regole e sul portale delle primarie. Risultato: in pochissimi giorni siamo stati tempestati di migliaia di e-mail di adesione alle regole ad anche di sostegno per il lavoro della mia persona all’interno del Comitato. Il sito delle primarie, poi, nelle prime ore on-line ha avuto picchi di un migliaio di visitatori, di fatto senza alcuna forma di pubblicità se non quella del passa-parola. Perché la cosa non sembrasse di parte, abbiamo anche organizzato una conferenza stampa in cui regole e portale potessero diventare di dominio pubblico, leggibili e valutabili anche dai 44 (più la sottoscritta) che si sarebbero riuniti dopo pochi giorni. Chi non avesse preso parte alla conferenza, poteva sempre leggere e aggiornasi sul nostro sito.

Il 18 giugno la riunione era convocata per le 15. Si è visto subito che il clima era diverso dal 30 maggio: incontri in stanza chiuse a due o tre; volti sereni e sguardi fin troppo amichevoli tra Prodi, Fassino e Rutelli, gli stessi che alla riunione precedente avevano evitato accuratamente di incrociarsi anche solo con lo sguardo; battute e risate in grande allegria; assenze illustri, come quella di D’Alema e Bersani (oltre a Gad Lerner che non è mai venuto, o Tullia Zevi) e partenze precoci come quella di Amato (“torno a fare il ministro”), Dini, Veltroni. La riunione è iniziata alla 16 circa. Ci è stato distribuito solo allora un decalogo di regole con un regolamento concepito dai tre saggi presenti (Vassallo, Ceccanti, Biasia), filtrato dai tre coordinatori Soro, Barbi e Migliavacca.

Quest’ultimo ha illustrato il documento, mentre i pochissimi che non lo conoscevano già si affrettavano a leggerlo almeno per sommi capi. Alle 16,30 è iniziato il dibattito, con una premessa tassativa che alle 18,15 la riunione doveva chiudersi. Poiché 105 minuti diviso 43 presunti iscritti a parlare (Prodi e Migliavacca avevano già parlato) in matematica fanno 2,5 minuti per ogni singolo intervento, è stato concordato che era troppo poco. Pertanto, la Presidenza ha concesso 3 minuti. Le domande che logicamente che ne conseguono sono: 1) Perché la volta scorsa, in cui di regole non si è parlato, non è stato posto alcun limite alla durata della riunione, che oltretutto era di notte (con obbligo di pernotto per chi non vive di politica, né a Roma, e deve pagarsi un albergo nonchè chiedere un ulteriore giorno di permesso a lavoro)? 2) Se il Comitato è stato pensato per fare delle buone regole, come si può pensare che le medesime vengano: a. presentate all’inizio della riunione, b. dibattute con 3 minuti di intervento ciascuno, c. decise dopo due ore?

A chi, come la bravissima Rosy Bindi, ha chiesto di ricevere prima, come civilmente e democraticamente si fa in questi casi, i documenti per email e di programmare la decisione finale su di essi entro una settimana con un ultimo incontro, è stato risposto: a) non si poteva uscire dalla riunione dicendo che non si è ancora deciso nulla. E’ stato allora suggerito che sarebbe bastato dichiarare alla stampa che il documento era stato distribuito, che c’era l’accordo di massima sui principi, e che il dettaglio sarebbe stato deciso più approfonditamente entro una settimana. Suggerimento di grande serietà in cui ne avrebbe guadagnato l’immagine di credibilità del Comitato.

Ma il suggerimento è caduto nel nulla. b) a chi ha obiettato che almeno non si parlasse di unanimità del Comitato, è stato gentilmente ricordato che “in quell’organismo non si è chiamati a votare”. E allora come può fare il cittadino a sapere come sono andate le cose, e soprattutto “chi” ha detto “cosa”? Un’ulteriore riunione del Comitato sarà convocata tra una settimana, ma solo per salvare una parvenza di decenza: in realtà, la vera volontà di molti autorevoli esponenti di partito era quella di votare per email il documento. La farsa non è ancora finita, si tratta di capire chi avrà ancora voglia di fare la comparsa. Nessuno era così ingenuo da pensare di poter condizionare le scelte dei partiti, vivi e forti più che mai, ma almeno partecipare ad un dibattito vero, questo sì, lo pretendevamo da un partito che si spaccia per “nuovo”.

Questa è la cronaca delle modalità di svolgimento del dibattito sulle regole elettorali per il PD. Sul contenuto ci sarà molto da dire e molto da spiegare, ma l’APD intende prima confrontarsi al proprio interno e sul territorio, come ha sempre fatto. Solo dopo diremo la nostra posizione, con chiarezza e trasparenza. Questi due principi non sono per noi negoziabili. Ad alcun livello.

Niente di nuovo sotto il sole.

lunedì 18 giugno 2007

Il porcellum "Democratico": Kill Pig?


