venerdì 30 maggio 2008

La bestia slegata


La destra gongola dopo che si e' scoperto che il capopopolo del raid del Pigneto e' una specie di Robin Hood de' noantri che ha un Che Guevara sul braccio, un passato burrascoso e dice di non essere razzista, "ma non se ne puo' piu'". Un Robin Hood guerrigliero che parla di dignita' e di rispetto, da ottenere coi cazzotti. Ammette di aver sbagliato, ma la situazione e' sfuggita di mano: "avevo capito che, senza volerlo, avevo slegato la bestia. Avevo capito che il veleno mio era il veleno di tutti". Adesso pare che ci fosse anche un nero. Pero' "se lo sentissi non diresti mai che è un africano. E' uno de noi. Parla romano e magna romano come noi. Per questo è venuto con noi". Insomma, e' un negro mascherato bene, quindi non da' fastidio. Gli altri, che magari invece delle fettuccine mangiano il cous cous, se non vogliono diventare come noi tornino pure da dove sono venuti. I commenti si sbizzarriscono, non si puo' piu' parlare di fascismo che ritorna, ci dicono. Infatti e' molto peggio, come dicevo giorni fa siamo al fascismo del senso comune. Mi scrive Augusto:

Adesso si scoprirà che nel "commando" punitivo c'era pure Gregoire, il transessuale romeno der testaccio, e poi vedrai che il tipo della radio in realtà è stato menato da un altro gay per motivi di gelosia.
Quindi come vedi la politica non c'entra con questa ondata di violenza fai da te, non c'è nessuna matrice di destra dietro questi avvenimenti, le ronde punitive si organizzano a destra come a sinistra: deve essere una conseguenza di questo nuovo clima di armonia per cui ieri si rallegrava l'omino con le scarpe di Prada rosse. Quindi possiamo continuare a menarci e ad organizzare ronde punitive senza paura di essere considerati razzisti.

Qui nel caso e' pieno di italiani, che si ostinano a far colazione col cappuccino invece di berselo doppo cena come ogni tedesco che si rispetti. Nel caso vi organizzaste, fatemelo sapere. Alla peggio ci organizziamo per la retata sul bus in assetto antisommossa.

giovedì 29 maggio 2008

Il divieto


Un risultato storico? A Dublino, nel corso della Conferenza internazionale sulla messa al bando delle bombe a grappolo promossa dal governo Norvegese, e' stato raggiunto l'accordo per la messa al bando di questi ordigni micidiali e crudeli. Inventate nella seconda guerra mondiale, in seguito sviluppate anche in Italia, sono state impiegate massicciamente per la prima volta nel 1991 nella guerra del golfo. Poi in Kosovo nel 1999, in Afghanistan e in Iraq nel 2003, nel sud del Libano nel 2006 e via andare. In pratica si tratta di bombe che esplodono in volo rilasciando una gran quantita' di bombette, di usi diversi. Si va da ordigni anticarro a bombe incendiarie, da bombe chimiche a mine antiuomo. Comuque sia, non tutte le bombette esplodono al contatto col suolo, ma rimangono inesplose pronte ad uccidere al minimo contatto anche a distanza di anni. Con la loro forma curiosa e invitante, alcune sembrano palline colorate, causano come sempre piu' spesso accade il maggior numero di vittime tra i civili, spesso tra i bambini.
Per ovvi motivi dunque la diplomazia internazionale ha cercato di vietare l'uso e l'accumulo di questi ordigni. Recentemente il parlamento italiano ha votato all'unanimita' un ordine del giorno che impegna il governo a "sviluppare un'adeguata iniziativa diplomatica per coinvolgere la comunità internazionale nell'adozione di uno strumento giuridicamente vincolante che proibisca la produzione e l'impiego di tali munizioni". Oggi a Dublino tale iniziativa si e' realizzata con l'accordo che portera' alla ratifica da parte di 109 paesi il 2 Dicembre prossimo a Oslo. Decisiva a propiziare l'intesa la decisione della Gran Bretagna, che ha annunciato attraverso il primo ministro Gordon Brown che il paese eliminera' le scorte di quest'arma nei suoi arsenali, nonostante le spinte degli USA e delle lobby interne.
Tutto bellissimo, peccato che Usa, Cina, Russia, Israele, Pakistan, India e Brasile, praticamente tutti quelli che queste armi le usano e le producono davvero, non fossero presenti in quanto boicottavano la conferenza, giudicando "troppo utili" sul campo di battaglia queste armi. Evidentemente sterminare a distanza di anni dal conflitto vero e proprio civili e bambini inermi e innocenti e' strategicamente molto utile. Ma intanto, come per la pena di morte, un piccolo segno. Di questi tempi non e' poco.

mercoledì 28 maggio 2008

Senso comune


Si moltiplicano le azioni punitive di squadracce non bene identificate che tutti si affrettano a indicare come "non di matrice politica". A Montecatini a uno straniero e' richiesto un reddito minimo e un certo numero di metri quadri a testa per richiedere la residenza. Tra false accuse di rapimenti e roghi continua ad ardere l'odio per i Rom, nell'ingenuo stupore dei maestri che leggono i temi di bambini educati al sospetto e al pregiudizio per il diverso. La CEI dal canto suo pensa bene di impedire ai parroci di prestare ai mussulmani le sale parrocchiali per pregare, nei luoghi dove e' spesso gia' ostacolata in ogni modo la costruzione di moschee o l'uso di altri locali a questo scopo. Il caso di un parroco nel nord-est fece gia' scalpore qualche tempo fa. Ovviamente lo scalpore si ridusse allo scandalo, non certo al gesto profetico. La motivazione della CEI poi e' geniale: siccome secondo le consuetudini dell'Islam quando un terreno viene utilizzato per la preghiera dei fedeli di Maometto non è più disponibile per altre religioni, allora anche per noi deve funzionare allo stesso modo. "Quando un parroco presta i locali della parrocchia deve sapere che in quel momento aliena quello spazio alla religione cattolica e lo affida per sempre all'Islam". Il dialogo fra sordi. Neppure chi dovrebbe preoccuparsi di mostrare una strada diversa dalla deriva allucinante che sta prendendo il paese si domanda piu' cosa vogliono dire parole come "accoglienza", dialogo", "confronto", o almeno "tolleranza". Siamo ormai al razzismo e al fascismo come senso comune, il tutto fatto emergere alla luce del sole nell'arco di una campagna elettorale e di un mese di provvedimenti di governo. Non avrei mai creduto che ci fosse tutto questo piu' o meno latente nella pancia del paese. Evidentemente a star lontano si perde il polso della situazione, che mai avrei creduto cosi' grave, cosi' preoccupante, cosi' spaventosa. Dal Manifesto, un'articolo di Alessandro Portelli, "Il fascismo del senso comune":

