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venerdì 5 giugno 2009

Sono tutti uguali?


Berlusconi impazza in TV alla faccia della par condicio per cercare i mettere delle pezze a quel venticello che comincia a soffiare contro la sua popolarita'. E nel tentativo lo ammette lui stesso: "Se qualcuno dimostrasse che il presidente del Consiglio è uno spergiuro dovrebbe dimettersi un minuto dopo e andare a nascondersi". Peccato che le contraddizioni e le menzogne del premier sul Noemigate sia siano ormai dimostrate e moltiplicate, cosi' come, assai piu' grave, quelle sullo stato del paese e della crisi che si sta facendo sempre piu' dura per le fasce piu' esposte della popolazione. Riassume bene Massimo Giannini su Repubblica le menzogne impunite di Papi a Porta a Porta non smentite dai sedicenti giornalisti presenti riguardo a fondi per il mezzogiorno e ammortizzatori sociali per i precari. "In questo paese nessuno muore di fame", cosi' liquida in televisione la crisi il capo del governo di un paese sempre piu' vicino al precipizio, attaccando il Governatore della Banca d'Italia che aveva denunciato che sarebbero 1,6 milioni i lavoratori in Italia che non hanno alcun tipo di sostegno in caso di perdita dell'occupazione, evidentemente anche lui coinvolto con la magistratura e i giornali stranieri nel complotto della sinistra.
Ieri sera, sebbene sconfortato per la situazione, sono andato alla festa di chiusura della campagna elettorale del PD a Sesto, con il sindaco uscente e ricandidato Gianni Gianassi, l'onoervole Gianni Cuperlo e David Sassoli. Sara' che, come suggerisce Polpette commentando le immagini vietate di Villa Cetosa apparse su El Pais ormai "la politica tira", ma le persone ad ascoltare erano molte piu' dei posti a disposizione, risollevandomi gia' un po' l'umore. Umore poi risanato ascoltando in particolare i primi due interventi, in cui si e' parlato di Sesto e di Europa, di lavoro, geopolitica, accoglienza e istruzione. Ho respirato una sana boccata di passione, competenza, sguardo d'insieme e lungo un po' piu' delle proprie scarpe (bravissimo il sindaco che e' partito dal discorso di Obama al Cairo anziche' dalle buche alla rotonda), risposte concrete e convincenti ai problemi locali e globali. Davvero non sono tutti uguali quei simboli e soprattutto quei nomi da barrare nel segreto di una cabina elettorale questo weekend. Davvero non vale la pena restare a casa e lasciare il paese nelle mani di chi pensa e vuol fare pensare solo a veline, gossip, televisioni e partite di calcio, possibilmente sue. E che vuole fare anche dell'appuntamento elettorale per eleggere i rappresentati italiani al Parlamento Europeo un semplice sondaggio sul gradimento del padrone, candidato da capolista ineleggibile in ogni circoscrizione. Davvero e' il momento di usare uno dei pochi strumenti democratici che ci rimangono, il voto, per provare a testa alta a cambiare il corso della rovinosa picchiata.

Sempre che, invece, non ci si voglia affidare ai miracoli di San Silvio Papi, altrimenti noto come Pio Tutto. Dal blog del Circolo Obama, il Vangelo secondo Barabba, quello che nei sondaggi era sempre più popolare:

Nota: Stile e trama evangelici non traggano in inganno. Non si tratta di satira, ma di tragicomica “verità”, pubblicata sull’inserto di Libero “Berlusconi tale e quale”.

Accadde quando mio figlio Pier Silvio fu ricoverato d’urgenza al San Raffaele di Milano per essere operato di appendicite. Mentre è in sala operatoria, si sparge la voce che all’ospedale sono arrivato io. Si forma una piccola folla, ma una mamma, più svelta degli altri, mi trascina via: “Presidente, la prego: mio figlio, tifosissimo del Milan, ha subito un’operazione alle gambe e i medici dicono che è riuscita perfettamente, ma lui si è messo in testa che non è più capace di camminare. Non vuole alzarsi dalla sedia a rotelle, ripete disperato che rimarrà paralizzato per tutta la vita. Solo lei, presidente, può convincerlo che è guarito veramente”.
Seguo la donna fino al piano in cui è ricoverato suo figlio. Mi faccio indicare la sua camera e dico alla madre: “Mi raccomando, lei non si faccia vedere”. Quindi mi avvio, mentre i malati mi riconoscono e mi si affollano intorno.
Arrivo alla camera, apro la porta e dico: “Giacomo, sei tu Giacomo della Fossa dei Leoni di San Siro? Alzati e vieni vicino al tuo presidente!”
Il ragazzo mi guarda incredulo, non riuscendo a capire come io faccia a sapere che lui è un ultrà della Fossa dei Leoni, nella curva sud di San Siro, accanto al Commando e alle Brigate Rossonere. Ovviamente è stata sua madre a dirmelo, ma lui venera il suo presidente ed è pronto a eseguire qualunque ordine venga da lui. Dunque ubidisce, si alza dalla sedia a rotelle e barcollando si dirige verso di me. Io lo abbraccio e gli dico: “Adesso sei guarito, domenica ti aspetto per la partita. E mi raccomando: dì ai tuoi compagni che Silvio Berlusconi è venuto a portarti fuori dall’ospedale"

Almeno nel Vangelo Gesu' raccomandava aisanati di non dire nulla...