Ieri i "45 nonnetti" del comitato 14 ottobre si sono riuniti per discutere delle regole e modalita' della costituente del PD. Mancano ancora i dettagli, ma le prime voci e dichiarazioni non fanno sperare nulla di buono. Anzi, qualcosa di buono ma tanto di preoccupante.

Tra le buone notizie, la prima era davvero basilare. Non ci saranno vie preferenziali per accedere all'assemblea riservate per la nomenklatura.
Si vota poi, come gia' si vociferava, nei collegi del senato, 475 circoscrizioni. Per presentare una lista in una circoscrizione basteranno 100 firme. Le liste possono essere anche locali, e 100 firme non appaiono impossibili da mettere insieme seppure nel mezzo dell'estate. Questo dovrebbe largamente facilitare la partecipazione anche da fuori Ds-Dl. Nessuna traccia invece del livello organizzativo regionale che dovrebbe essere il cardine del nuovo partito.

Poi c'e' pero' c'e' il resto. I giornali si soffermano solamente sull'elezione del segretario, che avverra' contestualmente all'elezione dell'assemblea collegando ogni lista a un candidato segretario. Non si corre il rischio, come suggeriscono Veltroni e la Bindi, di avere in questo modo liste bloccate sui vecchi partiti e correnti, dividendo invece di unire? Di soffermarsi su una discussione sterile sulla leadership, invece di confrontarsi su come costrire il nuovo?

E non basta. Intanto 5 o 10 euro per votare. Non credo che organizzare i banchetti costi cosi' tanto, mi pare davvero eccessivo. Si vuole limitare la partecipazione della gente?
Ogni circoscrizione elegge col proporzionale 5 rappresentati, cosi' che l'assemblea sara' composta da 2400 persone. Un numero enorme, che uccidera', con ogni probabilita', il confronto e il dibattito alla costituente. Per ratificare una minestra gia' pronta?
La sorpresa piu' brutta: le liste sembra siano bloccate, ovvero si potra' votare la lista ma non i candidati, esattamente come il "Porcellum" di Calderoli. Che tutti, compreso il promotore, hanno definito una porcata. E che permettera' a chi comanda gia' di scegliersi chi portarsi alla costituente. Gli oligarchi fiutano il pericolo?

Effettivamente, hanno gia' Mille ragioni per preoccuparsi.

domenica 17 giugno 2007

Salpano iMille

Da mesi, da quando DS e Margherita hanno deciso di sciogliersi per dare vita al Partito Democratico, in molti abbiamo cominciato a coltivare una speranza e a intravedere una grande possibilita'.

Un partito nuovo, che nasce pero' dall'unione delle grandi culture socialiste e cattolico sociali, che non potevano piu' essere separate. Nuovo non solo anagraficamente, ma soprattutto nuovo nel merito e nel metodo. Veramente democratico, con una base forte, dove tutti possano portare il loro speciale contributo. Dove conti il merito e non la raccomandazione o il potere acquisito. Dove ci si preoccupi meno del potere e piu' del compito di sognare e creare un paese migliore, al servizio e non al comando. Dove la legalita' e la moralita' siano valori imprescindibili. Un solido partito di governo, per cambiare nel profondo l'Italia, fortificato da radici robuste, che poggiano nel solco delle grandi culture riformiste e sociali del secolo passato, ma con ali ampie per affrontare le sfide che questi anni ci pongono davanti. Un'occasione per cambiare davvero, non solo i nomi e le bandiere, ma il modo stesso di fare politica.

Abbiamo un pochino sperato che tutto cio' nascesse da solo, dalle belle parole sentite ai congressi di scioglimento. Che sono state tradite fin dai primi passi. Ma l'occasione e' troppo ghiotta per lasciarcela scippare cosi', e salpiamo per riprendercela. Nessuna critica e' costruttiva se non è accompagnata da proposte concrete, e da un'alternativa. Eccola allora: un manipolo di "prodi" si candida come alternativa al PD della spartizione Ds-Dl-Ulivisti e delle oligarchie, ad una classe dirigente prigioniera di se' stessa e incapace di rinnovare davvero. Si candida per farsi portavoce di queste istanze alla costituente del 14 ottobre.

Non salpano da Quarto, ma da 8 ore di riunione sabato a Roma. C'era gente in gamba, che sa che e' una fase importante, in cui si gioca il futuro del paese. Gente con storie, radici e capacita' diverse, che contribuira' a creare un confronto fecondo.