Il raid squadristico al Pigneto «non ha matrice politica». Non hanno matrice politica l’assassinio di Verona, il rogo di Ponticelli, la morte dei due ragazzi ammazzati in motorino a via Nomentana, la morte di Hasan Nejl, non-persona abbandonata e ignorata nel centro chiamato di «accoglienza», l’aggressione a Christian Floris di Radio DeeGay. Non è una consolazione: è peggio. Non c’è più bisogno di ideologia e militanza fascista per praticare la prepotenza, l’aggressione dei tanti contro i soli, degli armati contro i disarmati, dei forti contro i deboli. Il fascismo non è più politica, è senso comune. A Roma questo senso comune fascista si esercita con una specie di strategia a tenaglia: da un lato, l’aggressione politica alla memoria democratica, dall’altro le sirene seduttive del «sindaco di tutti» Gianni Alemanno. Da un lato, hanno matrice politica la svastica sulla targa a via Montecuccoli, dove Rossellini filmò la scena più memorabile del nostro cinema democratico; la pretesa di Forza Nuova di tenere a Lettere (dove i camerati ammazzarono Paolo Rossi, dove è cresciuta la sinistra studentesca) un convegno su «le bugie dell’antifascismo»; l’idea di intitolare una strada al razzista e fucilatore Almirante. Le camicie nere, i saluti romani e i saluti al duce al Campidoglio la sera delle elezioni sono state rapidamente coperte dal perbenismo istituzionale, ma stanno lì, e si sentono autorizzate.
Sull’altro versante, Alemanno va alle Fosse Ardeatine e a Porta San Paolo, parla di riconciliazione, fa riparare i danni alle vetrine del Pigneto, corteggia i vertici della comunità ebraica. Mentre la sua base elettorale si scatena lui si alimenta dell’inopinato clima di cooperazione bipartisan. Io non credo che Alemanno sparerà (metaforicamente!) addosso alla Roma antifascista. Piuttosto, ci avvelenerà lentamente, e senza che ce ne accorgiamo. Le parole - riconciliazione, comunità - possono sedurre un senso comune stanco di guerra e reso poco vigile dalla sconfitta. Ma sono avvelenate: una riconciliazione senza verità, e una comunità senza cuore. Rendere omaggio alle Fosse Ardeatine serve per equipararle ai «martiri» di Salò e legittimarli; la strada per Almirante si legittima col bilancino di una per Berlinguer. Già l’equiparazione formale tra fascisti e antifascisti è un insulto alla Repubblica; ma poi nei fatti non sono nemmeno uguali: loro hanno i «valori» e noi le «ideologie», il vento fascista ha il favore dei tempi e delle istituzioni, la cultura democratica è musealizzata e tollerata (e l’irresponsabile disponibilità al dialogo con questa gente condanna il Partito democratico all’irrilevanza).
Così, la cosa peggiore è un piccolo provvedimento amministrativo: la cancellazione dei menù multietnici (facoltativi) sperimentata con successo nelle scuole di Roma. Altro che boccone avvelenato. I bambini devono crescere ignoranti e xenofobi, per dare vita alla restaurata «comunità» italica, senza macchia, e piena di paura.

Almeno Amnesty riconosce che siamo finalmente un paese comunemente fascista. Dove l'etica del piu' forte orgogliosamente prevale. Presto saremo in grado di raggiungere i livelli di civilta' e di tolleranza del Sudan, per adesso i rapinatori li prendiamo solo a pallottole. Probabilmente Maroni distribuira' presto anche i bazooka alle ronde in camicia verde per non essere da meno...

martedì 27 maggio 2008

Tentar non nuoce


Occorre persuadere molta gente che anche lo studio e' un mestiere, e' molto faticoso, con un suo speciale tirocinio oltre che intellettuale anche muscolare - nervoso: e' un processo di adattamento, e' un abito acquisito con lo sforzo, la noia e anche la sofferenza
(Antonio Gramsci)

Anche lo studio, la ricerca e' un mestiere? Nel caso probabilmente sarebbe il caso di retribuirlo in maniera decorosa, di garantire a chi vale la possibilita' di sostentarsi. Purtroppo nonostante l'impegno preso a Lisbona di raggiungere il 3% del PIL investito in ricerca, l'Italia fa tutt'altro. Per dare l'idea dello sforzo che è stato fatto in Italia dal 2000, data di firma del protocollo, ad ora: se dovessimo mantenere questi ritmi di crescita raggiungeremmo l'obiettivo Lisbona nella seconda metà del secolo prossimo (2163). Per non parlare del modo baronale e nepotistico in cui i pochi fondi a disposizione sono spesso gestiti. E il governo di centrosinistra ha fatto ben poco per invertire il trend: anche il prestito di 300 milioni per Alitalia veniva dai fondi per la ricerca. Niente male, praticamente per assicurare l'aereo a tutti quei giovani e meno giovani che, stanchi di vedersi negato un futuro e un giusto riconoscimento dei loro meriti, decidono di portare all'estero le competenze acquisite e gentilmente offerte dai contribuenti. Ieri tornando alle 2 di notte a casa dall'ufficio, pensando a tutto questo, al fascismo imperante in patria, ai colori bruciati delle estati fiorentini mi e' venuto uno slancio di affetto indiscriminato per la terra bavarese. Comincio a preoccuparmi che diventi presto irreversibile.

lunedì 26 maggio 2008

Ero straniero


Allora egli dirà ancora a coloro che saranno a sinistra: "Andate via da me maledetti, nel fuoco eterno che è stato preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Poiché ebbi fame e non mi deste da mangiare, ebbi sete e non mi deste da bere, fui forestiero e non mi accoglieste, ignudo e non mi rivestiste, infermo e in prigione e non mi visitaste" (Mt 25, 41-43)

Nelle tiepidissime parole del presidente della CEI riguardo all'acutizzarsi nel paese di tensioni razziste e xenofobe, e della risposta unicamente reazionaria dell'attuale governo, c'e' solo spazio per un vaghissimo richiamo a un generico "tener alto il livello dei diritti della persona", l'invito a evitare "enclave e ghetti" ma non i manganelli, la speranza di non specificate "buone politiche volte all'integrazione", e la sottolineatura della coscienza tranquilla della Chiesa grazie alla Caritas, alla Fondazione Migrantes e altre strutture di volontariato. Un po' poco, un po' troppo poco. Capisco la soddisfazione degli alti prelati per una scuola che grazie al nuovo governo da loro supportato va verso "un’effettiva libertà, pluralità e autonomia anche economica", per la prossima bocciatura di ogni intervento sulla legge 40 che comportava "oggettivamente il rischio di promuovere una mentalità eugenetica", e per tutti gli obiettivi raggiunti nel tentativo di conservare le posizioni di potere e di controllo di una gerarchia che crede ancora di guidare una Chiesa di massa e di maggioranza nel paese e nel mondo. Eppure e' valsa la pena barattare per questo i principi basilari del messaggio Cristiano? Vale la pena continuare a sostenere un governo espressamente razzista e xenofobo, limitandosi a invocare timidamente buone politiche senza condannare la deriva che sta portando il paese su un crinale pericolosissimo, fatto di coltellate ai figli gay, pallottole fai da te contro il rapinatore, moltiplicarsi di raid neonazisti, lager legali e mortali per i nuovi schiavi venuti dal sud? Vale la pena combattere senza quartiere la richiesta di diritti civili visti come minaccia per la famiglia tradizionale, e distogliere lo sguardo quando misure sprezzanti dei diritti e della dignita' dei nostri fratelli migranti sono gia' nella pratica motivo e alibi per gravissimi fatti di cronaca? Certo, la Chiesa non e' tutta qua. Ci sono alla base preti e laici cristiani che fanno sentire la loro voce e la loro opera. Ma ci sono anche preti come quello della mia parrocchia fiorentina che invece di sforzarsi di essere esempio di accoglienza e di carita' pensano di costruire con le offerte dei fedeli staccionate intorno ai sagrati delle chiese, per trincerarsi ed evitare che i disperati che li usano come tetto sporchino con i loro bisogni le sacre mura. Quando basterebbe non dico accoglieri nei locali riscaldati al di la' di quelle stesse mura, ma semplicemente montare un bagno chimico la' accanto. In una Chiesa ormai minoranza, che mai come oggi ha il compito di farsi missionaria e profetica col suo esempio, molti cristiani stanno sempre piu' stretti nelle linee indicate da una gerarchia sempre piu' lontana dallo spirito del Concilio, dal suo popolo, dalla storia e sempre piu' pericolosamente dalla radice del messaggio di Cristo. Uno scisma sommerso, come il professor Piana, presidente dell'Associazione Italiana dei Teologi Moralisti e docente dell'Istituto Superiore di Scienze Religiose di Urbino, l'ha chiamato in un recente incontro organizzato dal gruppo Lettera alla Chiesa Fiorentina. Su questo scollamento e sul processo involutivo di allontanamento dall spirito Conciliare, consiglio caldamente di scaricare il suo intervento in formato mp3. Perche' parlarne e confrontarsi e' il miglior modo per fare emergere questo scisma, per farsi lievito invece di polemica marginale e non costruttiva. Non per dissenso ma per la ricerca di un senso. Per costruire una Chiesa che senza titubanze possa far sue, senza ambiguita' e titubanze, le parole di Don Milani: "... se voi pero' avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi diro' che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri miei stranieri ..."

