martedì 20 ottobre 2009

Tvemonti e il posto fisso


Sull'ultima uscita a ruota libera (in spregio ad ogni azione concreta da lui intrapresa negli anni) di Tvemonti sul posto fisso come base della nostra societa', le repliche di Ivan Scalfarotto:

Come ho avuto occasione da osservare da vicino durante la mia vita professionale, invece, nella maggior parte dei paesi d’Europa si è scelta la strada mediana: quella di una contrattualizzazione completa del rapporto di lavoro con la garanzia di una rete di protezione forte (sia in termini economici che di formazione professionale) nei periodi di eventuale disoccupazione tra un lavoro e l’altro. Questo significa che, in costanza di rapporto di lavoro, il lavoratore gode della pienezza dei diritti (ferie, malattia, maternità, formazione professionale) ma non ha diritto alla reintegrazione nel posto di lavoro in caso di licenziamento.

In sostanza gli ordinamenti degli altri paesi europei si concentrano, come si dice spesso, sul tutelare la persona del lavoratore invece che il suo posto di lavoro. La tutela non si traduce nel fare in modo che il lavoratore sia inamovibile e resti il più possibile dov’è già, ma nel sostenerlo economicamente nel caso di difficoltà e agevolarlo nella ricerca di una nuova occupazione in quei casi in cui perda il posto di lavoro.



e di Federico Mello (bentornato!):

[...] Ma le sue dichiarazioni stimolano due ulteriori considerazioni.
La prima è che sul precariato e, ancora di più, sul nostro welfare antidiluviano e ingiusto, c’è un’ignoranza totale della nostra classe dirigente. A dodici anni dalla riforma Treu (1997) le divisioni, e le prese di posizione politiche in merito, sono ancora tutte su un asse “posto fisso” (che scalda il cuore ai nonni), e “precariato selvaggio” (che gonfia i portafogli degli imprenditori). Non se ne esce da questa dicotomia, e se CISL e UIL si giocano la loro partita padronale, il PD e la CGIL non sono mai usciti dall’immaginario filo-pensionati, e la riforma del welfare in senso “flexsecurity”, per loro, non è mai stata molto di più di una simpatica concessione da fare prima o poi ai giovani, così come gli sconti sulle ricariche telefoniche.

La seconda riflessione – aberrante a dirla tutta – è come in questo paese ormai non esista una realtà data, oggettiva, da analizzare e, per quanto riguarda la politica, da modificare. Esistono solo parole. Ognuno può dire quello che vuole. E anche il fiscalista Tremonti, interprete plastico del “liberismo dei privilegi” berlusconiano, può ora rimangiarsi la sua decennale storia di uomo di governo di questa destra anti-egalitaria e anti-sociale, con una frase buttata là, con una battuta. E noi, tutti dietro a rincorrerlo. Tanto vale tutto e il contrario di tutto in questo paese. Tranne la vita delle persone. E ancora di meno, quella dei precari.


sono abbastanza in accordo, e cosi' la pensiamo anche qua. Peccato che queste cose vadano pocchissimo di moda sia in Parlamento che nei sindacati: e infatti passa un giorno e arriva la risposta del governo a Tremonti sui precari della scuola. Roba da matti.

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