Oggi è nata ufficialmente la lista dei Mille. Sì, si chiamerà proprio così, iMille, come i garibaldini che hanno fatto l'Italia. Noi la ri-faremo, perché c'è davvero bisogno di rifarla, dalle fondamenta. Lo strumento che abbiamo adottato è la lista alle primarie del 14 ottobre per il partito democratico. Le modalità della nostra azione saranno totalmente innovative: apertura assoluta della lista ai contributi e alle candidature di tutti, mutuando i meccanismi di orizzontalità e confronto continui propri dei nostri blog, anche per la definizione degli orizzonti programmatici
Ci sara' un portavoce, Marco Simoni, e una struttura la più aperta possibile. In tutta Italia si cerchera' di permettere a chiunque voglia partecipare e candidarsi di farlo. Proveremo a costruire un programma fatto dal basso, aperto ai contributi di tutti. A breve ci sara' un blog per discutere di contenuti, di idee, fondi, comunicazione. Ci sono gia' Mille ragioni in piu' per un partito veramente democratico.

Dei Mille si parla gia' su: Ivan Scalfarotto, One More Blog, Progetto Mayhem, il blog di Generazione U, Mario Adinolfi, Marco De Amicis, Revanche, Timoteo Carpita, Cristian Umbro, Ricchiuti, Massimiliano Vatiero, Marco Esposito, Pietro Longhi, Galeardabalda, Brodo Primordiale, Massimiliano Picariello.

Chiunque volesse dare il proprio contributo scriva a imille07@gmail.com, specificando: nome e cognome, data di nascita, indirizzo, numero di telefono e aree geografiche in cui si è disponibili a impegnarsi, eventuale indirizzo web-blog. Io l'ho gia' fatto.

venerdì 15 giugno 2007

Quali regole per la costituente?


Si sono concluse le votazioni per il comitato ombra. La partecipazione, soprattutto nelle candidature, non e' stata esaltante, ma l'iniziativa potra' essere un seme importante. Ma e' gia' ora di mettersi al lavoro, con ogni mezzo possibile.

E infatti il tempo stringe. Gia' lunedi' 18 Giugno i "45" si riuniranno per discutere sulle regole elettorali per l'assemblea costituente del Partito Democratico. Le prime proposte, come quella dell'Associazione per il PD, gia' circolano e gli esempi sono molti. C'e' spazio per sottoscrivere e spingere ancora piu' forte in quella direzione, o per proporre cambiamenti e modifiche.

Ad esempio, si e' parlato di un PD federale, organizzato su base regionale. Ma in molte bozze sulla costituente che ho visto finora le liste dei candidati sono pensate su base nazionale o strettamente locale. Oltre all'evidente incongruenza, organizzare una lista su base nazionale e' molto piu' complesso per chi non e' gia' organizzato e strutturato. Tanto che la composizione federale del partito era pensata proprio per favorire la partecipazione di tutti. Perche' allora non avere, ad esempio, liste regionali, per cui ogni sezione regione esprime i suoi rappresentanti all'assemblea costituente? E perche' non eleggere contestualmente il 14 ottobre anche le assemblee regionali e provinciali?

Certo le regole dovranno essere chiare, fissate e trasparenti, ad esempio le modalita' e il numero di firme necessarie per presentare una lista. Che le possibilita' di scegliere tra liste diversi rappresenti anche la scelta tra posizioni diverse e visioni diverse sia politiche sia organizzative.

L'orientamento e' senz'altro quello di utilizzare un metodo proporzionale puro, trattandosi di una costituente. Si pensa anche alla possibilita' di un doppio voto di genere per ogni elettore, che ritengo un'idea interessante, con liste in cui siano presenti in pari numero donne e uomini e una quota di "under" 35 o 40.
Mentre valuto assolutamente fuori luogo una modalita' di accesso privilegiata all'Assemblea, il dibattito e' aperto e vivace su un'eventuale incompatibilita' tra cariche elettive e assemblea. Ritengo tuttavia che si debba dare a tutti la possibilita' di portare il proprio contributo, miscelando l'esperienza con la novita' e l'entusiasmo. Certo partendo ognuno con le stesse regole e possibilita'.

Insomma, adesso fuori le idee!

giovedì 14 giugno 2007

Saper obbedire

Un ordine era un ordine, ragazzo. Non commettemmo alcun crimine. Facemmo quello che ci era stato ordinato, e questo, sa, non è un crimine

Cosi' Erik Priebke, capitano delle SS tedesche durante la Seconda Guerra Mondiale e responsabile dell'eccidio delle Fosse Ardeatine, poco tempo prima di essere estradato in Italia, si giustifico' con il produttore di Hollywood che lo trovo' a Bariloche, in Argentina, mentre girava un documentario sui rifugiati Nazisti.

...E così siamo giunti a quest'assurdo che l'uomo delle caverne se dava una randellata sapeva di far male e si pentiva. L'aviere dell'era atomica riempie il serbatoio dell'apparecchio che poco dopo disintegrerà 200.000 giapponesi e non si pente.
A dar retta ai teorici dell'obbedienza e a certi tribunali tedeschi, dell'assassinio di sei milioni di ebrei risponderà solo Hitler. Ma Hitler era irresponsabile perché pazzo. Dunque quel delitto non è mai avvenuto perché non ha autore.
C'è un modo solo per uscire da questo macabro gioco di parole.
Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l'obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l'unico responsabile di tutto...