giovedì 22 maggio 2008

Nucleare


Scajola promette nuove centrali nucleari entro cinque anni. Lasciamo da parte i rischi in caso di perdite, che mettiamo da parte per il momento anche se fu proprio il disastro di Chernobyl a guidare l'opinione pubblica e a bloccare il nucleare in Italia dopo il referendum. Comunque sia pare che ci vogliano almeno 12 anni per avere queste centrali funzionanti. Rimangono poi due miti da sfatare:

  • L'energia nucleare non e' a emissione zero. Restano un sacco di scorie difficilissime da smaltire. In realta' impossibili da smaltire: mi sembra di capire che servono almeno 20000 anni prima che raggiungano un livello di radioattivita' non pericoloso.
  • L'energia nucleare non e' rinnovabile: anzi, siamo ormai prossimi al picco dell'uranio, cosi' come a quello del petrolio. Tra pochi anni (30-40) costera' cosi' tanto estrarre l'Uranio che non sara' piu' conveniente. Anzi, pare che il picco sia stato raggiunto gia' anni fa, ma l'uso delle testate nucleare dell'ex URSS riciclate come combustibile nucleare ha mascherato l'effetto. In pratica stiamo per costruire delle centrali impossibili da smaltire e che sono destinate a rimanere senza carburante dopo 5-10 anni.
Da un articolo di Ugo Bardi, dell'Universita' di Firenze (quello che ha le pipistrelliere alle finestre per mangiare le zanzare):
E' ancora possibile produrre abbastanza uranio per mantenere attivi i reattori esistenti, che possono supplire in parte al declino dei combustibili fossili. Tuttavia, mantenere la produzione, o anche espanderla con nuove centrali, è destinato a costare sempre più caro. Ne consegue che l'energia nucleare non potrà mantenere la promessa che aveva fatto negli anni '50 e '60, ovvero produrre energia talmente abbondante e a buon mercato che "non sarebbe valsa nemmeno la pena di farla pagare agli utenti". Tanto vale prenderne atto e non farsi troppe illusioni che il nucleare per magia ci risolva tutti i problemi.

In pratica, se anche fu un errore fermare il nucleare nel referendum dell'1987 ricominciare ora non ha molto senso. Siamo sull'orlo di una crisi energetica mai vista con la crisi dei combustibili fossili, e continuiamo tranquillamente a suonare mentre la nave affonda. E domani, su questi temi, inizia Terrafutura alla fortezza da Basso di Firenze.

mercoledì 21 maggio 2008

Clandestino


Alla faccia di quelli che il grande statista, alla faccia di quelli che ha la maschera ma e' calato nella parte, alla faccia di quelli del dialogo possibile, oggi la Fenice ha presieduto il primo Consiglio dei Ministri del suo atto terzo (quarto). I risultati sono terribili.
Solite leggi ad personam, per salvare Rete4 e qualche processo in bilico (questa per fortuna pare momentaneamente scampata grazie al rumore che ha suscitato), dimostrando il disprezzo della Fenice e dei suoi ministri per gli elettori, per il ruolo di responsabilita' che ricoprono e per la propria dignita'.
Solite leggi per togliere meno ai ricchi, e per tassare piu' chi ha meno. Per far finta di dare con una mano, e togliere con l'altra: ICI, straordinari e compagnia cantante. E magari facendo credere di pensare ai piu' bisognosi.
Approvazione di uno scandaloso pacchetto di misure xenofobe, lesive dei diritti umani basilari di migliaia di persone e anticostituzionali. Essere privo di permesso di soggiorno sara' reato penale, cosi' come in certi casi chiedere l'elemosina. Si calcola che 500-700 mila persone potrebbero essere arrestate, per la colpa di essere cosi' disperate da lasciare casa, famiglia, amici per un paese che non li vuole. Tralasciamo per un momento l'ovvia impossibilita' di processarle tutte, a meno di non fermare per i prossimi 2000 anni la macchina gia' ferraginosa della giustizia, e tralasciamo la totale mancanza di strutture atte ad accogliere tutti i nuovi detenuti (a meno di mandarli ai lavori forzati nelle discariche come ha proposto la lungimirante Margherita Boniver, o rinchiuderli nei lager dei CPT e buttare via le chiavi, per 18 mesi dico 18). Tralasciamo tutto questo, e rendiamoci conto che grazie al meccanismo assurdo per la regolarizzazione previsto dalla Bossi-Fini, da oggi e' ufficialmente praticamente impossibile entrare in Italia, a meno di non rischiare la galera o di essere raccomandati. Il sistema italiano di sempre applicato alla disperazione. Sconvolgente poi l'aggravante di clandestino per tutti i reati penali: ma la legge non era uguale per tutti? Sono tornati di moda quelli piu' uguali degli altri, un terzo piu' uguali. Ci si e' preoccupati anche di rendere piu' complicato sposare uno "straniero". Mancano solo le fascette al braccio e i campanacci per sentirli arrivare da lontano. E resta da capire come tutto questo delirio xenofobo abbia a che vedere con il rendere piu' sicuri gli italiani.
La cosa ancora piu' sconvolgente e' che in tutto cio' nessuno si indigna, nessuno si incatena, nessuno urla, nessuno protesta. Da sinistra il massimo che si sente e' che il pacchetto e' "inefficace o controproducente" oppure che "e' copiato dal pacchetto Amato". Giusto qualcosa per non dire "magari l'avessimo fatto noi che avremmo vinto le elezioni". E invece siamo di fronte a qualcosa di populista nel peggior modo, nel senso che vuol solleticare i piu' bassi istinti di tutti noi. Qualcosa di volgarmente, inequivocabilmente, paurosamente razzista e fascista. Nel paese semplificato, dove le minoranze vanno eliminate anziche' salvaguardate, dove le notizie sono manipolate per fomentare la caccia alle streghe (esattamente nello stesso modo in cui tutto e' cominciato nella ex-Jugoslavia di Milosevic), dove chi dovrebbe fare notare al paese che stiamo pisciando fuori dal vaso decide che e' piu' comodo evitare la fatica di fare centro, evidentemente sono un clandestino. Sono una scoria destinata allo stoccaggio nelle nuove fantastiche discariche top-secret. E ho paura. Non dovevano farla passare a tutti? Cosa e' successo, cosa ci e' successo? Dove sono quelli che portano il fuoco?

"Ma che paese è questo dove gli unici che hanno ancora qualche speranza vengono chiamati disperati?" (Stefano Benni - Elianto)

martedì 20 maggio 2008

Articolo 3


In un vecchio libretto impolverato con un tricolore in copertina (lo stesso che agitavano quei signori col braccio teso al campidoglio qualche settimana fa, lo stasso che sventolavano tirando molotov contro le baracche di alcuni poveracci), ho trovato questa cosa. Qui si parla di rimozione di ostacoli, non di costruzione di muri, si parla di integrazione e piena partecipazione, non di segregazione. Evidentemente mi sfugge qualcosa. Evidentemente deve trattarsi di un pericoloso pamphlet di propaganda anarco-insurrezionista:

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Per chi non sa leggere, qui anche in una strana lingua che mi dicono si chiami Romane'. Chissa' perche' certa gente si ostina a parlare in modo diverso da noi.

lunedì 19 maggio 2008

Champions

Dopo aver sbagliato lo sbagliabile, dopo un'ora di sofferenza, Osvaldo si inventa un eurogol e ci manda in Champion's dopo otto anni e dopo due edizioni conquistate sul campo e non disputate per un verdetto quantomeno originale su calciopoli. Come spesso accade i dispiaceri alla Fenice biscionata arrivano dalla terra Toscana...



