mercoledì 29 luglio 2009

Un gommone al piazzale


Un gommone sul mare, al piazzale Michelangelo a Firenze. Dopo la gabbia dello scorso anno, l'attore Saverio Tommasi digiuna fino a stasera per 168 ore in un gommone contro i Cie (ex Cpt), galere etniche per corpi senza diritti: dal 22 al 29 luglio un viaggio immobile, per ricordare che siamo tutti esseri umani con eguali diritti.

Un viaggio immaginato ma non immaginario, come quello compiuto dai migranti in cerca di vita e speranza in un Mar Mediterraneo che si è trasformato in un cimitero senza lapidi. Una traversata da fermi, con lo spirito in movimento: abbiamo deciso di varare un gommone su un mare di stoffa e cartapesta, a piazzale Michelangelo. Sul gommone vivrà per sette giorni Saverio Tommasi, 24 ore al giorno, per un totale di 168 ore, digiunando. Un digiuno a cui prendono parte, a staffetta, le promotrici e i promotori dell'iniziativa e tutt* coloro che vorranno unirsi a noi.
Ogni giorno - alle 18,30 - associazioni impegnate nella tutela degli/delle ultim* e nelle lotte per i diritti di tutt* si alterneranno in momenti di dialogo e incontro, davanti al gommone, assieme ai promotori. Dialogo come elemento primo di democrazia, anima di un paese "mediterraneo", con una lunga storia di scambi e di meticciato; dialogo come base per ricostruire una civiltà della pace e dei diritti, fondata sulla conoscenza e sulla fiducia reciproca, che rifiuti la paura e combatta la povertà, causa di guerre e terrorismi.
Tutte/i sono invitati a contribuire con un disegno: un viso o un arcobaleno. Per ricordare, utilizzando colore e fantasia, le migliaia di persone morte nel Mediterraneo. Avremo tempere e pennarelli e per ogni disegno doneremo al creatore un piccolo regalo: un segnalibro con una frase, un pensiero, una storia. Al termine della traversata collettiva, venerdì 29 luglio alle 18, stenderemo un immenso lenzuolo blu con i disegni raccolti. Un viaggio che comincia, una lotta che continua. Per i diritti, contro le gabbie, contro il "diritto speciale" per i migranti: in Italia la legge non è più "uguale per tutti".
Il nostro digiuno non è contro qualcuno, ma a favore di qualcosa. E' un modo per chiedere ascolto. Il digiuno è una forma di lotta civile e non violenta, una forma teatralizzata di protesta: simboleggia il digiuno a cui sono costrette donne e uomini, bambine e ragazzini che con angoscia e incertezza, ma anche con speranza, abbandonano il loro paese e i loro cari, per poter sopravvivere o per poter vivere dignitosamente. Un viaggio per mare su barche e barchette, gommoni e relitti. Un viaggio la cui destinazione finale è il recinto di un Cie (ex Cpt), Centro di Identificazione ed espulsione. Ingabbiati fino a sei mesi in questi campi di concentramento, identificati ed espulsi. Relegare in gabbia persone che non hanno commesso alcun reato è un abominio e una grave violazione dei più elementari diritti dell’uomo e dei principi fondamentali del diritto internazionale. "Inventarsi" la fattispecie del reato di clandestinità - secondo cui si è "criminali" non per il fatto di aver compiuto un atto criminale, ma per una condizione esistenziale soggettiva- è uno stravolgimento dei più elementari principi di uno Stato di Diritto.
Chiediamo la chiusura dei CIE, chiediamo di non doverci più vergognare di noi stessi: in Italia e in Europa abbiamo prodotto campi di concentramento e leggi razziali. L'Italia ha dimenticato di essere stata un paese di emigranti, ma soprattutto ha rimosso il razzismo coloniale e le sue atrocità. Grazie a questa rimozione collettiva oggi si saldano assieme xenofobia popolare e "razzismo istituzionale", che produce norme discriminatorie e nuove istituzioni totali come i CIE. Un razzismo istituzionale che a sua volta alimenta e legittima il razzismo popolare. Ma noi sappiamo anche che che la società italiana è in grado di produrre una grande quantità di anticorpi.
Ricorderemo ancora una volta che noi - il 20% ricco del pianeta - consumiamo l'80% delle risorse globali, lasciando briciole a miliardi di persone. Siamo noi che scateniamo guerre in difesa dei nostri interessi, per preservare il nostro "stile di vita". Siamo noi che regoliamo, in base al nostro tornaconto, il commercio mondiale. Ci meravigliamo che qualcuno cerchi di scappare dal proprio paese, aspirando ad un frammento del nostro benessere?
Abbiamo scelto una protesta teatrale perché il Teatro racconta storie. La storia che abbiamo preso l'impegno di narrare ha un finale da scrivere. Siamo noi ad avere in mano la penna. Possiamo scrivere una fine che sia un inizio: evitare la costruzione di una gabbia anche in Toscana, presumibilmente a Campi Bisenzio, in provincia di Firenze. Siamo noi, donne e uomini, che dobbiamo trovare nuove parole e sogni, facendo vivere il dialogo, favorendo l'accoglienza, creando relazioni e ponti fra gli esseri umani. Tornando ad essere umani.

"Apparteniamo tutti a una stessa razza, quella umana"

A. Einstein

PROMOTORI (in ordine alfabetico):
Marco Bazzichi, Antonio Berti, Andrea Bigalli, Lisa Clark, Ornella De Zordo, Tommaso Fattori, Mercedes Frias, Marco Romoli, Alessandro Santoro, Saverio Tommasi

Stasera alle 18.00 la manifestazione di chiusura dell'iniziativa.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

«Ammonticchiati là come giumenti / sulla gelida prua mossa dai venti / migrano a terre ignote e lontane / laceri e macilenti / varcano i mari per cercar del pane. / Traditi da un mercante menzognero / vanno, oggetto di scherno, allo straniero / bestie da soma, dispregiati iloti / carne da cimitero / vanno a campar d'angoscia in lidi ignoti».
... stasera un de Amicis d'antan.
E.

beffatotale ha detto...

...vanno, ignari di tutto, ove li porta la fame, in terre ove altra gente è morta;come il pezzente cieco e vagabondo erra di porta in porta,
essi così vanno di mondo in mondo.

Eppure lo sapevamo anche noi...