Cosi' Don Lorenzo Milani, priore di Barbiana, nella splendida lettera ai giudici per il processo avviato dopo una denuncia per apologia di reato da parte dei Cappellani Militari dopo una sua lettera ai giornali in difesa dell'obiezione di coscienza. Un testo bellissimo, sulla non giusticabilita' della guerra e sulla responsabilita' individuale, che e' possibile leggere interamente on line.

Certo che oggi, quando ormai si bruciano tricolori, si dichiara la secessione e si invoca lo sciopero fiscale, l'apologia di reato fa sorridere. E soprattutto lascia molto perplessi che un uomo condannato all'ergastolo per crimini contro l'umanita', e mai dichiaratosi pentito, sia rimesso in libertà, godendone pienamente anche se con qualche restrizione solo formale. Per lavorare, a 93 anni, nello studio del suo avvocato, lui che in passato ha fatto solo il cameriere e il capitano nell'esercito. Per giunta proprio mentre si chiede di non alzare l'eta' pensionabile.

L'obbedienza non e' piu' una virtu'. Qualcuno, anche se in ritardo, l'ha capito. Come il vice-questore Fournier, che ha ammesso le gravissime responsabilita' della squadra mobile nell'irruzione alla scuola Diaz durante il G8 di Genova. Speriamo non finisca come con chi il giorno successivo ha sparato, che questo e' reato, non solo apologia.

mercoledì 13 giugno 2007

Voglio anch'io la pensione


Ieri i pensionati in piazza per chiedere, giustamente, l'aumento delle pensioni e una maggiore attenzione nei confronti degli anziani non autosufficienti.
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha espresso in una lettera ai sindacati "apprezzamento per l'impegno con cui seguono le problematiche del mondo degli anziani".

Di che si preoccupava Napolitano? Capisco sia solidale, ma non sa che in Italia piu' del 50% degli iscritti ai sindacati sono pensionati? Dovrebbe piuttosto scrivere ai sindacati che comincino a tutelare anche gli interessi delle giovani generazioni. Non solo articolo 18 e pensioni. Che lottino per ridimensionare il precariato, per assicurare una pensione dignitosa anche a chi oggi lavora per pagare quella dei nonni.

E che magari spieghino a Giordano e Rifondazione che la politica della talpa non paga. Non si incide sulla realta' assecondando gli elettori come la destra populista, o cercando di vivere al meglio nell'oggi fregandosene del futuro. Anche ieri ha ribadito che vuole levare lo scalone e tornare allo status quo. Invece l'eta' pensionabile va alzata, anche in fretta, perche' noi giovani tra pochi anni non potremo piu' sostenere il peso dell'invecchiamento della popolazione. In Italia abbiamo l'eta' pensionabile piu' bassa e l'eta' media piu' alta dei maggiori paesi europei. E' ora di tenerlo in conto.

Nel frattempo approvate le liberalizzazioni alla Camera. Ma grazie alla "Casa delle liberta'", ai loro amici e qualche nostalgico della maggioranza ci teniamo il PRA e i notai per le transizioni immobiliari. A quando la "Casa delle Corporazioni"?

martedì 12 giugno 2007

Il vicolo cieco della violenza


Giungono sempre piu' preoccupanti le notizie della violenza che si e' scatenata nei territori palestinesi fra Hamas e Al Fatah. I miliziani di Hamas hanno infatti attaccato oggi la sede delle forze di sicurezza di Fatah a Gaza, scatenando una vera e propria battaglia. Mentre il presidente Abu Mazen parla di tentativo di golpe da parte di Hamas per screditare l'Anp, e ritira al Fatah dal governo di unita' nazionale, la violenza ha gia' causato almeno 26 vittime e numerosi feriti.
In risposta anche i blindati delle forze fedeli al presidente sono scese in campo. La gente ha disertato le strade, i negozi sono chiusi, nessun civile esce piu' di casa. Siamo ormai sull'orlo di una guerra civile.

Dal Dicembre 2006, innescata dopo la vittoria di Hamas nelle elezioni Palestinesi in Gennaio, e' ormai in corso una lotta anche militare per la conquista del potere da parte delle frange militari di Hamas, che le forze fedeli al presidente dell'Anp non sono state in grado di fermare. Questa volta neppure la mediazione egiziana, che negli ultimi mesi era riuscito a limitare gli scontri, e' riuscita ad arginare la deriva.

