mercoledì 10 giugno 2009

L'amico dittatore

Il Ripassino di Francesco Costa:

Muammar Gheddafi è capo di Stato della Libia da quaranta anni - dal 1° settembre del 1969, per la precisione - ovvero da quando alla guida di un colpo di stato militare depose il re Idris. Durante i primi anni del suo regime nazionalizzò le imprese, espulse la comunità italiana, vietò la vendita di alcolici, restaurò la Shari’a, che è quella cosa per cui l’omosessualità è condannata e soppressa e le donne adultere possono essere uccise nei modi più fantasiosi, giusto per dirne una. Negli anni seguenti camminò a braccetto con l’Unione Sovietica, diede il suo sostegno al dittatore ugandese Idi Amin Dada (responsabile di oltre 500.000 morti, secondo Amnesty International) e a Bokassa, altro dittatore sanguinario e cannibale, nonché a organizzazioni terroristiche quali l’IRA e Settembre Nero, che sono quelli del massacro di Monaco, sempre per dirne una. Gheddafi e il suo regime furono i responsabili, secondo le Nazioni unite, dell’attentato terroristico più grave e sanguinario mai realizzato prima dell’11 settembre: un aereo passeggeri esplose sopra Lockerbie, in Scozia, uccidendo duecentosettanta persone. Oggi la Libia è tutt’ora una dittatura militare, in cui i partiti politici sono stati aboliti nel 1972, i sindacati non esistono e la successione avviene secondo la linea dinastica. Andrebbero aggiunte le torture e i campi di concentramento, il macello a cui sono destinate le persone che noi orgogliosamente respingiamo al confine, il “perdurante contesto di violazioni dei diritti umani, la prolungata assenza di indagini e chiarimenti su casi del passato e un clima di paura, in cui la maggior parte dei cittadini ha timore di sollevare questioni relative ad abusi del passato e del presente”, per usare le parole di Amnesty International. Però Gheddafi è il nostro amico dittatore, e quindi oggi lo accogliamo con grandi onori. Gli attribuiamo una laurea honoris causa in giurisprudenza, a lui che delle leggi se ne infischia bellamente. Gli permettiamo di profanare il Senato della Repubblica, a lui che non sa neanche cosa sia un’elezione e reprime quotidianamente le libertà con violenza e prevaricazioni. La giornata di oggi è una pagina nera nella storia della democrazia italiana.

Aggiungo anche l'allucinante incontro con 700 donne italiane guidata dal Ministro Carfagna, che illustrera' al dittatore la condizione delle donne africane.
Per fortuna c'e' anche chi non ci sta: oggi "Io non respingo", manifestazione lanciata da Fortress Europe, Come un uomo sulla Terra, Asinitas per dare un "benvenuto" molto particolare al dittatore libico. Capisco la voglia di diventare come lui, ma il nostro Papi potrebbe scegliersi meglio gli amici, che per tutta riconoscenza si presentano anche con foto anti-italiane (anche se in realta' anti-coloniali) appuntate sul petto.

1 commento:

Cosimo ha detto...

E' un dittatore e pure senza permesso di soggiorno, rimandiamolo a casa subito.
Il silenzio della Chiesa in questo fatto come in altri ultimamente è allucinante...