... e la festa e' continuata al Franchi fino a tarda notte. Chi non salta e' rossonero...

sabato 17 maggio 2008

Adamsberg


Con le parole del suo vice Danglard, in poche parole il motivo vero per cui una volta che si incrocia la strada con il commissario Adamsberg, imprevedibile protagonista dei romanzi di Fred Vargas, archeozoologa prestata al noir, si fa fatica a non seguirla fino in fondo:

...l'assurdita' onirica della situazione gli parve talmente piacevole che un puro sentimento di allegria gli spazo' via il malumore. Si senti' colmo di gratitudine nei confronti di Adamsberg che, oltre a non essersi offeso per i suoi insulti, quella sera gli regalava del tutto involontariamente una insolita parentesi di stravaganza. E solo Adamsberg era capace di spremere la vita di tutti i giorni per ricavarne quelle piccole follie, quei rapidi scorci di bellezza stralunata...
(da Sotto i venti di Nettuno)

Buona spremuta a tutti.

venerdì 16 maggio 2008

Ecco, appunto

Come volevasi dimostrare, meglio adeguarsi che indicare una strada diversa. Chissa' se ai circoli distribuiscono anche le molotov... (via Giusec)



La sinistra tace, anzi peggio avvalla. La Chiesa e' tanto timida su una cosa del genere quanto urlatrice su aborto e sessualita'. Su cui e' capace di proporre solo ricette e nessun valore. Ma sul razzismo evidentemente non hanno piu' nemmeno le ricette. Ci resta solo la Spagna laica a chiamare le cose con il loro nome: razzismo.

Capro espiatorio


…ed ogni dignitoso sogno aveva abbandonato le anime di quel popolo, lasciandoli lieti di affidare la loro libertà a gangster e mafiosi, e sentirla minacciata dal mendicante all’angolo
Stefano Benni, Spiriti

Certo sembra che lo facciano apposta i Rom a essere un capro espiatorio perfetto. Sono sporchi, rubano, parlano idiomi incomprensibili fra di loro, vivono appartati in baraccopoli con condizioni igieniche ai limiti (e qualche volta anche oltre), fanno di tutto per rimenere impermeabili all'omologazione della cultura e dei comportamenti che vorremmo da tutti gli "ospiti" che vengono a vivere sul nostro territorio. Insomma sono perfetti: sono il diverso su cui scaricare le ansie e le paure, e che ciclicamente tornano nell'occhio del ciclone grazie ai media e ai politici che cercano di distrarre l'attenzione dai problemi piu' seri che non sanno o non vogliono affrontare.
Una volta ho provato a capirci qualcosa di queste donne dalle larghe gonnellone, di questi bambini moccicosi, di questi uomini a tratti indolenti, a tratti alacremente al lavoro per giorni per sostituire il motore di un camion con quello di un altro camion di un modello diverso. Ho passato un pomeriggio alla settimana in un campo alla periferia di Firenze a giocare con i bambini e a guardarmi intorno. Non posso dire di averci capito molto; ho ottenuto di avere sempre i vetri della macchina puliti, che uno su due ai semafori mi riconosceva e insisteva per lustrarmi il lunotto, ho ottenuto diversi inviti a cena per una grigliata che avrebbe sfamato un reggimento (e a me la carne non piace). Ho imparato a giocare ai loro giochi, ho ottenuto sorrisi fiduciosi e delusioni brucianti. Ho assistito a maneggi strani e traffici loschi. Eppure almeno ho capito che non sono tutti uguali, che dietro alle croste e al moccio ci sono bambini esattamente come i nostri, solo piu' induriti dalla vita. Che vivere ai margini e' difficilissimo, anche quando hai il satellite e la Mercedes, che l'onore di un Rom conta piu' del portagfogli di un italiano, ma che chiedere la carita' e rubare qualcosa a chi comunque tirera' avanti lo stesso non e' classificata fra le cose che possono anche minimamente incrinarlo. Diceva De Andre' presentando la splendida canzone che riporto nel video sotto:

L'emarginazione deriva anche da comportamenti acquisiti da culture antichissime. Gli zingari girano il mondo da più di duemila anni, se vogliamo credere a Erodoto. Questi Rom, questo popolo libero è affetto da dromomania, cioè desiderio continuo di spostarsi. Non credo abbiano mai fatto del male a qualcuno, malgrado le strane dicerie; è vero che rubano - d'altra parte non possono rinunciare a quell'impulso primario presente nel DNA di ciascun essere umano: quello al saccheggio, di cui abbiamo avuto notizie in queste ultime amministrazioni - però non ho mai sentito dire che abbiano rubato tramite banca. Inoltre non ho mai visto una donna Rom battere un marciapiede. Girano senza portare armi; quindi se si dovesse dare un Nobel per la pace ad un popolo, quello Rom sarebbe il più indicato.

E se in un anno di campo non ci ho capito molto, figuriamoci se nemmeno ci avessi provato. Magari adesso sarei tra quei due terzi di italiani che secondo Repubblica dicono che i Rom se ne devono andare, perche' sono sporchi, brutti e cattivi e non hanno niente a che fare con noi. E possibilmente dovrebbero sparire da un giorno all'altro, e chissenefrega di dove andranno, cosa faranno, che mangeranno: basta sia il piu' lontano possibile. O tra quelli che aizzati da politici e media, pronti a tutto per guadagnare voti e consenso con la paura e con l'oppio dell'odio per il diverso, assaltano con spranghe e molotov i campi Rom di mezza Italia, rivelando quanto sia facile stuzzicare il razzismo latente degli italiani "brava gente". A Napoli, tutti colpevoli per la colpa di uno soltanto, sono stati costretti a sbaraccare. Cosi', da un giorno a un altro, in mezzo al rogo delle loro cose. "Non sappiamo dove andare, viviamo qui da due anni e non abbiamo mai avuto problemi con la gente del posto. Secondo noi la scelta di andare via fatta dagli abitanti degli altri campi non ha senso, se anche andassimo a Roma e o a Venezia non cambierebbe niente, saremmo sempre cacciati". E infatti stesse scene in tutta Italia, nel bel mezzo del giro di vite pubblicitario della polizia che per un giorno all'anno si mette a fare controlli, fermi e arresti. Mentre si preparano le ronde dell'esercito per presidiare le strade.
E in tutto questo non ci e' dato di sentire una sola parola di preoccupazione per il clima, di biasimo e di solidarietà verso i Rom e i rumeni in generale da parte di anche uno solo dei politici della sinistra. Resi imbambolati e appiattiti dalla disfatta elettorale, e decisi a seguire sulla strada del razzismo, del manicheismo e della tolleranza zero come soluzione (finale) di tutti i mali la destra razzista, la destra di vignette come questa, convinti che sia l'unico modo di rigadagnare voti, e non di perderli tutti. Mi piacerebbe poter sentir dire non solo a Gianni Cuperlo che se la sicurezza non e' ne' di destra ne' di sinistra, i diritti umani di tutti, il rispetto per il diverso, la solidarietà e la compassione per i piu' deboli, quelle sono di sinistra e non di destra, quelle sono la nostra cultura e il nostro valore. Mi basterebbe questo, non chiedo neanche i sondaggi sui giornali riguardo alla cacciata degli italiani o il rogo dei loro campi quando accade che l'uomo morde il cane. Forse e' chiedere troppo.

...finché un uomo ti incontra e non si riconosce,
e ogni terra si accende e si arrende la pace...

giovedì 15 maggio 2008

Il guerrigliero presidente


Alessandro Gilioli intervista Pushpa Kamal Dahal detto Prachanda, il fiero, l’ex capo della guerriglia maoista che ha appena vinto le elezioni in Nepal. Si definisce un uomo non dogmatico che ha cercato di capire i cambiamenti del mondo per creare un nuovo e inedito modello di socialismo per il XX secolo.