Hamas appare dunque determinata a imporre con la forza la propria supremazia nella Striscia. Quella della forza e della sopraffazione è pero' senz'altro una scelta senza via d’uscita, che oltretutto rafforza, nell’immediato, il nemico di sempre Israele. E' il tentativo disperato di trovare nella violenza, dentro e fuori i propri confini, la soluzione della questione Palestinese, che pero' complica ancora di piu' la gia' difficile e tesa situazione. Le conseguenze sull'intero assetto della regione Medio-Orientale saranno pesantissime. Il pericolo e' di dover tornare ancora indietro dai ben pochi passi avanti fatti in tanti anni.

Proprio ieri Solana diceva: "Nonostante sia facile cadere nel pessimismo, preferisco il cammino alternativo: quello dell'ottimismo, dell'impegno e della dedizione alla pace. Cogliamo l'opportunità che ci si presenta. Non dobbiamo vacillare. Sappiamo di non poter trovare una soluzione a tutti i problemi in poche settimane o mesi. Ma, mentre celebriamo il 40esimo anniversario della guerra dei Sei Giorni, dobbiamo convincerci del fatto che ora le condizioni per cambiare l'orizzonte politico e far progredire il processo di pace esistono. Non dobbiamo lasciarci sfuggire questa occasione." Speriamo che quell'orizzonte non sia definitivamente tramontato dietro i muri e le armi.

lunedì 11 giugno 2007

Pro o Contro?


Sabato due manifestazioni contro la politica di Bush. Una dei movimenti, e una dei partiti della cosi' detta sinistra radicale. La prima e' stata un successo, l'altra praticamente deserta. Sinistra Critica lascia Rifondazione, che nelle amministrative naufraga soprattutto al nord come l'Unione, mentre i rappresentanti di PrC si stracciano le vesti ammettendo di avere sbagliato nel rapporto coi movimenti e nell'ascolto delle esigenze di operai e disoccupati.

Qualcuno ci vede il segnale che e' un po' troppo complicato stare al Governo con un piede, e con l'altro stare con chi il governo lo contesta. Perche' in quella posizione non ci si puo' permettere di essere radicali su tutto.
Il governo e' bloccato su molti temi, paralizzato dalla coperta troppo piccola che non copre allo stesso tempo Giordano e Mastella. Ma invece di rimanere nell'ambiguita', scontentando movimenti e operai, radicali e moderati, governo e cdontestatori, forse sarebbe meglio scegliere una linea, spiegarla bene, e andare dritti per quella strada. Aderire al programma, entrare nella coalizione, spiegare che seppur con molte contraddizioni e molti concessioni, questo e' l'unico modo per incidere sul disegno del paese, per portare il proprio contributo.

C'e' stato invece il rompete le righe, con gli esponenti dei partiti di tutta la coalizione (e molto di piu' da altre aree che da PrC), che hanno preso a dire tutto e il contrario di tutto, in una girandola di dichiarazioni su ogni singola iniziativa di governo. Peraltro quasi mai in accordo con la decisione presa al Consiglio dei Ministri poco prima. Credo che sia proprio quello che va evitato. Che qui sia una delle chiavi del crollo dell'Unione alle amministrative, e in parte dell'altissima astensione. Si trasmette la percezione che non si stia facendo un lavoro serio. Si paralizza il governo per apparire coerenti e invece si innesca un meccanismo opposto e controproducente. Non si trasmette una visione e un progetto con i battibecchi, col navigare solamente a vista sull'emergenza, chicchierando amabilmente con i furbetti di turno.

Serve una svolta; speriamo che arrivi il 14 ottobre. E che non sia comunque troppo tardi. Ma se il Partito Democratico sara' solamente, come qualcuno teme, una svolta al centro, una sinistra "light" e lideristica che dividera' invece di aggregare, allora siamo perduti. Le premesse, per ora, non sono esaltanti.

domenica 10 giugno 2007

Vita di Strada


Spesso nelle nostre (o vostre? ahime'!) citta' italiane ho sognato qualche iniziativa per permettere ai cittadini di viversi la citta' in un modo diverso da quello di tutti i giorni. Di poter riprendermi le strade solitamente usate solo per spostarsi da un posto all'altro il piu' velocemente possibile, tra strombazzate di clacson e autobus sfreccianti. Qualche volta ci sono in parte riuscito, complice qualche blocco del traffico per i livelli allarmanti di qualche veleno nell'aria, o per qualche buona e isolata idea di amministratori illuminati e insonni. Ho trovato pero' un'altra iniziativa in questa direzione, con modalita' e realizzazione tutta speciale, e molto tedesca.

Oggi era una bella giornata a Monaco, e una delle strade principali, Leopoldstrasse, era chiusa al traffico. C'era aria di festa, e di invasione. La carreggiata era infatti piena di bancarelle di artigianato di ogni tipo, associazionismo, stand gastronomici bavaresi e etnici, spiagge artificiali con tanto di sabbia e sedie a sdraio, campi da calcetto, bici stravaganti, pattinatori, scacchi animati conditi da Re con rutto tonante. E poi percorsi sensoriali e giochi per i bambini, palloncini, concerti, stand dei partiti e sindacati uno a fianco all'altro, no-global di ritorno dal G8, missionari e bar brasiliani su ex autobus a due piani, pareti per provare l'arrampicata e giocatori di polo da bici. Insomma, per chi ha frequentato la Fortezza di Firenze, una via di mezzo al centro di un viale tra Terrafutura e la Citta' dello Sport che veniva organizzata qualche tempo fa.

