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sabato 30 agosto 2008

Lezioni


La Fenice, attraverso il fido Panorama, pubblica delle intercettazioni che dovrebbero compromettere Romano Prodi, registrato mentre chiede consigli per il figlio e si informa su dei finanziamenti per il consuocero (che non ho idea di che tipo di parente sia). Subito inizia a destra lo straccio delle vesti: prima Schifani ("Auspichiamo che il Parlamento si assuma la responsabilita' di intervenire al piu' presto sull'annoso e deprecabile tema delle inopportune pubblicazioni delle intercettazioni prive di rilevanza penale"), poi lo stesso Silvio si esibiscono in una pelosa e interessata solidarieta' con l'ex rivale, per spianare il percorso del decreto che dovrebbe tappare definitivamente la bocca e all'informazione e agli investigatori. Cosi' la Fenice: “La pubblicazione di telefonate che riguardano Romano Prodi, a cui va la mia assoluta solidarietà non è che l’ennesima ripetizione di un copione già visto. E’ grave che ciò accada e il Parlamento deve sollecitamente intervenire per evitare il perpetuarsi di tali abusi che tanto profondamente incidono sulla vita dei cittadini e sulle libertà fondamentali”. Evidentemente la liberta' fondamentale della Fenice non solo di restare impunito, ma anche di non far sapere le varie sconcezze che commette.
Per fortuna arriva lesta la replica di Prodi, che dimostra ancora una volta, se ancora ce ne fosse bisogno, la differenza abissale fra i due, quella per dirla come Domenico fra uomini, ometti e quaquaraqua:

Vista la grande enfasi e, nello stesso tempo, l'inconsistenza dei fatti a me attribuiti da Panorama, non vorrei che l'artificiale creazione di questo caso politico alimentasse la tentazione di dare vita nel tempo più breve possibile ad una legge sulle intercettazioni telefoniche che possa sottrarre alla magistratura uno strumento che, in molti casi, si è dimostrato indispensabile per portare alla luce azioni o accadimenti utili allo svolgimento delle funzioni che le sono proprie. Da parte mia non ho poi alcuna contrarietà al fatto che tutte le mie telefonate siano rese pubbliche

Bastera' per far imparare a Silvio la lezione, o continueremo a veder piegata la legalita' al salvare le apparenze per i comodi del nostro amato Primo Ministro, quello che ha sempre la coscienza a posto?

giovedì 17 aprile 2008

Ricominciare


Il seminatore, quando semina, ha negli occhi il fulgore di Giugno, e va verso quello mentre la nebbia gli vela lo sguardo.
Primo Mazzolari