In Sudamerica e in Asia meridionale le forze socialiste sono in crescita, mentre in Europa perdono. Il motivo è molto semplice: nei paesi più ricchi le contraddizioni del capitalismo sono come congelate, o almeno rallentate nei loro effetti, mentre nei paesi in via di sviluppo la globalizzazione ha portato a un’esplosione di queste contraddizioni. Ma sarebbe sbagliato pensare che le rivoluzioni socialiste siano rimaste un’esclusiva dei paesi più poveri. Al contrario, quando i paesi del Terzo mondo si saranno sviluppati - magari scegliendo forme legate a modelli socialisti - una nuova ondata di contraddizioni economiche investirà anche i paesi più ricchi provocando sommovimenti sociali oggi non immaginabili

Il garante di tutti


Appena eletto presidente della Camera, Gianfranco Fini si era subito preoccupato di dipingersi come "garante di tutti" nel suo discorso, senza neppure tralasciare di lodare l'importanza di celebrare il 25 Aprile. Ovviamente come festa della "liberta'" e non della "liberazione", ma sono particolari che l'emiciclo ha trascurato per celebrare la sua elezione con un lungo applauso bipartisan.
Ieri durante le dichiarazioni di voto per la fiducia alla Camera, l'intervento di Di Pietro e' stato ripetutamente interrotto dalla solita, e non per questo piu' accettabile, gazzarra di chi non era d'accordo con le sue parole, ruvide ma senz'altro vere e condivisibili. Di Pietro ha fatto notare al Presidente le continue interruzioni, e che sarebbe suo compito darli la possibilita' di parlare. Questi ha seraficamente risposto (intorno a 2'30" del video sotto) che la gazzarra e' normale e naturale ("entro certi limiti"), e poi "dipende unicamente da quel che si dice". Un'affermazione gravissima in bocca a chi si dichiara, e dovrebbe essere, il garante di tutti e della liberta' di esprime in quella sede le proprie idee. Il "volemose bene" inaugurato dai discorsi di insediamento dei Presidenti delle Camere e del Presidente del Consiglio comincia gia' a crollare alla prima prova. Niente male il garante di tutti. Vietato disturbare la tela del Manovratore: dopo le polpette avvelenate, torna il vero volto di questa destra.

mercoledì 14 maggio 2008

Primarie vere, primarie sempre


Scrivevo ieri della preoccupante involuzione che sembra essere in atto nel PD, in cui la preoccupazione che guida le decisioni dei dirigenti sembra essere unicamente quella dell'equilibrio interno tra le varie correnti e gruppi di potere, che appaiono peraltro unicamente personalistiche e clientelari più che culturali e politiche. Un'involuzione che sta ottenendo come unico risultato la dispersione di tutte quella energia, entusiasmo e impegno di chi aveva intravisto nel PD un'occasione irripetibile di far sentire la propria voce, di creare un grande partito riformista in cui la base potesse partecipare alla definizione delle strategie e degli obiettivi, in cui chi vale davvero potesse avere la possibilita' di mettersi in gioco. Con le ultime elezioni, in cui per la fretta e la concitazione del momento sono state messe da parte le primarie che tutti auspicavano e che sono previste dallo statuto del PD. E nessuno dei dirigenti, peraltro in gran parte cooptati o autonominati, pare intenzionato ad utilizzare davvero questo strumento di partecipazione democratica. Strumento capace di dare credibilita' alla novita' che il PD vorrebbe portare sulla scena politica, capace di incentivare il radicamento col territorio dei nostri rappresentanti che tutti auspicano e che e' stato riconosciuto come uno dei principali motivi dell'affermazione per esempio della Lega nell'ultima tornata elettorale. Aderisco pertanto e promuovo con convinzione l'iniziativa "Primarie vere, primarie sempre!". Per primarie non focalizzate sul personalismo, in cui si confrontano solo i candidati come per la recente scelta del segretario, ma che stimolino un'ampia discussione anche sui programmi, sulle visioni e sulle strategie politiche, in modo da rendere consapevoli e politicamente significative le scelte degli elettori e democratico il processo decisionale. E questo gia' a partire dalle prossime elezioni locali ed europee, e per una vera elezione democratica degli organismi dirigenti del partito, come nel nome, nello statuto e nello spirito di un grande Partito Democratico. Se si puo' fare, facciamolo.

martedì 13 maggio 2008

Invochiamo l'aiuto di Dio


Sto finendo di ascoltare il discorso della Fenice per la fiducia in Parlamento. Viscido e cerchiobottista al punto giusto (perfino qualche parola per la Palestina) per meglio seminare zizzania nel campo avverso, gettando messaggi d'amore all'opposizione subito pero' invitata a fare il suo e a lasciar fare loro. Che "invocano l'aiuto di Dio" (sic), ma anche della Fortuna, che non si sa mai. Forse dovremmo invocarlo noi. Almeno finalmente la politica ha cominciato a guardare avanti ai suoi elettori, ad educare, a indicare la strada. Dopo le sparate inapplicabili sulle barricate anti rumeni di Maroni ieri, oggi assalto con spranghe e molotov a un campo Rom a Napoli. Per farsi giustizia da soli, come in ogni buon far-west. Era ora dopo l'Italia di cominciare a fare gli italiani.
E mentre il Biscione alle Camere snocciola i primi provvedimenti del neonato governo, subito dannosissimi e ingiusti come abolizione del restante ICI e detassazione degli straordinari, leggo che dalla composizione del nuovo governo arriva almeno una risposta a un assillante interrogativo che lanciai ormai diverse settimane fa: quanto sarebbe costato a Berlusconi il caso Pizza. Si e' scoperto che la Fenice risparmia, non serve il libretto assegni. E' bastata la solita poltrona, sottosegretario all'istruzione: quella che si dice una nomina meritocratica, se l'e' proprio guadagnata evitando il rinvio delle elezioni, che aveva l'appiglio giuridico per determinare. Sempre nella squadrona di sottosegretari (ma sempre 40 meno dei ricattatori di Prodi), tra una Brambilla e uno stagionato Scotti manca un nome che ero sicuro di trovare. Evidentemente il povero Dini non merita proprio nessuna riconoscenza. Pare che tra lui e Mastella si siano venduti proprio per il classico piatto di lenticchie. Meglio la Pizza.
Ferve poi la discussione sul caso Schifani-Travaglio: ha fatto bene o ha fatto male? Fazio si doveva scusare o non doveva? Basta avere dei soci che dopo 18 anni vengono condannati per mafia per essere mafiosi? La Finocchiaro poteva evitare di lustrare le scarpe al neo presidente del Senato? In merito la penso esattamente come D'Avanzo oggi su Repubblica, che spiega il mio punto di vista assai meglio di me: "Nel caso Schifani non si può stare dalla parte di nessuno degli antagonisti. Non con Travaglio che confonde le carte ed è insincero con i tanti che, in buona fede, gli concedono fiducia. Non con Schifani che, dalle inchieste del 2002, ha sempre preferito tacere sul quel suo passato sconsiderato. Non con chi - nell'opposizione - ha espresso al presidente del Senato solidarietà a scatola chiusa. Non con la Rai, incapace di definire e di far rispettare un metodo di lavoro che, nel rispetto dei doveri del servizio pubblico, incroci libertà e responsabilità. In questa storia, si può stare soltanto con i lettori/spettatori che meritano, a fronte delle miopie, opacità, errori, inadeguatezze della classe politica, un'informazione almeno esplicita nel metodo e trasparente nelle intenzioni".
E anche dalle nostre parti "Democratiche" non e' che vada meglio. Venerdi' e' stata annunciata la nomina di un coordinamento del PD (nominato da chi? Con quali criteri? Ma la D non stava per Democratico?), principale organo di direzione politica, che praticamente e' quanto sarebbe uscito dalla famosa fusione fredda tra i vertici di DS e Margherita. Ci siamo evitati solo Ruttelli, spazzato momentaneamente via dalla marea nera. Abbiamo, ci dicono, speso tempo ed energie nella partecipazione alle primarie, nel radicamento del nuovo partito sul territorio, coinvolgendo tante persone nuove nella costruzione del PD convinti che fosse una opportunita' eccezionale per una politica aperta e finalmente ricca di contenuti, nuova nelle forme e radicata nella realtà. E quello spirito, quell'apertura sembra oggi dispersa come un torrentello nel deserto. Oggi nel PD, e lo vediamo ad esempio anche dal famoso governo ombra e dalle reazioni alla sua nomina di chi e' rimasto fuori, la preoccupazione che guida le decisioni dei dirigenti sembra essere unicamente quella dell'equilibrio interno tra le varie correnti e gruppi di potere, che appaiono peraltro unicamente personalistiche e clientelari più che culturali. Rischiando di disperdere un patrimonio umano, di entusiasmo, di cambiamento e possibilita' di svolta vera. Invochiamo davvero l'aiuto di Dio. Ne abbiamo bisogno per attraversare il deserto in queste condizioni.

lunedì 12 maggio 2008

Grazie Napoli

Se il commissario straordinario chiedesse oggi alla regione Toscana la disponibilita' ad accettare un tot di ecoballe, dubito che ci sarebbero problemi di sorta. Oggi Firenze ama incondizionatamente Napoli. Vediamo se Berlusconi riuscira' a censurare anche il campionato di calcio oltre a Fazio e Travaglio. Intanto, in attesa dell'epilogo di un campionato che si e' fatto via via piu' avvincente, siamo a +2 sul biscione.





