Prima la famiglia
L’immigrato “irregolare” (irregolare?) sarà espulso anche se i figli vanno a scuola. Lo dice la Cassazione, rovesciando una precedente sentenza che aveva ammesso come prioritario «il sano sviluppo psicofisico dei bambini». Nel nuovo responso l'applicazione della legge che ha introdotto il reato di clandestinità. Che sia allora rispedito in Albania il padre di due bambini iscritti alle scuole di Busto Arsizio. Pazienza se la moglie, in regola col permesso di soggiorno, ha in corso le pratiche per ottenere la nostra cittadinanza: dovrà spiegare a quei figli che papà è un irregolare, non ha i requisiti per vivere con i suoi cari in terra varesotta. E se i bambini le chiederanno che giustizia è quella che li separa dal padre, magari userà le parole dei giudici: non volevano “legittimare l’inserimento di stranieri strumentalizzando l’infanzia”.
Il governo ripete che prima di tutto viene la sicurezza della famiglia, ma deve avere un concetto di sicurezza diverso da quello del resto del mondo. Infatti il ministro Gelmini dichiara: "Ritengo giusta la sentenza dei giudici. Il nostro sistema d'istruzione ha sempre incluso e mai escluso e le colpe dei genitori non possono ricadere sui figli. La legge è chiara e va rispettata. Per questo i giudici hanno ragione quando affermano che si finirebbe col legittimare l'inserimento di famiglie di clandestini strumentalizzando l'infanzia". Di quale colpe parla ministro? La colpa di non essere nati a Busto Arsizio?
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