martedì 3 marzo 2009

Disuguaglianze e compagni ombra


Mentre la nave affonda, il Governo tira dritto per la sua strada fatta di Paura, di ronde, di caccia al capro espiatorio. In USA Obama vara un piano per finanziare l'assicurazione sanitaria per tutti aumentando le tasse ai piu' ricchi, mentre in Italia aumentano le code alla Caritas insieme alle ronde, nel paese dove la disuguaglianza di redditi cresce maggiormente dagli ultimi 20 anni fra i paesi Ocse. Cosi' Gianni Cuperlo:

L’America (come l’Europa) affronta la crisi economica più devastante degli ultimi decenni con un linguaggio spiazzante se confrontato ai rituali della stagione trascorsa. Ruolo centrale degli Stati, redistribuzione delle risorse, sostegno pubblico alla domanda, misure anticicliche nazionali e non solo: è quasi paradossale che l’Italia (nel nostro splendido isolamento) appaia così estranea al contesto. C’è un “mondo morale” della destra economica e politica che frana come un castello di carte mentre qui da noi la destra prosegue imperterrita nel suo cammino. Limita le intercettazioni, recluta le ronde, viola la deontologia dei medici, scambia la clandestinità per un reato, e soprattutto non investe un euro su questa benedetta crisi (gli aiuti pubblici italiani, a differenza di quanto accade altrove, sono tutti coperti, vale dire che non sono interventi in deficit ma vengono compensati da aumenti di tasse o riduzione di spese). Come si dice, siamo degli straordinari “portoghesi”. Seguiamo lo sviluppo degli eventi. Aspettiamo che americani, tedeschi e francesi spendano le risorse (loro) per invertire il segno del declino. Nella convinzione che se il convoglio riparte noi saliremo sul vagone di coda con un saltello agile, come nei vecchi film in bianco e nero. Ma è difficile che le cose vadano così. Certo, i numeri fanno colpo. Il presidente Sarkozy ha stanziato per Renault e Peugeot una somma pari, più o meno, al capitale che il governo italiano ha stanziato da settembre a oggi per fronteggiate la crisi di famiglie e imprese. Quanto all’estensione degli ammortizzatori (i famosi 8 miliardi di euro) sono coperti come il resto delle misure dal Fas (il Fondo per le Aree Sottoutilizzate) e dunque sono risorse sottratte a politiche di investimento. Una quota parte poi deriva dal fondo sociale europeo col risultato che si tratta comunque di una cifra insufficiente. Almeno se teniamo conto delle indicazione del governatore Draghi, l’altro giorno a Milano: due milioni e mezzo di lavoratori a termine che resteranno senza assegno entro la fine dell’anno.

Almeno l'opposizione si sveglia, e a sorpresa e comincia a fare proposte semplici e puntuali su temi seri, proposte che costringono lo stesso governo a rispondere. Pare che finalmente il PD abbia una linea, o almeno mostri di averla, e che invece di seguire l'agenda del governo pensata per distrarre e spaccare, impone la sua su cose importanti per tutti. Anche i segni della domenica di campionato parlano a favore. Vuoi vedere che il compagno ombra Franceschini...

domenica 1 giugno 2008

La festa e il nome


In questi giorni ferva la polemica e il duello a distanza fra le due anime del PD sul nome da dare alle feste che a suon di tortelli e discodance allietano le estati di mezza italia. Sorvaliamo per adesso sul fatto che piu' che del nome bisognerebbe discutere di contenuti, visto che il tutto si riduce in pratica quasi sempre in una sagra di paese dove la politica entra per sbaglio (a meno che il ministro o il dirigente nazionale di turno non strappi a qualche gruppo il palco principale per una sera). Lasciamo stare il fatto che a quel punto l'unico motivo per uscire di casa sono i coccoli e le salsicce, non certo l'occasione di discutere un po'. E' comunque gia' qualcosa si dira', anche se basterebbe poco per fare un passo in piu'. Questo del nome (come piu' in generale dei simboli) sembra pero' proprio un tema cruciale e appassionante per i piu'. Quantomeno e' un sintomo preoccupante. Da una parte chi vede il vecchio nome delle feste PCI, PDS e DS come il fumo negli occhi, perche' il partito e' nuovo e ha bisogno di un abito nuovo, non di un residuo del passato. Dall'altra quelli che credono che il nome sia tuttora evocativo, e non vorrebbero mandarlo in pensione. Sul blog del solito Gianni Cuperlo c'e' un bello scambio di vedute in proposito con Chiara Geloni di Europa: si va a scavare un po' piu' in profondita' della polemica di questi giorni.
Da parte mia, direi che i nomi alle cose vanno cambiati se c'e' qualcosa di concettualmente diverso da prima, che ha bisogno di un nome differente perche' non sia scambiato con quello che era prima. Se la festa deve rimanere solo salsiccia e rock'n'roll, tanto vale lasciare il nome immutato senza slanciarsi in roboanti "feste democratiche". Se invece anche il contenuto e il modo fosse ripensato, allora la discussione sarebbe piu' sensata. Senza contare che niente meglio di "Festa dell'Unita'" potrebbe rappresentare lo spirito della festa annuale del nuovo partito, nato appunto dall'unita' di tutte le forze progressiste e democratiche. Peccato che qualcuno c'avesse gia' pensato prima...