Si chiama Stretlife Festival, e ogni anno invade per due fine settimana una delle strade piu' trafficate di Monaco. Un'occasione unica per provare sport stravaganti e gustare piatti speziati, per sdraiarsi su un'amaca in piena corsia preferenziale, e soprattutto per riprendersi le strade e vivere gli spazi della citta' in una maniera completamente nuova. Magari sorseggiando una birra sotto un semaforo che, noncurante della folla, continua a strizzare l'occhio con le sue luci rosse, verdi e gialle.

PS. Domani e' l'ultimo giorno per votare il vostro candidato preferito al "Comitato Ombra" per il Partito Democratico!

sabato 9 giugno 2007

Roma, 9 Giugno


In piena facoltà,

Egregio Presidente,
le scrivo la presente,
che spero leggerà.
La cartolina qui
mi dice terra terra
di andare a far la guerra
quest'altro lunedì.
Ma io non sono qui, Egregio Presidente,
per ammazzar la gente più o meno come me.
Io non ce l'ho con Lei, sia detto per inciso,
ma sento che ho deciso e che diserterò.

Ho avuto solo guai da quando sono nato
e i figli che ho allevato han pianto insieme a me.
Ma mamma e mio papà ormai son sotto terra
e a loro della guerra non gliene fregherà.
Quand'ero in prigionia qualcuno m'ha rubato
mia moglie e il mio passato, la mia migliore età.
Domani mi alzerò e chiuderò la porta
sulla stagione morta e mi incamminerò.

Vivrò di carità sulle strade di Spagna,
di Francia e di Bretagna e a tutti griderò
di non partire piú e di non obbedire
per andare a morire per non importa chi.
Per cui se servirà del sangue ad ogni costo,
andate a dare il vostro, se vi divertirà.
E dica pure ai suoi, se vengono a cercarmi,
che possono spararmi, io armi non ne ho.

(Il Disertore, di Boris Vian, tradotta dal francese da Giorgio Calabrese. E' cantanta in versione italiana da Ivano Fossati, la potete ascoltare qua)

venerdì 8 giugno 2007

Re Federico a Roma

C'era un re di nome Federico
che andò in guerra e cercava il nemico.
Ma il nemico era andato
a comprare il gelato
infischiandosene del re Federico

- Nemico, nemico, vieni fuori che ti aspetto !
- Adesso no, finisco il sorbetto
- Vieni fuori che ti aspetto con la spada e con la lancia
- Adesso no, perché ho il mal di pancia

Re Federico per la disperazione
buttò la corona e andò in pensione.

(Gianni Rodari, da "Le filastrocche del cavallo parlante")


E mentre Bush non andra' piu' a Trastevere per prendere il gelato con Buttiglione, finalmente anche Berlusconi si vergogna. Alleluia, non sono piu' solo. Anche se forse, a pensarci bene, non si vergogna degli scandalosi brogli di Palermo e dello spettacolo indecente al Senato. Pare invece che si dispiaccia che la visita di Re Federico non potra' piu' paralizzare la capitale. Ognuno ha il senso del pudore che ha. E chi non e' d'accordo e' illiberale. Tie'.

Mi domando poi perche', come mi spiega Fini "
e' paradossale e grave che soltanto in Italia possa accadere che mentre Bush viene ricevuto, chi sostiene la maggioranza vada in piazza a contestarlo duramente. E' uno dei tanti paradossi che rendono ridicolo il governo Prodi". Forse che solo in Italia abbiamo spirito critico? Cosa c'e' di ridicolo nello spiegare a qualcuno che sta sbagliando?

giovedì 7 giugno 2007

Mi vergogno


Oggi sono andato in montagna, con un collega francese e uno tedesco. Una bella passeggiata tonificante sfruttando una delle varie feste religiose della cattolica Baviera. Tra l'altro attraversando una gola spettacolare con cascate e torrente impetuoso, fino ai piedi dello Zugspitze. Niente male a solo 1 ora e mezzo da Monaco. Peccato che mi sono perso la presentazione di Toni al Bayern per tirargli due nocchini...

Alla partenza dalla stazione centrale, ho comprato il giornale italiano, quello vero di carta, senza .it o .com, come faccio ogni volta che passo di la'. Sul treno comincio a sfogliarlo, ma quando l'amico tedesco mi ha chiesto cosa fosse la foto che mostro anche sopra mi sono vergognato che quello fosse il senato della Repubblica, in cui siedono per legiferare per il bene del paese gli Onorevoli (!?) Senatori.