Mi scuso per questo post di pancia, nato dopo una notte terribile passata a sognare di prendermi cura di Christian Vieri, diventato improvvisamente intontito e non autosufficiente dopo un colpo alla testa. Non so perche' Vieri, ma ci trovo una metafora triste e agghiacciante di questa Italia di oggi. Dove mentre la Fenice, "leader dello schieramento a noi avverso", incontra i giornalisti dopo la vittoria elettorale battendo sui soliti temi di 15 anni a questa parte (abolizione dell'ICI per premiare i ricchi; distruzione della scuola pubblica grazie alla tre I: inefficienza, inettitudine, ignoranza; grandi opere inutili, come un ponte sullo stretto piu' sismico d'Europa per sperperare un po' di tesoretto etc etc etc), mentre si gongola del suo successo spacciandosi per un saggio che ha una risposta a tutti i problemi filosofici, mentre la Lega comincia gia' i suoi ricatti, dalle nostre parti si prova a ricominciare. Effettivamente il sole splende ancora, e la fine del mondo non e' ancora arrivata. Se vogliamo cambiare questo paese un passo alla volta, conviene organizzarsi che questi minacciano di tornare indietro a grandi falcate.
Il risultato delle elezioni parla chiaro su un punto. Il primo passo gia' e' stato fatto: la sinistra crede nel progetto del PD, o almeno sa che e' intorno a quello che si puo' costruire davvero la possibilita' di un riformismo vero e di sinistra nel paese. Certo, c'e' lo scontento piu' che giustificato per alcune decisioni discutibili su candidature, strategie, cerchiobottismo. Ma questo scontento credo che abbia sicure possibilita' di essere trasformato in lievito di cambiamento e di miglioramento. Resta pero' da convincere qualcuno di quelli che ha dato fiducia allo "schieramento a noi avverso", senza aspettare che si convincano per il disastro in cui questi signori lasceranno l'Italia. E dubito che il metodo della coperta da tirare, ora al centro ora a sinistra, ora in Vaticano ora all'arcigay, sia quello vincente. Il metodo vincente e' quello della chiarezza del progetto, del dialogo fra posizioni diverse ma non dell'equivalenze di tutte. Il metodo vincente e' quello non dell'essere moderati per non scontentare nessuno, ma quello di un riformismo coerente, che non vuole far finta di ignorare problemi e contraddizioni. Dice Diego Bianchi alias Zoro, affrontando la nodoso questione del rinnovo della classe dirigente: "Abbiamo perso noi che abbiamo votato PD, l'unico partito composto di elettori di sinistra rappresentati da troppi deputati di centro". E' vero, eppure non e' servito a conquistare un solo voto da quella parte. E allora smettiamo di pensare alle strade sicure e gia' battute, ma cominciamo a cambiare davvero, a fare quello che la paura e i tempi brevi ci hanno impedito di fare: primarie vere, elezioni vere dei gruppi dirigenti, laboratori aperti per discutere e programmare dal basso, dare ruolo e importanza alle migliaia di circoli aperti sul territorio per ripartire dalla base, dalla gente. Per lanciare quell'offensiva culturale di cui anche Uolter ha parlato dopo la sconfiotta. Per riportare la speranza a tutti quelli che l'hanno persa, e hanno votato la risposta immediata alla paura, allo smarrimento. Diceva ieri Mario Berlanda: "Qualcuno potrà risponderti che il pullman, per arrivare, aveva bisogno di solide ruote su cui camminare. Ha torto. Per arrivare all'obiettivo, occorreva volare. E per volare non servivano ruote, ma ali. E adesso? Se tu avessi vinto, probabilmente io me ne sarei andato dal partito nel quale sono appena entrato, con il sollievo di non dover invecchiare berlusconiano, ma anche per il disgusto, nel vedere trionfare dentro al partito - ancora una volta - la retorica e le facce di sempre. Invece hai perso. Abbiamo preso. E quindi, almeno per ora, sto qui. Per vedere se è la volta buona in cui si gira pagina davvero. Si può fare."
E a mostrare la strada ci pensa come sempre Romano Prodi, una persona seria capace di guardare sempre piu' avanti degli altri, dall'Ulivo in poi, che abbiamo lasciato passare per una iattura per il paese in questa campagna elettorale: "Ho preso una decisione molto chiara, molto semplice, molto ferma e molto coerente: non mi sono presentato alle elezioni perchè ritenevo e ritengo sia necessaria una nuova leva, un nuovo gruppo dirigente per portare avanti la crescita ed il rafforzamento del Pd. Una scelta coerente esige scelte coerenti successive". Ricominciamo, mentre loro distruggono bisogna costruire. E ha ragione Cosimo, come sempre bisogna ripartire dall'educazione, dal confronto, dall'ascolto. Non solo dei ragazzi forse, ma di tutti quelli che cercano delle risposte, o forse che si fanno ancora delle domande. Non per insegnare ma per trovarle insieme queste soluzioni. Dicevano Don Milani e suoi ragazzi di Barbiana in lettera a una professoressa che hanno "imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia". Senza pretendere di dare risposte immediate, assolute. Ricette manichee che hanno fallito nella storia e nel disastro recente di una sinistra piu' legata alle bandiere e alla difesa di certi interessi che a un mutamento vero. Danilo Dolci ci esortava a ricordare che "la costruzione di un nuovo mondo non puo' essere che una nostra conquista, frutto di precisa fatica, paziente sacrificio, sapiente organizzazione, indispensabile pressione: e senza pretendere di fare la rivoluzione, ogni rivoluzione, tutta la rivoluzione in tre giorni". Rimbocchiamoci le maniche, con il fulgore di Giugno negli occhi, nonostante la nebbia di questi giorni. Per non sperecarci. Si puo' fare? O sono solo parole?

mercoledì 24 ottobre 2007

Le grandi manovre


Sono in pieno svolgimento, ormai nemmeno piu' sottotraccia, le grandi manovre al capezzale del moribondo governo Prodi. Da un lato Berlusconi spinge per andare subito alle urne anche con il "Porcellum", rifiutando ogni intesa sulla riforma perche' sa che il tempo gioca contro di lui, mentre il PD guadagna consensi e la sinistra "radicale" si unisce. Dall'altra Mastella prima giura di non votare la Finanziaria, salvo poi di nuovo d'accordo con Di Pietro e Rosa nel Pugno sfiduciare il presidente della RAI perche' "il CdA era diventato un monocolore PD". Da un lato la sinistra "radicale" scende in piazza a far la "diga" ma anche un bello spot elettorale, e Bertinotti fa sapere che nell'Unione "nessuno capisce piu' nulla" e che il governo e' alla fine. Dall'altro Ruttelli, Casini e la Lega si accordano per sostenere il modello elettorale tedesco, che non prevede vincolo di coalizione da dichiarare prima del voto, per poter dar luogo a "alleanze di nuovo conio" appena usciti dalle urne e non sconvolgere pero' preventivamente il proprio elettorato. Tra l'altro lo stesso Ruttelli, pur ben guardandosi dal presentarsi alle primarie per evitare una magra figura, fa capire che i 300 "coraggiosi" eletti con Veltroni alla Costituente di Sabato formeranno una vera e propria corrente ben decisa ad andare in quella direzione. Nel fuggi fuggi generale, Prodi tenta di tenere insieme i cocci del suo governo. Ma c'e' ancora qualcuno che sta cercando di fare il bene dell'Italia invece di contarsi i voti e escogitare come prenderne di piu'?
Comunque sia, se Prodi cade e si va a votare, torna inevitabilmente Berlusconi, che alla fine mettera', come sempre, tutti i suoi alleati d'accordo, visto che non si vede all'orizzonte neanche uno straccio di idea o di progetto che possa fare a meno di lui. C'e' chi dice che con questa legge elettorale anche il biscione dura poco, e che i numeri saranno gli stessi a parti invertite. Penso invece che anche in queste condizioni per fermarlo occorrerebbe un miracolo del PD, che pero' dovrebbe presentarsi da solo dato che all'Unione, purtroppo, non ci crede piu' nessuno. E correre da soli con questa legge che premia le coalizioni non e' possibile. Se invece va a buttarsi con il centro e l'UDC come vorrebbero i Ruttelliani, cancella il senso della sua nascita, da' ragione a chi tra i "radicali" pensa al PD come la casa dei moderati (moderato sarai tu e Ruttelli) e va incontro al suicidio politico. O con la "Cosa Rossa", o non c'e' scampo. D'altronde se Prodi non cade e la situazione non muta direi che le probabilita' di una vittoria futura scemano ancora di piu', e chi ci facciamo del male da soli con lo spettacolo imbarazzante fornito ogni giorno dalla maggioranza. Non so neanche piu' cosa sperare. Guardo le nuvole lassu'.