E l'Euskabeff e' FantaMaglia Rosa al Fantagiro. Meglio di cosi'...

sabato 10 maggio 2008

PD e sicurezza


Di passaggio a Firenze, stamani ho fatto un salto all'assemblea provinciale del PD. Il tema era l'ennesima analisi del voto, a livello locale ma per forza di cose anche a livello nazionale. La prima impressione, al mio arrivo a meta' del dibattito dopo i primi interventi, e' di un qualche smarrimento: si discute nel solito modo piuttosto superficiale del risultato delle elezioni, parlando di piccole imprese, di eredita' di Prodi e compagnia bella; si discute di possibili alleanze con l'UDC e di rincorse al centro, esattamente le tattiche che hanno causato il sacco di Roma; si discute di inseguire la destra sulla politica di tolleranza zero per come unica ricetta per la sicurezza, arrivando perfino a vantarsi di avere Cioni e le sue misure intolleranti tra le nostre file; nel mentre, si fa un po' di campagna elettorale per la lunghissima rincorsa alla poltrona, pare ambitissima, di sindaco di Firenze. Il mio smarrimento permane fino all'intervento di Gianni Cuperlo, invitato come deputato eletto in Toscana. Che in un bell'intervento rimette qualche puntino sulle i, mostrando una direzione che mi trova, da tempo, in perfetto accordo. Gran parte dell'intervento si poteva gia' leggere da qualche giorno sul suo blog. Mi concentro qui su alcuni spunti riguardo alla sicurezza di cui sono profondamente convinto, e che ho ritrovato nell'intervento di Cuperlo.
Prima di tutto e' assolutamente inutile cercare di inseguire la destra sul terreno della tolleranza zero. In questo sono molto piu' convincenti, hanno piu' esperienza e sono piu' bravi loro. Non guadagneremmo un solo voto. Secondo punto e non meno importante e' che se e' vero che dobbiamo parlare non solo alla testa ma anche alla pancia degli elettori, non lo possiamo fare a costo di fare e dire cose che non riteniamo giuste. Perche' se la sicurezza non e' ne' di destra ne' di sinistra, i modi di affrontare e risolvere il problema sono si' di destra e di sinitra. E la tolleranza zero, l'arroccarsi dietro i nostri cancelli in una torre d'avorio, non e' un metodo progressista, civile e democratico. Giusto il controllo dell'illegalita' e della devianza, ma la repressione limitata a se stessa, e focalizzata solo sulla piccola criminalita' semplicemente ignorando o facendo finta di vedere l'illegalita' e la criminalita' organizzata su grande scala non puo' in nessun caso risolvere veramente i problemi. Come il problema in palestina non e' risolto dai muri. Bisogna oggi piu' che mai innanzi tutto smettere di alimentra la spirale, soprattutto mediatica, della sicurezza. E soprattutto cominciare a guardare alle cause, alle cause remote, per analizzarle, capirle, e intervenire. Guardare ai disagi, alle discriminazioni. Capire come affrontare le emergenze con logiche, strumenti e valori che non adattino semplicemente le ricette esistenti, ma elaborandone di nuove che sappiano affrontare il problema in profondita', alle sue radici. Una sfida da raccogliere. Senza appiattirsi a inseguire altri, e una poltica altra.

venerdì 9 maggio 2008

Nove Maggio 1978

A chi scriverà dei versi migliori
Per chi h
a rischiato in prima persona
Per chi ha cercato una soluzione
E c'era la vita che lo aspettava
A braccia aperte lo aspettava
Dietro l'angolo lo aspettava

Mentre veniva ritrovato in via Caetani a Roma il cadavere di Aldo Moro, il 9 Maggio 1978, trenta anni fa, la mafia uccideva Peppino Impastato. Colpevole di non aver girato la testa dall'altra parte, di non aver sopportato l'ingiustizia, di non essersi arreso alla mentalità' delle cosche e della sua stessa famiglia. Colpevole di saper riconoscere bene la realta' dalla rappresentazione, colpevole di sapere che senza buona politica non si cambia, colpevole di aver fiducia anche nelle curve.
L'esempio di Peppino e' protagonista del bel film di Marco Tullio Giordana "I Cento Passi". Lo ricordo qui con l'omonima, splendida canzone di Pippo Pollina, Centopassi.

mercoledì 7 maggio 2008

Nemmeno un grido risuonera'


"E il vento d'estate che viene dal mare
intonerà un canto fra mille rovine,
fra le macerie delle città,
fra case e palazzi che lento il tempo sgretolerà
fra macchine e strade risorgerà il mondo nuovo
ma noi non ci saremo"
(F. Guccini, Noi non ci saremo)

Dopo 63 anni escono dagli archivi americani 10 foto scattate a Hiroshima quattro giorni dopo lo scoppio della bomba nucleare, e recuperate per caso da un soldato Americano. 10 testimonianze silenziose della follia della violenza, 10 domande inevitabili. "Yes, how many deaths will it take till he knows That too many people have died ?".

Ai fratelli Vescovi


Via Domenico, la lettera aperta di Luigi Bettazzi, presidente di Pax Christi Internazionale, presidente del "Centro studi economico-sociali per la pace" e vescovo emerito di Ivrea ai Vescovi italiani in occasione dell’Assemblea annuale della CEI.

