Copio e incollo dal blog di Marco Cattaneo l'incredibile presa per il culo dei progetti bandiera che avrebbero "l’obiettivo di allineare la spesa italiana per la Ricerca alla  media europea".... vorei poter pagare il mutuo con la stessa tecnica del ministro, ovvero senza mettere un centesimo. Come al solito dietro il presunto riallineamento ai parametri europei si nasconde l'ennisimo taglio al finanziamento ordinario alla ricerca.
Martedì, a Ballarò, il ministro Mariastella Gelmini ha vantato  – di passaggio – l’approvazione del Piano Nazionale della Ricerca “che  prevede un miliardo e quattrocento milioni di euro da spendere nei  prossimi tre anni”.
Il PNR 2011-2013, in effetti, era stato presentato il giorno prima, con  due tavole rotonde dalla composizione almeno in parte imbarazzante. 

Al di là della presenza dei presidenti dei maggiori enti pubblici di  ricerca (che dovrebbe essere un’ovvietà, ma non c’è da scommetterci),  brillano per competenza l’introduzione di Maurizio Gasparri e la  moderazione delle tavole rotonde, affidata a Bruno Vespa, capace di  passare con la consueta eleganza dall’epigenomica alla comunicazione con  l’Aldilà (per chi si fosse perso il tema della puntata di Porta a Porta di ieri).
So che era presente qualche collega della stampa, ma noi non siamo  stati invitati. E, data la parata di premi Nobel, c’è quasi da  vantarsene.
Allora, per curiosità, siamo andati a vedercelo il Programma  Nazionale della Ricerca sbandierato dal Ministro come un’azione che  avrebbe “l’obiettivo di allineare la spesa italiana per la Ricerca alla  media europea, mediante la realizzazione delle Azioni previste e dei  Progetti Bandiera identificati con il contributo della comunità  scientifica ed imprenditoriale” (lo si legge a pagina 76; il PDF potete scaricarlo qui).
E qui ci è venuto un primo sospetto. I 14 Progetti Bandiera (da  pagina 82 in poi) assommano a 1772 milioni di euro (1,77 miliardi, a  beneficio del ministro) in tre anni o più, e , come la signora Gelmini  ha sottolineato davanti alle telecamere, si parla di 1,4 miliardi da  spendere in tre anni. Questa cifra è pari, complessivamente, all’1 per  mille del PIL 2010, che diviso per tre anni fa 0,33 per mille all’anno. E  come farebbe, di grazia, ad “allineare la spesa italiana per la ricerca  alla media europea”?
Ma questo è niente. Se si vanno a leggere i dettagli del  finanziamento dei singoli Progetti Bandiera, si fanno scoperte  istruttive. La quasi totalità dei fondi, infatti, proviene dal FOE, il  Fondo ordinario per il finanziamento degli enti e istituzioni di  ricerca, oppure dallo stanziamento ordinario dell’ASI, l’Agenzia  spaziale italiana. Insomma, se mai si faranno i Progetti Bandiera, non  ci sarà un centesimo in più, per la ricerca, saranno semplicemente  privilegiati a danno di tutti gli altri progetti di ricerca, cui  verranno sottratti i fondi provenienti dal fondo ordinario.
Di fatto, il PNR si configura così come una plateale ingerenza nelle  scelte degli enti di ricerca, in barba all’autonomia sancita per legge e  caldamente suggerita dal buon senso a chi con fatica è riuscito a  terminare il suo curriculum di studi.
Non crederete che sia finita qui, vero? A pagina 74 del notevole  documento (notevole se non altro per il bassissimo rapporto  contenuti/numero di pagine) prodotto dal ministro e sottoscritto dal  Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica, c’è una  tabellina illuminante. Che spiega a che fondi il ministro e le Sorelle  Bandiera, pardon i Progetti, dovrebbero attingere.
806 milioni di euro, si vede, saranno sottratti al Fondo ordinario.  Complessivamente il 15 per cento del totale. E se considerate che nel  fondo sono compresi i salari dei ricercatori e degli altri dipendenti…  Avete scommesso? Risposta esatta, non avanzano che le briciole. Ovvero,  l’approvazione dei Progetti Bandiera cancella di fatto tutti gli altri  progetti di ricerca degli enti pubblici italiani.
268 milioni verranno dai Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale, retrocessi a tavolino in serie B.
Poi ci sono un sacco di altri fondi, ma sono sulla carta e lì  resteranno, potete scommetterci. Per esempio i quasi 3 miliardi dei PON.  I PON sono fondi europei, e non si possono usare per quello che ci  pare. Mentre nei FAR, guarda che caso, ci sono fondi per le aree  depresse. Il resto sono spiccioli…
Insomma, dietro l’altisonante Programma Nazionale della Ricerca  2011-2013 non c’è un centesimo, se non quelli spesi per stamparlo e  presentarlo.
Come dimostrano i Progetti di Interesse, illustrati da pagina 89 in poi,  che brillano per chiarezza espositiva e per trasparenza economica: la  copertura finanziaria è, secondo i casi, “da definire” o “da  individuare”.
Poi, nel Programma Nazionale della Ricerca (le maiuscole non sono  mie), oltre a mancare i quattrini, è assente ingiustificata anche la  trasparenza. Il ministero, alla pagina web dove si può scaricare il file  PDF, sostiene che il PNR sia “l’esito di una ampia consultazione che ha  coinvolto la comunità scientifica e accademica, le forze economiche, la  rappresentanza della Conferenza Stato Regioni e dell’Osservatorio sulle  politiche regionali per la ricerca e l’innovazione, nonché tutte le  Amministrazioni dello Stato competenti per materia”.
Ma non dice chi. Chi, come, dove, su quali basi. Quando si approvano  progetti di ricerca di portata multimilionaria, come i nostri Progetti  Bandiera, nel resto del mondo si istituiscono commissioni che studiano  il progetto, la fattibilità, i tempi, e pure i costi, perché il denaro  pubblico non vada sprecato. Perché può darsi che io preveda di spendere  10 per un progetto per cui potrei spendere 8. O magari invece 12, e  allora bisogna essere pronti a trovare anche gli altri due euro. Per  questo qualcun altro è incaricato della revisione e della valutazione.
Qui, invece, va diversamente. Non mi risulta che siano stati consultati  né l’Anvur né il Civr, ossia i due organismi che dovrebbero valutare la  ricerca. E non sono stati consultati per una ragione semplicissima.  Perché non esistono: la prima non si è ancora insediata, mentre il  secondo è stato sciolto, in attesa che si insedi la prima.
Una nota penosa: l’ultima valutazione della ricerca italiana risale al triennio 2001-2003.
Tutto questo sarebbe sufficiente a far vergognare un qualsiasi ministro europeo della ricerca. Tranne il nostro.
P.S. Il PNR è stato presentato e approvato nel silenzio indifferente o  colpevole dei mezzi di informazione. Eppure si sta parlando del futuro  del paese. O forse sono io che mi illudo.