mercoledì 1 agosto 2007

La Chiesa e l'evasione


Triste la storia di Mele, ancora piu' triste l'uscita del segretario del suo partito Cesa, che richiede un fondo per portare le famiglie dei Parlamentari a Roma per combatterne la "solitudine". Ogni commento e' superfluo, ma ottimo l'articolo di Stella sul Corriere.

Mele e' stato comunque scaricato dall'Udc per salvaguardare la loro integrita' morale. Morale integerrima sottolineata ancora dal patetico siparietto del test anti-droga. Evidentemente un concetto parziale di morale da bigotti, visto che Mele era gia' implicato in una storia di tangenti e corruzione per cui l'Udc non aveva fatto una piega. Mentre il processo va avanti (e' accusato da vicesindaco di essersi giocato al casino' milioni derivanti da tangenti) l'Udc l'ha addirittura scelto nelle liste bloccate per rappresentarli in Parlamento.

Ma l'Udc non e' solo in questa morale a tema da sepolcri imbiancati. Da sempre piu' che di tutte le uscite infelici e le esternazioni dei vari vescovi, papi e cardinali (su temi tutto sommato non centrali, a cui sempre piu' spesso stiamo assistendo), mi lamento di quello che non dicono, che non predicano sui tetti. Non mi spiego il silenzio, tranne per fortune alcune isolate voci profetiche, su ingiustizia sociale, poverta', corruzione, falsi in bilancio, tutela dei lavoratori e dei giovani. Non mi spiego, ad esempio, perche' si voglia affossare la Teologia della Liberazione in Sudamerica, perche' si isolino preti che hanno a cuore questi temi come si faceva negli anni '50 con Don Milani.

Finalmente se n'e' accorto anche qualcuno che ha piu' risonanza di me, il Presidente del Consiglio. Leggo in un'intervista a Famiglia Cristiana:

Dobbiamo tutti fare il nostro dovere di contribuenti, perché tutti possano pagare meno. Per cambiare mentalità occorre che tutti, a partire dagli educatori, facciano la loro parte, scuola e Chiesa comprese. Perché quando vado a Messa questo tema, che pure ha una forte carica etica, non è quasi mai toccato nelle omelie? È possibile che su 40 milioni di contribuenti sono solo 300.000 quelli che dichiarano più di 100.000 euro l’anno? Ma, detto questo, contesto con forza che il mio Governo sia, come dice l’opposizione, "oppressivo". In una ricca città del Nord sono stati chiusi per brevissimo tempo due negozi per mancata emissione di scontrini fiscali. Senza far bandi, dopo qualche giorno l’emissione degli scontrini nella stessa città è aumentata del 100 per cento. Cifre alla mano, senza inasprire alcuna imposta, abbiamo recuperato 10 miliardi di evasione fiscale. Questo ha consentito non solo la diminuzione del debito pubblico, ma anche di destinare risorse per rivalutare le pensioni basse, per la famiglia e per la tutela dei lavoratori discontinui.

Ovviamente non si fa attendere l'allucinante replica del vescovo di Chieti, Monsignor Forte. Il quale dopo aver precedentemente fatto notizia dichiarando che "evadere e' sbagliato, significa rubare" (ma dai?), oggi sposa il tema berlusconiano che le tasse sono troppe, quindi e' "comprensibile" non pagarle. Che la colpa e' del sistema fiscale che non sempre sembra equo. Come dire: invece di dire al ladro che sbaglia, tanto vale rubargli a nostra volta.

Io credo che evadere sia peggio che rubare. Invece di fare danno a una persone si fa danno alla collettivita'. Si fa in modo che tutti gli altri paghino al posto mio dei servizi di cui magari mi lamento. Sentendosi giustificati da una supposta "legittima" difesa da Roma ladrona, senza pensare che se tutti pagassero, ognuno pagherebbe molto meno.