Glissando sull'uso spudorato della diretta televisiva, anche da parte dei senatori del SVP per ricatti vari, leggo poi la sconcertante conferma dei brogli a Palermo. Meglio allora leggere il giornale nel segreto della propria stanza, al riparo da sguardi indiscreti. Consola poco che qualcuno dovrebbe vergognarsi piu' di noi, con i suoi impegni che non impegnano niente. Come recita una bella vignetta, "la legge morale dentro di me, lo scudo stellare sopra di me".

mercoledì 6 giugno 2007

Comitato Ombra: "saggi" cercasi


Ancora pochi giorni per candidarsi al "Comitato Ombra" del Partito Democratico promosso da Roberto Giachetti.
Per dare un segno forte bisogna essere in tanti: io ho gia' mandato la mia candidatura.

Per votare il vostro candidato preferito, trovate tutte le istruzioni on-line, cosi' come l'elenco e i profili dei giovani che si sono gia' proposti. Forza!

martedì 5 giugno 2007

Brivido, terrore e raccapriccio


Leggo sconcertato sulle agenzie di stampa:

Silvio Berlusconi, arrivato a Lucca per la campagna elettorale in vista dei ballottaggi, minaccia "di scendere in piazza" o di organizzare uno "sciopero fiscale" se non saranno ascoltate le ragioni dell'opposizione ed in particolare se non si andrà presto al voto o, in caso contrario, se non vi sia un governo anche formato dalla stessa maggioranza attuale ma che abbia come unico obiettivo la riforma della legge elettorale.

Agita ancora il fantasma dei brogli, invoca spallata inesistenti, chiede l'intervento di Napolitano. Fa le bizze. Qualcuno mi spiega:
1) quali sono esattamente le ragioni dell'opposizione
2) perche' mai si dovrebbe andare tanto urgentemente alle urne
3) perche' una figura pubblica che dice cose tanto irresponsabili, cercando di far leva sulla grettezza italica e invitando a rubare alla collettivita' non pagando le tasse, non viene spedito in galera per istigazione a delinquere.
Cosi' magari medita sulla famosa regola delle 10 P (prima pensa poi parla perche' poco pensando potresti poi pentirtene).

In compenso, il governo riesce ad annodarsi sul caso (mal gestito) come Visco-Speciale. In sottofondo nuove P2 e oscure ragnatele emergono inquietanti. Brivido, terrore e raccapriccio.

Un singolo che non poteva fare nulla


Tre eventi, tra quelli che hanno segnato la storia, hanno avuto un impatto decisivo durante la mia prima adolescenza. Avevo tra i 12 e 14 anni, e guardavo dal telegiornale, che mio padre si ostinava a voler seguire al posto di bellissimi cartoni animati, il mondo che cambiava velocemente e radicalmente. Capivo poco, chiedevo qualcosa, altro rimaneva misterioso. Ma delle televisione mi hanno sorprendentemente colpito piu' queste cose che l'Uomo Tigre e Mazinga, di cui oggi ricordo quasi nulla.

Oggi ricorre l'anniversario del primo di questi eventi, forse quello che piu' di tutti mi ha segnato e colpito. Era il 1989, un anno destinato a cambiare per sempre l'assetto geopolitico mondiale. Gli studenti cinesi manifestavano da aprile in Piazza Tiananmen a Pechino per denunciare la corruzione e la mancanza di liberta' civili e chiedere la democrazia. Si radurano in centinaia di migliaia per diverse manifestazioni, cominciarono un lungo sciopero della fame, innalzarono in pochi giorni una grande statua di cartapesta e polistirolo, la Dea della Democrazia, al centro della piazza. Non si fermarono neppure dopo la dichiarazione della legge marziale. La notte del 4 giugno il governo cinese represse nel sangue la rivolta, mandando l'esercito con tanto di carri armati a riprendere il controllo della citta', causando migliaia di morti e decine di migliaia di feriti.

Non capivo molto di quanto stava accadendo. Sapevo solo che quei ragazzi stavano rischiando grosso per poter vivere in un paese migliore e piu' giusto, non capivo come fosse possibile che un'esercito potesse sparare sulla propria gente. Il 5 giugno, quando ormai la durissima repressione era in atto e i massacri si moltiplicavano, un'immagine fece il giro del mondo. Un ragazzo, di cui non si seppe piu' nulla, in una strada nei pressi della piazza fermo davanti a una fila di carrarmati armato solo di due sacchetti della spesa riusci' a fermarli per attimi interminabili.