Più volte, in passato, in previsione dell’Assemblea annuale della CEI - a cui ritengo opportuno non partecipare - ho scritto a tutti i Confratelli Vescovi una lettera con le mie riflessioni, con quelle che avrei comunicato se mi fossi recato in Assemblea. Lo facevo in segno di collegialità, ritenendo che pur tagliato ormai fuori dalla corresponsabilità della pastorale italiana, potessi ancora manifestare vicinanza al cammino della Chiesa italiana. Questa volta partecipo le mie riflessioni, sollecitate dagli incontri che ancora faccio su e giù per l’Italia, anche agli amici di “Mosaico di pace” come semplici auspici, sui quali pregherò, specialmente nei giorni dell’Assemblea della CEI. Non so quale sarà il giudizio della CEI sui risultati delle recenti elezioni. La nostra gente ha sempre pensato che i Vescovi, pur astenendosi da interventi diretti, non riuscissero a nascondere una certa simpatia per il Centrodestra, forse perché, almeno apparentemente, si dichiara più severo nei confronti dell’aborto e dei problemi degli omosessuali e più favorevole alle scuole e alle organizzazioni confessionali. Credo peraltro che siamo stati meno generosi verso il Governo Prodi, non come approvazione della sua politica - dopotutto meritoria di aver evitato il fallimento finanziario del nostro Stato di fronte all’Europa (anche se questo può aver rallentato l’impegno, già avviato, di attenzione ai settori di popolazione più in difficoltà), quanto come riconoscimento di un esempio di cattolicesimo vissuto - personalmente, familiarmente, programmaticamente - in situazioni e in compagnie particolarmente problematiche. Anche perché in un mondo, come il nostro Occidente, dominato dal capitalismo, che sta impoverendo sempre più la maggioranza dei popoli e tutto teso, tra noi e fuori di noi, verso la ricchezza e il potere - la “mammona” evangelica, che Gesù contrappone drasticamente a Dio - tra i valori “non negoziabili”, accanto alla campagna per la vita nascente e per le famiglie “regolari”, va messo il rispetto per la vita e lo sviluppo della vita di tutti, in tempi in cui si allarga la divaricazione già denunciata da Paolo VI nella “Populorum progressio” (quarant’anni fa!) tra i popoli e i settori più sviluppati e più ricchi e quelli più poveri e dipendenti, avviati a situazioni di fame inappagata e di malattie non curate, vanno messi l’impegno per un progressivo disarmo, richiesto da Benedetto XVI all’ONU, e quello per la nonviolenza attiva, che è la caratteristica del messaggio e dell’esempio di Gesù (”Obbediente fino alla morte, e a morte di croce” - Fil 2, 16). Forse siamo sempre più pronti a dare drastiche norme per la morale individuale, sfumando quelle per la vita sociale, che pure sono altrettanto impegnative per un cristiano, e che sono non meno importanti per un’autentica presenza cristiana, proprio a cominciare dalla pastorale giovanile. Mi chiedo come possiamo meravigliarci che i giovani si frastornino nelle discoteche o nella droga, si associno per violenze di ogni genere, si esaltino nel bullismo, quando gli adulti, anche quelli che si proclamano “cattolici”, nel mondo economico e in quello politico danno troppo spesso esempio di arrivismo e di soprusi, giustificano la loro illegalità ed esaltano le loro “furberie”, e noi uomini di Chiesa tacciamo per “non entrare in politica”, finendo con sponsorizzare questo esempio deleterio, che corrompe l’opinione pubblica e sgretola ogni cammino di sana educazione. Ci stracciammo le vesti quando all’on. Prodi scappò detto che non aveva mai sentito predicare l’obbligo di pagare le tasse; ma avremmo dovuto farlo altrettanto quando altri invitavano a non pagarle… Lo dico come riflessione personale. Perché mi consola pensare che il nuovo Presidente della CEI - a cui auguro un proficuo lavoro - proprio nell’intervento inaugurale di questo suo ministero richiamava il principio tipicamente evangelico del “partire dagli ultimi”, che era stato proclamato in una mozione del Consiglio Permanente della CEI nel 1981 (!), e che risulta più che mai importante in un mondo (anche quello italiano! e qualche segnale ce lo fa temere sempre più per l’avvenire…), in cui si suole invece partire “dai primi”, garantendo i loro profitti e i loro interessi, che non possono poi non essere pagati dalle crescenti difficoltà di troppe famiglie italiane. L’auspicio è confortato dalla recente Settimana Sociale dei Cattolici italiani - e qui il compiacimento si rivolge al loro Presidente, che è il mio successore in Ivrea - che ha richiamato un altro centro nodale della Dottrina sociale della Chiesa e quindi della pastorale di ogni suo settore, che è il “bene comune”, sul quale dovremmo comprometterci in un tempo in cui troppi - politici, impresari, categorie professionali e commerciali - pensano e lavorano solo per il “bene particolare”, a spese - ovviamente - di chi non si può o non si sa difendere. Che questo dunque, dopo essere stato un messaggio così significativo sul piano dottrinale, appaia davvero come un impegno concreto e quotidiano, come qualche Vescovo già ha iniziato a dichiarare, sfidando riserve e mugugni. Come si vede, sono tanti i motivi per auspicare, tanti i motivi per pregare, in vista di questa annuale Assemblea dei Vescovi italiani.

martedì 6 maggio 2008

La macchina del tempo


Come qulcuno dei (3-4) fedelissimi lettori avra' notato, da qualche tempo scrivo sempre piu' malvolentieri su questo blog. Non mi serve neanche piu' da valvola di sfogo. Come diceva qualche giorno fa Erri De Luca, mi sento come uno spettatore davanti a una rappresentazione. Una rappresentazione dell'Italia che si ferma e torna indietro nel tempo di 7 anni. Tutto e' gia' visto, gia' sentito, gia' digerito. Tutto, qualunque bestialita', ingiustizia, sopruso. Non vale nemmeno la pena di parlarne.
Con Berlusconi che mette in piedi un'improbabile squadra di governo per la quarta volta; Fini che torna fascista dopo averci illuso che il mondo, dopotutto, avesse cominciato a girare al contrario; i ricchi sempre piu' ricchi, che al massimo si vergognano di farlo sapere; i poveri sempre piu' poveri e affamati dalla benzina dei ricchi di cui sopra, nonche' decimati dalle catastrofi; e dove i poveri hanno alzato troppo la testa si cerca prontamente di farla ripiegare.
La speranza ricacciata tra le illusioni, e la paura a dominare le relazioni, a scatenarsi in gesti inconsulti e tragici. Mi scrive un amica da Verona "Mi sono svegliata stamattina e ho sentito alla radio tedesca che il povero ragazzo veronese non ce l’ha fatta. Una profonda tristezza mi ha riempito il cuore. Potevo essere io poteva essere chiunque di noi al suo posto". A me invece ha colpito che di questo passo, con questo clima, con questa politica, potevo esserci io poteva esserci chiunque di noi dall'altra parte, a sferrare quei calci per una sigaretta. Mi ha colpito che qualcuno invece di capire, di domandarsi, possa invece giustificare, confrontare, utilizzare quanto e' successo. Mi ha colpito che invece di andare in avanti continuiamo a voltarci indietro. A chi ha gia' deluso, ma in fin dei conti e' meglio di chiunque verra', perche' noi siamo il paese del "si stava meglio quando si stava peggio", del "chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quel che lascia ma non quello che trova". Mi ha colpito che la politica invece di camminare avanti e indicare la strada si affanna dietro alle nostre ansie e paure, usandole per reiterare il proprio potere e la propria autorita'. E allora largo ai presidenti della camera per i quali chi brucia bandiere e' peggio di un assassino, salvo poi essere alleato con chi si vorrebbe pulire il sedere con il Tricolore e che in tutta tranquillita' giura poco dopo di servire la Repubblica. Largo a Calderoli ministro, quello che "dare il voto agli extracomunitari, non mi sembra il caso, un paese civile non può fare votare dei bingo-bongo che fino a qualche anno fa stavano ancora sugli alberi". Ministro della "delegificazione", perche' loro distruggono, non semplificano, in vista di un mitico far-west e della giustizia fai da te, come a Verona, dove finalmente sono i piu' forti a comandare. Ma anche nel PD gia' si propone di tornare all'Unione, gia' cominciano le rese dei conti tra i caminetti del PD, dimenticandosi della democrazia e di capire le cause profonde e remote della sconfitta. Sono davvero su una macchina del tempo. Chissa' se c'e' un pulsante per guardare avanti anziche' sempre indietro.

Redditi


Nella fondamentale diatriba tra i sostenitori dell'ultima trovata del dimissionario Visco di rendere pubblici direttamente sul web i redditi dichiarati di tutti i contribuenti e i suoi detrattori, spesso i maggiori sostenitori fino al giorno prima della liberta' del web e della lotta all'evasione, io non ci vedo ne' un reato, ne' una colonna infame, ne' un aiuto a fantomatici sequestratori, ne' una cosa intima messa in piazza. A meno che per qualcuno i soldi non siano una cosa intima, e a meno che i criminali non abbiano bisogno di una tabella per capire chi ha i soldi e chi non ce li ha. Certo, posso capire che a qualcuno scocci di far sapere che si e' battuto contro la casta e poi guadagna piu' di quelli contro cui tuonava, o che a chi dichiara 600 euro all'anno dispiaccia ammettere di aver trovato il SUV nell'uovo di Pasqua. Ma mi sembra molto piu' grave che siano pubblicate in prima pagina - una volta si diceva sbattute - le foto di quei disgraziati che hanno ucciso a Verona, o il primario oggi accusato, e non condannato, di corruzione e pedopornografia, o certe intercettazioni telefoniche. Anche perche' i dati sulle dichiarazioni dei redditi sono sempre stati pubblici. Bastava richiederli. Nell'arrovellarsi sui motivi che hanno spinto Visco a rovinarsi definitivamente la reputazione, per qualcosa tutto sommato di particolarmente inutile, vi propongo via Nando Dalla Chiesa la profetica visione della Catena di Sanlibero di Riccardo Orioles sulle tasse prossime venture. Peccato che non c'abbia pensato Visco.