Era anche lui un singolo che non poteva fare nulla. Eppure sposto' quei carri. Perche' allora non provare anche noi a spostare le montagne? Questo lo capii bene. Non esistono uomini soli che non possono fare nulla.

lunedì 4 giugno 2007

Venga il tuo Regno


Il 4 giugno 1989 Solidarność, sindacato cattolico guidato da Lech Walesa, vinceva le prime elezioni libere in Polionia dal dopoguerra, innescando la protesta contro i regimi comunisti in gran parte dell'Europa orientale.

A questo proposito, proprio in questi giorni sto leggendo un libro che per molto tempo ho tenuto sul comodino, senza decidermi ad aprirlo. Si tratta di "Lettere alle Claustrali" di Giorgio La Pira, padre costituente, deputato, sindaco di Firenze e grande uomo di fede. Il libro e' una raccolta di lettere circolari scritte da La Pira tra il 1951 e il 1971 ai monasteri di clausura femminili dell'Italia e poi di varie parti del mondo. Siamo in piena guerra fredda, e dalle lettere traspare chiara la tensione per l'ordine mondiale mai come in quel momento appeso ad un filo, insieme alla concezione e l'interconnessione che hanno per La Pira il ruolo della politica, del Cristianesimo, e del senso della Storia. Niente di piu' lontano dai "teo-con" e altri esagitati di oggi. Il comunismo marxista e' allora per La Pira "un Cristianesimo spezzato in due", che raccoglie "valori come lavoro, casa, assistenza, elevazione degli umili, primato del bene comune" che sono "valori elementari di cui e' tessuta tanta parte dell'Evangelo", ma che "ha spezzato con violenza, sino alla radice, questa unita' di divino e di umano, di cielo e di terra; ha spezzato l'unita' di Cristo." La Pira e' davvero profetico, in quanto capace di leggere anche nei momenti piu' bui della storia "i segni dei tempi", e trasformare la tensione e il timore per il domani in una speranza illuminata dalla fede. In quanto capace di portare questo messaggio al di la' delle barriere politiche, religiose e geografiche. Nella certezza che la Storia non va verso la rovina, ma cammina verso un fine:

Dove va la storia della Chiesa e quella dei popoli? Ormai possiamo rispondere con chiarezza e precisione di termini: va (malgrado tutto e nonostante tutto) verso la nuova pienezza dei tempi [...], in cui il corpo delle nazioni sara' organicamente composto in unita' ed in pace. [...] Che tempo fara' domani? Bel tempo, Madre Reverenda: bel tempo malgrado tutto e nonostante tutto: malgrado tempeste locali e ondate superficiali qua e la' furiose, il fondo dell'oceano e' ormai pacificato. [...] La speranza teologale e' la bandiera che si alza sulla poppa della nostra nave e che viene elevata al cospetto dei popoli, come segno di grazia, di pace e di vittoria.

E tuttavia e' oggi piu' che mai necessario "pregare e remare perche' la nostra nave si avvii, malgrado ogni resistenza verso i lidi della grazia e della pace".

Concludo allora con una bellissimo estratto di una teologa Evangelica, che credo colga in pieno il messaggio davvero rivoluzionario del Vangelo, in cui la costruzione di un mondo migliore e' portata avanti dalle nostre mani e dalla nostra volonta'. Un credo per il tempo secolare.
Io credo in Dio,
che non ha fatto il mondo già finito

come una cosa che deve rimanere per sempre così;

che lo regge non secondo leggi eterne
immutabilmente valide,
non secondo ordinamenti naturali

di poveri e ricchi,
competenti e non competenti,
dominanti e dominati.


Io credo in Dio,

che vuole la contraddizione in ciò che è vivo,

e il mutamento di tutte le situazioni

per il tramite del nostro lavoro,
per il tramite della nostra politica.

Io credo in Gesù Cristo,
che aveva ragione quando egli,

"un singolo che non poteva fare nulla"
come noi,
lavorava al cambiamento di tutto le situazioni

e perciò dovette soccombere.

Confrontandomi con Lui io riconosco

come la nostra intelligenza sia atrofizzata,

la nostra fantasia spenta,
la nostra fatica sprecata,
perché noi non viviamo come lui viveva.
Ogni giorno io ho paura
che sia morto invano
perché è sotterrato nelle nostre chiese,

perchè noi abbiamo tradito la sua rivoluzione

in obbedienza e paura
davanti alle autorità.

Io credo in Gesù Cristo,

che risorge nella nostra vita,

perche' noi diventiamo liberi

da pregiudizi e conformismo,

da paura e odio,

e portiamo avanti la sua rivoluzione
per il suo Regno.

Io credo nello Spirito

che con Gesù è venuto nel mondo,

alla comunità di tutti i popoli,

e alla nostra responsabilità
per quello
che sarà della nostra terra,
una valle piena di afflizione fame e violenza

o la città di Dio.


Io credo nella pace giusta,

che è fattibile nella possibilità di una vita che abbia senso

per tutti gli uomini e le donne

nel futuro di questo mondo di Dio.

(da Teologia Politica, Dorothee Sölle)