L'impopolarità di Gorbaciov, dicono, è nata quando (per risanare il bilancio statale, e anche per affrontare l'antico problema dell'alcoolismo) ha aumentato il prezzo della vodka. E anche ora, in Italia, potete chiacchierare quanto volete ma la verità è che Prodi non solo ha cercato di far pagare le tasse agli italiani, ma anche l'ha proclamato pubblicamente. Tasse è giusto, tasse è bello, tasse è civile! . Col cavolo. Quello che scoccia agli italiani non è il pagare in sè (fra pizzo e mazzette si paga molto di più, ma nessuno s'è mai lamentato) ma proprio il concetto di tassa, il dar soldi allo stato. Fra gl'italiani e la Finanza s'è scatenato insomma un vero e proprio scontro di civiltà. Questione di Weltanschaunung, signora mia. E la riprova s'è avuta quando il feroce Visco ha messo in pubblico l'elenco (pubblico) di chi paga: dagli editorialisti di destra ai comici rivoluzionari, dalla Lega Latifondisti all'Unione Consumatori, tutti gli italiani sono scattati in piedi come un sol uomo: No! Questo no! , Dove andremo a finire? : in nome della libertà, della privacy, della lotta ai sequestri e di molte altre cose. Su ciò un politico abile - come probabilmente è Tremonti - non poteva non riflettere, e dopo molte e profonde riflessioni ha deciso che: Dal primo giugno è abolita ogni e qualsiasi forma di gabella su tutto il territorio nazionale. Ici, Irpef, Iva saranno solo un lontano ricordo. Maledetto comunismo! Evviva Berlusconi! . Sì, ma allora dove si prendono i soldi per pagare le veline, i carabinieri, il ponte di Messina e tutto il resto? Eh eh. Conosco i miei polli ghigna il ministro. I finanzieri, d'ora in avanti, vestiranno in borghese con occhiali neri e gessato. Senza esibire alcun tesserino, e parlando con un forte accento siciliano, si presenteranno con discrezione a tutti i commercianti, gl'industriali, i piccoli e grossi imprenditori. Vossia come sta? Ma è sicuro che sta bene? . E chiederanno il pizzo: più o meno quanto avrebbero dovuto pagare sotto Visco, moltiplicato per due. Naturalmente non ci sarà nessuno che si rifiuterà di pagare (tolti i duecento commercianti palermitani - su diecimila - che hanno aderito ad Addiopizzo) e i denari, in banconote da piccolo taglio e avvolti dentro fogli di giornale, verranno regolarmente consegnati all'amministrazione dello stato. Altro che lotta all'evasione: neanche il fisco tedesco sarà mai stato così rispettato. Sì, ma questo in Sicilia, a Napoli, insomma dove pagare il pizzo è già un'abitudine accettata e diffusa. Ma in un Milano, a Bergamo, nel Nordest libero e selvaggio? Niente paura: intanto, anche in queste contrade l'ammirazione per la mafia ( Io voto Mangano! , Viva Dell'Utri! ) ha fatto passi avanti significativi. E poi, nei casi difficili, basterà cambiare la forma della richiesta: non più pizzo generico ma precisa richiesta di tangente (che dalla fine di Mani Pulite in poi è considerata normale). Alla peggio, l'agente - parlando in italiano approssimativo - si qualificherà come emissario del governo cinese o rumeno, lasciando intendere che un'opportuna generosità aiuta moltissimo a trasferire le fabbriche laggiù, a comprare manodopera locale, ecc. E anche in questo caso i soldi finiranno all'astuto fisco italiano

lunedì 5 maggio 2008

Piove sul bagnato


Sono 4000 i morti accertati, 3000 i dispersi e centinaia di migliaia i senza tetto: questo il primo bilancio del ciclone che ha investito la Birmania devastandone l'area piu' fertile e piu' densamente abitata. Il paese, gia' scosso dalla miseria, dalle manifestazioni contro il regime dei generali, dalla repressione e dagli arresti sommari, e' ora ancor piu' in ginocchio. E se il popolo vede nel ciclone un segno di avversione degli astri per il referendum farsa del 10 maggio (in cui la campagna elettorale è a senso unico e che si esprime per il no rischia tre anni di galera), con il quale il regime voleva sancire la sua legittimazione, piove comunque sul bagnato. Sul molto bagnato. In tutti i sensi.
Anche in Italia la tendenza e' quella. Nella citta' col sindaco piu' razzista d'Italia, sull'onda della vittoria di Fascetta Nera a Roma e della presidenza della Camera, gli squadristi alzano, di nuovo, la testa. Tre membri di una squadraccia neonazi hanno confessato di aver ridotto un ragazzo in fin di vita per una sigaretta, o meglio per dimostrare chi comanda sul territorio, come i cani e i lupi selvaggi. I vari gruppi neonazi e di estrema destra prendono le distanze: loro menano solo negri e barboni. Sembra proprio che la strategia della tensione messa su dalle destre per vincere le elezioni abbia generato, o meglio amplificato come sempre accade, un mostro ancora piu' pericoloso. La voglia di farsi giustizia da soli, il facile sfogo della paura del diverso e delle frustrazioni inculcate a suon di sberle, la possibilita' di emergere facendo i duri e non per cio' che si vale, per cio' che si pensa. Di cui non frega piu' niente a nessuno. E intanto piove sul bagnato.
Per finire con materia piu' leggera, la Fiorentina dopo aver inspiegabilmente gettato in tribuna la finale di UEFA, e' definitivamente fuori dalla Champion's League. Grazie alla spompaggine accumulata e al gentile omaggio di Moratti all'amico Silvio. Alla faccia del derby. Come si vede qualche rigo sopra, c'e' di peggio. Comunque piove. Governo ladro.

sabato 3 maggio 2008

Indifferenti


Nel mio vocabolario personale alla parola "indifferenza" ho scritto: incapacita' di distinguere le differenze. Indifferenza non e' un infischiarsene del mondo, piuttosto un disturbo della percezione per cui non si riesce a distinguere la differenza fra realta' e messinscena. Si assiste da inerti a una violenza, a una disgrazia perche' si crede di essere a una rappresentazione, gratis, in cui si e' tenuti a fare gli spettatori. E non si e' mai visto uno del pubblico che salti di palcoscenico per impedire a Otello di uccidere Desdemona. Chi si crede spettatore si gode lo spettacolo.
L'indifferenza e' il disturbo opposto a quello di Don Chisciotte che si immischiava di tutti i fatti e i guai degli altri. Anche lui distingueva male la realta', soffrendo pero' di un interventismo estremo. Irrompe anche in uno spettaolo di marionette, facendo una strage di pupazzi, credendoli nemici. Prende lo spettacolo per realta' e mal si contenta di essere spettatore. In ascolto dei notiziari televisivi bisognerebbe sciacquarsi un po' gli occhi con il febbrile collirio di Don Chisciotte, sentirsi un po' meno spettatori, un po' meno parte di un'audience, un poco membri di una cavalleria errante e irritabile.
Uno dei verbi di Elohim nella creazione e' "dividere/distinguere". "E divise/distinse Ehlohim tra la luce e la tenebra" (1,4), "e ci fu distinzione/divisione fra acque e acque" (1,6) e altri ancora. La creazione procede per divisioni a due, per biforcazioni, come il sangue del cuore. Chi non sa distinguere inceppa il lavoro della creazione che non si e' esaurito nei 7 giorni. L'indifferenza e' un torto contro il creato, non contro la societa'.

Erri De Luca (da Alzaia, 2004)


giovedì 1 maggio 2008

Piedi rubati all'agricoltura


Beffa. Totale. E i Rangers in finale. E Vieri con quella ricorsa poteva vangarci l'orto.